Allegato B
Seduta n. 822 del 7/12/2000


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INDUSTRIA, COMMERCIO E ARTIGIANATO

Interrogazione a risposta orale:

MANTOVANO. - Al Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, al Ministro del commercio con l'estero. - Per sapere - premesso che:
con decreto del Ministero dell'industria n. 54929 del 14 agosto 1998 la Texma srl azienda del gruppo Malerba, aveva ottenuto, ai sensi della legge n. 488 del 1992, il contributo finanziario di 22.379.460.000 di lire in tre quote annuali, a fronte di un investimento di 48.325.000.000 e della prospettiva di 210 posti di lavoro, per aprire un opificio da adibire alla lavorazione di calze nella zona industriale di Gallipoli (Lecce) a tal fine in data 9 dicembre 1996 la società in questione aveva formulato istanza di assegnazione per un suolo di circa 80.000 mq, situato nella medesima


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zona industriale, e il consiglio di amministrazione del consorzio Sisri in data 13 dicembre 1996, aveva concesso tale localizzazione. In base alle disposizioni di legge n. 488 del 1992, gli oltre 22 miliardi destinati all'investimento dovrebbero essere andati perduti, avendo la Texma di fatto abbandonato il progetto, dopo il mancato accordo fra la ditta medesima e la finanziaria pubblica Itainvest, cui era stato chiesto un intervento di sostegno: in tal modo quel contributo è stato sottratto, per l'esercizio finanziario di riferimento, ai progetti di altre aziende presenti e operanti sul territorio, che erano stati superati in graduatoria dalla Texma-Malerba, per la maggiore consistenza della stessa;
nel mese di ottobre 2000 i mass media salentini hanno informato della cessione della Texma a un non meglio precisato gruppo di imprenditori dell'Emilia Romagna, i quali hanno assicurato che porteranno a termine l'investimento e ultimeranno il programma di investimenti entro il mese di marzo 2001, e che il numero degli occupati nel nuovo stabilimento sarà di 230 unità (20 in più rispetto al progetto originario). Con nota del 4 ottobre 2000 la Texma spa ha comunicato al consorzio per lo sviluppo industriale Sisrl di Lecce la propria trasformazione in Texma spa, avente sede in Gallipoli: le novità riguardano sia la forma societaria, sia il ramo di attività, consistente in biancheria, corsetteria, calzature, articoli sportivi, tessuti;
dalla consultazione del sito internet www.maguro.it, curato dall'omonimo gruppo imprenditoriale, si evince che in data 8 agosto 2000 il medesimo gruppo aveva iniziato con Giorgio Malerba una trattativa tesa alla cessione delle quote della Texma srl. Si riporta di seguito quanto contenuto nel sito 29 agosto 2000 alle 21 cinque società deliberano l'aumento del loro capitale (...) per acquistare Texma srl e realizzare il suo programma di investimenti 30 agosto 2000 alle 9 acquisto quote Texma srl. Alle 10 l'assemblea dei nuovi soci nomina il nuovo organo amministrativo di Texma srl. Alle 11 i nuovi soci di Texma srl versano lire 38.940.000.000 alla società. Alle 11.30 l'assemblea straordinaria delibera l'aumento del capitale sociale a lire 38.940.000.000, la trasformazione di Texma srl in Texma spa e il trasferimento della sede da Varese a Gallipoli. Alle 14 viene rilasciato dall'Ufficio del registro di Varese il nuovo certificato di vigenza 31 agosto 2000 presentata domanda per l'erogazione delle prime quote di contributo per stati di avanzamento. Oltre i due terzi degli investimenti (macchinari e impianti) sono pronti;
da questi elementi si ricava la straordinaria rapidità nell'adempimento delle operazioni di trasformazione societaria, di ricapitalizzazione, e soprattutto di dotazione dei mezzi, che nel giro di poche ore si assicura essere già pronti per i due terzi. Ma si ricava pure che, nonostante l'identità del nome, non vi è continuità fra le due società, sia per la differente forma societaria, sia soprattutto per il diverso oggetto di attività cui corrispondono differenti codici di classificazione da parte dell'Istat, e quindi del Ministero dell'industria: mentre il codice dì classificazione Istat per la produzione di calze termina con le cifre 71, il codice Istat per il tessile termina con le cifre 17. Nel caso specifico, il codice di classificazione Istat adoperato è «DB 17.71»: in esso la cifra 17 sta per divisione tessile, ed è stata aggiunta, dovendo coincidere con la produzione effettiva, mentre la cifra 71 riguarda l'originaria classificazione della produzione di calze, che non poteva essere variata, per mantenere un dato almeno formale di continuità ai fini della legge n. 488 del 1992. Il Consorzio per lo sviluppo industriale Sisri di Lecce ha proceduto all'assegnazione di un suolo di 60.757 mq alla nuova società, con delibera del consiglio di amministrazione delle ore 16.30 del 23 ottobre 2000 e con delibera dell'assemblea delle ore 18 dello stesso giorno, previo parere favorevole del Comitato tecnico, che si è pronunciato nel medesimo giorno;
la vicenda nel suo insieme presenta aspetti da chiarire, al fine di evitare che per la seconda volta i finanziamenti della


