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PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle modifiche introdotte dal Senato.
GIOVANNI SAONARA, Relatore. Presidente, l'atto Camera n. 6661-B reca disposizioni riassuntivamente indicate come «Legge comunitaria per il 2000». Il Senato ha apportato modifiche agli articoli 4, 5, 10, 11 e 18 e ha, inoltre, approvato gli articoli 23, 24, 25, 26 e 27. Tale articolato è stato dettagliatamente illustrato da me nella relazione che ho svolto presso la XIV Commissione giovedì 7 dicembre; la Commissione ha esaminato le modifiche apportate dal Senato e, per diverse ragioni, nella seduta di giovedì 14 dicembre è arrivata alla conclusione di accogliere il testo licenziato da quel ramo del Parlamento senza che venissero apportate, per ora, ulteriori modifiche.
controllo relative all'encefalopatia spongiforme bovina, si arrivi ad una chiarificazione sulle relazioni esistenti tra i programmi e le decisioni giuridiche adottate dal Parlamento e le necessità di sicurezza dei consumatori, di tutela degli allevatori e di sicurezza giuridica dei produttori di mangimi. Non possiamo dimenticare, infatti, che in questa specifica materia sono coinvolti ben tre attori; credo pertanto che, da questo punto di vista, il mosaico dei provvedimenti da adottare debba essere molto chiaro.
PRESIDENTE. Anche la Presidenza si associa al commosso ricordo del presidente Ruberti.
GIANNI FRANCESCO MATTIOLI, Ministro per le politiche comunitarie. Il Governo si riserva di intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. Il primo iscritto a parlare è l'onorevole Lembo. Ne ha facoltà.
ALBERTO LEMBO. Devo dare atto che la presenza del ministro Mattioli nelle varie fasi di questa terza lettura alla Camera della legge comunitaria (mi riferisco sia alla Commissione XIV sia ai pareri espressi da alcune Commissioni) ci ha consentito sicuramente di affrontare e di approfondire molto bene e fino in fondo le varie tematiche.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Schmid. Ne ha facoltà.
SANDRO SCHMID. Signor Presidente, onorevoli colleghi, torna al nostro esame il disegno di legge comunitaria che è stato modificato dal Senato in alcuni articoli. Credo che questa sia l'occasione per ricordare anche il lavoro svolto nel corso della legislatura, soprattutto per recuperare il ritardo storico che accusava il nostro Parlamento in ordine al recepimento delle direttive comunitarie. Possiamo ben dire, con un certo orgoglio, che non solo non ci siamo limitati a recuperare questo ritardo, ma abbiamo recepito direttive anticipando i tempi degli adempimenti d'obbligo.
e alle regioni dei progetti di atti comunitari per facilitarne l'esame in tempo utile a formulare osservazioni o atti di indirizzo.
personale e scientifico al ruolo del nostro paese per la costruzione della nuova unità europea (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Frau. Ne ha facoltà.
AVENTINO FRAU. Signor Presidente, molto brevemente, anche per compensare la cortesia del relatore, il quale è stato estremamente sintetico, desidero sottolineare alcuni aspetti. Non entrerò nel merito di quanto già affermato, anche perché ritengo che, di fronte ai problemi dei quali discutiamo, vi sia un atteggiamento di ampia disponibilità da parte del ministro Mattioli nel mettere il cacciavite nella vite più importante del meccanismo e, quindi, di favorire per il futuro votazioni che siano meno ratificatorie e più impegnate.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pittino. Ne ha facoltà.
