(Sezione 1 - Interpellanze e interrogazioni)
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della difesa, per sapere - le valutazioni e gli intendimenti del Governo, in ordine al dibattito ed alle polemiche sull'uso dei proiettili di uranio impoverito nei Balcani da parte delle forze armate dei paesi Nato.
(2-02809)«Giovanardi».
(10 gennaio 2001)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio ministri, i Ministri degli affari esteri, della difesa e della sanità, per sapere - premesso che:
alla data del 4 gennaio 2001 risulterebbero 26 i militari morti o comunque affetti da leucemia per cause che potrebbero essere collegate ai proiettili all'uranio impoverito utilizzati in Bosnia e in Kosovo: 8 in Italia, 4 in Francia, 2 in Olanda, 2 in Spagna, 1 in Portogallo, 9 in Belgio;
al di là dei risultati a cui dovrà giungere la Commissione scientifica nominata il 28 dicembre 2000 dal ministero della difesa presieduta dal professore Franco Mandelli - che dovrà indagare sugli aspetti medici e scientifici della materia e sugli eventuali effetti dell'uranio sui soldati coinvolti nella guerra nella ex-Jugoslavia - risultano evidenti la pericolosità conseguente all'utilizzo di queste armi sulla salute di centinaia di migliaia di persone residenti oggi e nei prossimi anni nei territori coinvolti e i probabili effetti disastrosi sull'equilibrio ecologico;
il settimanale Panorama dell'11 gennaio 2001 cita uno studio commissionato alla Rand Corporation di Santa Monica in California dopo la guerra del Golfo, in cui se da una parte si afferma che l'uranio impoverito è meno radioattivo di quello che si trova in natura, dall'altra lo stesso rapporto rileva che poco si sa con precisione dell'uranio impoverito (DU) e che per questo occorre approfondire la questione;
del resto, lo scienziato americano Doug Rokke, responsabile del programma di decontaminazione in Arabia Saudita e nel Kuwait, dimessosi nel 1997 dal Pentagono dove dirigeva proprio il progetto DU, intervistato sempre dal settimanale Panorama cita due documenti del 1991, uno della «Defense nuclear agency» e uno del «Los Alamos national laboratory» del New Mexico, che smentiscono il Pentagono sulla non nocività dell'uranio impoverito;
gli isotopi radioattivi contenuti nei proiettili all'uranio hanno una vita media di migliaia di anni, e di conseguenza è per tutto questo periodo di tempo che rimane attivo il loro potenziale di contaminazione, con effetti dannosi a medio-lungo periodo non ancora del tutto prevedibili sulla salute e sull'ecosistema;
l'uranio, seppur impoverito, è notoriamente radiotossico e le maggiori conseguenze di ciò ricadono sulle popolazioni coinvolte, che finiranno per pagare, oggi e negli anni a venire, un prezzo insostenibile;
il 21 dicembre scorso la Nato ha ammesso, ad anni di distanza, di aver utilizzato proiettili ad uranio impoverito anche nei bombardamenti in Bosnia, e non solo in Kosovo. Dalle dichiarazioni dell'Alleanza
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atlantica, risulta che sono stati usati 10.800 proiettili ad uranio impoverito nel 1994 e 1995, attorno a Sarajevo, in un raggio di 20 chilometri dalla città bosniaca;
tra i militari italiani morti, risulta il giovane della provincia di Siracusa, Salvatore Carbonaro, in forza alla brigata Garibaldi, per due volte nel 1998 di stanza in Bosnia. Secondo i parenti del giovane, questi era in servizio come armiere, con il compito di pulire le armi con il benzene, per 10 ore al giorno, senza protezioni ed in una stanza poco areata;
il decreto ministeriale del 10 dicembre 1996, n. 707, vieta «l'uso del benzene e di sostanze e preparati contenenti benzene in concentrazione pari o superiore allo 0,1 per cento della massa»;
è unanimamente riconosciuto dalla comunità scientifica l'alta tossicità del benzene, che se inalato per diverso tempo in ambienti chiusi, può provocare malattie degenerative;
accanto all'uso dei proiettili all'uranio impoverito, la guerra dei Balcani ha comportato drammaticamente anche il bombardamento da parte delle forze Nato, degli impianti serbi che producevano armi chimiche, con conseguente probabile dispersione di gas letali nell'atmosfera. Nell'aprile del 1999 gli americani hanno colpito più volte la fabbrica Milan Blagojevic a circa 200 chilometri da Belgrado, l'ultimo laboratorio usato dai serbi per distillare sostanze tossiche;
praticamente nessuna notizia è stata più fornita in proposito, né da parte delle forze armate serbe, né da parte della Nato, pur sapendo che secondo stime attendibili fino al 1992 sarebbero state fabbricate circa 6 mila testate chimiche, pari a 10 tonnellate di gas, e che altre 30 tonnellate potrebbero essere state prodotte in Serbia fino al 1999, se non ritengano necessario -:
intervenire presso le sedi opportune affinché sia messa al bando la produzione dei proiettili contenenti uranio impoverito, e ne venga proibito l'uso alle Forze armate dell'Alleanza atlantica;
adoperarsi per un finanziamento finalizzato ad un piano di monitoraggio e bonifica delle zone contaminate nei Balcani;
sollecitare un intervento di cooperazione internazionale finalizzato ad aiutare l'ex Jugoslavia di fronte ai rilevanti problemi ambientali e alle conseguenze sanitarie tuttora incalcolabili sulle popolazioni civili - le maggiori vittime di queste guerre - causate dall'utilizzo di proiettili all'uranio e dai bombardamenti massicci agli arsenali chimici serbi;
adoperarsi affinché, diversamente da quello che avviene attualmente in ambito di operazioni militari Nato, il Consiglio atlantico e il Comitato militare della Nato siano ogni volta messi a conoscenza anche dei dettagli relativi al munizionamento, superando l'attuale procedura secondo la quale ogni singolo paese partecipante alle operazioni militari ha un suo armamento che rimane di sua stretta competenza;
effettuare i controlli sanitari a tutto il personale militare e non, che, a varie ragioni, si sia trovato o si trovi nell'area balcanica che è stata teatro di guerra in questi anni;
quali prodotti vengano utilizzati per la pulizia delle armi, ed in particolare se si fa uso di benzene, sia in Italia sia in missioni internazionali;
quali disposizioni di sicurezza siano state impartite ai militari addetti alla pulizia delle armi e quale materiale per la protezione sia stato fornito; e in che data, per le missioni in Bosnia e Kosovo, siano state eventualmente impartite le disposizioni;
se in Italia risultino ricoveri o decessi di militari dovuti ad inalazioni di benzene;
chiedere ai partner della Nato che venga dichiarato ufficialmente quanto dell'arsenale di armi chimiche in possesso di Milosevic sia stato distrutto dalle bombe dell'Alleanza atlantica, e le conseguenze prodotte in termini di dispersione nell'ambiente di gas e/o sostanze tossiche;
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indagare anche sugli effetti conseguenti al bombardamento di impianti chimici, come possibile causa o concausa delle patologie riscontrate in questo ultimo periodo sui militari della Nato.
(2-02815)
«Paissan, Cento, Leccese, Scalia, Boato, De Benetti, Galletti, Gardiol, Procacci, Turroni».
(15 gennaio 2001)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, i Ministri della difesa e degli affari esteri, per sapere - premesso che:
di fronte al moltiplicarsi dei casi di leucemia e di malattie sospette su giovani di buona e robusta costituzione, il muro di omertà con la quale la Nato cercava di occultare la pericolosità dei proiettili all'uranio impoverito si sta finalmente sgretolando;
gli Stati Uniti e la Gran Bretagna erano a conoscenza della pericolosità di questi ordigni per la popolazione civile e per gli stessi militari. Ciò nonostante si è deliberatamente scelto di usarli prima in Bosnia poi in Kosovo/Jugoslavia, contaminando interi territori, sperimentando sul «campo» - con civili e militari usati come cavie - le conseguenze delle radiazioni sull'ambiente e sul corpo umano;
a conoscere gli effetti letali dell'uranio impoverito - dopo la guerra in Iraq e l'emergere della cosiddetta «sindrome del Golfo» - erano anche i vertici politici e militari degli altri paesi della Nato, compresi quelli italiani i cui Ministri sono stati più volte, in diversi anni, sollecitati a rispondere ad interrogazioni sul tema, eludendo il problema con irresponsabili rassicurazioni propinate dai consiglieri del Pentagono;
l'uso di armi ad alta tossicità destinate a rimanere a lungo nella catena alimentare umana, in grado di provocare malattie genetiche gravissime, si configura a tutti gli effetti come un crimine contro l'umanità, tanto più grave perché utilizzato da una alleanza militare che diceva di agire per fini umanitari;
questa vicenda, come d'altronde quella del Cermis e dei recenti giochi acrobatici dell'aviazione Usa nei confronti di aerei civili italiani sui cieli del basso Tirreno, dimostra come sia tutt'altro che ideologico porre il problema dello scioglimento della Nato. Non solo la «guerra umanitaria» ha dimostrato di non costruire la pace, ma la Nato ha palesato di non aver alcun rispetto per le popolazioni che diceva di voler «liberare» e per i suoi stessi militari mandati allo sbaraglio senza le necessarie protezioni dalle radiazioni dell'uranio impoverito;
le resistenze degli Stati Uniti a non accettare neanche una moratoria di queste armi palesano ancora di più, secondo gli interpellanti, l'intreccio perverso tra la lobby industriale bellica ed i centri di ricerca militare che hanno necessità per esistere della guerra, che non a caso viene pianificata e scatenata a seconda dell'esigenze strategiche di questo Paese -:
se non ritengano di dover assumere una iniziativa internazionale per arrivare al bando delle armi all'uranio impoverito in quanto armi di distruzione di massa, iniziando a vietarne l'uso e lo stoccaggio sul territorio e le acque nazionali italiane;
a riconoscere ai militari ed ai volontari civili che hanno contratto la malattia in Bosnia e Kosovo, lo status di malattia di servizio, con conseguente messa a carico dello Stato delle spese mediche e per le cure, oltre che riconoscere un adeguato indennizzo per le famiglie colpite da una così grave sciagura;
ad operare per un impegno straordinario per la bonifica delle aree contaminate e per misure di protezione sanitaria delle popolazioni;
a porre fine alle missioni Nato nei Balcani ed eventualmente a sostituire le truppe atlantiche con un contingente delle Nazioni Unite;
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a chiedere al Tribunale internazionale per i crimini di guerra nella ex Jugoslavia, l'avvio di una inchiesta penale sui responsabili dell'uso delle armi all'uranio impoverito;
a richiedere le dimissioni da responsabile della Pesc della «Unione europea» di Javier Solana, per le sue responsabilità - quando ricopriva la carica di Segretario generale della Nato - durante la guerra di Bosnia e del Kosovo nell'uso dei proiettili all'uranio impoverito e per aver autorizzato l'invio di contingenti militari senza impartire le necessarie precauzioni sui rischi per la salute che essi avrebbero corso durante la loro missione.
