Allegato B
Seduta n. 807 del 9/11/2000


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LAVORI PUBBLICI

Interrogazioni a risposta in Commissione:

OLIVIERI. - Al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
con una precedente interrogazione nel mese di settembre ho fatto presente la situazione di grave pericolo riscontrata a Lodrone di Storo in Trentino a causa di una frana che incombe sull'abitato e minaccia l'incolumità degli abitanti del paese, senza finora aver ricevuto risposta;
la situazione di pericolo è stata registrata a metà di settembre 2000. Sulla montagna che sovrasta il paese, a quota 700 metri sul livello del mare si è aperta, a fianco del Rio Santa Barbara, una frana, ha cominciato fuoriuscire una quantità inusitata di acqua e contemporaneamente sulla cresta del costone sovrastante si è aperta una fenditura lunga duecento metri,


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larga mezzo metro e profonda una ottantina di centimetri. Da allora il costone è posto sotto continuo monitoraggio;
sono stati avanzati sospetti sulla condotta forzata della società Caffaro che porta l'acqua dalla diga di Valdorizzo di Bagolino (al confine tra le province di Trento e Brescia) alla centrale idroelettrica della società Caffaro, sita a sud dell'abitato di Lodrone. Questa condotta non sarebbe stata sottoposta ad alcun lavoro di manutenzione dall'epoca dal 1959;
la notevole quantità di acqua precipitata mercoledì 20 settembre ha accresciuto il pericolo. I vigili del fuoco volontari, le forze dell'ordine, il comune di Storo, la Provincia Autonoma di Trento e molti altri volontari hanno reso possibile l'attuazione di una rapida evacuazione La situazione di disagio per la popolazione allontanata dalle proprie abitazioni ed attività lavorative è stata pesante;
numerosi tecnici hanno visitato la zona della frana, localizzata a monte dell'abitato di Lodrone sul versante in destra idrografica dell'alveo del torrente Santa Barbara, descrivendo in modo dettagliato ed allarmante la situazione. Nelle vecchie tubature in cemento sono state riscontrate numerose falle ed un invecchiamento delle strutture di rivestimento. È stata stesa una relazione sull'ispezione effettuata il 25 e 26 settembre 2000, di cui hanno dato notizia i quotidiani, alla galleria di adduzione della centrale idroelettrica Caffaro 2, lunga 6.503 metri e con un diametro di 2,15 metri. Questa presenterebbe condizioni precarie in molti tratti:
personalmente ho segnalato la situazione di pericolo all'autorità pubblica competente;
già il 20 luglio 1992, si verificò un fatto increscioso legato alla mancanza di controlli su questo impianto che mise in allarme la popolazione. In quella giornata si ruppe infatti la tubatura che fornisce l'acqua alla centrale idroelettrica della società Caffaro. Il fatto creò sconcerto ma per fortuna non vi furono vittime poiché in quel momento non transitava nessuna persona lungo la strada che conduce da Ponte Caffaro a Castagneta. Vennero comunque arrecati danni materiali. Anche in altri impianti della società Caffaro si sono a più riprese riscontrati problemi dovuti alla mancanza di manutenzione e sistemazione globale degli stessi;
alla fine di ottobre 2000 le autorità competenti hanno disposto il sequestro della condotta forzata e sono stati posti i sigilli alla diga di Valdorizzo, sopra Bagolino, luogo di partenza della condotta che porta l'acqua alla centrale di Ponte Caffaro. Altri sigilli sono stati posti alla condotta all'altezza di Riccomassimo ove erano al lavoro alcuni operai che stavano effettuando lavori di manutenzione straordinari. L'autorità competente ha avviato un'inchiesta;
diversi elementi ed osservazioni ricondurrebbero ad un legame tra la frana e le falle riscontrate nella condotta. In particolare, dopo la chiusura della condotta la sorgente ha cominciato lentamente a ridurre la sua portata d'acqua e la frana ha rallentato lo scivolamento, la florescina immessa nella condotta dopo alcuni giorni è uscita dalla sorgente -:
se il Ministro era al corrente della situazione di grave pericolo registrata a Lodrone di Storo in Trentino a causa della frana che incombe sull'abitato;
quali atti intenda avviare il Ministro, qualora non avesse già provveduto, per giungere a poter disporre di una verifica puntuale della situazione presente sul luogo della frana nonché della condotta forzata e dell'intero impianto della società Caffaro Energia;
se il Ministro era a conoscenza di altri fatti, come quello avvenuto nel 1992, che indicano lo stato di incuria ed il conseguente pericolo per la pubblica incolumità degli impianti della società Caffaro Energia;
quali controlli siano stati finora svolti per accertare lo stato delle condotte forzate,


