Allegato B
Seduta n. 854 del 7/2/2001


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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dei trasporti e della navigazione, il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
la vicenda inaudita della sparizione, all'aeroporto di Milano-Malpensa, dei resti delle quattro vittime italiane del recente disastro aereo avvenuto in Venezuela, forse addirittura oggetto di trafugamento da parte di trafficanti internazionali di droga, pone l'accento sulla comprovata insicurezza dei colli veicolati nei nostri aereoporti, abitualmente oggetto di sparizioni, furti, smarrimenti quando non dirottamenti verso le più disparate destinazioni -:
quali siano le circostanze che hanno reso possibile, in totale assenza delle dovute cautele ed attenzioni che il trasporto di resti umani avrebbe dovuto imporre alla nostra compagnia di bandiera ed alla società aeroportuale che gestisce lo scalo di Milano-Malpensa, la tragica sparizione delle spoglie mortali dei nostri connazionali provenienti dal Venezuela, che ha, se possibile, raddoppiato il dolore e la disperazione delle loro famiglie e degli amici e conoscenti che li attendevano e li attendono ancora in Italia.
(2-02881) «Borghezio».

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della difesa, per sapere - premesso che:
recenti indagini storiografiche, svolte anche negli archivi sovietici che custodiscono le carte del Pcus a Mosca contenenti i fondi del Komintern, hanno finalmente fatto luce sulle vere circostanze in cui morirono gli Alpini delle divisioni dell'Armir durante la campagna di Russia;
infatti, mentre risulta che durante i combattimenti e le marce vi furono circa 20.000 caduti, è ora accertato che circa 70.000 Alpini - di cui 40.000 registrati negli elenchi per oltre 50 anni segretati dal Komintern - trovarono la morte nei gulag sovietici -:
quali siano le urgenti e doverose iniziative che, tramite Onorcaduti, il Governo intenda assumere per identificare e degnamente onorare le 70.000 vittime dell'Olocausto degli Alpini nei campi di prigionia staliniani.
(2-02882)
«Borghezio, Martinelli, Cè, Stefani, Chiappori, Formenti, Frosio Roncalli, Caparini, Stucchi, Rizzi, Pirovano, Luciano Dussin, Donner, Pagliarini, Giancarlo Giorgetti, Vascon, Guido Giuseppe Rossi, Chincarini, Parolo, Copercini, Rodeghiero, Santandrea, Bianchi Clerici, Dalla Rosa, Anghinoni, Balocchi, Ballaman, Faustinelli, Fontanini, Fontan, Fongaro, Bosco, Dozzo, Guido Dussin, Galli, Pittino, Molgora».

Interrogazioni a risposta orale:

DE CESARIS. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente. - Per sapere - premesso che:
il decreto legge 4 dicembre 1993, n. 496, convertito con modificazioni, dalla legge 21 gennaio 1994, n. 61 ha istituito l'Anpa Agenzia nazionale per la protezione dell'ambiente;
compito dell'Agenzia è di svolgere attività tecnico scientifiche connesse alle funzioni pubbliche per la protezione dell'ambiente consistenti in una serie di attività quali, tra le altre, la promozione della ricerca di base e applicata sui fenomeni di


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inquinamento, sulle condizioni generali e di rischio, sulle forme di tutela degli ecosistemi, la raccolta e la pubblicazione di tutti i dati sulla situazione ambientale, la formulazione alle autorità amministrative centrali e periferiche di proposte e pareri, i controlli di fattori fisici, chimici e biologici di inquinamento acustico, dell'aria, del suolo, il supporto tecnico-scientifico agli organi preposti alla prevenzione dei rischi di incidenti rilevanti connessi ad attività produttive, i controlli ambientali delle attività connesse all'uso pacifico dell'energia nucleare, gli studi e il supporto tecnico-scientifico alla valutazione di impatto ambientale;
l'Agenzia, inoltre, è tenuta a prevedere forme di consultazione delle associazioni imprenditoriali e di quelle sindacali;
per le medesime finalità, sono state istituite, a livello regionale, le Arpa, Agenzie regionali per la protezione ambientale;
fin dalla sua istituzione l'Anpa ha avuto grandi difficoltà operative e gravi sono stati i ritardi nella costituzione e nel concreto avvio operativo delle Arpa;
presso l'Anpa presta servizio personale proveniente da diversi settori, in particolare, dalle commissioni e comitati tecnico scientifici operanti a suo tempo presso il Ministero dell'Ambiente, dall'Enea, personale comandato da altri ministeri;
problema sostanzialmente irrisolto è rimasto l'integrazione di detto personale, altamente qualificato, in un quadro contrattuale unitario che valorizzasse le alte professionalità esistenti;
l'Anpa ha approvato una pianta organica che non prevede alcuna posizione di ricercatore;
la situazione relativa al personale viene aggravata dal ricorso esteso all'assunzione di consulenti esterni, spesso con contratti assai remunerativi e con una mortificazione delle professionalità interne. Tale fenomeno favorisce, altresì, il ricorso al lavoro precario e sottopagato;
l'Agenzia ha fatto notevole ricorso all'assegnazione di molti contratti di ricerca ad organismi esterni;
non risultano chiare le procedure di selezione delle consulenze e assegnazione dei contratti di ricerca;
ancora non risolta è la questione dell'inquadramento unico del personale nel comparto contrattuale degli Enti pubblici di ricerca, anzi sono sorte difficoltà circa le tabelle di equiparazione e le norme per il primo inquadramento del personale nel suddetto comparto contrattuale;
il Consiglio di amministrazione dell'Anpa, pur avendo evidenziato riconoscimenti retributivi più sfavorevoli e sperequazione per alcune fasce di ricercatori, non risulta abbia posto in essere alcun provvedimento compensativo;
questa situazione di incertezza viene ulteriormente alimentata dalle previsioni contenute nel decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300;
attraverso tale strumento legislativo, l'Anpa viene accorpata ai Servizi tecnici nazionali, ad esclusione di quello sismico, e trasformata in Agenzia per la protezione dell'ambiente e i servizi tecnici;
tale accorpamento e trasformazione avviene secondo le procedure degli articoli 8 e 9 del medesimo decreto legislativo, che disciplinano la trasformazione in agenzie delle strutture ministeriali che svolgono attività tecnico-operative di interesse nazionale;
in tal modo, si rischia che tale struttura, di fatto, venga risucchiata in un ambito di stretto controllo ministeriale, facendo smarrire quelle caratteristiche di autonomia, terzietà e multereferenzialità, che rappresentano caratteristiche fondamentali, accanto a quella del mantenimento del carattere pubblico, di un moderno e funzionale sistema di controlli ambientali nel nostro Paese;
diversamente, per altre strutture, trasformate in agenzie, si è provveduto, ad intervenire, in deroga agli articoli 8 e 9 del


