Allegato B
Seduta n. 776 del 25/9/2000


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INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

ALOI e MALGIERI. - Al Ministro dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica. - Per sapere - premesso che:
recentemente è stata apposta una lapide all'università di Pisa con cui si è doverosamente ritenuto di onorare il filosofo Giovanni Gentile, laureato; professore e rettore presso la detta università, nei cui confronti non si può fare a meno di riconoscere che il padre dell'«Attualismo» è stato profondo innovatore del pensiero filosofico italiano, intellettuale ed infaticabile organizzatore di cultura sul piano nazionale e della sede universitaria pisana; il testo della lapide si conclude con uno strano «post scriptum», dove, esprimendosi valutazioni sul fascismo, si vuole coinvolgere, in termini di razzismo e di autoritarismo, in quanto «consapevole sostenitore», il Gentile, che non solo non accettò assolutamente l'assurda logica delle discriminazioni e persecuzioni, anzi si batté perché non venissero emarginati e discriminati intellettuali di grande levatura appartenenti a culture e nazionalità diverse -:
se non ritengano che una lapide, come nel caso in questione, dovrebbe limitarsi a valutazioni di qualità di ordine scientifico e culturale che hanno fatto e fanno del filosofo di Castelvetrano una delle massime espressioni della cultura di tutti i tempi, avendo tra l'altro dato vita ad iniziative di altissimo livello che - vedi l'Enciclopedia italiana «Treccani» - hanno visto la collaborazione di studiosi di ogni estrazione culturale e politica, per cui l'accusa di razzismo, mossa al filosofo, è assurda anche e perché egli, in momenti difficili della storia italiana, non solo sollecitò ed ottenne, nella stragrande maggioranza dei casi, la collaborazione di tanti intellettuali su posizioni culturali-ideologiche diverse, ma li difese da ogni forma di intolleranza e di persecuzione;
se non ritengano infine che sia pure nel rispetto dell'autonomia che sta alla base dell'istituzione - università - non si possa, in nome di principi che nulla hanno a che vedere con la cultura e la scienza, alterare profondamente i valori scientifici di un filosofo e pedagogista che, oltre ad avere varato una delle più importanti riforme della scuola italiana, ha dato all'Italia l'apporto qualificante della propria intelligenza speculativa, pagando socraticamente, per il suo senso di libertà e di dignità intellettuale e morale, il più alto prezzo, quale è quello del sacrificio della propria vita.
(4-30510)

Risposta. - Gli interroganti hanno segnalato la questione connessa alla lapide commemorativa del filosofo Giovanni Gentile che l'Università di Pisa, la quale lo annoverò tra i suoi laureati e poi tra i professori, intendeva apporre nei propri locali per ricordarne la figura. Peraltro, il testo proposto dalla commissione incaricata di elaborare la scritta commemorativa ha suscitato grandi polemiche, sia tra la cittadinanza sia tra numerose organizzazioni culturali, riportate anche dalla stampa.


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A seguito di tali reazioni, secondo quanto riferito dagli Uffici dell'Ateneo, la decisione relativa alla scritta da apporre sulla lapide è stata attribuita al Senato Accademico, che ha approfondito la problematica nel corso di un lungo dibattito.
Le argomentazioni che emergono dal verbale della seduta mettono in rilievo la precisa volontà dell'Ateneo di colmare una lacuna storica con un doveroso riconoscimento della figura e dell'opera di Gentile; pertanto il Senato, prendendo atto delle aspettative della comunità universitaria, ha autorizzato l'apposizione della lapide, approvando altresì quella parte del testo, con la quale intendeva discostarsi dalle posizioni politiche del filosofo non condivise. Tale soluzione ha provocato appunto le polemiche di cui si è detto.
Successivamente la famiglia Gentile ha diffidato l'Università dall'apporre la lapide, ritenendo offensivo il testo in essa contenuto.
Il Tribunale di Firenze ha accolto in sede cautelare la richiesta di inibitoria della posa della lapide, mentre l'Avvocatura distrettuale dello Stato ha manifestato l'intenzione di astenersi dall'impugnazione della relativa ordinanza.
A seguito di tali eventi, il Senato accademico dell'Università di Pisa, pur ribadendo le motivazioni delle delibere già assunte, ha ritenuto che l'iniziativa di ricordare in una lapide la figura di Giovanni Gentile nelle due distinte connotazioni, culturale e politica, non è stata recepita nel suo reale significato ed ha conseguentemente deliberato di soprassedere all'iniziativa, invitando le componenti dell'Università ad aprire un dibattito sull'argomento e stabilendo altresì di raccogliere in un volume i relativi documenti.
Considerato pertanto che la questione si è risolta nel senso auspicato dagli interroganti, questo Ministero non ritiene di dover assumere ulteriori iniziative in merito.
Il Sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca scientifica e tecnologica: Luciano Guerzoni.

APOLLONI. - Al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
la tragedia avvenuta nel marzo 1999 nel tunnel del Monte Bianco che costò la vita ad oltre quaranta persone potrebbe ripetersi nella nuova galleria di congiunzione tra la via Appia e l'Ardeatina, costruita dall'impresa Condotte e costata oltre 60 miliardi;
in data 21 settembre 1999, infatti, a causa della pioggia la nuova galleria si è completamente allagata, causando una fila di autovetture di circa otto chilometri;
a causare l'ingorgo sarebbe stato una specie di tombino in calcestruzzo armato che non ha resistito, in quanto costruito in modo irregolare;
l'incolumità di decine di migliaia di automobilisti è messa seriamente in pericolo, visto che manca tuttora una corsia d'emergenza: in caso di incidenti, né polizia, né Croce Rossa, né Vigili del Fuoco possono accedere;
inoltre, non vi sono le cosiddette vie di fuga che consentono, in caso di pericolo, l'uscita all'esterno da parte dei veicoli o delle persone: quelle previste sono soltanto «disegnate» lungo i due lati della galleria con cornici di vernice;
gli estintori posti sulle pareti sono assolutamente inefficienti in caso d'incendio;
non c'è possibilità di comunicazione né dall'esterno, né dall'interno, non solo per i normali telefoni cellulari, ma neppure con gli apparati radio delle auto della polizia su qualsiasi frequenza;
mancano addirittura le colonnine d'emergenza -:
se al momento del collaudo della nuova galleria di congiunzione tra la Via Appia e l'Ardeatina, nessun addetto si sia accorto delle gravi mancanze sopra descritte;
perché la galleria sia stata ufficialmente inaugurata nonostante le gravi mancanze sopra descritte;


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se il Ministro interrogato ritenga opportuno chiudere immediatamente la galleria;
se possa fin d'ora indicare, qualora si verificassero tragici episodi, analoghi a quello avvenuto nel tunnel del Monte Bianco, chi sarebbero i responsabili.
(4-26242)

Risposta. - «In merito ai quesiti proposti con l'atto ispettivo indicato sono stati richiesti elementi all'Ente Nazionale per le Strade.
Al riguardo, è stato riferito che, in realtà, l'inconveniente verificatosi il 21 settembre scorso nel tunnel del G.R.A. nei pressi degli svincoli per la Statale Appia, sia da ricondurre ad una semplice lesione, peraltro subito eliminata, limitata ad un unico tombino.
L'Ente precisa altresì di aver provveduto tempestivamente a tutti gli adempimenti necessari a ristabilire le condizioni ottimali di sicurezza.
Più in generale è stato evidenziato che il sottopasso dell'Appia Antica è costituito da due gallerie, ognuna con carreggiata a quattro corsie, di cui una per l'emergenza. Tali manufatti sono stati realizzati per permettere la continuità del Parco archeologico dell'Appia Antica.
L'apertura anticipata della prima canna della galleria è stata prevista al fine di consentire la demolizione degli antiestetici viadotti che sovrappassavano l'arteria stessa sul G.R.A. L'apertura della seconda canna è avvenuta il 30 novembre 1999 come previsto.
Ambedue le gallerie sono dotate delle più aggiornate misure di sicurezza e l'intervia tra le stesse è stato già realizzato. Tale canale di comunicazione è stato reso operativo, ovviamente nel momento in cui è stata aperta al traffico anche la seconda galleria. L'Ente rappresenta infine che il sistema antincendio installato è fra i più avanzati nel campo della tecnologia.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

