Allegato B
Seduta n. 825 del 13/12/2000


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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
negli ultimi giorni si è assistito ad una autentica babele di pronunciamenti da parte di autorevoli esponenti del Governo in ordine alla realizzazione della variante di valico dell'autostrada del Sole;
la ormai abituale e pesante congestione del traffico nel tratto autostradale tra Firenze-Bologna, oltre a determinare una vera e propria strozzatura nel sistema di collegamento stradale del nostro Paese, è all'origine di numerosi e purtroppo spesso mortali incidenti automobilistici -:
se il Governo ritenga non più dilazionabile, considerata l'effettiva drammaticità della situazione, assumere l'impegno a realizzare, con tutta l'urgenza del caso, il progetto di tragitto per la variante appenninica sull'autostrada Firenze-Bologna.
(2-02778) «Casini, Giovanardi, Follini».

Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della difesa, per sapere - premesso che:
è in atto da circa 3 anni a Pavia un serrato confronto fra le organizzazioni sindacali ed i dipendenti dello Stabilimento Arsenale ed il Governo che aveva disposto a suo tempo la chiusura entro il 31 dicembre 2000 di detto stabilimento nell'ambito del programma di dismissioni del Ministero della difesa;
il Governo si era impegnato in un protocollo sottoscritto dai sottosegretari Abate e Barberi a salvaguardare i livelli occupazionali e la stessa struttura produttiva di elevato livello tecnologico attraverso la riconversione all'interno della costituenda agenzia per la Protezione Civile;
tale impegno di riconversione non fu mantenuto dal governo e tale inadempimento ha provocato una generale mobilitazione della città di tutte le sue rappresentanti istituzionali a difesa dell'Arsenale e dei suoi livelli occupazionali;
l'esponente ha presentato due interrogazioni sollecitando il governo a mantenere gli impegni assunti ed a spiegare i motivi dell'incomprensibile ritardo nel mantenimento degli impegni assunti;
in data 29 novembre 2000 il Ministero della difesa organizzava una riunione presso gli uffici di via della Vite per trovare una soluzione tale da salvaguardare i 300 posti di lavoro dell'Arsenale. A tale riunione venne dato ampio risalto dalla stampa locale e ad essa vennero invitati il prefetto e il sindaco di Pavia, l'assessore del comune di Pavia, Bozzano e l'assessore alla Protezione Civile presso l'amministrazione provinciale, Castagnola;
due parlamentari si presentarono alla riunione come già altre volte avevano fatto durante i tre anni di defatiganti trattative per salvare l'Arsenale;
agli inizi della riunione l'assessore Bozzano avvertiva Castagnola che la presenza dei parlamentari veniva impedita da non meglio precisati regolamenti; a tale notizia un parlamentare abbandonava prontamente la sala mentre l'altro chiedeva all'onorevole Alborghetti che coordinava la riunione nella sua qualità di capo dipartimento del coordinamento amministrativo della Presidenza del Consiglio dei ministri alla presenza di circa 30 partecipanti i motivi ed i riferimenti legislativi di tale assurda esclusione di rappresentanti degli eletti nel territorio dove è ubicato lo stabilimento Arsenale di Pavia;
l'onorevole Alborghetti esponeva che gli erano pervenuti ordini dall'«alto» e che


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comunque si trattava di riunione tecnica del ministero ove non era ammessa la presenza di parlamentari -:
quali siano le motivazioni che hanno indotto il Governo a prendere tale assurda decisione di escludere, per la prima volta, i parlamentari da riunioni ministeriali relative allo stabilimento Arsenale di Pavia e quali siano i fondamenti normativi sulle quali tale decisione si basa e se non ritenga, in ogni caso, che tale esclusione di parlamentari dalle trattative non sia offensiva nei confronti dei cittadini di Pavia e di tutti i dipendenti dell'Arsenale di Pavia che certamente privilegiano, per la risoluzione del loro grave problema occupazionale, una compatta partecipazione di tutte le autorità istituzionali della città alle trattative che altrimenti assumono l'aspetto di una oscena corsa esibizionistica e di mero forzato accaparramento di meriti nel tentativo di far dimenticare tutti i demeriti del grave, fino ad oggi, inadempimento del governo nei confronti dei lavoratori dell'Arsenale.
(2-02779)
«Losurdo».

