Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 820 del 5/12/2000
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(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 7431)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Muzio. Ne ha facoltà.

ANGELO MUZIO. Signor Presidente, molte delle questioni che sono state affrontate nel merito da questo decreto-legge erano state richiamate in diversi interventi svolti in aula - anche da me - in occasione dell'approvazione della legge finanziaria, con i conseguenti impegni assunti dal Governo, che si collegavano agli impegni assunti dal Presidente del Consiglio, il quale, il 16 ottobre di quest'anno, ha dichiarato: «Noi vogliamo che nelle zone alluvionate tutto quello che serve sia fatto. Gli italiani che si trovano in questa situazione devono sapere che stiamo facendo tutto quello che siamo in grado di fare».
Queste erano le dichiarazioni del Presidente del Consiglio, via via riprese anche in occasione della discussione della legge finanziaria, ma leggo ancora oggi che vi è un impegno da parte del Governo, come risulta dalla discussione svolta al Senato, in base al quale i fondi per le alluvioni dei mesi di ottobre e novembre salgono da 3.500 a 5.400 miliardi, secondo le dichiarazioni fin qui rese dal sottosegretario Giarda, e ad essi si potrebbero aggiungere altri 600 miliardi destinati a tale scopo durante le ultime discussioni.
Non so se questi fondi saranno sufficienti; spero che entro la fine dell'esame della legge finanziaria vi sia ancora la possibilità per il Governo di monitorare i risultati presentati dai privati cittadini, dalle aziende e dal settore produttivo in generale per rendicontare in maniera certa i danni che sono stati riscontrati successivamente a queste giornate drammatiche di ottobre e novembre.
Abbiamo di fronte questi impegni e credo che valga la pena di riassumere le condizioni di urgenza che hanno portato all'emanazione del cosiddetto decreto-legge Soverato per dare una risposta, come ho ricordato stamani in aula al Presidente Violante, a situazioni che andavano affrontate nell'immediato alla data di presentazione del decreto-legge. Si tratta di situazioni diverse da quelle relative alle alluvioni del Piemonte, della Lombardia, del Veneto, della Valle d'Aosta, dell'Emilia-Romagna e, conseguentemente, della Toscana e della Liguria, per le quali si sono prodotti effetti che hanno complicato la possibilità di applicazione dell'articolato del decreto su Soverato.
Siamo, quindi, in presenza di due calamità diverse. Per quanto attiene alla Calabria siamo di fronte allo sgombero di una serie di comunità locali e certamente la risposta data con le prime ordinanze e poi con il decreto-legge ha cercato di corrispondere a quella realtà.
Ci siamo trovati invece di fronte ad una situazione diversa relativa al bacino del Po, con tutta la sua peculiarità, con la velocizzazione delle acque e con la situazione nuova che si è presentata, sulla


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quale nel Parlamento e nel paese abbiamo bisogno di discutere a fondo. Si tratta di una situazione ambientale nuova, alla quale farò riferimento, che non è più il caso di definire di carattere eccezionale. Non siamo più in presenza di situazioni di carattere eccezionale, ma siamo di fronte a situazioni di cambiamento climatico rispetto alle quali il nostro paese si deve adeguare nelle strutture dei suoi ministeri, nella sua protezione civile e nelle strutture di intervento, in modo da evitare i danni alle popolazioni. Forse deve anche cambiare il modo di vivere di milioni di persone nelle nostre regioni nei prossimi anni, così come ci viene segnalato da scienziati di tutto il mondo.
Credo che però valga la pena fare il punto sui temi su cui abbiamo lavorato molto, seppure in tempi ristretti, in Commissione ambiente alla Camera e sui quali tutti i colleghi di ogni parte politica si sono ritrovati per ricercare delle soluzioni. Abbiamo di fronte, appunto, le questioni legate al rinvio dei termini fiscali e previdenziali, termini rispetto ai quali è stata prevista l'ordinanza sindacale di sgombero oppure la dichiarazione dei danni palesata attraverso la perizia asseverata.
Cito un esempio per evidenziare come sia necessario introdurre cambiamenti attraverso ogni provvedimento possibile. Ad un pensionato che percepisce 700 mila lire al mese noi chiediamo, per rinviare i termini fiscali, cioè del pagamento delle tasse, una perizia asseverata; il costo di una perizia asseverata è quello che più o meno conosciamo. Al pensionato diciamo che gli rimborseremo il costo di quella perizia asseverata, ma intanto egli deve farsi carico di un costo immediato per poter dichiarare che rinvierà di un anno il pagamento delle tasse. Ritengo che queste siano storture determinate dalla fretta, dall'urgenza di definire i provvedimenti; credo tuttavia che dobbiamo porvi mano già a partire dalla riunione di domani con l'agenzia di protezione civile, di concerto con il Ministero dell'interno, e successivamente nei provvedimenti in materia.
È necessario discutere una questione molto semplice, che così deve apparire anche per noi in quest'aula. Le case sono state alluvionate per la seconda volta nel tratto da Crescentino a Casale Monferrato e vi sono norme per i «bialluvionati»; ma l'acqua entra in casa, travolge i mobili e gli immobili. Conosceremo effettivamente i danni quando la primavera riuscirà a disvelare la verità. Occorrono dunque economie, risorse per riscaldare quegli ambienti, per consumare energia elettrica, per l'acqua potabile, che ha un costo, per la bonifica delle case, per la bonifica di quei territori.
Ebbene, le questioni della defiscalizzazione delle utenze relative al gas, all'energia elettrica, all'acqua potabile sono irrinunciabili e le dobbiamo affrontare. Gli stessi comuni, proprio per dare nell'immediato una risposta ai cittadini colpiti, hanno rinviato ed hanno sospeso il pagamento dell'ICI che i cittadini avevano di fronte a sé. A questi enti locali, che hanno voluto dare un primo segnale di disponibilità nei primi giorni dell'alluvione, lo Stato, nel periodo di sospensione dell'ICI per gli stessi cittadini, deve concedere la possibilità di fornire una copertura tramite finanziamenti.
Esistono ancora questioni irrisolte, che possono essere affrontate nell'ordinanza del Ministero dell'interno. Il Po, i fiumi portano sui territori rifiuti e materiale litoide; questo materiale deve essere sgombrato dai campi, dai terreni, che devono essere coltivati nell'immediato, nei prossimi mesi. È dunque necessario affrontare tali problemi, superando l'annoso problema della res nullius sulle proprietà private, quindi devono essere messi a disposizione dei proprietari dei fondi o tra le eccedenze dei comuni stanziamenti al riguardo.
I problemi dell'agricoltura sono tutti evidenti, per cui in ogni settore c'è bisogno di una risposta. Come dicevo prima, il decreto-legge è adeguato a quelle questioni calabresi cui si sono agganciate norme diverse. Dobbiamo stabilire che non solo quei cittadini che hanno avuto l'ordinanza di sgombero, ma anche i loro


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figli possano essere esentati dal servizio militare. Non vi deve essere bisogno dell'ordinanza di sgombero, occorre considerare che il figlio in una famiglia alluvionata può aiutare la famiglia stessa a riparare i danni determinati dall'alluvione, dando una mano nella propria azienda artigiana, commerciale, alla propria famiglia o all'impresa agricola.
C'è poi l'esigenza, affrontata in parte dall'ordinanza n. 3090, riguardante la questione della messa in sicurezza delle popolazioni, sulla quale non possiamo attardarci oltre: le regioni debbono predisporre i piani entro 60 giorni e ritengo che sia possibile per il magistrato del Po e per le autorità di bacino operare degli stralci dei progetti, nonché dei finanziamenti.
Signor Presidente, per concludere, vorrei utilizzare ancora due minuti.

PRESIDENTE. Onorevole Muzio, non posso non consentirle di parlare ancora due minuti, ma debbo farle presente che lei ha già oltrepassato di parecchio i tempi a sua disposizione. La invito, pertanto, a concludere.

ANGELO MUZIO. Per concludere, vorrei dire che siamo di fronte ad un nuovo evento che non è di carattere eccezionale. A Kyoto è stato sottoscritto un accordo e oggi vi è difficoltà a stabilire un rapporto con gli impegni che sono stati sottoscritti per ridurre le percentuali di inquinamento. Siamo di fronte ad un possibile disastro: se il mondo (e il nostro paese che ne fa parte) resterà a braccia conserte, porteremo a casa soltanto danni. Non è sufficiente che l'ONU lanci l'allarme, ma c'è bisogno che ognuno faccia la propria parte, rispettando quegli accordi. Un buon accordo è oggi possibile a L'Aja sul futuro del pianeta: speriamo non sia troppo tardi per porvi rimedio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aloi. Ne ha facoltà.