DOMENICO PITTINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nonostante la posizione favorevole che noi della Lega abbiamo sempre mantenuto nei confronti della legge comunitaria, sottolineiamo che anche quest'anno arriviamo in ritardo a recepire le direttive.
riteniamo che manchi una cornice politica complessiva all'interno della quale il Governo inserisce questa sua azione di aggiornamento e di europeizzazione delle leggi della Repubblica. Mi spiego: nel corso della XIII legislatura, che ormai volge al termine, la Lega nord ha puntualmente colto l'occasione per apportare miglioramenti alla proposta di volta in volta preparata dal Governo, colmando alcune lacune e soprattutto promuovendo una forma di adeguamento dell'ordinamento interno non eccessivamente punitiva per alcuni produzioni specifiche del paese. Si allude in particolare alle piccole e medie imprese di alcuni settori (come l'artigianato, le industrie alimentari locali) legate alla produzione di beni del tutto peculiari ed altre ancora che corrono seriamente il rischio di essere spazzate via dagli effetti di un'europeizzazione a tappe forzate concepita e realizzata senza alcuna considerazione per gli interessi nazionali e regionali del nostro paese. Altri paesi, invece, sono molto più attenti sia nella fase di partecipazione alla elaborazione delle normative da imporre su scala comunitaria, sia nella fase di recepimento.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle modifiche introdotte dal Senato.
Avverto che la XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Saonara, ha facoltà di svolgere la relazione.
Per esigenze di brevità, rinvio alla relazione svolta in Commissione ed alla documentazione, molto ampia e molto dettagliata, che, come in ogni altra occasione, gli uffici hanno fornito.
Peraltro, Presidente, per esigenze di serietà e correttezza, devo sottolineare quattro aspetti specifici. Anzitutto, il Senato ha introdotto modifiche, tra gli altri, all'articolo 10, suscitando apprensioni presso le aziende produttrici di mangimi ed integratori. In Commissione, il ministro per le politiche comunitarie - lo ringrazio per questo - ha specificato che il testo proposto dal Senato (articolo 10) è in linea con la decisione della Commissione europea, salvo che per la durata, il che semmai rileverà alla scadenza. Infatti, si prevede che, alla scadenza del periodo previsto, la decisione possa essere adattata alla situazione di ciascuno Stato membro (articolo 4) e che, comunque, le farine debbano essere distrutte, elemento che apre la possibilità di una maggiore durata.
Sul tema della sicurezza alimentare non mi soffermerò; tuttavia, desidero che domani, quando approveremo il provvedimento sui programmi e sulle azioni di
Una seconda notazione non formale riguarda il fatto che sul provvedimento si sono espresse le Commissioni di merito, molte delle quali con rapidi pareri favorevoli. Credo sia opportuno ricordare, però, l'articolato parere della I Commissione, la quale rileva che le disposizioni recate dagli articoli 25 e 26 non appaiono del tutto rispondenti, quanto al loro oggetto, al contenuto tradizionale della legge comunitaria annuale; inoltre, la Commissione fa osservazioni condivisibili a proposito dell'articolo 4 e ricorda quanto si è detto poco fa sull'articolo 10, che pertanto il relatore condivide.
È necessario rammentare, poi, che la V e l'VIII Commissione ed il Comitato per la legislazione hanno posto alla XIV Commissione condizioni che la Commissione stessa ha ritenuto di non accogliere sulla base della considerazione che il Governo ha fornito una serie di precisazioni, in sede di replica e di votazione dell'articolato, giovedì 14 dicembre, che sono apparse persuasive alla maggioranza dei componenti la Commissione stessa. Va detto, peraltro, che se la condizione posta dall'VIII Commissione relativamente all'articolo 5, commi 3 e 4, è stata respinta per motivi di coordinamento generale, le due condizioni poste, rispettivamente, dal Comitato per la legislazione, relativa all'articolo 25, e dalla V Commissione (Bilancio), relativa all'articolo 26, meritano probabilmente, in questa sede o al momento delle votazioni, ulteriori precisazioni per il buon rapporto che esiste da sempre in tali discipline tra il Parlamento e l'esecutivo.
Un'ultima notazione. Presidente, io credo che la cosiddetta terza lettura di un provvedimento - perlopiù fatta in questi orari - possa sembrare semplicemente un atto dovuto, ma noi assumiamo queste iniziative all'indomani del vertice di Nizza e delle valutazioni che anche questo Parlamento ha espresso con un'importante e tempestiva audizione del Presidente del Consiglio nelle Commissioni riunite III e XIV sui risultati di quel vertice. Lo abbiamo fatto nella piena consapevolezza che le tematiche europee e soprattutto la mobilità non solo delle merci ma anche delle persone e delle idee saranno al centro oggettivo della scena politica dei prossimi anni.