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decreto legislativo, per preservarne le caratteristiche di autonomia e di operatività. Ciò vale, per esempio, per l'Agenzia di protezione civile che, al contrario dell'Agenzia nazionale per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici, mantiene personalità giuridica, autonomia regolamentare, amministrativa, finanziaria patrimoniale e contabile;
l'Istituto superiore di sanità e l'istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro, che esercitano funzioni e compiti tecnico-scientifici e di coordinamento tecnico nelle materie di competenza dell'area sanitaria, mantengono autonomia scientifica, organizzativa, amministrativa e contabile e mantengono, altresì, un proprio autonomo Consiglio di amministrazione;
sarebbe necessario, in deroga a quanto previsto dal comma 9 dell'articolo 55 del suddetto decreto legislativo 300 del 1999, prevedere che, per la nuova Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici, operi come comitato di settore quello di appartenenza, definito secondo le modalità del comma 3 dell'articolo 45 del decreto legislativo 3 febbraio 1993, n. 29 e ciò per impedire che si configuri per tale Agenzia un comparto contrattuale di tipo ministeriale con conseguente mortificazione delle peculiarità tecnico-scientifiche di un'agenzia che deve agire secondo i ricordati principi di autonomia, terzietà e multireferenzialità;
il medesimo atto camera 7280 concernente «disposizioni in campo ambientale», interviene sull'articolo 38 del citato decreto legislativo 300 del 1999, prevedendo alcune modifiche alla struttura della futura Agenzia che vanno nella giusta direzione di riconoscere un più ampio coinvolgimento delle Regioni nel comitato direttivo. Tale intervento, pure se positivo, appare comunque limitato e non esaustivo per rispondere alle esigenze sopra descritte;
nel mentre è in corso un'ennesima modifica della struttura dell'Agenzia, in un momento in cui ancora non risulta concluso il processo di unificazione e di inquadramento unico del personale e in una prospettiva che non sembra garantire l'autonomia e la valorizzazione dell'attività fondamentale che tale struttura dovrà garantire, è scaduto il Consiglio di Amministrazione ed è stato avviato un concorso per la costituzione di un nuovo Consiglio di Amministrazione, la cui operatività, comunque, sarebbe assai limitata, in quanto, secondo la previsione del decreto legislativo 300 del 1999, dalla prossima legislatura, la struttura che dovrà dirigere l'Agenzia dovrebbe non prevedere più la costituzione di detto organismo. Nella situazione di precarietà sopra descritta, l'attuale fase sembra determinare ulteriori elementi di incertezza e confusione;
è in corso un'agitazione del personale per richiedere elementi di trasparenza e di correttezza gestionali, in particolare con riferimento al ricorso a consulenze esterne e a forme di precarizzazione del rapporto di lavoro, l'inquadramento unico attraverso la contrattazione nel comparto degli Enti pubblici di ricerca, la salvaguardia del carattere di autonomia e indipendenza dell'Agenzia per potenziare la sua capacità di fornire il supporto tecnico-scientifico necessario alle funzioni pubbliche per la protezione dell'ambiente in un quadro di sempre maggiore precarietà delle condizioni derivanti dai vari agenti inquinanti e, pertanto, della necessità di una politica di salvaguardia e prevenzione sempre più accurata e determinata -:
se non ritengano opportuno verificare se siano state rispettate tutte le condizioni, in merito alla trasparenza e alla opportunità delle decisioni, per il ricorso a consulenze esterne e se, al contrario, non vengano adeguatamente utilizzate e valorizzate le professionalità interne esistenti;
se non ritengano opportuno favorire il processo di inquadramento unico del personale nel quadro del comparto degli Istituti pubblici di ricerca, superando le difficoltà e le resistenze ancora esistenti;
se non ritengano inopportuna l'eliminazione della figura professionale di ricercatore,


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in quanto si determinerebbe una diminuzione dell'impegno sulla ricerca per l'ambiente e la conseguente marginalizzazione delle professionalità presenti nell'Agenzia impegnate in attività di ricerca;
quali iniziative intendano assumere per garantire autonomia e indipendenza di ricerca alla nuova Agenzia, confermandone il carattere pubblico, contrastando ogni eventuale iniziativa che vada in direzione di una privatizzazione aperta o strisciante, in analogia con quanto fatto per altre strutture che svolgono funzioni analoghe in altri comparti pubblici;
se non ritengano di dover intervenire, con modifiche al decreto legislativo 300 del 1999, in particolare per garantire personalità giuridica e autonomia regolamentare alla nuova agenzia;
se non ritengano di dover intervenire, anche con una iniziativa di modifica legislativa, al fine impedire che porre l'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici sotto la Presidenza del Consiglio dei Ministri, in qualità di comitato di settore, prefiguri un contratto e un'organizzazione di tipo ministeriale, mortificando, al contempo, l'autonomia e l'autorevolezza dell'Agenzia nonché le competenze e la professionalità del personale.
(3-06872)

