Allegato B
Seduta n. 816 del 29/11/2000


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ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
a breve distanza di tempo dall'emanazione del decreto legislativo n. 507 del 1999 sulla depenalizzazione di vari reati, i cui automatismi hanno comportato sanzioni abnormi per talune infrazioni di non rilevante pericolosità riguardanti i vini, il 22 settembre 2000 è entrato in vigore anche il decreto legislativo 10 agosto 2000, n. 260, che ha aggravato pesantemente il caos sanzionatorio della già complicata regolamentazione vitivinicola comunitaria e nazionale;
l'impostazione di tale decreto, che pare non aver tenuto conto dei limiti della legge delegante risulta discutibile e persino dannoso per i consumatori e le aziende vinicole corrette;
queste ultime non sono infatti tutelate in quanto:
1. Prevede solamente pene costituite da illeciti amministrativi senza far salve espressamente le disposizioni penali;
2. Non prevede sanzioni per varie infrazioni a norme in vigore da anni e che da anni attendono di essere supportate da pene adeguatamente dissuasive;
3. Non cita affatto le analoghe disposizioni preesistenti da esso abrogate, con il risultato di creare pericolose incertezze e assai probabili difformità di applicazione sulle sanzioni previste per i singoli casi;
nel merito dei singoli commi dell'articolo 1 le sanzioni si caratterizzano:
1. Per grossolanità, quando sbrigativamente puniscono con un'unica pena ipotesi profondamente diverse fra loro;
2. Per illogicità, laddove impongano pene lievi per infrazioni gravemente preoccupanti;
3. Per pene ingiustificatamente eccessive, soprattutto per alcune irregolarità riguardanti lievi esuberi di anidrite solforosa, di acidità volatile e simili, oggi punite (oltre il 10 per cento del limite massimo) con s.a. addirittura da 15 a 90 milioni di lire, nelle quali per pochi litri di vino possono incappare anche le aziende agricole e agrituristiche più diligenti e oneste, con conseguenze tali da minarne alla base la sopravvivenza. Oltre, beninteso, a creare una comprensibile crisi di rigetto e un clima di ostilità verso le Istituzioni. E, non ultimo, creare difficoltà di applicazione agli stessi ispettori che, di fronte a fatti minimi concreti, hanno la professionalità e sensibilità di non accettare di farsi strumenti di sanzioni da inquisizione medievale;
per quanto attiene alla «sanatoria» di cui all'articolo 2, riferita agli impianti vitati, le sanzioni sembrano eccessive sotto il profilo economico e preoccupantemente carenti, ad esempio, laddove non si estende a eventuali infrazioni, anche di tipo penale (per falsi in atti, percepimento di aiuti non spettanti, ecc.) connesse o, comunque, derivanti dagli impianti irregolari;
l'articolo 3, infine, è carente anche nella parte in cui, per le irregolarità commesse fino alla sua entrata in vigore, non consente all'interessato di usufruire della sanzione più conveniente tra vecchio e nuovo regime;
soprattutto, però, l'articolo 3 è da considerarsi del tutto assurdo laddove, per la parte di infrazioni costituite da violazioni lievi, richiama e impone l'applicazione della procedura delle cosiddette «maxitruffe multimiliardarie» crate dalla legge n. 898 del 1986 per far fronte, appunto, all'allora grave, fenomeno delle truffe ai danni degli aiuti CEE ai settori del pomodoro e dell'olio di oliva;
tale procedura è gravemente discriminatoria innanzitutto nella parte in cui


