Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 829 del 19/12/2000
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TESTO AGGIORNATO AL 20 DICEMBRE 2000


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(Dichiarazioni di voto finale - A. C. 7463)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Malentacchi. Ne ha facoltà.

GIORGIO MALENTACCHI. Signor Presidente, dichiaro il voto favorevole sul provvedimento e chiedo alla Presidenza di autorizzare la pubblicazione del testo della mia dichiarazione di voto in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cuccu. Ne ha facoltà.

PAOLO CUCCU. Signor Presidente, spenderò due parole per tentare di concludere la discussione di questo provvedimento. Questo provvedimento è arrivato in ritardo sia in Commissione che in aula; è arrivato povero di contenuti e non ha


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colto le cose importanti che era necessario fare in questo momento sia sotto l'aspetto sanitario sia sotto quello economico. Purtroppo dobbiamo constatare che esso esce da quest'aula povero così come vi era entrato. Questo Governo e questa maggioranza non hanno ritenuto di fare alcuna apertura né di apportare alcun miglioramento al provvedimento.
Noi abbiamo fatto la nostra parte sollecitando, intervenendo e stimolando. Non siamo riusciti nel nostro intento: ve ne assumete tutta la responsabilità di fronte ai cittadini italiani. In ogni caso, sempre per cercare di favorire chi si può favorire, ci asterremo nella votazione del provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, siamo arrivati al voto finale di questo decreto-legge e nel corso della discussione che si è protratta in queste ore abbiamo constatato in modo evidente come il Governo ancora una volta non abbia adottato la giusta normativa ed abbia negato il giusto ristoro che si deve dare a questo comparto. Più di una volta, quando si è parlato del sistema agricolo, il Parlamento ha approvato decreti-legge le cui conseguenze negative per il mondo agricolo abbiamo potuto constatare nel corso del tempo.
Signor Presidente, pensavo e speravo che fossero accolti gli emendamenti che avevamo presentato che, come ricordo a tutti i colleghi, andavano dai test preventivi volontari alla possibilità di concedere aiuti agli allevatori con un intervento articolato - considerata la crisi che si registra ormai in questo settore -, alla metodologia per eseguire i test e, non da ultimo, alla problematica della distruzione delle carcasse. Avevamo dato indicazioni ben precise al Governo.
In un primo momento sembrava che il Governo volesse recepire alcuni emendamenti ma poi abbiamo visto che si è chiuso a riccio facendo leva su un presunto obbligo nei confronti del commissario nominato venerdì scorso e sulla previsione che nell'arco di sette giorni avrebbe delineato in maniera chiara la situazione attuale e futura. Mi chiedo perché il Governo non abbia accettato i nostri emendamenti che erano basati sulla logica, alcuni dei quali mutuati da precedenti impegni di questo stesso Governo.
È vero, siamo già in campagna elettorale, ma mi chiedo se gli allevatori debbano scontare l'inefficienza e la precarietà del Ministero dell'agricoltura di fronte a questa vicenda. Nelle ultime settimane abbiamo visto sbandierare ai quattro venti le diverse posizioni e poi prendere decisioni contrarie; abbiamo visto un ministro che voleva bloccare le frontiere per evitare di importare animali dalla Francia e dall'Inghilterra e poi sottomettersi alle direttive della Comunità. Abbiamo ascoltato in quest'aula il ministro della sanità che sottolineava l'importanza di sottoporre al test gli animali entro un certo limite di età e poi in aula non se ne è tenuto conto.
Dobbiamo poi sottolineare l'opera «meritoria» (lo dico tra virgolette) dei colleghi verdi i quali ancora una volta si sono dimostrati insensibili ai problemi del settore zootecnico da carne; hanno preso la palla al balzo, come accadde nel 1996, quando nelle strade furono attaccati taluni manifesti a cura di alcune organizzazioni pseudoambientaliste nei quali appariva la foto di un vitellino con la scritta: attento, se mangi questo, muori. Di nuovo oggi questa formazione politica ha preso la palla al balzo per frapporre nuovi ostacoli al settore dell'allevamento.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI PETRINI (ore 20,55)

GIANPAOLO DOZZO. Mi chiedo perché il Governo non abbia mai dato


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risposte positive non solo a questo ma anche ad altri settori che da anni attendono soluzioni per i loro problemi.
Proprio in quest'aula il Presidente Violante aveva promesso di avviare la discussione di quei provvedimenti a favore di questo importante settore economico, ma queste promesse non sono state mantenute. E poi il ministro va dicendo in giro che il Parlamento non riesce a legiferare e, sulla base di questa affermazione, avoca a sé i provvedimenti.
Ci troviamo dunque in una situazione davvero triste, soprattutto dopo le tante emergenze, e oggi ci troviamo a votare la conversione di un decreto nel cui testo fin dall'inizio non si è tenuto conto delle misure necessarie per questo comparto. Al di là delle dichiarazioni del Governo, abbiamo visto i fatti, i quali ancora una volta ci inducono ad affermare che si vuole far morire l'agricoltura del nord. Mi meraviglio di certi colleghi del nord, che conoscono molto bene le problematiche di questo settore e che non riescono a combattere all'interno della propria maggioranza una battaglia che servirà per dare una speranza. Mi meraviglio perché essi sanno benissimo, nel loro animo, che la situazione descritta da certi loro colleghi della maggioranza non è così. Lo sanno benissimo perché, essendo magari figli di contadini, hanno contatti giornalieri con quel mondo e sanno benissimo che la realtà è diversa.
Nella maggior parte dei casi si tratta di giovani rientrati nel settore agricolo, che avevano abbandonato l'industria per tornare a fare il lavoro dei propri padri e che si vedono costretti, giorno dopo giorno, a combattere contro le emergenze e contro l'insensibilità da parte del Governo.
Signor Presidente, non potremo dare il nostro assenso al provvedimento che stiamo per votare e, quindi, esprimeremo voto contrario. Da come è partito, il provvedimento è stato notevolmente peggiorato. Spero, comunque, che con il passaggio nell'altro ramo del Parlamento esso possa migliorare; anche al Senato daremo il nostro contributo affinché si possano dare risposte positive al settore e affinché siano eliminate (al riguardo, chiedo la cortesia del sottosegretario Montecchi) quelle parti che, come sa benissimo anche lei, possono portare allo sfacelo il settore (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Losurdo. Ne ha facoltà.