TASSONE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300 prevede, a decorrere dalla data del decreto di nomina del primo governo costituito a seguito delle prime elezioni politiche successive all'entrata in vigore dello stesso decreto legislativo, un nuovo assetto dell'organizzazione ministeriale dello Stato con l'accorpamento e la razionalizzazione dei ministeri esistenti nonché la ridistribuzione delle competenze attualmente attribuite a ciascuna amministrazione;
in particolare, gli articoli 23, 24, 25 del predetto decreto legislativo, nell'istituire il ministero dell'economia e delle finanze, attribuiscono le funzioni ed i compiti di spettanza del medesimo ministero, articolandolo in dipartimenti secondo la disciplina prevista dai precedenti articoli 4 e 5 dello stesso provvedimento;
in virtù dell'articolo 7 della legge 3 aprile 1997, n. 93 e successive modificazioni ed integrazioni è stato realizzato il processo di riforma del ministero del tesoro avvenuto mediante l'accorpamento con quello del bilancio e della programmazione economica, articolandolo in dipartimenti ed in strutture ed organismi di particolare rilevanza e conferendogli un nuovo assetto organizzativo e le relative attività e funzioni;
la suddetta riforma è stata realizzata in piena armonia e stretta coerenza con i principi dettati dal decreto legislativo 3 febbraio 1993, n. 29 e dalla legge 7 agosto 1990 n. 241 e successive modificazioni ed integrazioni ed è stata definita dall'allora Governo D'Alema come le fondamenta di un nuovo edificio strutturato per dar posto ad una cultura nuova della organizzazione amministrativa, basata su schemi moderni snelli ed efficienti -:
se appare giustificato, a distanza di 18 mesi dall'emanazione del citato decreto legislativo n. 300 del 1999, ma, soprattutto, a poche settimane dalla sua entrata in vigore, considerato l'imminente svolgimento delle elezioni politiche, l'adozione di un regolamento come quello voluto dal Ministro del tesoro ed approvato dal Consiglio dei ministri nella seduta del 26 gennaio 2001, con cui vengono apportate modifiche sostanziali all'organizzazione del ministero del tesoro (soppressione di un Ufficio di livello dirigenziale generale e creazione di due nuovi di pari livello) la cui articolazione organizzativa, dal 1997 in poi, ha subito continui rimescolamenti fino ad arrivare al riordino complessivo attuato con decreto del Presidente della Repubblica 28 aprile 1998, n. 154 che fissa le dotazioni organiche, individua gli uffici di


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livello dirigenziale ed il loro numero, le relative funzioni e la distribuzione dei posti di funzione dirigenziale, determina i dipartimenti, nei casi e nei limiti fissati dalle disposizioni già emanate, e ne definisce i rispettivi compiti;
se appare logico e coerente, dopo aver recentemente proceduto alla riorganizzazione del Servizio centrale del provveditorato generale dello Stato (decreto ministeriale 19 dicembre 2000), riducendo il numero degli uffici dirigenziali non generali ma, soprattutto, attuando al di fuori del controllo delle regole ed in assenza di garanzie sul futuro professionale dei suoi ex dipendenti, massicci trasferimenti di personale ritenuto eccedente, sopprimerlo con l'emanando provvedimento che attribuisce invece le competenze residue ad altre strutture del Ministero;
se appare giusto, oltre che opportuno, essere comunque pervenuti all'approvazione del nuovo regolamento, sostenuto dalla componente politica del Ministero, ancorché in presenza di una specifica richiesta di incontro con il Ministro per la sospensione dell'iter procedurale di approvazione del medesimo provvedimento, inutilmente avanzata dai sette direttori generali del dipartimento delle politiche di sviluppo e coesione, e condivisa dal Capo dello stesso dipartimento, quali maggiori destinatari delle misure di riposizionamento dell'assetto organizzativo ministeriale, atteso che avrebbero dovuto e potuto essere informati sul metodo di assunzione di decisioni di tale portata da far prevedere un difficile quanto gravoso proseguimento dell'attività dipartimentale in conseguenza dello sconvolgimento di equilibri faticosamente raggiunti e onerosamente mantenuti;
se, infine, risponde a verità che a dirigere il nuovo Servizio per gli affari contabili costituito nell'ambito del Dipartimento delle politiche di sviluppo e coesione - che tra l'altro, dovrà gestire le risorse dei programmi cofinanziati dall'Unione europea per i quali il Dipartimento è individuato quale autorità di pagamento (contratti d'area, patti territoriali, eccetera) - verrà chiamato il dirigente dello stesso ministero già Capo della segreteria del professor Giorgio Macciotta fintantoché questi ha svolto l'incarico di sottosegretario di Stato presso il medesimo dicastero, pur in presenza, all'interno dell'amministrazione, di altre figure professionali altamente qualificate, con grado di dirigente generale, che da tempo chiedono invano di essere più e meglio utilizzate nell'ambito della stessa organizzazione ministeriale.
(3-06873)

Interrogazione a risposta in Commissione:

BOGHETTA. -Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dei trasporti e della navigazione, al Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica, al Ministro delle finanze. - Per sapere - premesso che:
dal primo gennaio di quest'anno l'Enav è stato trasformato in spa con una procedura che ha suscitato molti dubbi sulla sua legittimità;
il capitale sociale è stato determinato secondo la procedura prevista dall'articolo 15 del decreto-legge 11 luglio 1992 n. 333, applicabile esclusivamente agli enti delle partecipazioni statali;
non è stata emanata una specifica disposizione di legge che estenda tale procedura all'Enav;
in mancanza di detta disposizione di legge si sarebbe dovuto applicare l'articolo 2343 del codice civile che prevede la relazione giurata di un esperto designato dal Presidente del tribunale contenente la descrizione dei beni o dei crediti conferiti, il valore a ciascuno di essi attribuito, i criteri di valutazione seguiti e così via;
tale relazione avrebbe dovuto essere allegata all'atto costitutivo che non avrebbe potuto essere stipulato in mancanza del presupposto previsto dalla legge;
manca infine una norma che abbia previsto il trasferimento dei beni mobili ed


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immobili alla costituita Società, e che dunque manca il titolo giuridico attraverso il quale il patrimonio possa essere trasferito dall'Enav all'Enav spa e possano essere effettuate le conseguenti trascrizioni per gli immobili;
tale situazione può determinare la nullità dell'intera procedura con conseguenze gravemente dannose per la stabilità anche economica dell'Enav spa -:
quale giudizio della vicenda abbia dato il Ministro delle finanze presso le Commissioni parlamentari incaricate di esprimere il loro parere;
se gli aspetti giuridici della trasformazione dell'Enav in spa, in particolare gli aspetti patrimoniali, siano stati vagliati dalla Corte dei conti.
(5-08787)