FORTUNATO ALOI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, il provvedimento al nostro esame presenta aspetti peculiari, anche perché nasce come misura per far fronte alle vicende alluvionali della Calabria, tanto che nella prima fase (e ancora adesso) è stato definito il decreto per Soverato. Ricordiamo che, in occasione delle drammatiche vicende alluvionali, vi fu un dibattito nel paese e in Commissione ambiente, alla presenza del ministro, si andò alla ricerca delle responsabilità, che ovviamente erano da imputare a una parte e all'altra: secondo la versione del Governo, tali responsabilità potevano essere addebitate agli enti locali e, in modo particolare, alle regioni; da parte delle regioni, si diceva che le responsabilità andavano attribuite al Governo.
Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, il decreto-legge in esame - che è nato per dare risposte alle vicende che hanno colpito una zona della Calabria - a poco a poco, nel corso del suo iter, ha cominciato a riguardare altre regioni ed altre tematiche. Ebbene, da parte nostra non può esservi una posizione precostituita volta a sostenere che altre regioni (Liguria, Piemonte ed altre), che hanno conosciuto la stessa drammatica realtà che ha colpito Soverato, non abbiano bisogno di interventi incisivi e idonei a porre soluzione ai danni prodotti dagli eventi calamitosi.
La perplessità che nutrimmo fin dal primo momento atteneva soprattutto all'interrogativo se attraverso interventi di ordine finanziario di una certa rilevanza si potesse e si dovesse, senza un incremento consistente, che a nostro avviso non c'è stato, ampliare il numero delle regioni interessate e quindi degli interventi. Per la verità, perplessità erano state manifestate anche durante l'esame della finanziaria, quando arrivando alla questione concernente gli eventi calamitosi...

PRESIDENTE. Onorevole Aloi, mi scusi se la interrompo, ma debbo avvertire lei e gli altri colleghi che hanno chiesto di parlare per dichiarazione di voto che gli uffici del Senato ci fanno sapere che, se il provvedimento non arriverà a quel ramo


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del Parlamento entro non più di un'ora a partire da questo momento, non sarà possibile per loro calendarizzarlo in termini utili per la sua conversione. Pregherei quindi tutti i colleghi di tenere presente questo problema, che non è nostro.

FORTUNATO ALOI. Grazie, Presidente, sento talmente questa responsabilità che mi impegnerò senz'altro per essere sintetico. Procederò un po' per flash, per giungere subito alle conclusioni.
Il testo al nostro esame ci è pervenuto dal Senato profondamente modificato e non possiamo non rilevare che alcuni contributi che volevano essere ad adiuvandum finiscono invece per appesantire il testo stesso. Gli articoli 2 e 3 vengono accorpati; le previsioni di cui agli articoli 4 e 5, riguardanti la Calabria, vengono estese ad altre regioni, e così via. Tuttavia vi è anche qualche elemento positivo, legato alla realizzazione di una cartografia della realtà dei rischi.
Permangono comunque dei problemi, signor Presidente, anche se non possiamo non dire «sì» a questo provvedimento, perché in fondo riguarda interventi rivolti a zone che purtroppo subiscono periodicamente gli effetti dannosi degli eventi calamitosi. Non mi stanco di ripetere, onorevole Presidente, che dovremmo uscire dalla logica emergenziale, nella misura in cui, checché ne dica il professor Barberi...

PRESIDENTE. Onorevole Aloi, lei è andato oltre i termini di rito, non solo oltre quelli raccomandati.

FORTUNATO ALOI. Ho finito, Presidente.
Volevo dire che, mentre da parte nostra si sostiene che bisogna evitare che certi danni enormi si verifichino periodicamente (non ci stanchiamo di ripetere, infatti, che la Calabria è stata definita da Giustino Fortunato «sfasciume geologico»), purtroppo non c'è evento naturale che non colpisca la mia regione e che quindi non produca danni enormi. Allora vorremmo - e chiudo, Presidente - che, così come si è intervenuti per gli eventi di Soverato e di Roccella Ionica, travolta da un mare di fango, nonché per altre zone di altre regioni d'Italia (pensiamo alla Liguria, in relazione alla quale nessuno ipotizzava che potessero verificarsi danni così disastrosi)...

PRESIDENTE. Onorevole Aloi, deve concludere.

FORTUNATO ALOI. Ecco il motivo per cui, non essendo, ovviamente, dal punto di vista della nostra analisi, del tutto condivisibile...

PRESIDENTE. Onorevole Aloi, vuole concludere?

FORTUNATO ALOI. Ho chiuso, Presidente!

PRESIDENTE. Eh no!

FORTUNATO ALOI. La prego, Presidente...

PRESIDENTE. No!

FORTUNATO ALOI. Diciamo sì a questo provvedimento!

PRESIDENTE. Onorevole Aloi, le devo far presente che, se tutti facessero come lei, il decreto-legge non potrebbe essere convertito in legge. Se lei intende contribuire ad «uccidere» il decreto-legge non ha che da comportarsi in questo modo.

FORTUNATO ALOI. Non ho questa vocazione!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dameri.
Onorevole Dameri, anche a lei rivolgo l'invito fatto a tutti i colleghi che hanno chiesto di intervenire in dichiarazione di voto finale. Ha facoltà di parlare.

SILVANA DAMERI. Signor Presidente, in questo caso credo sia assolutamente


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necessario ricordare che le parole sono importanti, ma molto più importanti sono le buone opere. Sarò pertanto molto sintetica nel mio intervento che intende esprimere il voto favorevole sul provvedimento da parte dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo.
Si tratta di un decreto-legge importante che è stato emanato in seguito alla vicenda verificatasi in Calabria - ricordiamo che l'evento di Soverato è forse stato il più tragico dal punto di vista della perdita di vite umane -, ma nel quale sono stati ricompresi gli eventi calamitosi verificatisi successivamente.
Su questo decreto-legge è stato svolto un lavoro molto impegnativo da parte della Commissione ambiente. Si tratta di un decreto-legge che stabilisce norme per il governo del territorio e che prevede nuove misure per salvaguardare l'assetto idrogeologico e per pianificare la messa in sicurezza dei territori e dei bacini. Come è stato ricordato anche da altri colleghi - mi riferisco alle considerazioni svolte in particolare dall'onorevole Muzio -, queste tematiche richiedono un'azione concertata e concorde a tutti i livelli istituzionali e da parte di tutti gli enti a ciò preposti, siano essi enti territoriali, autorità di bacino o enti di emanazione ministeriale. Il decreto-legge al nostro esame esorta a svolgere tale azione concordata in piena responsabilità.
Come ricordava il collega Muzio, i mutamenti climatici richiedono oggi la capacità di governare gli eventi calamitosi attraverso un'opera di prevenzione che deve registrare l'azione concertata dei comuni, delle regioni e dello Stato. Da questo punto di vista il decreto Soverato fornisce gli elementi necessari e si armonizza con le disposizioni delle ordinanze emanate dalla protezione civile sia per quanto riguarda il risarcimento dei danni nei confronti dei privati cittadini e delle imprese sia per quanto riguarda la rilocalizzazione delle imprese. Forse dovremmo pensare anche ad una nuova localizzazione delle abitazioni civili per consentire che la messa in sicurezza del territorio che tutti auspichiamo possa realizzarsi in tempi brevi.
Il voto che esprimerà questa Assemblea è molto importante. Le modifiche introdotte dalla Camera sono limitate e consentiranno una rilettura rapida da parte del Senato. Ritengo significativa l'estensione a tutte le zone colpite dalle vicende alluvionali succedutesi nel corso dell'autunno dell'esenzione dal bollo per le domande di risarcimento. È altresì importante e significativo valutare il decreto-legge insieme agli ordini del giorno che sono stati accolti (mi riferisco in particolare all'ordine del giorno Zagatti n. 9/7341/7) e ritengo altrettanto importante l'impegno assunto dal Governo di presentare altri provvedimenti per completare e meglio definire la normativa, magari adottando un altro decreto-legge, come ha prospettato il sottosegretario Calzolaio, al fine di predisporre tutti gli strumenti necessari per affrontare situazioni di questo tipo.
Concludo sottolineando che, per realizzare quell'attività concertata dei diversi livelli istituzionali, c'è bisogno di un'azione di garanzia e di sostegno del sistema delle autonomie locali, in particolare dei comuni e delle province che sono stati i primi segmenti dello Stato che si sono, per così dire, «confrontati», come sempre accade in questi casi, con gli eventi alluvionali.
Lei mi insegna, Presidente, che nelle difficoltà è molto importante che i cittadini sentano vicine e amiche le istituzioni. Credo che con il provvedimento in esame si vada verso tale direzione ed è per tale motivo che annuncio il voto favorevole dei Democratici di sinistra.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Cesaris, al quale rivolgo la stessa raccomandazione fatta agli altri colleghi, ricordando che il Senato è in attesa di esaminare a sua volta il provvedimento. Ne ha facoltà.