BALLAMAN e BORGHEZIO. - Ai Ministri degli affari esteri e della pubblica istruzione. - Per sapere - premesso che:
la scuola italiana in Asmara (Eritrea) ha un costo complessivo per l'erario italiano di 6 miliardi;
la stessa scuola prevede una tassa di iscrizione di 250.000 lire, decisamente onerosa per le famiglie eritree, motivo per cui la stessa scuola risulta estremamente selettiva;
gli allievi eritrei che hanno frequentato tale scuola per accedere all'università devono superare un esame di idoneità, non essendo riconosciuto il titolo italiano;
in Eritrea le lingue normalmente insegnate e parlate nelle scuole pubbliche sono l'inglese, il tigrino e l'arabo;
per l'esigua presenza italiana non può trovare motivazione una struttura così costosa per l'erario;
gli insegnanti italiani della sopraccitata scuola vengono retribuiti con un lauto stipendio di 7.000 dollari mensili, oltre ad una maggiorazione del 25 per cento per l'eventuale coniuge a carico;
gli Stati Uniti offrono una collaborazione con un corpo docente denominato Peace Corp dislocato non solo nella città, ma in tutte le realtà rurali, condividendo quindi la vita quotidiana della popolazione e con uno stipendio di circa 1.000 dollari mensili; pari collaborazione è offerta dal governo indiano con l'invio di insegnanti con uno stipendio di circa 500.000 lire;
gli insegnanti americani ed indiani sono ben visti dalla popolazione eritrea, mentre si registrano lamentele, per il forte accento dialettale di alcuni insegnanti italiani e per una cospicua e continua assenza per malattia del nostro corpo insegnante, che nei fine settimana si sposta in massa sulle rive del Mar Rosso;
sono stati segnalati da genitori eritrei comportamenti immorali di alcuni insegnanti italiani che offendono gravemente la


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cultura del Paese che vede nell'insegnante non solo la figura dell'educatore, ma anche una presenza morale -:
se non intendano avviare una serena e severa attività di ispezione al fine di appurare la veridicità di codeste rivelazioni ed in caso affermativo, di destinare tali fondi piuttosto verso un sostegno all'università di Asmara per una collaborazione di tipo scientifico-sanitario, per esempio per il sostegno dei dipartimenti di medicina e agronomia tropicali in collaborazione con le università italiane.
(4-28882)

Risposta. - Le scuole statali italiane di Asmara assicurano un ciclo didattico completo (scuola materna, elementare, media, e liceo scientifico con indirizzo linguistico e professionale). Con 60 insegnanti di ruolo provenienti dall'Italia e oltre 1200 alunni, esse rappresentano la più antica e grande istituzione scolastica italiana operante all'estero.
Nate durante il periodo dell'Amministrazione coloniale come scuole destinate alla comunità italiana stabilmente residente nel Paese, esse si sono gradualmente trasformate - di pari passo con la riduzione della consistenza della nostra collettività - in istituzioni in grado di offrire una offerta pedagogica di eccellenza, sia in campo umanistico che della formazione professionale, in favore delle giovani generazioni eritree.
Accogliendo le richieste in tal senso delle autorità eritree, è stato dato avvio nel 1994 ad un progetto sperimentale che prevede l'adeguamento dei programmi di studio delle nostre scuole alle esigenze del mercato del lavoro locale, affiancando all'indirizzo di studi scientifico corsi professionali per geometri e ragionieri.
In assenza di altre istituzioni scolastiche straniere, le scuole italiane di Asmara hanno visto inoltre rafforzare - con l'introduzione dell'indirizzo di studi linguistico - il loro carattere propedeutico alla prosecuzione degli studi a livello universitario e rappresentano al momento le uniche istituzioni in grado di offrire ai diplomati eritrei una preparazione di base adatta ai parametri formativi richiesti dalle università europee.
Va altresì detto che in più occasioni le Autorità eritree hanno manifestato apprezzamento per l'attività delle nostre scuole, delle quali riconoscono il ruolo centrale nell'ambito del sistema educativo locale e le caratteristiche di eccellenza che ne contraddistinguono l'offerta pedagogica in termini di qualificazione del personale insegnante, di ampiezza dei programmi e di disponibilità di supporti tecnici all'insegnamento.
È significativo al riguardo che le richieste di iscrizione in tutti gli ordini della scuola italiana superino costantemente le possibilità di accoglimento da parte delle nostre istituzioni scolastiche.
Quanto sopra grazie alla possibilità di esenzione dal pagamento delle quote di iscrizione (pari a circa 100.000 lire all'anno per la scuola materna, elementare e media e a circa 180.000 lire all'anno per il liceo) previste per gli alunni provenienti dalle famiglie meno abbienti.
Giova inoltre rilevare che è attualmente in via di finalizzazione un Accordo Tecnico bilaterale con il Ministero della pubblica istruzione eritreo che definisce lo stato giuridico delle scuole e del personale insegnante e che ha il suo punto qualificante nel riconoscimento del valore legale in Eritrea dei titoli di studio professionali rilasciati dalle nostre scuole.
Non risultano fondate, infine, al Ministero degli esteri le illazioni espresse dall'interrogante nei confronti del corpo docente italiano in Asmara; pervengono, al contrario, dalla rappresentanza diplomatico-consolare elogi per l'ulteriore impegno profuso su base volontaria da numerosi insegnanti delle scuole italiane nell'ideazione e realizzazione di iniziative culturali e nell'insegnamento dell'italiano come lingua straniera tramite il Centro di cultura italiana della capitale eritrea.
Per quanto riguarda poi la collaborazione fra Stati Uniti ed Eritrea, essa è attuata attraverso personale dei
«Peace Corps», ossia volontari, retribuiti come tali, che svolgono la propria attività anche in località periferiche e che si limitano all'insegnamento dell'inglese. Si noti che i volontari italiani hanno stipendi anche inferiori.


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Quanto ai consulenti e docenti indiani essi sono retribuiti dal Governo eritreo sulla base di 400-500 dollari mensili, a valere su un credito della Banca Mondiale.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Franco Danieli.

BIELLI. - Al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
la strada statale 9/ter, nel tratto che collega Forlì e Predappio, è stata bersagliata nei giorni scorsi dalla caduta di massi e bloccata per motivi di sicurezza;
la squadra di operai-rocciatori di Belluno, chiamata dall'Anas e dai comuni, ha liberato dalla massicciata, lungo un tratto di due chilometri, buona parte delle pietre pericolanti che incombevano sulla strada, ma l'intervento non si è ancora concluso;
la riapertura del tratto di strada pare imminente, se pur a una sola corsia a senso alternato e ad orari precisi, ma nel frattempo i lavori per la messa in sicurezza di tutta l'area franosa proseguiranno -:
se intenda accertarsi sulle reali condizioni di pericolo della massicciata, riguardo a smottamenti e caduta di massi;
quali provvedimenti intenda assumere affinché si provveda alla messa in sicurezza di tutta la strada, che già tre anni fa, in altro tratto, venne chiusa per oltre due mesi per problemi analoghi.
(4-25534)

Risposta. - In risposta all'interrogazione indicata, l'Ente Nazionale per le Strade, interessato in merito, ha fatto conoscere che in data 10 settembre 1999 sono stati consegnati dal Compartimento ANAS di Bologna i lavori di somma urgenza per l'immediata bonifica della parete rocciosa della strada statale n. 9-ter «del Rabbi» tra i Km. 28+500 e 30+500 al fine di eliminare il pericolo imminente di smottamenti e caduta massi.
Tali opere sono state concluse il 21 settembre 1999.
Il succitato Compartimento della viabilità ha altresì redatto un progetto per la realizzazione di una barriera paramassi elastica ad alta resistenza che sarà sottoposta al vaglio della Commissione tecnica consultiva compartimentale per le necessarie autorizzazioni.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