STEFANO LOSURDO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ritengo si sia persa un'ottima occasione per inserire nel provvedimento, oltre alle misure di carattere sanitario, le misure a sostegno del settore dell'allevamento, che è stato colpito in maniera drammatica ed incolpevolmente dal cosiddetto fenomeno della mucca pazza. Si è persa l'occasione per inserire nel provvedimento misure idonee e congrue a favore degli allevatori italiani e di tutta la filiera dell'allevamento, dai produttori sino ai macellatori e al settore commerciale: sono stati tutti colpiti incolpevolmente e in maniera drammatica dal calo catastrofico delle vendite di carne bovina in Italia.
Si è persa un'occasione perché il Governo non ha voluto inserire le misure a sostegno dell'intero settore e dell'intera filiera dell'allevamento (dai produttori ai macellatori) quando, per anni, nell'attuale legislatura - soprattutto con il Governo Prodi - si sono convertiti decine di decreti-legge che si potevano definire veri e propri provvedimenti omnibus, in quanto contenevano un po' di tutto e rappresentavano l'occasione per veicolare interessi vari, a dispetto dell'ispirazione originaria e del contenuto autentico dei decreti-legge (che, invece, dovrebbero riguardare aspetti specifici di determinate materie).
Vi sono stati, dunque, decreti omnibus e prese di posizione contrarie ad essi da


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parte delle opposizioni. In questa occasione, invece, si è voluti essere rigidissimi e non inserire misure a sostegno dell'intera filiera dell'allevamento in Italia. Si è persa una splendida occasione e ci troviamo di fronte ad un provvedimento che, sotto certi aspetti, è inutile (a parte le misure sanitarie che si rendevano improcrastinabili). Sotto altri aspetti, esso sarà molto probabilmente impraticabile. Infatti, il Governo è stato (ripeto un'espressione che non è piaciuta al sottosegretario Montecchi) «cocciuto» nel non voler prendere in considerazione una nostra proposta emendativa che prevedeva misure finanziarie idonee ad ampliare gli strumenti e le strutture presenti in Italia per lo smaltimento delle carcasse.
Non si è voluto fare questo per motivi che non sono stati spiegati bene. Ci si è richiamati al fatto che dovrebbero essere interessati solo i privati e che quindi ci vorrebbe tempo. La verità è che di fronte all'emergenza questo aspetto avrebbe dovuto essere affrontato con maggiore senso di responsabilità. Di fatto, avverrà che di fronte all'impossibilità, per i quattro stabilimenti di smaltimento rifiuti che esistono in Italia, di provvedere a tale adempimento, si determinerà un ingorgo e tante zone d'Italia, in particolare nel centro, si troveranno addirittura nell'impossibilità di accedere alle strutture di smaltimento delle carcasse bovine. Nelle stesse regioni del nord, le sole quattro strutture esistenti subiranno un ingorgo tale da indurre gli allevatori - per i quali secondo me scatterà l'esimente dello stato di necessità - a procedere ad un vecchio rito clandestino o semi clandestino, cioè all'interramento delle carcasse.
Ritengo che la chiusura totale del Governo abbia provocato di fatto l'impraticabilità del decreto. Sarà difficile che vengano eseguite le misure principali che il testo prevede. Ritengo, quindi, che si sia persa un'ottima occasione.
Sia durante la discussione generale sia durante il dibattito di oggi, in questa lunghissima seduta dedicata al problema della mucca pazza, vi sono stati momenti di spinto ideologismo, che a noi tutti può far piacere, perché un certo pragmatismo eccessivo ed arido della politica può non piacere a tanti di noi. Tale ideologismo, quindi, può anche essere il benvenuto nella discussione parlamentare, ma io ritengo che in questo caso ci si sia rifugiati in esso per nascondere le pecche del decreto e di certe impostazioni ideologiche le cui responsabilità si vogliono celare. Ci si è richiamati all'ideologia quando si è detto che si voleva impedire a noi dell'opposizione di centrodestra di invocare la necessità che le strutture pubbliche facciano alcune cose a favore dei cittadini, in questo caso a favore degli allevatori. Siamo stati quasi irrisi, perché ci si è rimproverato il fatto che, pur essendo favorevoli al privato, al liberismo, ora ci richiamiamo alla struttura pubblica e al suo funzionamento. Ebbene, noi ci meravigliamo della meraviglia manifestata da quei colleghi, perché il pubblico interviene con i mezzi finanziari derivanti dalle tasse che i privati cittadini pagano, che gli imprenditori, soprattutto, pagano, quindi è perfettamente lecito per lo schieramento di opposizione di centrodestra richiedere l'intervento pubblico quando vi sono situazioni di emergenza come quella in questione.
Inoltre è stato fatto dell'ideologismo in quest'aula quando, non oggi, ma durante la discussione generale, si è detto che non è possibile intravedere responsabilità di un certo schieramento politico appartenente alla maggioranza perché, ad avviso di chi parlava, l'esplosione di questa virosi drammatica che sta sconvolgendo l'economia agraria italiana si deve far risalire solamente alla responsabilità di certe impostazioni ultraliberiste che vanno alla ricerca solo del massimo profitto e che quindi hanno creato il terreno di coltura in cui si è sviluppata questa virosi. Io affermo che non è proprio così, o per lo meno non è solamente così. Pongo allora


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una domanda a me stesso e a tutto il Parlamento: quando è sorta, temporalmente, la virosi della mucca pazza? Forse non è coincisa, la sua nascita, con il divieto dell'uso di un certo solvente, che fu dichiarato cancerogeno, mentre rendeva innocui i mangimi di origine animale che venivano usati a suo tempo nell'allevamento?

