Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 787 del 10/10/2000
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(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4924)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Apolloni, ma prendo atto che rinuncia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polizzi. Ne ha facoltà.

ROSARIO POLIZZI. Signor Presidente, svolgerò una brevissima dichiarazione di voto poiché ritengo che vi sia una sola riflessione su cui sia necessario soffermarsi, e sulla quale peraltro più volte ci siamo soffermati in sede di Commissione lavoro: mi riferisco al problema della sicurezza nei luoghi di lavoro. In materia, votiamo questa sera un altro di quei provvedimenti che costituiscono ormai un mosaico di provvedimenti-immagine che questo Governo e questa maggioranza intendono presentare ai lavoratori e alle aziende, in particolare a quelle piccole e medie.
Per approfondire la materia, è stata anche costituita una Commissione bicamerale, che ha prodotto una mole immensa di lavoro e ha svolto anche un lavoro sul territorio: i relativi volumi e risultati sono stati presentati in pompa magna, alla presenza dei Presidenti di Camera e Senato, ma quelle analisi e considerazioni sono rimaste un fatto teorico. Non si è riusciti, infatti, ad ottenere risultati concreti per un mondo del lavoro che continua a dare i suoi morti, a produrre incidenti e soprattutto invalidi (se mi consentite il cinismo, l'invalido diventa ancora peggio dello stesso morto).
È una situazione assolutamente intollerabile: ci asterremo pertanto sul provvedimento in esame, approfittando di questa occasione per sottolineare quale livello abbia raggiunto la sicurezza sul lavoro nel nostro paese e quali incertezze abbiano tutti coloro che se ne occupano, in quanto incontrano problemi con chi deve controllare, con chi deve sanzionare e con chi deve effettivamente realizzare la sicurezza nel mondo del lavoro.


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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gazzara. Ne ha facoltà.

ANTONINO GAZZARA. Signor Presidente, la sicurezza del lavoro e sui luoghi di lavoro è stata più volte oggetto di attenzione da parte del Parlamento, che se ne è occupato in parecchie e specifiche previsioni normative: gli infortuni e le vittime, però, raggiungono numeri inverosimili, che devono porre la questione nuovamente al centro dell'attenzione nostra e di quanti possono intervenire utilmente per eliminare, o comunque ridurre congruamente, i rischi di chi presta attività lavorativa.
Alcuni anni addietro, si è istituita la figura del rappresentante per la sicurezza, a cui sono state conferite specifiche funzioni a tutela dei diritti dei lavoratori, senonché, a prescindere da alcune posizioni demagogiche, si è notato che la norma in vigore, di fatto, limita l'intervento del rappresentante condizionando l'efficacia dello stesso nell'eliminare i rischi di cui si è detto, o nell'incidere sul comportamento eventualmente negativo o omissivo del datore di lavoro.
Da ciò è nata l'esigenza di conferire poteri idonei allo scopo di svolgere compiutamente il ruolo assegnato al rappresentante dalla legge. Ecco quindi che si prevede, a fronte di comportamenti del datore di lavoro tesi ad impedire o limitare l'esercizio dei diritti previsti dall'articolo 19 del decreto legislativo n. 626 del 1994, l'esperimento di un tentativo di conciliazione e, in caso negativo, la proposizione di un ricorso giurisdizionale che dà corso ad un procedimento dai tempi brevi e prestabiliti, utile all'accertamento della verità ed alla conseguente eventuale adozione di un decreto immediatamente esecutivo con cui si ordina la cessazione del comportamento illegittimo.
Si prevede anche la possibilità di impugnare il provvedimento superiore. La previsione nell'intento ci trova d'accordo, come risulta dai lavori della Commissione e dalla condivisione da parte della stessa maggioranza di alcune nostre proposte emendative; l'intento però viene condizionato fortemente da qualche paletto inserito ad esclusiva tutela del compito del rappresentante per la sicurezza, spesso ignorando i diritti del datore di lavoro che, non tenendo comportamenti illegittimi, non deve subire appesantimenti pregiudizievoli per la sua attività.
La proposta al nostro esame, poi, contiene, all'articolo 2, un rafforzamento dell'intervento e dello stesso ruolo delle organizzazioni sindacali che pare non appropriato e non condivisibile. Un conto, infatti, è rendere efficaci i poteri conferiti al rappresentante per la sicurezza, fissando le modalità operative, senza le quali quei poteri resterebbero una mera enunciazione di intenti, altra cosa è conferire nuove facoltà a organizzazioni sindacali comunque già contemplate nella previsione legislativa di cui ci occupiamo, senza che ciò possa ritenersi in alcun modo necessitato ovvero senza che ciò possa contribuire a rafforzare il ruolo dello stesso rappresentante per la sicurezza. È una posizione politica e culturale che non ci trova d'accordo. Quindi, alla luce di tutte le considerazioni svolte, i deputati del gruppo di Forza Italia si asterranno dal voto sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolo Colombo. Ne ha facoltà.