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non consente di ricorrere alla cosiddetta «oblazione» (pagamento in misura ridotta), in particolare per quanto riguarda la stragrande maggioranza delle infrazioni oggi contestate che riguardano imprecisioni formali nella etichettatura e nella giungla delle documentazioni vitivinicole, divieto che è umiliante per le aziende e svantaggioso per lo Stato che incassa tardi e, spesso, meno;
quella citata risulta essere una procedura fortemente discriminatoria soprattutto per la parte in cui in molti casi di fatto chi firma o consente la contestazione (come direttore di Ufficio periferico dell'Ispettorato repressioni frodi) sia la stessa persona cui compete la emissione della ordinanza - ingiunzione (autorità amministrativa discutibilmente delegata dal ministro), vale a dire una unificazione di compiti che, non solo elimina la terziarietà propria della figura del primo giudice rispetto all'accusa e al presunto contravventore, ma costituisce di fatto anche remora ad uno svolgimento pieno del diritto di difesa;
a) - se non ritenga necessario, per la tutela del consumatore e dell'immagine del vino italiano e, con esse di quanti operano per valorizzarlo, pervenire rapidamente ad un profondo e dettagliato riesame del sistema sanzionatorio del settore vitivinicolo al fine di eliminare le carenze, gli eccessi e gli altri squilibri più sopra indicati;
b) - se, attraverso una legislazione moderna e realistica, nel predetto ambito, non intenda introdurre la semplice «diffida» nei casi di imprecisioni formali prive di ogni pericolosità, che oggi comportano invece lunghe procedure di contestazione le quali, oltre a danneggiare la qualità della vita degli operatori del settore, danneggiano gravemente anche l'attività dei più prestigiosi, seri, diligenti operatori vitivinicoli e dei loro collaboratori, costretti ad operare in un clima di paura e di costante fibrillazione, con ciò dissipando l'ormai insostenibile atteggiamento di continue contestazioni che, considerate come vere e proprie «tasse sull'imprecisione», sono quasi ineludibili in una complessa miriade di regole e regolette imposte dalle norme comunitarie e nazionali che oberano il settore vitivinicolo; con ciò, infine, restituendo tempo ed energie preziose agli ispettori le cui forze vanno meglio indirizzate verso controlli concreti per la protezione vera dell'importante settore vitivinicolo.
(2-02754)
«Collavini, Scarpa Bonazza Buora, Aleffi, Amato, Armosino, Baiamonte, Bertucci, Vincenzo Bianchi, Cascio, Cimadoro, Cito, Colombini, Costa, Crimi, Di Luca, Fontanini, Fratta Pasini, Giudice, Leone, Loddo, Martinelli, Misuraca, Niccolini, Palmizio, Prestamburgo, Rivolta, Romani, Saonara, Scaltritti, Sestini, Taborelli, Taradash, Tortoli, Valducci, Vitali, Zaccheo, Becchetti, Covre, Giannattasio, Giovine, Lavagnini, Losurdo, Possa, Rosso».

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica, per sapere - premesso che:
a partire dal 1992-1993 un grande gruppo bancario settentrionale, nazionale ed internazionale, la CARIPLO, con l'autorizzazione della Banca d'Italia, iniziava ad interessarsi di alcune Casse di Risparmio Meridionali, prima la CARICAL, poi la CARIPUGLIA e poi ancora la CARISALERNO, nonché del MEDIOCREDITO DEL SUD, visto lo stato di notevole (almeno, così come dichiarato) indebitamento di tali istituti, con conseguenti difficoltà e ritardi della gestione del servizio del credito, fondamentale per lo sviluppo ed il rilancio dell'economia e della società meridionale;
nel 1993, prima alla CARICAL e poi dal 1994, alla CARIPUGLIA ed agli altri