Interrogazioni a risposta orale:

BUFFO, STELLUTI, MARCO FUMAGALLI, TARGETTI e SALVATI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
ogni anno, in occasione della ricorrenza del IV novembre, l'Anpi della zona Barona (Milano) usufruiva di un finanziamento da parte del Consiglio di Zona 6 di Milano per deporre una corona di fiori al monumento del caduti per la libertà di piazza Miani;
quest'anno la maggioranza del Consiglio di Zona 6 composta dai rappresentanti di Polo e Lega nord, su proposta di esponenti di Alleanza Nazionale, hanno negato tale finanziamento;
il 5 novembre ultimo scorso si è comunque svolta la consueta cerimonia commemorativa a conclusione di un corteo partito dalla sede della Cooperativa Barona-E. Satta;
durante tale iniziativa i manifestanti hanno stigmatizzato l'atteggiamento della maggioranza del Consiglio di Zona 6, dopo aver rinunciato per protesta al patrocinio della stessa istituzione zonale;
in seguito alla manifestazione del 5 novembre, la maggioranza del Consiglio di Zona ha approvato una mozione in cui contesta all'Anpi di aver condivisa «la faziosa ostentazione del raggruppamento di sinistra»;
nella stessa mozione si invita il Consiglio stesso e «tutte le autentiche forze democratiche a valutare "l'apoliticità" di ogni iniziativa promossa o sottoscritta sia dall'Anpi sezione Barona, sia dalle Associazioni Cooperative "sottoscittori" del documento letto durante la manifestazione» in cui si protestava contro il Consiglio di Zona -:
se ritenga che l'atteggiamento della maggioranza del Consiglio di Zona 6 di Milano rappresenti una chiusura verso coloro che sono in dissenso con le decisioni politiche di tale istituzione, compresa un'associazione prestigiosa e autorevole come l'Anpi;
se il tentativo di valutare i contenuti «apolitici» delle iniziative per cui si chiede un finanziamento o un patrocinio da parte del Consiglio di Zona 6 di Milano non dimostri una scarsa sensibilità democratica e una volontà di censurare le espressioni di dissenso;
se non si debba adoperare per ripristinare il finanziamento utile per la deposizione, ogni IV novembre, della corona di fiori al monumento dei caduti per la libertà di piazza Miani.
(3-06694)

SIMEONE. - Al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
i vice procuratori onorari hanno proclamato lo stato di agitazione, culminato


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con l'invito a tutta la categoria ad astenersi dalle udienze dall'11 al 30 dicembre 2000, per rivendicare il riconoscimento di un ruolo e di un trattamento economico adeguati alle responsabilità ed alla delicatezza delle funzioni loro assegnate;
i vice procuratori onorari svolgono in udienza le stesse funzioni dei magistrati togati, sotto il profilo qualitativo e quantitativo;
la Corte di Cassazione (sez. IV), con sentenza n. 2361 dell'11 aprile 2000, ha riconosciuto la possibilità che i vice procuratori onorari siano delegati per tutte le udienze di rito monocratico, qualunque sia il titolo del reato oggetto delle imputazioni;
a seguito di tale sentenza, le competenze attribuite ai vice procuratori onorari sono state vieppiù incrementate e, con l'entrata in vigore del giudice unico, gli stessi sostituiscono il pubblico ministero togato nei processi per reati che prevedono una pena detentiva fino a dieci anni;
a termini di legge, il magistrato onorario dovrebbe svolgere funzioni di mera supplenza dei magistrati togati, tenendo udienza solo nei casi di assenza o di altro impedimento del titolare dell'ufficio;
sta di fatto che le note disfunzioni del sistema giudiziario e l'endemica carenza di organico che da sempre affligge la magistratura hanno fatto sì che il ricorso a tale figura diventasse invece la regola e, di conseguenza, che lo svolgimento di funzioni giudiziarie divenisse per i magistrati onorari una vera professione, sia pure in alcun modo retribuita e regolamentata;
l'importanza della figura dei vice procuratori onorari è testimoniata dal cospicuo numero di coloro che sono stati investiti dal CSM di tali funzioni (ben 1065 !);
l'unica risposta che le istituzioni hanno saputo fornire alle legittime esigenze della categoria è stata quella di aumentare le competenze, accrescere le responsabilità, creare una incompatibilità assoluta con la professione forense, pretendendo un impegno professionale con carattere di continuità ed esclusività del rapporto, in netto contrasto con la natura onoraria della funzione svolta, senza peraltro prevedere adeguati corrispettivi in termini di riconoscimento economico e di dignità dei compiti assolti;
il trattamento riservato alla categoria interessata appare dunque lesivo della dignità della persona, soprattutto in considerazione del fatto che si tratta di professionisti che per la maggior parte esercitano anche la professione di avvocato;
il 23 ottobre scorso il ministro della giustizia ha assunto l'impegno dì istituire una commissione ministeriale che avrebbe dovuto risolvere gli annosi problemi che affliggono la figura del magistrato onorario;
a tutt'oggi tale commissione non risulta ancora istituita -:
per quali ragioni il ministro della giustizia non abbia ancora provveduto ad istituire la predetta commissione;
se il Governo non ritenga necessario, così come appare ineludibile all'interrogante, predisporre un immediato intervento normativo che preveda l'inquadramento giuridico ed economico della categoria adeguato all'impegno professionale ed alla delicatezza delle funzioni espletate e che configuri il riconoscimento di un rapporto lavorativo improntato alla continuità ed alla stabilità.
(3-06697)