PAOLO COLOMBO. Signor Presidente, come nel caso del provvedimento che abbiamo esaminato prima, il nostro voto sarà chiaramente contrario per un motivo ben preciso: questo provvedimento non dà nulla in più ai lavoratori in tema di sicurezza sul lavoro, fornisce qualche strumento in più al sindacato per ricattare, per avere un peso contrattuale maggiore all'interno delle proprie relazioni industriali, ma nulla al lavoratore rispetto alla situazione attuale.
La legge n. 626, che ha recepito le famose otto direttive comunitarie, recepite solo nel 1996, non ha ad oggi prodotto


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alcun risultato tangibile nel senso del miglioramento delle condizioni dei lavoratori. Il numero di morti è praticamente costante, una media scandalosa di più di tre morti al giorno ed anche oggi, statisticamente, mentre discutevamo di inezie, sono cadute tre persone sul lavoro e non ci si preoccupa di capire i veri motivi per i quali si continua a morire.
Faccio presente che si continua a morire sui luoghi di lavoro soprattutto al nord, nelle regioni padane, e che la provincia di Brescia ha lo stesso numero di morti sul lavoro della Germania. Ci sarà un motivo particolare! Come mai queste leggi non riescono a risolvere questo gravissimo problema che realmente è sinonimo di condizioni di lavoro ancora incivili, inumane e non adeguate ad un paese evoluto, ad una potenza industriale?
Vi sono ordini di problemi che vanno oltre la sfera dell'intervento legislativo; all'interno dello Stato italiano vi sono realtà profondamente diverse: le regioni del sud vivono nell'illegalità diffusa di lavoro sommerso, nero, irregolare, di caporalato, di mafia, di organizzazioni sindacali conniventi con tale sistema, mentre nelle regioni del nord la legge n. 626 è stata applicata anche se gradualmente e le aziende si sono adeguate, i responsabili per la sicurezza sono stati nominati e sono state investite risorse, che hanno pesato sui conti economici delle imprese padane. Eppure, ci troviamo sempre in una condizione in cui le morti si riscontrano quotidianamente.
Ci troviamo in una condizione di iperproduttività, di iperefficienza che, purtroppo, anche con tutti gli accorgimenti e i presidi di sicurezza, porta al verificarsi di incidenti. Il rischio è connesso al lavoro, l'unica fabbrica sicura è quella chiusa; quindi il problema non è tanto nelle leggi e nelle norme, ma nel fatto che le regioni padane, per stare al passo con la concorrenza internazionale, per pagare i costi di questo Stato abnorme, elefantiaco, monumentale e per pagare le centinaia di migliaia di lavoratori dipendenti delle organizzazioni sindacali, che non fanno gli interessi dei lavoratori, ma esclusivamente i propri, devono sobbarcarsi costi che poi devono recuperare attraverso la libera efficienza e la libera competitività di cui i lavoratori pagano le conseguenze. È questo il vero problema, un problema endemico e strutturale che non è risolvibile unicamente con le leggi. È un problema di costo del lavoro, perché l'iperproduzione e l'iperefficienza vanno retribuite di più rispetto ad altre regioni.
Mi sembra che ciò oramai sia stato riconosciuto da tutti, anche dai governatori della Banca d'Italia e dagli esponenti delle associazioni di categoria. Bisogna differenziare i salari in questo Stato, bisogna pagare il merito dei lavoratori che lavorano di più per sopravvivere, perché purtroppo gli incidenti si verificano in questo contesto nelle regioni del nord perché si lavora troppo velocemente, con troppo assillo, senza la necessaria calma. Come ripeto, è un problema strutturale che non si risolve con queste leggi.
L'aspetto più spaventoso poi (Commenti)... Naturalmente, Presidente, continuerò a parlare finché qualcuno starà zitto.

PRESIDENTE. Non ho dubbi. Prosegua pure.

PAOLO COLOMBO. La cosa abnorme, che si evince soprattutto dal testo che ci è arrivato dal Senato, è proprio il tentativo di creare un conflitto, di ricondurci a lotte di classe che sono state superate e seppellite dalla storia. È il tentativo di rappresentare ancora gli imprenditori, i datori di lavoro come una classe criminale che sfrutta il lavoro dei «poveri» operai ed impiegati, senza capire appunto che il problema deve essere posto in altri termini. È il tentativo di criminalizzare le classi imprenditoriali e produttive; un retaggio di periodi passati, in cui vi erano altre ideologie, che la storia ha dimostrato non essere più attuali e perseguibili.

PAOLO GUERRINI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale. La mancanza di applicazione delle norme sul lavoro non è un'ideologia, è un fatto!