(2-02818)
«Bertinotti, Giordano, Mantovani, Nardini, Malentacchi, De Cesaris, Valpiana, Edo Rossi, Vendola, Cangemi, Lenti, Boghetta, Bonato».
(10 gennaio 2001)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della difesa, per sapere - premesso che:
con precedenti documenti di sindacato ispettivo era stata sottolineata la necessità che il Governo fornisse al Parlamento risposte chiare ed inequivocabili sull'uso dell'utilizzo dell'uranio impoverito nei Balcani e sui possibili effetti della contaminazione per i nostri militari impegnati in questi ultimi anni nelle operazioni di pace;
secondo notizie di stampa è emerso che un rappresentante del Governo D'Alema e dell'attuale Governo Amato aveva portato tale questione a conoscenza del Governo, richiamando - senza alcun risultato concreto - i responsabili dei dicasteri sui pericoli dell'inquinamento radioattivo da uranio impoverito come pure dell'inquinamento da armi chimiche nell'Adriatico;
si sono invece registrate dichiarazioni contrastanti dei responsabili militari sull'utilizzo di uranio impoverito nelle operazioni militari nell'area dei Balcani e dunque sulla reale dimensione del fenomeno, sui rischi presenti e futuri, sulle azioni poste in essere a difesa della salute dei militari e dei volontari;
solo nella audizione parlamentare dell'11 gennaio 2001 il Ministro ha fornito gli elementi sui 30 casi di militari ammalati, con ben sette casi di morte;
non è stato chiaro il grado di coinvolgimento da parte degli organismi militari della Nato nei confronti dei Paesi che fanno parte dell'Alleanza per quanto riguarda i sistemi di arma impiegati -:
se i responsabili militari abbiano fornito ogni indicazione sui rischi della missione adottando misure addestrative ed equipaggiamento idoneo ed ogni precauzione per evitare le contaminazioni e se siano riscontrabili omissioni sui possibili rischi;
i risultati degli accertamenti medici e diagnostici finora eseguiti sui militari italiani impegnati in Bosnia e Kosovo;
le prime indicazioni del lavoro della commissione Mandelli;
quali azioni siano state successivamente intraprese a tutela della loro salute;
se il tipo di munizionamento militare utilizzato nei Balcani è ancora presente sul territorio italiano e se militari italiani possano essere considerati a rischio di contaminazione;
le ragioni per le quali siano rimasti inascoltati gli appelli e le sollecitazioni del rappresentante del Governo;
se la vicenda dell'uranio impoverito ha inciso sui rapporti dei Paesi membri nella Alleanza Atlantica, prevedendo un rafforzamento dei ruoli in sede decisionale e di pianificazione dei governi che lo compongono;
se ritenga che, per le contraddizioni della attuale maggioranza governativa e per la presenza nel Governo di forze politiche storicamente ostili alla Nato, sia derivato un «problema Nato» e della sua
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identità in ragione di diverse velocità e livelli di decisione rispetto a quanto emerso, e se ciò non rappresenti una grave situazione di diffidenza e sfiducia tra i partner dell'Alleanza Atlantica.
(2-02819)
«Tassone, Volontè, Teresio Delfino, Cutrufo, Grillo, Buttiglione».
(16 gennaio 2001)
Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, i Ministri della difesa e degli affari esteri, per sapere - premesso che:
in Italia e negli altri Paesi europei che hanno partecipato alle missioni di pace nei Balcani, è stato di recente registrato un incremento dei casi di patologie leucemiche tra i militari appartenenti ai contingenti Nato recatisi in Bosnia e in Kosovo; tra le cause di tale incremento, si è ipotizzata una correlazione tra i circa 10 tipi di patologie e l'uso di proiettili ad uranio impoverito, impiegati in entrambi i territori;
il Ministro della difesa, nel corso della seduta del Senato della Repubblica del 10 gennaio 2001, ha riferito che i casi sospetti di militari italiani colpiti da leucemie ed altre malattie tumorali sono 30 (di cui 7 deceduti), tutti militari che hanno prestato effettivo servizio in Bosnia o in Kosovo. Lo stesso Ministro ha precisato inoltre che tra i malati, «si registra una netta prevalenza numerica di personale che ha operato in Bosnia»;
in quella stessa sede, il Ministro ha illustrato le misure che sono state adottate dal Governo al fine di verificare tale correlazione;
per ciò che riguarda la missione in Kosovo, il Ministro ha riferito che la Nato nel maggio 1999 «ha fatto sapere di aver utilizzato in quella regione munizionamento all'uranio impoverito» e che quindi «la notizia era di dominio pubblico, più volte esaminata e discussa in Parlamento, ampiamente pubblicizzata e commentata sulla stampa e nei programmi televisivi». Sulla base di tali informazioni, il Ministro stesso ha sottolineato che «fin dall'ingresso dei nostri militari in Kosovo si sono potute adottare misure di protezione adeguate»;
in relazione alla Bosnia, il Ministro della difesa ha invece rilevato che «la notizia ufficiale dell'utilizzo di munizionamento all'uranio impoverito, nei raid del 1994 e del 1995, è contenuta nella risposta Nato, pervenuta il 21 dicembre scorso, in esito ad una mia specifica richiesta del 27 novembre 2000» e che quindi «fino al dicembre scorso non era stata fornita alcuna comunicazione di tale impiego. Come ha dichiarato ufficialmente il portavoce della Nato, esso non è mai stato oggetto di particolari procedure informative»;
il quotidiano tedesco Die Welt ha rivelato che fonti Nato a Bruxelles hanno riferito che l'Italia sapeva perfettamente dell'impiego dei proiettili all'uranio in Bosnia nel 1994-1995, essendone stata esaurientemente informata e che gli alleati Nato avrebbero letto le polemiche suscitate sulla questione dal Governo italiano come un modo di scaricare a livello internazionale problemi di politica interna;
la maggior parte dei raid aerei nel corso della guerra in Bosnia sono partiti da basi Nato presenti nel territorio italiano;
il Ministro ha inoltre rivendicato all'Italia il merito di aver sollevato per prima la questione e di averla posta all'attenzione della comunità internazionale;
il 10 gennaio 2001, il Governo italiano ha presentato alla Nato una richiesta di moratoria dell'uso dei proiettili ad uranio impoverito che è stata respinta, incontrando la ferma opposizione di Stati Uniti e Gran Bretagna. Infatti, gli interlocutori inglesi hanno rilevato che se la moratoria fosse stata applicata si sarebbe avallata la tesi non confermata per la quale le munizioni provocherebbero le leucemie; nel contempo, fonti americane citate da alcuni organi di stampa (cfr. la Repubblica, 10 gennaio 2001) hanno sottolineato che: «quelle munizioni sono nello stock della
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Nato dal 1988, e furono sviluppate negli anni '80 proprio perché i russi avevano equipaggiato i loro tank con corazze di uranio impoverito»;
al momento, non vi sono in atto missioni di pace, né alcuna azione che richieda l'impiego di tali munizioni;
non è stata accertata la correlazione tra le patologie leucemiche e l'utilizzo dei proiettili Du, tanto che l'Organizzazione mondiale della sanità l'8 gennaio 2001 ha escluso che vi siano prove scientifiche sul fatto che le munizioni in questione provochino tali malattie, in considerazione del fatto che «affinché il rischio di cancro esista, bisognerebbe aver inalato o ingerito dosi massicce nei pressi dei punti di impatto delle munizioni all'uranio», come ha sottolineato Michael Repacholi, l'esperto dell'Oms di contaminazione radioattiva -:
se sia vero che i proiettili all'uranio impoverito fanno parte dello stock delle munizioni utilizzate dalla Nato sin dal 1988 e in tal caso se non ritenga il Ministro della difesa necessario verificare quali siano i motivi per i quali non siano state adottate, in occasione della missione di pace in Bosnia, tutte le misure di sicurezza necessarie per proteggere i militari dalle esalazioni tossiche e, in ogni caso, quali siano i motivi per i quali non sia stata assunta alcuna iniziativa per accertare l'effettivo utilizzo di tali munizioni, considerando anche l'impiego che ne era stato fatto in precedenza durante la cosiddetta guerra del Golfo, e considerando che la maggior parte dei raid aerei diretti verso la Bosnia decollavano da basi aeree presenti nel territorio italiano;
se i vertici militari abbiano assunto ogni provvedimento necessario affinché i contingenti italiani impegnati nella missione di pace in Kosovo fossero adeguatamente informati dei rischi eventuali e delle istruzioni diramate dalla stessa Nato in ordine alle misure cautelative da adottare e, in caso contrario, perché non sia stato fatto, e se le procedure di sicurezza previste siano state effettivamente applicate;
quali siano i motivi per i quali il Governo italiano non abbia ritenuto necessario verificare l'effettiva correlazione tra le patologie riscontrate nei veterani delle missioni di pace e l'utilizzo delle munizioni all'uranio impoverito prima di assumere di fronte alla Nato e, in generale, all'intera comunità internazionale, posizioni categoriche tali da rischiare di mettere in crisi i rapporti con l'alleanza e con gli altri Paesi aderenti.