Facciamo questo passaggio, per la prima volta, ricordando la figura dell'indimenticabile presidente Ruberti che, per tutta questa legislatura, ci ha ricordato che l'Europa chiede a noi correttezza, precisione e determinazione anche nelle piccole cose.
Mi auguro che l'approvazione della legge comunitaria sia anche un tributo alla sua memoria (Applausi).
Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
Questo è giusto dirlo, come è giusto anche - perché questa era un'anomalia che si era presentata; non era certamente un elemento che ci avrebbe potuto aiutare nel nostro lavoro - sottolineare che, nel momento in cui accoglieva un ordine del giorno a mia firma nella seduta del 26 luglio 2000 (quindi nel corso della prima lettura della legge comunitaria qui alla Camera), il Governo si impegnava «ad assumere iniziative di propria competenza al fine di modificare la legge La Pergola, nell'ottica di prevedere che le leggi comunitarie future non siano solo un sistema di recepimento, ma uno strumento di modifica di norme di attuazione già preesistenti (...)». Do atto al Governo di avere presentato - in questi giorni è all'esame della Conferenza Stato-regioni - una proposta di modifica della legge La Pergola che, quando verrà presentata nella XIV Commissione, verrà evidentemente abbinata nell'esame alla proposta di legge che ho presentato alcuni mesi fa. Peccato che non abbiamo potuto procedere allora in questo senso perché, se avessimo avuto a disposizione un nuovo strumento come quello di una più adeguata legge di recepimento - abbiamo constatato alcune inadeguatezze che si sono manifestate in questo passaggio tra i due rami del Parlamento nelle diverse valutazioni o, meglio, nelle diverse modalità e possibilità di intervento che abbiamo avuto tra la Camera ed il Senato -, avremmo potuto operare meglio. Il ministro e i colleghi lo sanno bene ed io non mi addentrerò in ulteriori particolari.
Oggi ci troviamo di fatto di fronte a questa legge comunitaria che ritorna dal Senato con alcune significative modifiche, cioè con aggiunte agli articoli preesistenti e addirittura con l'introduzione di nuovi articoli. In Commissione abbiamo esaminato in modo particolare - per quello che mi riguarda - da un punto di vista di metodo, ma anche del contenuto, le modifiche apportate dal Senato ed abbiamo rilevato che effettivamente vi sarebbe parecchio da eccepire. Ci siamo però anche resi conto del fatto che certamente degli interventi emendativi non organici - come possono manifestarsi nel corso di talune votazioni durante le sedute d'aula - non avrebbero portato evidentemente a risultati perfetti. Ci siamo altresì resi conto del fatto che in passato ha funzionato un rapporto corretto e di forte stimolo nei confronti del Governo affinché ciò che non era possibile fare con una comunitaria venisse fatto con la comunitaria successiva. D'altra parte, lo stesso dispositivo dell'ordine del giorno che, non a caso ho citato prima, impegna e non invita il Governo a procedere in questo senso. Quindi, anche gli emendamenti che verranno ripresentati in aula (nel caso del gruppo di Alleanza nazionale pochissimi emendamenti vengono ripresentati) si muovono non soltanto lungo la linea di effettuare interventi secondo noi oggettivamente migliorativi del testo del Senato, ma anche lungo la linea dei pareri espressi da alcune Commissioni. Vorrei citare anch'io il parere, sicuramente autorevole, della I Commissione (alla cui riunione ho partecipato anch'io), espresso all'unanimità - ci tengo a farlo notare - con il quale la stessa Commissione rileva che alcune cose potevano, potrebbero, o potranno - vorrei dirlo al ministro Mattioli - essere fatte meglio.