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PAOLO COLOMBO. Il testo del Senato faceva un esplicito riferimento, ad esempio, allo statuto dei lavoratori; poi ovviamente la XI Commissione della Camera ha dovuto correggere quel testo perché quel riferimento era fuori luogo e non era applicabile. Esso faceva chiaramente riferimento ad organizzazioni sindacali che intervengono a sostegno dell'accusa in procedimenti penali in materia di sicurezza e di igiene del lavoro, oltre che ad altre questioni di questa natura che già sono state richiamate.
Ricordo che la legge n. 626 già prevede in maniera ampia e dettagliata tutti i presidi e tutte le condizioni per assicurare sui luoghi di lavoro elementi veri di sicurezza. È stata una legge profondamente innovativa che, come ripeto, è stata applicata a fatica e gradualmente, ma non si sono ancora registrati risultati tangibili e miglioramenti per quanto riguarda la riduzione del rischio.
Ovviamente, sarà possibile registrarli nel corso degli anni che verranno, ma è assolutamente insensato e fuori luogo continuare, anno dopo anno, ad inserire norme come quelle previste negli ultimi due provvedimenti, che modificano ulteriormente norme che devono andare a regime e devono stabilizzarsi, perché la continua modificazione di queste norme non fa altro che generare confusione ed incertezza normativa e, se questo sistema non viene normato in modo chiaro, se non si danno garanzie, se non si attribuiscono responsabilità precise e, soprattutto, se non si mettono le responsabilità in capo ai soggetti giusti (Commenti...).

PRESIDENTE. Vi sono incitazioni.

PAOLO COLOMBO. Grazie, Presidente. Prendo spunto dalla sua osservazione per continuare il mio intervento.
Se le responsabilità non vengono messe in capo ai responsabili veri e naturali, chiaramente non si può rendere un servizio ai lavoratori, perché, come ripeto, il nostro lavoro - in questo caso la produzione legislativa -, se crediamo che sia utile approvare leggi in questa materia, non deve servire a difendere gli interessi corporativi delle organizzazioni sindacali e dei loro rappresentanti, che oramai sono assolutamente delegittimati.
Voglio ricordarvi che gran parte degli iscritti alla CGIL nelle fabbriche del nord votano a favore della Lega o che gran parte degli operai delle fabbriche del nord votano a favore della Lega perché non si riconoscono più nei vostri partiti tradizionali e nei sindacati che tentano di sostenere questi partiti (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).
Se c'è una rivoluzione copernicana di questo tipo nelle fabbriche del nord, significa che c'è un malessere e significa che le organizzazioni sindacali attuali non sono più in grado, se mai lo sono state, di rappresentare gli interessi dei lavoratori perché sono troppo prese a gestirsi il potere, a spartirsi cariche, nomine, finanziamenti dello Stato, a mettersi d'accordo con le organizzazioni dei datori di lavoro per finalità che sicuramente esulano dalla difesa dei diritti dei lavoratori e sono volte a procrastinare un potere che il tempo dimostrerà che non è possibile tutelare in questo modo (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Le sono rimasti 33 secondi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gardiol. Ne ha facoltà.

GIORGIO GARDIOL. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole dei deputati Verdi a questo provvedimento che riconosce i diritti che finora i rappresentanti per la sicurezza dei lavoratori non potevano esplicare pienamente e soprattutto dà alle organizzazioni sindacali e agli stessi rappresentati per la sicurezza dei lavoratori la possibilità di ricorrere in giudizio. Questi sono i due punti più qualificanti di questo provvedimento, mentre rimane il rammarico che la Commissione abbia soppresso la previsione per cui chi non permette l'esercizio dei rappresentanti della sicurezza dei lavoratori è passibile della violazione dell'articolo 28 cioè dei diritti sindacali dei lavoratori.


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Ribadisco il voto favorevoli dei Verdi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cordoni. Ne ha facoltà.

ELENA EMMA CORDONI. Nell'annunciare il voto favorevole dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, chiedo l'autorizzazione alla pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna della mia dichiarazione di voto (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Strambi. Ne ha facoltà.

ALFREDO STRAMBI. Nell'annunciare il voto favorevole dei deputati del gruppo Comunista, chiedo l'autorizzazione alla pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna della mia dichiarazione di voto (Applausi dei deputati del gruppo Comunista).

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cangemi. Ne ha facoltà.

LUCA CANGEMI. Signor Presidente, nell'annunciare il voto favorevole di Rifondazione comunista esprimo il rammarico perché durante l'esame del provvedimento in Commissione sono state apportate modifiche non positive non solo per gli effetti concreti che esse possono produrre, quanto per un certo clima culturale già presente nella legge. Penso all'istanza partecipativa, peraltro rivendicata nella relazione, che non giova alla lotta contro gli infortuni sul lavoro, alla lotta per ottenere una maggiore sicurezza nei luoghi di lavoro.
La sicurezza nei luoghi di lavoro è una conquista difficile da raggiungere e lo si può fare solo riprendendo il controllo dei lavoratori sulle condizioni di lavoro. Questo può essere fatto solo attraverso un chiaro e trasparente conflitto. Questa legge rappresenta un passo in avanti ma per noi il prossimo passo è quello di costruire questo conflitto nei luoghi di lavoro.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.

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