Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 854 del 7/2/2001
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(Dichiarazioni di voto - Doc. IV-quater n. 161)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

FRANCESCO MONACO. Presidente, a nome del gruppo dei Democratici-l'Ulivo, chiedo la votazione nominale mediante procedimento elettronico.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanardi. Ne ha facoltà.

CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, ancora una volta credo di non potermi esimere dal commentare le parole del collega Meloni e in ogni caso il clima e le motivazioni, a mio avviso piene di inaccettabile ipocrisia, che stanno portando a determinati comportamenti la maggioranza dei colleghi, in questa sede. L'onorevole Meloni ha poi abrogato l'articolo di cui stiamo parlando perché, quando adduce come argomento finale che l'onorevole Sgarbi deve rinunciare al privilegio dei parlamentari di esercitare il diritto alla critica, è evidente che nella testa di alcuni parlamentari della sinistra vi è l'abrogazione totale e assoluta di


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queste garanzie, di cui essi stessi per decenni hanno giustamente approfittato.

GIOVANNI MELONI. Non mi ha ascoltato bene, onorevole Giovanardi!

CARLO GIOVANARDI. Quando, onorevole Meloni, si parlava del porto delle nebbie, voi da sinistra avete attaccato i magistrati per decenni accusandoli non solo di falsificare le prove, ma di distruggerle. Voi avete fatto campagne parlamentari e giornalistiche mirate con nomi e cognomi di magistrati, accusandoli di essere servi del potere, di archiviare denunce e di commettere fatti ben più gravi da quelli denunciati dall'onorevole Sgarbi; sempre i parlamentari della sinistra, quando la maggioranza non era di sinistra, sono stati difesi da questo Parlamento nel loro diritto di critica nei confronti della magistratura. Ma quando la sinistra va al potere, anche se la Giunta per le autorizzazioni a procedere a maggioranza richiama questo principio, il discorso non vale più e il parlamentare dell'opposizione deve andare di fronte ai giudici per essere giudicato e condannato.
I Presidenti della Camera e del Senato mi hanno invitato ad utilizzare lo strumento del sindacato ispettivo; l'ho fatto ripetutamente in questa legislatura: ho presentato interrogazioni al Ministero della giustizia. Si è messo in moto tutto il meccanismo delle informazioni, i magistrati hanno fatto affermazioni gravissime nei confronti dei parlamentari. Ricordo che il procuratore di Napoli disse che il nostro è il Parlamento degli inquisiti e dei ladri; fu svolta un'indagine, il giornalista confermò che queste parole erano state dette e registrate; il magistrato smentì. Il risultato finale fu che ci si trovava di fronte a due versioni discordanti: la conferma del giornalista e la smentita del magistrato. Fu tutto archiviato e non se ne fece nulla.
Quante volte ho interpellato il Consiglio superiore della magistratura per fatti specifici che riguardavano magistrati! Si svolse la discussione e tutto è stato archiviato; va sempre tutto bene, non c'è mai nessuna responsabilità! Probabilmente il Consiglio superiore della magistratura fa valutazioni un po' diverse al proprio interno rispetto a quanto alcuni valorosi colleghi fanno nei confronti dei colleghi che disinvoltamente intendono massacrare dal punto di vista giudiziario. Dico «massacrare» ricordando quanto ieri dichiarato dall'onorevole Parrelli quando ha detto che «oggettivamente» è l'onorevole Sgarbi che perseguita il Parlamento - sentite la raffinatezza, «oggettivamente» è un termine che fa venire un brivido di freddo dietro la schiena - perché, essendo ripetutamente querelato, fa perdere tempo alle Camere. Pertanto, l'onorevole Sgarbi deve essere consegnato, non può più esercitare un diritto perché disturba.

SERGIO SOAVE. C'è anche l'ironia dello spirito, forse ti è estranea!

