Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 828 del 18/12/2000
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(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 769)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Mauro.

MASSIMO MAURO, Relatore. Signor Presidente, innanzitutto vorrei ricordare che il quadro fiscale è stato stralciato ed è divenuto già legge; di ciò ringrazio la Commissione perché abbiamo avuto una buona intuizione a capire che l'iter del provvedimento sarebbe stato lungo e, dunque, ci si è assicurati che almeno le agevolazioni fiscali giungessero al settore dilettantistico. Si tratta di un risultato incontrovertibile, testimoniato dal fatto che i dirigenti del settore dilettantistico hanno ringraziato il Parlamento (tanto l'opposizione, quanto la maggioranza).
In secondo luogo, chi conosce bene il CONI e vive da molti anni una dimensione sportiva sa che un altro elemento fondamentale contenuto nel provvedimento è rappresentato dalle griglie di riconoscimento degli enti di promozione sportiva. Ripeto, chi conosce le dinamiche con le quali, tuttora, vengono riconosciuti gli enti di promozione sportiva, dovrebbe avere a cuore l'approvazione del progetto di legge, perché finalmente vi saranno griglie di riconoscimento reali.
Non vorrei ripetermi sull'importanza di un riconoscimento giuridico per tutti gli operatori del settore. Il riconoscimento giuridico comporta anche la possibilità di accedere alle agevolazioni fiscali, quindi vi è una sostanza reale in questo progetto di legge. Forse le società sportive vorrebbero di più, però credo abbiano già avuto qualcosa di significativo e, ripeto, chi frequenta il mondo sportivo sa che ciò che è stato fatto è stato considerato ottimo.
Ora esamineremo gli emendamenti e spero che, in accordo con l'opposizione, si possa giungere presto alla votazione degli articoli ed all'approvazione finale del progetto di legge.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

GIAMPAOLO D'ANDREA, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali. Signor Presidente, onorevoli deputati, come è stato già ricordato dal relatore e da tutti gli intervenuti, ci troviamo di fronte ad un provvedimento molto atteso, anche al di là delle valutazioni emerse nel dibattito di questa sera.
Dal nostro punto di vista è un provvedimento indispensabile per restituire organicità al quadro complessivo che si è andato componendo con gli interventi di riforma messi in atto nel corso della legislatura. Dal punto di vista del Governo, quindi, tale provvedimento forse doveva essere addirittura approvato prima degli ulteriori passi del processo riformatore: si consideri, infatti, che il disegno di legge è stato presentato dal Governo fin dall'inizio della legislatura, nel novembre 1996, proprio con l'intento di affrontare le questioni dello sport italiano a partire dallo sport di base e con l'idea di utilizzare le occasioni che si presentavano per un approccio di tipo organico in un campo in cui è sempre difficile l'intervento pubblico e del legislatore, perché si