Interrogazioni a risposta scritta:

NOVELLI, BIELLI, CHIUSOLI, DALLA CHIESA, DI CAPUA, DUCA, LENTI, MALAGNINO, MICHELANGELI, MONACO, MORONI, ORLANDO, ORTOLANO, PARRELLI, PISTONE, SETTIMI, STELLUTI, VELTRI, VENDOLA, VIGNALI, CAMBURSANO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
venerdì 2 febbraio 2001 ha avuto luogo una solenne cerimonia a Palazzo San Macuto nel corso della quale sono avvenuti simbolici scambi di documenti riguardanti Bettino Craxi, tra il Presidente della Camera Violante, il Presidente del Consiglio Amato e la signora Stefania Craxi;
il materiale giacente a Montecitorio è tutto ordinato e raccolto negli Atti Parlamentari messi a disposizione del pubblico per la loro consultazione;
il materiale giacente a Palazzo Chigi dovrebbe essere assegnato all'Archivio di Stato e messo a disposizione degli studiosi e non a Montecitorio poiché l'Archivio della Camera non ha compiti istituzionali al riguardo;
il materiale della Fondazione dovrebbe rimanere presso quella sede per non disperdere in diversi luoghi preziosi documenti;
nel corso della solenne cerimonia sono state sostenute tesi singolari da parte di un ex presidente della Corte Costituzionale secondo il quale Bettino Craxi sarebbe stato costretto a riparare all'estero di conseguenza va considerato a tutti gli effetti «un esule» e non un latitante:
Bettino Craxi è stato regolarmente processato da Tribunali della nostra Repubblica che hanno pronunciato in nome del Popolo italiano le seguenti sentenze irrogando al Craxi condanne per svariati anni di carcere:
a) due condanne definitive (5 anni e mezzo per mazzette Eni-Sai, corruzione e concussione; 4 anni e mezzo per quelle della metropolitana milanese, corruzione e finanziamento illecito;
b) due condanne rimaste «provvisorie» (5 anni e mezzo per corruzione al processo Enel, 3 anni di finanziamento illecito al processo Enimont; 5 anni e nove mesi in Appello, annullate dalla Cassazione dopo l'entrata in vigore dell'articolo 513, con rinvio alla Corte d'Appello, per bancarotta fraudolenta del Banco Ambrosiano Conto protezione in Svizzera);
c) due sentenze per il processo All'Iberian (la prima: 4 anni in primo grado per finanziamento illecito, prescritto in Appello; la seconda emessa dalla II sezione della Corte d'Appello di Milano confermata dalla Cassazione, per finanziamento illecito di 21 miliardi versati da Silvio Berlusconi a Bettino Craxi, caduta in prescrizione per decorrenza dei termini;
qualora la tesi dell'ex presidente della Corte Costituzionale Vassalli (espressa in una sede istituzionale, presente il presidente del Senato, il presidente della Camera, il presidente del Consiglio, un ex presidente della Repubblica, due ex presidenti del Consiglio, numerosi parlamentari in carica) avesse il benché minimo fondamento significherebbe che i tribunali che


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hanno giudicato Craxi avrebbero operato in contrasto con le leggi dello stato -:
dal Ministro dei beni e delle attività culturali quali iniziative intenda adottare affinché l'importante materiale storico trovi una giusta collocazione nelle sedi deputate onde evitare una singolare distribuzione e dispersione contrarie ad ogni criterio scientifico;
dal Ministro della giustizia per conoscere quali iniziative intende assumere a tutela della dignità dei Magistrati che hanno giudicato Bettino Craxi.
(4-33848)

BARRAL. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole e forestali, al Ministro della sanità. - Per sapere - premesso che:
particolari disagi sono rilevati in Piemonte, e nello specifico entro il territorio della provincia di Cuneo, in relazione alle procedure di smaltimento delle parti bovine considerate potenzialmente «a rischio» Bse;
secondo quanto risulta all'interrogante, in particolare tali disfunzioni si rileverebbero a totale responsabilità di molte ditte incaricate di smaltire le carcasse dei bovini abbattuti, forse insoddisfatte del ritorno economico proveniente dalle operazioni di smaltimento stesse;
tutto questo aggiunge un'ulteriore beffa al già marcato danno economico che si rileva per le aziende agricole e d'allevamento, duramente provate fin dai mesi scorsi dalla congiuntura economica derivante dall'«allarme mucca pazza»;
il conseguente problema delle giacenze all'interno dei magazzini sta assumendo proporzioni crescenti, senza contare che in molti comuni si assiste ad una tendenza a rifiutare le autorizzazioni per lo smaltimento delle carcasse bovine;
si rilevano le recenti dichiarazioni del Ministro delle politiche agricole relative all'intenzione di perseguire, anche in tal senso, ogni forma di «sciacallaggio» -:
se il Governo non intenda procedere con una comune linea interministeriale a garantire notizie certe ai cittadini, ai produttori e ai consumatori in merito all'«allarme Bse»;
quali garanzie si vogliono accordare al produttore in materia di rimborsi per le perdite maturate e per i mancati guadagni per tutto l'arco di mesi interessati dalla congiuntura dovuta al netto calo dei consumi;
se non si intenda, infine, procedere alla disposizione di direttive comuni al fine di predisporre una regolamentazione del sistema di smaltimento, con anche la creazione di siti appositi, relativo a tutto il territorio nazionale.
(4-33852)