CARLO GIOVANARDI. Tutto ciò mi fa venire in mente la Germania nazista e i Lager dell'Unione Sovietica quando qualcuno ragionava in questi termini. Lasciamo stare il caso specifico; se un parlamentare disturba, fa perdere tempo e deve essere trascinato in giudizio.
La questione deve obbligatoriamente approdare in questa sede perché i colleghi dovrebbero dire se esiste la libertà di critica e di opinione, che la sinistra ha sempre utilizzato e che ritengo debba utilizzare anche in futuro, senza essere paralizzati da una maggioranza che impedisce ai parlamentari di esercitare una loro funzione specifica. Tutto ciò viene tradotto in una persecuzione del Parlamento; per non perdere tempo si manda il deputato ad essere condannato da quelli che ha criticato. Non c'è nelle discordie - lo ripeto per l'ennesima volta e concludo - tra magistrati e parlamentari un elemento terzo che possa giudicare; tra due poteri così importanti dello Stato chi giudica è la magistratura.

MAURO GUERRA. In tutti i paesi!

CARLO GIOVANARDI. Sì, ma in tutti i paesi non succede quello che sta accadendo


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adesso. Con questo meccanismo infernale il grido di critica è stravolto in maniera tale che chi critica viene immediatamente perseguito per via giudiziaria; il Parlamento concede l'autorizzazione, quindi, chiunque di noi che abbia due disavventure di questo genere nella vita, ha finito di fare il parlamentare perché viene rovinato dal punto di vista economico e morale e gli viene preclusa alla radice la possibilità di esercitare questo suo fondamentale diritto.
Credo sia uno dei più grandi errori che la sinistra, arrivata ad essere maggioranza nel nostro paese, sta compiendo in questa legislatura, perché proprio in questo momento essa sta mostrando il suo volto illiberale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Biondi. Ne ha facoltà.

ALFREDO BIONDI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho ascoltato con interesse - e benché lo contrasti lo considero un elemento di dibattito - ciò che ha affermato il collega Meloni. Il relatore ha riferito di una interpretazione, di una valutazione, di una critica, di una consequenzialità di elementi che hanno indotto il collega Sgarbi ad esprimersi in ordine ad una vicenda per la quale è in corso a Brescia un procedimento penale per attentato ad organo costituzionale.
La questione che debbano provvedere i giudici esiste; resta da stabilire se prima che ciò accada sia ammissibile che un parlamentare ne discuta, che esprima le sue valutazioni sulle singolari modalità con le quali è stato trovato e portato all'attenzione un documento (chi lo ha trovato, dove è stato trovato) e se tutto ciò possa formare oggetto della manifestazione del proprio pensiero, ovunque espresso, da parte di un parlamentare su un tema importante, che riguarda, come nel caso di Brescia, la regolarità di comportamenti o addirittura l'attentato ai poteri di un organo costituzionale.
Il collega Meloni sostiene che tutto ciò non può essere fatto perché devono provvedere i giudici: qualora si abbiano dubbi, non si esamini, non si critichi, non si manifesti il proprio pensiero, ma ci si rivolga immediatamente all'autorità giudiziaria oppure si presenti un atto di sindacato ispettivo. Credo che prima che ciò accada, in un paese civile, nel dibattito politico che riguarda tutti senza che vi siano santuari inaccessibili, sia possibile sostenere che un determinato comportamento debba essere valutato in termini dialettici, critici. Dicendo questo non si criminalizza il soggetto sottoposto ad una valutazione di questo tipo, perché altrimenti, nel dubbio, dovremmo astenerci dall'esprimere valutazioni, considerazioni, che appartengono alla scelta di lotta politica, di interpretazione giuridica e, se si vuole, anche di interpretazione più direttamente collegata al modo con il quale si applica la giustizia in Italia, nel caso concreto o in generale, traendo dal caso concreto considerazioni di carattere generale.
Signor Presidente, la Giunta ha esaminato la questione, come ci ha riferito il relatore, in termini di concretezza ed abbiamo ascoltato quale sia stato il tipo di considerazione che ha formato oggetto dell'intervento, sia pure televisivo, dell'onorevole Sgarbi. Tuttavia, per esempio, ieri ho ascoltato a Radio anch'io (quindi da un mezzo radiofonico) un ex Presidente del Consiglio esprimersi in termini tali da mettere in discussione addirittura la possibilità che un membro del Parlamento sia eleggibile, sostenendo che si troverebbe in una situazione ante acta per la quale la presenza in un'aula parlamentare potrebbe essere considerata abusiva. Ebbene, si tratta di una critica, di una valutazione; resta da vedere se essa sia opportuna o meno in un determinato momento storico, stante la posizione di quell'ex Presidente del Consiglio che ha avuto dalla stessa persona che giudica ineleggibile la possibilità di accedere alle massime responsabilità, comprese quelle di una Commissione bicamerale che doveva modificare la Costituzione. Resta da vedere se tali dichiarazioni possano essere considerate una critica o un'aggressione;


