Allegato B
Seduta n. 839 del 17/1/2001


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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
durante la discussione della legge finanziaria per il 2001 il Governo ha accolto un ordine del giorno mirante ad intraprendere le iniziative necessarie per ridurre la portata del problema della carenza di acqua ad usi civili, industriali ed irrigui in provincia di Foggia;
a distanza di soli pochi mesi la situazione idrica è fortemente peggiorata a causa del protrarsi di una forte siccità;
la economia della intera provincia è penalizzata a causa dalla penuria di acqua e vive un momento di difficoltà;


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molte aziende agricole nonché industrie di produzione hanno subito danni ormai irreparabili;
la popolazione civile sta subendo disagi derivanti dal razionamento anche dell'acqua ad uso potabile -:
se non ritenga di dover urgentemente porre in essere tutti gli atti necessari al fine di ripristinare una situazione di normalità e se a tal fine non intenda convocare urgentemente gli amministratori locali e le figure istituzionali preposte per concertare in breve tempo delle soluzioni di emergenza e per porre le basi per una progettazione di lungo periodo che scongiuri definitivamente il problema della siccità in Capitanata.
(2-02836)
«Antonio Pepe, Tatarella, Manzoni, Colucci».

Interrogazioni a risposta orale:

CARLESI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
nel corso dell'apertura dell'anno giudiziario svoltosi a L'Aquila il 13 gennaio 2001, il procuratore generale della Repubblica, dottor Bruno Paolo Amicarelli, riferendo sull'amministrazione della giustizia nel distretto degli Abruzzi, ha dichiarato sostanzialmente che non può tacersi il timore che gli illeciti traffici di uomini, armi, droghe e sigarette che hanno reso tanto insicuro sinora il basso Adriatico, si spostino verso le nostre coste, spinti dalla efficacia crescente dell'azione di contrasto lungo le coste pugliesi;
con il 1o gennaio 2002 il nucleo regionale abruzzese di polizia tributaria, istituito da pochi anni in Pescara, verrà soppresso pur avendo operato brillantemente sino ad oggi -:
se non ritenga che, con tale assurda disposizione, la regione Abruzzo venga privata di un efficace e sicuro baluardo contro il temibile tentativo dei trafficanti internazionali di usare le rotte del medio Adriatico in sostituzione di quelle sempre più controllate del Golfo di Trieste e del Canale di Otranto;
quali iniziative intenda assumere per evitare che la regione Abruzzo resti sguarnita, alla pari di regioni lontane dal mare quali la Valle d'Aosta, l'Umbria o la Basilicata, di un Nucleo di Polizia Tributaria indispensabile per il controllo dei traffici malavitosi internazionali.
(3-06794)

CARLESI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
in data 28 dicembre 2000 è stato emanato un decreto del ministero delle finanze che ha reso esecutive le Agenzie Fiscali previste dal decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300;
per quanto riguarda le Agenzie del Demanio una prima organizzazione ha previsto, tramite un accordo tra la parte pubblica e le organizzazioni sindacali, la istituzione di 32 filiali e 46 sezioni staccate;
tale accordo, rivisto in data 20 dicembre 2000, ha approvato l'individuazione di ulteriori 3 sezioni staccate;
sia nel primo che nel secondo accordo, per la città di Chieti, capoluogo di provincia, non viene prevista l'istituzione né di una filiale, né di una sezione staccata;
alla luce di quanto determinato, l'ufficio del Demanio di Chieti, composto da 14 impiegati di cui 10 amministrativi e 4 tecnici, viene di fatto soppresso;
infatti, sebbene nella provincia di Chieti siano amministrati un numero di beni patrimoniali e demaniali (idrico e marittimo) superiori ad altre province, sia per estensione territoriale che per numero di comuni, è stato incomprensibilmente previsto l'accorpamento dell'Ufficio competente con la nascente Agenzia demaniale di Pescara;
ciò determinerà molti disagi per numerosi utenti della provincia di Chieti (locatori di beni patrimoniali, assegnatari di


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alloggi Erp, fruitori di vari servizi che fino ad oggi l'ufficio ha provveduto ad erogare) che dovranno affrontare, per la definizione delle pratiche, spostamenti in un'altra provincia con aggravi di tempo e di denaro;
il personale dell'ufficio del Demanio di Chieti, che per tanti anni ha svolto in maniera ottimale il lavoro, si vedrà costretto a cambiare ufficio e sarà così vanificata tutta la professionalità acquisita nel campo specifico, in quanto, presso la istituenda Agenzia di Pescara, opererà solo il personale (18 dipendenti) già in servizio presso il locale ufficio del Demanio -:
quali sono stati i criteri con i quali si è provveduto alla ripartizione delle sedi dell'Agenzia del Demanio in filiali e sezioni staccate, posto che in Abruzzo sono previste 2 filiali con sede a Pescara ed a L'Aquila, ed una sottosezione a Teramo;
se risulta essere vero che nel mese di settembre ultimo scorso, e cioè a pochi giorni dalla determinazione di sopprimerlo, l'ufficio del Demanio di Chieti è stato trasferito dalla sede dell'ex Intendenza di Finanza a quella del Catasto;
se risulta essere vero che la spesa di tale trasloco ha comportato anche l'installazione di tutti i servizi connessi e i nuovi collegamenti dei terminali con il ministero delle finanze;
a chi deve essere attribuita la responsabilità di tale operazione che, nel caso in cui venisse confermata la chiusura dell'ufficio del Demanio di Chieti, sarebbe da considerarsi l'espressione di un vero e proprio sperpero di danaro pubblico;
se non ritenga di assumere iniziative utili a rivedere la decisione di sopprimere l'Agenzia del demanio di Chieti che determinerebbe una vera ingiustizia nei confronti di un'intera provincia ed un sicuro disservizio nei confronti dell'utenza.
(3-06799)