BOGHETTA. - Al Ministro dei trasporti e della navigazione. - Per sapere - premesso che:
il quartiere di Ponte Chiasso a Como a causa della vicinanza della dogana è interessato dal transito e dallo stazionamento degli automezzi di trasporto pesante;
il progettato passaggio dei Tir da 40 tonnellate porterebbe a un aumento dei transiti del 40 per cento e al transito notturno dei Tir sul territorio comasco con gravi conseguenze sia sul piano ambientale per il conseguente aumento dell'inquinamento acustico e atmosferico, sia sul piano sociale per la vicinanza della dogana a scuole e ad abitazioni;
tra le cause dell'attuale congestionamento va segnalata l'assenza di risposte adeguate per il trasporto merci su ferrovia;
il comune di Como e la prefettura, direttamente interessati al problema, non hanno ancora fornito risposte alle istanze democraticamente espresse dal «Comitato anti-Tir» costituitosi il 4 novembre 1997 contro il progetto -:
quali iniziative intenda prendere per risolvere il problema tenendo conto delle imprescindibili esigenze dei cittadini di Como e dell'impatto ambientale del progetto;
come intenda rispondere alle proposte di vietare la sosta inoperosa dei Tir sulla bretella autostradale a ridosso della dogana di Ponte Chiasso, di impedire il passaggio dei Tir da 40 tonnellate, di impedire il passaggio dei Tir sul territorio comasco durante le ore notturne.
(4-20767)


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Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare indicata, l'Ente Nazionale per le Strade, cui sono stati richiesti elementi riferisce quanto comunicato dalla competente Società Autostrade S.p.A.
La citata società è impegnata nella soluzione dei problemi connessi al transito ed alla sosta dei mezzi pesanti nel territorio comasco. Peraltro, la sosta dei TIR è dovuta alla chiusura della dogana italo-svizzera dalle ore 22 alle ore 5.
Oltre all'ordinanza adottata nel 1991 che impone l'uscita obbligatoria dei veicoli merce al casello di Como Sud, la suddetta società ha realizzato una complanare fra la barriera di Grandate e lo svincolo di Como Sud per favorire l'accesso dei mezzi pesanti al parcheggio «Lario TIR», ad essi riservato.
Inoltre, la Società ha concesso l'uso della fascia di pertinenza autostradale attigua al parcheggio. Ciò ha permesso di realizzare una rampa d'accesso diretto dal parcheggio all'autostrada verso Chiasso.
A seguito dell'ulteriore recente incremento del volume di traffico merci e delle relative interferenze sulla viabilità comunale, la Società Autostrade si è interessata all'acquisto di terreni in zona per potenziare la capacità di sosta del parcheggio «Lario TIR».
Tuttavia, il relativo acquisto di terreni utili a tale potenziamento di parcheggio non è stato ancora definito poiché il Comitato di Sorveglianza del Consorzio Agrario Interprovinciale di Como e Sondrio, proprietario della Docks Consorzio S.r.l. (nel cui ambito ricade il suddetto parcheggio), non ha accolto l'offerta proposta dalla suddetta società che, dal canto suo, ha assicurato la propria disponibilità a ricercare ogni possibile soluzione per addivenire al raggiungimento di un accordo.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

CANGEMI. - Ai Ministri della giustizia e del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
l'11 giugno 1999, presso la Pretura del lavoro di Catania si teneva la seconda udienza del giudizio intestato al dottor Calabrese, dipendente dell'Istituto Bancario San Paolo di Torino nei confronti dell'Istituto stesso (la prima era stata occupata dal tentativo di conciliazione e dalla prima fase dell'interrogatorio libero delle parti);
ad avviso dell'interrogante l'interrogatorio era condotto in modo assai singolare secondo quanto riferito dal suddetto Calabrese: in particolare, di fronte a due domande formulate dalla parte ricorrente tendenti a dimostrare l'evidenza delle proprie ragioni (nella fattispecie la prima, relativa alla richiesta di attribuzione delle mansioni legali, chiedeva di commentare una circolare dell'Istituto da cui si evinceva che solo chi dispone di tali mansioni può compiere determinate attività che il ricorrente stesso poteva agevolmente provare di avere computo; la seconda relativa alla asserita illecita attribuzione a mansioni inferiori, tendente a far ammettere all'Istituto che la presunta ristrutturazione con cui si giustificava il cambio di attività del ricorrente era in realtà avvenuto due anni prima, circostanza anch'essa di facile prova, essendo a conoscenza di tutti i dipendenti della filiale di Catania dell'Istituto San Paolo), non venivano ritenute ammissibili tali domande, e si disponeva anche che di esse non venisse fatta menzione nel verbale di causa;
poco dopo si dichiarava concluso l'interrogatorio libero (che, comunque, secondo la legge non ha valore di prova) e, ritenendo inutile la fase istruttoria, veniva rinviata inspiegabilmente la causa per decisione all'udienza del 5 novembre prossimo venturo, rendendo di fatto impossibile al ricorrente l'esercizio del proprio diritto costituzione di difesa;
va fatto rilevare che il ricorrente attende di potere dimostrare dinanzi ad una giudice le proprie (reali o presunte) ragioni da più di due anni e che, considerato l'arretrato pendente dinanzi ai competenti organi giudiziari, l'eventuale appello verrebbe trattato a non meno di tre anni di distanza dalla sentenza;


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ad avviso dell'interrogante sarebbe opportuno che le autorità competenti accertassero la regolarità degli atti sopra descritti -:
quali provvedimenti anche di carattere normativo intenda adottare a tutela dei diritti dei lavoratori al fine di garantire la tempestività della tutela giurisdizionale e il pieno rispetto dell'articolo 24 della Costituzione.
(4-25940)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione indicata si rappresenta quanto segue sulla base delle informazioni acquisite dal Tribunale di Catania.
Il dott. Antonio Calabrese ha proposto ricorso in data 1o novembre 1998 al Pretore di Catania in funzione di giudice del lavoro, chiedendo dichiararsi il suo diritto, quale dipendente dell'Istituto San Paolo di Torino, all'inquadramento nella categoria «Quadro», a far data dal 1o maggio 1993, alle differenze di trattamento economico dal 1o dicembre 1992, con conseguente condanna dello stesso istituto al pagamento delle predette differenze e con ordine di reintegrazione nelle mansioni di legale svolte dal ricorrente dalla data dell'assunzione in servizio al maggio 1997, e successivamente non più espletate per illegittimo declassamento. Il Calabrese chiedeva infine la liquidazione a suo favore dei danni subiti alla vita di relazione, alla professionalità ed alla salute.
All'udienza di comparizione del 16 aprile 1999 il Pretore espletava, secondo legge, il tentativo di conciliazione dando poi atto a verbale dell'esito negativo di esso. Si procedeva quindi al libero interrogatorio delle parti, con ampio spazio assicurato alla verbalizzazione delle dichiarazioni del ricorrente.
Alla successiva udienza dell'11 giugno 1999 veniva ripreso e completato il libero interrogatorio del legale rappresentante dell'istituto convenuto ed all'esito di esso, le parti articolavano la prova per testi non ammessa dal giudice che rinviava la causa per la discussione sul presupposto della superfluità della richiesta attività istruttoria.
Il 5 novembre 1999, su richiesta di entrambe le parti, la causa veniva ulteriormente rinviata, sempre per la discussione, al 16 novembre 1999 e nel corso di tale udienza il procuratore del ricorrente prospettava una serie di argomentazioni tutte recepite a verbale. Ad esse la controparte replicava con articolate argomentazioni e il Pretore nella stessa udienza, esaminate le difese delle parti, ammetteva l'interrogatorio formale del legale rappresentante dell'istituto San Paolo, richiesto dalla difesa del Calabrese, e ordinava allo stesso Istituto la produzione di numerosi documenti in suo possesso.
L'interrogatorio formale veniva reso il 18 gennaio 2000 e il giudice fissava l'udienza del 21 marzo 2000 per la decisione, autorizzando il deposito di note difensive. A tale udienza la causa veniva decisa, con lettura del dispositivo la cui motivazione è stata poi pubblicata il 24 marzo scorso. Con la sentenza, in parziale accoglimento della domanda attrice, è stata disposta la sola riassegnazione del Calabrese alle mansioni già esercitate prima del giugno 1997.
Così sommariamente ricostruito l'
iter del procedimento e l'esito di esso in primo grado, va segnalato, per come riferito dal Presidente della Sezione Lavoro del Tribunale di Catania, che non risulta che il difensore del Calabrese, nel corso del libero interrogatorio delle parti, abbia chiesto, senza ottenerla, la verbalizzazione di domande da lui proposte in precedenza e non ammesse dall'istruttore.
Sembra peraltro utile evidenziare che il libero interrogatorio è atto del giudice che ha facoltà di porre al ricorrente e al resistente le domande ritenute opportune, senza essere vincolato da un preciso articolato e senza essere tenuto ad ammettere tutte le domande sollecitate dai difensori; inoltre, secondo prassi, si provvede di norma a verbalizzare le sole risposte delle parti e dei testi.
Ciò posto va anche rilevato che le decisioni adottate dall'autorità giudiziaria, suscettibili dei rimedi endoprocessuali previsti dall'ordinamento, non sono sindacabili in sede amministrativa salve le ipotesi estreme di abnormità, negligenza o errore inescusabile, ovvero strumentale esercizio delle funzioni


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giurisdizionali per scopi contrari a giustizia, ipotesi queste che non sembrano sussistere nel caso di specie alla luce degli elementi di conoscenza dei fatti sopra esposti.
Il Ministro della giustizia: Piero Franco Fassino.