(2-02820)«Taradash».
(10 gennaio 2001)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della difesa, per sapere - premesso che:
sulla base delle informazioni finora disponibili, sono stati segnalati 30 casi di militari colpiti da diversi tipi di patologie tumorali; di questi, 21 sono quelli relativi a militari che hanno prestato effettivo servizio in Bosnia o in Kosovo, 7 di questi 21 riguardano persone decedute. Tra questi 21 casi si registra una netta prevalenza numerica di personale che ha operato in Bosnia;
durante le operazioni della Nato, prima in Bosnia e poi in Kosovo, sono stati utilizzati migliaia di proiettili all'uranio impoverito;
il 22 dicembre 1999 è stata istituita una Commissione di indagine medico-scientifica, è stato altresì creato un Gruppo operativo di assistenza sanitaria ai militari -:
quali siano gli ultimi dati prodotti dagli organismi attivati e quali siano al momento le relazioni ipotizzabili con l'utilizzo di munizionamento all'uranio impoverito o eventuali altre sostanze tossiche;
quali procedure siano state attivate per assicurare la salute di tutti i militari e civili italiani impegnati nelle diverse operazioni che hanno interessato e interessano l'area dei Balcani;
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quali iniziative inoltre si intendano adottare per la tutela delle popolazioni residenti nelle aree interessate.
(2-02821)
«Soro, Duilio, Boccia, Molinari».
(16 gennaio 2001)
Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro della difesa, per sapere - premesso che:
quotidianamente la stampa e le televisioni nazionali riportano notizie di diversi casi di militari reduci dalle missioni svoltesi in Bosnia e in Kosovo che sarebbero stati colpiti da leucemia, da affezioni di tipo immunitario e da patologie tumorali;
da più parti è stata ipotizzata, in attesa di certezze scientifiche, l'esistenza di una connessione tra il moltiplicarsi di patologie di natura cancerogena, in alcuni casi con esiti letali, e la presenza sul terreno di alcuni agenti inquinanti tra cui l'uranio impoverito, sostanza presente nelle munizioni impiegate in area balcanica;
ad oggi, sulla base delle informazioni disponibili, sono stati segnalati in Italia 30 casi di questo tipo di patologie, di cui 21 sono relativi a militari che hanno prestato effettivo servizio in Bosnia o in Kosovo e 7 di questi 21 riguardano persone decedute per leucemia; tuttavia questo fenomeno non è isolato, ma riguarda anche altri Paesi europei che hanno pure avviato indagini e controlli sui loro militari;
tali notizie creano una forte preoccupazione nell'opinione pubblica, in particolare nei familiari e nei soldati impiegati nelle operazioni di pace, a cui occorre dare risposte corrette in tempi brevi;
inoltre, un numero imprecisato di munizioni sono state scaricate nel mare Adriatico;
per fare chiarezza su questo numero di patologie leucemiche e tumorali è stata istituita il 22 dicembre 2000 una Commissione di indagine medico-scientifica, con il compito di accertare le vere cause delle malattie e delle morti di alcuni militari italiani in missione nei Balcani, stabilendo se si tratta di singoli episodi non correlabili tra di loro o se, viceversa, esista una causa unica e se questa possa essere l'utilizzo di munizioni all' uranio impoverito;
mentre per quanto riguarda il Kosovo la Nato nel maggio 1999 ha fatto sapere di aver utilizzato in quella regione armi all'uranio impoverito, per quanto concerne la Bosnia la notizia ufficiale dell'uso di tali munizioni nelle missioni 1994 e 1995 è stata fornita dalla Nato solo il 21 dicembre 2000, su specifica richiesta italiana del 27 novembre 2000;
il Governo ha altresì chiesto alla Nato la consegna delle mappe dei luoghi in cui sono stati lanciati quei proiettili per attuare controlli più accurati sui rischi conseguenti;
in attesa dell'esito delle verifiche scientifiche sull'eventuale pericolosità dell'uranio impoverito, è stata richiesta dall'Italia alla Nato una sospensione dell'utilizzo di tali munizioni -:
al fine di dare un maggiore senso di sicurezza e tranquillità ai nostri militari, ai volontari e alle rispettive famiglie ed offrire una corretta informazione alla collettività, se il Governo intenda operare con la massima trasparenza, rapidità ed incisività per appurare la verità sull'utilizzo di munizioni all'uranio impoverito da parte della Nato nelle vicende belliche dei Balcani, attivare un rigoroso monitoraggio sulla reale entità del fenomeno, valutare il livello di pericolosità dell'uranio impoverito ed i rischi potenziali e futuri connessi al suo utilizzo sia nei confronti delle persone esposte che dell'ambiente, fare piena chiarezza sulle cause delle malattie e delle morti di alcuni nostri militari in missione nei Balcani e conoscere definitivamente se vi è connessione tra l'uso di proiettili ad uranio impoverito e la contrazione di patologie gravi;
se non si ritenga necessario effettuare opportune analisi sul mare Adriatico per
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controllare se esistano rischi per le acque e la fauna marina e procedere tempestivamente ad una sua bonifica;
se le indagini e gli accertamenti della Commissione scientifica appositamente istituita si riferiscano anche ai volontari impegnati in Bosnia e in Kosovo e, in caso contrario, se non sia opportuno estendere i controlli effettuati sui militari che sono stati in missione nei Balcani anche al personale civile a vario titolo impiegato ed impegnato in quelle regioni;
quali immediate misure precauzionali intenda il Governo adottare, indipendentemente dalle conclusioni delle Commissioni ad hoc per salvaguardare la salute fisica dei nostri soldati e dei volontari italiani operanti in quei territori;
se il Governo italiano intenda assumere iniziative a livello europeo ed internazionale perché siano sottoposte a rigorosi controlli sanitari le popolazioni della Bosnia e del Kosovo, adoperandosi altresì per la bonifica ed il risanamento dei territori della ex Jugoslavia colpiti dai bombardamenti a partire dal 1994, ai fini della tutela dell'ambiente e della protezione dei civili ivi residenti;
se, in previsione delle prossime riunioni istituzionali della Nato, l'Italia abbia avviato consultazioni con altri Paesi dell'Alleanza investiti da analogo problema al fine di definire una posizione comune.
(2-02822)«Bastianoni».