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legge n. 488 del 1992 siano dispersi o non utilizzati, in danno dell'occupazione nel Salento e in danno di altre aziende che potrebbero fruirne. In modo specifico, tale vicenda si inserisce in quella più ampia, della quale hanno dato conto di recente i mass media nazionali e pugliesi (cf. Il Sole 24 Ore del 18 novembre 2000 Corriere della Sera del 19 novembre 2000, La Gazzetta del Mezzogiorno del 21 novembre 2000): in base a quanto pubblicato, il gruppo Maguro, che comprende società con sede in Emilia Romagna, ha promosso la costituzione, nel mese di ottobre 2000, di 456 società, prontamente omologate, ciascuna delle quali ha presentato progetti di investimento nel Sud, assolutamente identici (nonostante la diversità dei settori di intervento) quanto a entità complessiva dell'investimento - 49,9 miliardi - e a contributo pubblico richiesto per ciascun progetto: 11 miliardi e 479 milioni. L'accoglimento delle istanze presentate comporterebbe l'utilizzazione in favore delle società facenti capo al gruppo Maguro di tutti i fondi a disposizione del Ministero dell'Industria;
il collegamento fra il gruppo Maguro e l'insediamento Texma spa è diretto, allorché si constata che l'amministratrice di tutte e 456 le società è una donna, Cheti Franceschi, e che costei risulta amministratrice unica anche della Texma spa, essendo stata nominata in data 30 agosto 2000 e avendo ella stessa sottoscritto a tale titolo l'istanza di asse azione dei suoli al Consorzio per lo sviluppo industriale Sirsi di Lecce in data 5 ottobre 2000;
sempre nel sito internet www.maguro.it, alla data 30 novembre 2000 si legge: «completati i conferimenti dei soci in conto aumento capitale di 49 imprese (...) che hanno presentato domanda ai sensi della legge n. 488 del 1992 il 31 dicembre 2000. L'apporto complessivo è stato di 8.217.620.000 euro (lire 15.911.531.077.400), pari all'intera differenza fra il totale delle spese previste per i programmi di investimento e il totale dei contributi richiesti. (...) Gli impegni fondamentali assunti con le domande sono quattro: l'apporto di capitale proprio entro il 30 novembre 2000, la garanzia dello sbocco di mercato entro il 31 dicembre 2000, il completamento dei programmi entro il 2002, l'assunzione di 243 addetti per ogni impresa e l'inizio della produzione nel 2003 il primo impegno è stato assolto». Dal che si ricava con evidenza che la prospettiva delle assunzioni entro il marzo 2001, riferita alla Texma spa come alle altre società facenti capo al gruppo Maguro, è, per espressa affermazione del sito ufficiale del medesimo gruppo, spostata in avanti di due anni -:
se valuti corretta l'intera vicenda che ha portato all'erogazione dei contributi della legge n. 488 del 1992 alla Texma spa, alla stregua della vicenda nazionale nel cui contesto si colloca la nuova società e del riferimento di quest'ultima al gruppo Maguro, ma anche alla stregua dei precedenti specifici relativi alla Texma srl;
se la valutazione in termini di correttezza abbia incluso anche la considerazione delle vicende giudiziarie che finora hanno coinvolto il presidente del gruppo Maguro, Rodolfo Marosi Guareschi, il quale, per quanto informa il Corriere della Sera del 27 novembre 2000, ha subito o sta subendo procedimenti penali per bancarotta fraudolenta, per evasione fiscale e per false fatturazioni (va segnalato in proposito che, proprio a seguito della pubblicazione dell'articolo del Corriere della Sera del 27 novembre 2000, sul internet www.maguro.it. alla data 27 novembre 2000 si legge, riguardo a Marusi Guareschi, e in polemica col predetto quotidiano, che lo stesso «non è mai stato inquisito per tangenti»: il che conferma indirettamente che è stato sottoposto a processo per altro tipo di imputazioni);
se il Ministero abbia mai concesso alla Texma srl 1una proroga per la corresponsione dei finanziamenti ai sensi della legge n. 488 del 1992; se tale proroga vale nonostante il decorso di anni nelle varie