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istituti, il gruppo bancario citato acquisiva, attraverso sue filiazioni, la maggioranza nel capitale delle suddette Casse, pagando per le acquisizioni solo alcune centinaia di miliardi a fronte di una rete sportellare di circa 400 agenzie e filiali con oltre 4000 dipendenti;
dopo le acquisizioni il Gruppo bancario milanese poteva evidenziare nel proprio bilancio consolidato, per qualche anno, esposizioni debitorie, sempre per centinaia di miliardi, esaltando le passività ereditate dalle banche meridionali acquisite e ricavando conseguentemente un notevole beneficio fiscale, nel conguaglio fra crediti e debiti di bilancio;
sempre per le conclamate gravi «sofferenze», tanto, se non troppo, diligentemente evidenziate nei bilanci, venivano operati abbattimenti di capitale azionario, con conseguente ricostituzione, svalutando le vecchie partecipazioni con parametri stratosferici (ad esempio, valutata cento lire una vecchia azione CARIPUGLIA la stessa veniva liquidata per un valore di cinque-sei lire agli azionisti che non avessero voluto convertire, sempre con lo stesso valore, le vecchie azioni nelle nuove, a seguito dell'operazione predetta), così da recuperare largamente le somme versate per le acquisizioni di cui innanzi;
a seguito di procedimenti giudiziari apertisi per presunte irregolarità di gestione delle vecchie amministrazioni delle banche in oggetto, i nuovi amministratori, designati dalla CARIPLO ritenevano di costituirsi parte civile, sostenendo che il Gruppo bancario acquirente avrebbe subito un grave danno dalle operazioni di intervento nel Sud, il tutto mentre risultavano aperte a Milano operazioni giudiziarie sugli stessi temi, presunti falsi in bilancio, proprio per i bilanci del gruppo acquirente;
nel 1997-1998 si procedeva, dopo cartolarizzazione, alla cessione dei crediti in sofferenza, ad apposita società volta al recupero e riscossione, per quanto possibile, degli stessi crediti;
in tutti questi anni strutture, operazioni bancarie e personale stesso delle Casse di Risparmio interessate venivano sottoposte ad un vorticoso mutamento (quattro-cinque volte) di gestione informatizzata (con conseguenti reiterate «migrazioni») con aggravi di costi, difficoltà di adeguamento di uomini, procedure, strutture ed operazioni bancarie stesse, e, ovviamente, con danni notevoli per clientela e risparmiatori;
infine, negli ultimi giorni, mentre sulla stampa specializzata e su quella meridionale in particolare apparivano interviste di amministratori della Banca CARIME (attuale struttura unica delle ex Casse vendute) volte a rassicurare risparmiatori, operatori e dipendenti sul futuro autonomo della stessa, a sorpresa, con rapidità degna di miglior causa, la Banca in questione cedeva il pacchetto di maggioranza azionaria, per il 66 per cento, ad una Banca del Nord (la Banca Popolare Commercio ed Industria del Veneto), di dimensioni sportellari e di personale enormemente inferiori rispetto alla Banca ceduta, il tutto per oltre 2.300 miliardi;
nella operazione fulminea innanzi indicata la Banca CARIME portava in dote, cedendola, una situazione finanziaria del seguente tenore: oltre ventimila miliardi di risparmio raccolto dalle popolazioni del sud a fronte di poco più di seimila miliardi concessi per utilizzazioni di vario tipo. Il tutto di fronte alla fame di finanziamenti per mutui familiari e, soprattutto, per la piccola e media imprenditoria che, proprio nel sud mostra vivacissimi segni di ripresa, proprio in alternativa al degrado economico e sociale, alla criminalità, all'usura;
l'operazione in oggetto sorprendeva gli organi di stampa, gli operatori economici, i clienti e risparmiatori del sud e, soprattutto, i dipendenti, posti di fronte al fatto compiuto;
la Presidenza del Consiglio non intenda verificare -:
il ruolo tenuto (o non) dagli uffici preposti del tesoro, in ordine a queste


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operazioni di «trasmigrazioni mirate» del credito e della finanza meridionale le eventuali responsabilità riscontrate nelle recenti gestioni degli Istituti Bancari di cui innanzi;
le iniziative urgenti del Governo volte ad evitare questa spoliazione di strutture, servizi, professionalità e, soprattutto, ricchezze di una parte del Paese, bisognosa, al contrario, anche per recenti constatazioni di organismi internazionali comunitari, di sostegno per il rilancio di una equilibrata economia insieme centralmente coordinata e federalisticamente gestita con tutte le garanzie per l'economia delle regioni interessate e per la stabilità dell'occupazione esistente.
(2-02755)
«Gaetano Veneto, Oliverio, Olivo, Mastroluca, Bova, Palma, Soriero, Gaetani, Nardini, Malagnino».

Interrogazione a risposta in Commissione:

MOLINARI e ROMANO CARRATELLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
con la riforma del Servizio di Leva gli obiettori di coscienza e chi sceglie il servizio civile in sostituzione di quello militare, sono stati assegnati alla Presidenza del Consiglio dei ministri;
il numero crescente dei ragazzi che opta per il servizio civile ha determinato per istituzioni ed enti convenzionati una serie di inconvenienti di natura burocratica;
dal momento della richiesta di poter svolgere il servizio civile in sostituzione di quello militare, alla effettiva chiamata trascorre un lasso di tempo che supera anche i 14 mesi;
vi è la possibilità di richiedere informazioni presso la Presidenza del Consiglio dei ministri ma che pur in presenza di una serie di numeri telefonici preposti (06-49224289 - 0649224281) risulta pressocché impossibile mettersi in contatto con detti recapiti in quanto risultano non raggiungibili occupati o che squillano senza risposta;
per i ragazzi questo rappresenta un disagio notevole in quanto nel mentre o al termine della propria attività formativa scolastica o universitaria non sono in grado di poter pianificare il proprio futuro a causa della aleatorietà circa la chiamata ad espletare il servizio civile;
periodicamente si parla di esuberi con la possibilità di essere esonerati dall'obbligo, si alimentano speranze legate a questa prospettiva, e che pur volendo essere informati non si riesce a conoscere la propria posizione in ordine ai tempi stessi di chiamata;
disagi si palesano anche successivamente nello svolgimento del servizio civile nei ritardi dei pagamenti per cui i ragazzi e gli Enti si trovano per diversi mesi a non percepire le risorse finanziarie spettanti -:
quali iniziative intenda attivare il Governo affinché vengano razionalizzati i tempi delle chiamate e soprattutto quali misure intende promuovere per fornire un servizio più funzionale ai ragazzi in obbligo di leva dopo i fisiologici tempi di rodaggio dovuti alla introduzione nel 1999 della riforma e affinché non si imbattano nelle disfunzioni organizzative qui evidenziate e sollevate da giovani e famiglie.
(5-08543)

Interrogazioni a risposta scritta:

MATACENA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
la direzione provinciale delle Poste italiane spa di Reggio Calabria ha emanato un provvedimento di chiusura di alcuni uffici postali siti nella piana di Gioia Tauro (Reggio Calabria) creando tra le popolazioni interessate allarme e tensione perché la suddetta direzione non ha considerato gli effetti socialmente intollerabili sulle comunità colpite;


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ad essere penalizzate sono soprattutto le fasce più deboli: anziani, pensionati, ammalati e disabili;
è fortissimo il disagio dei cittadini per raggiungere il più vicino ufficio postale e per le lunghe ed interminabili code a cui saranno soggetti;
nella frazione di Sitizano del comune di Cosoleto (Reggio Calabria) si è tenuta una manifestazione di protesta dei cittadini contro la sciagurata decisione;
vi è stata la richiesta di convocazione straordinaria urgente del consiglio comunale affinché il disagio venga assunto anche dall'istituzione locale e dal primo cittadino;
il primo cittadino di Cosoleto e quelli di altri cinque comuni sono stati ricevuti da Sua Eccellenza il prefetto di Reggio Calabria, dai rappresentanti degli enti locali e dal responsabile delle Poste il quale ha fatto marcia indietro, accettando di predisporre una moratoria per mantenere gli uffici postali aperti sino al 31 dicembre prossimo venturo a giorni alterni;
nonostante l'impegno assunto dal prefetto e dal responsabile delle poste è stata, invece, disposta l'immediata chiusura degli uffici postali interessati non considerando che il più vicino ufficio postale dista 5 chilometri dalla frazione e provoca numerosi disagi agli utenti anche perché essa non è dotata di servizio di trasporto pubblico;
il protrarsi di tale situazione potrebbe anche andare contro gli interessi dell'ente poste, poiché numerosi ed ingenti depositi di danaro potrebbero essere collocati presso gli istituti bancari;
nonostante le varie manifestazioni, petizioni ed incontri, l'amministrazione delle poste ha disposto la chiusura definitiva di quegli uffici -:
quali urgenti iniziative si intendano intraprendere perché pervenga la revoca del provvedimento di chiusura definitiva e la successiva diuturna funzionalità dell'ufficio postale della frazione di Sitizano del comune di Cosoleto (Reggio Calabria).
(4-32754)

