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PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
GIORGIO PANATTONI, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, il progetto di legge che ci accingiamo ad esaminare ha un rilievo particolare, in quanto costituisce il primo intervento legislativo che è specificatamente e direttamente indirizzato al settore dei servizi Internet. Il provvedimento medesimo ha due obiettivi fondamentali: primo, eliminare alcuni degli ostacoli che rischiano di rallentare la crescita di un nuovo strumento di competitività internazionale; secondo, favorire la pluralità di operatori che il processo di forte crescita e grande diffusione del servizio certamente richiede.
paese. Come ben sappiamo, si tratta di una componente strategica per la competitività del paese stesso.
ben formulata ed ovviamente piena di contenuto, che leggo testualmente: «la Commissione valuti se l'estensione retroattiva della nuova disciplina contrattuale a contratti già conclusi non determini una violazione dell'autonomia contrattuale, che non sia giustificata dall'esigenza di dare attuazione al principio di uguaglianza».
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
VINCENZO MARIA VITA, Sottosegretario di Stato per le comunicazioni. Signor Presidente, dopo aver dato atto al relatore Panattoni di aver rappresentato in maniera approfondita un tema così delicato, prendo la parola perché il Governo annette grandissima rilevanza al provvedimento in esame, sia per i motivi accuratamente descritti dal relatore sia per altre ragioni che illustrerò brevemente. Intanto il provvedimento si muove nel solco di una serie di iniziative politiche dei Governi di centrosinistra volte a valorizzare l'innovazione tecnologica che in stagioni precedenti in Italia non ha avuto la fortuna che meritava, tanto che il nostro paese si è trovato, relativamente a questo settore, in una situazione molto arretrata, anche colpevole.
sviluppo rigoglioso. Inesorabilmente, si è avuta la liberalizzazione e l'entrata in scena di tantissimi nuovi gestori e di una concorrenza fatta di prezzi assai ribassati (fino alla gratuità) per l'ingresso in Internet; in tale quadro, quelle strutture fondamentali sono dovute entrare in una nuova fase che richiederà sempre più una riorganizzazione ed il passaggio ad una nuova stagione per poter sopperire, con l'offerta di nuovi servizi, ad un'obiettiva riduzione dell'offerta tradizionale (ovvero, l'ingresso in Internet).
attraverso Internet, il quale ha avuto a sua volta uno sviluppo importante in questi anni.
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Di Luca, iscritto a parlare: si intende che vi abbia rinunziato.
Avverto che la IX Commissione (Trasporti) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Panattoni, ha facoltà di svolgere la relazione.
Il testo elaborato dalla Commissione e sottoposto all'esame dell'Assemblea affronta, in particolare, il problema della distorsione esistente sul mercato per l'accesso alla rete Internet e della penalizzazione subita dagli operatori minori. Il settore è caratterizzato dalla presenza di numerosi fornitori di accessi ad Internet (gli Internet service provider), normalmente di dimensioni relativamente piccole, che si finanziano per le loro attività con un abbonamento pagato a fronte dell'erogazione del servizio. I grandi gestori di infrastrutture, invece, hanno cominciato e continuano ad offrire il servizio di accesso ad Internet gratuitamente, in quanto si finanziano con il traffico telefonico che l'uso di Internet comporta.
È evidente, a tale riguardo, una distorsione, una disparità di trattamento tra coloro che hanno a disposizione i proventi del traffico telefonico (i grandi gestori di infrastrutture di rete) ed i fornitori di servizi che non hanno a disposizione tale reddito derivante dal traffico telefonico. È anche evidente che i grandi gestori di infrastrutture utilizzano i proventi del traffico telefonico per sussidiare l'operazione di fornitura dei servizi Internet. Per ovviare a questa situazione, Telecom Italia, il gestore di reti di infrastruttura telefonica ritenuto di grande rilevanza sul mercato, ha stipulato accordi con alcuni degli Internet service provider, che tendono a risolvere una parte del problema e che hanno trovato molte difficoltà di applicazione. Ricordo che sul tema è in atto un ricorso all'autorità antitrust per una diversa interpretazione delle norme che regolano il contratto. Per questo motivo si è ravvisata l'opportunità di un intervento legislativo di indirizzo.