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può darsi siano tutte e due le cose, ma la polemica politica è anche questo, a meno che non si voglia togliere questo pepe dall'insipida minestra con la quale ci misuriamo tutti i giorni.
Credo sia questo il ragionamento da fare e che la Giunta ha fatto, stabilendo a maggioranza che il fatto è inquadrabile nell'ambito dell'articolo 68 della Costituzione. In questo, onorevole Meloni, non vi è scandalo, a meno che non si voglia cambiare - diciamo così - giurisprudenza (più ci si avvicina alle elezioni più si fa di questa uno strumento di lotta politica). In tal caso, però, lo si dica: sono cambiate le cose, è cambiato il clima. Allora, quello che prima si poteva fare, non si può fare più e il parlamentare è a sovranità limitata nell'esercizio del potere che gli è stato conferito. Diciamolo ed allora applichiamo anche qui quella giustizia di parte per la quale mi parrebbe giunto il momento di stabilire criteri diversi.
Presidente, mi permetta di concludere dicendo che chi ha ricoperto responsabilità istituzionali è stato offeso dai magistrati della Repubblica, qui dentro e fuori da qui, con affermazioni lesive della propria moralità politica e personale! Ebbene, chi non fa le querele, si limita a difendersi in termini tali da affidare alla propria vita e alla propria reputazione la capacità di allontanare quella che può essere un'indicazione critica; se, invece, si vuole fare di questo uno strumento di belligeranza giuridica e politica, allora attendiamoci tempi duri per la giustizia del nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, della Lega nord Padania e misto-CCD).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Domenico Izzo. Ne ha facoltà.

DOMENICO IZZO. Presidente, purtroppo in questo nostro paese assistiamo da anni ad uno scientifico e premeditato tentativo di criminalizzare la magistratura. Credo che questo sia un atto irresponsabile e che rappresenti un elemento di grave disturbo dell'ordinato svolgimento della vita civile; tant'è vero che abbiamo assistito ad aspetti paradossali allorquando noti criminali arrestati hanno avuto il coraggio di dichiararsi prigionieri politici o comunque di essere perseguitati per ragioni politiche. Voglio qui ricordare il caso di quel tale «Sandokan» che, essendo stato arrestato in quanto camorrista, dichiarò di esserlo stato in quanto perseguitato politico.
Questo tentativo viene condotto con strumenti vari: dallo stimolo subliminale circa l'imparzialità dei giudici, che mette in dubbio l'imparzialità dei giudici, alle bordate che tante volte abbiamo ascoltato in quest'aula e al di fuori di essa, provenienti da personaggi autorevoli del mondo politico italiano.
Ed allora qui non è in discussione la questione di voler consentire ad un calunniato di rivalersi nei confronti del suo calunniatore né è in campo il problema di voler far perseguitare l'onorevole Sgarbi, che tutto può essere considerato tranne che un perseguitato. Se qualcuno esprime, serenamente e pacatamente, nei modi consentiti dalla legge e dal bon ton, una critica rispetto ad una scelta della magistratura, questo atteggiamento è assolutamente legittimo. Ma noi che abbiamo la fortuna di conoscere il nostro collega onorevole Sgarbi sappiamo che certamente egli non è persona molto attenta alle forme, a salvare quella capacità di essere cortese con le persone che di volta in volta addita al pubblico ludibrio.
Un conto, allora, è la critica pacata e ponderata di un magistrato che come tutti può sbagliare; un altro conto è invece voler affermare un colossale falso storico in questo paese e cioè che esista un complotto ai danni del cavaliere Silvio Berlusconi. Infatti, questo atteggiamento dell'onorevole Sgarbi si inquadra nella seguente logica: egli vuol concorrere a dimostrare l'esistenza di un complotto politico in questo paese gestito dalla magistratura! Questa è una cosa di una gravità assoluta! Siamo ben lontani dal diritto di critica, che appartiene ad ogni