Interrogazione a risposta in Commissione:

DUCA e GIACCO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro per la funzione pubblica. - Per sapere - premesso che:
la vicenda della trasformazione del Cigad - (Consorzio Intercomunale Gas Acqua Depurazione) azienda speciale consortile per l'erogazione dei servizi pubblici (gas e ciclo integrato delle acque) nei territori dei comuni di Castelfidardo, Cingoli, Filottrano, Numana e Sirolo, - è oggetto, tra l'altro, di indagini giudiziarie e di un


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serrato confronto politico come dimostrano i ripetuti articoli di stampa che informano in modo evidente sull'esistenza di un pericoloso intreccio politico economico e affaristico sulla vicenda;
nel giugno 2000 è stata avviata la procedura di trasformazione del Cigad mediante la costituzione di una S.p.a. ex articolo 115 del decreto legislativo 267/2000;
le singole delibere di trasformazione del Consorzio, sono state adottate dai Consigli dei comuni aderenti nei mesi di giugno e luglio, recando tutte uniformi manifestazioni di volontà nel senso della trasformazione ad eccezione della delibera del Comune di Filottrano, la quale al contrario, al punto 12) del deliberato, prevede espressamente «di autorizzare il Sindaco alla stipula dell'atto costitutivo della società solo dopo l'avvenuta approvazione dei patti parasociali da parte di tutti comuni costituenti la Società per Azioni»;
alla fine del mese di agosto, mentre aumentavano le pressioni sul comune di Castelfidardo per la rapida approvazione del testo dei patti parasociali così come proposti dal comune di Filottrano, lo stesso comune di Castelfidardo apprendeva che - con verbale d'adunanza in data 1o agosto 2000 - il Collegio dei Revisori del Cigad aveva formulato molteplici riserve (procedurali e sostanziali), successivamente confermate nella sostanza dalle considerazioni svolte dal consulente del Consorzio, Pubblitecnica s.p.a., sul punto della assoluta necessità di adeguamento della procedura di trasformazione rispetto alle più recenti innovazioni normative in tema di servizi pubblici locali. In particolare, il Collegio dei Revisori ha rilevato:
a) la grave situazione di incompatibilità dell'amministratore delegato in pectore della futura s.p.a. esito della trasformazione, il quale, già direttore dei lavori per la realizzazione di una importante opera pubblica per il Consorzio, era stato poi nominato nel Comitato dei Consulenti per la procedura di trasformazione ed infine addirittura insediato nella carica di Direttore Generale f.f. del Consorzio in attesa di assumere la carica di Amministratore Delegato della futura società di capitali;
b) l'inosservanza del principio di separazione tra titolarità delle reti e gestione dei servizi, così come riconosciuto e disposto nelle più recenti innovazioni legislative in materia di servizi pubblici;
è necessario sottolineare che l'ascesa dell'ingegner Farina - unitamente al complessivo disegno della procedura di trasformazione - venivano sollecitati e sostenuti dai Sindaci del centro-destra e dal Segretario del Consorzio Cigad, dottor Maurizio Scattolini, consigliere comunale del partito di Forza Italia presso il comune di Castelfidardo, collocato all'opposizione rispetto alla Giunta Municipale. Al coordinamento di tutti i soggetti citati, inoltre, si dedicava - in taluni casi anche con la propria presenza fisica alle sedute delle Assemblee consortili dedicate al tema della privatizzazione - il Consigliere regionale di Forza Italia, avvocato Davide Favia, il quale forniva al nominato Comitato del Consulenti per la procedura di trasformazione il proprio ufficio;
risulta altresì che la nota società francese «Suez - Lyonnaise des Eaux», gruppo di rilevanza mondiale nel settore della gestione del ciclo integrato delle acque, avrebbe espresso significativo interesse rispetto alla possibilità di ingresso nella compagine societaria della società esito della trasformazione del Cigag (azienda consortile determinante e condizionante per il servizio di tutto l'Ambito Territoriale Ottimale (ATO) n. 3), tanto da incontrare ed avere ripetuti contatti con alcuni esponenti delle Amministrazioni comunali predette. Inoltre risulterebbe che il gruppo francese «Suez - Lyonnaise des Eaux» sia vicino al partito di Forza Italia, sostenitore delle sue iniziative politiche e legato ai suoi singoli esponenti. Proprio in relazione ai rischi di indebite pressioni da parte di forti interessi economici privati per la procedura di trasformazione in oggetto, il gruppo consigliare DS, presso il Consiglio


