Allegato B
Seduta n. 822 del 7/12/2000


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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
voci insistenti, ampiamente riportate dai quotidiani, riferiscono di una precisa volontà, da parte del Governo, di intervenire, o con un decreto o con un emendamento al disegno di legge finanziaria per il 2001, sulla ormai incandescente vicenda degli interessi sui mutui bancari, alla luce delle recenti pronunzie della Suprema Corte di Cassazione -:
se il Governo, nell'assumere le sue decisioni abbia ben valutato il rilievo etico, giuridico ed economico-sociale delle buone ragioni di cui sono legittimamente portatori, i titolari di mutui fiduciari e, più in genere, il vasto «popolo delle partite IVA» che ha manifestato e manifesta sulla questione, indirizzando alle banche decine di migliaia di lettere con la richiesta di riduzione dei tassi al di sotto del tasso-soglia previsto dalla legge antiusura, che, come tutte le leggi, deve valere per tutti, banche comprese.
(2-02771)
«Borghezio, Mancuso, Delmastro delle Vedove, Aloi, Anghinoni, Aracu, Bosco, Bruno Donato, Buontempo, Cola, Colucci, Copercini, Donner, Dozzo, Duilio, Faustinelli, Fontan, Galli, Gissi, Gramazio, Grugnetti, Landolfi, Mammola, Marzano, Napoli, Pezzoli, Pittino, Riccio, Santori, Saponara, Tarditi, Terzi, Vascon, Giannattasio, Lavagnini, Leone, Martinelli, Scarpa Bonazza Buora».

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica, per sapere - premesso che:
si è recentemente conclusa, anche grazie all'adesione del tesoro, l'offerta pubblica d'acquisto lanciata dal Sanpaolo-Imi sul Banco di Napoli Spa, azienda che nella sua storia plurisecolare ha sempre svolto un insostituibile ruolo di riferimento e sostegno dell'economia meridionale;
di conseguenza il Banco di Napoli è ormai di fatto di proprietà esclusiva del Sanpaolo-Imi e, a breve, uscirà dalla Borsa;


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stando anche a quanto riportano le notizie di stampa e le comunicazioni delle organizzazioni sindacali, i primi atti di gestione del nuovo management lasciano chiaramente trasparire l'unico intento di conseguire profitti, disattendendo ogni impegno reale a sostegno dell'economia del Mezzogiorno d'Italia, dove il Banco è presente con circa 700 sportelli;
per gli impieghi, in particolare, diverse piccole e medie imprese stanno già sperimentando sulla propria pelle le conseguenze di una politica molto restrittiva che, con la scusante della selettività rigorosa nell'erogazione del credito, tradisce l'indisponibilità più assoluta a comprendere la sostanza vera della complessa realtà imprenditoriale del Mezzogiorno e ad adattare, quindi, ad essa - pur sempre nel sostanziale rispetto della qualità dei crediti - regole di comportamento che per il loro asettico determinismo possono essere applicate soltanto in contesti economici più maturi;
per la raccolta, traspare, poi, il chiaro obiettivo di impossessarsi della cassaforte storica del Banco, costituita dai suoi 60 mila miliardi di depositi diretti incrollabili, alimentando il sospetto di voler accrescere la «raccolta indiretta gestita» sostanzialmente per drenarla a favore di iniziative economiche lontane ed estranee al Sud;
in vista del ridimensionamento progressivo delle attività del Banco di Napoli sono stati già annunciati tagli occupazionali diretti veramente ingenti (si parla per ora di 1.500 esuberi), con inevitabili ripercussioni anche sul bacino dell'indotto locale, di fatto svuotato;
per tutto quanto sopra detto, si profila ormai il rischio della completa sparizione di un centro nevralgico quale è sempre stato il Banco di Napoli, mediante una operazione di fusione per incorporazione nel Sanpaolo-Imi, pur se probabilmente il marchio resisterà, soltanto perché sfruttato a vantaggio commerciale del gruppo;
l'incipit delle nuove strategie aziendali è stato solennizzato da repentini quanto ingiustificati licenziamenti dei più alti dirigenti storici del Banco, cosicché nessun meridionale conserverà posizioni di primo livello nel management del Banco di Napoli;
tali licenziamenti sono stati addirittura deliberati con «procedura di urgenza», dopo che gli interessati ne avevano avuta notizia dalla stampa (Milano Finanza del 9 novembre 2000) e senza che sussistessero validi motivi a supporto, se non quelli del pregiudizio ideologico nei confronti di lavoratori meridionali;
nella particolare, sconcertante vicenda, il Gruppo Sanpaolo-Imi, pur dichiarando a parole di voler ricercare accordi di composizione bonaria, nel rispetto dei meriti individuali e delle professionalità colpite, aveva già di fatto deciso la risoluzione del rapporto di lavoro ad nutum;
questo modo di gestire lascia chiaramente intendere una strategia aziendale elusiva, se non addirittura lesiva, degli interessi del Mezzogiorno e delle sue prospettive di sviluppo economico -:
quali iniziative intendano assumere per verificare che l'operazione di integrazione in atto del Banco di Napoli Spa nel Gruppo Sanpaolo-Imi tenga adeguatamente conto del ruolo del Banco, con riferimento alla funzione fondamentale che esso è stato storicamente chiamato a svolgere a sostegno dell'economia meridionale, e che le modalità di attuazione della stessa non contraddicano le linee di indirizzo economico finanziario fissate dal Governo nell'ambito delle politiche di sostegno e di incentivazione dello sviluppo del Mezzogiorno;
se non ritengano necessario intervenire per garantire che il piano industriale predisposto dal Sanpaolo-Imi assicuri una effettiva integrazione del Banco di Napoli sulla base di un modello autenticamente federalistico che ne preservi l'autonomia giuridica ed operativa ed eviti il rischio di forti tagli occupazionali che accentuerebbero ulteriormente le tensioni nel Sud;


