Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 824 del 12/12/2000
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(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4509)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lavagnini. Ne ha facoltà.

ROBERTO LAVAGNINI. Signor Presidente, noi non vogliamo votare contro questo provvedimento ma in Commissione abbiamo assunto un atteggiamento critico perché consideriamo estremamente limitativo concedere questi benefici solo ai patrioti. La Commissione difesa ha proceduto in relazione a questo provvedimento a numerose audizioni di rappresentanti di organizzazioni combattentistiche che hanno espresso lo stesso nostro giudizio. Chi sono i patrioti? Patrioti sono quei partigiani che non rientrano nei parametri stabiliti per godere di determinati benefici. Per quanto riguarda i reduci, abbiamo concesso benefici solo a coloro che erano stati internati nei campi delle SS, ma non avevamo concesso alcun beneficio agli altri 600 mila reduci internati nei campi della Wehrmacht.
I benefici, oltre a questi, sono stati limitati a determinati combattenti che si sono uniti alle forze alleate, mentre non sono stati elargiti ad altri soggetti perché non facevano parte dei reparti combattenti. La nostra critica al provvedimento è la seguente: se attribuiamo un beneficio ai patrioti, avremmo dovuto estenderlo anche ai reduci della Wehrmacht e a tutti quei combattenti che hanno combattuto, negli ultimi due anni di guerra, con le forze alleate in Italia. Infatti, i parametri costruiti per i partigiani avrebbero dovuto essere costruiti anche per i reduci ed i combattenti.
Il provvedimento che stiamo per votare, dunque, premia solamente una parte di quei combattenti: non ci opporremo alla sua approvazione, ma nel contempo chiediamo che si consideri la possibilità di elargire gli stessi benefici agli altri combattenti che non rientrano tra i patrioti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.

GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, la Lega nord Padania non si opporrà all'approvazione del provvedimento che stiamo per votare, anche se non vi è entusiasmo nelle mie parole. Il comportamento dell'Assemblea, nel bocciare l'ordine del giorno Mitolo n. 9/4509/1, ha dimostrato che il mio gruppo è apertamente schierato su posizioni anticomuniste ed antifasciste (in quanto abbiamo votato a favore di quell'ordine del giorno, che avrebbe potuto essere considerato in un certo modo dai colleghi della sinistra), ma ha dimostrato anche che esistono preclusioni ideologiche che, purtroppo, a cinquantacinque anni di distanza da certi fatti, danno fastidio. Noi, però, siamo al di fuori di tali giochi e crediamo che sia deleterio per il paese continuare a contrapporsi sulla base di schemi: bisognerebbe guardare al futuro, facendo tesoro dell'esperienza storica.
Nel merito del provvedimento, ritengo che vi sia la discriminazione citata poco fa dal collega Lavagnini sul diverso trattamento tra i vari tipi di reduci e di combattenti. Si tratta di una diversità che con un po' di buona volontà politica e con la disponibilità a collaborare si sarebbe potuta affrontare e risolvere all'interno del provvedimento che stiamo per votare.
Per le motivazioni esposte, non esprimiamo una piena soddisfazione nell'approvare il provvedimento, ma riteniamo che il Parlamento dovrà intervenire ancora nei prossimi mesi per rendere giustizia completa a queste persone.


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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Michelangeli. Ne ha facoltà.