CARDIELLO. - Al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
alla signora Violante Montella, nata e residente nel Comune di Montecorvino Pugliano, è stato assegnato, con provvedimento del 9 maggio 1987, a seguito di regolare domanda, un contributo ex legge 219/81, per la ricostruzione del proprio alloggio, sito in località Chiusa o Cesina del comune di Montecorvino Pugliano, andato distrutto in occasione del sisma verificatosi in Campania nel 1980;
il contributo prevedeva la somma di lire 53.989.740, giusta pratica n. 93 RGS comune di Montecorvino Pugliano;
a seguito del suddetto provvedimento, nonché dell'autorizzazione all'esecuzione delle opere, veniva dato inizio ai lavori di ricostruzione dell'immobile di proprietà della signora Violante Montella;
nel frattempo si provvedeva ad erogare la somma di lire 13.989.740 relativa al primo stato di avanzamento dei lavori;
nelle more della ricostruzione le opere venivano sospese per fatti indipendenti dalla volontà della proprietaria dell'immobile, in quanto terze persone avevano ostruito l'unica strada di accesso al cantiere;
per questa ragione si è fatto ricorso all'autorità giudiziaria che, con sentenza emessa nel 1997, ha riconosciuto diritti vantati dalla intestataria dello stabile;
durante il periodo di sospensione dei lavori, veniva fatta regolare comunicazione al comune di Montecorvino Pugliano da parte del direttore dei lavori, ingegnere B. Papa;
alla ripresa dei lavori, si apprendeva dagli uffici comunali che i fondi già stanziati per la ricostruzione del fabbricato di proprietà della signora Violante Montella, non erano più disponibili;
i fatti sopra riportati presentano una situazione paradossale, per la quale la protagonista, proprietaria dell'immobile danneggiato e da ricostruire, si è vista destinataria di un contributo che, improvvisamente, le veniva negato;
tale incresciosa situazione ha creato notevoli disagi alla signora Violante Montella che, nel frattempo è rimasta senza un'abitazione decorosa, costretta a vivere in un alloggio precario;
in data 22 luglio 1999, la signora ha presentato querela-denuncia nei confronti del sindaco del comune di Montecorvino Pugliano e dei responsabili degli uffici competenti, onde appurare se siano ravvisabili reati amministrativi e penali per i fatti sopra esposti -:
se il Ministro voglia far luce sulla vicenda che vede coinvolta la signora Violante Montella;
quali siano le motivazioni che hanno determinato l'indisponibilità di fondi già stanziati per la ricostruzione dell'alloggio danneggiato, visto che è stata anche erogata la somma relativa al primo stato di avanzamento;
se il Governo voglia procedere ad un'indagine ricognitiva onde appurare la regolare gestione dei fondi legati alla legge n. 219/81.
(4-25635)

Risposta. - In risposta alla interrogazione indicata, si premette innanzitutto che le competenze del settore sono state demandate a questa amministrazione solo dal luglio 1993, a seguito della soppressione degli organismi speciali per il Mezzogiorno, e si fa rilevare che, ai sensi di legge, questo Ministero non ha alcun rapporto diretto con i privati, né alcun potere sostitutivo nei confronti dei Comuni, nella cui responsabile competenza rientra l'applicazione, nei casi specifici, delle normative di legge.


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Infatti, questa Amministrazione svolge funzioni di proposta, di ripartizione di fondi ai Comuni, di indirizzo e coordinamento attraverso le conseguenti delibere CIPE nonché di supporto ai Comuni nella corretta interpretazione delle stesse.
In riferimento allo specifico caso evidenziato nell'atto ispettivo cui si risponde, il Comune di Montecorvino Pugliano, interessato in merito, ha rappresentato che la pratica relativa alla sig.ra Montella Violante, finanziata il 9 maggio 1987, prevedeva, giusta autorizzazione del 9 maggio 1987 prot. n. 1907, l'inizio dei lavori entro dodici mesi dalla data di rilascio dell'autorizzazione e l'ultimazione degli stessi entro trentasei mesi (9 maggio 1990), cioè ben due anni prima dell'entrata in vigore della L. 32/92. A seguito di tale normativa il Ministero dei lavori pubblici procedette al ritiro di tutte le somme assegnate al Comune di Montecorvino Pugliano ai sensi della L. n. 219/81 ed ancora depositate presso la Banca d'Italia di Salerno (somme non ancora assegnate ai beneficiari nonché somme già assegnate ma non ancora spese a fronte di lavori eseguiti).
Le suddette provvidenze furono riassegnate al Comune di Montecorvino Pugliano esclusivamente per le esigenze abitative dei soggetti inseriti nell'elenco delle priorità previste dalla L. n. 32/92 allegate alla Del. C.C. n. 20 del 12 marzo 1994.
Nel citato elenco di priorità, quindi, non compariva il nominativo di Montella Violante, né la stessa risulta aver mai successivamente presentato istanza di inserimento nella priorità prevista dalla L. n. 32/92 e successive.
Pertanto, il Comune ha fatto presente che alla comunicazione di ripresa dei lavori, peraltro mai sospesi con idoneo provvedimento e mai inviata al Comune stesso, vista la normativa vigente in materia di erogazione dei contributi ai soggetti danneggiati dal sisma del 1980/81, non ha potuto fare altro che comunicare all'interessata, alla direzione lavori, ai suoi legali e, non in ultimo, al locale Comando dei Carabinieri, la cessata copertura finanziaria del contributo assegnato nel lontano 1987.
L'Ente comunale ha altresì precisato, che la somma di L. 13.989.740, incassata a suo tempo dalla sig.ra Montella Violante, venne erogata quale anticipazione del 25 per cento dell'importo concesso giusto l'articolo 15 comma 1/a della L. n. 219/81 e non quale pagamento di uno stato avanzato dei lavori oltretutto mai trasmesso al Comune.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

CARDIELLO. - Al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
le amministrazioni comunali di Battipaglia (Salerno) ed Olevano sul Tusciano (Salerno), hanno espresso perplessità circa i lavori di rifacimento di un viadotto, all'altezza della strada provinciale 29;
i sindaci dei comuni interessati, hanno inviato, a tale scopo, una lettera all'Anas di Salerno, all'amministrazione provinciale di Salerno ed al direttore dei lavori di ampliamento del traffico autostradale Salerno-Reggio Calabria;
l'intervento dei sindaci è motivato dal fatto che l'Anas non ha previsto l'abbattimento del vecchio viadotto ma la costruzione di una struttura parallela;
questa decisione potrebbe peggiorare la viabilità su un'arteria, come la provinciale 29, che costituisce il più importante collegamento tra i comuni di Battipaglia, Olevano sul Tusciano, Acerno ed è interessata, ogni giorno, da un notevole traffico automobilistico, pedonale e ciclistico;
i lavori programmati dall'Anas, precluderebbero la possibilità di allargare la provinciale 29 e di dotarla di infrastrutture laterali, come marciapiedi e piste ciclabili;
le amministrazioni comunali di Battipaglia ed Olevano sul Tusciano, chiedono, dunque, un'opera di maggiore larghezza cd altezza, rispondente alle esigenze dell'utenza;
pare inoltre che il ponte in questione sia l'unico che nell'ambito dei lavori di costruzione della terza corsia, non venga


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demolito, ma accorpato da un'altra struttura, arrecando in tal modo notevoli danni alla viabilità ed impedendo anche l'allargamento della strada provinciale, in quanto non si abbatterebbe una parete di cemento della larghezza di circa 8 metri;
dalla stampa locale si apprende che, a giudizio del sindaco di Olevano sul Tusciano, sarebbe necessario l'abbattimento dell'attuale struttura per procedere, alla creazione di un'opera con una campata maggiore, in modo da rendere possibile l'ampliamento della Provinciale -:
quali utili interventi il Ministro voglia adottare per appurare l'efficacia dell'opera di rifacimento descritta in premessa.
(4-26460)

