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PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Bonito.
FRANCESCO BONITO, Relatore. Signor Presidente, vorrei ribadire molto
telegraficamente che l'intervento del quale stiamo discutendo rappresenta un ulteriore passo verso la realizzazione del processo riformatore che, nonostante il contrario avviso ribadito in questa sede da parte degli esponenti dell'opposizione, è di straordinaria importanza e, soprattutto, sta dando i suoi frutti significativi. Infatti, il comitato ministeriale del Consiglio d'Europa - quell'Europa che pure sistematicamente ci condanna, quindi si tratta di un giudizio affidabile - nella sua ultima risoluzione ha espresso apprezzamento per le misure assunte dal Governo e dal Parlamento sottolineando che esse manifestano una chiara determinazione dell'Italia a voler realizzare standard di maggiore efficienza. Non solo, oggi, 12 gennaio, il procuratore generale della Cassazione sta inaugurando l'anno giudiziario e si pronuncerà insieme ai colleghi procuratori generali presso le Corti di appello, tenendo la solita cerimonia, ormai da tutti conosciuta, nella quale si consumerà l'ennesima liturgia del lamento, accusando a destra e a manca, indicando lacune e ritardi; ebbene, per la prima volta tutti dovranno ammettere - mi auguro non loro malgrado - che i processi penali nel nostro paese nell'ultimo anno sono significativamente diminuiti.
RAFFAELE MAROTTA. Sono diminuite le denunce.
FRANCESCO BONITO, Relatore. No, sono diminuiti i processi perché c'è stata una depenalizzazione, alla quale tu hai lavorato insieme ad altri, e si tratta di una penalizzazione che, come noi dicevamo, ha ridotto il carico di lavoro del 30 per cento. Così è stato, quindi, per la prima volta, essi dovranno ammettere ciò che accade peraltro già dal 1996: le cause civili nel nostro paese calano al ritmo del 5 per cento all'anno. Se ne sono accorti anche nel più grande tribunale d'Europa, il tribunale di Roma, dove il procuratore generale dovrà ammettere che i processi iniziati sono in numero inferiore ai processi esauriti. Di questo il procuratore generale di Roma non si era accorto, ma accadeva nei suoi uffici dal 1996.
RAFFAELE MAROTTA. Ma noi approviamo l'aumento!
FRANCESCO BONITO, Relatore. Mi correva l'obbligo di dirlo non perché siamo in tanti, ma perché ciò che oggi dico viene solennemente trascritto in un
verbale del Parlamento italiano e, poiché sarà una polemica lunga e stantia, voglio depositarlo anche a futura memoria allorquando dovremo ricordare sistematicamente i nostri successi, giacché, onorevole Benedetti Valentini, nell'unica finanziaria di un Governo da lei sostenuto, l'unica finanziaria del Governo Berlusconi, lei ha votato risorse per la giustizia italiana pari a 6.500 miliardi, mentre nell'ultima finanziaria il mio Governo, il Governo da me sostenuto ha predisposto risorse finanziarie per l'organizzazione giudiziaria pari a 12 mila miliardi e ciò significa qualcosa, anche considerando l'inflazione, poiché mai nella storia giudiziaria e politica del nostro paese risorse così cospicue in termini assoluti e percentuali erano state destinate alla giustizia del nostro paese. Questi sono dati inoppugnabili, certamente insufficienti ...
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Stamane lei ha l'ultima parola, come prevede la procedura: le replicherò nelle sedute successive. Questa autoesaltazione è del tutto fuori luogo!
FRANCESCO BONITO, Relatore. Sono dati inoppugnabili: i 400 mila processi in meno non li potrà certamente cancellare, così come non potrà cancellare i dati sui tempi medi dei processi civili né potrà far ricomparire 5.500 miliardi in più con il gioco delle tre parti.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia ha facoltà di replicare.
MARIANNA LI CALZI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, rinuncio alla replica.
PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Anche l'ISTAT ha dovuto ammettere che i tempi medi del processo civile italiano nel giro di due anni hanno visto una riduzione di 365 giorni, cioè in due anni abbiamo avuto una riduzione dei tempi medi del processo civile italiano di un anno.
Tra l'altro, stiamo parlando di effetti che sono una parte limitata di quelli che si produrranno realmente allorché le riforme strutturali sulle quali stiamo lavorando saranno a regime, perché - non lo dimentichiamo - noi lavoriamo su una macchina che cammina ed anche abbastanza velocemente. Non possiamo fermare la giustizia italiana; dobbiamo avvitare i bulloni, cambiare le ruote e rafforzare il motore su una macchina che va a 180 all'ora. Eppure - lo rivendichiamo con orgoglio - siamo stati bravi e lo abbiamo fatto, per la prima volta nella storia giudiziaria del nostro paese dal 1865 ad oggi, perché è dall'inizio dello Stato unitario che la giustizia non conosceva inversioni di tendenza in relazione al proprio carico e ai propri ruoli.
Ciò sta accadendo per la prima volta nel nostro paese. Figuriamoci che cosa accadrà e quali saranno gli effetti positivi quando, ad esempio, ad aprile i giudici di pace - tanto vituperati e che comunque hanno risolto la questione della giustizia civile nel nostro paese - cominceranno ad occuparsi anche dei processi penali. Figuriamoci ciò che accadrà quando, attraverso questa legge, nel giro di tre o quattro anni, realizzeremo il pieno organico della magistratura italiana, il che vorrà dire - come ho detto svolgendo la relazione - che la macchina giudiziaria del nostro paese potrà avvalersi di duemila magistrati in più rispetto agli attuali, che significa il 20 per cento in più della produttività e dell'efficienza del sistema.
Sono dati oggettivi, che ribadisco con orgoglio e con il rinnovato impegno di continuare a lavorare in questi ultimi tre o quattro mesi per arricchire ulteriormente un quadro normativo che già oggi appare grandemente e fortemente significativo.