CANGEMI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale, al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
la selezione indetta dalla Rai (di fatto un vero e proprio concorso) esclude dall'accesso ad un concorso per una struttura giornalistica (per di più pubblica) una serie di soggetti che sono abilitati in via esclusiva alla professione prevedendo come titolo fondamentale per l'accesso alla selezione un titolo che, ad oggi, non è richiesto per esercitare la professione di giornalista;
la legge, infatti, sancisce che l'esercizio di tale professione sia riservato solo agli iscritti all'Albo Nazionale dei giornalisti e non prevede la laurea come titolo di studio essenziale per l'esercizio di tale professione;
non si comprende come la Rai possa impedire a soggetti che hanno titolarità per l'esercizio della professione la partecipazione ad una selezione. Diverso sarebbe stato se la Rai, ammettendo tutti i professionisti alla selezione, avesse previsto un'attribuzione di punti supplementari ai giornalisti in possesso di laurea, conoscenze linguistiche, conoscenze informatiche, specifica esperienza nel settore radiotelevisivo o altro;
le modalità di selezione prevedono inoltre l'accesso a professionisti non laureati, ma solo se hanno lavorato da precari nelle testate giornalistiche della Rai. Questa viene spacciata come una norma «salva precari», in realtà si configura come una irritante finzione;
la stragrande maggioranza dei precari Rai è assunta non dalle testate giornalistiche ma dalle Reti senza alcun contratto giornalistico, ma con contratti di autori testi o di programmisti-registi, nonostante si tratti sempre di giornalisti professionisti, adibiti a mansioni squisitamente giornalistiche. La Rai per anni ha sfruttato i giornalisti precari, non applicando loro il contratto di lavoro, assumendoli non nelle testate giornalistiche, ma alle Reti, adesso vi è anche la beffa del non riconoscimento del periodo di precariato alle Reti e quindi l'esclusione dalla selezione -:
se non si ritenga grave ed inaccettabile una simile pratica di selezione tanto


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più in una struttura che svolge un delicato servizio pubblico;
quali iniziative si intendano assumere al riguardo.
(3-06801)

FINO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
già numerosi atti ispettivi sono stati presentati dall'interrogante sul problema della criminalità a Cosenza e nella sua provincia;
negli ultimi tre giorni, con cadenza giornaliera, si sono dovuti registrare atti intimidatori nei confronti di altrettanti esercizi commerciali;
la notte tra il 13 ed il 14 gennaio 2001 un ordigno, inesploso, è stato rinvenuto davanti alla saracinesca del bar «Impero» di via Kennedy, nel comune di Rende, la notte successiva altro ordigno, sembra di eguale fattura, è stato fatto ritrovare all'ingresso della discoteca annessa all'Hotel «Executive», sempre di Rende, mentre era in corso una festa privata con la presenza di centinaia di ragazzi;
la notte infine tra il 15 ed 16 gennaio sono stati esplosi due colpi di pistola contro un negozio di elettrodomestici;
in particolare i due ordigni rinvenuti dimostrerebbero l'origine malavitosa degli attentati soprattutto per il tipo di esplosivo usato e per la loro assoluta sembrerebbe identicità: gelatina, un detonatore ed una miccia a lenta combustione; il tutto infilato in un involucro;
tali atti intimidatori sembrerebbero confermare che la criminalità in tale territorio è tutt'altro che sconfitta ed anzi è pronta a ribadire la propria presenza con atti che le sono propri, quali appunto intimidazioni del tipo enunciato in premessa -:
quali provvedimenti si intendano porre in essere per porre finalmente freno a tale criminalità che sicuramente frena lo sviluppo sociale ed economico dell'intero territorio.
(3-06802)

FRAGALÀ e SIMEONE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
fonti di stampa (agenzia Ansa 12 gennaio 2001, Corriere della Sera, venerdì 12 e sabato 13 gennaio 2001) riportano l'intenzione del Governo di nominare l'attuale capo del Dap, dottor Giancarlo Caselli, alla direzione di Eurojust, istituenda procura europea per la lotta alla criminalità, nonostante per l'accesso a tale carica, secondo quanto affermato da un membro del Consiglio superiore della magistratura, organismo deputato a vagliare l'opportunità della nomina, sia prevista una procedura concorsuale -:
come intenda il Governo giustificare e sostenere, in sede sia nazionale sia internazionale, una decisione che sembrerebbe costituire un abuso a fronte del regolare svolgimento per via concorsuale delle nomine presentate dagli altri Paesi europei.
(3-06807)

Interrogazioni a risposta scritta:

MATACENA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dei trasporti e della navigazione. - Per sapere - premesso che:
le condizioni di disfunzione, fatiscenza ed abbandono in cui versano le strutture delle stazioni ferroviarie della città e della provincia di Reggio Calabria, hanno costituito oggetto di continua attenzione da parte dei rappresentanti istituzionali e dei mezzi di comunicazione locale: più volte, infatti, si è segnalata la necessità di interventi di recupero e rivitalizzazione delle locali stazioni ferroviarie, del loro adattamento per una migliore fruizione e la necessità di garantire l'erogazione dei servizi connessi (biglietterie, obliteratrici, servizi igienici, impianti elettrici, di illuminazione e climatizzazione,