Risposta. - In merito alla interrogazione indicata e sulla base degli elementi forniti dall'Ente nazionale per le strade si riferisce quanto segue.
Il progetto n. 3166 del 19 febbraio 1997 di ammodernamento dell'autostrada A3, tronco 1o - tratto 3o, dal Km. 23+000 al Km. 30+000, prevede un prolungamento dell'opera esistente in corrispondenza della SP 29, che sottopassa l'autostrada.
Tale prolungamento viene realizzato mediante la costruzione di un ponte che, affiancandosi a quello esistente, ne conserva la luce (m. 9,50) ed accoglie la sede della SP. 29.
Tale soluzione progettuale non determina un peggioramento della viabilità della SP. 29, poiché non altera lo stato dei luoghi.
Il progetto è stato approvato dai Comuni di Battipaglia e di Olevano, in sede di conferenza dei Servizi del 27 giugno 1997, e dal Commissario Prefettizio con delibera n. 58 del 5 maggio 1997.
Una modifica di tale progetto, così come richiesto dai sindaci dei suddetti comuni, comporterebbe oltre che una variante al progetto approvato ed in corso di esecuzione, anche un aggravio di costi, poiché in luogo dell'esistente «scatolare» si dovrebbe realizzare un ponte di notevole importanza.
Inoltre, non potendo modificare la livelletta autostradale di progetto posta già a base degli adiacenti lavori di allargamento della sede stradale, un nuovo ponte di maggiore luce determinerebbe la necessità di aumentare l'altezza dell'impalcato per rispettare i franchi minimi e, quindi, di prevedere un abbassamento della SP. 29, con inevitabili disagi alla circolazione lungo la stessa e con la necessità di spostamento di numerosi sottoservizi esistenti.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

CASILLI e ROTUNDO. - Ai Ministri dei lavori pubblici e dell'ambiente. - Per sapere - premesso che:
da alcuni anni in più zone della città di Lecce, come al quartiere «Stadio» ed in particolare in via Pistoia, e nelle via Japigia, Salandra, Gramsci ed altre, ogni qualvolta si verifica un acquazzone gli scantinati sono invasi d'acqua, sino a due metri d'altezza, causando ingenti danni alle autovetture, ai muri, alle saracinesche, alle porte, agli impianti elettrici, alle autoclavi, addirittura agli ascensori;
gli abitanti dei condomini danneggiati hanno più volte invitato il comune di Lecce a porre rimedio a tale situazione determinata da disfunzioni del sistema fognante e ad intervenire con idonei progetti di ristrutturazione e di ordinaria manutenzione sulla tenuta e deflusso d'acqua della fatiscente rete fognante delle zone interessate;
a tutt'oggi nessun intervento da parte dell'amministrazione comunale è stato messo in cantiere per dare soluzione al problema, che, stando così le cose, è prevedibile si riproporrà in forme persino più drammatiche nella imminente stagione invernale;
i danni sopportati dai cittadini sono direttamente rapportati e collegabili all'atteggiamento negligente dell'amministrazione comunale, che, tra l'altro non si è fatta carico di alcuna forma di risarcimento degli stessi -:
quali iniziative urgenti di propria competenza i Ministri interrogati intendano adottare al fine di favorire una soluzione a tali incresciose situazioni.
(4-26686)


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Risposta. - Con l'atto di sindacato ispettivo presentato dall'interrogante, chiede di intervenire presso l'amministrazione comunale di Lecce al fine di sollecitare misure di intervento e prevenzione sul sistema fognante della città medesima.
A riguardo, devesi far presente che l'Ammininistrazione del Ministero dei lavori pubblici non dispone di strumenti di sindacato, né tantomeno di poteri di intervento, sull'operato degli enti locali, quali il predetto comune di Lecce, che agisce nell'ambito delle proprie prerogative amministrative.
Data la specificità della questione evidenziata, si ritiene di non poter fornire all'interrogante elementi di risposta significativi, che potranno invece essere più adeguatamente reperiti presso la competente amministrazione comunale.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

CENTO. - Ai Ministri dei lavori pubblici e dell'ambiente. - Per sapere - premesso che:
si stanno effettuando dei lavori sull'autostrada Palermo-Messina e i materiali da discarica finiscono solitamente nel letto dei fiumi e dei torrenti limitrofi;
di tale questione si sta occupando anche l'Associazione Legambiente della regione Sicilia ed è stata presentata in merito un'interrogazione nell'ambito dell'assemblea della regione Sicilia -:
quali provvedimenti intendano intraprendere per verificare se effettivamente i materiali da discarica dei lavori dell'autostrada vanno a finire nei fiumi della zona e, se questo corrispondesse a verità, quali interventi intendano effettuare per far sì che non si verifichino questi gravissimi atti di vandalismo a danno dell'ambiente e a danno della popolazione limitrofa.
(4-24248)

Risposta. - In merito ai quesiti proposti dall'interrogante con il sindacato ispettivo indicato, l'ente nazionale per le strade, cui sono stati richiesti elementi, riferisce che non risultano essere stati depositati materiali derivanti da scavi nei letti dei fiumi e dei torrenti situati nella zona interessata dai lavori di costruzione dell'autostrada A20.
Le imprese esecutrici dei lavori stessi, infatti, inviano i materiali di risulta a sistemazione definitiva, nell'ambito di bonifiche agrarie provviste delle necessarie autorizzazioni di legge.
Per quei terreni ricadenti in zone soggette a vincolo paesaggistico, l'Anas precisa che le bonifiche agrarie sono provviste dell'autorizzazione della competente sovrintendenza ai beni culturali.
Per quanto riguarda la zona del torrente Baronia, l'Ente fa presente che una parte dei materiali di risulta è stata utilizzata per il rifacimento di una pista esistente a ridosso del muro d'argine del torrente. Tale intervento è stato autorizzato del Genio civile e dalla sovrintendenza ai beni culturali.
L'Ufficio per la grande viabilità in Sicilia controlla costantemente che nel corso dei lavori suddetti non vengano depositati nei letti di fiumi e torrenti materiali di risulta che, effettivamente, potrebbero danneggiare ambiente e territorio.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

CENTO. - Ai Ministri della pubblica istruzione, della giustizia e dell'interno. - Per sapere - premesso che:
mercoledì 17 novembre 1999 alle ore 20,30 circa l'ufficiale giudiziario della Corte d'appello di Roma apponeva i sigilli presso la succursale della scuola media statale Villoresi situata in via del Fontanile Arenato 273 a Roma, in esecuzione di uno sfratto richiesto dalla proprietà dell'immobile, suore dell'Addolorata e della Santa Croce;
tale esecuzione forzata dello sfratto avvenne in assenza dei responsabili della scuola stessa e produceva per il giorno


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successivo l'impossibilità per gli alunni di poter svolgere regolarmente le proprie lezioni con grave danno per il diritto allo studio;
nei giorni precedenti la prefettura di Roma, il comune e il provveditorato avevano assicurato che lo sfratto sarebbe stato rinviato per poter consentire agli alunni di completare almeno l'anno scolastico in corso anche per garantire il diritto allo studio e la continuità didattica -:
se le procedure per l'esecuzione dello sfratto e l'apposizione dei sigilli alla scuola siano state eseguite nel rispetto delle norme vigenti;
chi abbia autorizzato la concessione della forza pubblica per l'esecuzione dello sfratto;
quali iniziative intendano intraprendere per far revocare l'esecutività dello sfratto al fine di garantire il diritto allo studio e la continuità didattica della succursale della scuola media statale Villoresi e per il prossimo futuro indicare un'eventuale sede alternativa con il consenso degli operatori scolastici e dei genitori degli alunni stessi.
(4-26996)