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se non vogliano accertare con urgenza che gli immotivati licenziamenti dei predetti alti dirigenti storici del Banco non siano stati causati da gratuiti e inaccettabili pregiudizi e non costituiscano gravi indizi di una strategia di «colonizzazione» aziendale che, peraltro, arrecherebbe un rilevante ed ingiusto pregiudizio all'immagine professionale e culturale degli operatori meridionali.
(2-02773)
«Piccolo, Abbate, Acquarone, Albanese, Angelici, Boccia, Borrometi, Casilli, Casinelli, Ciani, Gatto, Giacalone, Iacobellis, Domenico Izzo, Jannelli, Jervolino Russo, Miraglia Del Giudice, Molinari, Palma, Pasetto, Pistone, Ricci, Romano Carratelli, Ruggeri, Servodio, Siniscalchi, Siola, Soro, Tuccillo, Volpini, Cennamo, Giardiello, Mario Pepe, Petrella».

Interrogazioni a risposta orale:

DE CESARIS e VALPIANA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della sanità, al Ministro dell'ambiente. - Per sapere - premesso che:
risulta agli interroganti che, con un decreto dello scorso settembre, il Ministro della sanità abbia istituito una Commissione ministeriale sul tema dell'inquinamento elettromagnetico;
appare nel testo del decreto che scopo della Commissione, tra l'altro, è formare l'opinione politica del ministero sulla questione;
ciò, nell'opinione degli interroganti, è molto grave in quanto l'opinione politica del Ministero dovrebbe essere già acquisita nel disegno di legge sull'elettrosmog presentata dal Governo e nel documento congiunto ISS-ISPESL del 1998;
il ministero della sanità è, inoltre, già rappresentato nel comitato interministeriale che ha varato il decreto ministeriale n. 381 del 1998 sulle radiofrequenze e che sta elaborando i decreti in materia di inquinamento elettromagnetico che il Governo si è impegnato ad emanare entro il 31 dicembre 2000;
tale iniziativa appare, quindi, come un tentativo di mettere in discussione un processo già avviato e ormai prossimo alla conclusione;
appare, in questo contesto, sconcertante che della Commissione, tra l'altro, risultano escluse personalità degli istituti scientifici del ministero maggiormente qualificati -:
se non intendano chiarire le motivazioni e le finalità della Commissione;
se non intendano chiarire i criteri seguiti per la composizione della suddetta Commissione;
se non intendano confermare l'impegno che, entro il 31 dicembre 2000, siano comunque in vigore i limiti, le misure di cautela e gli obiettivi di qualità per la tutela della popolazione e dei lavoratori professionalmente esposti, così come indicati nelle bozze di decreti presentati alle competenti Commissioni parlamentari e con le modifiche richieste con la risoluzione n. 8-00066 approvata in data 6 luglio 2000 in Commissione ambiente della Camera.
(3-06668)