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adeguamento alla normativa sulla sicurezza, ristrutturazione delle aree destinate al servizio viaggiatori con l'abbattimento delle barriere architettoniche...);
nel mese di novembre dello scorso anno, finalmente, le Ferrovie dello Stato hanno varato un progetto di riqualificazione di alcune stazioni calabresi;
il progetto prevede una serie di interventi per riqualificare e mettere a norma i vari locali ed i servizi collegati, tuttavia sorprendentemente non coinvolge, tra gli altri, due importanti scali della provincia reggina: Gallico, frazione di Reggio Calabria, e Bagnara Calabra;
questa nuova politica di interventi delle Ferrovie mirata a migliorare gli ambienti di servizio al pubblico esclude, con grave omissione, dunque, stazioni importanti del territorio comunale e provinciale;
le pessime condizioni in cui versa la stazione di Bagnara Calabra (Reggio Calabria) anche di recente, hanno costituito motivo di protesta dei numerosi pendolari che ogni giorno, nel fruirne, corrono notevoli rischi: la struttura è nel suo insieme fatiscente, la pensilina costruita per riparare i viaggiatori dagli agenti meteorologici è pericolante, ma soprattutto il pericolo maggiore è rappresentato dal sottopassaggio che è esterno alla stessa stazione, scomodo e concepito alla sua origine non per gli scopi a cui oggi è adibito, con la grave conseguenza che i viaggiatori finiscono con l'attraversare i binari;
anche i locali della su citata stazione di Gallico, in condizione di degrado e disfunzione, necessitano di interventi di ristrutturazione: non è inopportuno sottolineare che la stazione di Gallico rientra in uno dei punti di maggiore rilevanza del c.d. progetto Urban, «miglioramento delle infrastrutture e dei servizi per la mobilità» che, nelle «intenzioni» prevedeva, fra l'altro, interventi per la rivitalizzazione delle stazioni ferroviarie dell'area Nord cittadina e l'istituzione di servizi di trasporto integrato, che purtroppo, ad oggi, non risulta abbiano ancora avuto corso;
la convenzione firmata dalle Ferrovie e dall'Atam con la quale i due organismi si impegnavano a portare avanti il progetto di realizzazione di un sistema di integrazione vettoriale e tariffaria nonché la riqualificazione della stazione onde creare un nuovo snodo di trasporto urbano, non è stata rispettata, i lavori di ristrutturazione dei locali della stazione di Gallico e la sistemazione delle aree adiacenti da adibire a campo sportivo e parcheggi appaltati e consegnati alla ditta aggiudicataria sono fermi perché la Ferrovie dello Stato spa sembra sia venuta meno all'impegno assunto -:
le ragioni per le quali si escludono stazioni importanti dal piano di riqualificazione;
cosa si intenda fare al fine di ottenere dall'Atam e dalle Ferrovie dello Stato il rispetto degli impegni assunti finalizzati a migliorare la fruibilità dei servizi ed il trasporto sul territorio del comune di Reggio Calabria e di Bagnara (Reggio Calabria).
(4-33450)

MATACENA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
in data 20 maggio 1996 è stato aggiudicato l'appalto per la realizzazione della strada statale 670 (Reggio Calabria) cosiddetta strada a scorrimento veloce Santa Lucia-San Roberto (Reggio Calabria);
subito dopo l'avvio dei lavori e, precisamente nell'agosto 1997, la ditta ha comunicato l'impossibilità di proseguire nella realizzazione dell'opera, per l'esistenza sul tracciato stradale di gravi interferenze e, precisamente, la condotta Snam;
per quasi tre anni non si è fatto nulla per eliminare gli ostacoli che impedivano la realizzazione dell'opera;
l'impresa ha abbandonato i lavori portandosi via gli strumenti e lasciando sei chilometri di giardini danneggiati e creando disagi alla popolazione che sta


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organizzando una serie di manifestazioni di protesta contro gli intralci burocratici che stanno bloccando la costruzione della strada -:
cosa s'intenda fare per assicurare la realizzazione rapida della strada statale 670, cosiddetta strada a scorrimento veloce Santa Lucia-San Roberto;
di chi sia la competenza in ordine alla rimozione degli ostacoli che intralciano la realizzazione dell'opera e se sono state bandite le relative gare da parte della Regione Calabria, per lo spostamento della condotta d'acqua «Bolano», e delle Ferrovie dello Stato Spa per lo spostamento dei tralicci;
cosa s'intenda fare per risolvere il contenzioso in essere fra la Coimpre e l'Anas per fare iniziare nuovamente i suddetti lavori.
(4-33453)

SANTANDREA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 18 dicembre 2000, nel corso della seduta serale del consiglio comunale di Alfonsine (provincia di Ravenna), l'avvenuta bocciatura della domanda di ammissione della Lega Nord Padania al locale «Comitato unitario antifascista», sarebbe stata giustificata, da parte della maggioranza di centrosinistra, con il pretestuoso ed assurdo motivo dell'incompatibilità del Movimento creato dall'onorevole Umberto Bossi con l'articolo 3 del regolamento dello stesso Comitato, laddove questo s'impegna a promuovere valori e principi tra cui «l'indivisibilità della Repubblica, da rafforzare con equilibrate forme di federalismo»;
nella stessa seduta, l'incredibile mancata approvazione, sempre da parte della maggioranza di centrosinistra, di un ordine del giorno volto a far prendere atto della piena legittimità dell'appartenenza della Lega Nord Padania al Comitato Unitario Antifascista, sarebbe nuovamente avvenuta malgrado il consigliere comunale leghista di Alfonsine abbia citato, insieme ad altri elementi, la recente amplissima bocciatura al Parlamento Europeo, nella discussione della proposta di risoluzione nella Conferenza mondiale contro il razzismo, di un emendamento, presentato dal Gruppo «Verdi-Ale» atto ad includere la Lega Nord Padania tra i movimenti razzisti e xenofobi;
il consigliere della Lega Nord Padania al comune di Alfonsine avrebbe altresì vanamente ricordato alla locale maggioranza consiliare, come la denominazione e lo Statuto del Movimento dell'onorevole Bossi, siano stati a suo tempo approvati dal Presidente della Repubblica e dai Presidenti di Camera e Senato, ossia dai massimi garanti di quella Costituzione italiana nella quale si rinvengono espressamente i richiami all'unità ed indivisibilità della Repubblica, nonché alla conformità alle norme del diritto internazionale;
qualora appurata l'unicità, a livello nazionale, dell'esclusione della Lega Nord Padania dal Comitato Unitario Antifascista di Alfonsine, risulterebbe perlomeno lesivo dei diritti della cittadinanza e dell'elettorato leghista il fatto che, senza consultare la popolazione (12.000 abitanti), senza citare fatti concreti ed in virtù di una mera interpretazione statutaria, i soli Sindaco e maggioranza consiliare comunale (poco più di una decina di persone) pretendano di non ritenere antifascista il movimento leghista, in gravissima e paradossale difformità da quanto anche ritenuto, sempre a livello nazionale, dai partiti rappresentati nella stessa maggioranza consiliare del Comune romagnolo -:
se, qualora quanto sopra esposto sia vero, intenda innanzitutto condannare il gravissimo ed ingiustificato atto di esclusione del Movimento Lega Nord Padania dal «Comitato Unitario Antifascista per la difesa delle istituzioni democratiche» di Alfonsine, stigmatizzando di conseguenza il comportamento sinora tenuto nella vicenda dal Sindaco del Comune ravennate e dalla maggioranza consiliare, perché autori del mancato accoglimento della domanda