WALTER DE CESARIS. Presidente, annuncio il voto favorevole di Rifondazione


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comunista a questo decreto che consideriamo molto importante. Esso è composto di due parti. La prima è di carattere ordinamentale e riguarda i piani stralcio per la messa in sicurezza; sono previsti tempi più certi per l'approvazione di questi piani e a tal fine sono previste risorse aggiuntive. Consideriamo questa una parte molto importante anche se su di essa il dibattito non è stato sviluppato ampiamente.
Vi è poi una seconda parte ed è quella riguardante i provvedimenti a favore delle popolazioni, delle imprese e dei territori colpiti dalle calamità idrogeologiche. Su questa parte si è sviluppato un dibattito più intenso e sono state evidenziate delle inadeguatezze del testo normativo. Le risorse previste inoltre non sono considerate sufficienti per dare risposte certe alle popolazioni interessate.
Il Governo si è impegnato a reperire e ad adottare le risorse e gli interventi necessari. Verificheremo con attenzione il rispetto di questo impegno, contenuto in un ordine del giorno, da parte del Governo.
Nel ribadire il voto favorevole di Rifondazione comunista, le chiedo, Presidente, la pubblicazione in calce nella seduta odierna delle considerazioni integrative di questa mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente senz'altro, onorevole De Cesaris.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà. Onorevole Tassone, cerchi di smentire le mie previsioni!

MARIO TASSONE. Presidente, la ringrazio. Lei sa quanto affetto, considerazione e stima nutro per lei! Ma naturalmente ho anche considerazione e stima per la funzione che ciascuno di noi svolge in quest'aula. La mia sarà comunque una breve dichiarazione di voto.
Esprimo un giudizio profondamente negativo sul modo con cui si è sviluppato il lavoro e il dibattito su questo provvedimento e ciò per una responsabilità per così dire diffusa.
Desidero richiamare l'attenzione del Governo sul fatto che questo non è il modo di affrontare i problemi legati all'emergenza e alla grave situazione in cui si trova un ampio territorio del nostro paese. Ci troviamo - mi si consenta di esprimermi in questi termini - in presenza dell'assenza di una qualsiasi politica della protezione civile. Lo dobbiamo dire con estrema chiarezza: la «girandola» degli emendamenti che si sono succeduti smentisce indubbiamente anche le dichiarazioni a suo tempo fatte in quest'aula dai responsabili della protezione civile (con ciò intendo riferirmi al professor Barberi ma anche ad altri).
Ci troviamo dinanzi ad un'approssimazione della politica del Governo, all'assenza di una visione organica ma soprattutto ad un'assenza di previsioni e di difese del territorio nazionale. Dopo tutto, quello che è accaduto nel nostro paese, il fatto di trovarsi dinanzi ad una norma (l'articolo 3-bis) con la quale si vuole accelerare la realizzazione della cartografia geologica e geotematica del territorio nazionale, significa, signor sottosegretario Calzolaio, che rispetto a quanto accaduto in passato e ai guasti del territorio che tuttora esistono nel nostro paese, non vi è stata alcuna capacità di previsione ma soprattutto di controllo delle calamità idrogeologiche naturali che hanno profondamente degradato il nostro territorio.
Leggendo il provvedimento che stiamo per votare, notiamo che è diverso da quello iniziale, a proposito del quale è stato detto che è nato per i problemi della Calabria, che ha avuto guasti enormi, che esistono e rimangono. Forse è legato all'emergenza, ma senz'altro questo decreto è qualcosa di diverso, per cui non possiamo nemmeno fare un discorso ampio e complessivo per quanto riguarda la politica del territorio. Si va avanti con l'emergenza, rincorrendo i drammi che certamente molti altri territori hanno avuto e ai quali bisogna dare una risposta anche in termini di risorse.
Svolgo questo mio intervento non per amore di polemica ma perché sono profondamente preoccupato: non ho voluto


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ritirare gli emendamenti della mia componente politica proprio per dignità del Parlamento, ma soprattutto per denunciare il modo con cui si sta legiferando in quest'aula, certamente per colpa del Governo e anche per l'accomodamento supino di chi ritiene di dover svolgere un ruolo di opposizione che spesso, per quanto mi riguarda, non vedo.
Signor Presidente, voglio richiamare l'attenzione del Governo e dei colleghi sul fatto che vi è stato un rilievo critico da parte del Servizio bilancio della Camera. In merito a ciò non è stato fatto alcun cenno, ma io vorrei capire dove siano le coperture perché, al di là di quanto dice l'onorevole Solaroli, ritengo che allo stato non ci sono. La legge finanziaria non è stata ancora approvata, per cui come fa l'onorevole Solaroli a dire con sicumera, in quest'aula, che c'è la copertura per questo decreto? Come fa, ripeto, visto che il Senato deve ancora approvare la legge finanziaria? E in proposito non vi è stata, inoltre, anche un'osservazione critica da parte della Commissione bilancio della Camera?
Vorrei anche capire se le coperture siano adeguate, perché ritengo che vi sia un ampio divario tra le risorse impegnate (110 miliardi) e la complessità degli investimenti, che dovrebbero ammontare a 2.100 miliardi. Oltre alle problematiche rispetto alla trasformazione dei contratti del personale da tempo determinato a tempo indeterminato e rispetto al personale della regione Marche e della regione Umbria, con questo decreto recuperiamo anche l'alluvione del 1994. Questo è il classico decreto per tamponare l'emergenza, non è certo un provvedimento in grado di avviare una politica di recupero e di riorganizzazione del territorio tramite il monitoraggio e l'osservazione dello stesso. Non credo che in questo provvedimento vi sia una grande capacità organica.
Voglio dire ai colleghi del Governo che non si legifera sull'emergenza, perché la politica dell'emergenza non paga, crea guasti sul territorio. L'altro giorno, ho mosso un rilievo al suo ministro, onorevole Calzolaio. E lui ha preso la mia denuncia con grande sufficienza e soprattutto, ritengo, con scarsa conoscenza dei problemi. Non voglio dire altro, né voglio parlare di responsabilità da parte del ministro, perché rispetto le istituzioni. Ma in Calabria il Governo mantiene, forse anche per responsabilità di altri, l'emergenza sui rifiuti e sulle acque reflue e gli appalti vengono dati senza una visione organica dei problemi del territorio. In presenza di simili realtà, vi è una situazione oggettiva di degrado. Dunque, se si affrontano i problemi solo nei casi d'emergenza, certamente anche le buone intenzioni sono destinate a restare tali perché non hanno alcun riscontro con la realtà.
Votiamo certo a favore di questo provvedimento, ma con tutte le preoccupazioni espresse, perché è un provvedimento di elargizione, al di là dei vari riferimenti che contiene a proposito degli interventi sul territorio, delle bonifiche da attuare, dei benefici per l'utenza, eccetera. Al di là del volume dei temi di questo provvedimento, votiamo a favore con grande preoccupazione e con molte riserve.
Certo, in questo clima di grande solidarietà, forse la mia voce non è assonante con le altre. Amici, cari colleghi, quando si parla di provvedimenti di emergenza riferiti al territorio, ai problemi idrogeologici, alle intemperie, indubbiamente forse ognuno pensa di fare il proprio dovere mettendosi un velo dinanzi agli occhi: ritengo che questo non sia un modo serio di legiferare.
Per tali ragioni, signor Presidente, noi voteremo a favore del provvedimento in esame, ma - mi auguro di essere smentito - rischiamo di approvare un provvedimento che per larga parte rimarrà inattuato. Lo ripeto, mi auguro di essere smentito dai fatti, ma credo che le premesse ed il modo con il quale si è andati avanti, con una girandola di emendamenti riferiti anche alle nuove e recenti calamità naturali, rappresentino elementi non positivi e, soprattutto, non rassicuranti per il futuro.