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dighe ed altre strutture utilizzate dalla società Caffaro.
(5-08462)

ALBONI. - Al Ministro dei lavori pubblici, al Ministro dei trasporti e della navigazione. - Per sapere - premesso che:
a seguito delle forti precipitazioni, in questi giorni di maltempo, in provincia di Milano i comuni di Lentate sul Seveso, Barlassina Cermenate e limitrofi sono stati investiti dell'ennesimo disagio infrastrutturale poiché le sponde di contenimento della superstrada Milano-Lentate Ss nel tratto del peduncolo Meda-Lentate sul Seveso, sono ancora franate creando gravi danni alla circolazione, inondando di fango e detriti la carreggiata che a sua volta è ceduta per il peso dei mezzi pesanti;
ciò si era già verificato nel periodo estivo - agosto - facendo seguire allagamenti di notevoli entità nei comuni sopracitati;
il costo della variante in oggetto è stato stimato in circa 55 miliardi e visti i fatti non può certo garantire il servizio auspicato -:
se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti;
se a loro avviso i lavori siano stati eseguiti rispettando i criteri necessari;
a chi ritengano attribuire le reali responsabilità e come intendano interagire per il risarcimento del danno gravato sui comuni interessati che si sono visti obbligati all'utilizzo dello straordinario, per la sicurezza dei cittadini-automobilisti, per il personale dei comandi di polizia e municipale;
se non ritengano che gli utenti, dopo anni di disagio a causa della lungaggine dei lavori, ora non vengono ulteriormente vessati da tali ultimi disservizi.
(5-08463)

ALOI. - Al Ministro dei lavori pubblici, al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
con delibera Anas n. 1638 del 1998, venivano affidati alla impresa Gfg srl i lavori di rifacimento del bivio d'ingresso al comune di Bova Marina, in provincia di Reggio Calabria;
detti lavori, il cui avvio era stato fissato per il 1o settembre 1999 venivano sospesi a seguito della sospensiva del Tar calabrese n. 923 del 1999 del 13 ottobre 1999;
sono prevedibili le conseguenze finanziarie ed occupazionali, certamente negative, scaturite dal succedersi dei fatti ivi illustrati -:
quali siano le iniziative, che i ministri interrogati intendono assumere per accertare i termini del problema ed evitare il protrarsi di una situazione, foriera di speranze finora rivelatesi pie illusioni.
(5-08467)

Interrogazioni a risposta scritta:

PAISSAN. - Al Ministro dei lavori pubblici, al Ministro dell'ambiente. - Per sapere - premesso che:
sulla sponda sinistra della foce del fiume Arno nel comune di Pisa, attualmente insiste un ex stabilimento industriale di proprietà del gruppo Fiat, ormai in stato di completo abbandono e recentemente oggetto di un sopralluogo delle locali autorità sanitarie che ne stanno verificando la potenziale pericolosità ambientale e i possibili effetti sulla salute degli abitanti e dei visitatori della zona;
per l'area in oggetto da anni ormai si parla di un recupero funzionale e in particolare delle sua trasformazione in un porto turistico con annesso un insediamento urbanistico dotato di servizi e abitazioni, progetto che solleva perplessità e opposizioni da parte del mondo ambientalista;
i competenti enti locali stanno predisponendo gli atti necessari a realizzare tale proposta, mentre non sono state ancora