Risposta. - In merito alla vicenda all'atto di sindacato ispettivo presentato, si comunica quanto segue sulla base delle informazioni fornite dalla competente articolazione ministeriale, dal Ministero dell'Interno e da quello della Pubblica Istruzione.
La Congregazione delle Suore dell'Addolorata della Santa Croce, nel mese di agosto del 1999 iniziava la procedura di sfratto per finita locazione a carico della Succursale della Scuola Media «Villoresi» sita in Roma, Via del Fontanile Arenato 273 - Via dei Brusati 80, per adibirla a Casa Generalizia e Scuola religiosa per le novizie del citato ordine religioso.
La Congregazione nell'occasione segnalava l'urgenza del rilascio dello stabile in quanto numerose novizie provenienti da Paesi esteri da anni attendevano la costituzione della Scuola religiosa sopra indicata per poter entrare in Italia.
Dagli elementi raccolti è risultato che l'ufficiale giudiziario, in possesso di titolo esecutivo ed atti relativi alla richiesta di esecuzione di sfratto, in un accesso successivo ad altri, nei quali non si era potuto eseguire lo sfratto a causa della mancata assistenza della forza pubblica, nella circostanza ritenuta necessaria per la presenza di alunni in orario di lezione, iniziava l'esecuzione alle ore 18.20 del 17 novembre 1999, su specifica e pressante richiesta della parte istante, che aveva preteso un tentativo di esecuzione in orario extrascolastico quando l'assenza della scolaresca non avrebbe reso necessaria l'assistenza della forza pubblica, che si concludeva con la relativa immissione in possesso dell'immobile citato.
Al riguardo si deve tenere presente che l'Ufficiale Giudiziario ha il dovere di fare il possibile per eseguire quanto disposto dall'Autorità Giudiziaria e che la legittimità delle pretese della parte esecutante risulta costituzionalmente protetta dall'articolo 24 della Costituzione, che comprende ovviamente anche la fase dell'esecuzione forzata, in quanto diretta a rendere effettiva l'attuazione dei provvedimenti giurisdizionali.
Si deve poi rilevare che richiedere l'assistenza della forza pubblica, sia per l'esecuzione di uno sfratto che per qualsiasi altra procedura esecutiva, non è un dovere dell'ufficiale giudiziario, bensì un suo potere discrezionale che discende dall'articolo 513 del codice di procedura civile.
Peraltro nel caso in esame lo sfratto è avvenuto, come detto in precedenza, senza l'assistenza della Forza Pubblica.
Come riferito dalla Prefettura e dal Provveditorato agli Studi di Roma, gli alunni ed i genitori mettevano subito in atto manifestazioni di protesta per quanto avvenuto ed il Prefetto convocava nei giorni 18 e 19 novembre due riunioni con tutte le parti in causa per ricercare una soluzione transattiva della vertenza.
Al termine di tali riunioni veniva concordato che per l'anno scolastico al momento in corso venivano restituiti alla proprietà il secondo e il terzo piano dell'edificio, con conseguente concentrazione dell'attività didattica ai piani terra e primo, mentre per


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il successivo anno scolastico il Comune di Roma avrebbe provveduto alla ristrutturazione dei locali di un edificio di proprietà comunale, sito in Via Longhena, che era stato già in precedenza individuato come sede alternativa e che tuttavia non si era potuto immediatamente utilizzare sia perché i locali risultavano occupati da alcune famiglie, per le quali era comunque prevista la prossima assegnazione di altri alloggi, sia perché bisognevole di radicali interventi di manutenzione per renderlo idoneo all'uso scolastico.
La soluzione positiva della vertenza consentiva quindi alla succursale della Scuola Media Statale «Villoresi» di riprendere regolarmente le lezioni dal 20 novembre 1999.
Il Ministro della giustizia: Piero Franco Fassino.

CHINCARINI. - Ai Ministri dei lavori pubblici e per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 30 della legge 472 del 1999 «Interventi nel settore dei trasporti», pubblicata sul supplemento ordinario della Gazzetta Ufficiale del 16 dicembre 1999, modificando l'articolo 23 del decreto legislativo 285/1992 (Nuovo Codice della strada), vieta la collocazione di cartelli, insegne di esercizio o altri mezzi pubblicitari nelle zone tutelate dalle leggi 1089 del 1939, 1497 del 1939, dal decreto legge 312 del 1985 convertito con modifiche dalla legge 8 agosto 1985 n. 431 e dalla legge 6 dicembre 1981 n. 394 (in pratica nelle zone di particolare interesse artistico, storico e paesaggistico);
sul supplemento ordinario della Gazzetta Ufficiale del 27 dicembre 1999 è stato pubblicato il decreto legislativo 29 ottobre 1999 n. 490 recante «Il testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali» (in pratica sostituisce, abrogandole, le leggi sopracitate). In particolare all'articolo 50 si vieta la collocazione o l'affissione di cartelli o altri mezzi di pubblicità sugli edifici di interesse storico ed artistico o in prossimità di essi, se non dopo autorizzazione della competente Sovrintendenza. All'articolo 157 si vieta invece di collocare cartelli e mezzi pubblicitari nell'ambito e in prossimità dei beni ambientali, se non previa autorizzazione della regione;
tali disposizioni stanno creando non pochi problemi di comprensione e di applicazione alle amministrazioni locali di quei comuni interessati dai vincoli ambientali, che non sono in grado di autorizzare nuove installazioni -:
se non ritengano opportuno intervenire con apposita urgente circolare per chiarire quale debba essere la normativa che gli amministratori locali sono tenuti ad applicare, sia in riferimento alle nuove domande per il collocamento o l'affissione di cartelli, insegne di esercizio o altri mezzi pubblicitari, sia in riferimento a quelli già esistenti;
se invece dimostrino, vietandoli, di non tener conto, da un lato, che le entrate derivanti dal collocamento dei mezzi pubblicitari incidono in maniera rilevante sui bilanci di quei comuni i cui centri storici ricadono nei vincoli artistici e storici istituiti a partire dal 1939 e, dall'altro, dell'indubbio danno che ne deriverebbe alle attività economiche in località a prevalente vocazione turistica.
(4-28396)

Risposta. - In merito ai quesiti proposti dall'interrogante con il sindacato ispettivo indicato, si riferisce quanto segue.
Il Codice della strada si occupa di affissioni pubblicitarie solamente quando queste interferiscono con la sicurezza stradale. A tal proposito le norme prevedono casi in cui esiste un divieto assoluto di affissione (in autostrada, sulle extraurbane principali ecc.) e casi in cui è possibile permetterla nel rispetto delle regole precise.
Attualmente, contro il grave fenomeno dell'abusivismo, con la legge 472/99 è stato dato seguito alle richieste di questo Ministero prevedendo un efficace sistema di rimozione.
Si ritiene pertanto che l'applicazione di tali disposizioni consentirà di rimettere ordine


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nel settore e che l'attuazione delle altre disposizioni contenute nella citata legge, che consente alle regioni di individuare altre strade su cui vietare l'affissione pubblicitarie, riuscirà a creare un equilibrato rapporto tra le infrastrutture stradali ed i mezzi pubblicitari, rispettando sia le esigenze di sicurezza che quelle di tutela paesaggistica.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

CREMA. - Al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
il termine per l'attività del Consorzio del Canale Milano-Cremona-Po, ente pubblico non economico costituito con legge del 10 ottobre 1962 n.1549 è fissato, dalla legge n. 234/95, al 31 dicembre 1999;
il Consorzio è nato allo scopo di costruire il canale suddetto e, conseguentemente, le conche di navigazione, i porti di Milano e Cremona, gli scali, gli approdi e le banchine lungo la linea e l'attivazione delle aree riservate per magazzini ed attrezzature;
tra le numerose opere portate a compimento, può essere utile citare il bacino portuale di Cremona che ha consentito l'insediamento di oltre 15 tra aziende industriali e commerciali;
numerosi altri progetti sono finanziabili con il patrimonio immobiliare del Consorzio, d'intesa con gli enti locali ed in corso di definizione;
in considerazione delle intese allo studio e della forte valenza che riveste, anche a livello europeo la piena realizzazione del sistema di trasporto idroviario in questione, alcuni degli enti locali interessati come i consigli comunali di Milano e Cremona e il Consiglio provinciale di Cremona hanno espresso parere favorevole affinché si provveda ad una proroga dei termini fissati -:
Se non ritenga opportuno intervenire per la proroga dell'attività del Consorzio del Canale Milano-Cremona-Po, al fine di consentire l'ultimazione del tratto terminale idroviario previsto, onde scongiurare la compromissione delle attuali risorse a disposizione del Consorzio suddetto, a causa dell'inevitabile insorgere di interminabili complicazioni di carattere buracratico.
(4-28640)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare indicata, si premette che con legge 8 giugno 1995 n. 234 di conversione del decreto-legge 21 aprile 1995 n. 117, il termine per l'attività di completamento delle opere di costruzione del canale navigabile del Milano-Cremona-Po era stato prorogato fino al 31 dicembre 1999.
Scaduto il suddetto termine senza interventi normativi volti a prorogarlo ulteriormente questo Ministero ha richiesto, in data 1o marzo 2000, al Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione economica di procedere alla messa in liquidazione del Consorzio in parola sul quale esercitava la vigilanza.
L'attività del Consorzio prosegue nell'ambito della ordinaria amministrazione con il compimento di tutti quegli atti di conservazione necessari per impedire che il patrimonio consortile subisca pregiudizi che possano incidere negativamente sulla successiva attività liquidatoria.
Si informa, comunque, che sono in corso contatti con il Ministero del tesoro e con il Ministero dei trasporti e della navigazione per sottoporre la questione della prosecuzione degli interventi alla Conferenza Stato-Regioni.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

