Allegato B
Seduta n. 791 del 16/10/2000


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TESORO, BILANCIO E PROGRAMMAZIONE ECONOMICA

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro delle comunicazioni, il Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica, per sapere - premesso che:
il 9 ottobre scorso, il Presidente della Telecom, Roberto Colaninno, nel corso dell'assemblea


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Tim che ha approvato la conversione delle azioni di risparmio ordinarie, ha dichiarato: «Il canone di Telecom Italia è uno dei più bassi d'Europa. Chiederemo la sua revisione verso l'alto, non l'abolizione. Chiederemo che l'Authority si esprima in modo definitivo su questo punto». Egli ha inoltre sostenuto che il canone pagato alla Telecom «non e come il canone Rai, ma è un costo all'accesso; tra l'altro molto, molto basso», in quanto serve per pagare gli interventi di manutenzione e ripristino delle linee telefoniche;
il Sottosegretario alle comunicazioni, Michele Lauria, ha rilevato che «L'aumento del canone Telecom mi pare una richiesta abbastanza prematura», mentre il Sottosegretario Vincenzo Vita avrebbe definito senza senso la richiesta;
in una lettera all'Authority per le comunicazioni, alcune società concorrenti di Telecom Italia, Albacom, Blixer, Infostrada, Lombardiacom, Serenacom, tibercom e Unisource Italia, hanno obiettato che la richiesta «è estremamente debole, sia sotto il profilo dell'analisi concorrenziale sia sotto il profilo della tutela dell'utenza, oltre a non centrare necessariamente l'obiettivo di risolvere il problema del ribilanciamento». Considerando, inoltre, che il mercato dell'accesso è ancora in monopolio, «è evidente che, al di là della reale persistenza di un deficit di accesso non ancora assorbito, Telecom Italia, in assenza di specifici vincoli regolamentari quali il sub cap, sarebbe nella posizione di imporre qualunque incremento del canone mensile, senza che l'utenza possa decidere di non avvalersi dei suoi servizi»;
nella lettera, le società sottolineano che la richiesta di eliminazione del sub cap sui canoni «deve essere considerata illegittima, in quanto potenzialmente fortemente lesiva per lo sviluppo della concorrenza e per la tutela del consumatore finale e debba perciò essere considerata inattuabile». Le scriventi concludono rilevando che «Telecom Italia procederebbe all'aumento dei canoni, utilizzando una parte trascurabile del vantaggio goduto per diminuire le tariffe minutarie offerte all'utenza generale (ai soli fini di immagine), e utilizzando la maggior parte dell'aumentato introito per offrire sconti mirati alla clientela business medio-grande passata alla concorrenza. In altre parole si incrementerebbe il fatturato di un mercato in monopolio di fatto consentendo a Telecom Italia di offrire sconti ulteriori a fini anticompetitivi nei mercati in concorrenza»;
l'associazione di consumatori Adusbef ha contestato la richiesta di Telecom Italia in una lettera di diffida inviata l'11 ottobre scorso all'Authority, nella quale ha rilevato che già con la bolletta in scadenza il 16 ottobre, c'è un aumento di 1.400 lire al bimestre del canone fisso, «avallato daIl'Authority senza ascoltare il parere obbligatorio delle associazioni dei consumatori» e che porterà 21 milioni di famiglie a versare 352,8 miliardi in più l'anno a Telecom. La società ha replicato che per gestione e manutenzione della rete e nuovi collegamenti il canone copre solo in parte i costi e che il deficit è di circa 4 mila miliardi;
il servizio telefonico è attualmente caratterizzato da un regime di mercato liberalizzato sebbene la rete sia di fatto ancora in monopolio nell'«ultimo miglio» cosicché, nonostante la presunta fine dei monopoli, per avere un servizio in teoria liberalizzato, si deve pagare un canone. Tale situazione rende la richiesta di Telecom Italia del tutto inaccettabile sulla base dei principi non ancora applicati integralmente della libera iniziativa privata e della apertura del settore alla libera concorrenza -:
quali siano i costi effettivi necessari per la manutenzione della rete e il ripristino delle linee telefoniche sostenuti da Telecom Italia e quale sia l'introito annuo di cui la società beneficia grazie al canone;
se non ritengano necessario assumere ogni iniziativa per verificare che Telecom Italia dato il suo ruolo di monopolista, non abusi della posizione dominante di cui di fatto gode nel mercato e per garantire che tale ruolo non finisca per penalizzare in


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alcun modo gli utenti della rete, sottoponendoli ad oneri sproporzionati come un ulteriore aumento del canone.
(2-02647) «Taradash».

Interrogazioni a risposta scritta:

LUCCHESE. - Al Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica. - Per sapere, visto che l'Enel è di proprietà del Tesoro, se abbia fatto effettuare una valutazione da parte di esperti per stabilire se il valore del pacchetto Infostrada acquistato sia rispondente alla cifra pagata.
(4-31971)

URSO. - Al Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica. - Per sapere - premesso che:
la società Freedomland è stata sospesa dalle quotazioni di borsa;
il crollo delle quotazioni del titolo, nei giorni precedenti la sospensione della quotazione, ha coinvolto numerosi risparmiatori;
tale crollo ha sicuramente influenzato il già critico andamento dei titoli quotati del settore tecnologico;
la sospensione è conseguenza di indagini della magistratura penale che ipotizza la creazione di dati e nominativi fittizi per aumentare gli elenchi degli abbonati ai servizi della società;
la Consob aveva autorizzato la quotazione in borsa della società Freedomland autorizzando il cosiddetto «progetto informativo», contenente i dati di cui sopra;
nel marzo scorso, anteriormente alle quotazioni di borsa, sembrano essere pervenuti in Consob due esposti che lamentavano l'utilizzazione di nominativi fittizi e/o l'inserzione di detti elenchi di abbonati di nominativi senza il consenso degli interessati -:
se la comunicazione Consob, nell'autorizzare il progetto della società Freedomland, abbia tenuto conto di tali esposti;
quali Commissari della Consob abbiano espresso voto favorevole alla quotazione della società Freedomland.
(4-31973)