(16 gennaio 2001)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della difesa, per sapere - premesso che:
secondo quanto ci è dato sapere almeno 12 militari italiani impiegati nelle missioni in Bosnia e Kosovo sono stati colpiti da diverse forme tumorali e da affezioni di tipo immunitario e di questi già 8 sono deceduti;
patologie analoghe si sono riscontrate in militari di altri Paesi europei anch'essi schierati, in vari periodi, sul terreno bosniaco e kosovaro a seguito dell'intervento Nato del 1994-95 e poi nel 1999;
si è ipotizzato un rapporto causale tra tali patologie e l'utilizzo di armi all'uranio impoverito da parte degli aereomobili americani, rapporto già considerato statisticamente evidente secondo le dichiarazioni dello stesso Ministro della Difesa francese Alain Richard;
il Ministro della difesa, onorevole Sergio Mattarella, ha dichiarato al Senato che il Governo era a conoscenza sin dall'epoca dell'utilizzo di munizionamento all'uranio impoverito in Kosovo mentre nulla sapeva, fino alla comunicazione ufficiale del 21 dicembre scorso da parte della Nato, dell'utilizzo di analogo materiale nelle missioni sul territorio bosniaco nel corso degli anni 1994 e 1995;
nonostante l'allarme suscitato in differenti Paesi europei, l'inquietudine nata a seguito delle numerose morti succedutesi negli ultimi mesi, la forte preoccupazione dell'opinione pubblica, la richiesta di informazioni e chiarimenti da parte delle Nazioni Unite, la Nato non ha inteso accogliere la proposta di moratoria delle armi all'uranio impoverito, avanzata dall'Italia in sede di Comitato politico della Nato il 9 gennaio scorso;
attualmente nulla si sa delle conseguenze sulla popolazione bosniaca, kosovara e serba dell'utilizzo di oltre 40.000 proiettili con componenti di uranio impoverito, né si conosce il livello di inquinamento dei terreni e delle falde acquifere, ipotizzato dal gruppo Unep dell'Onu a seguito dei primi rilievi svolti in otto siti del Kosovo l'anno scorso;
una limitazione dell'indagine avviata dal ministero della difesa al solo utilizzo dell'uranio impoverito potrebbe anche non dare risultati definitivi circa l'esistenza di un rapporto causale tra le patologie riscontrate e dai militari italiani e stranieri della «KForce» e la loro presenza nelle zone di guerra, ivi comprese le basi di
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partenza e atterraggio dei mezzi aerei utilizzati nelle missioni in Bosnia e Kossovo;
pertanto, occorre anche valutare con particolare attenzione l'incidenza di tutti gli altri possibili fattori di rischio sull'insorgere delle patologie tumorali rilevate;
occorre quanto prima ristabilire un clima di completa serenità non solo tra i militari ed i civili che a qualsiasi titolo hanno partecipato a dette missioni, ma anche tra coloro che ancora vi operano;
un elementare dovere etico, prima ancora che politico, impone che si proceda ad un'opera di bonifica radicale nei territori e nelle basi oggetto di azioni militari;
appare necessario assicurare una piena e completa trasparenza nell'informazione sui temi della politica di sicurezza militare del nostro Paese e dell'Alleanza atlantica, nel seno della quale deve realizzarsi, più compiutamente di quanto non sia parso in questo frangente, una tempestiva comunicazione sull'impiego di mezzi e materiali bellici pericolosi e ad alto rischio, ciò anche in ossequio del principio cardine della parità di diritti, doveri e responsabilità tra i Paesi membri della Nato;
i nuovi scenari di instabilità politica o le nuove forme di intervento militare che hanno caratterizzato la scena internazionale degli ultimi anni richiedono, spesso per le loro finalità di polizia internazionale e di «intervento umanitario», una valutazione approfondita e nuova sulle strategie militari, le modalità dell'uso della forza, i limiti e la riduzione della stessa fino a coinvolgere il rapporto tra istituzioni politiche e parlamentari da un lato, e centri decisionali operativi delle Forze armate dall'altra -:
se il Governo italiano, di concerto con gli altri Governi e con la stessa Commissione europea, ritenga opportuno e doveroso estendere i controlli e il monitoraggio sanitario riservato ai militari delle proprie forze armate anche ai civili residenti nelle zone che sono state obiettivo degli attacchi aerei con munizioni all'uranio impoverito, in modo da verificare, in collaborazione con le autorità locali, gli effetti sulla popolazione civile;
se non si valuti opportuno rafforzare anche in sede Nato, le possibilità di coinvolgimento dei Parlamenti nazionali e di quello europeo, nelle decisioni militari che riguardano la gestione delle missioni di pace e degli interventi umanitari, in modo da garantire una maggiore rispondenza degli stessi allo spirito di tali iniziative militari, e di una maggiore tutela delle popolazioni civili e degli stessi soldati;
se si intenda dare corso ad iniziative volte a mettere al bando armi di tale genere che rischiano di essere inutilmente distruttive e di ledere indiscriminatamente civili innocenti, causando danni permanenti e gravi all'ambiente, quindi contravvenendo allo spirito e alla lettera della «Convenzione sulla proibizione o restrizione delle armi eccessivamente dannose o con effetti indiscriminati», entrata in vigore 1983;
se in Kosovo, in Bosnia e nelle basi italiane, l'esercito abbia detto e fatto tutto il possibile per mettere sull'avviso i militari circa i rischi che potevano correre ed adottato ogni possibile precauzione per prevenirli.
(2-02823)
«Monaco, Albanese, Cambursano, Dalla Chiesa, Loddo, Orlando, Prestamburgo, Rogna Manassero di Costigliole, Testa».
(16 gennaio 2001)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, i Ministri della difesa, degli affari esteri e della sanità, per sapere - premesso che:
la Nato, come lo stesso generale Lord Robertson ha avuto modo di confermare al segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, utilizza nel corso delle sue missioni armi radioattive;
alcuni paesi, come la Gran Bretagna, erano a conoscenza dell'impiego da parte
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della Nato di tale tipo di armi e lo hanno colpevolmente nascosto agli altri Paesi dell'alleanza;
lo stesso tipo di armi fu usato nel Vietnam, provocando gravi patologie alle popolazioni ed agli stessi militari americani impegnati nel conflitto, e successivamente, durante la guerra del Golfo Persico, in Iraq dove, qualche anno più tardi, numerosi bambini si ammalarono di leucemia ed altri nacquero con evidenti anomalie congenite;
l'alta incidenza statistica nell'insorgenza di forme di leucemia tra il personale militare impegnato nei Balcani ed esposto a pericolosi livelli di radiottività sprigionata dall'uranio impoverito, fa desumere che il prezzo pagato dalle popolazioni della ex-Jugoslavia potrebbe essere troppo alto in cambio di una, cosiddetta, operazione umanitaria;
Ramsey Clark, avvocato ed ex ministro della Giustizia statunitense sotto la presidenza Kennedy, ha denunciato pubblicamente, nel corso di una trasmissione televisiva, che troppo lungo è il tempo che intercorre tra il ricorso a nuovi armamenti, e la conoscenza da parte dell'intera comunità internazionale della loro potenziale pericolosità e degli effetti devastanti per la salute pubblica, sicché il loro impiego è assolutamente da bandire;
il procuratore generale del tribunale internazionale dell'Aja contro i crimini di guerra, Carla Del Ponte, ha espresso la sua intenzione ad avviare formalmente un'inchiesta per verificare se ricorre il nesso di casualità tra l'uso di armi all'uranio impoverito e i danni alla salute dei militari impegnati nella guerra Balcani, cosa che, se vera, comporterebbe in capo ai responsabili una imputazione per crimini di guerra;
se non ritengano di dover intervenire presso le sedi competenti per bandire l'uso di armi all'uranio e simili;
se non ritengano necessario avviare un monitoraggio epidemiologico su tutti i militari italiani impegnati a vario titolo nelle aree della ex-Jugoslavia, al fine di valutare gli effetti che la esposizione all'uranio impoverito può aver determinato sul loro stato di salate;
se non ritengano di dover avviare concreti ed immediati aiuti ai militari colpiti ed alle loro famiglie;
se non ritengano di dover sollecitare altre sedi internazionali per predisporre piani di intervento per le popolazioni dei territori sui quali sono stati riversati proiettili all'uranio impoverito.
(2-02824)
«Grimaldi, Armando Cossutta, Diliberto, Carazzi, Brunetti, Lento, Maura Cossutta, Saia».
(16 gennaio 2001)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
la questione dell'uranio impoverito deve essere inquadrata non solo dal punto di vista degli armamenti e della salute dei militari esposti alle «radiazioni»;
l'uso militare dell'uranio impoverito deriva dall'opportunità di usare le grandi quantità di uranio che rimangono dopo il processo di arricchimento. Poiché l'uranio impoverito è praticamente identico all'uranio naturale, e non può quindi essere né più pericoloso né meno pericoloso dell'uranio che viene estratto tranquillamente dalle miniere della Boemia, del Portogallo, del Congo e degli Stati Uniti, deve essere chiarito se la dimensione delle particelle è determinante;
una riflessione seria merita anche la radioattività dei due isotipi dell'uranio, cioè la tendenza dei nuclei degli atomi di questo elemento ad «assestarsi» con l'emissione di particelle energetiche e ionizzanti;
se queste «radiazioni» fossero molto energetiche, molto penetranti e molto numerose, l'elemento radioattivo sarebbe pericoloso
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per la salute e potrebbe causare leucemia, ma gli isotopi dell'uranio emettono nel tempo pochissime particelle, poco penetranti e perciò non è un materiale che aumenta apprezzabilmente la radioattività naturale dell'ambiente in cui viene disperso e non deve essere maneggiato con cure particolari;
il Ministro della difesa ha giustamente istituito una Commissione scientifica per accertare se le patologie insorte nei militari italiani rientrino nella norma oppure no e se siano da associare all'uranio oppure no, considerando naturalmente l'intera popolazione e l'età dei militari, senza farsi condizionare dai titoli dei giornali e dal ricordo di «sindromi» generate, probabilmente, da ben altre cause;
è necessario che la Commissione lavori in tranquillità, ma nel minor tempo possibile, anche per evitare che si inneschi qualche psicosi ingiustificata: le malattie, infatti, potrebbero essere associate a motivi del tutto diversi dall'uranio, come ad esempio alle vaccinazioni o alle dispersioni nell'ambiente di altri composti pericolosi per la salute -:
se il Governo non ritenga necessario, al fine di evitare il diffondersi di una vera e propria «psicosi da uranio» tra i militari ancora nei Balcani e tra i loro familiari, fornire un'informazione più dettagliata ai cittadini su cosa è l'uranio «impoverito» e se questo è pericoloso come «elemento» dal punto di vista chimico, o per il fatto di essere uno dei quaranta e più «elementi» che presentano radioattività naturale;
se il Governo non ritenga utile istituire una Commissione scientifica sotto l'egida del ministero della sanità, con il contributo dell'Istituto superiore di sanità e degli esperti dell'Enea, al fine di salvaguardare ora e nel futuro la salute dei cittadini.
