![]() |
![]() |
![]() |
EDO ROSSI. A conferma di ciò il programma elettorale del presidente Bush appena eletto, come è noto, prevede una grossa spesa finanziaria nel settore spaziale relativamente allo scudo antimissile cioè al potenziamento, e al rinnovamento, della loro costellazione satellitare. In altre parole milioni di dollari per mantenere la supremazia militare commerciale tecnologica dello spazio. Francamente avremmo visto meglio un impegno dell'Unione europea in sede ONU per evitare la colonizzazione dello spazio. Lo spazio è un bene universale, e l'osservazione della terra da quella prospettiva può certamente aiutare i suoi abitanti a vivere meglio attraverso l'opera di prevenzione delle calamità, di coordinamento nella navigazione aerea navale e terrestre.
Non vi è dubbio però che la nascita di questa nuova costellazione satellitare non va nella direzione di un governo internazionale del bene spaziale bensì nella logica della colonizzazione militare per garantirsi una supremazia di potenza e commerciale, per cercare di trarre benefici economici utilizzando un bene comune.
Far nascere il sistema europeo Galileo e spendere come preventivato 4-5 milioni di euro (pur sapendo che probabilmente questa cifra non sarà sufficiente visto che sia i russi che gli americani hanno speso molto di più) può comportare il rischio che il sistema nasca già morto.
Ammettiamo pure che questa analisi sia pessimistica e che per il nascituro ci sia, seppur stentatamente una possibilità di esistenza. Esplode però subito un'altra contraddizione. Come è noto il progetto Galileo prevede due fasi, la prima sperimentale sino alla messa in orbita di tre satelliti, la seconda per il suo completamento con altri 27. È altresì noto che il Galileo doveva nascere da una partnership tra pubblico e privato per cui le spese per la costruzione della rete satellitare dovevano essere ripartite al 50 per cento. Purtroppo, nella prima fase, cioè i primi 1.250 milioni di euro necessari per la ricerca e lo sviluppo della stessa nonché la validazione del sistema con la messa in orbita dei primi tre satelliti, sono a carico del settore pubblico.
Nella seconda fase, i rimanenti 2.150 milioni di euro necessari per mettere in orbita gli altri satelliti risultanto ancora a carico del pubblico per il 75 per cento, mentre solo il 25 per cento è a carico dei privati (Alcatel, Matrà, Alenia).
Il fatto più sconcertante è che lo sviluppo finanziario di tale programma prevede che la quota del 25 per cento a carico dei privati abbia un ritorno certo in tre anni mentre per tutto il denaro pubblico si prevede la perdita totale.
Poiché alla fine di questa operazione, ammesso che vada in porto, ci sarà un uso esclusivamente civile e commerciale, i soldi pubblici saranno serviti a costruire un'infrastruttura spaziale con costi a carico della collettività e vantaggi a favore dei privati che gestiranno il sistema e le sue ricadute commerciali. I cittadini europei quindi pagheranno con denaro pubblico il progetto Galileo. Se poi vorranno usufruire del segnale, dovranno pagare un'altra volta.
Per i cultori del mercato, del liberismo, non c'è che dire: è un bell'esempio di come sia possibile usare il denaro pubblico a scopi privati. Ci si riempie la bocca di mercato, di concorrenza ma alla fine l'asino casca sempre sul principio della socializzazione delle perdite e delle privatizzazione dei profitti.
Se questa è la modernità della politica del centro sinistra e di Alleanza nazionale che voterà a favore di questo progetto non vogliamo essere minimamente coinvolti per cui voteremo contro il disegno di legge.