GNAGA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la struttura organica del comando provinciale di Firenze dei vigili del fuoco è decisamente carente dato che, a fronte delle poco più di 700 unità necessarie, l'attuale numero risulta essere non superiore alle 450 unità;
il recente disegno di legge n. 3312 approvato lo scorso mese di luglio prevede, fra l'altro, non solo un incremento degli organici ma anche un numero di richiami per quei vigili del fuoco cosiddetti «discontinui» pari a 160 volte all'anno;
il rapporto fra abitanti e vigili del fuoco, su tutto il territorio nazionale, è decisamente fra i più bassi d'Europa;
accade frequentemente che a causa di motivi prettamente burocratici, non viene data attuazione all'esigenza di avere mensilmente un numero di operatori maggiore -:
quali iniziative e risorse si intendano mettere in pratica per permettere anche al comando di Firenze di poter usufruire di tutte quelle risorse umane già professioniste, che si rendono assolutamente necessarie per dotare la struttura di un contingente almeno sufficiente per qualsiasi tipo di intervento.
(4-33863)


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GAZZARA, NANIA e STAGNO D'ALCONTRES. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dei trasporti e della navigazione, al Ministro dei lavori pubblici, al Ministro dell'ambiente. - Per sapere - premesso che:
ad oggi è rimasta priva di riscontro la precedente interrogazione 4-31092 del 26 luglio 2000 a firma «Gazzara, Nania»;
permangono le inadempienze e le omissioni da parte dell'impresa esecutrice, e dell'Amministrazione Comunale di Terme Vigliatore (Messina), nei lavori del raddoppio della linea ferroviaria S. Agata di Militello - S. Filippo del Mela, nel territorio di Terme Vigliatore (convenzione n. 90/84 ed atti addizionali);
il Consiglio Comunale di Terme Vigliatore in seconda convocazione e con otto consiglieri su quindici ha inteso sanare le opere abusivamente realizzate con un pacchetto di opere in difformità sia del Programma di Fabbricazione vigente, sia del piano Regolatore adottato, in spregio alla unanime decisione del Consiglio Comunale di respingere tale sanatoria con delibera n. 57 del 12 luglio 1999;
ad oggi manca la valutazione di impatto ambientale da parte dell'assessorato territorio ed ambiente -:
quali iniziative si intendano intraprendere per evitare che i cittadini di Terme Vigliatore continuino a subire pregiudizi al territorio e, in ogni caso, con quali mezzi finanziari verranno realizzate le opere «alternative» eventualmente concordate.
(4-33866)

AMATO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della sanità. - Per sapere - premesso che:
con la legge del 29 dicembre 2000 n. 401 sono state dettate nuove norme sull'organizzazione del personale del settore sanitario ed all'alinea 1, comma 4 articolo 2 si legge «Le disposizioni di cui all'articolo 28 del decreto legislativo 29 ottobre 1998 n. 387, si applicano anche al comparto sanità. In sede di prima applicazione di tali disposizioni...»;
tale articolo 28 del decreto legislativo n. 29/93 e successive modificazioni così prescrive « 1. L'accesso alla qualifica di dirigente di ruolo nelle amministrazioni statali anche ad ordinamento autonomo, e negli enti pubblici non economici avviene esclusivamente a seguito di concorso per esami.
2. ...,sono determinati i posti di dirigente da coprire con due distinte procedure concorsuali cui rispettivamente possono partecipare:
a) i dipendenti di ruolo delle pubbliche amministrazioni, muniti di laurea, che abbiano compiuto almeno cinque anni di servizio, svolti in posizione funzionali per l'accesso alle quali è richiesto il possesso del doploma di laurea...;
b) i soggetti muniti di laurea nonché di uno dei seguenti titoli: diploma di specializzazione, dottorato di ricerca o altro titolo post-universitario...»;
in atto il vigente regolamento, di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 483/97, recante disciplina concorsuale per il personale dirigenziale del SSN, in particolare per l'accesso alla qualifica di dirigente amministrativo prevede solo l'ipotesi di cui alla lettera a) del sopracitato articolo 28;
per l'applicabilità del disposto di cui all'alinea 1 dell'articolo 2 della legge n. 401/2000 necessita un adeguamento della vigente normativa concorsuale per l'accesso alla dirigenza, in particolare quella amministrativa -:
se allo stato attuale, sia previsto un adeguamento del decreto del Presidente della Repubblica n. 483/97;
se la risposta è positiva in che senso va la nuova normativa, se esista una prima bozza e quanto tempo sarà necessario per la sua entrata in vigore e la conseguente applicazione;


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se è negativa se non ritengano opportuno prevedere un adeguamento della normativa vigente quanto prima.
(4-33874)

PISTONE e GALDELLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'ambiente. - Per sapere - premesso che:
presso il tribunale di Roma si svolgerà, ad iniziare dal 12 marzo prossimo, il processo a carico di alcuni dirigenti della Radio Vaticana, per le pericolose conseguenze registrate dall'inquinamento elettromagnetico provocato dalle antenne della emittente ubicate nella località di Cesano Stazione;
su tale questione già si è espresso il Parlamento attraverso una risoluzione approvata con il consenso del Governo dalla VIII Commissione della Camera dei deputati, il 21 dicembre u.s.;
gli impianti della suddetta Radio Vaticana sono situati in zona alla quale si applica quanto previsto dai Patti del Laterano sottoscritti dall'Italia e dalla Città del Vaticano;
l'eseguito monitoraggio dei campi elettromagnetici ha evidenziato il superamento dei valori previsti in violazione delle misure di tutela ambientale stabiliti dal decreto ministeriale n. 181 del 1998 -:
se non ritenga opportuno che lo Stato intervenga nel procedimento penale intentato dal Tribunale di Roma a carico dei dirigenti dell'emittente responsabile nella veste di Parte Civile a tutela degli interessi dei cittadini delle zone interessate.
(4-33878)