PAOLO GALLETTI. Balle!

STEFANO LOSURDO. Non è vero che questo solvente fosse cancerogeno ed è stato dimostrato. Mi chiedo allora se questo fondamentalismo ambientalista non sia la causa - magari anche incolpevolmente e inconsciamente: proprio perché fondamentalismo, non c'è nulla di razionale in esso - della nascita di questa virosi. In questo caso è duro dimostrare il contrario e se vogliono dimostrarlo devono farlo con ragionamenti e non con ipotesi e postulati, affermando il falso, come è stato fatto in questo Parlamento, e dicendo che quel solvente era cancerogeno: quel solvente non era cancerogeno!

PAOLO GALLETTI. Le mucche devono mangiare il foraggio!

STEFANO LOSURDO. Ma stai zitto! Stai zitto, fondamentalista! Komeinista!

PAOLO GALLETTI. Asino! Ignorante!

PRESIDENTE. Colleghi, per favore!

STEFANO LOSURDO. Ritengo che si sia persa una splendida occasione per dare un vero sostegno a tutto questo settore colpito incolpevolmente. Pertanto, a parte le misure sanitarie che noi ritenevamo auspicabili e di cui non si poteva fare a meno, riteniamo questo decreto-legge inutile e prevediamo che sarà inapplicabile. Per questi motivi annuncio che il mio gruppo voterà contro la sua conversione in legge (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Ferrari, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saia. Ne ha facoltà.

ANTONIO SAIA. Signor Presidente, onorevole sottosegretaria, colleghi, il gruppo Comunista italiano voterà convintamente a favore della conversione in legge di questo decreto-legge, perché lo riteniamo un modo per rendere un servizio importante alla collettività nazionale, al fine di tutelare la salute dei nostri concittadini e di tutelare altresì gli allevatori ed i commercianti. Questi ultimi, finalmente, potranno verificare che si cerca di fare chiarezza su una vicenda che sta sconvolgendo l'opinione pubblica e che è stata causata anche da un'informazione che spesso non ha tenuto conto delle risultanze scientifiche, ma che, partendo da fatti di cronaca che giustamente vengono diffusi, ha portato all'attenzione degli italiani l'encefalopatia spongiforme, seminando paura e timori e provocando un calo nelle vendite di carne bovina con conseguenze economiche negative.
Questo decreto-legge crea finalmente le condizioni affinché possa essere fatta chiarezza e possano essere fugate le paure. Non posso tuttavia non rilevare una certa schizofrenia nel comportamento tenuto dall'opposizione, che ha cercato di alimentare queste paure, affermando che le misure adottate dal Governo italiano sono insufficienti a garantire la tutela della salute dei cittadini: non sanno che alimentando queste paure si danneggiano ulteriormente gli allevatori.
Noi riteniamo invece che, rassicurando i cittadini, si riusciranno a migliorare le condizioni in cui versano gli allevatori ed i commercianti. Su cosa fondo queste mie certezze? Quando sono in quest'aula devo dimenticare di essere medico e mi devo occupare di politica, ma devo tenere conto di quanto affermano coloro i quali fanno il loro mestiere, vale a dire gli studiosi che


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cercano di comprendere le malattie e di combatterle. Ebbene, non gli uomini politici europei, ma il Comitato veterinario permanente dell'Unione europea il 23 novembre scorso ha proposto alla Commissione, al fine di combattere e prevenire questa epidemia, di prevedere test per l'individuazione rapida della malattia nei bovini in due tappe.
Dal 1o gennaio 2001 il test viene esteso ai bovini di oltre 30 mesi che sono a rischio, mentre dal 1o luglio 2001 il test viene esteso ai bovini di oltre 30 mesi che non sono a rischio. Ebbene, il Governo italiano sta facendo di più perché dal 1o gennaio il test viene esteso a tutti i bovini di oltre 30 mesi.
Si è obiettato che il ministro Veronesi ha parlato di bovini di 20-24 mesi. Ebbene, sono stato tra coloro che su questa materia ha rivolto un'interrogazione al ministro Veronesi. È vero che questi ha parlato di bovini di 20-24 mesi, ma è altrettanto vero che con questo decreto si adotta una misura (modificata da un emendamento, poi accolto, che era stato presentato dai verdi) che non è in contrasto con il test sui bovini di 30 mesi. A tutti i bovini con oltre 12 mesi, che vengono macellati, debbono essere asportati gli organi che sono a rischio. Agli organi già previsti nel decreto (che erano il tessuto linfatico, il cervello, il tessuto nervoso) sono stati aggiunti, su proposta dei verdi, la colonna vertebrale in quanto essa è il contenitore del midollo spinale e la milza che è l'organo per eccellenza del tessuto linfatico.
Debbo poi registrare un altro comportamento schizofrenico. Come si fa a chiedere maggiori tutele e poi a votare perché la milza non sia tra gli organi da controllare?
Vi sono malattie che hanno lunghi periodi di latenza. Qui ci troviamo dinanzi ad una malattia che è infettiva ma che potrebbe anche non esserlo; essa sembra piuttosto avere un aspetto degenerativo in quanto è causata da qualcosa che non sappiamo però se è un essere vivente. Come è stato detto, non ci troviamo dinanzi ad una cellula, in quanto non ha nessuno dei due acidi nucleici che sono la condizione fondamentale perché un agente possa essere considerato un essere vivente. In ogni caso si tratta di un proteina che si indova e che probabilmente ha un lunghissimo periodo di latenza all'interno di certi organi a rischio; soltanto successivamente essa si diffonde nell'organismo.
Bisogna anche dire che ad anticipare il test ci si sarebbe trovati davanti ad un altro pericolo. Poiché infatti questa molecola ha un periodo di latenza molto lungo all'interno di questi organi, il test eseguito su un bovino di 18 mesi potrebbe dare esito negativo. La conseguenza sarebbe quella di mettere in commercio carni di bovini sui quali il test ha dato esito negativo ma che poi hanno sviluppato la malattia.
Cari colleghi, di esperienze simili ne abbiamo tante! Mi limiterò a citare le più frequenti: l'epatite B e l'epatite C. Sappiamo che per queste epatiti, pur essendo causate da un agente infettivo, la positività del test risulta evidente dopo 2-4 mesi e talvolta addirittura dopo 6 mesi. La conseguenza, nel nostro caso, sarebbe dunque quella di esporre la popolazione italiana ad un rischio maggiore perché sappiamo che il test, per così dire, si positivizza tardivamente e la positività del test coincide con il momento in cui la malattia si diffonde in tutto l'organismo.
Per tale motivo ritengo il test giusto. Lo dico senza avere la pretesa di fare il medico o lo scienziato, ma cercando di raccogliere ciò che la comunità scientifica oggi ha accertato.
Bene ha detto la collega e compagna Maura Cossutta quando ha affermato che la scienza non è una cosa statica e che il nostro dovere di politici, oggi, non è quello di violentare la scienza ma di attenerci strettamente alle conoscenze scientifiche. Penso che come politici non