MARIO MICHELANGELI. Signor Presidente, preannuncio il voto favorevole dei deputati del gruppo Comunista sul provvedimento che rende giustizia a quei patrioti, a cinquantacinque anni dalla lotta di liberazione, che non è stata una guerra civile, bensì la lotta del popolo italiano per liberare il paese dal nazifascismo.
Riteniamo che la proposta di legge che stiamo per votare sia il riconoscimento simbolico (si tratta, infatti, di benefici limitati) a quanti lavoravano dietro le quinte e facevano le staffette partigiane. Quelle persone non parteciparono ai combattimenti, ma in qualche modo hanno aiutato la Resistenza a compiere gli atti gloriosi che hanno portato alla liberazione del nostro paese. Oggi, con il provvedimento che stiamo per votare, diamo un riconoscimento ai patrioti che hanno avuto per legge un riconoscimento oggettivo, ma che in tutti questi anni non hanno ricevuto alcun beneficio.
Per le motivazioni esposte, riteniamo che oggi la Camera dei deputati debba compiere un atto di giustizia e di riparazione che, allo stesso tempo, esalti la lotta di liberazione per la Resistenza (Applausi dei deputati del gruppo Comunista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mitolo. Ne ha facoltà.

PIETRO MITOLO. Signor Presidente, i deputati del gruppo di Alleanza nazionale voteranno contro il provvedimento, non per spirito di vendetta, ma per spirito di giustizia: è assolutamente inaccettabile che, a cinquantacinque anni di distanza, non si abbia il coraggio e la volontà di compiere un atto dovuto nei confronti di gente che ha rischiato la vita come tanti altri combattenti di tutto il mondo e che si è coperta di gloria in fatti d'armi che sono rimasti nella storia! È assolutamente inaccettabile che il Parlamento italiano, che pure si occupa di tanti problemi, di questa o quella causa, non senta il dovere di chiudere finalmente una pagina triste e difficile della storia nazionale (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Basso. Ne ha facoltà.

MARCELLO BASSO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la pacificazione (presumo fosse questo anche il contenuto dell'intervento dell'onorevole Mitolo) è un argomento che va affrontato con razionalità, con attenzione, direi con rispetto, ma penso anche di poter affermare che non c'entra nulla con il provvedimento che stiamo approvando oggi. Non si può chiedere - lo diciamo in termini estremamente chiari - di riconoscere parità di condizioni all'esercito italiano, a chi ne faceva parte e alle forze partigiane, da una parte, e all'esercito della Repubblica di Salò e a chi lo componeva, dall'altra. Quello della Repubblica di Salò, infatti, era un esercito non legittimato dal Governo regolare, anzi si schierava contro di esso e si poneva sotto il comando di un esercito straniero, al quale l'Italia aveva dichiarato guerra.

VINCENZO ZACCHEO. Ma quale esercito straniero! Vatti a rileggere la storia!

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.

MARCELLO BASSO. Così stanno le cose.
Qualche altra riflessione si impone sul piano storico, perché penso che l'epopea della lotta per l'unificazione della nazione italiana e della sua indipendenza dallo straniero e insieme la lotta di liberazione dal nazifascismo costituiscano le fondamenta sulle quali è sorto l'ordinamento democratico del nostro paese. Se vogliamo sul serio inaugurare una seconda fase della storia del nostro paese - e noi lo vogliamo -, non possiamo pensare di riuscire nell'impresa rinnegando i valori e