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Comunale dì Castelfidardo, nella persona del capogruppo, Ermanno Santini, esponeva apertamente le proprie preoccupazioni, in sede di ripetuti dibattiti, con riferimento specifico alla emergente posizione del socio francese, interessato prevalentemente a poter entrare nella titolarità delle reti infrastrutturali (gas ed acqua) del consorzio Cigad, prima dell'approvazione definitiva dell'AC n. 7042, relativo alla riforma della normativa in materia di servizi pubblici, e poter, quindi, acquisire una posizione di vantaggio strategico, rispetto ad ogni altro competitore privato, nella successiva liberalizzazione del mercato;
nessun riscontro, è stato fornito al verbale di osservazioni e rilievi del consiglio dei Revisori da parte della struttura amministrativa del Cigad, dal Direttore generale f.f., dell'ingegner Farina, la cui posizione di incompatibilità veniva fatta oggetto di censura da parte dei Revisori dell'Ente consortile stesso, e neppure, dal segretario Consortile - organo preposto alla verifica di legittimità degli atti interni del Cda dell'Ente - e Consigliere comunale di Forza Italia, dottor Scattolini;
in data 8 settembre 2000, pertanto, dopo aver approfondito le ragioni poste a fondamento dei rilievi del Consiglio dei Revisori, il Consiglio del comune di Castelfidardo, revocava - all'unanimità dei voti del Consiglio comunale stesso - la propria adesione alla procedura di trasformazione del Consorzio, anziché approvare i patti parasociali assurti a condizione del consenso espresso dal comune di Filottrano ai fini del perfezionamento del vincolo contrattuale societario;
ciò nonostante, in data 12 settembre 2000, pur nella consapevolezza dell'intervenuta revoca del consenso alla trasformazione da parte del comune di Filottrano, il sindaco del comune di Numana - evidentemente nella somma urgenza di procedere in ogni caso, in ogni modo ed ad ogni costo alla costituzione della società desiderata - depositava presso il Tribunale di Ancona il ricorso per omologa della spa - denominata «Acquambiente Marche» spa - preteso esito alla trasformazione del Cigad;
la circostanza dell'intervenuta revoca da parte del comune di Castelfidardo era taciuta all'Autorità Giudiziaria dell'omologa ed analogamente taciuta al comune di Castelfidardo era la stessa circostanza dell'avvenuto deposito dell'omologa, al quale in data 9 ottobre 2000, seguiva il decreto di omologa, da parte del Tribunale di Ancona, ignaro dell'intervenuta revoca da parte del comune di Castelfidardo;
il medesimo decreto, peraltro, in data 20 ottobre 2000, dietro istanza del comune di Castelfidardo, che nel frattempo aveva appreso del deposito del ricorso e della relativa avvenuta omologa, veniva revocato dal Tribunale di Ancona e la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ancona sottoponeva a procedimento penale per il reato di false comunicazioni sociali il sindaco di Numana, in concorso con altri ex-articolo 110 c.p.;
ai fini di completezza informativa circa gli esatti termini della vicenda ulteriori fatti devono essere riferiti: si è detto che la revoca del consenso alla procedura di trasformazione ed alla conseguente costituzione della spa è stata decisa - all'unanimità dei votanti - dell'Assemblea cittadina, in quanto ferma rimanendo la valutazione di opportunità circa la trasformazione stessa del Consorzio, la procedura prescelta - così come delineata e costruita - presentava molteplici profili di incertezza e perplessità di natura tecnica e giuridica sia in ordine al metodo seguito, sia in ordine alle soluzioni prospettate. Tali profili risultano ripresi in larga parte dalle predette osservazioni formulate dal Consiglio dei Revisori del Cigad in data 1o agosto 2000, su cui - come si è detto - non vi è riscontro alcuno da parte degli organi consortili del Consorzio;
è bene aggiungere che, con la lettera di trasmissione a tutti i comuni consorziali della delibera di revoca adottata, l'amministrazione comunale convocava apposito incontro con i Sindaci dei predetti comuni


