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Credo che il mercato, che ci ha apprezzato al momento della privatizzazione, abbia ragione. Energia e trasporti sono settori che al meglio possono raggiungere un Ros del 5,6 per cento mentre noi pensiamo di arrivare al 10 per cento concentrandoci su aerospazio e difesa. Assicuro comunque che tutta Finmeccanica, dai principali azionisti all'ultimo dipendente, è impegnata in questa strategia e nel miglioramento dei risultati di gestione. Il momento è favorevole per cedere queste attività? Direi di sì; per prima cosa perché su energia e trasporti il mercato italiano mostra segnali di ripresa. In secondo luogo, in questi anni abbiamo fatto un buon lavoro: le nostre aziende, Ansaldo energia, Ansaldo trasporti e Breda ferroviaria, cominciano ad avere i conti in ordine e sono di alto livello. Poi dobbiamo pensare a rafforzare l'aerospaziale con nuovi investimenti. Puntare su energia e trasporti oggi richiederebbe ulteriori esborsi. Arrivare ai vertici vorrebbe dire comprare, per esempio, i settori energia e trasporti di Siemens, di Bombardier o di Alstom. Ma questo significherebbe d'altro canto penalizzare tutto il lavoro fatto su aerospazio e difesa, dove è giunto il momento di raccogliere dei bei risultati»;
sull'etichettatura dei materiali usati nella fabbricazione delle calzature, si introduceva nell'ordinamento giuridico italiano, l'articolo 5, comma 2, del decreto attuativo del ministero dell'industria, 11 aprile 1996, che affermava: «ai fini di una migliore informazione al consumatore il fabbricante di suole può specificare l'origine italiana del prodotto, apponendo sulla parte esterna della suola... la dicitura: suola prodotta in Italia»;
lunedì 5 febbraio 2001 il Sole 24 ore presentava un supplemento della serie «Rapporti» dedicato al settore aerospaziale. Tra gli altri servizi vi è anche una intervista, curata da Giovanni Valpi, all'amministratore delegato e direttore generale del gruppo Finmeccanica Giuseppe Bono. Tra l'altro egli afferma: «Quali saranno le prossime mosse di Finmeccanica? Non abbiamo alternative: con l'ingegner Lina (presidente e altro amministratore delegato del gruppo, ndr) pensiamo sia necessario accelerare su aerospazio e difesa. Da soli i due settori rappresentano oltre il 60 per cento dei ricavi e più del 100 per cento dell'insieme dei risultati operativi. Poi abbiamo aziende che operano nell'energia e nei trasporti, oggi completamente ristrutturate. Ma all'interno del nostro gruppo il mercato le percepisce come elementi di debolezza e ne chiede la cessione, perché in questi settori il nostro posizionamento strategico è di minor livello rispetto ai big player.
tale impostazione sembra in contraddizione con quanto affermato dallo stesso amministratore delegato nell'incontro tenutosi il 17 gennaio 2001 con il Ministro dell'industria, incontro di cui ha parlato il sottosegretario onorevole Cesare De Piccoli - rispondendo alle interrogazioni 5-08398 e 5-08455 - alla Commissione X della Camera dei deputati nella seduta di martedì 6 febbraio 2001 -:
soprattutto in relazione alla salvaguardia dei posti di lavoro nelle fabbriche di Ansaldo Energia, Ansaldo Trasporti, Gruppo Firema (cui Finmeccanica partecipa), quale sia il punto di vista formale del Governo, anche in relazione alle significative risorse destinate a questi settori da specifici provvedimenti legislativi e amministrativi, non ultimo il Piano Generale Trasporti approvato dal Cipe nella seduta del 1o febbraio 2001.
(2-02884)
«Saonara, Giovanni Bianchi, Casilli, Castellani, Chiusoli, Ciani, Delbono, Duilio, Ferrari, Frigato, Giacalone, Domenico Izzo, Lucà, Marongiu, Maselli, Mazzocchin, Molinari, Monaco, Polenta, Riva, Ruffino, Ruggeri, Ruzzante, Scantamburlo, Servodio, Sinisi, Soave, Stelluti, Voglino, Volpini, Manzato».
le Generali assicurazioni e INA-Assitalia hanno deciso di scorporare le Grandi Agenzie INA, situate nelle città di Torino, Milano, Genova, Firenze, Bologna e Napoli, costituendo, in ogni città, più agenzie di dimensioni minori;
la decisione presa coinvolge circa 540 lavoratori in tutta Italia, i quali perderebbero le garanzie contro i licenziamenti ingiustificati e le prerogative previste dal contratto collettivo nazionale delle grandi Agenzie INA -:
se il Governo intenda aprire un tavolo di concertazione nazionale tra le parti per salvaguardare i diritti di tutti i 540 dipendenti delle varie Agenzie Generali INA-Assitalia.