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cittadino e siamo invece vicini al conflitto tra istituzioni, alla delegittimazione del fondamento della Repubblica!
Allora, se queste cose vengono dette senza lo straccio di una prova e poi qualcuno querela chi le dice, offrendogli ampia possibilità di prova, credo che questo qualcuno debba andare a portare le prove del suo dire in tribunale. Quindi noi, come Parlamento della Repubblica, non possiamo sottrarre il calunniatore al dovere di portare le prove di quello che dice in tribunale. Se facessimo questo, sbaglieremmo e verremmo meno al nostro dovere istituzionale. Per questa ragione credo che dobbiamo votare perché l'onorevole Sgarbi risponda in tribunale, che è la sede propria, delle tesi che ha improvvidamente sostenuto fuori.

CARLO GIOVANARDI. In Siberia! Ai ceppi!

PRESIDENTE. Onorevole Giovanardi, per cortesia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Manzoni. Ne ha facoltà.

VALENTINO MANZONI. Onorevoli colleghi e signor Presidente, da tempo è in corso una forte ed aspra polemica tra alcuni settori della magistratura e la politica. Vorrei ricordare alcuni episodi. Come si fa a dimenticare che alcuni magistrati hanno interferito in modo polemico e offensivo, alcune volte, nei confronti della politica, nei confronti dei politici e dei parlamentari, arrivando persino ad affermare che il Parlamento è pieno di incompetenti e di affaristi?
Che ne dite, colleghi di questo intervento della magistratura nei nostri confronti? E perché a costoro deve essere permesso di esprimere giudizi così pesanti ed offensivi, mentre non deve essere consentito ad un deputato e a un cittadino di criticare le modalità di indagine di certi magistrati e i mezzi usati per arrivare a certe conclusioni giudiziarie? Sbagliato o non sbagliato che sia, non si può dire che non costituisca una critica politica.
Che cosa ha detto di tanto grave l'onorevole Sgarbi? Ha detto semplicemente che quel magistrato ha sconfinato nei suoi poteri. E questa non è una critica politica? Si vuole mettere il bavaglio ai politici? Onorevoli colleghi, se volete mettere il bavaglio alla politica, ai politici e ai parlamentari, votate contro le conclusioni della Giunta. A questo noi deputati liberi non ci stiamo, perché intendiamo esplicare la nostra funzione di parlamentari nella sua pienezza e nella sua integrità, non fosse altro, onorevoli colleghi, che per una sorta di legittima difesa il politico e il parlamentare deve rispondere colpo su colpo a critiche infondate assurde dei magistrati come quelle che si sono avute in passato.
Onorevoli colleghi, ritengo che l'articolo 68 della Costituzione vada interpretato e integrato alla luce dell'articolo 21 della stessa Costituzione che riconosce al parlamentare un ampio e illimitato potere di critica. Diversamente la funzione parlamentare perderebbe di significato.
Signor Presidente, per queste brevissime considerazioni, che ho ripetute in altre occasioni, voterò in conformità alle conclusioni della Giunta per le autorizzazioni a procedere, ma mi sembra che da qualche tempo si sia posto in essere una sorta di meccanismo persecutorio nei confronti dell'onorevole Sgarbi, per cui mi sembra davvero assurdo che le conclusioni della Giunta possano essere smentite da un voto del Parlamento. È un atto di sfiducia nei confronti della Giunta che io ritengo abbia lavorato bene, abbia approfondito le carte e abbia formulato un giudizio adeguato. Anche da questo punto di vista, onorevoli colleghi, vi invito a rispettare le conclusioni della Giunta che è fatta di deputati seri e responsabili, che esprimono liberamente il loro parere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Capua. Ne ha facoltà.