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al fine di superare i profili della perplessità ed incertezza rilevati e di valutare, quindi, concordemente le modalità di prosecuzione della procedura di trasformazione predetta: tale incontro si teneva regolarmente, venivano discusse ed approfondite le problematiche emerse e si concludeva con l'impegno del comune di Castelfidardo di far pervenire a tutti i Sindaci apposito studio da parte dei consulenti della stessa Amministrazione di Castelfidardo circa i temi discussi;
tale incontro si è tenuto in data 14 settembre 2000 mentre il deposito del ricorso risale alla precedente data del 12 settembre 2000. Di tale deposito del ricorso per omologa il comune di Castelfidardo è stato tenuto all'oscuro ed analogamente all'oscuro sarebbero stati tenuti il Collegio dei Revisori del Cigad nonché gli amministratori del medesimo Consorzio designati dal comune di Castelfidardo;
nessuno dei sindaci presenti (signori Lippi per Cingoli, Ballante per Filottrano e Balducci per Numana, il quale risulta essere il firmatario del ricorso per omologa) faceva menzione alcuna dell'avvenuto deposito del ricorso per omologa;
il comune di Castelfidardo e gli altri Sindaci fissavano un nuovo incontro per il giorno 19 ottobre 2000 per discutere l'elaborato di studio predisposto dai consulenti della medesima Amministrazione di Castelfidardo: nessun cenno di rinunzia a tale incontro proveniva dagli altri Sindaci, né alcuna menzione del ricorso per omologa veniva rivolta all'amministrazione da parte di alcuno. Il sindaco Lippi di Cingoli, nell'arco della settimana dal 9 ottobre al 13 ottobre 2000, sollecitava a più riprese la segreteria generale del comune di Castelfidardo a perfezionare l'invio via fax del citato studio dei consulenti;
solamente con lettera pervenuta in data 19 ottobre 2000 al protocollo del comune di Castelfidardo, i Sindaci Lippi, Ballante, Misiti e Balducci comunicavano che il Tribunale di Ancona aveva pronunciato decreto di omologa della «Acquambiente Marche spa» e che, pertanto, si rendeva inutile l'incontro fissato per il pomeriggio, in quanto gli studi e le consultazioni effettuate erano ormai inutili e superate;
il sindaco del comune di Castelfidardo ha esposto all'autorità giudiziaria il proprio stupore e la propria amarezza nonché preoccupazione istituzionale per le conseguenze di una simile situazione, caratterizzata dalla presenza di una società di servizi che pretende di vincolare la comunità municipale di Castelfidardo contro la sua volontà unanime in esito ad una inaccettabile forzatura di scelte pubbliche e collettive, condotta, per di più, in modo occulto ed in aperta violazione di qualsivoglia principio di buona fede e correttezza nel rapporto tra privati se non tra istituzioni;
risulta, - secondo quanto ritenuto dal comune di Castelfidardo - che:
a) non sussiste il requisito essenziale del consenso unanime ed uniforme dei soci promotori alla costituzione della spa, né sussisteva dalla data del deposito del ricorso per omologa né, ancora, sussisteva alla data della deliberazione del comune di Castelfidardo;
b) tale circostanza è stata taciuta al Tribunale ed al signor Procuratore della Repubblica dal depositante del ricorso per omologa, il quale in tale veste si trova a rivestire le seguenti qualità soggettive: a) pubblico ufficiale quale Sindaco del comune di Numana; b) socio promotore quale legale rappresentante del comune di Numana promotore della spa; c) amministratore in pectore della costituenda spa;
c) il depositante del ricorso per omologa era a conoscenza dell'avvenuta deliberazione di revoca del consenso da parte del comune di Castefidardo sin dalla data del 11 settembre 2000;
d) il deposito del ricorso per omologa in data 12 settembre 2000, è avvenuto, quindi, nella piena consapevolezza dell'insussistenza del consenso del comune di Castelfidardo e nella pari consapevolezza di tacere - con il deposito del ricorso per