RIVELLI, VIALE, TABORELLI e ALOI. - Al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro dei trasporti e della navigazione. - Per sapere - premesso che:
la società di navigazione «Amadeus spa», avendo necessità di attivare il servizio di collegamento marittimo nello Stretto di Messina, con istanza del 26 giugno 2000, chiedeva all'Amministrazione Marittima di Reggio Calabria che le fosse assentito l'accosto all'invasatura «O» del porto di Villa San Giovanni (Reggio Calabria), utilizzata, in via esclusiva, dalle Ferrovie dello Stato spa per l'attracco delle proprie navi bidirezionali addette al trasporto del traffico gommato (e non anche quello ferroviario);
seguiva un breve scambio di corrispondenza anche con l'Ufficio Locale Marittimo di Villa San Giovanni (Reggio Calabria), al quale la richiesta era stata trasmessa d'ufficio per competenza, nel corso della quale la «Amadeus» precisava che per il servizio di traghettamento si sarebbe servita della nave bidirezionale «Ostfold» alla quale avrebbe affiancato subito dopo un'altra unità dalle caratteristiche analoghe;
con nota del 26 ottobre 2000, la società Amadeus, alla luce delle esigenze prospettate dall'amministrazione marittima in ordine alle modalità di gestione del traffico degli automezzi diretti e provenienti alla invasatura in questione, manifestava la propria disponibilità a procedere, in contraddittorio con l'amministrazione marittima, alla ricognizione dei luoghi al fine di individuare le modalità operative del percorso degli automezzi diretti e provenienti all'invasatura di che trattasi;
l'ufficio locale marittimo di Villa San Giovanni, anziché procedere in contraddittorio, con nota del 2 dicembre 2000 ha indetto una riunione convocando, oltre alla Amadeus spa, anche la Prefettura di Reggio Calabria, la Capitaneria di Porto di Reggio Calabria, il Sindaco di Villa San Giovanni, il Comando Distaccamento della Polizia Stradale di Villa San Giovanni, l'Anas e le Ferrovie dello Stato spa, assumendo che le aree interessate dal flusso dei mezzi diretti e provenienti dall'invasatura non rientrerebbero strettamente nelle competenze dell'Amministrazione Marittima, in quanto al di fuori dell'area portuale;
in tale riunione è emerso: che le Ferrovie dello Stato spa, sostenendo di


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essere proprietaria del sottopassaggio che dal piazzale dell'Anas, conduce all'interno del porto e, quindi, all'invasatura in questione si oppone all'accoglimento della domanda di accosto dell'Amadeus; che «le sbarre di accesso sono regolate da personale delle Ferrovie, così come pure il semaforo», il che, secondo il Comandante del porto di Villa San Giovanni, impedirebbe il deflusso dei mezzi verso l'esterno del porto; che le Ferrovie dello Stato spa non gode di alcun provvedimento di assenso all'accosto, e che usufruisce solo in via di fatto degli ormeggi all'interno del porto di Villa San Giovanni (Reggio Calabria);
nel corso della riunione la «Amadeus spa» ha depositato note con le quali ha contestato il procedimento seguito dall'amministrazione marittima e rilevato, fra l'altro, che in nessun caso la stessa può impedire l'accesso di altri armatori alle infrastrutture portuali a causa dell'opposizione di una società privata che, oltretutto, non ha mai effettuato il servizio di traghettamento con criteri concorrenziali con le altre società private di navigazione che operano nel settore (Caronte e Tourist Ferry Boat);
le Ferrovie dello Stato spa, così come dichiarato dal Tar Calabria, Sezione di Reggio Calabria, con sentenza n. 172/2000, resa inter partes, occupa sine titulo le aree portuali di Villa San Giovanni;
il Comandante del porto di Villa San Giovanni, sul presupposto che l'area di accesso al porto sarebbe nella disponibilità delle Ferrovie dello Stato spa, che si oppone all'utilizzo di altri operatori, riterrebbe, così come si evince nel resoconto della riunione del 15 dicembre 2000, di non poter esercitare le sue funzioni e di non potere assentire l'accosto richiesto dall'«Amadeus», se non dopo aver preventivamente chiesto il «gradimento» alle Ferrovie dello Stato spa, poiché la via di accesso al porto non sarebbe nella disponibilità dell'Amministrazione;
la suddetta determinazione è semplicemente paradossale poiché l'accesso di che trattasi appartiene al demanio;
il Comandante dell'Ufficio Locale Marittimo di Villa San Giovanni non può subordinare l'accosto all'esistenza di eventuali accordi tra l'Amadeus spa e le Ferrovie dello Stato spa relativi all'uso dell'invasatura «O»;
il governo del porto non può essere sottratto al Comandante del Porto, né questi può abdicarvi; ma, al contrario, deve adottare con la massima tempestività tutte le iniziative volte ad assicurare la fruibilità della struttura;
dal 1o gennaio 1999, giusto regolamento CEE n. 3577/92, è stato liberalizzato il «cabotaggio»;
il comportamento tenuto dall'Amministrazione Marittima integra, innanzitutto, quelle «barriere di carattere amministrativo» all'ingresso di altri operatori nella rotta Villa San Giovanni-Messina, la cui esistenza è stata accertata dall'Autorità Garante della concorrenza e del mercato con delibera n. 8962 del 7 dicembre 2000 -:
se, alla luce di quanto esposto, non vada valutato con particolare severità il comportamento dell'Amministrazione Marittima e, pertanto, non si ritenga opportuno svolgere un'accurata ispezione per accertare fatti ed eventuali «misfatti» ed avviare, nel frattempo, azione disciplinare, con proposta di trasferimento ad altre sedi, nei confronti del Comandante della Capitaneria di porto di Reggio Calabria e del Comandante del porto di Villa San Giovanni;
se l'atteggiamento tenuto dai Comandanti della Capitaneria di Porto di Reggio Calabria e del Porto di Villa San Giovanni non violi il principio del libero accesso alla navigazione di cabotaggio e quali urgenti provvedimenti si intendano adottare a tutela di tale principio;
se i due Comandanti non abbiano violato le norme sulla concorrenza;
se nel loro comportamento non si appalesino atti degni di essere sottoposti al vaglio dell'autorità giudiziaria.
(4-33880)