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potremmo fare meglio perché non possiamo sostituirci a chi studia e conosce queste situazioni.
Cari colleghi, per tali motivi non posso che ribadire con convinzione il voto favorevole dei Comunisti italiani su questo decreto, sollecitando il Governo a dare attuazione a quell'ordine del giorno che abbiamo presentato e che è stato accolto; un ordine del giorno il cui intento è proprio quello di tranquillizzare la gente e di riaprire le porte ad un certo mercato e alla possibilità di lavoro per coloro che operano in questo settore. Con esso abbiamo chiesto al Governo di fare subito piena chiarezza sui reali pericoli che non sono quelli che destano i timori di oggi, ma sono molto minori. In Italia - torno a ribadirlo - già prima di questo decreto-legge vi era una medicina veterinaria che, grazie al servizio sanitario pubblico, funzionava molto, ma molto meglio che in tutti gli altri paesi europei. Ne è testimonianza il fatto che questa malattia, grazie al cielo, ancora non è arrivata nel nostro paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lucchese. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, la nostra posizione su questo provvedimento è chiara. Si tratta di un decreto-legge che affronta problemi importantissimi e che condividiamo nella sua impostazione di fondo.
L'encefalopatia spongiforme bovina ha creato uno stato di panico nei cittadini e sta cambiando le loro abitudini alimentari. È un problema che non interessa solo la salute dei cittadini, ma anche l'economia degli allevatori, dei macellatori e dei dettaglianti, perché in questo settore si è registrata una significativa crisi. Non dobbiamo creare panico nei confronti delle persone e le nostre osservazioni non hanno finalità allarmistiche. Critichiamo il provvedimento perché, pur condividendone - come dicevo prima - l'impostazione di fondo, avrebbe potuto essere migliorato con l'inserimento di alcune nostre osservazioni finalizzate a rendere più chiare e più sicure le informazioni ai cittadini.
Ringrazio la maggioranza per avere approvato il mio emendamento sull'informazione ai cittadini, necessaria per evitare confusione. Oltre all'informazione, bisogna dare un sostegno alle persone che lavorano in un settore che ha registrato una grande crisi. Ho presentato un ordine del giorno che non è stato accolto dal Governo e che affrontava la questione dei trentamila dettaglianti che non chiedono sovvenzioni, ma provvedimenti di sostegno. Agli allevatori e agli operatori del settore dei macelli sono state fatte dal Governo promesse generiche, senza stabilire impegni concreti che avrebbero potuto essere assunti accogliendo alcuni ordini del giorno presentati.
A seguito delle considerazioni svolte durante l'esame di questo provvedimento, speriamo che il Governo, con interventi successivi, possa migliorarne il testo, rendendolo più chiaro e fornendo maggiori informazioni. Siamo fiduciosi che il Governo affronterà in modo più esaustivo la problematica; in questa prospettiva, il CCD si asterrà dal votare il disegno di legge di conversione del decreto-legge al nostro esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corvino. Ne ha facoltà.

MICHELE CORVINO. Signor Presidente, il provvedimento in esame ha il merito di potenziare i controlli nella movimentazione degli animali e la sorveglianza epidemiologica sull'encefalopatia spongiforme bovina; in secondo luogo, esso ha il merito di adottare un programma di prevenzione, sottoponendo a test rapido specifico i bovini, i bufali, i