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PRESIDENTE. Quella che certamente non è stata smentita è la mia previsione sulla durata del suo intervento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zacchera. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, cercherò di recuperare io, anche perché non servono altre parole.
Oggi ho già espresso le mie perplessità, anche se - faccio proprie le osservazioni svolte in precedenza dal collega - non si può non approvare il provvedimento in esame. Sicuramente si tratta di un voto responsabile ma sofferto, soprattutto collegato al modo poco serio, dal punto di vista legislativo, con il quale, a mio avviso, ci si è mossi. Sarebbe stato molto meglio varare un decreto-legge ad hoc per Soverato ed un altro ad hoc per le regioni del nord colpite dalle diverse alluvioni; questa sarebbe stata la cosa più semplice. Vi sono già state quattro o cinque ordinanze, ora vi è un ordine del giorno che fa riferimento ad altri interventi. La realtà è che, in sé, il decreto-legge non è neppure mal fatto, anche perché, dovendolo varare molto celermente, mi rendo conto che è difficile «cucire» assieme le diverse parti; man mano, però, emergono novità. Trovarci in tale situazione con tempi contingentati ci impedisce di lavorare bene. A mio avviso, il Governo avrebbe potuto fare uno sforzo maggiore nella predisposizione del testo.
L'interfaccia di questo decreto-legge è la legge finanziaria: se in tale legge verranno inserite provvidenze economiche adeguate, il provvedimento in esame sarà sicuramente sufficiente; se, invece, non vi saranno provvidenze adeguate, esso servirà a poco o nulla. Ho l'impressione che da una parte lo si speri e, dall'altra, il Governo lo abbia promesso. Personalmente, sono molto scettico perché conosco l'entità dei danni e come sia praticamente impossibile giungere ad un'adeguata copertura degli stessi. Spero, però, che vi sia un po' più di attenzione rispetto a quella che vi è stata al momento dell'approvazione da parte della Camera del disegno di legge finanziaria perché, altrimenti, le risorse saranno veramente insufficienti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Parolo. Ne ha facoltà.

UGO PAROLO. Signor Presidente, vorrei ricostruire i fatti, anche se brevemente, perché ho ascoltato diversi interventi dei colleghi che mi hanno preceduto che, purtroppo, trattavano di «aria fritta», forse perché in Commissione - lo devo dire, Presidente - non li ho mai visti, a differenza di altri colleghi che non sono intervenuti e che hanno seguito il provvedimento con attenzione.
A mio avviso, è giusto ricordare che il Governo, il Governo dell'Ulivo, forse all'inizio ha affrontato tale questione con un po' di sufficienza, di distrazione, forse anche di disinteresse. Noi deputati del gruppo della Lega nord Padania abbiamo chiesto fin dall'inizio di dividere il provvedimento in due: uno per la Calabria ed uno per le regioni della Padania interessate dagli eventi alluvionali. La nostra richiesta deriva anche dal fatto che diversa è la natura degli eventi che hanno coinvolto tali territori e, soprattutto, diverse sono le situazioni: mentre al nord si assiste ad eventi meteorologici veramente eccezionali, con un'insistenza che non ha riscontri in passato, al sud, oltre a tali eventi, la situazione è certamente aggravata da una gestione urbanistica del territorio sicuramente non ottimale. Pertanto, sono diverse le soluzioni che dovrebbero essere individuate. Un unico decreto-legge, che di fatto ci ha costretto a rispettare il termine di decadenza (l'11 dicembre, lo voglio ricordare), ha creato un enorme pasticcio.
Questo decreto presentava e presenta tuttora lacune evidenti, le più grossolane delle quali erano quelle che escludevano dai benefici previsti nella finanziaria tutti i territori che sono stati interessati da eventi alluvionali dopo il 6 di novembre: quindi, gran parte dei territori della Lombardia, del Piemonte e del Veneto che si sono visti investire da questi eventi dopo


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la prima ondata che invece ha interessato la Valle d'Aosta e tutte le aree vicine al Po. Questo decreto escludeva addirittura anche intere regioni come il Trentino, la Toscana e il Friuli dai benefici previsti. Vi erano poi delle disparità di trattamento (voglio ricordare solo le più consistenti), la più evidente delle quali era quella che consentiva giustamente ai cittadini della Calabria di presentare le istanze di risarcimento in carta libera; mentre costringeva, nello stesso tempo, tutti gli altri cittadini di tutte le altre regioni del nord a presentare le relative domande in marca da bollo. Non si capisce bene in base a quale principio!
La Commissione ambiente della Camera ha lavorato per giorni interi per cercare di ridurre i numerosi emendamenti che erano stati presentati da tutti i gruppi. Con la disponibilità di tutti i parlamentari e del Governo, in questa fase si è riusciti a ridurre gli emendamenti ad una quindicina, che erano concordati da tutti. Purtroppo il Senato, non essendo stato «condizionato» in modo sufficiente dall'azione dell'esecutivo che fino a questa mattina ha sottovalutato la questione, non ha ritenuto di inserire all'ordine del giorno e di approvare questi emendamenti concordati. Si è andati al «muro contro muro» ed il risultato - probabilmente inaspettato per tutta la maggioranza - è stato che questa mattina un nostro emendamento è stato approvato! Si è trattato, tra l'altro, di un emendamento che ha introdotto una modifica importantissima perché consente a tutti gli enti locali di appaltare le opere applicando l'aliquota agevolata al 5 per cento sull'IVA. È chiaro che questa modifica consentirà delle agevolazioni e dei benefici enormi perché vuol dire, di fatto, dare un 15 per cento in più di finanziamenti agli enti locali che, altrimenti, su 100 lire ne avrebbero dovute restituire 20 allo Stato. Oggi, dovranno restituirne solo il 5 per cento e potranno appaltare - ripeto - i lavori di riassetto idrogeologico con l'IVA al 5 per cento.
Questo emendamento, che è stato approvato, ci ha consentito di riaprire la questione ed il Governo è stato costretto a ritornare in Commissione dove tutti i gruppi, soprattutto quelli della Casa delle libertà, hanno dimostrato un'altra disponibilità enorme. Ci siamo espressi in questa maniera perché - sia chiaro - noi vogliamo che questo provvedimento venga comunque approvato. Abbiamo ritirato gli altri emendamenti sui quali avevamo già concordato, mantenendo però fermi quelli che riteniamo irrinunciabili. Mi riferisco agli emendamenti presentati fin dall'inizio, che sono stati votati e fatti propri dalla Commissione: quello relativo all'estensione dei benefici a tutto il mese di novembre per tutti i territori comprese le regioni inizialmente escluse, come il Friuli, la provincia autonoma di Trento e la Toscana; quello relativo all'esenzione dal pagamento del bollo per le domande presentati dai cittadini anche delle regioni del nord.
Rimangono certamente aperte altre questioni importanti. Voglio ricordare che avevamo trovato un accordo sulla possibilità di utilizzare il materiale estratto dai fiumi a seguito di alluvioni e dato in uso gratuito ai comuni. È una questione che rimane aperta, alla quale teniamo molto.
Ci preoccupa anche quanto previsto dal comma 2 dell'articolo 2 del disegno di legge di conversione, là dove si prevede che per il taglio dei boschi - anche quelli cedui - i sindaci debbano chiedere l'autorizzazione all'autorità di bacino, alla sovrintendenza ed alla regione. Credo che con questa procedura di «boschi autorizzati» non se ne taglieranno più e che vi saranno invece tantissimi boschi tagliati abusivamente; immaginatevi, infatti, un sindaco che deve reperire tutte queste autorizzazioni: passeranno dei mesi e voglio ricordare che i boschi si possono tagliare solo d'inverno e in certi momenti! Figuriamoci quali risposte si potranno dare ai cittadini con questa procedura.
Rimane poi la defiscalizzazione di tanti servizi che è già stata ricordata dai colleghi che mi hanno preceduto; vi è la possibilità per i comuni, come avevamo chiesto, di rinviare il pagamento dei ratei dei mutui. Infatti, in questo momento, i


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comuni hanno sospeso il pagamento dell'ICI, ma sono costretti a pagare i ratei dei mutui, magari su quelle opere che sono state distrutte dall'alluvione.
Ricordiamo le questioni sollevate dai colleghi del Polo, come la possibilità di risarcire i beni dati in locazione e la delocalizzazione delle aziende (che avevamo chiesto) con la possibilità di estendere i benefici non solo al Piemonte, ma anche a tutte le aree che erano state individuate nel 1994 dal decreto del Presidente della Repubblica.
Voglio infine ricordare che oggi è importante aver riparato almeno agli errori principali con la possibilità di erogare finanziamenti a tanti territori del nord che invece sarebbero stati esclusi. Soprattutto, voglio ricordare il risultato conseguito questa mattina che consente ai comuni e agli enti locali di appaltare le opere di riassetto idrogeologico con un'IVA agevolata al 5 per cento. Questa è una risposta concreta che noi diamo ai cittadini con il nostro impegno.
Da ultimo, dichiarando il nostro voto favorevole, annuncio anche la piena disponibilità della Lega nord Padania al Senato affinché il disegno di legge di conversione al nostro esame venga approvato nel più breve tempo possibile e soprattutto in tempo utile (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stradella. Ne ha facoltà.