FABIO DI CAPUA. Signor Presidente, non nascondo che l'argomento di oggi mette un po' in difficoltà me personal


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mente ma credo anche altri colleghi per una serie di valutazioni: io, in passato, ho sempre assunto un atteggiamento piuttosto severo e critico quando si discuteva di casi analoghi, soprattutto se la parte lesa era costituita da cittadini posti in una condizione di oggettiva inferiorità rispetto alla parte che aveva prodotto l'accusa o avviato l'azione. Nella fattispecie oggi in esame, il coinvolgimento di un magistrato, quindi di un organismo dello Stato, apre una riflessione probabilmente un po' nuova e diversa: ritengo che, al di là della valutazione oggettiva delle affermazioni rese, il magistrato vada considerato in qualche modo una figura al di sopra delle parti.
È necessario che la magistratura si collochi in una sfera di neutralità superiore, rispetto ad un dibattito anche acceso e vivace che può svilupparsi sotto i suoi occhi: la stessa azione penale che un magistrato attiva nei confronti di un qualsiasi cittadino, e non di un parlamentare, a mio avviso, produce un vulnus all'immagine di neutralità superiore che il magistrato e la magistratura dovrebbero avere. Di conseguenza, il magistrato dovrebbe avere una capacità di tolleranza di fronte al dibattito e alla discussione, tale da renderlo assolutamente impermeabile e privo di reazioni, di ogni forma di partecipazione attiva a questo tipo di confronto.
Non vorrei complicare il ragionamento, ma ritengo, non perché sia interessato un parlamentare, che l'azione penale promossa da un magistrato nei confronti di un qualsiasi cittadino debba essere oggetto di attenta riflessione, perché finisce con il ridimensionare pesantemente il ruolo superiore che la magistratura e il magistrato devono poter continuare ad avere nel nostro paese. È una riflessione alla quale invito anche i colleghi, ma per me è sufficiente per indurmi ad un voto favorevole e conforme alla proposta della Giunta (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sgarbi. Ne ha facoltà.

VITTORIO SGARBI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non posso pretendere un'attenzione particolare per un argomento come questo, il cui interesse è ormai storicamente definito in un tempo piuttosto lontano, benché a Brescia sia in corso il processo che evocava l'onorevole Meloni. Devo però prendere atto di una singolare e contraddittoria situazione che si determina questa mattina in Assemblea e che si è determinata in due occasioni precedenti, nelle quali si è stabilito un principio singolare di sostanziale sfiducia nei confronti della Giunta per le autorizzazioni a procedere.
Quest'ultima ha lavorato con un'istruttoria in cui la maggioranza era ovviamente opposta a me sul piano politico, ma concorde sulla legittimità di garanzie, e non privilegi, onorevoli Izzo e Meloni, che il parlamentare, nella sua funzione, onorevoli Meloni e Izzo, deve avere per poter esistere. Una legittimità garantita dalla Cassazione, la quale - lo rammento ai miei colleghi - ha stabilito, in una sentenza che mi riguarda, contro la Corte costituzionale, che il sistema elettorale maggioritario, riducendo i collegi, ha dato all'estensione fuori dell'aula delle dichiarazioni del parlamentare una funzione che è quella della propaganda naturale della sua attività parlamentare, per la quale viene eletto come persona, con il proprio nome e non coperto da un partito.
La Cassazione stabilisce che quello che viene detto fuori dell'aula, per il parlamentare, fa parte dell'attività di diffusione del proprio impegno politico e parlamentare, che io da anni ho condotto in difesa delle garanzie, anche e soprattutto di colleghi abbandonati dalla sinistra dopo essere stati aggrediti da una magistratura giustizialista.
Mi riferisco, ad esempio, all'onorevole Pollastrini, nome che evocherà qualcosa, essendo assente dai banchi dei colleghi che l'hanno vista vittima in un processo