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bisonti condotti al macello in età superiore ai trenta mesi; in terzo luogo, esso prevede l'adozione di specifici programmi di intervento.
In Francia, negli ultimi sei mesi, sono stati eseguiti 15 mila test su animali che non presentavano sintomi neurologici, per i quali cioè non era stata fatta una diagnosi di malattia: 37 di essi sono risultati positivi. Pertanto, circa il 3 per mille degli animali ritenuti non ammalati in realtà lo erano. Vi è il dubbio, quindi, che una grande quantità di animali, in precedenza macellati e messi in commercio, in realtà fossero portatori del prione, vale a dire di quella molecola replicativa responsabile della trasmissione dell'infezione.
Nel 1997, il premio Nobel per la medicina venne conferito al biochimico Stanley Prusiner per aver scoperto i prioni che, pur essendo semplici proteine (quindi prive di materiale genetico), hanno la sorprendente proprietà, se assumono una particolare forma geometrica, di essere agenti infettivi. I prioni sarebbero i responsabili di alcune malattie degenerative del sistema nervoso centrale, delle quali il morbo della «mucca pazza» è la forma più nota.
Le alterazioni istopatologiche fondamentali sono la degenerazione spongiforme e la perdita di neuroni, con ipertrofia delle cellule gliali a livello della corteccia cerebrale. Durante le fasi precoci di malattia, le lesioni appaiono più gravi nella sostanza grigia. La degenerazione vaculare interessa gli assoni, i dendriti ed occasionalmente i nuclei dei neuroni e gli astrociti; con il progredire dell'encefalopatia, i vacuoli si fondono tra loro, dando alla cellula il caratteristico aspetto spongiforme.
Un documento firmato dalla Commissione europea e datato maggio 2000 dice che l'Italia è a rischio di BSE, un rischio definito «basso» che viene valutato sulla base di una classifica suddivisa in quattro classi. Nella quarta, l'ultima e la peggiore, c'è la Gran Bretagna. Noi, però, siamo immediatamente sopra, in terza classe, assieme alla Francia. Secondo la Commissione, ci siamo meritati la terza classe perché negli anni a rischio il livello di minaccia BSE è rimasto alto; abbiamo importato bovini e prodotti sia dalla Gran Bretagna, sia dalla Francia. Inoltre, le garanzie offerte dal sistema sono state giudicate basse.
Il quadro è migliorato solo nel 1994, quando sono state bandite le farine di carne negli allevamenti di ruminanti. Nel 1996 un altro passo in avanti è stato compiuto; da allora, infatti, viene distrutto il cosiddetto materiale a rischio specifico dai bovini francesi (vale a dire il cervello, il midollo spinale, gli occhi e le tonsille), dove si concentra il 90 per cento dell'infettività.
L'Italia sostiene di non avere avuto finora casi di BSE su animali nativi. Lo deve dimostrare, però, come tutti gli altri Stati: l'allargamento dei test a tutti gli animali macellati va proprio in questa direzione.
La malattia della BSE si trasmette anche all'uomo, come è avvenuto in Inghilterra, dove vi è stato il grande focolaio dell'infezione con 180 mila capi di bovini affetti dalla malattia, che sono stati abbattuti e distrutti, ed un'ottantina di casi anche nell'uomo, che non accennano a diminuire. Poiché il periodo di latenza della malattia va dai cinque ai quindici anni, è probabile che tra qualche anno possano comparire ulteriori casi nell'uomo, forse anche in numero maggiore, poiché il picco di incidenza della malattia tra i bovini inglesi si è avuto intorno al 1994. In tal senso, nel 2004, considerando una latenza media di dieci anni, si potrà avere un picco dell'incidenza di casi umani, anche se non ve n'è la certezza.
Signor Presidente, con queste brevi considerazioni annuncio con convinzione il mio voto favorevole, anche a nome dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, alla conversione in legge del decreto-legge 21


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novembre 2000, n. 335, recante misure per il potenziamento della sorveglianza epidemiologica dell'encefalopatia spongiforme bovina (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Procacci. Ne ha facoltà.

ANNAMARIA PROCACCI. Noi Verdi voteremo a favore di questo provvedimento e voteremo volentieri a favore ora che il testo è stato corretto - per così dire - sia nei lavori di Commissione sia attraverso i lavori dell'Assemblea.
Vorrei ricordare molto rapidamente i punti principali di queste integrazioni o correzioni che abbiamo voluto apportare. Ad esempio, l'indicazione di un cammino che, a mio parere, sarà l'unico che noi dovremo percorrere: quello verso allevamenti ecocompatibili, compatibili con le esigenze etologiche degli animali. Il punto dell'applicazione piena delle norme sul benessere degli animali, vale a dire di tutto quel ponderoso corpo di normative volute dall'Unione europea, sulla cui applicazione noi abbiamo sempre voluto richiamare l'attenzione del Governo e del Parlamento.
Ma oggi in quest'aula abbiamo compiuto passi in avanti forti e significativi.
Vorrei ricordare il punto cardine su cui diversi colleghi sono tornati: quello dell'inclusione negli organi specifici a rischio della colonna vertebrale e della milza. Vi sono delle validissime ragioni di tipo scientifico per fare questo e già sono state avanzate dal comitato scientifico dell'Unione europea e già paesi come la Francia hanno adottato queste misure. Del resto, sarebbe incongruente e contraddittorio non ricorrere a questi provvedimenti dal momento che noi, tra le poche cose che conosciamo sul prione o comunque sulla causa prima della BSE, sappiamo però che l'esito negativo di un test sul cervello di un animale abbattuto non significa automaticamente che non vi sia rischio di presenza d'infettività. Abbiamo ancora e purtroppo conoscenze così scarse che la misura della rimozione degli organi particolarmente vulnerabili diventa davvero non solo opportuna, ma necessaria!
Sono assai delusa anche per l'incapacità dimostrata da alcuni componenti delle opposizioni a raccogliere questa misura che è veramente elementare, soprattutto dal punto di vista scientifico.
Noi abbiamo voluto inoltre correggere e integrare il provvedimento attraverso quell'emendamento, che ha avuto un grande consenso, sui «marcatori», vale a dire sull'aggiunta di coloranti alle farine animali. È una piccola misura in apparenza, ma estremamente opportuna dal momento che risponde ad un'esigenza di trasparenza e di sicurezza, in modo che le farine animali non possano essere surrettiziamente messe nuovamente nel ciclo produttivo zootecnico e quindi nell'alimentazione sia degli animali che di noi umani.
Per quanto riguarda il richiamo alla contaminazione crociata, mi dolgo che non vi sia stato il modo e il tempo di illustrare gli ordini del giorno presentati dai deputati Verdi. Ora è possibile richiamare quell'ordine del giorno sulla contaminazione crociata che inizia ad affrontare il problema di quella contaminazione che ha portato ad un notevole numero di casi di BSE in Europa, che ha la sua radice prima nel fatto che lo stesso impianto viene usato per lavorare le farine animali e poi per lavorare farine in cui la presenza di grassi e tessuti animali non viene assolutamente ammessa. Ancora, vorrei richiamare l'ordine del giorno - approvato - sull'autocertificazione delle aziende che producono mangimi per gli animali da loro stessi allevati per le quali è opportuno rafforzare il sistema di controllo.
Anche per queste ragioni noi votiamo sì. Indubbiamente noi siamo partiti da un