FRANCESCO STRADELLA. Signor Presidente, anticipo subito che anche il gruppo di Forza Italia voterà a favore della conversione di questo decreto-legge, anche se il risultato che abbiamo ottenuto non è certamente quello che ci saremmo proposti fin dall'inizio.
Voglio ricordare al signor Presidente, al Governo e all'Assemblea, che fin dal giorno dopo il grave evento che ha colpito il Piemonte, il presidente Berlusconi disse alle popolazioni e a coloro che aveva incontrato durante la sua visita, che Forza Italia non avrebbe ostacolato nessun provvedimento e che avrebbe fatto in modo che le risposte che i cittadini si aspettano dal Parlamento fossero date in tempi brevi in modo da soddisfare pienamente le esigenze manifestate in questa circostanza.
Come ci siamo comportati in Commissione, così ci siamo comportati in Assemblea. Abbiamo cercato di migliorare un provvedimento che oggi licenziamo non sulle linee che noi avremmo immaginato. In questa occasione, noi facciamo un patto con il Governo (quella fiducia che Governo probabilmente non ha più nel paese gliela vogliamo dare noi). Con il Governo abbiamo fatto un patto su tutte le cose che sono state segnalate e ritenute, in modo trasversale da tutti i rappresentanti dei partiti in Commissione, giuste, atti dovuti, giuste istanze che provengono dal territorio; il Governo ha promesso che - attraverso i mezzi che qui ha elencato il sottosegretario Calzolaio (il decreto ad hoc, la finanziaria e le ordinanze di protezione civile) - in qualche modo esse verranno accontentate, applicate e rispettate ai territori che sono stati così duramente colpiti dalla calamità. Questa è la ragione per cui noi ci apprestiamo a dare il voto favorevole.
Non creda il Governo e il Parlamento che staremo supini e non in guardia affinché le promesse che sono state fatte e il patto che si è concluso oggi con la maggioranza non venga osservato. Noi saremo vigili e attenti affinché le cose che sono state promesse ai territori, ai cittadini, alle aziende, alle pubbliche amministrazioni vengano mantenute ed applicate nel più breve tempo possibile e con la maggiore chiarezza possibile (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Corvino. Ne ha facoltà.

MICHELE CORVINO. Signor Presidente, questo provvedimento dimostra che l'Italia del nord e l'Italia del sud sono accomunate tragicamente in un'unica fenomenologia


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data da fragilità strutturali geologiche e geotecniche, da regimi pluviometrici cui non sono certamente estranei i mutamenti climatici, da morfologia e orografia fortemente condizionanti, dalla piaga degli incendi, ma anche da un disordine insediativo, da una programmazione e una pianificazione territoriale parziale e inadeguata. Vi è, soprattutto, una concezione dello sviluppo e della crescita economica basati essenzialmente sull'occupazione indifferenziata del territorio, sulla sottrazione di ogni fascia di suolo, di ogni porzione del sottosuolo, quasi fosse possibile attendersi risposte inerziali o neutre da una natura violentata.
Il provvedimento in esame ha come finalità ultima il risanamento idrogeologico sia al nord sia al sud ed anche la ricostruzione dei luoghi disastrati; pone le basi per la giusta prevenzione dei danni derivanti dal dissesto idrogeologico, considerato che è più facile, meno disagevole e meno dispendioso prevenire anziché riparare. La prevenzione vera e più efficace, però, si potrà ottenere soltanto modificando la nostra cultura nei riguardi del territorio, fino ad oggi troppe volte violato. Aver consentito, infatti, la costruzione di case su terreni golenali a ridosso del mare è stata una palese violazione delle normative vigenti e soprattutto una sfida impari e temeraria nei confronti delle forze della natura, che si manifestano violentemente, come frane, alluvioni, terremoti ed anche nei confronti di altri aspetti naturali: mi riferisco all'erosione delle coste, che agisce lentamente e che costituisce comunque un pericolo per l'incolumità dell'uomo e l'integrità delle sue opere.
Occorre auspicare, quindi, una sollecita innovazione culturale da parte di tutti. Le regioni e tutto il sistema delle autonomie locali hanno dimostrato di saper essere veri protagonisti della protezione civile, ma in alcuni casi si sono accumulati tanti ritardi rispetto all'uso del territorio, come per le zonizzazioni sismiche, la costituzione della autorità di bacino interregionali, gli stessi piani integrati di recupero, che prevedono una giusta riqualificazione urbana dei centri colpiti.
Con queste brevi riflessioni, dichiaro il mio voto favorevole sul disegno di legge di conversione in esame (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rosso. Ne ha facoltà.

ROBERTO ROSSO. Signor Presidente, avevamo chiesto al Governo di approntare un decreto-legge apposito per l'alluvione del Piemonte e del nord Italia: ci è stato detto, invece, che conveniva appoggiarci al «decreto Soverato», che aveva in mente un evento del tutto dissimile: l'invasione delle acque su un campeggio, in una zona limitata della Calabria.
Oggi, per seguire questo percorso, ci siamo trovati con «l'acqua alla gola» sia per i tempi, sia per il merito del provvedimento. Il «decreto Soverato» tendeva a far fronte a due esigenze: la messa in sicurezza dei fiumi e dei territori. Vale un principio, che dovrebbero essere i Verdi a sostenere (lo stesso sottosegretario Calzolaio appartiene a quello schieramento): è meglio prevenire piuttosto che risarcire. Purtroppo, ancora una volta, anche nelle modalità con cui il Governo ha affrontato questo evento, la prevenzione sostanzialmente non è prevista: abbiamo la parte relativa agli indennizzi, mentre sostanzialmente manca la parte relativa alla prevenzione.
Era necessario prevedere un disalveo organico dei fiumi: non pretendiamo di tornare alle cave indiscriminate lungo i fiumi degli anni cinquanta e sessanta, che creavano voragini, ma pensiamo che una normale, ordinaria e ordinata manutenzione dell'alveo dei fiumi sia indispensabile fintanto che i fiumi porteranno inerti e ghiaia giù dai monti verso il mare. Questo non è consentito oggi, purtroppo, anche laddove l'evento alluvionale si sia ripetuto, come in alcuni casi è avvenuto in Piemonte, negli stessi luoghi in cui si era