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omologa privo di tale segnalazione - al Tribunale di Ancona ed al Procuratore della Repubblica presso il medesimo Tribunale, della circostanza dell'avvenuta revoca del consenso da parte del comune di Castelfidardo;
e) il depositante avrebbe taciuto tale circostanza anche al Collegio dei Revisori del Cigad, nella persona del suo Presidente, ragionier Alfonso Lucchetti, il quale non è stato informato del deposito del ricorso per omologa né, conseguentemente, è stato posto in condizione di esercitare il proprio ruolo di vigilanza in esercizio del proprio Ufficio di Revisore, allorquando, proprio sulle modalità della procedura di trasformazione e sull'idoneità soggettiva dell'amministratore delegato in pectore della costituenda spa, il collegio dei revisori aveva espresso riserve e formulato rilievi ed osservazioni;
f) analogamente informati della revoca del comune di Castelfidardo, alla data del deposito del ricorso per omologa, erano i sindaci di Cingoli e di Sirolo, nonché il direttore generale del Cigad, ed amministratore delegato in pectore della costituenda spa -:
trattandosi di atti di straordinaria gravità e con inquietanti implicazioni anche per il rischio di collusioni ed infiltrazioni illegittime di interessi privati sul patrimonio nazionale destinato e vincolato all'erogazione di servizi pubblici, chiedono se il Governo e i Ministeri siano già stati informati della vicenda e se e quali iniziative intendano attuare per interrompere l'intreccio affaristico, per riportare la situazione alla normalità e per far prevalere la buona amministrazione della cosa pubblica.
(5-08632)

Interrogazioni a risposta scritta:

OLIVO, GIACCO e GATTO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
la cultura si diffonde sempre più per via informatica e soprattutto per le persone non vedenti esiste un software capace Plain Ascii text files di produrre una sintesi vocale e/o la possibilità di leggere il testo mediante barra Braille;
un certo numero di case editrici ha diffidato le due biblioteche telematiche per non vedenti (Ezio Galiano di Catanzaro e Cavazza di Bologna) di cancellare i libri inseriti nei propri siti attribuendo loro la violazione del diritto d'autore;
considerato l'alto valore morale, sociale e culturale, delle due istituzioni oggetto della diffida -:
quali provvedimenti si intendano intraprendere con urgenza per permettere la lettura di libri non facilmente reperibili per i non vedenti, atteso anche che il trattamento adottato da tali testi per potere essere letti dal software li rende di difficile lettura alle persone vedenti.
(4-33058)

LANDOLFI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia, al Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
dal 1997 a tutt'oggi sono stati presentati numerosi atti di sindacato ispettivo, relativi alla costruzione di un inceneritore nel comune di San Vittore del Lazio (Frosinone) rimasti purtroppo privi di risposta compreso l'atto 4-26873 a firma dell' interrogante;
con legge regionale n. 27 del 9 luglio 1998 «Disciplina regionale della gestione dei rifiuti» pubblicata sul Bur n. 21 del 30 luglio 1998 la regione Lazio si è impegnata a dare attuazione al principio di «tutelare la salute della collettività cd evitare possibili fonti di inquinamento dell'ambiente» e di «salvaguardare i valori naturali e paesaggistici»;
nel dicembre 1999, ben ventiquattro sindaci casertani, ciociari, molisani e pontini insieme ad associazioni ambientaliste,


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produttori agricoli, organizzazioni sindacali e cittadini hanno costituito un comitato permanente presso il comune di Rocca d'Evandro (Caserta) affinché si scongiurasse la realizzazione dell'impianto di termocombustione - parte della holding Cmi in cui sono confluite le attività ambientali del gruppo Falk e Agarini - ed i conseguenti danni alla salute pubblica, all'ambiente ed al territorio;
il temuto pericolo di danni irreversibili deriva sia dalla localizzazione dell'inceneritore (ai confini del Parco naturale di Roccamonfina-Foce del Garigliano, e del circostante territorio oggetto di coltivazioni di prodotti tipici di elevatissimo pregio) sia dalla tipologia (l'inceneritore avrebbe una capacità di trattamento di 800 tonnellate di rifiuti al giorno);
il 15 novembre 2000, in un incontro tenutosi tra il presidente della regione Lazio ed i membri del suddetto comitato permanente sarebbe emerso, come riportato da numerosi organi d'informazione, che:
a) non esisterebbe alcun atto del 31 gennaio 1997 a firma dell'assessore Hermanin relativo al parere di compatibilità ambientale;
b) la giunta Badaloni non avrebbe emanato il piano regionale dei rifiuti;
c) la regione Lazio avrebbe tempo fino al giugno 2001 per approvare il piano regionale di smaltimento rifiuti;
d) la regione Lazio avrebbe istituito una commissione d'inchiesta sul termocombustore -:
se la realizzazione del termocombustore sia stata oggetto di valutazione di impatto ambientale o di una conferenza dei servizi e se sia conforme al decreto del ministero dell'ambiente del 19 novembre 1997, n. 503 emanato di concerto con i ministri della sanità e dell'industria in attuazione delle direttive Cee 83/639 e 89/429;
se la regione Lazio abbia presentato entro il 31 dicembre 1996 il piano di smaltimento dei rifiuti o abbia ottenuto una proroga alla suddetta scadenza e se l'impianto sia stato previsto nel citato piano;
se la realizzazione del termocombustore, finalizzato alla produzione di energia elettrica, sia stato autorizzato dal ministero dell'industria e se sia conforme alle vigenti normative;
se, ai sensi del comma 6, articolo 8, decreto ministeriale 25 febbraio 2000, n. 124, entro il 1o luglio 2000 siano stati effettuati dalla Cmi i previsti adeguamenti all'impianto;
quali urgenti iniziative intendano adottare affinché l'inalienabile diritto alla salute sancito dalla costituzione non debba soccombere di fronte al nuovo business dello smaltimento dei rifiuti;
se non ritengano che sussistano elementi per avviare un'indagine in grado di fare luce sui lati oscuri della vicenda.
(4-33065)