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BARRAL. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole e forestali, al Ministro della sanità. - Per sapere - premesso che:
le ripetute ed irrisolte disarmonie tra diversi ministeri del Governo Amato evinte dalle dichiarazioni relative all'«allarme Bse» hanno accentuato in questi ultimi giorni le preoccupazioni dei cittadini in ordine al consumo di carne bovina;
tali discordanze si sono rilevate soprattutto - e ancora una volta - tra il Ministero della Sanità e il Ministero delle Politiche Agricole in relazione alla sicurezza nel consumo delle scatolette metalliche contenenti carne bovina;
ciò provoca un danno ancor più evidente per i produttori già gravati, negli ultimi tempi, da una congiuntura che pone a forte rischio di chiusura diverse aziende agricole e d'allevamento;
le organizzazioni agricole di categoria hanno recentemente lanciato un'iniziativa tesa a predisporre un progetto per la rigenerazione del patrimonio zootecnico nazionale, in modo da scongiurare per il prossimo futuro ogni pericolo di allarme Bse;
ci vorranno anni per risolvere in maniera definitiva e sicura il problema, ed è un lasso di tempo per il quale nessuna impresa agricola è in grado di fronteggiare gli esiti economici di un temporale blocco di produzione;
ancora nell'immediato futuro non si vede una via di soluzione rispetto agli indennizzi che dovranno garantire la possibilità di sopravvivenza alle imprese del settore zootecnico -:
se il Governo non intenda procedere con una comune linea interministeriale a garantire notizie certe ai cittadini, ai produttori e ai consumatori in merito all'«allarme Bse».
quali garanzie si vogliano accordare al produttore in materia di rimborsi per le perdite maturate e per i mancati guadagni per tutto l'arco di mesi interessati dalla congiuntura dovuta al netto calo dei consumi.
(4-33882)

LUCCHESE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica. - Per sapere il loro pensiero su quanto scrive l'esperto di economia su L'Informatore:
«Ancora una volta - si legge - scende in campo Fazio, in modo equilibrato ma deciso, senza dare adito a strumentalizzazioni, anche se il messaggio sembra essere davvero chiaro. Al Congresso degli operatori finanziari a Trieste il Governatore di Banca d'Italia bacchetta il Governo e scoppiano le solite polemiche. È pur vero che il Governatore ha fotografato la situazione dell'economia italiana, ponendone in risalto dati, che dimostrano una realtà alquanto inquietante. Fazio dimostra che si è interrotto nel 2000 il miglioramento dei saldi finanziari pubblici, che il fabbisogno del settore statale, al netto delle regolazioni debitorie e dei proventi delle dismissioni è risalito dall'1,5 per cento del 1999 al 2,2 per cento del Pil. Lo sconfinamento rispetto alle stime incluse nel Pdef - sottolinea il Governatore - è pari ad 1 punto percentuale. Lo scorso dicembre il Governo italiano ha presentato all'Unione europea l'aggiornamento del programma di stabilità dell'Italia. È stato confermato nello 0,8 per cento del Pil l'obiettivo per l'indebitamento netto del 2001. I risultati per il funzionamento della pubblica amministrazione rendono però più difficile il raggiungimento di quell'obiettivo. È necessario - suggerisce il Governatore - agire subito con decisione per assicurare il suo conseguimento. Si impongono a questo fine aggiustamenti al sistema pensionistico, vanno introdotte regole di bilancio più stringenti e la riduzione della pressione fiscale programmata per i prossimi anni deve risultare credibile. La voce del Governatore si inserisce in un coro di critiche verso il Governo Amato relativamente all'immobilismo dell'esecutivo in tema di correttivi strutturali della finanza pubblica.


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Visco può replicare come preferisce, ma la realtà è che questo Governo non è stato in grado di predisporre alcuna azione significativa di stimolo dell'economia e di risanamento dei conti. Rimandare l'intervento su pensioni, flessibilità del lavoro, riforma fiscale, tagli agli sprechi significa aggravare ogni giorno la situazione dei conti pubblici con inevitabili conseguenze per le sorti dell'economia italiana».
(4-33886)

AMATO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica. - Per sapere - premesso che:
in data 21 luglio 1998 ai sensi della delibera Cipe del 21 marzo 1997, i soggetti promotori, rappresentanti i comuni di Licata (Agrigento), Gela, Niscemi, Butera, Mazzarino (Caltanissetta), Piazza Armerina (Enna), hanno sottoscritto il protocollo di intesa costituendo il Patto Territoriale Del Golfo unitamente alle forze imprenditoriali, sociali, sindacati ed i vari ordini professionali delle tre provincie;
il 16 ottobre seguente è stato comunicato alla regione Siciliana l'avvio delle procedure del Patto Territoriale del Golfo e successivamente il 30 novembre 1998 il Ministero del tesoro ha dato parere favorevole circa la scelta dell'assistenza tecnica fornita dalla società Ecosfera Spa e il 21 gennaio 1999 è stato individuato nella Fon Spa l'istituto di Credito quale soggetto istruttore;
tali società, legittimate dal ministero del tesoro per l'assistenza tecnica e istruttoria bancaria sono a totale onere finanziario dello stesso;
nel corso del 1999 si sono avviate una serie di attività sia da parte degli enti locali che delle imprese con relative richieste di finanziamento alle varie proposte economiche, inizialmente con il 65 per cento a fondo perduto;
completata la prima fase di selezione dei progetti e rispettivi proponenti, lasciando fuori numerose imprese per capacità finanziaria limitata in base alla delibera Cipe, il ministero del tesoro ha approvato la «relazione finale» sull'attività di assistenza tecnica della società Ecosfera Spa;
la Fon Spa completata l'istruttoria in data 12 maggio 2000 ha consegnato il Patto stesso al ministero del tesoro esitandolo positivamente con contestuale richiesta di finanziamento delle iniziative ammesse;
nel corso dei due anni gli imprenditori hanno prodotto documentazione e progettazione sostenendo ingenti somme ed impegnandosi a cofinanziare i progetti sino al 50 per cento nella relazione Fon è stato evidenziato che alcune imprese avrebbero dovuto iniziare le opere già nel corso del 2000;
il ministero del tesoro ha sempre sostenuto che avrebbe proceduto ad esaminare i patti e ad effettuarne le graduatorie di merito finanziandoli dopo il termine del 30 novembre 2000;
nella riunione tenutasi a Roma i funzionari del ministero del tesoro, il Ministro ed il Sottosegretario Morgando hanno riferito, ai rappresentanti dei comuni, che il ministero non avrebbe più finanziato i Patti territoriali, trasferendo le competenze alle regioni;
a seguito di tale risposta agli imprenditori siciliani delle tre province, le più disastrate e con alto tasso di disoccupazione e grave crisi economica, è necessario segnalare le preoccupazioni per le mancate aspettative dovute ad uno strumento di programmazione negoziata voluto dal Governo e poi finito privo di riscontro operativo a beffa nei confronti di un territorio già modificato dalla locale economia in crisi, dai fenomeni mafiosi, a cui si aggiunge il danno agli imprenditori per aver anticipato forti spese di progettazione e documentazione necessaria -:
quali siano le motivazioni che hanno indotto il ministero, che pur ha sostenuto l'onere del costo alle società di assistenza a prendere tale decisione, penalizzando,