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testo su cui non potevamo davvero esprimere nessuna forma di entusiasmo. Voglio fare un richiamo in particolare al Governo, perché il testo era modesto. L'emergenza che noi purtroppo viviamo in Italia e in Europa richiede, anche nel nostro paese, una capacità di governare il rischio, nonostante tutti i limiti della conoscenza scientifica. Noi ci siamo giustamente vantati per il fatto che le competenze sulla sicurezza alimentare sono appannaggio del Ministero della sanità e non dell'agricoltura - e io lo condivido pienamente -, ma partendo proprio da questa giusta rivendicazione di competenza ci sentiamo di dire che finora la gestione del rischio da parte del Ministero della sanità è stata impari.
Per questo io ritengo veramente importanti le correzioni che abbiamo apportato oggi. E vorrei che il Governo raccogliesse il senso delle mie osservazioni perché esse hanno alle loro spalle una lunga storia - che vi risparmio - di rassicurazioni, contenute nelle risposte alle nostre interrogazioni, sull'assenza di rischio e di tentativi di tranquillizzarci che in diverse occasioni sono stati poi smentiti dai fatti. Tralasciando questo nodo che per me non è sciolto con il provvedimento di questa sera, ma che resta come un problema aperto, vorrei fare qualche rapida considerazione sul dibattito di oggi.
Certamente questo è un provvedimento parziale. Chi potrebbe mai dire il contrario? Ci mancherebbe altro! È un provvedimento parziale dettato dall'emergenza, ma purtroppo ci vuole anche l'emergenza. A noi Verdi questa parola non ci piace - lo ripeto - perché ci piace di più il termine prevenzione, però viviamo in una vera e propria emergenza e dobbiamo anche essere in grado di affrontarla. Impostare tutto il dibattito, come si è voluto fare oggi, soltanto su un elemento di questa emergenza, credo che non ci porti davvero da nessuna parte. Per carità, non voglio generalizzare! Ci sono stati interventi di colleghi delle opposizioni che hanno posto dei problemi veri che condivido. Per esempio, vi sono i problemi che affronteremo domani, subito, come quello dello smaltimento dei corpi degli animali abbattuti o come quello dello smaltimento delle farine di cui nessuno - se ben ricordo - ha parlato in quest'aula, ed è un problema autentico. Vi è un problema di acquisizione, di stoccaggio e di distruzione delle farine. Anche questo è un nodo importante. Vi è il problema dunque di una risposta dello Stato agli allevatori così duramente provati.
Siamo consapevoli che in questo provvedimento non si poteva affastellare tutto. È un provvedimento di carattere squisitamente sanitario. Lo abbiamo irrobustito, ma rimane uno strumento estremamente limitato. Quindi, dovremo proseguire il nostro lavoro e il nostro cammino, per primo il Governo, però questo è il momento dei fatti - colleghi - e non delle parole. È il momento di fare anche prevenzione e non soltanto di affrontare l'emergenza e solo l'emergenza monetizzata.
Come ho fatto poco fa, potrei ridere delle considerazioni che un collega dell'opposizione ha voluto fare, cioè il tentativo di criminalizzazione dei Verdi, anche questa volta perché abbiamo alle spalle una lunga galleria di ridicoli tentativi di questo tipo. Però, forse, non si può solo ridere di queste stupide accuse, ma bisogna preoccuparsi perché sono accuse e tentativi che cercano di lasciare tutto esattamente com'è oggi. Credo che non possiamo fare male peggiore ai cittadini italiani e al sistema produttivo, quindi agli allevatori, che lasciare tutto come è oggi. Potremmo concludere che bastava aggiungere un solvente o alzare un altro po' la temperatura per non avere il fenomeno dell'encefalopatia bovina spongiforme? Ma vogliamo scherzare? Come ha detto il ministro Veronesi in quest'aula, si tratta di un fenomeno che


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potrebbe forse - chi lo sa? Speriamo di no - assumere anche proporzioni gigantesche: allora, non siamo superficiali, questo è l'invito che mi sento di rivolgere al Parlamento, raccogliendo le considerazioni giuste che l'opposizione a volte ha svolto, rifiutando invece un dibattito assolutamente qualunquista.
Le responsabilità di chi si oppone al provvedimento in esame sono pesanti e vanno contro gli stessi allevatori, ma io sono fiduciosa che gli allevatori sappiano ben distinguere chi fa demagogia da chi tenta di fare una politica seria anche per loro, per la loro vita, le loro aziende, la loro salute. Naturalmente, signor Presidente, questo è un discorso che ho fatto già tante volte in quest'aula (sono tredici anni che lo ripeto in quest'aula) e potrei anche sottolineare, ahimè, quante volte abbiamo avuto ragione, purtroppo: non possiamo disgiungere il nostro destino di esseri viventi da quello degli altri esseri viventi. Dobbiamo voltare pagina, cambiare le regole, rispettare l'etologia ed i sistemi naturali: tutti ne trarremo vantaggio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grillo. Ne ha facoltà.