MARENGO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
da molti mesi nel mezzogiorno d'Italia la carenza di precipitazioni ha provocato già seri danni all'agricoltura per la scarsità di acqua per l'irrigazione tant'è che l'assessore all'agricoltura della Regione Puglia ha reclamato lo stato di calamità;
gli invasi del Pertusillo, del Fortore, del Sinni sono praticamente al minimo storico e l'Acquedotto pugliese sulla stampa di oggi lancia un appello alle popolazioni affinché si risparmi il più possibile sui consumi;


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la carenza di piogge e la permanenza di condotte e canalizzazioni colabrodo determinano una situazione delicata e di estrema pericolosità per il rischio che le precipitazioni possano tardare;
ciò premesso, ed il verificarsi già di condizioni di estremo disagio per la mancanza assoluta di acqua soprattutto nella provincia di Foggia e di Bari -:
quali misure cautelative intenda mettere in atto urgentemente affinché alle popolazioni in difficoltà vengano assicurati i necessari rifornimenti idrici;
se intenda mettere in preallarme la Protezione Civile e predisporre tutte le iniziative utili a scongiurare prevedibili e serie conseguenze, quali controlli intenda predisporre, affinché si evitino possibili speculazioni di lievitazione di costi delle acque minerali.
(3-06670)

VENDOLA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 7 e 8 gennaio 1999, nel comune di Villa Castelli (Brindisi) si è svolta la prova scritta di un concorso per tre posti di vigile urbano; la prova orale si è svolta il 14, 15 e 16 febbraio 2000;
il presidente della Commissione esaminatrice dei candidati alle predette prove concorsuali era il dottor Antonio Lonigro, Maggiore del corpo di polizia municipale del comune di Valenzano (Bari);
al termine delle prove concorsuali, secondo quanto risulta all'interrogante, è risultato vincitore una persona che sarebbe legata da rapporti di parentela al presidente della Commissione esaminatrice del concorso per vigili urbani del comune di Valenzano (Bari);
per questo ultimo concorso, svolto nel giugno 2000, sono in corso indagini da parte della Pg in ordine al presunto carattere «truccato» del medesimo; tale concorso vedeva in qualità di presidente della commissione il professor Mario Zaccaria, in aperto contrasto con il regolamento comunale per l'assunzione del personale del comune di Valenzano, il quale prescrive che al solo responsabile del settore comunale competente, ovvero dirigente pubblico esterno, ovvero a docente universitario, è riservata la facoltà di presiedere la Commissione di concorso, qualifiche non possedute dal professor Zaccaria;
nella prova scritta di quest'ultimo concorso è stato chiamato a svolgere il ruolo di sorveglianza, tra gli altri, un agente di Pm del comune di Villa Castelli (Brindisi), e tale circostanza appare all'interrogante quantomeno strana in considerazione della distanza che separa i due comuni e della possibilità di rivolgersi a comuni limitrofi -:
quale giudizio si dia dell'intera vicenda;
qualora si scorgano profili di illegittimo o illecito comportamento, quali provvedimenti si intenda assumere nei confronti dei responsabili delle condotte suddescritte;
se sussista un nesso di continuità tra il concorso del comune di Valenzano (Bari) e quello del comune di Villa Castelli (Brindisi);
se, alla luce dei fatti esposti, non si ritenga che sussistano i presupposti per lo scioglimento del Consiglio comunale.
(3-06675)

Interrogazioni a risposta scritta:

GASPARRI e BUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
le agenzie di stampa hanno diffuso una lettera dell'ente Poste nella quale si annuncia la dismissione del servizio di diffusione di notiziari stampa e dei «collegamenti punto a punto» a partire dal 1ogennaio 2001 (salvo concedere una proroga di sei mesi);
questa notizia ha suscitato notevole allarme considerato che le agenzie rischiano