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già manifestato nel 1994 per le stesse ragioni. Lo stesso vale anche per le sponde e per i bacini in cui si possono estendere le acque dei fiumi nei momenti di piena. Non è previsto, per esempio, che gli agricoltori possano essere correttamente indennizzati, ove l'esproprio dei terreni oggi agricoli venga realizzato per consentire ai fiumi di tornare ad allargarsi in aree golenali.
Il Governo ha preventivato - lo hanno detto i ministri Nesi e Bordon - che per mettere in sicurezza il bacino del Po e i suoi affluenti nel nord Italia occorrevano 25 miliardi; anche con il nuovo intervento in finanziaria ne sono stati stanziati 300. Il Governo, come le regioni, ha segnalato richieste di indennizzo pari a circa 10 mila miliardi a fronte dei 6-7 mila miliardi del 1994; ne sono stati stanziati meno di 3 mila, circa un quarto della cifra occorrente a fronte di sei anni di inflazione e di una quantità di danni superiore a quella del 1994 non solo in Piemonte ma in tutto il nord del paese. A fronte di oltre 20 mila miliardi necessari per la messa in sicurezza dei fiumi e 10 mila miliardi per gli indennizzi sono stati stanziati 3.500 miliardi.
Se il liberista selvaggio Berlusconi e lo xenofobo ministro dell'interno Maroni avevano stanziato a suo tempo 11 mila miliardi, ritenendo anche opportuno aumentare di 3,5 punti l'IRPEG sulle grandi imprese di capitale per far fronte ai danni subiti dagli alluvionati, non si capisce perché i solidaristi ministri dell'Ulivo non abbiano ritenuto di fare altrettanto. Anzi, con gli oltre 20 mila miliardi della gara UMTS e con gli oltre 10 mila miliardi di bonus fiscale hanno ritenuto - al contrario di quanto fecero i liberisti selvaggi del 1994 - di ridurre le tasse sulle grandi imprese e di non provvedere agli indennizzi a favore degli alluvionati. Non a caso, infatti, gli indennizzi previsti oggi nell'ambito del decreto Soverato non danno certezza della cifra. Si dice «fino al 40 per cento» oppure «fino al 65 per cento» o ancora «fino al 75 o al 100 per cento»; non si dice «pari al 40, 65, 75 o 100 per cento». Il Governo si è impegnato in tal senso. Ci auguriamo che risolva questa ambiguità in sede di esame di legge finanziaria ma crediamo che le riserve non siano comunque adeguate.
Infine un problema che in particolare la cultura ambientalista di una parte significativa della sinistra dovrebbe avere a cuore. Nell'epicentro dell'alluvione in Piemonte, nella zona del basso vercellese e dell'alto casalese, esistono, nell'arco di 10 chilometri (nel mio comune, Trino Vercellese e Saluggia), tre siti con deposito di sbarre e rifiuti radioattivi. Quasi il 40 per cento dei rifiuti radioattivi italiani è contenuto in fasce di esondazione qualificate come fascia A dal Governo italiano. Questi rifiuti avrebbero dovuto essere trasportati altrove, così come è successo per Latina e per il Garigliano. Tutto questo non è accaduto. In un caso, a Trino Vercellese, la briglia da cui adduce l'acqua il sito per le scorie radioattive, ha oggettivamente causato l'alluvione e non bastano le catene umane delle popolazioni per fare in modo che tale briglia venga rimossa. Il caso di Saluggia, poi, è davvero preoccupante (il Governo dovrebbe un giorno spiegare cosa intenda fare al riguardo): dopo che il prefetto di Vercelli aveva dichiarato alle popolazioni che non vi era stato un rilascio radioattivo, è stato invece verificato, grazie all'azione dell'ARPA (l'agenzia regionale di protezione ambientale) che l'acqua è entrata nel sito radioattivo, ne è uscita dopo essere stata contaminata dalla presenza di materiali radioattivi, è poi fuoriuscita dirigendosi verso i pozzi di prelievo, che servono 153 comuni, il maggiore dei quali è Casale Monferrato. Rispetto a tutta questa vicenda non è chiaro cosa voglia fare il Governo, pur avendo messo a disposizione oltre 10 mila miliardi per smantellare finalmente i siti radioattivi e smaltire le scorie che vi sono contenute, soprattutto nelle zone a rischio di esondazione.
Pur di far passare il decreto abbiamo affermato che avremmo rinunciato ad emendare i primi tre articoli, relativi alla messa in sicurezza dei territori e degli abitati. Il Governo si è impegnato a provvedere con un proprio decreto a


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questo scopo. Speriamo che domani vengano lumi in questo senso e che le popolazioni non debbano continuare a fare inutilmente catene umane lungo il fiume. Avevamo apportato anche piccole modifiche strutturali agli indennizzi, prevedendo la possibilità per le popolazioni, come era accaduto nel 1994, di avere indennizzi a forfait ove l'alluvione li avesse colpiti, nonché la possibilità per coloro che locano immobili con destinazione non residenziale di essere indennizzati, al pari di tutti gli altri cittadini.
Il Governo ci ha promesso che domani, nell'ambito dell'ordinanza emanata dalla protezione civile, questo problema verrà risolto. Speriamo che il patto di cui parlava l'onorevole Stradella sia un patto tra gentiluomini e che almeno questa piccola parte domani venga affrontata (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Romano Carratelli. Ne ha facoltà.

DOMENICO ROMANO CARRATELLI. Signor Presidente, tenterò di accogliere il suo invito avendo un interesse forte e convinto alla definitiva conversione in legge di questo decreto-legge, che più va avanti e più si dilata.
Non voglio contestare il fatto che questo decreto-legge, che è nato con determinati obiettivi, sia diventato una specie di mare magnum, perché mi pare giusto che, se in altre parti del paese si sono verificate analoghe situazioni, anche queste ultime vengano valutate e considerate dal legislatore e dal Parlamento. Naturalmente vi deve essere una situazione di emergenza e soprattutto vi devono essere le risorse per poter intervenire, altrimenti le risorse destinate a determinati obiettivi diventerebbero assolutamente insufficienti nel momento in cui si allargassero gli obiettivi stessi.
Credo sia giusto ricavare da questa realtà sventurata un insegnamento ed uno stimolo ad affrontare e porre alla nostra attenzione il problema del territorio. Ciò è stato detto da molti colleghi intervenuti nel dibattito, anche in sede di dichiarazione di voto. Voglio aggiungere questa valutazione a quelle degli altri colleghi.
Tutto ciò assume poi un particolare significato se si pensa a queste vicende tenendo conto di ciò che sta avvenendo in questo paese in campo climatico. In questo senso credo che l'attrezzatura del territorio dovrà essere nuova e diversa e, che lo stesso utilizzo del territorio stesso dovrà ispirarsi a principi e regole del tutto nuovi. In tal senso, mi riconosco pienamente nelle conclusioni e nella replica del relatore, onorevole Turroni.
Esprimo, quindi, il voto favorevole del gruppo dei Popolari su questo provvedimento e approfitto di questo intervento per rivolgere un invito al Ministero dell'interno, che ha emanato le ordinanze di delimitazione dei territori colpiti, a prestare attenzione, per quello che riguarda la mia provincia, sul fatto che vi sono comuni che sono stati completamente ignorati, nonostante in essi siano presenti le condizioni necessarie, siano state avanzate le richieste e siano state fornite le documentazioni richieste. Evidentemente si è trattata di una svista dovuta alla confusione.
I comuni sui quali intendo richiamare l'attenzione del ministro sono quelli di Rombiolo, Dinami, Filandari, Limbadi, Drapia, Francica e Spilinga, che già mi hanno sollecitato in questo senso avendo saputo di essere stati esclusi, e ve ne saranno certamente altri. Credo che l'ordinanza di delimitazione per quanto riguarda la Calabria - certamente per quanto riguarda la provincia di Vibo Valentia - vada rivista ed allargata a queste nuove realtà.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Viale. Ne ha facoltà.

EUGENIO VIALE. Signor Presidente, confermo il voto mio e del mio gruppo a favore di questo decreto-legge che vede il consenso pressoché unanime del Parlamento.


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È un decreto che va nella direzione giusta essendo volto ad aiutare le popolazioni colpite nell'autunno scorso da queste gravi calamità. Il Governo si è anche impegnato ad integrare tali provvidenze con successivi provvedimenti e naturalmente su questo aspetto noi dell'opposizione saremo vigili affinché le promesse vengano mantenute.
Mi preme fare un'osservazione su questo evento calamitoso: non è vero che tutto è dovuto semplicemente al fato e al cambiamento delle condizioni climatiche, è anche vero che molti lavori di arginatura, di pulitura e di dragaggio degli alvei dei fiumi, di sistemazione della rete fluviale dell'alta Italia, non sono stati fatti.
Ricordo ai colleghi che nel 1998 avevo presentato su questo tema tre interrogazioni, ma solo su una ho avuto una risposta in cui si diceva che i lavori di arginatura e di sistemazione degli alvei nelle zone di Crescentino, di Fontanetto, di Palazzolo Vercellese, di Trino Vercellese, di Morano Po e di Casale Monferrato, erano stati decisi e programmati e che sarebbero stati fatti. Purtroppo ciò non è avvenuto e, grazie a questa incuria, ci troviamo a fare i conti con gravissimi danni. Il magistrato del Po e il Ministero dei lavori pubblici non hanno fatto la loro parte: è bene che si sappia perché i lavori programmati, che avrebbero sicuramente limitato i danni, oltre ad evitare le inondazioni in zone dove mai l'acqua era arrivata, non sono stati eseguiti. Lo ripeto, l'acqua ha potuto compiere danni solo perché i lavori che dovevano essere eseguiti non sono stati fatti.
Raccomando quindi che finalmente questi lavori vengano eseguiti, come previsto nella prima parte del decreto, e come piemontese e casalese (perché la zona di Casale è stata colpita duramente dagli eventi calamitosi) chiedo che la messa in sicurezza del fiume Po venga effettuata nel più breve tempo possibile (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gardiol. Ne ha facoltà.