CUSCUNÀ. - Ai Ministri dell'interno, dei lavori pubblici e di grazia e giustizia. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante che l'amministrazione comunale di Tolve (Potenza) con proprio provvedimento ha revocato l'incarico di presidente della commissione collaudatrice all'ingegner Roberto Di Chicco, riferito ai lavori del progetto Casmez: PS/33/2836/BT - strada Pozzillo SS 96-bis


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(viadotto e galleria su torrente Alvo) in località Monte Stallone del comune di cui trattasi;
avverso il provvedimento l'interessato, ingegner Roberto Di Chicco, ha provveduto a presentare regolare esposto-ricorso sostenendo l'illegittimità del provvedimento adottato dall'esecutivo del comune di Tolve (Potenza), in quanto non competente, visto che l'incarico di presidente della commissione collaudatrice era stato assegnato con provvedimento dell'ex Agensud (oggi ministero dei lavori pubblici) solo organo competente in materia;
inoltre, sembra esservi indagine in corso, da parte della procura della Repubblica di Potenza, sulle modalità d'appalto dei relativi lavori -:
se il ministro dei lavori pubblici intenda fare luce sulla ragione della revoca dell'ingegner Roberto Di Chicco;
quali provvedimenti, nell'ambito dei suoi poteri di controllo il ministro dell'interno intenda adottare, una volta accertati i fatti sopra esposti, nei confronti dell'amministrazione comunale di Tolve.
(4-19225)

Risposta. - Per corrispondere all'atto ispettivo in oggetto evidenziato si rappresenta che l'intervento in questione è stato trasferito con Convenzione n. 2021, stipulata tra l'Agensud ed il Comune di Tolle, in data 22 gennaio 1991 per l'importo di lire 26.537.204.492.
Con tale convenzione il Comune, ai sensi dell'articolo 5 della legge n. 64/86, ha assunto la competenza primaria ad eseguire l'opera ed è subentrato nei rapporti giuridici (con imprese, professionisti, etc.) già intrattenuti dall'Agensud.
Il Ministero dei lavori pubblici e l'Agensud, succedendo ai sensi del decreto-legistaltivo n. 96/93, hanno conservato la sola facoltà di designare i nominativi dei collaudatori, rimanendo estranei ai rapporti Ente convenzionato-collaudatori.
Il Comune ha ritenuto di revocare l'incarico di collaudo all'ing. Di Chicco con deliberazione della Giunta municipale. Lo scrivente Dicastero potrebbe solo designare un altro collaudatore anche se l'incarico andrebbe comunque formalizzato con apposita delibera dell'Ente trasferitario.
Si segnala, infine, che detta convenzione è stata sequestrata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Potenza in data 9 febbraio 1994.
Tanto si riferisce per quanto di competenza di questa amministrazione.
Inerentemente al secondo quesito posto nell'atto di sindacato ispettivo cui si risponde, il Ministero di grazia e giustizia, interpellato in merito ha fatto conoscere quanto segue.
La competente Procura, a seguito della ricezione della relativa notizia di reato, ha svolto indagini in merito ai lavori del progetto di cui all'oggetto nei confronti di 34 persone.
A conclusioni delle indagini è stata presentata al Giudice per le indagini preliminari richiesta di rinvio a giudizio per 18 persone in ordine ai reati di cui agli articoli 110-353 codice penale, 81 cpv-110-323 cpv., 479, 356, 319-319 bis-321 e, contestualmente, richiesta di decreto di archiviazione per i restanti indagati.
In data 27 ottobre 1995, il Giudice per le udienze preliminari emetteva sentenza di non luogo a procedere perché i fatti non costituiscono reato nei confronti di 13 imputati e decreto con cui disponeva il giudizio per gli altri 5.
Il locale Tribunale, con sentenza del 28 ottobre 1997, ha condannato quattro persone riconoscendole colpevoli del solo reato di cui agli articoli 81 cpv. - 110-323 cpv. codice penale, alla pena di anni uno di reclusione ed alla interdizione dai Pubblici Uffici per uno stesso periodo, con il beneficio della sospensione delle pene, assolvendo gli stessi quattro e, il quinto, dalle residue imputazioni ascritte.
Avverso la succitata sentenza, il Ministero di grazia e giustizia ha proposto appello in data 11 marzo 1998.
Ad ogni maggior chiarimento, si allega alla presente copia della sentenza 115/99 del 10 febbraio 1999 della Corte di Appello di Potenza con relativa annotazione in calce alla stessa dell'esito del ricorso in Cassazione deciso con sentenza della Suprema


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Corte del 20 dicembre 1999 delle quali può trarsi il seguito della intervenuta vicenda giudiziaria.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

DE CESARIS. - Al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
il comitato di quartiere di Settebagni (Roma) ha inviato una diffida alla giunta regionale del Lazio e al consorzio di bonifica Tevere e Agro Romano in merito al ruolo suppletivo emesso per l'anno 1997 con deliberazione del C.d.a. di quest'ultimo n. 24 del 21 ottobre 1997;
il presidente della giunta regionale del Lazio ha inviato una lettera n. 14842 del 17 dicembre 1997 al presidente del consorzio di bonifica Tevere e Agro Romano nella quale si esprimevano le valutazioni della giunta regionale in merito al ruolo suppletivo emesso;
il presidente della regione Lazio dottor Badaloni nella citata lettera affermava che la deliberazione consortile doveva essere dichiarata illegittima e le somme già incassate dovevano essere restituite anche valutando la possibilità della restituzione mediante sgravi compensando con quanto sarebbe stato iscritto nel ruolo del 1998;
inoltre il presidente Badaloni affermava che doveva essere data immediata applicazione all'articolo 3 della legge regionale n. 4 del 1984 ed il consorzio doveva procedere all'esclusione delle zone urbane di espansione urbana dal perimetro consortile e quindi dall'onere contributivo ad eccezione delle zone urbane e di espansione urbana che si avvalgono dei benefici delle opere o dei servizi di bonifica;
il consorzio di bonifica del Tevere e dell'Agro Romano rispose alla lettera del presidente della regione Lazio impegnandosi a revocare formalmente la delibera del C.d.a. n. 24 del 21 ottobre 1997, annullandone gli effetti e a restituire i ruoli già incassati anche mediante compensazione con i ruoli consortili del 1998;
il consorzio di bonifica del Tevere e dell'Agro Romano si è impegnato anche all'esclusione della contribuenza 1998 delle zone urbane o di espansione urbana secondo quanto previsto dall'articolo 3 della legge regionale del Lazio n. 4 del 1984;
a tutt'oggi non risulta che il consorzio di bonifica del Tevere e dell'Agro Romano abbia ottemperato agli impegni assunti con la lettera inviata al presidente della giunta regionale del Lazio dottor Badaloni;
il comitato di quartiere di Settebagni (Roma) e i cittadini interessati, nonostante numerosi solleciti e riunioni non riescono a vedere riconosciuti i loro diritti del resto sostenuti anche dalla giunta regionale del Lazio;
analoghe situazioni si ripetono anche per altri consorzi, determinando disagi tra i cittadini inutilmente lesi nei loro diritti -:
se non ritenga di dover assumere iniziative atte a far sì che i consorzi di bonifica ottemperino ai loro doveri nei confronti dei cittadini, doveri che nel caso citato sono stati assunti come impegni nella lettera di risposta inviata al presidente Badaloni.
(4-19337)