MASSIMO GRILLO. Signor Presidente, i deputati del CDU si asterranno sul provvedimento in esame, il quale affronta un'emergenza sanitaria, come è stato più volte sottolineato in questa sede, ma lo fa in maniera parziale, e ne spiegherò ora le ragioni. I problemi legati all'encefalopatia spongiforme bovina hanno sicuramente avuto ripercussioni sociali ed economiche particolarmente gravi: riteniamo che questo sia, sì, un primo passo, ma davvero relativo rispetto alle necessità del settore interessato, non soltanto quello dei consumatori e dei cittadini ma anche degli allevatori.
Il provvedimento è parziale perché non si interviene sul doppio livello della prevenzione sanitaria e delle misure a favore del settore. Al di là del ritardo con il quale si sta intervenendo, il decreto-legge in esame, infatti, avrebbe potuto essere l'occasione per un intervento più articolato ed organico. Erano comunque necessarie misure a favore del settore, perché una politica di prevenzione della salute attraverso i controlli, i test, i monitoraggi, passa anche per misure di sostegno a favore della filiera degli allevamenti. D'altronde, una condanna in questo stato di crisi, un'ulteriore penalizzazione degli allevatori e dei commercianti possono alimentare il mercato nero, incoraggiare l'evasione, provocare la tentazione a sfuggire ai controlli, per tutte le difficoltà di ordine economico che stanno ricadendo sugli allevatori.
È logico, quindi, che se, non vi è un intervento a difesa del settore, che chiaramente non ha alcuna responsabilità, può prodursi una complessiva perdita di controllo della situazione, che diventa pericolosa.
Riteniamo che si potesse fare di più anche per la prevenzione, non solo con l'ulteriore intervento positivo ricordato dall'onorevole Lucchese e con l'emendamento sostenuto anche da noi, ma anche attraverso una politica di controllo, che avrebbe dovuto perseguire penalmente quanti avessero avuto responsabilità nella spinta all'evasione e nella spinta a sottrarsi allo stesso controllo del Governo.
Credo, quindi, che un sostegno in tal senso ed il controllo siano due elementi necessariamente legati, ai quali bisogna immediatamente ricorrere per tentare di compiere un ulteriore passo, anche se probabilmente già in ritardo. Ci auguriamo, comunque, che venga fatto per le elementari considerazioni che mi sono permesso di svolgere.
La misura di sostegno avrebbe potuto risollevare tutto il settore e agevolare la prevenzione di cui tanto si è parlato oggi in quest'aula. Non ci opponiamo al provvedimento, ma prendiamo atto dell'assoluta


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inconcludenza del Governo che, lo ribadiamo senza demagogia, su una materia così delicata avrebbe dovuto fare di più. Ciò avrebbe sicuramente trovato apprezzamento da parte nostra in quanto la questione è molto delicata e interessa tutta la comunità e il paese.
Credo che non si possa fare riferimento soltanto alle affermazioni dei tecnici - come ho ascoltato dalle dichiarazioni di voto - o a quanto sostenuto dal comitato veterinario permanente europeo, perché la politica deve avvalersi dei tecnici, ma deve anche fare un'elaborazione propria che porti a risolvere le difficoltà qui rappresentate.
Non vogliamo amplificare i problemi e riteniamo di avere suggerito soluzioni che, a nostro avviso, devono essere prese in considerazione perché non ci si appiattisca sulle indicazioni dei tecnici. Queste ultime sono sicuramente positive, e il Governo ha fatto bene a tenerne conto, ma la maggioranza avrebbe dovuto valutare in maniera più organica un intervento che rappresenta almeno il primo passo, come è stato detto da molti, anche da componenti della maggioranza. Esso potrà essere insufficiente, ma non compierlo potrebbe anche essere causa di una situazione irrecuperabile e sempre più compromessa. Occorre dare certezze ai consumatori, agli allevatori, agli utenti, agli italiani attraverso un provvedimento più organico. Mi auguro che esso venga presto approvato e annuncio tutta la nostra disponibilità a sostegno di ulteriori eventuali provvedimenti di emergenza che il Governo dovesse ritenere urgenti. In quel caso, infatti, non potremmo fare distinzioni fra maggioranza e opposizione in modo demagogico.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.

ELSA SIGNORINO, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELSA SIGNORINO, Relatore. Signor Presidente, nella seduta di oggi pomeriggio, abbiamo affrontato un tema complesso sul versante della sola emergenza sanitaria. Trattandosi di un tema di simile rilevanza è del tutto legittimo che si siano confrontate opzioni diverse. Allo stesso modo, ritengo che, quando ci si misura con un tema di tale complessità, il confronto possa essere deciso ed anche aspro. Non mi spaventa il confronto aspro, se arricchisce gli esiti del lavoro parlamentare.
In verità, oggi è accaduto anche altro: alcuni colleghi hanno ritenuto di dover ricorrere all'insulto. Chi ricorre all'insulto, onorevole Presidente, di solito non ha argomenti efficaci da mettere in campo e questo è stato il caso di specie. Davvero penso che dall'etologia avremmo potuto trarre molte interessanti chiavi di lettura dei comportamenti di cui oggi alcuni colleghi - un collega in particolare - hanno dato prova in quest'aula.
È legittimo contrastare provvedimenti che hanno natura squisitamente sanitaria. È legittimo rivendicare anche in questa sede le ragioni degli allevatori. Peraltro, voglio dire con chiarezza che questo provvedimento aveva una finalità squisitamente sanitaria, ma al Governo ed alla maggioranza sono ben presenti le ragioni economiche di sostegno al settore, tant'è che oggi anche in quest'aula abbiamo sentito quali siano gli intendimenti del Governo al fine di assicurare al settore interventi efficaci, non interventi di bandiera né segnali politici di cui gli allevatori non hanno bisogno.

