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ambulante; chiede un trattamento fiscale più sopportabile, essendo quello che attualmente vige diventato un elemento proibitivo rispetto allo sforzo di contenimento dei costi che condiziona la sopravvivenza del commercio ambulante; sollecita in maniera ultimativa misure di ristrutturazione e razionalizzazione del settore, da tempo individuate, per mettere fine alla grave condizione di incertezza e sfavorita operatività delle aziende, quasi tutte a carattere familiare -:
non dovrebbe per ora subire contraccolpi negativi da questa partecipazione, avendo accantonato 200 miliardi per la ristrutturazione Firema nel bilancio 1999» -:
si sta determinando lo stato di agitazione nella categoria dei commercianti ambulanti, settore che in Italia conta circa 130 mila piccole imprese, per una quota di consumi calcolata intorno al 15 per cento e con una superficie di vendita complessiva che supera i 3,5 milioni di metri quadrati;
la categoria, in molti suoi ambienti qualificati, non esclude di dover ricorrere addirittura allo «sciopero dello scontrino» sul piano fiscale e ad altre forme clamorose di protesta e di autotutela;
in particolare la categoria preme perché non sia più tollerato il diffusissimo ed anzi crescente fenomeno dell'abusivismo
quali misure, concrete, rigorose, coordinate, anche di concerto con le regioni e gli enti locali, intenda adottare il Governo, senza ulteriori ritardi, per prevenire e reprimere il dannosissimo fenomeno dell'abusivismo ambulante; per assicurare al regolare commercio ambulante uno specifico trattamento fiscale equamente tollerabile e tale da assecondare nel settore lo sforzo che le aziende stanno attuando per il contenimento dei costi e quindi anche dei prezzi di vendita; per attuare finalmente una seria e razionale ristrutturazione del settore, in linea con le esigenze della società contemporanea e degli stessi operatori;
se non intenda il Governo, prima che siano attuate le iniziative e manifestazioni di comprensibile protesta, convocare un tavolo di confronto con le organizzazioni di categoria, con l'intervento dei rappresentanti delle regioni e delle autonomie locali affinché siano costruttivamente e veramente focalizzati i problemi più stringenti, a cominciare da quelli dell'abusivismo e della fiscalità, con conseguenti impegni, ravvicinatamente scadenzati, da parte dei pubblici poteri.
(2-02705) «Benedetti Valentini».
giovedì 14 settembre 2000 il quotidiano «Il Sole 24 ore» segnalava che il gruppo Finmeccanica ha chiuso il primo semestre 2000 con un utile ante imposta di 256 miliardi e un utile netto di 160 miliardi. Peraltro, nel periodo considerato, il gruppo ha registrato la perdita - non prevedibile - della società americana Union Switch & Signal, controllata da Ansaldo Signal Nv, che influito per 90 miliardi a livello consolidato, su un valore della produzione in calo da 602,9 a 590,8 miliardi;
lo stesso quotidiano, nelle edizioni del 29 ottobre e del 1o novembre, segnala le difficoltà finanziarie persistenti in Ansaldo Trasporti: la società del settore ferroviario ha una perdita netta di 140,7 miliardi in nove mesi, su un valore della produzione di 441. La situazione economico-patrimoniale è stata approvata, insieme ai conti del terzo trimestre, per l'assunzione delle deliberazioni dell'articolo 2446 del codice civile: l'assemblea è convocata per il 20 novembre e, in seconda adunanza, il 7 dicembre, per coprire le perdite, superiori a un terzo del capitale; si prevede, che dopo il ripianamento delle perdite, vi sarà un ampio riassetto che «porterà a una divisione in tre aziende del comparto trasporti (veicoli, sistemi, segnalamento) e, nel medio periodo, alla probabile fusione della società quotata nella capogruppo»;
a queste notizie non può non essere connessa la nota - pubblicata dallo stesso quotidiano in data 10 settembre 2000 - relativa alla situazione finanziaria del gruppo Firema, azienda, ferroviaria controllata al 51 per cento da soci privati e al 49 per cento da Finmeccanica. La nota ricorda che il bilancio 1999, approvato dagli azionisti in agosto, dichiara una perdita netta di 265 miliardi, su un giro di affari di circa 300 miliardi. La gran parte del passivo viene imputato - peraltro - a svalutazioni di immobili non più destinati alla produzione, che verranno dimessi;
la nota giornalistica descrive anche le opzioni di Finmeccanica verso Firema Trasporti, sul piano finanziario: «Il gruppo
si chiede di sapere se, ferma restando la autonoma responsabilità operativa degli amministratori del gruppo Finmeccanica, via siano state valutazioni ed indirizzi circa i futuri assetti del comparto trasporti e, di conseguenza, delle compartecipazioni nel settore, con particolare riguardo a Firema.
(5-08455)