(Sezione 2 - Contratti di mutuo con tassi usurai)
ORLANDO. - Al Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica. - Per sapere - premesso che:
con la pronuncia del 17 novembre 2000 la Corte di Cassazione ha fornito un'interpretazione della legge sull'usura (legge n. 108 del 1996) in base alla quale possono essere dichiarati nulli i contratti di mutuo stipulati con le banche se si applicano tassi usurari, anche se sono contratti «vecchi», stipulati cioè prima della legge del 1996, che ha fissato il tetto massimo ai tassi dovuti dal cittadino che ha chiesto un prestito;
la retroattività della norma è stata giudicata illegittima dall'Associazione bancaria italiana (ABI), la quale, insieme all'Associazione delle banche estere in Italia, ha inviato una lettera a Bruxelles in cui sostiene che la pronuncia della Corte di Cassazione avrebbe di fatto messo «fuori legge» i mutui a tasso fisso per i mutuatari italiani e isolato il mercato italiano da quello europeo e globale;
il governatore della Banca d'Italia ha così riassunto i termini della questione: «L'ordine di grandezza dell'onere per il sistema bancario derivante dalla sentenza della Cassazione può essere stimato intorno ai 15.000 miliardi di lire nel caso in cui si consideri praticabile l'ipotesi di ridurre i tassi dei mutui stipulati in passato a livello dei tassi-soglia. Quest'onere potrebbe arrivare a 50.000 miliardi, se si dovessero annullare per intero gli interessi diventati nel tempo superiori ai nuovi limiti»;
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il Governo ha inizialmente prospettato una soluzione che passasse attraverso un intervento legislativo bipartisan, evitando il ricorso al provvedimento d'urgenza. Per questo motivo, nonostante la legge finanziaria non consenta generalmente l'inserimento di norme di tipo ordinamentale, il Governo ha valutato l'ipotesi di aggiungere un emendamento in grado di disinnescare gli effetti della «sentenza-bomba», in considerazione appunto del fatto che si tratta di un argomento con un chiaro impatto sui conti dello Stato. La mancanza di un accordo non ha reso però possibile la manovra e il Governo ha emanato un decreto-legge;
si tratta, in pratica, di una mini-sanatoria: il decreto del Governo esclude la retroattività e fissa nuovi limiti. La soluzione prevede che per i mutui in essere, il cui tasso fisso è superiore al tasso-soglia della legge antiusura, non siano previsti rimborsi per il periodo che va dal 1997 al 2000. Per le prossime rate, tuttavia, il tasso da pagare sarà pari alla media dei rendimenti dei Btp emessi negli ultimi 25 anni e non potrà superare la soglia del 12,21 per cento per le persone fisiche (12,70 per cento per le imprese);
questo obbligo comporterà per il sistema bancario un onere complessivo di 2500-3000 miliardi; per i mutuatari, il beneficio è in media di circa 1,5 milioni l'anno;
il governatore della Banca d'Italia ha dichiarato «assolutamente opportuno che le banche rinegozino un certo numero di mutui al di sopra della soglia del 12 per cento perché sono dei livelli eccessivamente onerosi», sicché «è da rammentarsi che le banche non lo abbiano fatto di loro iniziativa» -:
quali impegni il Governo ritenga di poter assumere perché si arrivi rapidamente a rendere operativa la nuova disciplina che, senza indulgere a demagogia, garantisca i cittadini mutuatari nei confronti del sistema bancario e al tempo stesso non danneggi quest'ultimo, che raccoglie e gestisce il risparmio degli stessi cittadini.(3-06740)
(9 gennaio 2001)