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fasi dell'investimento; se vale nonostante la diversità di assetto societario e di settore di produzione fra la Texma srl e la Texma spa;
se in particolare, nella valutazione di competenza del ministero, sia stata presa in considerazione la perdita dei contributi in favore di aziende superate in graduatoria dalla Texma srl, anche al fine di evitare il ripetersi delle stesse circostanze con la Texma spa;
se e quali garanzie la Texma spa abbia fornito al Ministero dell'industria e agli altri soggetti istituzionali interessati all'erogazione dei contributi e alla cessione di suoli al fine di assicurare il rispetto dei tempi prospettati per il completamento dell'insediamento produttivo nell'area industriale di Gallipoli;
se la Texma spa abbia già incassato la prima rata del finanziamento, ai sensi della legge n. 488 del 1992 e, in caso affermativo, quale è l'ammontare di tale rata;
quali effetti determinerà l'eventuale mancato rispetto di quei termini, se cioè il ministero ammette la possibilità di proroghe e in quanti e per quali casi la proroga è stata fino a questo momento disposta ai sensi della legge n. 488 del 1992;
sempre nell'ipotesi del mancato rispetto di quei termini, quali garanzie la Texma spa abbia fornito in ordine alla restituzione della o delle rate di finanziamento eventualmente percepite.
(3-06673)

Interrogazione a risposta scritta:

TASSONE. - Al Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, al Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica. - Per sapere - premesso che:
sul finire dell'anno 1999, il Comitato Liquidatore della ex Sir ha messo in vendita il patrimonio della suddetta ex Sir sito a Lamezia Terme e insistente in una superficie di circa 420 ettari di terreno attrezzato, rientrante nel perimetro del Piano regolatore del Nucleo industriale di Lamezia Terme, ed altre attrezzature tra le quali capannoni e un pontile;
l'avviso di vendita non risulta essere sufficientemente pubblicizzato per consentire la più ampia partecipazione alla gara di acquisto;
in data 5 novembre 1999 il Gruppo Fata ha presentato una offerta di 18 miliardi per l'acquisto dell'intero complesso di beni messi in vendita;
tale offerta è stata avanzata dopo una serie di riunioni tenutesi presso la Task force per l'occupazione della Presidenza del Consiglio dei ministri alle quali hanno partecipato i rappresentanti del Comitato Liquidatore dal patrimonio ex Sir, il Sindaco di Lamezia Terme anche nella veste di Presidente della Società mista pubblico-privato denominata Società Consortile Sviluppo Area ex Sir, e lo stesso Gruppo Fata;
il consiglio comunale di Lamezia Terme, nel cui territorio rientra il terreno e le infrastrutture messi in vendita, con voto unanime ha espresso la sua contrarietà all'uso speculativo dell'area e ha preso posizione contro l'ipotesi di acquisto da parte del Gruppo Fata dell'intero patrimonio ex Sir messo in vendita, sul presupposto che l'area va utilizzata per una molteplicità di insediamenti;
a seguito di una riunione tenutasi presso la Task-force, il 21 dicembre 1999 viene richiesta al Comitato Liquidatore ex Sir una proroga dei termini per la presentazione delle offerte, allo scopo di valutare la possibilità di una intesa tra il Gruppo Fata e la Società Consortile Sviluppo Area ex Sir ai fini dell'acquisto del patrimonio messo in vendita;
il 18 gennaio 2000 il Comitato Liquidatore Area ex Sir, comunica al Gruppo Fata e alla Società Consortile Sviluppo Area ex Sir, lo slittamento al 1o marzo dei termini per la presentazione delle offerte;
il 28 febbraio 2000, in una riunione sempre presso la Task-force si prende atto che non è possibile raggiungere una intesa


