Allegato B
Seduta n. 787 del 10/10/2000


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INDUSTRIA, COMMERCIO E ARTIGIANATO

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'industria, del commercio, dell'artigianato, per sapere - premesso che:
l'energia elettrica è nei processi industriali un elemento essenziale ed il suo prezzo di acquisto rientra sicuramente tra gli elementi principali che compongono i costi di fabbricazione. Ma vi sono alcuni specifici processi industriali nel campo della chimica e della siderurgia, i cosiddetti processi elettrolitici, nei quali l'energia elettrica assume la veste di una vera e propria materia prima. Proprio per questa sua particolare natura la legislazione nazionale ha esplicitamente previsto, fin dal 1966, la totale esenzione dell'imposta addizionale sul consumo «negli usi indispensabili al concepimento di processi industriali veri e propri» (cfr. articolo 2, comma 3, della legge n. 940 del 1966). Ne sono un esempio significativo (per le qualità di energia di cui necessitano) gli impianti di produzione dell'alluminio, per il settore siderurgico, e gli impianti di produzione di soda caustica, prodotto destinato a svariati utilizzi industriali: tale è il numero degli impieghi industriali della soda caustica che il suo livello di produzione viene assunto come uno degli indici fondamentali per determinare il livello di industrializzazione di una nazione;
in questi particolari processi, il costo dell'approvvigionamento dell'energia elettrica arriva ad incidere per più del 50 per cento sui costi di produzione. È di tutta evidenza l'effetto che questa voce di costo rappresenta sul prodotto finale e come ogni sua variazione abbia ripercussioni importanti sul prezzo del prodotto finito. Ne consegue che il mercato energetico esistente in una nazione condiziona la competitività dei prodotti finiti dei processi elettrolitici sui mercati, nazionali ed internazionali, in confronto a quelli provenienti da paesi dove, invece, i prezzi di acquisto dell'energia sono particolarmente vantaggiosi;
l'evoluzione del mercato energetico in Italia nell'ultimo ventennio ha subito notevoli variazioni rispetto alle medie di mercato degli altri paesi dell'Unione europea, ciò soprattutto a causa della particolare situazione del mercato monopolista che era presente e dei diversi interventi normativi che hanno mirato a favorire sostanziosi guadagni a quella che una volta era una azienda pubblica. Negli anni ottanta il costo dell'energia elettrica in Italia era in linea con la media dei prezzi degli altri Paesi europei (circa 30Euro/MWh): questa situazione permetteva di mantenere la produzione italiana competitiva con quella degli altri Paesi. A partire dagli anni novanta si è, invece, verificato in Italia, in conseguenza di ripetuti interventi del Cip,