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di ammissione al Comitato, inoltrata, tra l'altro, da un integerrimo cittadino antifascista a nome della sezione leghista locale;
se voglia ulteriormente biasimare la bocciatura di un ineccepibile ordine del giorno presentato dal consigliere comunale leghista di Alfonsine, a sostegno dell'ammissibilità del Movimento dell'onorevole Bossi nel citato Comitato antifascista, reputando il respingimento del suddetto documento non in linea con quanto sancito a livello provinciale, regionale e nazionale dai partiti rappresentati nella maggioranza consiliare del Comune romagnolo;
se, in vista della predisposizione definitiva del numero dei componenti del locale Comitato Antifascista, intenda, nel frattempo, sollecitare, per quanto di propria competenza, il Sindaco di Alfonsine e la sua maggioranza di centrosinistra affinché recedano immediatamente dal proposito di escludere la Lega Nord Padania dal Comitato, dopo avere ammesso l'errore compiuto e fatto pubbliche scuse all'elettorato leghista, alla cittadinanza e, perlomeno, alla dirigenza romagnola del Movimento dell'onorevole Umberto Bossi.
(4-33463)

CUSCUNÀ. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il giorno 29 novembre 2000, presso l'Ergife Palace di Roma era convocata la prova scritta del concorso per 200 posti di Notaio-Bando 1999;
detta prova veniva sospesa per motivi di ordine pubblico;
risulta all'interrogante, che il sistema delle prove di preselezione innescava una serie di contenziosità cui scaturivano gravi disparità di trattamento tra i partecipanti alla prova scritta, col conseguente dubbio circa la legittimità e regolarità del concorso stesso -:
quale sia la posizione dell'attuale governo circa il diritto imparziale per tutti i cittadini, aventi titolo, di partecipare a concorsi pubblici senza i sistemi delle preselezioni;
quali iniziative si intenda porre in essere per rimediare agli errori o «disguidi tecnici» che di fatto sospendono il concorso del 29 novembre 2000, hanno penalizzato sia i candidati riconosciuti idonei per aver superato la preselezione che quanti, in virtù di una sospensiva riconosciuta dal TAR, vantavano il diritto di partecipare a pieno titolo al concorso di cui trattasi.
(4-33464)

SCOZZARI, POSSA, GIACALONE, RABBITO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dei lavori pubblici, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
a seguito della grave siccità che colpiva alcune province siciliane il Ministro dell'interno pubblicava, il 31 marzo 2000, l'ordinanza n. 3052 con il seguente oggetto: «Disposizioni urgenti per fronteggiare l'emergenza idrica nelle province di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Palermo e Trapani»;
detta ordinanza prevedeva (articolo 1) la nomina di un Commissario, nella persona del presidente della regione, addetto all'emergenza idrica e conferiva allo stesso poteri speciali di intervento;
fra i poteri straordinari previsti all'articolo 2 dell'ordinanza citata è prevista «...ogni iniziativa necessaria ad accelerare l'attuazione del programma straordinario di cui all'allegata lettera A» ed in particolare: 1) acquisto 10 autobotti; 2) riparazione condotta dissalata Licata-Canicattì; 3) mini dissalatori mobili della Dpc a Porto Empedocle; 4) escavazione pozzo città di Enna; 5) escavazione pozzo Monnafarina; 6) escavazione pozzo città di Nicosia; 7) rifacimento bretella vecchio Ancipa; 8) adeguamento a norma delle dighe: Fanaco, Leone, Scanzano, Rossella; 9) adeguamento a norma delle 11 dighe dell'Ente di Sviluppo Agricolo; 10) manutenzione straordinaria potabilizzatore Fanaco; 11) esecuzione