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tra i soggetti pubblici e il gruppo Fata, si conviene che la società area ex Sir, presenterà una offerta competitiva di acquisto del patrimonio messo in vendita, mentre il Gruppo Fata, la stessa Società area ex Sir e il Comune di Lamezia Terme si impegnano a revisionare il progetto imprenditoriale del Gruppo Fata al fine di renderlo compatibile con la necessità di valorizzazione plurima dell'area stessa;
il 29 febbraio 2000 la Regione Calabria comunica rispettivamente al Sindaco di Lamezia Terme l'inserimento nel bilancio 2000 della somma di lire 25 miliardi finalizzata alla valorizzazione del complesso ex Sir e a Sviluppo Italia la propria disponibilità a conferirle il mandato a gestire tale somma in suo nome e conto stipulando apposita convenzione;
a tutt'oggi non risulta essere stata erogata tale somma da parte della Regione né stipulata la convenzione con Sviluppo Italia;
il 1o marzo, il Consiglio di Amministrazione della Società Sviluppo area ex Sir delibera di presentare l'offerta di acquisto in blocco dell'area ex Sir per la somma di lire 19 miliardi, depositandola presso un notaio e materialmente accettata dal Comitato Liquidatore in data 3 marzo 2000;
la somma iscritta a bilancio da parte della Regione costituisce la quota parte dei fondi alla stessa assegnati per le aree depresse;
in data 12 ottobre 2000, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, è stato sottoscritto un «Accordo di Programma» dal quale risulta che 420 ettari saranno acquisiti per 160 ettari da parte del Gruppo Fata e per la restante parte dalla Società Sviluppo area ex Sir;
ciò è stato fatto a seguito di interessamento del Ministro per gli affari regionali e del Ministero del tesoro che figurano tra i firmatari dell'accordo assieme al sindaco di Lamezia Terme, nella qualità, del Presidente della Regione, del Presidente della Provincia, del sindaco di Lamezia Terme, in questo in rappresentanza del Consorzio per il Nucleo industriale, quest'ultimo in liquidazione -:
1) se ritengano regolare tutta la procedura seguita per l'alienazione dei beni ex Sir di Lamezia Terme, se in particolare, per il modo come si è sviluppato il percorso fino all'acquisizione dell'area da parte dei due soggetti Gruppo Fata e Società Sviluppo area ex Sir, non ritengono che il metodo seguito non è da considerarsi una vera e propria gara, ma una sorta di trattativa privata che ha potuto comportare una perdita per l'erario, visto che non si è consentito un rilancio delle offerte di acquisto da parte di più soggetti;
2) quale sia stato il ruolo di Sviluppo Italia nella trattativa e, quindi, nella definizione dell'offerta per l'acquisto dell'area ex Sir;
3) se ritengano legittima la partecipazione all'Accordo di programma, con il quale sono stati assunti e sottoscritti precisi e temporanei impegni, del Consorzio per il Nucleo industriale di Lamezia Terme, sottoposto a commissariamento per la sua liquidazione e della cui terna fanno parte il Sindaco di Lamezia Terme e il Presidente della provincia;
4) se risulti loro che sia stato sottoscritto il rogito notarile di acquisto da parte della Società Sviluppo ex area Sir e del Gruppo Fata del patrimonio messo in vendita. In caso negativo, quali siano i motivi che fino ad oggi lo hanno impedito.
(4-32960)