LANDOLFI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
la soprintendenza per i beni ambientali, architettonici, artistici e storici di Caserta, esaminati gli atti prodotti dalla confraternita di Maria Santissima Delle Grazie, il 20 giugno 1988 con prot. 12997 esprimeva parere favorevole alle opere proposte e restituiva copia dei progetti e dei grafici di rilievo con visto di approvazione ai sensi della legge 1089 del 1939;
identico parere favorevole è stato espresso anche dalla soprintendenza di Napoli e Caserta, a mezzo prot. 13917 del 30 luglio 1988, nel quale testualmente si legge: «esaminati gli elaborati di progetto presentati dalla Confraternita si rilascia nulla osta ai lavori di consolidamento statico e risanamento del Santuario di Maria Santissima Grande ed Eccelsa in Carinola frazione di Casanova (Caserta);


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nella seduta del 30 dicembre 1997 con delibera 10906 la giunta regionale della Campania ha stanziato l'importo di lire 120.000.000 in favore del predetto santuario ad integrazione del riparto relativo agli interventi di restauro di beni architettonici, artistici e storici ai sensi delle leggi 549 del 1995 e 292 del 1968;
conseguentemente la confraternita attuò tutte le formalità previste e nel dicembre 1998 forni alla soprintendenza per i beni ambientali, architettonici, storici e artistici di Caserta la necessaria documentazione per l'esecuzione dei lavori di consolidamento e restauro del santuario;
il 13 settembre 1999 la confraternita inviò alla soprintendenza di Caserta, come da nuova richiesta, ulteriori sei copie dei grafici e della relazione illustrativa dei lavori di consolidamento e restauro ad integrazione ed in sostituzione degli elaborati trasmessi nel dicembre 1998;
il 1o febbraio 2000 con prot. 2850 la soprintendenza archeologica delle province di Napoli e Caserta, nonostante il citato nulla osta del 30 luglio 1988, comunicava alla confraternita ricezione della nota prot. 193 del 7 gennaio 2000 della giunta regionale della Campania attraverso la quale «apprendeva che la stessa confraternita aveva ottenuto un finanziamento per i lavori di consolidamento e restauro del suddetto Santuario e che stante l'elevatissimo interesse archeologico dell'area, ove è presente una struttura insediativa su terrazze risalenti alla fine del secondo secolo a.C. si rendeva necessario ricevere gli elaborati di progetto al fine di esperire il parere di competenza»;
l'11 aprile 2000 la suddetta soprintendenza di Napoli e Caserta con nota n. 11182 richiamava gli enti e le autorità, interessate ad esprimersi sui lavori di consolidamento del santuario, a «non concedere licenza edilizia e ad adottare ogni opportuno provvedimento, sospendendo a tutti gli effetti la pratica fino a quando la confraternita non avesse presentato una nuova proposta progettuale che avesse tenuto conto dei materiali e delle tecniche costruttive delle strutture antiche senza alcun pregiudizio per esse»;
nell'ultima nota trasmessa alla confraternita, sempre dalla soprintendenza archeologica delle province di Napoli e Caserta, con prot. 25725 del 29 agosto 2000, si evidenziava che: «le conoscenze storico-archeologiche di strutture post-antiche a resti archeologici nel territorio della Campania richiedevano un supplemento di documentazione ai fini della tutela dei resti di età repubblicana posti al di sotto del Santuario o, in alternativa, la realizzazione di saggi archeologici preliminari a spese della Confraternita e con l'assistenza di personale scientifico di fiducia della scrivente Soprintendenza, secondo le indicazioni impartite dal funzionario responsabile dell'Ufficio archeologico di Teano»;
nell'ottobre 2000 la Confraternita con raccomandata andata ritorno inoltrava ulteriore richiesta alle autorità competenti ed allo stesso ministro per i beni e le attività culturali affinché fosse prospettata «una soluzione tecnica di consolidamento, stante l'avanzato stato di collasso e l'imminente pericolo di crollo di un luogo di culto importantissimo per i cittadini ed i fedeli» -:
se il Ministro per i beni e le attività culturali sia a conoscenza della particolare vicenda e se abbia disposto o intenda disporre un'inchiesta a salvaguardia del santuario di Maria Santissima Grande ed Eccelsa, attesa la ricezione del prot. 25725 del 20 agosto 2000 trasmesso dalla soprintendenza archeologica delle province di Napoli e Caserta e della raccomandata con avviso di ricevimento del 16 ottobre 2000 trasmessa dalla confraternita;
quali urgenti e indifferibili provvedimenti si intendano assumere ai sensi del
testo unico in materia di beni culturali e ambientali n. 490 del 29 ottobre 1999;
in quali circostanze, le competenti autorità, hanno accertato l'elevatissimo interesse archeologico dell'area ovvero se all'epoca