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by-pass Caltanissetta per collegamento acquedotto Blufi; 12) manutenzione straordinaria acquedotto Fanaco; 13) adduzione acque pozzi CAP Favara e Sant'Elia in Santo Stefano Quisquina al Voltano;
in particolare il Commissario delegato per l'emergenza idrica avrebbe dovuto predisporre i «Progetti da elaborare ed approvare entro nove mesi dalla data dell'ordinanza stessa i progetti inclusi nella fascia B del programma approvato dalla Giunta regionale siciliana» ed in particolare: 1) rifacimento acquedotto Favara di Burgio; 2) costruzione di nuovo serbatoio San Leo e rifacimento acquedotto Gela-Licata;
la citata ordinanza volge a scadenza il 31 dicembre 2000 e la crisi idrica per uso potabile si è ulteriormente aggravata nelle province interessate dall'ordinanza;
pochi, inidonei e discutibili provvedimenti sono stati esperiti dal commissario per porre seri rimedi all'emergenza idrica, stante il perdurare in molti comuni di un gravissimo disagio che costringe la popolazione a sopportare turni di erogazione inconcepibili (oltre 20 giorni) con le conseguenze facilmente immaginabili di proteste popolari, seri rischi sanitari e di pubblico disordine, sovraesposizione degli amministratori locali, speculazione da parte dei privati -:
se sia ammissibile che nel 2001 per eseguire riparazioni nella condotta del Fanaco occorra sospendere il servizio per quattro giorni e se sia ammissibile che tali interruzioni avvengano ormai con cadenza quindicinale, considerato che il Fanaco non è un acquedotto qualsiasi, ma la principale, se non l'unica, fonte di approvvigionamento per i centri di Racalmuto, Grotte, Canicattì, Serradifalco, San Cataldo, Caltanissetta, Naro, Campobello di Licata, Ravanusa, Palma di Montechiaro;
quali atti siano stati effettuati dal Commissario per l'emergenza idrica;
quali criteri siano stati adottati per l'assegnazione degli incarichi di progettazione delle opere previste nell'ordinanza, nella individuazione delle ditte affidatarie delle opere a trattativa diretta, nel ripartire equamente tra i comuni interessati gli approvvigionamenti disponibili;
quali provvedimenti intenda assumere il Governo nel caso in cui dovesse riscontrare, come è prevedibile, gravi inadempienze nell'esecuzione delle attività previste nell'ordinanza citata.
(4-33479)

ZACCHERA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dei trasporti e della navigazione, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la nostra compagnia di bandiera ALITALIA sta in questi mesi, ad un ritmo che sembra naturalmente accelerato, dismettendo scali e tratte aeree in tutto il mondo come in America Latina, dove sono stati chiusi i collegamenti prima con Lima e Santa Fe di Bogotà, poi anche Santiago, così come in Africa (dopo Addis Abeba anche Nairobi non è più raggiungibile dall'Italia in via diretta) ed è già prevista la prossima chiusura del superstite volo per Johannesburg, limitando così di fatto l'operatività alla sola area del Mediterraneo e nord-occidentale del continente;
che sono stati chiusi gli scali «storici» di Melbourne e di Sydney in Australia che - dopo la rottura degli accordi con KLM - non sono così più raggiungibili neppure con compagnie code-sharing con Alitalia, ma solo con vettori stranieri, nonostante il vivissimo disappunto e la protesta delle nostre comunità italiane là residenti;
che anche in Europa si procede ad una drastica riduzione di tratte (ad esempio con la sospensione del volo Roma-Zurigo) e che in molti scali superstiti è stata tolta ogni assistenza ai passeggeri Alitalia in transito causando problemi alla clientela, perdita di coincidenze, di assistenza e più in generale con una forte caduta del livello dei servizi a terra;
che si ha notizia di una prossima sospensione di attività anche della compagnia


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Eurofly sul lungo raggio, nonostante l'impiego di decine di miliardi che risultano aver portato ad un giro d'affari ingente;
che a fronte delle chiusure di cui sopra vi era una situazione di voli peraltro spesso praticamente al completo, forse comunque deficitari solo per l'alto livello del punto di equilibrio economico delle tratte, dovute alle spese interne ALITALIA molto superiori a quelle della concorrenza;
che mentre ALITALIA si «taglia le vene» dei propri servizi, permangono però tutte le situazioni di vero e proprio sperpero e caos nella (costosa) gestione del personale, come ad esempio l'incredibile situazione di dipendenti lombardi che tuttora hanno base a Roma e viceversa, con il conseguente moltiplicarsi delle spese, dei costi e tempi di trasferimento, nonché l'utilizzo di posti sulla tratta Malpensa-Roma a discapito della clientela pagante;
che le nostre comunità all'estero sono esterrefatte e profondamente deluse dal veder sparire l'Italia dai trasporti aerei internazionali ed intercontinentali, non solo per una questione di affetto e di prestigio dell'Italia all'estero, ma soprattutto per la durata ben maggiore dei viaggi - che occorre ora effettuare con compagnie straniere per i trasferimenti in patria;
che questa politica sta danneggiando pesantemente anche l'operatività stessa dello scalo di Malpensa, che appare del tutto sottoutilizzato come hub Alitalia -:
quali siano i motivi di questo progressivo depauperamento dell'azienda dal punto di vista dell'immagine e della operatività in campo internazionale e quali siano in merito gli intendimenti del management Alitalia nel prossimo futuro;
se il Governo sia stato informato di questo stato di cose e quale siano stati in proposito i commenti, le proteste, le sue eventuali sollecitazioni per contenere od ovviare a questo fenomeno;
se ci si sia resi conto del costo diretto ed indiretto che l'Italia viene a pagare per la politica della compagnia aerea di bandiera;
se il Governo abbia individuato od intenda individuare il/i responsabili di questa politica aziendale così miope e contraddittoria (basti pensare agli ingenti costi sostenuti, ad esempio, per «lanciare» Eurofly, salvo poi volersene ora liberare al miglior offerente (che tra l'altro sembrerebbe la straniera Swissair) e quale sia, nello specifico, il futuro di questa iniziativa;
come si possa non considerare assurda la politica e la gestione Alitalia quando altre compagnie private trovano il modo, anche in Italia, di incrementare i voli, gli scali e la propria flotta portando utili e non perdite ai propri azionisti;
se a parziale giustificazione di quanto sopra - non siano estranee le direttive a suo tempo emanate alla Unione Europea che hanno impedito lo sviluppo della flotta concessa alla compagnia;
se ora, alla luce della recente sentenza della Corte Europea che ne ha dichiarato l'insussistenza, il Governo italiano si sia adoperato e si stia adoperando al meglio per difendere gli interessi nazionali e della stessa compagnia di bandiera.
(4-33480)

PANATTONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel decreto così detto Soverato, tradotto in legge nello scorso mese di dicembre, è stata inserita una norma che prevede per i soggetti che hanno subito danni nelle due recenti alluvioni in Piemonte (1994 e 2000) provvidenze diverse da quelle definite per i soggetti colpiti in tutti gli altri territori;
questa norma prevede che i benefici specifici siano fruiti dai soli soggetti così individuati, mentre esclude tutti gli altri,