(2-02827)
«Mazzocchin, Sbarbati, Marongiu».
(10 gennaio 2001)
Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, i Ministri della difesa, degli affari esteri e della sanità, per sapere - premesso che:
le campagne militari in Iraq, in Bosnia e, da ultimo, nel Kosovo, hanno, come sappiamo, evidenziato alcuni aspetti che hanno determinato allarme nell'opinione pubblica;
l'11 novembre 1999, la commissione affari esteri della Camera approvava la risoluzione n. 7-00795, con cui si impegnava il Governo ad istituire una commissione tecnico-scientifica, relativamente agli effetti della utilizzazione di armi ad uranio impoverito in Iraq durante la guerra del Golfo, in grado di procedere ad una valutazione esauriente ed imparziale, partendo dalla acquisizione di tutte le fonti di documentazione scientifica già disponibili a livello nazionale ed internazionale, e procedendo, contestualmente, a chiedere al Governo ed alle autorità militari statunitensi di mettere a disposizione della stessa commissione eventuali ricerche non ancora rese note;
in particolare risultava accertato che molti reduci dalla guerra del Golfo avevano sofferto di una strana patologia detta GWS (Gulf War Syndrome), da alcuni attribuita proprio all'uranio impoverito, cosa questa che, ragionevolmente, non ci consente oggi di escludere che una sindrome analoga possa colpire le truppe già impegnate in Bosnia e Kosovo, proprio perché anche in tali conflitti, come si è di recente scoperto, si è fatto uso dello stesso tipo di armi ad uranio impoverito;
recentemente, l'insorgenza di gravi patologie del sangue tra numerosi soldati italiani (circa ventisette sui 65.000 impiegati) e di altri Paesi europei, comunque impegnati per gli interventi nei Balcani, ha reso ancora più preoccupante la situazione, spingendo il Governo, il 28 dicembre 2000, alla costituzione di una commissione medico-scientifica di indagine, con lo scopo di individuare la presenza di eventuali agenti o materiali inquinanti direttamente coinvolti nello sviluppo di tali malattie;
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le rassicurazioni circa gli effetti dell'uranio impoverito sulla salute dell'uomo che sono giunte dagli Stati Uniti devono probabilmente essere avallate da ulteriori ricerche che escludano completamente effetti negativi per la salute delle persone comunque esposte agli esiti di esplosioni di proiettili ad uranio impoverito, anche se una ricerca scientifica condotta dalla Sirr (Società italiana ricerche sulle radiazioni) ha ritenuto inverosimile che, anche sul campo di battaglia, possano essere assorbite le quantità di uranio giudicate foriere di danni temporanei (otto milligrammi) o permanenti (quaranta milligrammi), dato il ridotto grado di tossicità residua attribuito al DU e la capacità del corpo umano di smaltire le eventuali quantità assorbite in 3-4 giorni;
è evidente allora che anche altre potrebbero essere le cause dell'insorgere delle patologie accertate, considerazione che però non ci esime, anzi ci spinge ancor più, dalla ricerca della verità;
molti altri studi, anche recenti, tendono ad escludere un certo nesso di causalità tra le malattie ed i decessi comunque riconducibili alla esposizione in ambienti contaminati da uranio impoverito (fatta eccezione però per un rapporto presentato in Gran Bretagna dall'associazione dei veterani), anche se gli isotopi radioattivi, contenuti nei proiettili, hanno una vita media di moltissimi anni;
occorre inoltre considerare che, a quanto è dato sapere, truppe americane avrebbero più volte colpito nei Balcani degli opifici industriali bellici nei quali sembra esistessero anche laboratori utilizzati per distillare sostanze tossiche;
nell'incertezza del quadro anche scientifico, occorre però verificare con chiarezza se il Governo italiano era stato informato dell'uso di armamenti ad uranio impoverito -:
se risultino vere ed accertate tutte le circostanze indicate in premessa;
se il Governo italiano fosse stato tempestivamente informato sull'utilizzazione di proiettili ad uranio impoverito, ed ove questa delicata informazione fosse stata gestita solo dagli alti vertici militari, quali provvedimenti siano stati assunti;
a quali primi risultati sia giunta la Commissione medico-scientifica nominata il 28 dicembre 2001 dal Ministro della difesa e presieduta dal professor Francesco Mandelli;
quali ulteriori interventi il ministero della difesa, dopo le rassicuranti dichiarazioni degli ultimi giorni, intenda attuare per salvaguardare la salute dei militari ancora impegnati nelle zone calde dei Balcani. E se non appaia opportuno disporre l'immediato controllo sanitario di tutto il personale anche non militare, comunque impegnato nell'area dei Balcani, compresi anche tutti quelli già impegnati in Iraq e Bosnia;
se non si renda opportuno e necessario, considerato l'ingente impegno economico già sostenuto dai Paesi che hanno partecipato alle operazioni alleate nei Balcani, destinare nuove risorse e nuove energie per una adeguata azione di bonifica di tutte le aree comunque colpite dai bombardamenti ad uranio impoverito;
se esistano e quali siano le coperture assicurative attivate a favore dei nostri militari impegnati in missioni di peace-keeping;
se possa essere esclusa l'esistenza, sul territorio nazionale, di depositi di armamenti ad uranio impoverito, con particolare riferimento alle caserme Gucci e Ronga di Persano, in provincia di Salerno;
se, infine, nel caso in cui i risultati della Commissione scientifica presieduta dal professor Mandelli dovessero accertare l'esistenza di un nesso causale, anche se attenuato, tra le radiazioni derivanti dall'utilizzo di munizioni ad uranio impoverito e le forme patologiche riscontrate nei nostri militari impegnati nelle succitate regioni balcaniche, pur confermando la nostra fedeltà all'Alleanza atlantica, si
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possa prevedere un graduale ritiro dei nostri contingenti impegnati nei Balcani, per ovvi motivi di sicurezza.
(2-02828)«Manzione».
(10 gennaio 2001)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della difesa, per sapere - premesso che:
tra i militari dei contingenti dell'Italia e di altri Paesi europei che hanno prestato servizio in Bosnia e in Kosovo sono stati dolorosamente riscontrati alcuni casi di patologie tumorali e di decessi da esse causate;
gli organismi della Nato hanno formalmente confermato - grazie anche al deciso e opportuno intervento del Governo italiano - che si è fatto uso di munizioni ad «uranio impoverito» (DU) in Bosnia nel 1994-1995, oltre che in Kosovo nel 1999, dichiarandone le quantità impiegate e annunciando di avere consegnato all'Italia informazioni dettagliate circa le località e missioni interessate;
con la risoluzione n. 7-00795, dell'11 novembre 1999, la III Commissione, segnalando i rischi insiti nell'utilizzo di materiale bellico contenente uranio impoverito, aveva sollecitato il Governo ad istituire una commissione tecnico-scientifica per valutare i possibili effetti tossici e di contaminazione radioattiva;
il Governo ha affidato ad una commissione medico-scientifica nazionale valutazioni circa l'eventuale connessione tra i decessi e le malattie e la presenza di residui di munizioni ad uranio impoverito o altre cause - eventualità che ha suscitato comprensibili preoccupazioni e allarmi presso il personale militare e civile meritoriamente impegnato nelle varie missioni di pace nelle regioni interessate, e più in generale presso la pubblica opinione - e tali valutazioni potranno giovarsi, oltre che di indagini dirette e di documentazione nazionale, anche di una vasta documentazione scientifica e sperimentale già prodotta, o di imminente pubblicazione, o in corso di elaborazione ad opera di organismi sia di altri Paesi sia di natura internazionale (fra queste in primo luogo l'Agenzia dell'Onu, Unep, che ha anche avviato una nuova indagine in Kosovo) e comunque appare necessaria una indagine epidemiologica anche tra le popolazioni civili;
la Commissione difesa della Camera dei Deputati ha deliberato una indagine conoscitiva sull'insieme delle questioni sollevate;
il Consiglio atlantico - grazie anche all'iniziativa del Governo italiano in sintonia con i Governi di altri Paesi alleati - ha deciso misure intese ad approfondire le indagini e a realizzare la più adeguata informazione collettiva sui vari aspetti connessi alla produzione e all'uso di DU, pur non avendo ritenuto di accedere ad una decisione di formale sospensione dell'uso di munizioni con DU da parte dell'Alleanza, secondo la proposta, comunque posta a verbale, del Governo italiano e di altri Governi alleati;