L'attuale assetto complessivo del comparto appare dunque strutturato in termini tali da violare il principio fondamentale di non discriminazione tra gli operatori sul mercato e quello di equità, quindi di pari condizioni di tutti coloro che devono operare sul mercato liberalizzato, pregiudicando il processo di liberalizzazione del settore, nonché le prospettive di sviluppo dell'accesso alla rete Internet del
Durante l'esame del provvedimento in Commissione si è registrato un largo consenso sia delle forze politiche di maggioranza sia di quelle dell'opposizione sulla necessità di questo intervento normativo. Il testo elaborato dalla Commissione è costituito da un solo articolo e prevede, al comma 1, il diritto per gli Internet service provider di ufruire di condizioni economiche simili a quelle riconosciute dagli accordi di interconnessione stipulati tra gli organismi di telecomunicazioni titolari di licenze individuali e l'organismo notificato come avente notevole forza di mercato, vale a dire la Telecom Italia, secondo criteri di equità, che dovranno essere definiti nel termine di 60 giorni dal momento dell'approvazione della legge dall'autorità per le garanzie delle comunicazioni.
In questo modo, il provvedimento intende realizzare l'obiettivo di consentire la sopravvivenza degli Internet service provider di minori dimensioni, che hanno svolto una funzione pionieristica essenziale per l'affermazione dello strumento di Internet in Italia, anche in tempi nei quali l'approccio a questo mercato era difficile, poco remunerativo e richiedeva una grande competenza, nonché un grande entusiasmo, in quanto la diffusione del servizio era ancora relativamente modesta e le difficoltà di gestione particolarmente elevate. Oggi, i suddetti operatori costituiscono ancora un supporto indispensabile per l'innovazione tecnologica, lo sviluppo della rete, la crescita del paese nel suo complesso, soprattutto a livello locale, ma versano, in molti casi, in gravi difficoltà economiche per i motivi che ho citato in precedenza.
Nel corso dell'esame in Commissione, si è evidenziata anche l'esigenza di rendere applicabili le norme del provvedimento anche alle nuove forme tariffarie che si stanno imponendo negli ultimi tempi, introducendo un comma 3 che il testo del Governo non prevedeva. Tra le suddette norme è stato indicato, a titolo esemplificativo, il profilo tariffario cosiddetto flat rate, vale a dire il pagamento di una quota fissa indipendentemente dal volume di traffico al quale si ha realmente accesso. Ciò al fine di delineare una sorta di meccanismo di adeguamento automatico del provvedimento alle continue evoluzioni del mercato, che si succedono a ritmo serrato in un settore particolarmente dinamico quale quello di Internet, cercando di evitare un invecchiamento rapido della normativa e quindi aprendo una gestione dell'innovazione in tempi continui.
È apparso anche opportuno modificare il comma 4 dell'articolo unico ed estendere retroattivamente l'ambito temporale di applicazione delle disposizioni di cui ai commi 1 e 2, inizialmente prevista per un anno a decorrere dalla data di entrata in vigore dell'intervento normativo, a partire dal 1o settembre 1999. Questa data è stata individuata perché in quel momento Telecom Italia ed alcuni Internet service provider hanno definito un accordo contrattuale mediante il quale Telecom Italia riconosceva a coloro che aderivano la retrocessione di parte dei ricavi derivanti dal traffico telefonico che veniva registrato sulla propria rete.
Ciò naturalmente ha toccato solo una parte della popolazione interessata, non si è esteso al cento per cento e non è figlio di quella norma che noi riteniamo debba essere definita dall'autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni onde stabilire un principio chiaro, univoco ed applicabile a tutti, sia a partire dal 1o settembre 1999, sia nell'arco di validità di questa legge.
Riteniamo anche che l'intervento dell'autorità debba essere finalizzato ad eliminare le discriminazioni attualmente esistenti, assicurando anche in futuro il mantenimento di una situazione di non discriminazione tra gli operatori e dunque maggiori certezze sulle prospettive economiche delle imprese che operano in questo settore, con i benefici che sono facilmente misurabili.
Per tale motivo non abbiamo accolto un'osservazione della Commissione giustizia,
Non abbiamo accolto tale osservazione, perché riteniamo che la retroattività serva proprio per dare attuazione specifica al principio di equità e di uguaglianza, in quanto il contratto fra la Telecom ed alcuni Internet service provider ha riguardato solo una parte degli operatori, con un contenzioso piuttosto elevato, tant'è vero che vi è un ricorso all'autorità antitrust e vi sono grosse difficoltà interpretative. Questo è il motivo per il quale riproponiamo il testo come uscito originariamente dalla Commissione.
