Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 829 del 19/12/2000
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Svolgimento di interrogazioni (ore 10,05).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.

(Situazione di un detenuto del carcere di Voghera - PV)

PRESIDENTE. Cominciamo con l'interrogazione Delmastro delle Vedove e Cola n. 3-05570 (vedi l'allegato A - Interrogazioni sezione 1).
Il sottosegretario di Stato per la giustizia ha facoltà di rispondere.

ROCCO MAGGI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Con riferimento alla interrogazione in oggetto si comunica che il competente dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha in proposito rappresentato che il detenuto Ben Mlik Yassine, definitivo con fine pena previsto per l'8 giugno 2004, a seguito di sentenza di condanna passata in giudicato per il reato di furto aggravato e traffico di sostanze stupefacenti ed altro, è stato trasferito dalla casa di reclusione di Parma alla casa circondariale di Voghera per motivi di sicurezza in seguito all'applicazione nei suoi confronti del regime di sorveglianza particolare previsto dall'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario.
Il predetto Yassine ha infatti partecipato, quale promotore ed esecutore, ai disordini verificatisi presso l'istituto di Parma il 15 gennaio 2000, culminati nel sequestro di un agente di polizia penitenziaria e durante i quali risultarono danneggiati numerosi beni dell'amministrazione.
Nell'occasione il detenuto Yassine ha manifestato un indole particolarmente violenta e pericolosa, tanto da rendere necessaria l'adozione della misura di sorveglianza particolare di cui si è detto. Il relativo provvedimento è stato adottato sulla base del parere favorevole del con
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di disciplina dell'istituto, dopo avere esaminato la condotta penitenziaria del detenuto, ed è stato quindi comunicato al competente magistrato di sorveglianza.
Il regime di cui trattasi prevedeva, tra l'altro, l'ubicazione in camera singola per ridurre l'influenza del detenuto sugli altri ristretti ed il ritiro di suppellettili quali il televisore, gli specchi ed altri oggetti che possono essere ridotti in frantumi ed utilizzati come armi improprie.
Le disposizioni del provvedimento di sorveglianza particolare sono state correttamente applicate nel confronti dello Yassine che peraltro non ha formulato in merito alcun rilievo, mantenendo allo stato una condotta apparentemente regolare.
Conseguentemente il regime di sorveglianza particolare non è stato più rinnovato. Il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha poi fatto presente che all'atto della notifica del provvedimento di applicazione del regime di sorveglianza particolare il detenuto in questione è stato reso edotto dei contenuti del regime di sorveglianza applicatogli e della facoltà di proporre reclamo al tribunale di sorveglianza, ciò in conformità alla prassi abitualmente seguita per tutti gli atti da notificare ai detenuti stranieri, atteso che all'interno della struttura carceraria vi sono operatori che parlano correttamente la lingua inglese, francese e spagnola. Comunque, è stato anche evidenziato che, nel corso dei disordini verificatisi il 15 gennaio 2000, il detenuto Yassine è riuscito ad esprimersi nella lingua italiana.

PRESIDENTE. L'onorevole Cola ha facoltà di replicare.

SERGIO COLA. Prendo atto delle dichiarazioni del rappresentante del Governo, anche se - per la verità - non posso che manifestare qualche perplessità, atteso che la risposta non appare soddisfacente.
Non voglio assolutamente entrare nel merito delle ragioni che hanno indotto l'autorità carceraria a proporre l'applicazione dell'articolo 41-bis; ci mancherebbe altro che entrassi nel merito di un provvedimento del genere che dovrebbe essere ben motivato. Tuttavia, non riesco a capire come si possa procedere all'applicazione dell'articolo 41-bis - me ne ha dato conferma il sottosegretario - in condizioni che non rispecchiano assolutamente la tutela dei diritti dell'uomo, nonostante nel caso di specie ci fosse bisogno di un particolare rigore. Spesso, solo a chiacchiere, dichiariamo di voler difendere tali diritti; non mi riferisco soltanto all'episodio denunciato dall'onorevole Delmastro delle Vedove nella sua interrogazione, che ho sottoscritto, ma anche a molti altri casi, cui si applica il regime previsto dall'articolo 41-bis, che non vedono rispettate le regole di tutela della dignità umana.
Nella risposta si è detto in modo generico che Yassine non era nelle condizioni economiche di farsi assistere e che non sa scrivere né parlare la lingua italiana. Non capisco, dunque, come egli abbia potuto, senza l'assistenza di un difensore - peraltro, come lei ha detto, non c'è la prova che sia stato messo a disposizione un interprete -, comprendere la notifica del provvedimento ed avere la possibilità di proporre reclamo. Non metto in dubbio assolutamente quanto ha appena detto il sottosegretario, ma le informazioni dell'onorevole Del Mastro delle Vedove, dovevano essere ben precise; nella risposta del sottosegretario Maggi, si riconosceva che il detenuto Yassine aveva una conoscenza molto superficiale della lingua italiana che non avrebbe potuto consentirgli di espletare appieno i suoi diritti: ciò, a mio avviso, gli sarebbe stato garantito solo dalla presenza di un interprete.
A prescindere da queste considerazioni, per quanto questo signore possa essere stato pericoloso perché avrebbe partecipato ad una rivolta, è noto che l'articolo 41-bis è normalmente applicato alla criminalità organizzata (mafia, camorra e sacra corona unita), soprattutto per evitare rapporti con l'esterno, con i familiari e con terzi che possano consentire la continuazione dell'attività criminale.


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Nel caso particolare, queste fattispecie non si sarebbero verificate e non si spiega perché Yassine sia stato isolato e perché non abbia avuto suppellettili o televisore a disposizione. Diciamo la verità, in un paese democratico e civile, in cui la civiltà giuridica è tante volte esaltata - ma che, invece, è sopita nei fatti concreti -, questi episodi non dovrebbero accadere.
Esprimo pieno consenso all'applicazione del regime previsto dall'articolo 41-bis per evitare contatti esterni e per rendere innocui gli esponenti della criminalità organizzata, ma tutto ciò, signor sottosegretario, dovrebbe avvenire nel pieno rispetto della dignità dell'uomo. In Italia, purtroppo, da un po' di tempo a questa parte, questo rispetto non c'è e tutto ciò non è degno di un paese civile.

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