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un costante incremento del prezzo dell'energia elettrica fino al punto che nel 1999 questo risultava essere quasi raddoppiato rispetto al decennio precedente (circa 50Euro/MWh); al contrario, negli altri Paesi europei, nello stesso periodo il prezzo dell'energia elettrica è rimasto invariato o, in taluni casi, ha registrato addirittura una diminuzione;
gli effetti di questa situazione di mercato sono sotto gli occhi di tutti: molteplici attività industriali operanti proprio in quei settori dove l'energia elettrica è una materia prima e la cui incidenza sui prezzi di produzione è importante sono state chiuse e le quote di mercato occupate dai prodotti finali di queste aziende sono state conquistate dai concorrenti produttori stranieri;
il 2000, con l'avvio della «liberalizzazione del mercato elettrico» ha rappresentato per il mercato energetico italiano una svolta: la possibilità di acquistare liberamente sul mercato internazionale energia elettrica a prezzi riferibili alla media europea ha consentito di recuperare la competitività rispetto agli altri produttori europei;
in questo nuovo contesto, e con le possibilità che il libero mercato avrebbe offerto, diverse aziende presenti in Italia si sono immediatamente attivate acquistando sui mercati internazionali, e con i prezzi vantaggiosi che questi hanno, l'energia elettrica necessaria ai propri utilizzi: sono stati conclusi contratti di fornitura, talvolta pluriennali, nonostante i rischi, da una parte, o le migliori possibilità economiche, dall'altra, che una situazione in radicale trasformazione può sempre comportare su lungo periodo. D'altronde, ottenere condizioni di approvvigionamento di energia elettrica in linea con i prezzi europei avrà rappresentato per queste imprese italiane o la garanzia per la continuazione della propria attività prima di allora fortemente a rischio o la maggiore tranquillità rispetto alla concorrenza dei produttori degli altri Paesi europei;
oggi la situazione, però, si sta modificando pesantemente e potremo assistere fin dal prossimo anno, se non vi saranno interventi mirati da parte delle istituzioni, dopo una prima progressiva liberalizzazione del mercato, ad una vera e propria involuzione che porterà nuovamente i prezzi dell'energia elettrica in Italia totalmente fuori dalla media europea: attualmente il prezzo di quella di produzione italiana, che è continuato ad aumentare, è di 60Euro/MWh, mentre la media europea registra un prezzo, in flessione, di 25-27Euro/MWh. Acquistare energia elettrica a prezzi superiori a quelli della media europea comporterà per le aziende italiane un nuovo elemento di penalizzazione, che va ad aggiungersi a tutti gli altri che noi tutti conosciamo, rispetto agli altri produttori stranieri;
l'elemento di forte preoccupazione nell'attuale contesto del mercato energetico italiano discende dall'introduzione del «meccanismo d'asta» per l'aggiudicazione di disponibilità di importazione di energia elettrica in Italia previsto dall'Autorità per l'energia ed il gas con la delibera n. 140/00 del 3 agosto 2000: tale meccanismo, di fatto, introduce soltanto un maggior onere aggiuntivo alla catena dei costi delle sole imprese italiane a fronte di nessun nuovo servizio o investimento da parte delle imprese che ne beneficeranno. Per altro, del meccanismo d'asta ne beneficeranno per una metà del montante, le imprese straniere gestori della rete connessa: l'applicazione del meccanismo d'asta comporterà di fatto un «dazio» a carico delle imprese esistenti in Italia che, addirittura, per come è stato strutturato questo meccanismo, finanzieranno quelle straniere operanti nel settore del vettoriamento;
la misura di questo nuovo e maggior onere, proprio per come è stato inserito, è difficilmente ipotizzabile, ma è verosimile che arrivi a valori tali da fare avvicinare per i consumatori italiani il prezzo dell'energia elettrica di importazione a quella della produzione nazionale. A quel momento il meccanismo d'asta introdotto dalla delibera n. 140/00 citata avrà comportato non solo il mancato rispetto della volontà del nostro legislatore, espressamente


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citata nel decreto di attuazione della direttiva comunitaria per la liberalizzazione del mercato elettrico in Italia, e, cioè, la volontà di ridurre i prezzi dell'energia elettrica destinata ai consumatori italiani, ma avvantaggerà le imprese straniere di vettoriamento, con la conseguente perdita di competitività delle imprese italiane e penalizzazione dell'intera azienda Italia -:
se non intendano intervenire per ripristinare la libera concorrenza sul mercato sancita da un decreto legislativo di recepimento di una direttiva comunitaria emanata da non più di 18 mesi;
se non ritengano attivarsi per quanto di competenza per modificare il meccanismo d'asta introdotto con delibera n. 140/00 dell'Autorità per l'energia ed il gas per quelle imprese operanti in Italia che si siano assicurate, con contratti pluriennali e prima di entrare in vigore della citata delibera, sui mercati stranieri l'approvvigionamento di energia elettrica, ciò per il duplice scopo di evitare che le nostre aziende finanziano a scapito del nostro intero sistema industriale imprese straniere (cosa che, per come è strutturato il citato meccanismo, avverrebbe automaticamente nella misura della metà dei proventi d'asta) e di evitare che gli industriali italiani e gli investitori stranieri continuino a considerare il «sistema Italia» non affidabile in quanto capace di cambiare le regole anche dopo l'avvio di importanti operazioni lasciando sempre gli operatori economici in una situazione di perenne incertezza.
(2-02637)«Matteoli, Tortoli, Migliori».

Interrogazioni a risposta scritta:

LUCCHESE. - Al Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, al Ministro del commercio con l'estero. - Per sapere:
se il Governo intenda assistere con la solita inerzia ai grossi guadagni delle compagnie petrolifere, che speculano sul prodotto a danno esclusivo degli automobilisti;
come mai quando si tratta di aumentare, il prezzo della benzina sale tutti i giorni e di parecchio, mentre quando i prezzi sono in discesa, non va oltre le dieci lire al litro, ogni tanto;
se l'accumulo di ricchezza dei petrolieri a danno degli automobilisti, non sia dovuto ad un forte legame con il Governo ed i vertici dei partiti di centro sinistra;
se il Governo non ritenga almeno di intervenire almeno per una diminuzione decente del prezzo della benzina.
(4-31840)