Per quanto riguarda gli altri aspetti di questo provvedimento, non vi è alcun onere finanziario né a carico della finanza pubblica né per i cittadini, anzi questa norma dovrebbe comportare una riduzione media complessiva del costo di accesso ad Internet proprio perché più sono gli operatori presenti sul mercato, maggiore è la competitività e, quindi, la concorrenza che si genera in questo mercato, più ovviamente i costi tendono a decrescere.
La seconda questione riguarda il rapporto tra la decisione di adottare un provvedimento di legge e l'autonomia dell'autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni. Noi riteniamo che sia compito del Parlamento - e in questo caso abbiamo scelto un provvedimento di legge - indicare gli indirizzi rispetto ai quali si devono attuare gli obiettivi di sviluppo dell'intero settore, mentre l'autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni, sulla scorta di tali indirizzi, deve definire le condizioni e le regole attraverso le quali questi indirizzi si traducono in pratica. Riteniamo, quindi, che non vi sia alcuna interferenza nella sfera di attribuzioni di responsabilità dell'autorità; abbiamo semplicemente dato un indirizzo a questa azione di regolazione del settore, utile per realizzare gli obiettivi prefissati.
Per quanto riguarda l'ordinamento comunitario, le finalità di questo intervento sono totalmente in sintonia con i principi fondamentali di liberalizzazione del mercato delle comunicazioni, che sono alla base della normativa europea, che peraltro il nostro ordinamento ha recepito più volte e tradotto in indicazioni sul mercato interno.
Ricordo anche che il Consiglio europeo di Feira sui temi della società digitale, che si è svolto dal 19 al 20 giugno di quest'anno, ha definito il piano d'azione globale della I-Europe 2002 nel quale si definisce una strategia comune per favorire la diffusione di Internet in tutti i paesi europei, fissando obiettivi, uno dei quali è di particolare rilevanza e, cioè, l'introduzione di meccanismi che consentano la separazione del traffico di telefonia vocale da quello per l'accesso ad Internet che dovrebbe risultare così incentivato. A questo punto sarebbe infatti possibile attuare politiche tariffarie molto differenziate e quindi quel principio di disponibilità di un servizio innovativo e competitivo per il paese.
Concludo ricordando che si tratta di un provvedimento di indirizzo che mi auguro venga rapidamente approvato (anche perché se ne sente un grande bisogno e siamo in forte ritardo rispetto alle esigenze del mercato) al fine di dare condizioni di maggiore certezza ed equità ad un business che è in forte espansione ed è totalmente decisivo per la competitività del nostro sistema paese. Preciso che il disegno di legge si muove nel solco di tutti i provvedimenti di questo Governo di centrosinistra che ha fatto dell'uso dell'innovazione, della modernizzazione e della semplificazione gli strumenti per dare a questo paese un assetto che guardi al futuro e che sia più competitivo proprio perché si basa su infrastrutture più semplici, più moderne, più innovative, meno costose e capaci di favorire lo sviluppo e l'occupazione, che rimangono i nostri obiettivi fondamentali.
Fra le leggi approvate cito per tutte la n. 249 del 1997, che si può definire la legge madre del sistema delle telecomunicazioni in quanto permise la liberalizzazione del sistema delle telecomunicazioni fino a qualche anno fa monopolista di diritto e di fatto e anche culturalmente segnato da una vecchia idea di monopolio, non più valida sul piano internazionale dove si era già avuto un processo di liberalizzazione. L'Unione europea aveva anche emanato direttive indicando un campo aperto di concorrenza, da cui è derivata la liberalizzazione. Oggi vi sono più di 150 licenziatari, a fronte di un singolo operatore dominante (è la storia degli ultimi anni in Italia: SIP, Telecom).
Ora abbiamo un quadro assai diverso. Alla legge madre hanno fatto seguito iniziative molto rilevanti: cito, tra gli altri, il decreto del Presidente della Repubblica n. 318 del settembre 1997, che recepì molte direttive europee fino a quel momento non recepite nel nostro ordinamento: ciò aveva portato molte l'Italia sulle soglie dell'infrazione o in processi avanzati di infrazione da parte dell'Unione europea.