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anche se in possesso di requisiti analoghi, ma riferiti ad eventi ed in anni diversi;
è evidente come la norma in questione sia derivata dalla considerazione attenta e positiva verso un caso singolo di particolare gravità, e che certo non esaurisce la casistica dei soggetti che hanno subito danni da due alluvioni in momenti successivi;
è particolarmente apprezzabile lo spirito della norma, che tende a dare riparazione maggiore ai soggetti più duramente colpiti;
è importante che tutti i soggetti che hanno subito il medesimo tipo di danno siano risarciti con lo stesso metodo e nella stessa misura, per motivi di equità e di correttezza sostanziale -:
se non ritenga doveroso ed urgente riaffrontare la materia, definendo lo stesso tipo di trattamento per tutti i soggetti che hanno subito una doppia alluvione, con danni certificati in entrambe le occasioni;
se non ritenga opportuna l'emissione in tempi brevi di un nuovo provvedimento che tenga conto della necessità di garantire uguale trattamento a tutti i cittadini ed alle imprese che hanno subito lo stesso tipo di danno;
se non ritenga necessario verificare l'ammontare complessivo delle risorse destinate a far fronte ai gravi eventi calamitosi dell'autunno 2000, che dalle stime e dalle valutazioni in corso di approntamento da parte delle regioni risultano essere molto superiori agli stanziamenti previsti, pur già cospicui, anche per affrontare con determinazione i problemi della definitiva messa in sicurezza dei territori colpiti.
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ALEMANNO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, al Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica. - Per sapere - premesso che:
risultano grandi manovre all'interno dell'Enel, gruppo elettrico controllato per i tre quarti dal Tesoro, dovute all'occupazione di fine legislatura dei Democratici di sinistra;
l'attuale responsabile degli affari Istituzionali dell'Enel è il signor Massimo Romano che secondo alcuni quotidiani è in pratica il lobbista che ha seguito passo passo il decreto Bersani;
Massimo Romano è stato prima assistente del ben noto ex ministro della sanità, Francesco De Lorenzo, e poi ricoprendo l'incarico di addetto delle Relazioni Esterne della Finsider, sotto la gestione dell'ingegner Gambardella, riuscì ad ottenere, un provvedimento di legge che consentì il mantenimento di vantaggi tariffari da parte dell'Enel a favore della società Terni -:
se risulta che Massimo Romano, soprattutto grazie al credito di cui gode nel mondo politico di sinistra della Capitale avrebbe ricevuto da Tatò la promessa a breve di una poltrona di amministratore delegato di una delle 32 società del gruppo Enel e più precisamente la società che si occuperà del Gas e, in caso affermativo, quale sia la professionalità e l'esperienza maturata dal signor Romano nel settore;
se il Governo abbia ancora intenzione di avallare le scelte poco manageriali ma molto privatistiche di Franco Tatò il cui unico criterio è quello di occupare posizioni chiave con personaggi privi di ogni professionalità e con dei chiari trascorsi da lobbista.
(4-33494)

CONTE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
nell'ambito delle opere per il Giubileo 2000 sono stati finanziati ad Isernia i lavori per il recupero del Santuario Santissimi Cosma e Damiano denominato «Villaggio Betania» per l'importo complessivo di lire 13.000.000.000;
tali lavori hanno sollevato diverse polemiche e contestazioni che hanno fatto


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emergere alcune violazioni commesse, e di cui si sta interessando la magistratura. Una parte significativa delle opere infatti riguardavano la ristrutturazione e la sopraelevazione dell'edificio Casa del pellegrino al fine di potenziare la ricettività alberghiera mediante la realizzazione di camere e posti letto. Per questi lavori però sono state commesse alcune importanti violazioni. In particolare con i lavori di sopraelevazione sono state violate:
l'articolo 82 del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977 n. 616 in materia di beni ambientali;
l'articolo 3 della legge del 2 febbraio 1974 n. 64 «Provvedimenti per costruzioni con particolari prescrizioni per le zone sismiche»;
per quanto riguarda le violazioni urbanistico ambientale (articolo 82 decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977 n. 616), si osserva che il progetto è stato trasmesso al settore Beni Ambientali della Regione Molise in data 8 luglio 1997 per il prescritto parere ai sensi dell'articolo 82 del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977 n. 616;
in data 21 ottobre 1997 il Settore Beni Ambientali della Regione Molise emette il parere n. 21921 considerato però di massima, vincolando il rilascio del parere definitivo alla presentazione di un progetto che contenesse alcune prescrizioni ben individuate. La più importante delle prescrizioni riguardava la Casa del Pellegrino che negava ogni possibilità di sopraelevazione, e imponeva che il tetto a falde fosse impostato alla quota del solaio inferiore del terrazzo;
in particolare il parere si esprimeva nel seguente modo: «relativamente al fabbricato Casa del Pellegrino venga impostata la copertura a falde alla quota del solaio inferiore dell'attuale piano del terrazzo, in modo che la cortina muraria di coronamento occulti, almeno parzialmente, le falde del tetto (si è evidenziato tale suggerimento con segno grafico nella Tav. n. 15). Si raccomanda al Sindaco di controllare che le prescrizioni siano rispettate integralmente.»;
la prescrizione risulta molto chiara dalla correzione apportata a cura dell'Ufficio beni ambientali alla tav. n. 15 di progetto. In parole semplici si vietava qualsiasi sopraelevazione ed aumento di volume;
il Comune di Isernia che ha rilasciato la C.E. in data 30 ottobre 1998 nel tentativo ad avviso dell'interrogante di scaricare su altri la responsabilità della regolarità delle procedure adottate, si giustifica dicendo che non era a conoscenza del suddetto parere, e di aver interpretato l'assenza dei beni ambientali in una successiva riunione di servizio, come assenso alla realizzazione delle opere;
per quanto riguarda la violazione della legge n. 64 del 2 febbraio 1974, si osserva che i lavori per la sopraelevazione del fabbricato della Casa del Pellegrino sono in contrasto con le norme tecniche attuative vigenti della legge 2 febbraio 1974 n. 64, che interessa tutte le costruzioni che ricadono in zona sismica;
tale violazione è stata contestata alla ditta costruttrice da parte del settore urbanistica Comuni sismici della Regione Molise. Nel tentativo poi di ricercare la possibilità di una deroga alle norme tecniche fu interessato da parte della Regione il Consiglio superiore dei lavori pubblici. Tale tentativo è risultato vano in quanto il Consiglio superiore dei lavori pubblici ha confermato il divieto a realizzare i suddetti lavori;
l'Assessorato regionale all'urbanistica settore Comuni sismici pertanto ha contestato con nota del 14 giugno 1999 a cui ha allegato copia del parere del Consiglio superiore del Ministro dei lavori pubblici alla ditta costruttrice ed ai tecnici interessati tutte le violazioni alla legge 2 febbraio 1974 n. 64. La stessa nota è stata inviata al Sindaco di Isernia per gli adempimenti consequenziali;