MATACENA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
nel mese di settembre ultimo scorso tutti i cittadini residenti nella frazione Sant'Anna del comune di Seminara (Reggio Calabria) presentarono all'Ente poste italiane spa e per conoscenza al prefetto di Reggio Calabria ed al sindaco del loro comune una petizione per denunciare il grave stato di disagio derivante dalla «temporanea chiusura parziale del locale ufficio postale (aperto solo nei giorni di martedì, giovedì e sabato) ...» e tutto il loro «dissenso per la situazione, poiché vengono a formarsi lunghe ed interminabili code a discapito soprattutto delle persone anziane, degli ammalati e dei disabili costretti a sostare davanti agli sportelli ed anche fuori per lungo tempo»;
nella petizione si evidenziava, altresì, il fatto che il più vicino ufficio postale dista oltre 5 chilometri dalla frazione Sant'Anna, non dotata, tra l'altro, di servizio di trasporto pubblico, e che il protrarsi di tale situazione potrebbe anche andare contro gli stessi interessi dell'Ente poste, poiché numerosi ed ingenti depositi di denaro potrebbero essere collocati presso istituti bancari;
la petizione dei cittadini di Sant'Anna non solo non è stata considerata per quanto attiene l'apertura a «scavalco» ma, addirittura, l'amministrazione delle poste ha disposto la chiusura definitiva, sembra a partire da gennaio 2001, di quell'ufficio postale oltre che di altri otto ubicati in frazioni disagiate, pur se alcune popolose, della provincia di Reggio Calabria;
le Poste, pur se privatizzate, hanno comunque una funzione sociale da svolgere sul territorio posto che il maggiore azionista è pur sempre lo Stato italiano,


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che notoriamente assorbe gli esuberi e ripiana i deficit delle spa da esso partecipate -:
quali urgenti iniziative si intendano intraprendere per pervenire alla revoca del provvedimento di chiusura definitiva ed alla successiva diuturna funzionalità dell'ufficio postale della frazione Sant'Anna del comune di Seminara (Reggio Calabria) e degli altri otto uffici postali ubicati nella provincia di Reggio Calabria.
(4-32755)

ZACCHERA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
il 31 dicembre andrà in vigore il decreto legislativo n. 196 del 23 maggio 2000 che disciplina le attività «delle consigliere e dei consiglieri di parità in materia di azioni positive»;
conseguentemente il Ministro del lavoro, sentito quello delle pari opportunità, andrà a nominare 123 consiglieri di parità, altrettanti supplenti, nonché gli esperti di cui all'articolo 4 del decreto legge e relativo collegio istruttorio, nonché il «Consigliere Nazionale di parità» con relative sedi ed attrezzature, tutti con relative indennità e permessi retribuiti per esentarsi dal lavoro;
ai sensi dell'articolo 7 i datori di lavoro pubblici e privati, i centri di formazione professionale accreditati, ma anche le organizzazioni sindacali possono presentare e farsi finanziare non meglio definiti «progetti di azioni positive»;
sempre l'articolo 7 prevede che - ove non bastasse - il Comitato ed il collegio istruttorio possono anche avvalersi di convenzioni e collaborazioni esterne per studi, ricerche ed «attività funzionali all'esercizio di compiti in materia di progetti di azione positive»;
lo stesso articolo 7 prevede che in occasione di assunzioni e promozioni «l'eventuale scelta del candidato di sesso maschile è accompagnata da una esplicita ed adeguata motivazione», il che non mancherà di sollevare notevoli problemi in ogni sede -:
se sia stato ipotizzato ed a quanto ammonti il costo complessivo di questa iniziativa;
se già oggi, ai sensi delle leggi in vigore, nel caso vi fosse una discriminazione di carattere sessuale ogni persona indebitamente penalizzata non abbia già la possibilità di far valere i propri diritti avanti la magistratura del lavoro e se allora, in definitiva il decreto legislativo non andrà che a creare ulteriori motivi di conflittualità interne alle aziende oltre a costituire un imponente costo per la pubblica amministrazione;
che appare francamente eccessivo che i/le consiglieri/e di parità abbiano motu proprio il diritto di adire il tribunale del lavoro (articolo 8, comma 5) sempre a spese del contribuente;
conseguentemente, se non si ritenga di rinviare almeno fino al 31 dicembre 2001 l'applicazione delle disposizioni del decreto.
(4-32765)

ANTONIO RIZZO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, con incarico per il coordinamento della protezione civile. - Per sapere - premesso che:
se vi siano in esame progetti per il ripristino del collegamento a monte tra le cittadine di Sarno, Bracigliano Siano dopo l'interruzione viaria della strada provinciale a seguito dell'alluvione del maggio 1998 in Campania;
il ripristino della SP7 Sarno-Bracigliano è importantissima in ragione di una ripresa delle normali attività e vivibilità nelle aree colpite.
(4-32775)