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ultimativamente definite le proposte progettuali da parte della proprietà dell'area, se non per grandi linee;
la zona interessata ricade nel parco regionale di Migliarino, Massaciuccoli, San Rossore;
il comitato per la salvaguardia e la valorizzazione di Bocca d'Arno, del quale fanno parte associazioni ambientaliste e forze politiche, si oppone alle ipotesi progettuali sia con argomenti di carattere ambientale che con argomenti di carattere tecnico-procedurale;
tale comitato ha di recente evidenziato i seguenti fatti: l'Autorità di bacino del fiume Arno ha decretato in data 18 febbraio 2000 la deperimetrazione dell'area suddetta dalle zone a pericolosità idrogeologica 4, le quali sono state individuate, come accade per tutte quelle situate sulla sponda del fiume, dalla delibera 139 del 29 novembre 1999 della stessa Autorità di bacino; tale decreto di modifica alla perimetrazione delle zone vincolate è stato motivato con la dicitura «visto il verbale della seduta del Comitato tecnico di questa Autorità dell'8 novembre 1999 nella quale sono state indicate alcune variazioni da apportare alla cartografia di cui la delibera 180 del 1998 ancora in fase di elaborazione; constatato che tutte le modifiche richieste in sede di Comitato tecnico sono state eseguite e riportate nella cartografia allegata alla delibera del Comitato istituzionale n. 139 del 29 novembre 1999 ma che per errore materiale nella stampa di dette modifiche la zona in Marina di Pisa - area in sinistra idraulica, parzialmente occupata dagli edifici ex Motofides, risulta ancora fatta oggetto di misure di salvaguardia; considerato che è necessario procedere con urgenza alla rettifica della cartografia di cui sopra stralcio n. 75» -:
quali siano le motivazioni tecniche che hanno portato il Comitato tecnico a chiedere di togliere i vincoli idrogeologici e quali le motivazioni e i fondamenti giuridici per l'accoglimento di queste da parte dell'Autorità di bacino e per la qualificazione come urgente del provvedimento;
quale sia la chiara ricostruzione della procedura adottata dall'Autorità di bacino;
quali siano, più in generale, i vincoli e le prescrizioni di natura idrogeologica per l'area interessata al progetto del porto e dell'insediamento edilizio.
(4-32428)

COLUCCI, FINO, ALOI, COLOSIMO, ANTONIO PEPE e NAPOLI. - Al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
com'era logico e prevedibile nel periodo estivo i disagi per gli utenti dell'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria sono aumentati in maniera esponenziale a causa dei numerosi cantieri aperti, e gli organi di informazione locali e nazionali hanno, con giornaliera puntualità, ampiamente documentato i colossali ingorghi ed anche i tantissimi incidenti stradali, molti, purtroppo, con vittime, verificatisi a dispetto della tanto pubblicizzata percorrenza a senso unico a periodi alternati;
con atti di sindacato ispettivo n. 4-30095 del 5 giugno 2000, n. 4-30536 del 27 giugno 2000 e n. 4-31109 del 26 luglio 2000, per citare solo i più recenti, di cui si è ancora in attesa di risposta, e che qui abbiansi, pertanto, per integralmente riproposti, l'interrogante evidenziava i gravissimi ritardi delle opere progettate per l'ammodernamento e la messa in sicurezza del tracciato autostradale A3, Salerno-Reggio Calabria, nonché l'enorme lievitazione dei costi delle spese preventivate -:
nell'arco di tempo intercorso, quali provvedimenti siano stati adottati per consentire un'accelerazione nella realizzazione delle opere;
se, sia stato effettuato un monitoraggio sullo stato di avanzamento dei lavori nei cantieri e, in caso affermativo, quali gli esiti dello stesso per ciò che concerne i tempi di realizzazione delle opere;


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rispetto agli esiti accertati al termine del primo semestre del 2000, i tempi di realizzazione delle opere risultino invariati, migliorati o addirittura peggiorati.
(4-32443)