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nel quale era incolpevole. Mi riferisco all'onorevole Burlando, che ho difeso ostinatamente e che in televisione presso Minoli ha detto della magistratura le cose che io ho detto per anni assolutamente solo. Non posso accettare l'incriminazione in aula di essere calunniatore, in assenza di molti colleghi che voteranno successivamente, i presenti consapevoli di quanto detto, altri senza saperlo. Non sono stato mai calunniatore e non accetto in quest'aula, pegno un giurì d'onore, di essere incriminato come calunniatore dall'onorevole Izzo che non sa di cosa sta parlando.
Per riferirmi al fatto, proprio in ordine alle considerazioni dell'onorevole Meloni, vorrei precisare che io non ho detto che il dottor Colombo ha falsificato un passi, l'ho ipotizzato ed è mio diritto ipotizzarlo fino alla morte, caro onorevole Meloni. Ho detto: «Un poliziotto dice che Gherardo Colombo gli ha dato un passi presumibilmente (la lingua italiana ha un senso) fabbricato dallo stesso magistrato». Quindi siamo di fronte ad un possibile reato, che merita un'ispezione per verificare i modi e quant'altro. Ispezione che non c'è stata, ma i testimoni in tribunale a Brescia hanno dichiarato che quel passi non fu trovato nella perquisizione a casa dell'onorevole Berruti né nella sua agenda e non c'era in tribunale oggi, caro onorevole Meloni.
Quanto alla questione per la quale, viste le critiche, occorrerebbe avere cortesia, bon ton, una certa forma - mi sembra davvero una questione che riguarda Lina Sotis o Colette Rosselli - non vedo e non posso immaginare come l'onorevole Domenico Izzo possa chiedere a me di essere moderato e delicato nei toni: non è questo il problema (Applausi del deputato Giuliano). Il problema è lo scontro drammatico che vi è stato - e lo dimostra la rivalutazione fatta anche dall'onorevole Violante - tra politica e magistratura nel corso di quegli anni, con una serie di magistrati militarizzati, con una presenza politica prepotente, di cui il Di Pietro, da voi fatto eleggere, è testimone incarnato e vivente. È una questione drammatica, individuata anche dal collega Boato, che ha avuto come vittime uomini della sinistra quali Adriano Sofri, prima, e, successivamente, coloro che ho indicato ed altri. Mi sembra che minimizzare la questione con il tema del calunniatore sia una grave calunnia, soprattutto perché io non avevo ragione personale per calunniare alcuno, provo perfino simpatia umana per l'onorevole Colombo che conosco. Non posso accettare, però, che egli chiami questo Parlamento luogo di ricatti e di ricattatori, senza che il Consiglio superiore della magistratura intervenga contro di lui, come voi pretendereste intervenisse contro di me.
Quanto poi al tema sostanziale della valutazione di insindacabilità che verrebbe svalutata dall'assenza di deputati in aula in ore antelucane e dal fatto che il voto si svolgerebbe soltanto per alzata di mano, ha ben ragione l'onorevole Monaco che mi ha rivelato il mistero di questo ribaltamento nelle ultime due occasioni rispetto ad una Giunta che aveva riflettuto a lungo sulla materia. Tuttavia, vi è un elemento negativo. È vero che la maggioranza con il voto elettronico dà dignità alla nostra votazione, ma è anche vero che il 50 per cento di coloro che votano non sanno di cosa si stia parlando e non lo sapranno né attraverso la lettura dei documenti, che non faranno, né attraverso la partecipazione al dibattito, cui non partecipano. Allora, l'onorevole Monaco dica che per la democrazia occorre che anche il dibattito sia svolto in aula con tutti i votanti e non che si venga a votare, come lo stesso amico Taradash - che certo non voterà contro di me -, non sapendo di cosa si parli ed avendo legittima ragione di non saperlo, trattandosi di questioni individuali, sulle quali non si può esprimere un voto di gruppo, per alzata di mano, su indicazione del presidente di gruppo che dice di votare come lui poiché conosce la materia, materia che coloro che votano, invece, non conoscono. È un esempio di cecità di una democrazia fasulla evocata dall'onorevole Monaco. Il voto elettronico è la finzione massima della democrazia; perfino coloro che partecipano - alcuni che telefonano ed altri con i quali ho