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di essere oscurate dal luglio 2001, poiché i tempi ipotizzati, non consentono di trovare alternative valide all'attuale sistema di comunicazione inoltre le eventuali trasmissioni con sistemi alternativi, attualmente in fase di studio, vengono ipotizzate con costi superiori al triplo rispetto a quelli sinora sostenuti;
apprezzate le circostanze, quali provvedimenti si intendono adottare per garantire un servizio essenziale per la libertà di stampa -:
quali motivazioni reali abbiano spinto l'ente Poste ad assumere la posizione comunicata agli editori delle agenzie che rischia di generare pesanti conseguenze negative nel settore dell'informazione.
(4-32950)

RICCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la funzione pubblica, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
in ottemperanza alla legge n. 59 del 1997 e alle norme dettate dal decreto legislativo n. 469 del 1997, sono stati trasferiti alle regioni e province i compiti, le funzioni e il personale già propri del ministero del lavoro e della previdenza sociale;
a tutt'oggi, non hanno fatto seguito ai richiamati provvedimenti i già previsti decreti del Presidente del Consiglio dei ministri di trasferimento di risorse finanziarie talché - di fatto - non si è reso completo l'iter di attribuzione alle autonomie locali delle competenze già esercitate dal ministero del lavoro e della previdenza sociale;
l'incompletezza di cui è cenno è alla base di evidenti difficoltà che caratterizzano i rapporti tra gli enti locali interessati con i cittadini inoccupati, disoccupati e il mondo imprenditoriale;
vivo disagio è avvertito anche dal personale già dipendente del ministero del lavoro e della previdenza sociale, transitato nel ruolo degli enti locali di nuova attribuzione, impossibilitato a invocare l'applicazione dei CCNL, e contratti decentrati integrativi vigenti -:
se ritengano non più procrastinabile il completamento dell'iter legislativo con l'adozione dei previsti decreti del Presidente del Consiglio dei ministri.
(4-32951)

VELTRI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
con decreto-legge n. 487 del 1993 convertito in legge n. 71 del 1994 l'Azienda Autonoma di Stato delle poste e delle telecomunicazioni veniva trasformata in Ente pubblico economico e, per effetto della stessa, diveniva S.p.A. Poste italiane il 28 febbraio 1998;
con legge n. 127 del 1997, articolo 18, il Legislatore regolamentava l'Istituto del «Comando», stabilendo che fino alla trasformazione in società per azioni dell'Ente Poste Italiane, il personale dipendente dell'Ente stesso poteva essere comandato presso le prescrive amministrazioni pubbliche;
da quanto sin qui detto e stando alla lettera dell'articolo 6, comma 4 della legge n. 71 del 1994, sembrerebbe evidente che attualmente non dovrebbe più esserci personale appartenente a Poste S.p.A. in posizione di comando presso pubbliche amministrazioni, in quanto tale istituto non dovrebbe più operare a partire dal 28 ottobre 2000;
risulta invece esserci ancora parecchi dipendenti delle Poste in posizione di comando, ad esempio Eugenio Sette è attualmente applicato presso la segreteria del senatore Lauria;
si ricorre alle Autorità in epigrafe per sapere -:
se siano al corrente di tale anomalia e se siano informati sull'entità del fenomeno e soprattutto sulle motivazioni che


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spingono alcuni Organi a credere che dinanzi alla legge vi siano cittadini più eguali di altri;
se e quali determinazioni vogliano prendere in riferimento a quanto esposto in epigrafe.
(4-32954)

BORGHEZIO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica, al Ministro della giustizia, al Ministro delle finanze. - Per sapere:
se siano al corrente del fatto che è pratica diffusa in molti Istituti di credito vessare i risparmiatori e gli imprenditori, inducendoli a stipulare contratti in frode alla legge in tutti quei casi in cui la banca intende garantire i debiti preesistenti e pretende la sottoscrizione di contratti di apertura di credito ipotecaria o di conto corrente ipotecaria, nei quali viene fatta falsamente figurare l'erogazione contestuale di un finanziamento in conto corrente, mentre il conto corrente è già da tempo in rosso e in realtà non viene erogato ulteriore finanziamento;
in tali fattispecie l'erario avrebbe diritto di riscuotere una tassa ipotecaria del 3 per cento sul valore dell'ipoteca, mentre viene corrisposto solo lo 0,25 per cento sull'importo del finanziamento, per cui ad esempio, a fronte di una apertura di credito ipotecaria fittizia per lire 700.000.000 con iscrizione ipotecaria per lire 2.400.000.000, sono state corrisposte alla banca all'erario solo lire 72.000.000;
quali iniziative si intenda attuare in merito ai gravi comportamenti sopra descritti posti in essere dalle banche contro l'interesse diffuso della clientela e in danno dell'Erario.
(4-32958)

FONTANINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari regionali. - Per sapere - premesso che:
il trasferimento delle funzioni amministrative alle regioni ordinarie previsto dalla legge n. 59 del 1997 e dal decreto del Presidente della Repubblica 112 del 1998 ha avuto in questi ultimi mesi una sensibile accelerazione con l'obiettivo temporale del suo completamento entro il 1o gennaio 2001;
nel contempo alcune regioni a statuto speciale e soprattutto la Valle d'Aosta e le province autonome di Trento e Bolzano hanno continuato sulla strada autonoma del progressivo allargamento delle proprie competenze già esercitate sulla base dei rispettivi statuti. Le norme di attuazione adottate di recente, oltre ad attribuire, come del resto e costituzionalmente dovuto, funzioni più ampie ed organiche rispetto ai cosiddetti «decreti Bassanini» hanno inoltre dato attuazione a quegli statuti in senso ampiamente estensivo rispetto al contenuto e alla lettera degli stessi;
per le rimanenti regioni speciali e in particolare per il Friuli-Venezia Giulia si e venuta a determinare una situazione del tutto singolare ed anomala: alle norme proposte da queste ultime infatti non è stato dato alcun seguito da parte del Governo con la conseguenza che per queste regioni l'attuazione statutaria è rimasta sostanzialmente ferma determinando un arretramento rispetto all'intero sistema delle autonomie;
desta preoccupazione in particolare la situazione verificatasi per le norme sul trasferimento delle competenze e dei beni del demanio idrico, materia per la quale lo statuto speciale del Friuli-Venezia Giulia prevede competenze sostanzialmente analoghe a quelle delle altre regioni speciali e province autonome dell'arco alpino e più ampie delle regioni ordinarie;
le norme di attuazione in questa materia sono state presentate dalla regione alla Presidenza del Consiglio sin dal mese di luglio del 1998. Dopo una serie di confronti tra organi statali e regionali durati ben due anni durante i quali sono stati apportati numerosi miglioramenti al testo, l'apposita Commissione paritetica ha definitivamente


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varato ed approvato le norme organiche nel mese di giugno dell'anno in corso;
a tutt'oggi il Consiglio dei ministri non ha mai esaminato il testo del decreto;
il lungo tempo trascorso senza mettere ordine nella delicata materia della regimazione delle acque pubbliche, della cura e dello sghiaiamento degli alvei, ed inoltre la costante sovrapposizione e duplicazione di competenze tra organi dello Stato e della regione impediscono una gestione economica ed efficiente del sistema delle acque nel Friuli-Venezia Giulia e possono recare pregiudizio alla realizzazione delle opere urgenti ed indispensabili per garantire la sicurezza del territorio;
i ritardi del Governo nel definire questa ed altre norme di attuazione proposte dalla Regione Friuli-Venezia Giulia comportano un oggettivo pregiudizio ed una non giustificata limitazione dell'autonomia e delle competenze della Regione -:
quando il Consiglio dei ministri adotterà definitivamente le norme di attuazione dello Statuto speciale della regione autonoma Friuli Venezia-Giulia da tempo presentate ed approvate dall'apposita Commissione paritetica Stato-Regione e in particolare quelle concernenti il trasferimento del demanio idrico alla regione;
se il Governo non ritenga necessario che anche l'attuazione dello Statuto speciale del Friuli-Venezia Giulia avvenga secondo una interpretazione estensiva ed evolutiva delle previsioni letterali dello statuto in considerazione del fatto che il medesimo criterio è stato già ampiamente applicato per gli statuti delle altre regioni speciali e province autonome ed altresì per le stesse regioni ad autonomia ordinaria;
se non si ritenga infine, di impartire le necessarie direttive affinché, vengano accelerate le procedure di attuazione relative allo Statuto della regione Friuli-Venezia Giulia al fine di recuperare i ritardi sinora accumulati rispetto a tutte le altre regioni sia speciali che ordinarie.
(4-32959)

CONTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la cittadina di Visso (Macerata) è situata nel cuore della zona colpita dagli ultimi eventi sismici;
a Visso esiste un distaccamento provvisorio dei vigili del fuoco;
secondo il decreto Barberi sulle zone terremotate tale distaccamento dovrebbe cessare la propria attività entro il 31 dicembre 2000;
tale chiusura comporterebbe la sottrazione di ben 28 unità operative all'organico dei vigili del fuoco di Macerata;
la cittadina di Visso e i suoi dintorni si trovano in una zona prevalentemente montuosa e la popolazione residente si scontra, giornalmente, con i disagi causati dalla morfologia del territorio;
in caso di chiusura del distaccamento di Visso rimarrebbe aperto e funzionante quello di Camerino;
la postazione di Camerino che opera su un raggio di ben 150 chilometri è già oberata di lavoro;
la zona di Visso è interessata dai lavori di ricostruzione post-terremoto, lavori che diverranno presumibilmente più intensi nei prossimi mesi con conseguente incremento delle possibilità di incidenti -:
se, alla luce di quanto in premessa, non ritengano necessario mantenere il distaccamento dei vigili del fuoco di Visso;
se non ritengano indispensabile trasformare il distaccamento provvisorio dei vigili del fuoco di Visso in distaccamento permanente.
(4-32963)

MARENGO e TATARELLA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle comunicazioni, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
la Telecom Italia spa, conseguentemente a quanto preannunciato nei piani


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industriali aziendali, ha recentemente deciso di dar vita ad un riordino del settore informatico, accentrando tutte le attività connesse - sino ad oggi sparpagliate in tutte le Aziende del Gruppo - in un'unica Azienda denominata TI.IT (Telecom Italia Information Technology);
in questa azienda, per la precisione una holding da cui dipenderanno sei aree di attività la Telecom Italia spa manterrà il controllo della maggioranza della quota azionaria (all'incirca il 70 per cento, entrando in partnerariato con Finsiel che sarà presente nel capitale della Netsiel;
ciò nonostante, il settore informatico del Gruppo Telecom Italia risulterà di fatto «esternalizzato», in quanto l'azienda incorporante e acquirente risulterà di fatto la Finsiel, partecipante in Netsiel;
quali siano le reali motivazioni che inducono la Telecom Italia a procedere a questo ennesimo esempio di architettura finanziaria, considerato altresì che a quanto risulta da informazioni sindacali la Direzione Generale della Netsiel, ove appunto confluirà l'Informatica di Telecom è e resterà a Bari;
ciò considerato si potrebbe dedurre che la decisione di Telecom di esternalizzare e quindi cedere «apparentemente» l'informatica a Netsiel/Finsiel, sia da ricollegare all'intenzione della stessa Azienda diretta e gestita dall'amministratore delegato Colanninno, di chiedere successivamente, per il «tramite» della satellite Netsiel-Finsiel-TI.IT avente sede legale a Bari, e dunque di fruire delle agevolazioni previste per le Aziende del Mezzogiorno (assunzioni, detrazioni fiscali, eccetera), i cui benefici invece sarebbero dirottati altrove -:
se non ritengano di dover esaminare la problematica esposta, fornire adeguate risposte al fine di evitare regali di denaro pubblico ed un ingeneroso ma indebito aiuto ad un'azienda privata.
(4-32966)