Con riferimento al complesso degli articoli e degli emendamenti collegati all'articolo 4, all'articolo 10 e all'articolo 11 (già in Commissione ho avuto modo di esprimere le mie perplessità e contemporaneamente le mie richieste di intervento), devo dire che quanto il ministro mi ha preannunciato in Commissione può essere soddisfacente nel senso che l'impegno del Governo ad affrontare in modo più organico, più adeguato per quanto attiene alla collocazione della norma in sé o maggiormente correlato con altre norme, o ad approfondire la materia - come vede, prendo in esame le diverse tipologie che si sono manifestate -, appena superata l'urgenza o in relazione a nuove direttive comunitarie, porta inevitabilmente e necessariamente ad una serie di interventi di «aggancio» nella prossima legge comunitaria.
Dal momento che il testo è stato già trasmesso alla Conferenza Stato-regioni, non so se e quanto lei, signor ministro, possa procedere ad ulteriori modifiche prima che il testo venga presentato all'Assemblea. Certamente, nel momento in cui le mi facesse capire - e mi auguro che sia effettivamente così -, nel corso della discussione sugli emendamenti o sugli ordini del giorno, che, qualora non fosse possibile intervenire nella fase di presentazione del testo per l'Assemblea, ci sarebbe comunque spazio per accogliere, recepire o integrare alcune parti sulla base dei suggerimenti relativi ad alcune tematiche discusse in Commissione e delle quali discuteremo in aula, le direi che in fondo a me interessa il risultato.
Per quanto riguarda la possibilità di effettuare una correzione subito, capisco che siamo in terza lettura, mi rendo conto anche di altre situazioni che fanno da cornice in questo momento e mi rendo altresì conto del fatto che è stato già presentato un testo alla Conferenza Stato-regioni, ma anche il Governo deve rendersi conto che, se è necessario intervenire per correggere una serie di anomalie - alcune sono state considerate effettivamente anomalie -, mi riferisco ad esempio dell'inserimento di norme penali nei commi aggiuntivi all'articolo 4, in qualche modo dobbiamo provvedere.
Signor ministro, a me interessano i risultati. A tutto il mondo produttivo - come diceva prima il collega Saonara -, ma non soltanto produttivo, che aspetta comunque delle risposte da questa legge comunitaria, interessa molto il risultato, interessa che la norma sia il più possibile aderente anche alle nostre necessità, come peraltro era chiaramente indicato nel dispositivo dell'ordine del giorno su cui lei a suo tempo ha manifestato pieno consenso.
Noi ci auguriamo che il Governo, per quanto riguarda questo complesso di norme, e quindi i passaggi successivi relativi al recepimento di direttive comunitarie, si muova sempre più in linea anche con queste indicazioni del Parlamento, perché il ruolo dell'Italia - collega Saonara - si gioca bene all'estero quando vi è chiarezza all'interno, quando vi è chiarezza nello stimolo e nelle indicazioni da dare al Governo, qualunque esso sia, ma si gioca altrettanto nella fase discendente quando siamo in grado di recepire le norme adattandole in modo positivo costruttivo e utile alla nostra realtà (Applausi).
Colgo anche l'occasione per sottolineare l'assoluta importanza di riformare la cosiddetta legge La Pergola e migliorare le regole del recepimento delle direttive comunitarie, secondo le indicazioni già emerse con il contributo della nostra XIV Commissione. Auspico, quindi, in questo senso, che dopo l'esame congiunto con la Conferenza Stato-regioni, la riforma della legge La Pergola sia presentata quanto prima all'esame della Camera. Peraltro, voglio ricordare che alcune innovazioni significative sono già state introdotte con la legge comunitaria del 1998: l'abrogazione delle direttive che in forza del principio di sussidiarietà potevano essere recepite attraverso provvedimenti amministrativi. Inoltre, ricordo che, una volta scaduto il termine per il recepimento delle direttive, per le materie di competenza, le regioni e le province autonome possono non attendere la legge comunitaria nazionale. Così come voglio infine ricordare l'innovazione introdotta nell'articolo 6 di questo disegno di legge comunitaria, che meglio regola la trasmissione al Parlamento
Dico questo perché la partecipazione del Parlamento alla fase ascendente rimane, a mio parere, ancora la questione più significativa, per la quale va ricercata la soluzione più adeguata, anche in raccordo con i settori economici, sociali e culturali, cui di volta in volta sono riferite le direttive stesse. Come ho già avuto modo di ricordare in quest'aula, si supera così il paradosso alimentato nel passato di essere, per un certo verso, come abbiamo dimostrato anche a Nizza, fra i primi della classe nel sostenere una linea politica fortemente europeista, ma di essere poi fra gli ultimi nell'applicazione dei suoi effetti e quindi nel recepimento delle direttive, con conseguenze negative sul sistema sociale e delle imprese, che devono essere messe nella condizione di adeguarsi in tempo reale alle normative comunitarie, al pari delle altre imprese europee, e di affrontare così in condizioni di parità i nuovi scenari competitivi.