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dissipando il deposito etico-politico che sono alla base della nostra stessa identità nazionale.
Come più volte è stato detto, e noi lo ribadiamo in questa sede, la forza di una nazione sta nella sua memoria storica. Con il 1943 molti soldati e ufficiali dell'esercito, molti giovani e vecchi combattenti, volontari della libertà, partigiani e patrioti, ritrovarono una dignità perduta e compromessa dal regime precedente. Ci trova allora perfettamente concordi il fatto che con questo provvedimento i benefici combattentistici vengano estesi anche a chi, pur non essendo stato riconosciuto partigiano in base al decreto legislativo n. 518 del 1945, ha comunque combattuto il fascismo, lo ha combattuto in vari modi, come è stato detto, costituendo in molti casi un indispensabile supporto alla lotta partigiana. Più precisamente, concordiamo, come democratici di sinistra, sul fatto che i benefici combattentistici vengano estesi a coloro ai quali è stata conferita la qualifica di patrioti. Si tratta di uomini che hanno rischiato la loro vita, perché, se scoperti, sarebbero stati immediatamente passati per le armi.
La lotta di liberazione - lo voglio ricordare in conclusione - non avrebbe peraltro avuto possibilità di successo se non ci fosse stato un intero popolo che, tra il 1943 ed il 1945, si è schierato in vario modo dalla parte del movimento partigiano. Oggi, quindi, con questo provvedimento conferiamo ai patrioti, componente importante del popolo al quale facevo riferimento, un giusto riconoscimento, ponendo rimedio alle lacune del decreto legislativo n. 518. I benefici, come è stato ricordato, sono di carattere onorifico, morale, e soltanto in piccolissima parte di carattere economico. Nel 1992 la Commissione difesa del Senato approvò in sede deliberante una proposta di legge di iniziativa del senatore Boldrini: il contenuto di quel provvedimento è sostanzialmente identico a quello che ci accingiamo ad approvare oggi e che il Senato ha approvato nel gennaio 1998.
Da allora sono passati alcuni anni, ma possiamo finalmente dire che oggi stiamo dando un giusto riconoscimento a chi ha contribuito ad assicurare la democrazia in questo paese. Voglio ricordarlo senza enfasi alcuna: si trattava di uomini liberi e coraggiosi che hanno combattuto il fascismo e restituito la democrazia all'Italia.
Preannuncio pertanto il voto favorevole dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici-l'Ulivo e Comunista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Romano Carratelli. Ne ha facoltà.

DOMENICO ROMANO CARRATELLI. Signor Presidente, credo sia giusto che ognuno esprima liberamente i propri convincimenti su un tema così delicato. I deputati del gruppo dei Popolari e democratici-l'Ulivo voteranno a favore di questo provvedimento.
Voglio ricordare rapidamente che in Commissione si stentò a trovare soluzioni che potessero unire, perché le posizioni, pur con la grande civiltà in cui si svolse il dibattito, rimasero sostanzialmente diverse: ognuno difese la propria posizione. La stessa cosa è avvenuta qui in quest'aula. Non vi è dubbio, tuttavia, che i problemi sollevati hanno bisogno di un ulteriore approfondimento e di riflessione. Tuttavia, noi non riteniamo che l'esame di questo provvedimento sia la sede per svolgere quest'ulteriore riflessione; pensiamo infatti che voler introdurre in un provvedimento specifico un ampliamento di diversa natura, che riguarda giudizi storici che ci sembrano ancora validi e attuali, non sia utile al provvedimento che stiamo esaminando e ai problemi che stiamo affrontando.
Per questo motivo annuncio che il mio gruppo esprimerà voto favorevole e invitiamo i colleghi a fare altrettanto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nardini. Ne ha facoltà.


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MARIA CELESTE NARDINI. Vorrei annunciare il voto favorevole del mio gruppo su questo provvedimento. Vorrei inoltre prendere le distanze e dire ancora una volta di no al tentativo costante della destra e, in particolare, dell'onorevole Mitolo che viene fatto ogni volta che ci troviamo di fronte a provvedimenti di questa natura volti ad estendere benefici agli ex combattenti, agli ex partigiani e ai patrioti.
Signor Presidente, abbiamo fatto più volte chiarezza sul punto. Con la Costituzione attuale, basata sull'antifascismo, non potrà mai essere accettata la questione tanto cara alla destra, ad Alleanza nazionale e all'onorevole Mitolo: spero sia ancora lontano il giorno in cui verrà riconosciuta ai ragazzi di Salò - dal punto di vista umano, capisco che sono comunque persone morte per una causa - l'estensione dei benefici combattentistici, perché stavano da un'altra parte. Non possiamo cancellare la nostra Costituzione: pertanto, a Costituzione vigente, tale estensione non potrà essere approvata.
Annuncio che il mio gruppo voterà a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo misto-Rifondazione comunista-progressisti).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.

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