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è da rilevare che lo stesso fabbricato nel recente passato era stato già sopraelevato di un piano, e che pertanto l'ulteriore sopraelevazione considerato anche la destinazione d'uso del fabbricato, è considerato dai tecnici sotto il profilo della statica molto pericoloso;
in tutto questo il Sindaco di Isernia che per legge esercita il controllo sul territorio in materia urbanistica nell'ottobre 1999 (quando la campagna elettorale regionale era di fatto già avviata) in mancanza di collaudo statico, e di certificato di agibilità del fabbricato ha ufficialmente inaugurata la struttura con cerimonia fastosa alla presenza del Governo rappresentato dal sottosegretario alla Presidenza onorevole Minniti;
la possibilità di accedere ai finanziamenti statali per le opere del Giubileo 2000 era strettamente legata al miglioramento della ricettività alberghiera ed alla realizzazione di posti letto;
che le violazioni emerse per i lavori suddetti interessano essenzialmente le opere necessarie alla realizzazione di nuovi posti letto;
alla data odierna il fabbricato «Casa del pellegrino» sottoposto ai lavori di sopraelevazione, è stato posto sotto sequestro dalla magistratura -:
Si chiede:
1) quali somme sono state erogate alla data odierna e a quale titolo, considerato che i lavori relativi alla casa del pellegrino risultano privi di collaudo statico e di certificato di agibilità;
2) se in assenza dei lavori di sopraelevazione per il miglioramento della ricettività alberghiera, si ritiene l'intervento proposto ancora congruente con le finalità della legge, e prioritario nella concessione di finanziamenti;
3) se sono state avviate iniziative di verifica in merito alla congruità tra i lavori contabilizzati ed i lavori eseguiti.
(4-33498)

MATACENA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dei trasporti e della navigazione. - Per sapere - premesso che:
la ditta di trasporti Salzone con sede a Villa San Giovanni (Reggio Calabria) ha chiesto, alla Regione, e ottenuto dei fondi per avviare una linea di pullman che mettesse in comunicazione la frazione di Nocellari con quella di Melia di Scilla (Reggio Calabria);
di fatto tale linea non è stata mai avviata;
si è svolta solo la tratta Scilla (Reggio Calabria)-Melia di Scilla senza mai completare il tragitto fino alla frazione di Nocellari;
i cittadini, quindi, si trovano in enorme disagio perché impossibilitati a spostarsi;
che nonostante sollecitazioni fatte sia alla ditta su citata, sia all'assessore regionale competente, non si sono avute risposte tanto meno non sono stati presi provvedimenti -:
quali provvedimenti di propria competenza intenda adottare per far si che venga effettuato il servizio.
(4-33501)

LUCCHESE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere se ritenga corretta l'effettuazione di nomine e il ricorso a contratti di consulenza esterna (anche per una durata superiore a quella della prossima legislatura) nell'imminenza della fine della legislatura.
(4-33504)

FONTANINI, BALLAMAN, PITTINO e BOSCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
le allarmanti notizie apparse sulla stampa regionale e diffuse dai maggiori media nazionali a proposito di alcuni dati rilevati dalla commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti, che attestano