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dei citati nulla-osta fossero già in possesso delle conoscenze storico-archeologiche riguardanti l'area del santuario;
se ai sensi del citato testo unico i ministri interrogati non ritengano di disporre indifferibili accertamenti diretti di natura tecnica affinché la confraternita sia messa in condizione di salvaguardare un bene storico architettonico di notevole pregio;
se atteso l'elevato pregio storico-archeologico del santuario, non si ravvisi l'indispensabilità di concedere i previsti contributi statali e concorrere nella spesa sostenuta dalla confraternita per l'esecuzione dei suddetti interventi di restauro ex articolo 41 del testo unico n. 490 del 1999.
(4-33066)

GALEAZZI, MUSSOLINI, MARTINI, PAGLIUZZI, TRINGALI, MENIA, ALBERTO GIORGETTI, LOSURDO, MESSA, MIGLIORI, ALOI, NUCCIO CARRARA, COLUCCI, LO PRESTI, MALGIERI, PORCU, ALBONI, FOTI, DELMASTRO DELLE VEDOVE, TOSOLINI, CONTENTO, RASI e CUSCUNÀ. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, al Ministro dei trasporti e della navigazione, al Ministro degli affari esteri, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
la SEC (Società Esercizio Cantieri) di Viareggio ha un contenzioso presso la Camera internazionale di commercio di Parigi con la Società svedese di armamento navale STEMA;
tale contenzioso deriva dalle mutuate condizioni contrattuali avanzate unilateralmente da STEMA nei confronti della SEC in merito alla consegna di tre navi di classe Ro-Ro dopo chedue anni fa un primo natante della stessa classe venne consegnato dalla SEC alla STEMA (attualmente è in dotazione alla marina inglese);
le tre navi contestate sono tuttora in costruzione, la prima è al novanta percento del completamento, la seconda è all'ottanta percento e la terza è al sessanta percento;
le più importanti banche nazionali hanno recentemente rifinanziato la costruzione delle tre navi, in attesa sia della chiusura del suddetto contenzioso che di possibili ordini d'acquisto da parte di armatori nazionali ed internazionali;
risulta all'interrogante che il tribunale civile di Lucca avrebbe nominato un consulente giudiziale nella persona del signor Claudio Del Prete, professionista in Porcari, al fine di affiancare la dirigenza della SEC per il completamento delle tre navi e per garantire le banche che hanno rinnovato il credito alla SEC;
il suddetto Commissario giudiziale, come riportano anche notizie di stampa, avrebbe richiesto repentinamente il fallimento della SEC senza aver interpellato le banche creditrici, le quali risulterebbero contrari alla richiesta medesima;
sarebbe opportuno che fossero rese note le modalità della nomina del signor Del Prete unitamente alla sua competenza professionale in tematiche aziendali di tale rilevanza e quant'altro possa garantire la salvaguardia del patrimonio costruito dai lavoratori della SEC in decenni di attività, ricca di successi e di costante innovazione -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza della vicenda che si sta sviluppando in modo drammatico per alcune centinaia di operai ed impiegati che sono stati estromessi dai cantieri della SEC a seguito dell'istanza del Commissario giudiziale;
se non sia opportuno che il ministero dell'industria valuti la concessione di una amministrazione straordinaria per gestire con competenza la reale situazione aziendale.
(4-33070)