(5-08782)
il settore della componentistica per calzature, con oltre 2.500 aziende e 35 mila addetti, fattura nel nostro Paese ogni anno circa 4 mila miliardi;
nel 1996, in occasione dell'attuazione della direttiva 94/11CE del Parlamento europeo
tale dicitura assicura la massima trasparenza al consumatore, in quanto indica quale parte della calzatura è veramente italiana, in qualunque parte del mondo la scarpa venga poi commercializzata, e riconosce il valore dei prodotti lavorati dalle aziende italiane produttrici di componenti calzaturieri;
dalla stampa (Libero del 20 gennaio 2001) si apprende che il Ministro dell'industria intende abrogare detta regolamentazione che provocherebbe l'eliminazione della dicitura prodotto in Italia sui componenti dei prodotti calzaturieri lavorati nel nostro Paese;
suddetta abrogazione provocherebbe, da un lato, inevitabili ricadute negative in termini di redditività delle aziende e di perdite di posti di lavoro e, dall'altro, la scomparsa del marchio «made in Italy» dai componenti calzaturieri fabbricati in Italia, sinonimo in tutto il mondo di eccellenza dei materiali, eleganza delle forme, qualità complessiva del prodotto;
nel contempo detta abrogazione permetterebbe, a chi voglia frodare il consumatore, di lavorare all'estero (specie nelle zone laddove la manodopera costa meno) e commercializzare come produzione italiana componenti calzaturieri in realtà prodotti all'estero -:
se non ritenga opportuno smentire la notizia di questa possibile abrogazione della normativa vigente proprio per i danni che essa arrecherebbe all'economia italiana e con lesione del prestigio della nostra produzione di componenti calzaturieri riconosciuta, per qualità e raffinatezza, tra le migliori al mondo.
(5-08790)
il distretto operativo Eni/divisione Agip di Ortona (Abruzzo), presente da oltre 40 anni, occupa attualmente circa 550 dipendenti, di cui 250 in Ortona, mentre l'indotto diretto occupa circa 2.000 lavoratori di aziende leader del petrolio, a cui debbono aggiungersi almeno altrettanti lavoratori dell'indotto indiretto (servizi, fornitori, ecc.);
i dipendenti del suddetto distretto sono fortemente preoccupati per la possibilità che essi vengano trasferiti in Val d'Agri (Basilicata);
tale trasferimento comporterebbe per l'Eni un consistente investimento in logistica, addestramento di personale e creazione di un nuovo indotto locale;
i lavoratori del distretto di Ortona hanno da sempre svolto le loro attività in un'area geografica che si estende per circa 700 Km, compresa la stessa Basilicata, e quindi appaiono pretestuose le motivazioni tecniche avanzate per giustificare il trasferimento dei lavoratori del Distretto operativo Ortona alla Val D'Agri, in Basilicata, dove, per ora, l'estrazione del petrolio è di modesto volume e i lavori per la costruzione dell'oleodotto Viggiano-Taranto non sono stati ancora completati -:
per quale ragione si intendano trasferire i lavoratori del Distretto Operativo Eni/Divisione Agip di Ortona (Abruzzo) in Val d'Agri (Basilicata);
quando saranno terminati i lavori per la costruzione dell'oleodotto Viggiano-Taranto e, contestualmente quando andrà a regime l'attività di estrazione del petrolio in Val d'Agri;
a chi, e per quali ragioni, debba imputarsi la responsabilità dei ritardi nell'attività di estrazione dei giacimenti petroliferi della Basilicata.
(5-08792)
da alcuni giorni si vanno facendo più insistenti le voci della possibile vendita della Magneti Marelli da parte del gruppo Fiat;
tali notizie hanno destato viva preoccupazione tra i lavoratori della fabbrica Magneti Marelli di Sulmona (L'Aquila), delle organizzazioni sindacali e delle forze politiche abruzzesi in quanto il suddetto stabilimento rappresenta uno dei più importanti insediamenti produttivi della valle Peligna;
tali preoccupazioni sono anche giustificate dal fatto che negli ultimi anni la suddetta area dell'Abruzzo ha subito un processo di deindustrializzazione che ha fortemente indebolito l'economia della zona aggravando lo squilibrio già esistente, dal punto di vista produttivo ed occupazionale, tra le aree interne e le aree costiere della regione -:
se corrispondano al vero le notizie che la Fiat voglia cedere il gruppo Magneti Marelli;
se ciò rispondesse al vero quali siano le società interessate all'acquisto del gruppo ed a quali condizioni;
quali garanzie vi saranno per i numerosi lavoratori della Magneti Marelli;
quale sarà il destino dello stabilimento Magneti Marelli di Sulmona e quali iniziative assumerà il governo per impedire che l'eventuale cessione della fabbrica possa determinare tagli occupazionali e, conseguentemente, un peggioramento della già precaria situazione economica ed occupazionale di Sulmona e dell'intera valle Peligna.
(4-33849)