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LUCCHESE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica. - Per sapere:
se non ritengano esatta questa valutazione del notiziario L'Informatore sulle responsabilità degli ultimi Governi: «La politica economica degli ultimi cinque anni - dice L'Informatore - è stata dettata più dalla volontà di sopravvivenza dell'attuale coalizione di Governo, che non mirata a sanare il Paese. Si è "tirato a campare" per così dire, senza immaginare che senza precise prese di posizione sui temi più scottanti della finanza pubblica, ogni minimo tentennamento del sistema economico mondiale rischiava di riportare la nostra economia e i nostri conti nuovamente in una fase critica;
né il precedente Ministro del tesoro prima, né l'attuale dopo - prosegue la nota de L'Informatore - hanno avuto il coraggio e la capacità di rilanciare con opportune iniziative la fiducia delle imprese e dei consumatori, e ora rischiano di veder naufragare quel poco che l'Italia che lavora aveva costruito, ma forse alla luce del probabile risultato elettorale di marzo a loro sta bene così, sarà qualcun'altro a dover spiegare il nuovo "stop" dell'economia italiana»;
se non ritenga che tutto ciò sia realmente vero e se avverte le loro responsabilità sulla drammatica realtà del nostro Paese.
(4-32779)

MANZONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il giornale della provincia di Brindisi, Quotidiano, nella edizione del 26 novembre 2000, in cronaca di Brindisi, sotto il titolo a carattere cubitali «Urban II, salta il finanziamento di 50 miliardi», ha dato notizia della esclusione, per decisione del ministero dei lavori pubblici, del progetto di riqualificazione urbana, definito «Urban II» dai cinque progetti da finanziare nel Sud d'Italia;
nel corso dell'articolo a firma del giornalista Erasmo Marinazzo, sono riportate le espressioni di disappunto del sindaco di Brindisi e le seguenti, testuali, incredibili e sconvolgenti dichiarazioni dell'assessore comunale alla programmazione economica, signor Enzo Caforio, segretario provinciale dei DS: «dalle informazioni ricevute fin ora, posso dire - in qualità di assessore - che Nesi era a conoscenza dei fattori di criticità di Brindisi, quali povertà ed emarginazione, elevato tasso di criminalità, scarsa attività economica, ambiente particolarmente degradato e presenza di immigrati. Nesi ha sottovalutato la nostra realtà di crisi negandoci l'occasione di avviare la fase di dismissione del processo di industrializzazione e condannandoci al sottosviluppo. Perché cito Nesi? Le sue decisioni sarebbero state causate dai problemi con il Sottosegretario ai Lavori Pubblici, onorevole Antonio Bargone»;
all'interrogante sembra assurdo ed inverosimile che «problemi con il Sottosegretario», onorevole Bargone di Brindisi, abbiano potuto indurre il Ministro dei Lavori Pubblici onorevole Nesi, la cui sensibilità ed attenzione per le zone degradate del territorio è peraltro nota, ad una decisione tanto penalizzante e mortificante per il territorio brindisino -:
quale fondamento abbiano le dichiarazioni dell'assessore brindisino alla programmazione economica signor Enzo Caforio e se sia lecito conoscere, posto che sussistano, quali e di che natura sono i problemi insorti tra il Ministro onorevole Nesi ed il suo Sottosegretario;
se ritenga ammissibile che gli stessi, quali che siano, possano avere determinato una decisione tanto grave e censurabile che si scarica negativamente sulle esigenze e bisogni di una città in preda ad evidentissimi «fattori di criticità»;
in ogni caso, quali urgenti provvedimenti ritenga di dovere assumere per la inclusione del progetto «Urban II» tra i cinque da finanziare nel Sud d'Italia.
(4-32787)


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MATACENA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della pubblica istruzione, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 31 maggio 2000, come appreso dalla stampa locale, sono stati rinviati a giudizio 36 insegnanti della provincia di Reggio Calabria, in seguito all'udienza preliminare del procedimento relativo agli abusi nell'applicazione della legge n. 104 del 1992 contenente la normativa in ordine al trasferimento, con conseguente avvicinamento alla sede di residenza, previsto per i dipendenti pubblici con a carico congiunti affetti da gravi handicap -:
se, tra gli insegnanti rinviati a giudizio, figuri il coniuge di qualche magistrato componente la Direzione nazionale antimafia.
(4-32790)