MASSIMO GRILLO. Sono altrettanto urgenti.

ELSA SIGNORINO, Relatore. È dunque legittimo - lo ripeto - contrastare un provvedimento di natura squisitamente sanitaria considerando le ragioni degli allevatori. Ciò che non è condivisibile,


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onorevole Presidente, è utilizzare le ragioni legittime degli allevatori per contrastare un provvedimento che accresce le tutele sanitarie. Questo non è legittimo perché, onorevole Presidente, il vero tema presente nel dibattito cui oggi abbiamo assistito non era tanto la sicurezza sanitaria quanto le ragioni deluse degli allevatori.
Sono certa che gli allevatori debbano trovare risposte adeguate, ma sono fra coloro che sostengono che vi sia una primazia assoluta, un primato assoluto, costituito dalla tutela della salute dei cittadini. Se emergenza vi è su ambedue i versanti, ritengo vi sia un'emergenza primaria che attiene alla salute dei cittadini, su cui bisognava intervenire subito.
Altrettanto rapidamente bisogna affrontare le ragioni degli allevatori, ma le ragioni degli allevatori non possono fare velo, come è accaduto negli interventi di molti colleghi, rispetto alle ragioni della tutela sanitaria e della sicurezza della salute.
Signor Presidente, sono fra quelli che ritengono che si possa costruire un'alleanza vera tra consumatori e produttori orientati alla qualità. Per questo sono stupita che molti colleghi, tanto interessati alle ragioni degli allevatori, abbiano sottoscritto e presentato, ma ritirato in extremis, emendamenti che tendevano a svuotare di significato l'anagrafe bovina, che è uno degli strumenti tramite i quali si garantisce la riconoscibilità della qualità delle produzioni.
Quale miglior strumento di alleanza tra produttori e consumatori? Pur tuttavia, questi colleghi hanno presentato emendamenti che svuotavano l'anagrafe bovina; in extremis hanno ritenuto opportuno ritirarli perché, avendo fatto propria l'arma della coerenza, sarebbe stato fin troppo facile per ognuno di noi, se ne avessimo avuto il tempo, mettere in evidenza le tante incoerenze dei loro interventi.
Signor Presidente, tornando al tema della sicurezza sanitaria, che più propriamente mi compete e che mi interessa, anche in riferimento a questo provvedimento, vorrei fare due sole considerazioni. A proposito dell'Europa qualche collega ha detto: perché mai ci occupiamo tanto del raccordo con l'Europa?
Questa considerazione meriterebbe valutazioni politiche più ampie sul grado di europeismo di chi siede in quest'aula o, meglio, di chi siede in alcune parti di quest'aula. Ma al di là delle opzioni che sono diverse, nonostante i momenti di unità formale che di tanto in tanto registriamo, resta il dato che l'Europa non è altra cosa dalle nostre tavole; l'Europa arriva sulle nostre tavole e siamo dunque interessati ad operare affinché i programmi di sorveglianza epidemiologica di livello europeo siano efficaci e stringenti. L'Europa non è altra cosa, non la chiudiamo fuori dai confini, l'Europa è fra noi ed è bene che i programmi di sorveglianza epidemiologica siano efficaci e puntuali nell'intero territorio dell'Unione.
Con questo provvedimento il Governo tiene fermo come punto di riferimento le decisioni assunte in sede europea ma interloquisce con quelle decisioni, anticipando provvedimenti importanti, come la già ricordata somministrazione a tappeto dei test sugli animali di trenta mesi. Siamo di fronte ad una anticipazione dal punto di vista della sistematicità dell'intervento rispetto alle pur importanti decisioni europee che, come qualcuno ha ricordato, prevedono i trenta mesi ma anche lo scaglionamento in due tranche dei test. Dunque siamo in Europa e sappiamo di esserci e ci cauteliamo affinché l'Europa assuma decisioni sempre più efficaci. Da questo punto di vista anch'io voglio ricordare al sottosegretario che il divieto di utilizzo delle farine animali per un solo semestre è poca cosa; dobbiamo essere in grado di lavorare perché quel divieto si prolunghi nel tempo. Stiamo in Europa e ci confrontiamo


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con le decisioni europee, così come è d'obbligo, ma nel contempo siamo anche in grado, nell'ambito delle autonomie che ci competono, di fare di più.
A me pare che davvero in questo decreto ci siamo sforzati di fare di più e mi pare di poter dire che la proposta del Governo già si collocasse lungo questo crinale. Sicuramente il dibattito condotto in Commissione ha ulteriormente arricchito il testo dal punto di vista delle sicurezze e delle tutele sanitarie.
Chiudo, Presidente, con una battuta: qui stiamo parlando di un oggetto, la sorveglianza epidemiologica, che ha aspetti di grande rilevanza sociale ed aspetti tecnico-scientifici. Vi sono responsabilità che competono alla politica, su questo versante (di qui il decreto), e vi sono responsabilità che fanno capo a chi per competenza tecnica è in grado di fare valutazioni di efficacia. Non è un gioco proporre termini diversi per la somministrazione di un test con le caratteristiche di quello previsto nel decreto ma certamente è un esercizio rispetto al quale bisognerebbe avere piena consapevolezza che l'approssimazione, il costruire conclusioni di volta in volta sulla base di dati molteplici e diversi è quantomeno opinabile. Ma mi rendo conto, collega Presidente, che considerazioni sulle componenti tecnico-scientifiche e sulle responsabilità della politica rispetto a programmi di sorveglianza epidemiologica fanno parte di quelle riflessioni raffinate che ad alcuni colleghi sono interdette.

PRESIDENTE. Indubbiamente.

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