In tale percorso (che ha avuto un suggello nella definizione di un vero e proprio piano di azione del Governo sulla società dell'informazione), che ha dato buona prova nell'importante scadenza internazionale di Feira, ricordata dall'onorevole Panattoni, è nato un materiale di grande valore che ha contribuito alla valorizzazione della formazione e dell'alfabetizzazione informatica, nonché della cablatura del territorio con forme tecnologiche differenziate (non solo la fibra ottica ma anche, ad esempio, il sistema wireless). Un elemento specifico di tale percorso è rappresentato dalla valorizzazione del commercio elettronico e della piccola e media impresa che può essere, anche in questo campo, un tessuto fondamentale per lo sviluppo.
Ebbene, in tale percorso (che potremmo chiamare una grande politica dell'innovazione o una nuova politica industriale, in cui l'industria non sia più soltanto la grande fabbrica fordista ma anche un reticolo di tante iniziative significative sul piano economico) nasce il provvedimento di cui oggi la Camera inizia la discussione generale, dopo un percorso nella Commissione competente ed il parere di molte altre Commissioni.
Tale provvedimento ha un ruolo specifico ed una rilevanza che mi permetto di definire straordinaria. Quelli che in gergo vengono chiamati Internet service provider sono stati e sono, in un certo modo, il tessuto pionieristico dell'innovazione. Internet è il nuovo universo, la rete delle reti a cui guardare, la convergenza tecnologica di cui rappresenta il punto di evoluzione fondamentale. In tale ambito, gli Internet service provider sono un punto di riferimento essenziale. Forse, senza di loro la stessa parola Internet, in Italia, avrebbe tardato a divenire di senso comune. Senza quei soggetti, tutti coloro che oggi - come si suol dire - navigano in rete, sarebbero giunti in ritardo all'approccio con la rete, che è il luogo conoscitivo fondamentale della società dell'informazione e della conoscenza.
Quelle strutture - se volete, assimilabili all'esperienza della piccola e media impresa in altri campi dell'attività imprenditiva - hanno vissuto una fase di
Vi è, dunque, la necessità di offrire agli Internet service provider un periodo - ancorché limitato ad un anno - per avviare tale opportunità di autotrasformazione e di ristrutturazione, agganciandosi al più generale sviluppo del sistema integrato della comunicazione.
Oggi è più che mai necessario occuparci di tale materia, perché siamo vicini ad un passaggio, forse fondamentale, della storia italiana: il passaggio da un utilizzo di Internet in una chiave più artigianale e limitata, ad una vera e propria diffusione della rete su scala di massa. I dati sono molto significativi. Dobbiamo dire con molta soddisfazione che oggi il nostro paese è ad un grado di evoluzione, anche su questo terreno, molto superiore rispetto a quanto fosse solo qualche anno fa. Sono 9 milioni e mezzo gli utenti che si collegano a Internet (secondo dati raccolti da un recentissimo studio, che ci è apparso accurato, di Eurisko BNL, su New media Internet 2000), mentre qualche anno fa erano poche migliaia, solo una piccola élite conosceva questo mondo e vi entrava abitualmente. I possessori di computer sono quattordici milioni e voglio solo evocare qui tra parentesi le misure, in corso di discussione in Parlamento, di sostegno alla diffusione dei computer. Dei 9 milioni e mezzo che ho citato, 4 milioni sono navigatori abituali, cioè coloro che usano Internet per studio, per lavoro, per divertimento, in modo consueto nella propria giornata. Solo da luglio ad ottobre 2000, quindi in un breve lasso di tempo, l'aumento delle connessioni con la rete è stato di quasi il 20 per cento, con una progressione enorme rispetto al passato. L'aumento di tali connessioni è molto molto più veloce di quanto sia stato, in altre stagioni della storia della comunicazione, l'aumento dei possessori di radio e poi di televisioni. D'altro canto, l'Italia ora finalmente sta avanzando nell'universo multimediale: pensate che secondo il censimento dell'Almanacco dell'industria informatica - che tra l'altro è pubblicato on line, quindi si può facilmente consultare - nel gennaio 2000 vi sarebbero stati circa 259 milioni di utenti di Internet nel mondo, cifra due volte e mezzo superiore a quella che le previsioni più ardite proponevano solo a metà degli anni novanta, quando persino i pensatori più ottimisti - pensiamo a George Gilder, a Nicholas Negroponte, allora considerati troppo ottimisti - prevedevano che nel 2000 vi sarebbero stati sì e no 100 milioni di utenti. Nel 2002 si prevedono 500 milioni di navigatori, nel 2005 verrà superato il primo miliardo, ossia il 17 per cento dell'umanità. Naturalmente, corre l'obbligo di ricordare che stiamo parlando di una parte del mondo sviluppata, mentre ci sono intere aree del pianeta che ancora non conoscono il telefono.