notizie contraddittorie e non asseverate rimbalzano da aree della ex-Jugoslavia interessate da missioni alleate, intensificando in ogni caso le preoccupazioni per le comunque aggravate condizioni ambientali di quelle stesse regioni - oggetto di particolare attenzione e iniziative da parte dell'Unione europea - e tali preoccupazioni possono riflettersi negativamente sull'impegno cui sono dedite nell'area varie missioni con vasta partecipazione militare e civile italiana;
l'Italia - con reiterato largo e convinto sostegno parlamentare - ha profuso intenso impegno nel contribuire all'opera di stabilizzazione, pacificazione e ricostruzione democratica, economico-sociale ed ambientale dell'area balcanica e in particolare di Paesi e regioni della ex-Jugoslavia, attraverso la piena partecipazione italiana a tutte le iniziative internazionali intraprese a tali fini e tuttora in corso nell'area balcanica, con vario e consistente
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apporto di risorse e di missioni con esteso impiego di personale sia militare che civile;
di tale impegno e ruolo dell'Italia e della loro intensità si prevede ed auspica, per valutazione largamente condivisa, il mantenimento anche nel prossimo futuro, quale contributo sostanziale all'opera di rafforzamento della sicurezza europea, e dunque di quella del nostro stesso Paese, intesa sotto ogni profilo, ivi compresi quelli economico-sociali ed ambientali;
ciò implica un'opera accurata di selezione, formazione e informazione del personale da impiegarsi nelle missioni e nelle attività correlate, sempre più adeguata alla natura e alle finalità di queste -:
in quali tempi il Governo ritenga che la commissione medico-scientifica d'indagine da esso nominata debba o possa produrre le valutazioni demandatele, e che trattamento intenda fare dei dati forniti;
quali misure di informazione, prevenzione e verifica il Governo abbia adottato e intenda ulteriormente promuovere a tutela del personale militare e civile impiegato in passato, al presente e nel futuro nelle missioni inviate, in particolare nelle regioni citate, e se e come ritenga altresì che tali misure possano essere estese anche a soggetti non-governativi operanti a fini di cooperazione nelle stesse regioni;
quali particolari misure di assistenza e sostegno in favore del personale partecipante alle missioni citate colpito dalle patologie indagate e delle famiglie, nonché delle stesse popolazioni civili interessate, siano state disposte dal Governo;
come il Governo valuti le risultanze dell'ultimo Consiglio atlantico, con particolare riferimento alle questioni ivi sollevate dal Governo italiano in sintonia con altri Governi alleati, e il mandato dello speciale comitato d'indagine ivi deciso, se e come intenda dar seguito all'iniziativa già intrapresa per ottenere nell'ambito della Nato una «moratoria» sull'impiego di munizioni DU in operazioni Nato, e se e come consideri l'eventualità di estendere tale proposta in altre istanze internazionali;
se il Governo ritenga di intraprendere particolari iniziative, nelle organizzazioni internazionali interessate di cui l'Italia è parte, al fine di perfezionare, armonizzare ed eventualmente innovare standard informativi e protocolli operativi relativi alle operazioni di pace;
come, e in quale quadro di cooperazione internazionale, anche al di là della questione DU, il Governo intenda valorizzare il ruolo dell'Italia nell'intensificare gli aspetti di verifica e di risanamento del degrado ambientale delle regioni revocate in questione, anche con eventuali interventi straordinari, come parte significativa dell'opera di pacificazione e ricostruzione dell'area, quanto anche come aspetto direttamente inerente la sicurezza generale dell'area e del nostro stesso Paese, oltre che del personale italiano e internazionale impegnato in loco, ciò anche in riferimento al ruolo speciale che l'Unione Europea deve assumere nel processo di stabilizzazione e di ricostruzione dei Balcani;
se e come il Governo abbia a tutt'oggi definito ed intenda eventualmente perfezionare criteri e strumenti di selezione, formazione e informazione del personale militare e civile destinato alle missioni di pacificazione, stabilizzazione, ricostruzione.
(2-02829)
«Mussi, Spini, Cherchi, Serafini, Pezzoni, Ruffino, Dedoni, Guerra, Sedioli, Occhetto».
(10 gennaio 2001)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, i Ministri della difesa e degli affari esteri, per sapere - premesso che:
sulla vicenda dei proiettili all'uranio impoverito, che potrebbe aver causato casi di leucemia tra i soldati italiani impiegati nella ex Jugoslavia, il Presidente del Consiglio ha detto di voler «chiedere conto» alla Nato dei militari morti;
tale richiesta è paradossale, dal momento che la Nato è un'alleanza di cui
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l'Italia è membro di pieno diritto con alte responsabilità nei vertici politici e militari;
il capogruppo dei Democratici alla Camera ha chiesto la messa al bando dei proiettili incriminati;
il capogruppo di Rifondazione Comunista alla Camera ha proposto l'immediato ritiro dei soldati italiani dai Balcani e le dimissioni di Javier Solana (segretario generale della Nato all'epoca della guerra), dall'incarico di ministro degli esteri e della difesa europei;
esponenti dei Verdi, partito di maggioranza, hanno chiesto l'abolizione del segreto militare Nato sugli usi dell'uranio impoverito, mentre il ministro Mattioli ha ventilato l'ipotesi di uscita dell'Italia dalla Nato nel caso di rifiuto della moratoria relativa ai proiettili all'uranio impoverito;
il presidente dei Comunisti italiani, partito di maggioranza, ha accusato pesantemente la Nato di essere inattuale e inaffidabile e chiesto quindi che l'Italia e l'Europa rompano la storica alleanza politico-militare con gli Usa e si facciano promotori di un autonomo sistema di difesa europea;
il Governo italiano ha proposto al Consiglio della Nato una moratoria circa i proiettili all'uranio impoverito, benché il Ministro della difesa abbia più volte dichiarato, anche in Parlamento, che non risultano evidenze scientifiche circa il nesso di causalità tra l'uso dei proiettili all'uranio impoverito e i casi di leucemia tra i soldati italiani, e benché lo stesso Ministro abbia insediato una commissione speciale ad hoc che ovviamente, per l'esiguo tempo trascorso, non ha potuto ancora raggiungere alcuna conclusione;
ogni strumento d'indagine, sia ministeriale, sia parlamentare, può risultare utile per accertare tutti gli aspetti del fenomeno e quindi per prendere, ma insieme agli Alleati, le decisioni appropriate;
dalle dichiarazioni e posizioni di esponenti della maggioranza e del Governo emerge una chiara, pericolosa, irresponsabile tendenza a strumentalizzare i dolorosi casi dei soldati per attizzare il mai sopito antiamericanismo della sinistra e rimettere in discussione le scelte di politica estera, specialmente l'Alleanza atlantica, la presenza della forza di pace italiana nei Balcani, gli impegni liberamente assunti dall'Italia in sede internazionale;
la richiesta italiana di moratoria dei proiettili all'uranio impoverito, respinta in seno al Consiglio atlantico, ha creato una contrapposizione di fatto tra Italia e altri Paesi Nato, come Stati Uniti, Inghilterra, Francia;
la condotta del Governo italiano ha rinverdito la triste memoria storica di un'Italia pronta a sganciarsi quando le alleanze incominciano a presentare dei rischi anche minimi, peraltro ineliminabili trattandosi di operazioni bensì umanitarie nei fini, ma belliche nei mezzi;
la condizione politico-parlamentare della coalizione di centro sinistra evidenzia che il Governo della Repubblica non ha una maggioranza in politica estera e che la richiesta di moratoria dei proiettili all'uranio impoverito è stata solo un espediente per placare le tendenze antioccidentali, antiamericane, antiatlantiche delle componenti comuniste interne ed esterna alla compagine governativa -:
quali iniziative il Governo abbia assunto per assicurare che le indagini sulle patologie riscontrate non si limitino all'uranio impoverito, ma si estendano a tutte le altre possibili ipotesi eziologiche, onde garantire comunque ai nostri militari danneggiati il riconoscimento della causa di servizio ed alle popolazioni civili adeguati interventi riparatori;
quali siano gli intendimenti del Governo in ordine alla strumentalizzazione politica della cosiddetta sindrome dei Balcani ed alla ricostituzione dell'indispensabile clima di fiducia nei confronti dell'Alleanza Atlantica;
se il Governo ritenga di dover mettere in discussione tutti o alcuni degli obblighi assunti dall'Italia nell'Alleanza atlantica e
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se il Governo intenda rivedere, e come, l'azione diplomatica e militare dell'Italia nei Balcani.
(2-02830)
«Pisanu, Vito, Prestigiacomo, Alessandro Rubino, Tarditi, Becchetti, Bertucci, Donato Bruno, Cosentino, Di Luca, Frau, Leone, Misuraca, Giannattasio».