COLUCCI. - Al Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, al Ministro della giustizia, al Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica. - Per sapere - premesso che:
l'Unione Nazionale Consumatori, Comitato provinciale di Salerno, da tempo va denunciando la illegittimità delle tariffe idriche praticate dal luglio del 1998 nella città di Salerno dalla società mista Salerno Sistemi Spa;
il costo dell'acqua potabile, com'è noto, è determinato dal Cipe e, fino al 30 agosto 2000, veniva attribuito all'UUppica il compito di verifica delle regolarità e della legittimità delle tariffe, competenza, dal 1o settembre 2000, demandate alle Camere di Commercio;
nelle sue reiterate denunce il Comitato Provinciale di Salerno dell'Unc evidenzia che la verifica operata nel novembre 1999 sulla regolarità e legittimità delle tariffe idriche praticate dalla Salerno Sistemi Spa dall'Upica di Salerno, era da disattendere perchè effettuata, come si legge anche in una denuncia presentata alla Procura della Repubblica di Salerno, «su documenti contenenti dati falsi e gli stessi non risultavano essere conformi a quanto previsto dalla Circolare del ministero dell'industria commercio e artigianato del 6 marzo 1998 n. 567938, perché non firmati dal legale rappresentante e perchè anche privi di autocertificazione»;


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i dati contenuti in tali documenti avrebbero determinato, ad avviso dell'Unione Consumatori di Salerno, un illegittimo aumento medio del costo effettivo del servizio idrico a carico dell'utenza salernitana, per i consumi relativi agli anni 1998, 1999 e 2000 eccedente i limiti tassativamente imposti dal Cipe;
con nota 0023588 del 14 giugno 2000, il Cipe comunicava al comitato provinciale di Salerno dell'Unc, di aver richiesto all'Upica di Salerno «nuovi accertamenti, con specifico riguardo alle tariffe ed all'articolazione tariffaria relativa all'anno 1998, nonchè alla misura dell'aumento medio effettivo del costo del servizio idrico a carico dell'utenza, per i consumi dell'anno 1998 rispetto al 1997»;
tale richiesta veniva disattesa dall'Upica di Salerno che, con nota del 5 luglio 2000, prot. 1941, assumeva «esaurito» il potere di verifica e che, pertanto, tale procedimento era da ritenersi «effettuato e concluso in via definitiva»;
viceversa, non può certamente ritenersi conclusa la «querelle» tra il Comitato Provinciale di Salerno dell'Unione Nazionale Consumatori e la Salerno Sistemi Spa, destinatari gli utenti salernitani, almeno in considerazione del fatto che la verifica circa la regolarità e legittimità delle tariffe sarebbe stata effettuata su atti e documenti quantomeno irricevibili per difetto di forma e di sostanza;
l'utenza salernitana ha diritto alla massima chiarezza in ordine alla trasparenza dei procedimenti che hanno comportato un sensibile aumento del costo dell'acqua potabile;
a seguito dell'incertezza causata dalle presunte irregolarità, più volte denunciate dal Comitato Provinciale di Salerno dell'Unione Nazionale Consumatori, numerosi utenti della Salerno Sistemi Spa, risultano destinatari di decreti ingiuntivi, per aver sospeso il pagamento delle bollette, i cui importi risultavano notevolmente superiori alle precedenti;
per porre definitivamente fine a tale stato di incertezza necessita un deciso e tempestivo intervento dei competenti organi amministrativi e dell'Autorità Giudiziaria per quanto di sua competenza;
la querelle di cui innanzi, ad avviso dell'interrogante, concretizza certamente un comportamento illegittimo e, forse, anche penalmente rilevante, imputabile o ai responsabili della Salerno Sistemi Spa con eventuale concorso, per il loro comportamento antigiuridico, o, viceversa, ai denunzianti del Comitato Provinciale di Salerno dell'Unione Nazionale Consumatori per gli esposti, segnalazioni e denunce se infondati; per cui sul punto va fatta chiarezza -:
quali provvedimenti urgenti intendano adottare in ordine a quanto innanzi evidenziato e più volte denunciato dal Comitato Provinciale di Salerno dell'Unione nazionale Consumatori;
se siano a conoscenza dell'avvio di indagini, da parte della competente magistratura salernitana, a seguito delle ripetute segnalazioni del Comitato Provinciale di Salerno dell'Unione Nazionale Consumatori;
se non intendano adottare con tempestività procedure ispettive di competenza.
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