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attraverso il blocco dei finanziamenti, i patti territoriali pervenuti al ministero entro il 30 novembre 2000;
se non ritengano che tale mancato impegno del Governo, ancora una volta, non mortifichi le aspettative degli imprenditori siciliani volenterosi e disponibili all'investimento per lo sviluppo del proprio territorio con proprie risorse al 50 per cento penalizzando le tre province già martoriate da fenomeni degradanti e distruttivi del progresso quali la mafia e la diffidenza verso un Governo che non tiene fede agli impegni presi.
(4-33890)

CONTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
un agricoltore del comune di Venarotta (Ascoli Piceno) denunciò che capitelli, colonne di travertino e pietre squadrate di notevole valore archeologico ed economico, provenienti dall'ex ricovero Ferrucci, di proprietà del comune di Ascoli Piceno, si troverebbero in una villa di proprietà dell'ingegner Giuseppe Agostini (capogruppo di minoranza del Comune di Venarotta);
un quotidiano locale, in data 5 agosto 2000, pubblicò la notizia a tutta pagina destando molto scalpore;
l'ingegner Agostini, infatti, a suo tempo, fu progettista e direttore dei lavori presso l'ex ricovero Ferrucci per incarico del comune di Ascoli Piceno che deliberò;
l'ingegner Paolo Micucci, attuale responsabile pro-tempore dell'Ufficio tecnico del Comune di Venarotta, stese un rapporto corredato da fotografie che, accompagnato da un vigile urbano, scattò dall'esterno dei cancelli chiusi della villa Agostini;
in seguito al rapporto dell'ingegner Paolo Micucci, il sindaco di Venarotta, dottor Guglielmo Frattari, che operando giustamente e correttamente informò della grave questione il sindaco di Ascoli Piceno, ingegner Piero Celani, la Procura della Repubblica di Ascoli e la Sovrintendenza alle Belle Arti;
l'ingegner Agostini, in risposta alle accuse confermò il fatto e dichiarò «È vero, nella mia abitazione c'è materiale proveniente dall'ex ricovero Ferrucci» ed inoltre ribadì «Era materiale destinato alla discarica che ho deciso di recuperare». Tali affermazioni riportate dalla stampa non furono mai smentite dall' interessato;
nonostante ciò l'ingegner Agostini querelò l'ingegner Paolo Micucci (responsabile dell'Ufficio tecnico comunale di Venarotta) sostenendo che il materiale archeologico trasferito nella sua villa era «res nullius» e poiché destinato alla discarica poteva tranquillamente «trasferirlo in casa sua»;
il Pubblico Ministero della Procura della Repubblica del Tribunale di Ancona, dottoressa Irene Bilotta, in data 29 novembre 2000, chiese l'archiviazione del procedimento intentato contro l'ingegner Micucci con la seguente motivazione: «Il fatto affermato nell'articolo è sostanzialmente vero, come emerse dalla implicita ammissione del querelante (vedere querela e dichiarazioni rese alla stampa) che contesta solo il fatto che si sia parlato di illecita appropriazione, sostenendo che trattasi di materiale destinato alla discarica. In realtà, come ben osservato dal Micucci, il costo della demolizione e del trasporto è stato sostenuto dall'Ente pubblico committente ed il querelante si è arricchito, quindi, non solo del valore delle pietre antiche ma anche del lavoro di demolizione e di trasporto. I termini impiegati nell'articolo incriminato sono contenuti nei limiti dell'esercizio del diritto di cronaca e ricorre l'interesse pubblico alla diffusione della notizia, finalizzato ad impedire nuovi casi di appropriazione ai danni di enti pubblici»;
è di estrema gravità il fatto che l'ingegner Agostini dopo essersi accorto che il materiale in questione era tanto pregiato non abbia denunciato il fatto al Comune di


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Ascoli trasferendo al committente dei lavori quanto recuperato, invece di portarselo in casa -:
come valuti il Ministro il fatto che nella sostanza sia stato possibile ad un privato prelevare oggetti antichi di valore di proprietà di un ente pubblico e di portarseli nella propria casa, adducendo a propria discolpa che il materiale prelevato fosse destinato a una discarica;
se sia vero che ogni edificio pubblico e non, costruito da oltre 50 anni, sia soggetto (per ogni tipo di lavoro da eseguire nello stesso) al parere della Sovrintendenza alle Belle Arti e se, nel caso dell'ex ricovero Ferrucci, tale parere sia stato richiesto;
se sia vero che durante l'esecuzione di un lavoro pubblico, nel caso si rinvengano oggetti o reperti di valore archeologico, storico, d'arte o scientifico, sia obbligatorio informare la stazione appaltante, ovvero, in questo caso, il comune di Ascoli Piceno, che ne è proprietaria, fatta eccezione per quanto a termini di legge spetta allo Stato;
se sia vero che l'appaltatore e il direttore dei lavori non possono alterare i reperti e neppure rimuoverli senza autorizzazione della Stazione appaltante;
quali provvedimenti i ministri competenti intendono prendere per recuperare i reperti e per restituirli alla collettività;
nel caso in cui i reperti non fossero volontariamente restituiti, come i fatti stanno dimostrando, quali provvedimenti di propria competenza intendano adottare i ministri interrogati.
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