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corre il rischio di dare una sensazione di una riduzione dell'autonomia dello sport. Questo intervento, però, è indispensabile proprio per consentire a tale autonomia di dispiegarsi all'interno di regole certe e di discipline di carattere generale che tengano conto dell'evoluzione dei tempi.
Il fatto che il mondo dello sport sia cambiato, come ricordava con passione l'onorevole Aracu, non è dipeso, evidentemente, soltanto dagli interventi legislativi posti in essere, ma da un'evoluzione complessiva della qualità, dell'organizzazione, della vita, dell'attenzione ed anche dello spazio che si è verificata nel mondo dello sport. Tale evoluzione ha inciso soprattutto nei rapporti tra il cosiddetto sport spettacolo, lo sport ricco e lo sport di base. Nei decenni passati il divario esistente tra questi due momenti dell'organizzazione dello sport era molto minore, ma le evoluzioni che questo mondo ha subito hanno fatto sì che la forbice si allargasse notevolmente, da un lato determinando effetti positivi sullo sport di base, ma dall'altro facendo esplodere in maniera incontenibile le contraddizioni insite nella gestione e nella normativa. Di fronte a tale situazione, in ogni paese - il problema, infatti, non si è manifestato soltanto in Italia - si è finito con l'inseguire i problemi man mano che si presentavano, anziché affrontarli in maniera coerente ed adeguata.
Ricordiamo che il riordino del CONI è avvenuto con il decreto legislativo Bassanini, che probabilmente era l'unico strumento attraverso il quale si poteva cercare di intervenire in questo settore, e l'esperienza dimostra che si è trattato di uno strumento abbastanza efficace, che certamente non ha affossato il CONI, anzi, lo ha rilanciato.
Tale decreto ha infatti offerto al CONI lo strumento per uscire dalle secche in cui si era in qualche modo arenato e ha messo la nuova gestione nella condizione di affrontare le difficoltà che permangono e quelle che si sono manifestate successivamente con un altro spirito, un'altra efficienza e con un altro tipo di risposta da parte del mondo sportivo. Al di là di qualche resistenza, che accompagna le innovazioni e che si manifesta sempre in tutte le realtà nelle quali si modifica una regola che ha a che fare con rappresentanze consolidate, credo che ormai si possa esprimere un giudizio positivo sui risultati raggiunti con la riforma del CONI, anche in relazione alla cosiddetta privatizzazione delle federazioni sportive, che presenta, come tutti i momenti di passaggio, luci ed ombre, ma che oggi pone le federazioni sportive nelle condizioni di affrontare con minor pesantezza istituzionale - se così si può dire - o giuridica - non vorrei che il Presidente di questa seduta mi censurasse, visto che è un esperto in materia - le questioni che si pongono.
Sono state approvate recentemente alcune disposizioni, che all'inizio erano inserite nel contesto organico della riforma delle società dilettantistiche, di natura tributaria, come ha ricordato il relatore nella sua precisa e puntuale relazione: mi riferisco a quelle previste dall'articolo 25 della legge n. 133 e dall'articolo 37 della legge n. 342 del 2000, tra le quali vi sono anche le misure finalizzate ad incoraggiare le erogazioni liberali in favore dello sport dilettantistico. Si parla di detraibilità delle erogazioni liberali a favore delle associazioni sportive dilettantistiche fino a 2 milioni, ma si parla anche della possibilità di una detraibilità del 2 per cento del reddito di imposta: finalmente si introducono misure volte alla detassazione - definiamola così - delle erogazioni liberali in favore delle associazioni dilettantistiche. Si tratta di una misura coraggiosa che deve guardare al futuro e che potrà essere ulteriormente migliorata e potenziata man mano che andrà avanti la nostra esperienza, ma che ci sembra di notevolissima importanza al fine di contribuire a determinare un clima nuovo nei rapporti tra le attività di impresa e le attività sportive di base.
È evidente che ora noi ci attendiamo che il quadro si completi con una nuova disciplina delle associazioni sportive dilettantistiche. L'onorevole Riva ha sostenuto che si tratta di una disciplina fondamentale:


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in realtà, il provvedimento al nostro esame, nel testo sottoposto all'esame dell'Assemblea - che non prevede più le norme tributarie, perché sono state esaminate nell'ambito dei due collegati fiscali e verranno affrontate nell'ambito della legge finanziaria, in corso di approvazione al Senato -, attiene più alla materia ordinamentale che ad altri aspetti. Ciò al fine di evitare che si abbia una disciplina di carattere fiscale e tributario in favore delle società dilettantistiche sportive senza che sia recuperata e riordinata la natura giuridica delle stesse, cosa che con questo provvedimento trova finalmente una sistemazione ordinata anche in un equilibrio di competenze e di poteri, in quanto si distingue opportunamente tra il riconoscimento a fini sportivi, inevitabilmente attribuito al CONI, ed il riconoscimento a fini giuridici, delegato alle regioni, salvo gli adeguamenti che bisognerà apportare con l'opportuno aggiornamento richiamato dal relatore a disposizioni che, nel frattempo, probabilmente entreranno in vigore.
C'è anche un'altra ragione per la quale bisogna rapidamente completare il quadro. Si deve fare in modo che il legislatore (a vari livelli; in questa fase il Parlamento), non dia l'impressione di essere esclusivamente attratto dallo sport-spettacolo, dallo sport ricco, dallo sport dei grandi interessi economici nazionali ed europei, ma non in grado di cogliere la valenza sociale, ad ampio spettro (il collega Aracu l'ha appassionatamente rivendicata) dello sport sociale di base, che ha una funzione indubbia anche con riferimento alla prevenzione del disagio, al recupero dell'emarginazione, all'impiego generoso del tempo libero, al servizio degli altri, al raccordo tra scuola, università ed attività sportive.
Non a caso viene dedicato un articolo piuttosto lungo e corposo al tema della gestione dell'impiantistica; considero tale tema molto innovativo non solo per i rapporti che si creano con l'università e gli impianti scolastici, in un regime convenzionale che nel quadro dell'autonomia dell'università e dell'autonomia della scuola mette in moto un rapporto sinergico tra esse e le società sportive. Il nostro disegno di legge prevede addirittura un contributo diretto delle società sportive in relazione all'assolvimento dei compiti che nelle attività formative della scuola si ritengono connessi con le attività sportive. Vi è quindi uno scambio continuo molto positivo di cui a mio avviso non dobbiamo sottovalutare l'effetto.
Come stavo dicendo, l'aspetto importante è quello della gestione degli impianti sportivi. Si prevede la possibilità che l'ente locale, che non possa occuparsi della gestione, affidi quest'ultima ad una società sportiva, nonché la possibilità che l'ente locale stesso possa costituire una società di capitali con la società o le società sportive, anche in questo caso in base ad un rapporto di tipo convenzionale, direi molto liberal, molto avanzato e deburocratizzato, se preferite anche molto destatalizzato. Un aspetto, questo, sul quale peraltro pensavo di registrare una maggiore adesione anche da parte dei colleghi all'opposizione.
Questo articolo, che è strategico all'interno del nuovo ordinamento che si sta delineando, si connette sia con la nuova disciplina tributaria sia con la disciplina delle erogazioni liberali e va visto anche in collegamento con le recentissime misure relative alla tutela sanitaria dell'attività sportiva e anche con il rilancio dell'istituto del credito sportivo. Nella tempesta generale che richiedeva una privatizzazione di tutte le banche e anche dell'istituto del credito sportivo, tale istituto mantiene la sua natura pubblicistica perché gli si riconosce la valenza sociale di intervento a sostegno dell'impiantistica e attraverso il quale è possibile dare un più corretto sostegno alla moltiplicazione degli impianti sul territorio.
Il ministro Melandri, di ritorno dalle recenti olimpiadi di Sidney, espresse l'auspicio che i risultati positivi ottenuti dai nostri atleti potessero ripercuotersi su una più convinta politica per la diffusione degli impianti sportivi.
Il nuovo credito sportivo va in quella direzione; e va in quella direzione anche


