Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 829 del 19/12/2000
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(Intervista rilasciata dall'ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino il 9 giugno 2000)

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Cola n. 3-05806 (vedi l'allegato A - Interrogazioni sezione 2).
Il sottosegretario di Stato per la giustizia, onorevole Maggi, ha facoltà di rispondere.

ROCCO MAGGI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, la direzione nazionale antimafia ha comunicato che il dottor Pietro Grasso, quando svolgeva funzioni di sostituto procuratore presso tale ufficio (la direzione nazionale antimafia), ha svolto il 29 ottobre 1998 un colloquio a fini investigativi, ai sensi dell'articolo 18-bis dell'ordinamento penitenziario, con Vito Calogero Ciancimino, all'epoca ristretto presso la casa circondariale di Rebibbia, nuovo complesso.
Dell'atto è stato redatto verbale riassuntivo ed eseguita registrazione secondo le disposizioni generali impartite dal procuratore nazionale antimafia dell'epoca. La predetta documentazione, regolarmente depositata presso la segreteria della DNA, non venne trasmessa alla procura della Repubblica di Palermo poiché le dichiarazioni rese nell'occasione da Ciancimino non presentavano elementi di novità rispetto a quelle già verbalizzate a suo tempo dal suddetto ufficio inquirente. Si aggiunge che lo stesso Ciancimino è stato anche sentito in fase dibattimentale, nel contraddittorio tra le parti.

PRESIDENTE. L'onorevole Cola ha facoltà di replicare.

SERGIO COLA. Signor Presidente, per la verità, prendo atto della risposta e soprattutto, con grande conforto, prendo atto che questo incontro, esame o interrogatorio (non so come chiamarlo perché si è trattato di un colloquio, i famosi colloqui informali) si è poi concretizzato nella verbalizzazione del suo contenuto.
Rimango un po' perplesso in ordine al contenuto dell'intervista, perché in essa si legge testualmente: «E dopo Dalla Chiesa, la stagione delle stragi. Delinquenza anche quella, e magari alleata con lo Stato?». Ciancimino risponde: «No. Non alleata con lo Stato. Ma singoli elementi dello Stato si sono serviti di questa delinquenza per fare le stragi. Quelle che secondo me sono unite da uno stesso filo: Salvo Lima, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino». Ed ancora (ciò è sintomatico): «Quale filo?». Ciancimino risponde: «Quelle stragi vennero ordinate da organismi politici, la matrice è quella. Io l'ho anche spiegato senza mezzi termini ad un procuratore della Repubblica. La matrice è unica perché si doveva bloccare l'elezione di Giulio Andreotti a Presidente della Repubblica». Ed ancora: «A chi la spiegò questa tesi?». Ciancimino: «L'ho detto al dottore Pietro Grasso». Ed ancora (al riguardo finisce l'intervista): «Quindi in tempi recenti?». Risposta: «No, qualche anno fa, quando il dottore Grasso non era procuratore capo ma era in un altro organismo. Venne mentre mi trovavo detenuto e gli parlai di questo».
Per la verità, non posso e non voglio mettere in dubbio alcunché; nel caso particolare, però, dirci che questi fatti erano già noti mi pare dia adito a qualche


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perplessità, se è vero che l'intera architettura del processo ex articolo 416-bis (concorso in associazione a delinquere di stampo mafioso) a carico dell'onorevole Andreotti si basava su argomentazioni del tutto contrapposte a quelle oggetto del colloquio con Ciancimino. Delle due l'una: o tali dichiarazioni non sarebbero dovute entrare nel processo perché, secondo il teorema accusatorio, esso doveva concludersi in una determinata maniera (poi si è concluso in termini completamente diversi), oppure non so cosa dire. Sta di fatto che tali dichiarazioni sono rimaste lì: le abbiamo apprese per la prima volta senza che siano entrate nel processo più importante, quello che si è concluso dopo 7-8 anni di indagini e dibattimenti a Palermo con l'assoluzione del senatore Andreotti.
È veramente strano che tutto ciò emerga in un momento successivo, alla conclusione del processo, ancorché il contenuto di tali dichiarazioni fosse tale da rappresentare il contraltare dell'ipotesi accusatoria che, neanche a farlo apposta, era stata architettata dalla procura di Palermo. Per la verità, avanzo seri dubbi su questo, ma sono pronto a recepire ogni chiarimento, che non è assolutamente venuto dalla sua risposta.

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