Dicevo, insomma, che nessuna tecnologia - forse solo il telefono cellulare - ha avuto una progressione così rapida, ha mai conosciuto un tasso di diffusione così veloce e così globale. Internet è il linguaggio della comunicazione ormai internazionalizzata. Internet e il linguaggio digitale costituiscono il punto di riferimento di tutti i vecchi mezzi di comunicazione di massa, che con Internet dovranno fare i conti. Ecco perché questo progetto di legge è molto importante, signor Presidente, colleghi. Non è un piccolo provvedimento, sebbene il suo testo sia breve, è molto significativo, perché è uno strumento che a noi pare essenziale per garantire che un nuovo tessuto di aziende possa entrare pienamente nella nuova soglia di sviluppo. Tale sviluppo - vorrei sottolinearlo - non riguarda solo i navigatori, ma è rilevante anche sotto il profilo economico-finanziario: pensiamo al commercio elettronico che si svolge
L'Italia ha cominciato a muoversi in un settore in cui era rimasta indietro: oggi registriamo una crescita più sostenuta tanto che nel 1999 nel commercio elettronico vi è stato un volume di affari di più di 3 mila miliardi. Si tratta di dati rilevanti ma ancora troppo piccoli rispetto al fortissimo potenziale che la rete può fornire al tessuto produttivo industriale italiano.
Per quanto attiene al provvedimento al nostro esame, mi limito a sottolineare - dopo aver ringraziato la IX Commissione ed il relatore, l'onorevole Panattoni - che, rispetto al disegno di legge presentato dal Governo, sono stati apportati alcuni miglioramenti che abbiamo accolto positivamente. Si è svolta infatti una discussione certamente non semplicissima, perché quando si esaminano temi di tale natura si intrecciano questioni tecnologiche e giuridiche che possono causare, ancorché il provvedimento sia breve, difficoltà non certo piccole. Nel corso di tale discussione siamo arrivati a garantire meglio l'equità delle condizioni per gli operatori e abbiamo chiarito meglio i problemi che riguardano gli accordi già fatti con l'operatore dominante e come questi rientrino nel quadro delle previsioni normative; abbiamo altresì chiarito che la retroattività in questo caso si spiega in quanto, essendo limitato e temporaneo il periodo di vigenza del provvedimento, la sua durata non può iniziare dal momento in cui si è avviata la discussione: c'è pertanto una retroattività che non è astratta o frutto di una cattiveria nei confronti dell'operatore Telecom - a cui storicamente si è affidato il traffico: ora la liberalizzazione sta portando ad una molteplicità di soggetti -, perché è proprio in tal modo che si spiega la vera equità del provvedimento.
Questo provvedimento - posso dirlo con convinzione - non è segnato politicamente: l'abbinamento di altre proposte di legge dimostra che esso riguarda tutto il paese; pertanto mi permetto di dire che esso dovrebbe raccogliere il consenso generale. Non si tratta infatti di apporre una bandiera su una questione così importante per lo sviluppo, ma di dare risposta a tutte le iniziative che ci hanno spinto a discutere un provvedimento che dovrebbe essere di tutti.
Ringrazio il Presidente ed i colleghi per l'attenzione prestata e vorrei formulare l'auspicio non rituale che questo provvedimento possa registrare l'unanimità dei consensi anche per dimostrare che il paese ritrova la sua unità su temi quale questo, mostrando di essere un grande paese in un grande mercato globale. Ritengo che questo sia il senso del provvedimento ed è per questo che mi auguro che il suo iter parlamentare si concluda in questa legislatura. Del resto, esso si inquadra nella sequenza di norme che il Parlamento ha approvato su tale questione nel corso di questi anni. Non ritengo in questa sede di dover rispondere ad alcuna obiezione, in quanto ho già replicato in Commissione ad alcune osservazioni svolte da alcuni gruppi parlamentari.
Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.