Come è noto, l'incidenza delle direttive comunitarie sulla legislazione nazionale è già ora molto consistente: si valuta che il 30 per cento della nostra attività legislativa sia dovuto all'applicazione delle direttive comunitarie e tale rapporto, non vi è dubbio, è destinato ad intensificarsi nel prossimo futuro. Ecco perché è sempre qualificante garantire al Parlamento la possibilità concreta di esercitare il proprio potere di indirizzo e contribuire così alla definizione della posizione italiana in sede comunitaria. Questo è stato il tema centrale del dibattito all'interno della XIV Commissione, non solo da parte dell'opposizione, ma anche delle componenti di maggioranza. Inoltre, sarà sempre più importante che il coinvolgimento avvenga anche per i temi più significativi con il metodo della concertazione con le forze economiche e sociali più rappresentative, in modo che la posizione italiana in sede comunitaria sia la più adeguata possibile alla condizione reale dei nostri settori produttivi e sociali e consenta al mondo imprenditoriale e sociale, non solo un'informazione preventiva sui nuovi scenari comunitari, ma anche un loro ruolo attivo di fondamentale importanza per adeguare le proprie politiche innovative.
Desidero aggiungere che, sul piano generale, è importante che le politiche dell'Unione europea siano sempre più partecipate dal basso e che i cittadini, in particolare le nuove generazioni, diventino forze sociali protagoniste nel costruire e realizzare la propria identità europea.
Sul piano specifico, il metodo della concertazione ed il confronto preventivo con i soggetti dell'economia reale devono assumere un ruolo centrale nel processo di preparazione della posizione nazionale sulle proposte di atti normativi comunitari.
Concordo con le modifiche introdotte dal Senato, ma, in particolare, desidero soffermarmi sul divieto di distribuire farine di origine animale a tutti gli animali d'allevamento e non solo per la specie bovina e ovicaprina. Tale divieto è esteso ai pesci, per i quali è prevista la sola possibilità di mangime con proteine dei pesci. Si tratta di una norma importante che, a mio parere, sarebbe stato meglio estendere a tutti insieme al divieto dell'uso di antibiotici.
Si tratta di una risposta a un fenomeno di grande valenza sociale, al fenomeno della cosiddetta «mucca pazza», nel quale la natura si ribella alla stoltezza umana alimentata dalla peggiore logica del massimo profitto da raggiungere a qualsiasi prezzo, perfino costringendo gli animali erbivori a cibarsi di residui animali.
In conclusione, annunziando il voto favorevole dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, vorrei anche associarmi a quanto fatto dal relatore, onorevole Saonara, e a quanto auspicato dal senatore Besostri, relatore sul provvedimento al Senato nel dedicare - nei limiti in cui è possibile farlo - l'approvazione di questa legge comunitaria alla memoria del professor Ruberti, una figura importante per lo sviluppo in chiave europea del nostro paese, per il contributo che ha saputo dare in termini di impegno
Certamente la legge La Pergola è stata un grande evento politico. Non si può non riconoscere che con essa è stato superato un periodo in cui l'Italia era in una situazione di ritardo endemico ed in condizione di non riuscire neanche ad inseguire le situazioni.