(16 gennaio 2001)
Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e i Ministri della difesa, degli affari esteri e della sanità, per sapere - premesso che:
recenti notizie di stampa informano che studi condotti successivamente alla guerra del Golfo non hanno potuto escludere la nocività dell'uranio impoverito, come affermato dal Pentagono;
la possibile correlazione tra i casi di leucemia riscontrati nel personale militare, non solo italiano, presente in Bosnia e Kosovo durante il conflitto nella ex Jugoslavia ed il contemporaneo utilizzo in quelle zone di proiettili all'uranio impoverito, desta profonda preoccupazione per il numero delle persone che ne sono coinvolte e per la pericolosità del territori interessati anche negli anni a venire;
tali preoccupazioni sono maggiormente giustificate se si tiene conto delle possibili correlazioni tra lo sviluppo di alcune patologie, non riconducibili esclusivamente all'utilizzo di uranio impoverito, e il contatto con sostanze tossiche quali il benzene, vedasi il caso di uno dei militari italiani presenti in Bosnia e recentemente deceduto;
ulteriore e giustificata preoccupazione destano le possibili conseguenze della diffusione nell'aria di sostanze tossiche, a seguito dei bombardamenti degli impianti serbi produttori di armi chimiche -:
se non si ritenga necessario un intervento ad ampio raggio che, attraverso l'attivazione delle sedi diplomatiche e militari, promuova la messa al bando della produzione e dell'utilizzo di proiettili contenenti uranio impoverito;
se non si ritenga altresì necessario promuovere l'attivazione di una differente procedura in ambito Nato, Consiglio atlantico e Comitato militare Nato, affinché i Paesi partecipanti alle operazioni militari siano a conoscenza di tutti i dettagli utili concernenti le armi impiegate;
se, inoltre, non si ritenga utile promuovere interventi ad hoc per il monitoraggio e la bonifica delle zone contaminate nei Balcani;
se, in ambito nazionale, non si reputi necessario sottoporre a controllo chi, a vario titolo, abbia avuto contatti con i territori interessati alle operazioni militari condotte nella ex Jugoslavia ed avviare uno studio sulle possibili conseguenze dell'utilizzo di prodotti per la pulizia delle armi quali il benzene.
(2-02831)«Crema».
(16 gennaio 2001)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro della difesa, per sapere - premesso che:
è divenuta nota a tutto il Paese la tragica vicenda di alcuni giovani militari italiani impegnati nelle missioni di pace in Bosnia e Kosovo morti, in breve tempo, di leucemia;
tale vicenda - con toni spesso strumentali e demagogici - è stata collegata ad una presunta contaminazione tossico-radioattiva determinata dall'uso, nelle operazioni belliche, di munizioni a base di «uranio impoverito»;
ad oggi, 7 sarebbero i militari italiani deceduti a fronte dei 21 sui quali sono state riscontrate patologie cancerogene e che hanno prestato servizio nei contingenti dell'Onu e della Nato nei Balcani;
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l'intero caso ha evidenziato, ancora una volta, la totale evanescenza della politica estera e di sicurezza del Governo italiano, il quale, prima di affrontare il problema, sia sul fronte sanitario che su quello tecnico-militare, ha utilizzato, per lungo tempo, espedienti volti a scaricare le responsabilità dei fatti su una presunta carenza di informazione da parte dei vertici dell'Alleanza atlantica;
appare oramai evidente quanto il Governo, preoccupandosi di salvaguardare il suo precario equilibrio interno - magari cedendo a qualche richiesta di Rifondazione Comunista che auspica la fine della «anacronistica» Nato proprio quando altri Paesi una volta aderenti all'ormai defunto Patto di Varsavia chiedono di entrarvi -, si sia distinto per una serie di omissioni nella valutazione del problema, di ritardi nell'informazione, di contraddizioni nelle spiegazioni e nei provvedimenti, mettendo a repentaglio la sicurezza dei propri uomini impegnati in una delicata operazione di peace keeping -:
quali misure urgenti il Governo intenda adottare, nelle more delle indagini conoscitive avviate dalle competenti Commissioni parlamentari, per garantire pienamente la salute di tutto il personale - sia esso militare che civile - impegnato nei Balcani;
se il Governo non ritenga necessario sottoporre ad idonei controlli i militari ed i civili che sono stati e sono direttamente coinvolti nelle operazioni di pace, nonché applicare un sistema di monitoraggio del loro stato di salute, istituendo, a tal fine, una banca dati in grado di elaborare statistiche (magari comparabili con quelle della cittadinanza della stessa fascia di età o aventi caratteristiche simili, oltre che con le statistiche degli altri Paesi coinvolti o meno);
se il Governo non reputi opportuna una verifica delle reali misure di protezione che i nostri militari in Kosovo hanno potuto adottare e della loro adeguatezza rispetto alla situazione in cui si trovano ad operare;
quali iniziative il Governo intenda assumere in sede Nato e a livello internazionale, affinché le varie commissioni scientifiche, che hanno il compito di accertare se esista una correlazione certa tra l'utilizzo degli armamenti «ad uranio impoverito» e l'insorgenza di specifiche forme tumorali che hanno colpito alcuni militari impiegati nelle suddette operazioni di pace, concludano i loro lavori in tempi ragionevolmente brevi;
se, in considerazione delle molte polemiche strumentali e per una riaffermazione dell'importanza rinnovata dell'Alleanza atlantica come insostituibile punto di riferimento della politica estera e di sicurezza del nostro Paese, il Governo non ritenga di dover individuare eventuali responsabilità soprattutto rispetto alla superficiale gestione dell'intera vicenda.
(2-02832)
«Selva, Carlo Pace, Gasparri, Nania, Benedetti Valentini, Mazzocchi, Anedda, Armaroli, Berselli, Carlesi, Franz, Landi di Chiavenna, Menia, Migliori, Savarese, Zacchera, Gnaga».
(16 gennaio 2001)
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
in considerazione della delicatezza dell'argomento «uranio impoverito», è a rischio la credibilità del Governo nei confronti dei soldati, dei cittadini, e dei valori costituzionali sui quali si basa lo Stato, in primo luogo garantire la sicurezza dei suoi cittadini e non mettere a repentaglio le loro vite, e si avverte la necessità di agire con serietà e con sicure argomentazioni scientifiche;
i dati sull'uranio impoverito dovrebbero essere ben noti al Governo e non si comprende come il Parlamento debba avere informazioni riguardo a tale argomento esclusivamente dai media. I Parlamentari, infatti, non sono in possesso di
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informazioni scientifiche attendibili formulate da ricercatori qualificati, siano essi appartenenti ad organismi governativi che ad organismi indipendenti. Per tale ragione, in considerazione del ruolo e del livello decisionale e di responsabilità, non è plausibile che il Parlamento debba formulare ipotesi e assumere decisioni basandosi unicamente su fonti non istituzionali;
nel caso della sindrome del Golfo si sospettavano agenti o chimici o batteriologici, o i proiettili all'uranio impoverito come causa scatenante, ora l'attenzione è puntata unicamente sulle munizioni all'uranio impoverito utilizzate dalla Nato nella ex Repubblica federale di Jugoslavia;
non era un mistero per nessuno degli altri partners Nato che gli Stati Uniti e la Gran Bretagna avessero utilizzato nei Balcani munizioni all'uranio impoverito;
ciò che desta preoccupazione nella vicenda dei militari italiani, che risultano essersi gravemente ammalati o essere deceduti successivamente al loro rientro in Patria per malattie leucemiche, è la mancanza di tempestiva e completa informazione del Governo al Parlamento, nonché l'atteggiamento insicuro od evasivo delle figure apicali delle Forze armate italiane su questioni che inevitabilmente coinvolgono il Parlamento, poiché la presenza dei soldati italiani nei Balcani è garantita con legge, che non tutti condividono, ma che alla fine comunque impegna anche moralmente, ciascun Parlamentare -:
se abbia chiesto a Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia di collaborare a fornire all'Italia i dati scientifici che assicurano la non nocività dell'uranio impoverito per la salute dell'uomo;
se possa assicurare il Parlamento che:
la densità di uranio impoverito rilevata nelle suddette aree non causi danni ai militari ed ai civili;
siano state condotte analisi sugli alimenti e sulle bevande;
l'esposizione o contatto con l'uranio impoverito non sia causa della leucemia e delle malattie incriminate;
siano stati valutati eventuali aspetti che accomunano i soldati ammalati - ad esempio equipaggiamento, maschere, olii per la pulizia delle armi
tra il personale civile - Croce rossa, organizzazioni non governative - che ha prestato servizio nelle aree colpite da munizionamento all'uranio impoverito siano stati condotti adeguati esami e non siano stati segnalati casi di leucemia;
se intenda proseguire l'attività internazionale in favore della moratoria di tali armamenti;
se intenda in via precauzionale sospendere la missione italiana in Kosovo, od almeno prevedere la revisione delle aree di dislocazione delle truppe Nato in Kosovo.
(2-02833)
«Ballaman, Pagliarini, Rizzi, Calzavara, Balocchi, Giancarlo Giorgetti, Bianchi Clerici, Donner, Bosco, Fongaro, Fontanini, Faustinelli».