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il fondo di garanzia che è stato previsto dal nostro disegno di legge e che evidentemente va valutato in correlazione con la riforma dell'istituto del credito sportivo.
Per tali ragioni ritengo che occorra definire e completare un quadro più organico. Ringrazio molto la Commissione competente per il lungo e positivo lavoro svolto. Ringrazio il suo presidente Castellani, il relatore onorevole Mauro, i membri del Comitato ristretto, i membri della maggioranza e dell'opposizione per il contributo costruttivo che hanno dato alla definizione della normativa che finalmente è arrivata all'esame dell'Assemblea, non essendo maturate - diciamoci la verità! - le condizioni per un suo esame in Commissione in sede legislativa, che probabilmente avrebbe consentito un iter più celere, nonostante si fosse registrato un consenso abbastanza largo, ossia non esclusivamente limitato alla maggioranza.
Parlo al buio perché non ho preso visione degli emendamenti presentati; sono d'accordo con la dichiarazione fatta dal relatore il quale ha manifestato disponibilità a cercare la via d'uscita più idonea per giungere ad una sollecita approvazione del provvedimento al nostro esame, che è vivamente atteso non solo dalle società dilettantistiche, quindi da tutti coloro che pensano allo sport più in termini di pratica sportiva che da spettatori, ma anche da tutti coloro che dedicano il loro tempo libero all'organizzazione ed alla promozione delle attività sportive e dagli enti di promozione sportiva - ha fatto bene l'onorevole Riva a ricordarne il significato - per sottolineare sempre di più la valenza sociale dello sport. Ne abbiamo discusso in questi anni in numerose sedi internazionali e ho avuto l'occasione di rappresentare il Governo italiano nel Consiglio d'Europa e nell'Unione europea; abbiamo affrontato i temi della valenza sociale dello sport, della lotta al doping, dell'agenzia mondiale per la lotta al doping; nel recente vertice europeo di Nizza è stata inserita la dichiarazione finale della specificità dello sport che fa considerare diversamente i problemi della libera circolazione degli atleti professionisti, pur di fronte alle esigenze del libero mercato.
Se riusciremo ad approvare liberamente questo testo, daremo un contributo concreto alla soluzione di queste problematiche e avremo un apparato normativo più avanzato e al passo con i tempi. Vi è stata sicuramente una riduzione del gettito finanziario, ma vi è anche, per effetto della riforma del CONI, la possibilità di partecipare a società di capitale per la gestione dei concorsi pronostici, mentre si deve avviare una riflessione sul diverso rapporto rispetto ai proventi dei diritti radiotelevisivi, materia oggetto di iniziative legislative anche presso altri paesi.
Dal punto di vista ordinamentale, credo che la struttura che siamo riusciti a definire in Commissione sia equilibrata; essa, da una parte, anticipa il nuovo contesto del federalismo - nel frattempo, approvato dalla Camera - e, dall'altra, si muove, a Costituzione vigente, per preparare il nuovo contesto, perseguendo la finalità che il mondo dello sport possa esprimere al massimo le proprie potenzialità, continuando a svolgere quella preziosa funzione sociale che non solo gli riconosciamo, ma che dobbiamo ulteriormente valorizzare con interventi concreti, vale a dire mettendo anche a disposizione delle risorse finanziarie più adeguate.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

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