La legge La Pergola è stata certamente utile per dare una svolta, anche per quanto riguarda la sensibilità nei confronti di questi problemi. Ma il tempo passa ed anche le migliori leggi invecchiano, quindi credo che ciò che oggi possiamo dire al ministro non riguardi tanto le modifiche introdotte dal Senato, le incertezze della Commissione affari costituzionali, che pure mi pare siano molto ragionevoli, o il fatto che vi sia una sorta di possibilità di correzione attraverso la consuetudine di «passare» alla legge comunitaria successiva, come ci ricordava molto opportunamente il collega Lembo, ciò che non si è riusciti a fare nella precedente, bensì ritengo che il problema vero sia come modificare la legge La Pergola - è stata citata la conferenza di Nizza, ma non voglio entrare in quella discussione - e come inserirci nell'ambito della legislazione europea - se possiamo usare questo termine - e, al tempo stesso, non esserne esecutori totalmente passivi, soprattutto quando si tratta del Parlamento, poiché si può capire l'esecuzione amministrativa, ma non certo quella parlamentare; quindi, non facciamo eccezioni.
Faccio riferimento a quanto detto dal collega Lembo, anche a proposito di ciò che è avvenuto. Con la prossima legge comunitaria - è un auspicio, perché sappiamo che sarà difficile - vorremmo avere un ruolo non ratificatorio né soltanto modificatorio. Anche se si tratta di processi lenti - ce ne rendiamo conto -, vorremmo che si cominciasse ad avviare una fase di collaborazione legislativa (senza usare formule del tipo «fase ascendente» o «fase discendente»), di consapevolezza per ogni assemblea nazionale di ciò che avviene nella comune assemblea europea (in questo caso, nella Commissione: a seguito delle modifiche recentemente approvate a Nizza, la procedura sarà ancora più complessa e faticosa).
Occorre fare in modo che vi sia una maggiore sinergia, che ci consenta di adeguarci - ma vorrei usare un termine diverso -, di comproporre e di giungere ad una comune normativa senza avere la sensazione di essere in presenza di tecnicismi - quasi che le normative europee siano solo tecniche, mentre sono anche fortemente politiche - o di eccessive prevaricazioni di tipo burocratico tali da indurci ad atteggiamenti di rifiuto.
Sono certo che, se si farà uno sforzo in questo senso, verranno meno molti discorsi di dettaglio e si farà molta più politica europea anche in quest'aula (Applausi).
Fermo restando il fatto che l'adeguamento dell'ordinamento nazionale italiano a quello comunitario è un atto dovuto,
A queste considerazioni si oppongono altre valutazioni, quali la qualità delle produzioni, le modalità con cui si svolge il processo produttivo, la tutela dell'igiene e della salute, tutti concetti e valori positivi. Molto spesso però si ha l'impressione che dietro questi obiettivi di alto profilo si nasconda la volontà di favorire in tutta Europa il radicamento ed il rafforzamento di una grande impresa, soprattutto nel campo della distribuzione della produzione. Infatti solo imprese di grandi dimensioni riescono a sopportare agilmente i costi della veloce omogeneizzazione ai criteri definiti dalla Commissione europea.
La Lega nord ha tentato di offrire il proprio contributo in tutte le fasi dell'iter di questo provvedimento. Alla Camera, nel corso della prima lettura, si è astenuta per protestare, peraltro, contro una rigida interpretazione del regolamento data dal Presidente Violante e in virtù della quale non è stato ammesso alcun emendamento che non intervenisse direttamente sull'applicazione della direttiva comunitaria. Abbiamo visto che poi al Senato le cose sono cambiate. Restano a condizionare il nostro atteggiamento le perplessità appena esposte, legate al complesso della politica europea italiana che sembra troppo passiva e troppo rinunciataria nella difesa degli interessi produttivi e culturali nazionali e regionali. Ciò nonostante - e vogliamo sottolinearlo - il nostro gruppo, come ha sempre fatto per le disposizioni della Comunità europea manterrà una posizione collaborativa sull'iter della presente legge (Applausi).