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lo «smaltimento in Friuli-Venezia Giulia di tossico nocivi illeciti collegati alla 'ndrangheta calabrese» e che affermano come questa regione sia «un'area di passaggio per prodotti provenienti dall'Europa orientale, spesso contaminati e radioattivi»;
dai paesi dell'Est arrivano in regione non solo materie prime a rischio radioattivo, ma anche prodotti finiti, molti dei quali entrano nel ciclo alimentare;
i dati diffusi in regione a proposito della presunta presenza di gas radon oltre i parametri consentiti per salvaguardare la salute dei cittadini;
la vicinanza in linea d'aria del Friuli-Venezia Giulia alle zone della guerra nei Balcani;
i dati rilevati sul suolo regionale dopo il fall-out radioattivo del 1986, conseguente al disastro di Cernobyl e la minacciosa presenza della centrale nucleare di Krsko in Slovenia, situata a pochi chilometri dal confine con il Friuli-Venezia Giulia e connotata da caratteristiche assai simili a quelle della centrale Ucraina;
sul territorio regionale sono presenti diverse basi militari e poligoni di tiro;
in questi giorni sono apparse sulla stampa notizie poco chiare a proposito di dati relativi alla radioattività presente nei funghi raccolti in regione che, nonostante le smentite degli organi competenti, lasciano supporre il fatto che si siano verificati fall-out successivi a quello di Cernobyl;
in Friuli-Venezia Giulia l'ambiente corre rischi legati alle emissioni in atmosfera provenienti da industrie spesso concentrate in distretti particolarmente vicini a centri densamente abitati; all'inquinamento elettromagnetico causato in modo particolare dal passaggio di elettrodotti a elevata potenza e dalla spesso indiscriminata locazione di antenne per telefonini, i cui effetti nocivi sulla salute non sono ancora stati esclusi in modo convincente; al degrado provocato dalla presenza di impianti ora dismessi senza conseguente bonifica dei siti; all'esistenza di numerosi vagoni all'amianto abbandonati in diverse stazioni ferroviarie regionali dismesse, senza aver previsto serie modalità di smaltimento dello stesso; all'ormai attestato inquinamento della falda freatica che ha spesso pregiudicato la qualità dell'acqua potabile in diverse zone della regione;
molte aree del Friuli-Venezia Giulia si collocano ai primi posti in Italia e forse anche in Europa per l'insorgenza di neoplasie;
la popolazione regionale necessita di risposte chiare e scientificamente provate, anche per evitare ingiustificati allarmismi -:
cosa intende fare il Governo dopo aver appreso i dati relativi alla commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti per avviare il risanamento ambientale della regione autonoma Friuli-Venezia Giulia;
se il Governo ritiene di procedere ad un rafforzamento delle forze dell'ordine per fronteggiare l'emergenza legata alla presenza di nuclei di criminalità organizzata con particolare riguardo alla gestione illegale dei rifiuti tossico nocivi;
se il Governo intenda fornire agli interroganti i dati precisi relativi al monitoraggio delle merci in entrata ed uscita ai valichi di frontiera con particolare riferimento alle merci provenienti da paesi a «rischio»;
come il Governo intenda rafforzare i controlli a tutti i valichi di frontiera;
se il Governo pensa di far conoscere i tempi di realizzazione del progetto avviato dal ministero della sanità, finalizzato a dotare di portali per il rilevamento automatico della radioattività dei rottami metallici provenienti dai paesi dell'Est, i soli valichi principali di Tarvisio e Fernetti;
se il Governo intenda appurare con metodi certi la provenienza dei beni di consumo alimentare utilizzati dalla popolazione


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italiana e censire i prodotti a rischio.
(4-33505)

LUCIANO DUSSIN, DOZZO, DONNER, GUIDO DUSSIN, COVRE, STUCCHI e FONTAN. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
sui quotidiani locali della provincia di Treviso del 16 gennaio 2001 ampio risalto ha avuto la notizia che è stata sgominata la banda dei supermercati, ma subito dopo i tre arrestati sono stati rimessi in libertà;
Primo Possamai - Yuri Bolzonello e il giostraio William Albini, sono stati arrestati per l'ennesima volta in flagranza di reato. I primi due sono noti e tristemente famosi per una serie impressionante di rapine effettuate tra il 1998 e il 1999 in circa 50 supermercati, soprattutto del Trevigiano e del Bellunese, con puntate anche nelle altre province venete;
è evidente anche a chi è in malafede che 50 rapine in due anni sono un numero che sconfina nell'irreale e manifesta l'assoluta sudditanza dei cittadini rispetto ad atti di criminalità, che a questo punto si possono definire «agevolati» dalle istituzioni e dall'attuale governo di centrosinistra;
questa ferma e decisa denuncia che l'interrogante rivolge all'attuale maggioranza di Governo si spiega perché risulta incomprensibile leggere che nel 1999 ad alcuni di questi signori furono anche sequestrate decine di bombe a mano, kalashnikov, fucili e pistole, mitragliatori sovietici, un chilo di esplosivi e quattro lance termiche, e nel 2000 erano già stati rilasciati;
50 rapine e un armamento da far impallidire una base NATO sono state punite con poche settimane di detenzione;
il fatto che questi signori subito dopo la prima scarcerazione abbiano cominciato a rubare nuovamente, la dice lunga sulla loro paura nei confronti di uno Stato che è sempre più vigliaccamente forte con i deboli e debole con i forti -:
chiediamo una sua chiara e responsabile presa di posizione a tal riguardo, e come sia stato possibile il verificarsi di questi eventi a favore di persone così pericolose per la nostra società.
(4-33508)

LUCIANO DUSSIN, DOZZO, DONNER, GUIDO DUSSIN, COVRE, STUCCHI e FONTAN. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
grande scalpore ha suscitato nella popolazione veneta la notizia della incredibile evasione dal carcere di Ferrara messa in atto dal bandito Stefano Ghiro;
questo signore evaso era membro della tristemente nota banda della «Parrucca», ed era stato condannato a 8 anni di reclusione perché accusato di 8 rapine, 6 delle quali ai danni di altrettanti istituti di credito siti nelle località di: Silea, Quinto, Oné di Fonte, Zero Branco, Castelfranco Veneto e Casella d'Asolo;
è noto che la provincia di Treviso detiene il record di rapine in banca riferito a tutto il territorio nazionale: doppio rispetto alle rapine fatte in provincia di Napoli e Palermo...;
Stefano Ghiro è «uscito» dal carcere di Ferrara scavalcando due recinzioni senza che nessuna guardia sparasse un colpo, nonostante secondo una prima ricostruzione, si sarebbero accorte di quello che stava succedendo (cfr. Gazzettino del 16 gennaio 2001) -:
come sia possibile che un delinquente, responsabile di aver terrorizzato un'intera provincia, possa evadere con tanta facilità senza alcuna efficace reazione da parte degli organi di controllo;
come sia possibile che un delinquente di questa portata sia così «benevolmente« collocato a svolgere un non meglio qualificato «lavoro» proprio vicino alla recinzione del carcere.
(4-33509)


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LUCCHESE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il Governo ha posto in essere degli spot, a propaganda della maggioranza che lo sostiene -:
se ritenga tali spot coerenti con gli stringenti vincoli di bilancio imposti dalla normativa vigente.
(4-33510)