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parlato - non conoscono la materia ed è ben giusto che non la approfondiscano trattandosi di una materia pateticamente insignificante, per cui i magistrati costringono il Parlamento a lavorare, invece di archiviare scemenze senza senso, che sono espressione di libertà di pensiero e non di offesa o calunnia. Non hanno alcuna dignità penale, sono libertà del pensiero per un giornalista e per un parlamentare, come mostra, a proposito del voto che avete dato nei giorni scorsi sulla questione Caselli-Lombardini, la condanna in Cassazione del giornalista Perna, che è stata revocata in dubbio dalla Corte di giustizia di Strasburgo, la quale ha fatto quello che il Parlamento con me non ha fatto ed ha evidentemente ipotizzato una soluzione alternativa rispetto a quella della Cassazione e dei tribunali in materia di libertà di opinione che, se deve avere un giornalista, potrà avere anche un parlamentare - credo - non perché gli è antipatico Colombo o perché lo vuole calunniare, ma perché dubita - esattamente come ha detto, con una sensibilità straordinaria, l'amico Di Capua - della sua capacità di essere sopra le parti e certo non lo è quando diventa parte contro di me né quando stabilisce che il Presidente del Consiglio, perché si chiama Berlusconi, fa traffici illeciti con un deputato che si chiama Berruti e inventa - non so se falsifica, «presumibilmente» - passi che non ci sono, che non sono mai apparsi e non sono mai stati ritrovati nella perquisizione effettuata, giusta la dichiarazione dei testimoni presso il tribunale di Brescia.
Allora, io devo venire qua per sentirmi accusare di avere privilegi perché ho combattuto da solo battaglie inaudite, come quella sulla questione Andreotti o sulla questione del cardinale Russo, dove era evidente l'intenzione che animava un magistrato dichiaratamente di parte opposta. Tutto questo non si può dire. Ma perché non si può dire? Loro possono essere di parte opposta alle persone che incriminano e io non lo posso dire? Ma dove è scritto al mondo, caro Meloni, che io debba tacere o avere un tono delicato da signorina?
Dove è scritto che io sia calunniatore perché esprimo il mio pensiero, che mai rinnegherò né sono stato mai pentito di una sola cosa che ho detto, anche con grave rischio, non di essere perseguitato, perché di fatto non mi sento perseguitato? Ma, contrariamente a quello che in altre occasioni ella ha detto, onorevole Izzo, io ho pagato con condanne penali e certamente con condanne pecuniarie che hanno ampiamente ripagato la sua soddisfazione di vedermi espiare le mie colpe: qualche miliardo soltanto per aver parlato. Lei dirà che li ho guadagnati, ma li ho anche buttati via e li ho buttati via per poter parlare, per la mia libertà di parlare e non certamente per calunniare in alcun modo e alcuna persona, tanto meno Colombo, come risulta - lo dico nel caso fossero presenti quelli che poi voteranno contro di me - dalla lettura di questo testo più che innocente, da mettere nel bucato tanto è privo di insinuazioni di calunnie, altro che nella indignazione di vedere una prova costruita senza l'oggetto della prova, senza il corpo della prova, cosa inaudita e inaccettabile.
Ma il voto che verrà dato per procedimento elettronico sarà sicuramente iniquo, perché quelli che entrano in aula non avranno sentito né Giovanardi né il presidente Ceremigna né Manzoni né Di Capua né Izzo e voteranno a cazzo (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)!

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

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