GIORGIO GARDIOL. Signor Presidente, i Verdi voteranno a favore di questo provvedimento detto «decreto Soverato» che nel corso della discussione ha cambiato nome perché riguarda interventi urgenti per le popolazioni e per le aree colpite dalle alluvioni. I Verdi voteranno a favore anche se sono consapevoli che il decreto non risolve i problemi derivanti dall'assetto idrogeologico del territorio nazionale e soprattutto non risolve i problemi connessi alla prevenzione di future catastrofi né quelli legati alla manutenzione.
Siamo convinti che questo provvedimento e le norme contenute nella finanziaria serviranno per tamponare l'emergenza, almeno in buona parte; vorremmo però a tale riguardo fare alcune considerazioni. Per quanto riguarda il ripristino, è evidente che non può avvenire alle stesse condizioni in cui si è verificata l'alluvione. Non va dimenticato che nel nord d'Italia (non parlo della realtà di Soverato, che non conosco) i piani regolatori spesso prevedono zone di espansione nelle aree golenali. Il decreto che ci accingiamo a votare stabilisce che nell'arco di un tempo determinato vengano modificati i piani regolatori ove presentino quel tipo di espansione. Inoltre le decisioni relative al ripristino devono tenere in considerazione sia il piano regolatore sia il piano di assetto idrogeologico, per cui si renderanno necessari interventi di delocalizzazione di industrie, abitazioni ed altro ancora.
Questa è, dunque, una prima esigenza: non si tratta di lottare contro l'abusivismo, bensì contro la cecità di molte amministrazioni comunali e provinciali nei confronti dei piani regolatori.
La seconda esigenza è quella della prevenzione: nell'opera di ripristino non possiamo non considerare i piani di assetto idrogeologico, nell'ottica di prevenire possibili future catastrofi, alluvioni e frane. Insistiamo, dunque, affinché - per


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quanto riguarda le prevenzione - si cominci ad operare all'interno dei lavori di ripristino del territorio. Non è possibile fare diversamente e siamo convinti che se si farà così, vi sarà una svolta nella concezione dello sviluppo del nostro territorio: finalmente si comprenderà che il territorio non può essere considerato un elemento gratuito, bensì, come un elemento fondamentale alla base dello sviluppo del paesaggio, dell'industria e dell'agricoltura di qualità. Sono tutti obiettivi che si possono realizzare in un'ottica diversa e in un modo diverso di concepire il territorio.
Infine, vorrei sottolineare l'esigenza della manutenzione: se facessimo attenzione al territorio, non dovremmo semplicemente programmare stanziamenti per il ripristino e la manutenzione straordinaria, ma stanzieremmo almeno un 5-10 per cento dei fondi per la manutenzione annuale del territorio: penso alla possibilità di convenzioni quinquennali con piccole imprese ed operatori agricoli per la manutenzione del territorio della montagna; deve trattarsi di una manutenzione che sia seguita ogni giorno e realizzata con criteri di scientificità e secondo le linee direttrici previste per l'intero bacino. La responsabilità, però, dovrebbe essere attribuita a chi rimane sul territorio della montagna e si dovrebbe consentire, a chi lo volesse, di rimanere in montagna grazie ad una integrazione del reddito per svolgere tale tipo di lavoro che riguardi la forestazione, la stabilizzazione dei versanti e la gestione delle acque, nonché gli interventi nell'agricoltura.
Per le ragioni esposte, preannuncio il voto favorevole dei deputati del mio gruppo, ma avverto che incalzeremo il Governo per una nuova politica dell'assetto del territorio (Applausi dei deputati del gruppo misto-Verdi-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saraca. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO SARACA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho l'obbligo di segnalare che in occasione della visita di una delegazione della Commissione attività produttive della Camera, alla quale ho preso parte, nei giorni 30 novembre, 1o e 2 dicembre e nel corso della missione effettuata nelle regioni del centro-nord e negli incontri con le prefetture, gli enti locali, le camere di commercio, le organizzazioni di categoria, i sindacati, le comunità e i consorzi a vari livelli presenti sul territorio, si è potuta riscontrare la seguente situazione: nelle regioni che sono state visitate (Piemonte, Lombardia, Liguria e Valle d'Aosta), i danni di notevole entità sono in corso di valutazione da parte degli stessi soggetti alluvionati in tutti i settori di attività industriale: la piccola e media industria, l'artigianato (e, questa volta, anche la grande impresa e la grande industria) il commercio, il turismo e le attività di trasformazione e commercializzazione della filiera agroalimentare. Dunque, un quadro definitivo dei danni non è stato ancora possibile. Vi sono, altresì, condizioni di rischio permanente per il ripetersi di fenomeni alluvionali, come già verificato ben tre volte in alcune zone della Liguria e per i «bialluvionati» delle quattro regioni citate, per cui è ormai inderogabile la messa in sicurezza anche all'interno delle stesse attività produttive.
Si è verificato che l'assetto delle reti idrauliche e quello conformatorio dei terreni coinvolti dall'evento alluvionale non è più idoneo a garantire un'adeguata protezione dalle acque e neanche l'esercizio ordinato delle attività di carattere agricolo. Si è rilevato che il pericolo di eventi calamitosi è sempre più elevato per la riconosciuta evolutività dei fenomeni alluvionali: il valore di piena catastrofica del Po, ad esempio, è stato raggiunto ben due volte nell'arco di sette anni, dal 1994 al 2000. Si è rilevato inoltre che i danni ed i rischi per le infrastrutture stradali e ferroviarie e per le reti di servizio rendono precario l'esercizio delle attività produttive: non si possono rispettare produzioni e contratti se c'è precarietà nei trasporti.


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Si è riscontrato che il rischio di alluvioni comprende zone che destano estrema preoccupazione. Per esempio, sono a rischio quartieri della città di Torino, come è stato rilevato dal sindaco; ci sono pericoli in val Sesia; la Dora Riparia nell'area di Torino e la Dora Baltea nell'area del Crescentino non sono in condizioni di sicurezza. Anche il territorio tra la Dora Baltea ed il Sesia deve essere messo in condizione di sicurezza idraulica. Lo stesso Po, nell'abitato di Torino e di Casale, non appare in sicurezza. I sistemi del canale Cavour e del canale Farini non riescono a garantire adeguata efficienza idraulica. La stessa area nucleare di Saluggia presenta seri rischi. La provincia di Verbania è ad elevato rischio in tutto il territorio, registrando interruzione del collegamento viario internazionale e dissesto idrogeologico in val D'Ossola e nei vicini bacini in territorio svizzero.
Anche la provincia di Sondrio presenta un diffuso pericolo di dissesto idrogeologico e per la Valle dell'Olona deve essere dato avvio il prima possibile ad un piano di riduzione del rischio, essendo stata più volte alluvionata negli ultimi anni.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
LUCIANO VIOLANTE (ore 18,41)

GIANFRANCO SARACA. Pur esprimendo apprezzamento per la tempestività delle misure poste in essere, si rileva tuttavia una larga insufficienza degli stanziamenti - per la verità ipotizzati, fino ad oggi -, in rapporto alle esigenze rilevate. Pertanto, con l'ordine del giorno accolto, abbiamo richiamato il Governo ad assumere una serie di impegni riguardanti il settore delle attività produttive: utilizzare strumenti di maggiore attenzione e partecipazione comunitaria, ad esempio la maggiorazione fino al massimo del 15 per cento dei benefici ordinari, ammessa in conformità all'articolo 87.2b del Trattato di Amsterdam; concedere proroghe adeguate degli adempimenti fiscali per i soggetti in condizioni più critiche; sostenere, secondo quanto ovunque richiesto, soggetti regionali e locali di garanzia fidi con un contributo alle spese per il funzionamento e con partecipazione al rischio, attivando un adeguato fondo di rotazione; utilizzare, ove possibile e ove richiesto, insieme ai comuni, le camere di commercio, per la raccolta dell'elenco e della quantificazione dei danni alle zone abitate ed alle infrastrutture; estendere con chiarezza gli aiuti e la detraibilità delle spese ad eventuali strutture utilizzate in affitto, perché anche queste rappresentano una base per l'attività produttiva, ovviamente qualora siano accompagnate da un patto di conferma dei contratti per lungo periodo, rappresentando quindi un riferimento sicuro; definire i termini temporali e l'entità degli aiuti e delle agevolazioni - esigenza manifestata ovunque -, affinché se ne possa tenere conto nei piani di impresa ai fini della programmazione dell'intervento, qualunque sia l'entità degli aiuti che decidiamo di concedere; ricorrere al credito agevolato; riconoscere i benefici della delocalizzazione agli interventi in messa in sicurezza degli impianti anche all'interno del sedime stesso e delle strutture produttive esistenti, perché a volte basta agire sulla parte impiantistica, più vulnerabile e più delicata, per mettere in sicurezza le strutture stesse; accelerare le procedure di delocalizzazione là dove se ne manifesti la necessità; utilizzare lo strumento della defiscalizzazione; accelerare e adeguare alla situazione attuale i patti territoriali in corso di definizione (in Liguria ce ne sono quattro in corso di definizione); prevedere un piano di ripristino integrato specifico nelle zone ad elevato valore ambientale, come alcune zone della Valle d'Aosta, delle cinque terre e dell'area Sanremese (senza escludere la necessità di intervenire anche in altre zone); ripristinare, con la massima urgenza, i collegamenti viari nazionali ed internazionali su tutte le direttrici strategiche.
Annuncio che il mio gruppo voterà a favore del provvedimento in quanto lo interpretiamo quale atto di primo intervento. Di esso apprezziamo l'immediata