(10 gennaio 2001)
DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere, premesso che:
padre Jean-Marie Benjamin ha formulato agghiaccianti accuse agli Stati Uniti in relazione alla conduzione della «guerra a puntate» contro l'Irak;
in particolare, ed al di là delle denunciate violazioni del diritto internazionale da parte degli Stati Uniti, padre Jean-Marie Benjamin ha dichiarato al giornale «Liberazione» di mercoledì 13 gennaio 1999, pag. 11, quanto segue: «L'Onu è rimasta a guardare un genocidio che ha superato, dal 1991 ad oggi, un milione di vittime. La Fao, l'Unicef e l'Unesco hanno dato delle cifre che parlano di 6-7000 bambini morti ogni mese per le conseguenze dell'embargo. Un vero e proprio campo di concentramento, sul quale si è
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riversata nel 1991 cinque volte la potenza delle bombe di Hiroshima e ora altre bombe. Inoltre istituti internazionali francesi e tedeschi, che stanno lavorando sul posto, hanno denunciato l'uso di proiettili all'uranio impoverito che ha reso fortemente radioattivo il sud dell'Irak, con aumento di casi di cancro e di leucemia. L'Onu si è ormai ridotta a proclamare un embargo e poi ad inviare i suoi funzionari per contare i morti»;
tali dichiarazioni, per l'autorevolezza della loro provenienza, generano certamente l'obbligo morale e politico di effettuare urgenti ed approfonditi accertamenti:
se risultino le circostanze riferite da padre Jean-Marie Benjamin nella citata intervista;
in caso tali circostanze risultassero corrispondenti al vero, quali iniziative urgenti intenda assumere per far cessare l'autentico genocidio programmato con scientifica e centellinata criminalità dal governo americano nel connivente silenzio del mondo dell'informazione.(3-03227)
(13 gennaio 1999)
GRAMAZIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, ai Ministri della sanità e della difesa. - Per sapere - premesso che:
tra tutti i contingenti militari che hanno preso parte alle operazioni nei Balcani, quello italiano appare il più colpito da gravissime malattie invalidanti;
ad esempio, il contingente tedesco - formato da diecimila soldati che si sono alternati in Bosnia e Kosovo - presenta un solo caso di leucemia, in linea con la statistica nella popolazione tedesca, e in nessuno di questi militari sono state trovate tracce di uranio;
peraltro i militari sono stati e sono tuttora sottoposti ad un cocktail di vaccini (tra obbligatori e cosiddetti facoltativi) che variano nel numero da 35 a 40;
è stato scientificamente accertato che un solo vaccino riduce di molto le difese immunitarie e che 40 vaccini rappresentano una follia, specie se non sono rispettati i tempi di intervallo nella somministrazione tra l'uno e l'altro -:
se sia vero che i residenti civili nei Balcani e i contingenti militari di altri Paesi europei non hanno subìto la stessa incidenza di tumori, leucemia e malattie degenerative, che invece presentano i nostri militari;
quale sia il numero, la qualità e i tempi di somministrazione dei vaccini inoculati ai militari italiani rispetto a quelli delle altre nazioni europee;
se sia vero che l'obbligatorietà delle vaccinazioni sia stata revocata in molti Stati, essendone stata riscontrata la pericolosità specie in soggetti a rischio, e di tutto ciò inconsapevoli;
se, in considerazione dei fatti di cui in premessa il Governo, in luogo o insieme alla moratoria dell'uso dell'uranio impoverito avanzata dai DS, ma in virtù dell'invocato medesimo principio di precauzione, non ritenga di adottare la moratoria sulla obbligatorietà delle vaccinazioni, in modo da evitare che si perpetui un eccidio già accertato.(3-06775)
(16 gennaio 2001)
REBUFFA e SANZA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, ai Ministri della difesa e degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la vicenda cosiddetta dell'«uranio impoverito» ha visto nel nostro Paese il riaccendersi di antichi rancori anti-Nato, anche a causa di informazioni distorte, carenti e contraddittorie, che hanno strumentalizzato, per fini politici, dolorose vicende umane -:
quali siano i motivi per cui il Governo italiano si è fatto promotore di una richiesta alla Nato di una moratoria sull'uso dell'uranio impoverito per scopi militari,
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visto che, mentre, da un lato, il nesso tra le sindromi leucemiche e il suddetto uso di uranio impoverito appare ogni giorno più arbitrario, dall'altro è certo che nella fase attuale non vi sono conflitti militari in corso, ragion per cui la moratoria appare del tutto priva di significato;
se il Governo abbia tenuto nel debito conto che una tale iniziativa, dal sapore inevitabilmente propagandistico, non comprometta ulteriormente la già debole immagine della politica internazionale e militare del nostro paese;
che cosa intenda fare il Governo per dissipare i dubbi nati nell'opinione pubblica circa: la nocività, l'utilità e la legittimità dell'uso dell'uranio impoverito per fini militari; il nostro ruolo attivo e consapevole nella Nato e la nostra lealtà verso gli alleati occidentali; la capacità del nostro Paese di svolgere un ruolo responsabile sullo scacchiere internazionale e, in particolare, nelle crisi regionali;
quale condotta intenda assumere il Governo per rassicurare i nostri partner atlantici e ridare forza e autorevolezza all'immagine internazionale del nostro Paese.(3-06776)
(16 gennaio 2001)
LA MALFA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro della difesa. - Per conoscere:
di quali informazioni disponga il Governo circa l'insorgere dei casi di malattia nei militari che abbiano servito in Bosnia e Kosovo;
se vi possano essere indicazioni, e quali esse siano, di un'anormalità dell'incidenza di queste malattie e se vi sia un rapporto tra tale anormalità e la presenza dei militari nei suddetti teatri bellici;
e, in particolare, se vi siano elementi sulla pericolosità dell'uranio impoverito e quali siano state le decisioni della Nato in merito.(3-06783)
(16 gennaio 2001)
DEDONI, ABBONDANZIERI, ACCIARINI, AGOSTINI, ALOISIO, ALTEA, ALVETI, ATTILI, BANDOLI, BATTAGLIA, BIRICOTTI, CARBONI, CHERCHI, DEBIASIO CALIMANI, DI BISCEGLIE, GRIGNAFFINI, MAURO, OCCHIONERO, PANATTONI, PENNA, POMPILI, RIZZA, SABATTINI, VIGNALI, BRANCATI, BUGLIO, CACCAVARI, CAPITELLI, CESETTI, FREDDA, GIACCO, MARIANI, MIGLIAVACCA, PETRELLA, RUFFINO, RUZZANTE, SEDIOLI e SINISCALCHI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
i diversi casi sospetti di leucemia e linfomi recentemente diagnosticati a militari, alcuni sardi, che sono stati per un certo periodo impegnati in aree di guerra dei Balcani (Bosnia e Kosovo), stanno in questi giorni preoccupando l'opinione pubblica circa i rischi connessi a queste operazioni, nel corso delle quali sarebbe stato impiegato materiale contenente uranio impoverito;
già a suo tempo l'interrogante ebbe a presentare interrogazione a risposta immediata n. 5-06659 a seguito del decesso del militare Salvatore Vacca, perché fossero fatti gli opportuni accertamenti di verifica della causalità tra la malattia letale diagnostica al giovane e l'uso di munizioni contenenti uranio impoverito;
in data 16 settembre 1999, il rappresentante del ministero della difesa nella sua risposta aveva negato l'esistenza di alcun elemento oggettivo di riscontro;
si propone al riguardo la presente interrogazione perché siano portate avanti le opportune verifiche in grado di dare risposte in termini reali ai dubbi e alle paure che stanno investendo i giovani militari e le loro famiglie che sono stati, o sono ancora impegnati in aree di guerra -:
se il Ministro non intenda attivarsi perché possano essere forniti elementi di chiarezza che diano sollievo alle ansie dell'opinione pubblica e di queste famiglie che hanno diritto ad avere garanzie sulla sicurezza dei loro cari in missione, ancor più
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in un momento in cui essi vanno ad assolvere un compito alto per la Nazione e per la pace.(3-06786)
(16 gennaio 2001)
VELTRI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la sindrome dei Balcani interessa soldati di tutti i Paesi europei che hanno partecipato alle missioni nel Golfo e nei Balcani;
l'opinione degli scienziati è diversificata rispetto ai danni provocati dall'isotopo 238, detto uranio impoverito;
l'opinione degli scienziati è però unanime rispetto ai danni al sistema respiratorio, ai reni, al midollo osseo, provocati dalle particelle malate in seguito alla deflagrazione delle munizioni contenenti uranio impoverito;
i due Paesi possessori di tali munizioni sono gli Stati Uniti e la Francia e risulta all'interrogante che nei Balcani solo gli Stati Uniti hanno usato tali munizioni -:
se in attesa delle conclusioni delle varie commissioni scientifiche che operano nei singoli Paesi, nell'Unione europea e nell'Onu, non ritenga di trovare un accordo con i vari Paesi interessati per chiedere unitamente in sede di Unione europea ed in sede Onu il blocco della produzione e dell'uso di armi contenenti uranio impoverito;
se non ritenga di assumere tutte le iniziative necessarie per dotare l'Unione europea di una effettiva politica comune nei settori esteri, difesa e tutela dei cittadini;
se non ritenga di ricontrattare in sede Nato le clausole che lasciano agli Stati Uniti l'egemonia delle decisioni e delle informazioni.(3-06787)
(16 gennaio 2001)
RIVOLTA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
è a tutti noto che durante il conflitto che ha coinvolto gli aerei Nato sul territorio della Repubblica federale Jugoslava, numerosi aerei alleati non avendo potuto, per vari motivi, sganciare le bombe a loro assegnate sugli obbiettivi prefissati, hanno «scaricato» le suddette bombe in vari punti del mare Adriatico, al fine di garantirsi un sicuro atterraggio nell'aeroporto di destinazione -:
se tra le bombe scaricate in Adriatico una, alcune o tutte, avessero tra i loro componenti costruttivi uranio impoverito;
se, in caso di risposta affermativa, tali bombe siano state già recuperate in toto o in parte, e cosa si intenda fare per quelle eventualmente non ancora recuperate.
(3-06788)
(16 gennaio 2001)