OLIVO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, al Ministro del commercio con l'estero. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi, i giornali locali umbri hanno riportato alcune interviste a rappresentanti politici ed istituzionali ternani in cui, relativamente alla privatizzazione dell'Enel, si rivendicava la collocazione a Terni sia del Centro di Controllo che del Posto di Teleconduzione e di tutte le ulteriori strutture concernenti la Direzione Idroelettrica della società Elettrogen (del Gruppo Enel), giustificandola come compensazione allo smantellamento, nella stessa città, della Direzione Idroelettrica Medio Appennino dell'Enel;
una ristrutturazione della Elettrogen che seguisse tale logica, a maggior ragione dovrebbe privilegiare l'analoga struttura di Catanzaro, in quanto quest'ultima ha subito, nel corso degli ultimi due anni, lo smantellamento della Direzione Idroelettrica Enel, di un Nucleo Idroelettrico e il dirottamento verso Napoli della Direzione Idroelettrica Basso Appennino dell'Enel, nonostante che in precedenza fosse stata assegnata al Capoluogo calabrese;
i sindacati nazionali di Categoria hanno avanzato alle direzioni Enel ed Elettrogen un progetto che garantirebbe sia i lavoratori del Posto di Teleconduzione di Terni, i quali troverebbero collocazione nel nuovo Centro di Controllo, con continuità d'inquadramento professionale e miglioramento della qualità del lavoro, sia i lavoratori di Catanzaro, in quanto consentirebbe loro di mantenere le attuali posizioni lavorative nel Posto di Teleconduzione, progetto elaborato non in base a logiche assistenzialistiche, bensì a evidenti regole di economia di mercato, giacché a Catanzaro sono già presenti le infrastrutture e il personale che è già in grado di operare senza aggravi di costi per l'azienda;
i lavoratori idroelettrici calabresi si sono classificati nel 1997 e nel 1998 al 1o posto in Italia per capacità di incremento della produzione, guadagnandosi un premio


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in danaro con riconoscimento di capacità professionali e specialistiche, garantendo così anche a Catanzaro condizioni organizzative, gestionali, economiche e professionali per consolidare la presenza di Elettrogen;
la soppressione del Posto di Teleconduzione di Catanzaro, inevitabile qualora una futura società acquirente di Elettrogen dovesse trovarsi in presenza di due strutture identiche, comporterebbe la messa in mobilità dei lavoratori, con tutte le conseguenze sul futuro occupazionale calabrese che una simile ipotesi comporterebbe -:
se il Governo non intenda vigilare affinché sia scongiurata la soppressione del Posto di Teleconduzione di Catanzaro, per evitare l'ulteriore aggravamento della difficile situazione economico sociale occupazionale del capoluogo calabrese.
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SELVA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica, al Ministro dei trasporti e della navigazione. - Per sapere - premesso che:
alla chiusura della società Finmare, la società Tirrenia è subentrata quale società capogruppo ed operativa per quanto concerne il polo cabotiero nazionale ed internazionale, controllando il pacchetto azionario delle società Adriatica spa e regionali marittime (Caremar, Toremar, Siremar, Saremar);
la società Tirrenia ha presentato un piano industriale nel quale prevedeva una serie di investimenti in nuove costruzioni il cui ammontare, per l'intero gruppo, si aggira intorno ai 700 miliardi di lire;
a seguito della denuncia fatta da alcuni armatori italiani, la commissione europea, che vigila sulla concorrenza, ha avviato una procedura di infrazione nei confronti dello Stato italiano e della società Tirrenia, infrazione che di fatto ha bloccato il piano di investimenti e l'attuazione del relativo piano industriale;
da organi di stampa risulta che l'attuale presidente della Commissione trasporti, dottor Loyola de Palacio, nonché alcuni funzionari della direzione europea per la concorrenza, propenderebbero, a seguito del carteggio intercorso tra lo Stato italiano e la Comunità europea, ad una decisione delle più dure, sino a prevedere l'imposizione al gruppo Tirrenia, dell'obbligo fatale di restituzione degli aiuti ricevuti negli ultimi anni, mettendo inesorabilmente in ginocchio lo stesso;
sia il Presidente Prodi, che il Commissario Monti, ed ultimamente anche i Ministri Visco (Tesoro) e Bersani (Trasporti), hanno preso posizione contraria al gruppo Tirrenia, denunciando le sovvenzioni che quest'ultimo riceve per i servizi erogati (si pensi soprattutto al collegamento con le isole maggiori e minori italiane e con Stati, quali l'Albania, o con altri che si affacciano sul mare Adriatico, dove il Governo italiano si è impegnato in una serie di aiuti legati anche alla ricostruzione a seguito della recente guerra dei Balcani) -:
quali iniziative urgenti gli interrogati intendano assumere per fronteggiare tale problematica, che comporta la messa a rischio di migliaia di posti di lavoro, soprattutto di marittimi provenienti dalle zone d'Italia più depresse per occupazione.
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