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disponibilità degli strumenti di intervento: tuttavia ad esso dovrà far seguito, come è stato rilevato dalla maggior parte dei colleghi intervenuti, un adeguato provvedimento integrativo, con l'intesa che anche le disponibilità e gli stanziamenti della legge finanziaria dovranno essere sottoposti a verifica di congruità appena sarà possibile formulare un quadro attendibile delle necessità, come è stato delineato nell'ordine del giorno, accolto dal Governo, firmato dalla maggior parte dei deputati che hanno fatto parte della delegazione che si è recata in missione nelle zone colpite.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.

SAURO TURRONI, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SAURO TURRONI, Relatore. Signor Presidente, ci apprestiamo a convertire in legge un decreto-legge sul quale è stato fatto un lavoro molto intenso dalla Commissione e dall'Assemblea.
Ho sentito che alcuni colleghi si sono attribuiti il merito dell'estensione delle misure previste da questo decreto-legge ai territori colpiti dagli eventi calamitosi verificatisi dopo il 6 novembre: devo precisare che numerosi sono stati i colleghi che hanno contribuito affinché si arrivasse a tale decisione.
Devo precisare altresì che abbiamo raggiunto un buon accordo che impegna il Governo ad adottare ulteriori misure, come è stato richiesto in Commissione da parte di tutti i gruppi. Io mi sono permesso di rappresentare più volte queste esigenze nel corso dell'esame del provvedimento in aula, sia nel corso della discussione generale sia nella giornata di oggi.
Devo ricordare, infine, che vi è una grave situazione riguardo al rischio idraulico nel nostro paese che è cresciuta negli anni e che ha determinato un crescente ritardo nelle attività di messa in sicurezza del territorio per il ripristino di equilibri che sono andati perduti. Mi auguro che i gravi eventi verificatisi in questi giorni, che abbiamo esaminato con tanta attenzione in queste ore, consentano di recuperare il tempo perduto riguardo alla messa in sicurezza del territorio, pur essendo consapevoli che ciò non sarà comunque sufficiente, perché dovremo operare anche su altri versanti, intervenendo nei confronti dei cambiamenti climatici e, in particolare, delle emissioni di gas di serra, che tanta parte stanno avendo negli eventi calamitosi che si ripetono in misura crescente nel nostro territorio.
Con questo decreto-legge abbiamo previsto misure che consentono di superare i ritardi che si sono verificati: mi riferisco in particolar modo agli articoli iniziali del decreto-legge, come modificati da questo ramo del Parlamento. Ciò mi sembra positivo e ritengo che possa portarci ad ottenere buoni risultati.
Ringrazio i colleghi per la collaborazione fornita, perché si è trattato di un provvedimento davvero difficile che è stato esaminato in pochissimo tempo da questa Camera. Riguardo a ciò, torno a ripetere quanto da me affermato ieri nel corso del dibattito generale: troppo spesso ci vengono trasmessi provvedimenti sui quali siamo costretti ad «abbozzare» - se mi è consentito l'uso di questo termine -, non avendo modo di esaminarli nel merito, perché nell'altro ramo del Parlamento si interpretano i regolamenti in maniera estesa. Così, in quella sede è possibile introdurre profonde modifiche, mentre a noi resta esaminare i provvedimenti senza poter incidere materialmente sul loro contenuto. Mi permetto di ripeterlo anche oggi perché è una questione nella quale troppo spesso ci siamo imbattuti durante l'esame dei provvedimenti; è dunque una questione che non possiamo passare sotto silenzio.
Concludo ringraziando tutti per il contributo dato.


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VALERIO CALZOLAIO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VALERIO CALZOLAIO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente. Desidero esprimere la soddisfazione del Governo per la scelta annunciata dai rappresentanti di tutti i gruppi di votare a favore della conversione in legge del decreto-legge n. 279 del 12 ottobre scorso, il cosiddetto decreto Soverato-Po. Ho ascoltato motivazioni diverse e accenti anche differenti nel motivare il voto favorevole, ma l'apprezzamento riguarda la scelta finale e il fatto che si arrivi ad un voto favorevole molto ampio.
Non entro nel merito delle delicate questioni di carattere istituzionale e costituzionale a cui più volte si è fatto cenno nella discussione e nelle stesse dichiarazioni di voto, in particolar modo con riferimento alla questione del bicameralismo e della funzione dei decreti-legge quali strumenti di necessità ed urgenza, soprattutto dopo la pur giusta e importante sentenza emessa della Corte costituzionale alla fine del 1996; né mi è possibile soffermarmi sui complessi fenomeni che rendono strutturalmente fragile il nostro territorio. A volte, purtroppo, l'uomo con le sue scelte ha aggravato i fenomeni naturali.
Desidero confermare due indirizzi politici che è giusto qui ribadire. Il primo riguarda la scelta compiuta dal Governo con l'originario testo del decreto-legge che non si limitava - voglio ricordarlo - ad intervenire con tempestività su un dramma che ha colpito la Calabria ed in particolare i comuni intorno a Soverato, che purtroppo sono stati travolti dall'enorme numero di eventi calamitosi. Nel testo del decreto, accanto alle disposizioni normative adottate con tempestività ed urgenza dal Governo per intervenire subito su un territorio colpito dalle calamità c'erano anche delle norme ordinamentali generali che confermavano l'impostazione del cosiddetto decreto-legge Sarno-bis, convertito nella legge n. 267 del 1998, potenziando l'opera di messa in sicurezza e di prevenzione del territorio rispetto ai rischi delle calamità.
Il secondo è una conferma dell'indirizzo politico scelto dal Senato. So che gli emendamenti approvati dall'altro ramo del Parlamento hanno comportato una discussione delicata e non sempre si è registrato, qui alla Camera, un consenso unanime prima in Commissione e poi in aula, e che ci sono state opinioni diverse. Tuttavia il Senato ha compiuto una scelta che la Camera ha di fatto confermato approvando oggi pomeriggio alcuni emendamenti. La scelta cioè che, quando c'è un decreto è in itinere, possono essere inserite nel provvedimento provvidenze ed iniziative per quei territori che nel frattempo sono stati colpiti da nuove calamità. Quando oggi l'aula ha approvato l'emendamento che prevede la possibilità di adottare fino alla fine di novembre interventi per i territori che ne hanno bisogno, ha di fatto confermato quella scelta compiuta dal Senato. Ciò ha evidenziato un atteggiamento positivo del Governo.
Certo, questo decreto-legge contiene ancora molti limiti; del resto è un provvedimento che ha il carattere di necessità e di urgenza. Tuttavia, esso - voglio ricordarlo - consente che per tutti i piani di bacino siano approvati, entro la fine del 2001, i piani stralcio per il riassetto idrogeologico; consente di avere una norma di congruità perché le opere di ripristino non producano nuovamente situazioni di insicurezza e pericolo; consente un'attività di manutenzione straordinaria del territorio; consente infine di finanziare la realizzazione della cartografia territoriale.
Ci troviamo dunque dinanzi a norme molto importanti anche se mi rendo conto che la questione dei fondi non viene risolta con il provvedimento in esame. Il Governo ha cercato, prima al Senato ed ora alla Camera, di aumentare gli stanziamenti complessivamente previsti per le zone alluvionate. Mi pare che la cifra attuale sia abbastanza vicina alle richieste delle regioni; vi è il problema di un


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ulteriore affinamento che potrà avvenire nella finanziaria, in un successivo decreto-legge o attraverso le ordinanze. A questo ci sentiamo impegnati, forti del positivo rapporto che si è dimostrato oggi tra Governo e Parlamento nel suo insieme.

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