Risposta. - In riferimento alla interrogazione indicata, nel porre preliminarmente in rilievo che le problematiche evidenziate dall'interrogante esulano dalla competenza di questo Ministero, si forniscono le notizie acquisite presso la Regione Lazio.
Il competente Assessorato Opere e Reti di servizi e Mobilità, circa il ruolo di contribuenza suppletivo 1997 emesso dal Consorzio di bonifica Tevere e Agro romano, riferisce che lo stesso, con deliberazione del Consiglio di amministrazione 21.10.1997 n. 24 ha stabilito di emettere un ruolo di contribuenza suppletivo in aggiunta a quello ordinario, che ha provocato malumore e lamentele da parte dei consorziati.
Il Presidente della Giunta, con atto di diffida in data 17.12.1998, ha rappresentato al Consorzio che la deliberazione consortile n. 24/1997 debba essere annullata, in quanto illegittima.
Il Consorzio allora con successiva deliberazione del Consiglio di amministrazione in data 23.03.1998, n. 36, ha revocato la


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precedente dichiarando nulli gli effetti della stessa. A seguito di ciò le somme già incassate a tale titolo sono state restituite o compensate con il ruolo di contribuenza dell'anno successivo.
Nel corso del 1998, il Consorzio ha provveduto a deliberare, in applicazione della legge regionale 4/84, l'esclusione dai territori consortili delle aree all'interno della perimentazione urbana dei Comuni ricadenti nel comprensorio, con eccezione di quelle che si avvalgono dei benefici derivanti da opere e servizi di bonifica.
Nel dicembre del 1998, la Giunta regionale ha promulgato la legge regionale 11 dicembre 1998, n. 53 (Organizzazione regionale della difesa del suolo in applicazione della legge 18 maggio 1989 n. 183), che prevede soluzioni innovative ed una profonda revisione degli attuali modelli gestionali per realizzare una nuova ed unitaria organizzazione della difesa del suolo su scala regionale. La riorganizzazione delle funzioni, le deleghe agli Enti locali, l'istituzione dell'ARDIS (Agenzia regionale per la difesa del suolo), i compiti assegnati ai Consorzi di bonifica definiscono un nuovo sistema con organismi gestionali capaci di assicurare una rete organica e coordinata di funzioni di diverso livello. Un moderno impianto normativo e tecnico-gestionale che assume la «manutenzione» come la modalità permanente di intervento e scelta strategica per la difesa attiva del territorio.
La legge è stata impostata in modo da essere pienamente operativa sin dall'inizio del 2000. Essa prevede, infatti, un insieme articolato e complesso di adempimenti preliminari, indispensabili per porre in essere, in modo organico e coerente, le diverse innovazioni rispetto alla situazione in atto all'inizio del 1999. Tali adempimenti coinvolgono sia la regione che le province, le autorità d'ambito, i consorzi di bonifica.
La regione nel trascorso anno ha provveduto a definire i propri adempimenti e ad approvare i relativi provvedimenti. In applicazione dell'articolo 8 della citata L.R. 53/98, con provvedimento della Giunta regionale si è proceduto all'individuazione delle aste principali del reticolo idrografico compreso nel territorio regionale. In applicazione dell'articolo 35 è stata approvata la convenzione tipo per l'affidamento ai consorzi di bonifica della realizzazione, gestione e manutenzione delle opere, degli impianti e della attività inerenti alla difesa del suolo e degli impianti pubblici di irrigazione. In osservanza dell'articolo 36 è stata approvata la convenzione tipo per la regolazione dei rapporti tra i Consorzi di bonifica e l'organizzazione del servizio idrico integrato ed, inoltre, sono state emanate direttive ai Consorzi di bonifica per l'adeguamento dei piani di classifica delle spese consortili.
Per quanto riguarda più specificatamente le direttive di cui all'articolo 36 della legge 53/1998, la norma prevede che i proprietari degli immobili ricadenti in zone urbane, facenti parte del comprensorio di bonifica e soggetti all'obbligo del versamento della tariffa dovuta per il servizio di pubblica fognatura, sono esentati dal pagamento del contributo di bonifica, riferito ai servizi di raccolta, collettamento e allontanamento delle acque meteoriche. L'applicazione di detto articolo, ha richiesto che la Regione Lazio predisponesse una convenzione-tipo per la regolazione dei rapporti tra consorzio di bonifica e autorità d'ambito che, come sopra evidenziato, è già stata approvata dalla Giunta Regionale.
In sintesi, la situazione che verrà attuata nel corrente anno è la seguente: le aree all'interno di un comprensorio di bonifica che non beneficiano dei servizi di bonifica, sono escluse dal pagamento dei contributi. Delle rimanenti aree, quelle urbane sono altresì esentate dal pagamento del contributo in quanto compreso nella tariffa del servizio idrico integrato, mentre quelle non urbane sono soggette al pagamento del contributo nei modi e nelle forme stabilite dal piano di classifica consortile adottato ai sensi delle direttive sopra richiamate.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Ai Ministri della difesa e degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
Francesco Bider, operaio biellese, partecipe di operazioni umanitarie in zone


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teatro di operazioni belliche, volontario, pare, nell'Uck, risulta deceduto in circostanze poco chiare in Kosovo;
il fratello di Francesco Bider ha lamentato che, ad oggi, nulla di ufficiale sia stato detto dalle autorità italiane, a dispetto del fatto che il giovane sia stato È almeno pare È sepolto nella zona controllata dalle truppe italiane;
le uniche informazioni sono pervenute attraverso il giornalista di Repubblica Paolo Rumiz;
il ministero degli affari esteri e l'Ambasciata italiana di Albania sono stati avvisati -:
quali notizie siano state acquisite circa le circostanze della morte di Francesco Bider e quali siano le ragioni per le quali, difformemente dalla prassi consolidata, i familiari non siano stati avvertiti dell'epilogo tragico.
(4-24779)

Risposta. - Il Ministero degli esteri era stato interessato al caso del sig. Francesco Bider dalla Procura della Repubblica di Biella, con nota pervenuta il 14 luglio 1999. L'autorità giudiziaria, sulla base delle notizie stampa che informavano della morte del connazionale, aveva infatti aperto un procedimento penale contro ignoti per il delitto di omicidio ed in tale frangente aveva richiesto al Ministero degli esteri l'acquisizione di informazioni sulla dinamica degli eventi.
L'Ambasciata a Tirana era stata informata della scomparsa del connazionale (avvenuta al confine tra l'Albania ed il Kosovo) il 6 luglio da un amico di famiglia dello stesso, senza peraltro che fossero specificate le circostanze del probabile decesso. Al contempo venivano informate anche la Rappresentanza diplomatico-consolare a Belgrado e l'Unità di Crisi, le quali tuttavia non erano più state contattate dai familiari e conoscenti del sig. Bider.
Da informazioni successivamente raccolte dall'Ambasciata a Tirana, che aveva nel frattempo richiesto alle Autorità albanesi l'apertura di un'indagine, sembrerebbe che Francesco Bider (in possesso di una FIAT Panda di color verde scuro) abbia soggiornato per due settimane, durante la guerra del Kosovo, presso il campo italo-greco di Kukes 2.
Sulla base delle informazioni fornite dalle Autorità albanesi risulterebbe inoltre, che in un non meglio specificato «periodo successivo», egli abbia preso parte alle attività paramilitari dell'UCK, rimanendo ucciso nel corso degli scontri a fuoco con l'esercito jugoslavo, avvenuti a Koshara (nei pressi di Tropoje). Tali informazioni, per la verità assai scarne, sono già state inviate alla Procura della Repubblica di Biella, che sinora non ha chiesto ulteriori approfondimenti.
Da ultimo, si segnala che l'Ambasciata a Belgrado, tramite il proprio Ufficio di Pristina, ha comunicato che nel cimitero di Koshara si trova una tomba recante la lapide con il nome di «Francesco Bider - Italia», che potrebbe effettivamente contenere le spoglie del connazionale. Il Ministero degli Esteri ha immediatamente informato di quest'ultimo sviluppo la Procura di Biella, perché comunichi la notizia ai familiari e fornisca indicazioni sulle misure da adottare.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Franco Danieli.

FIORI. - Ai Ministri dell'ambiente, dei beni culturali e ambientali, di grazia e giustizia e dei lavori pubblici. - Per sapere:
se risponda al vero che il comune di Roma ha deciso di costruire un parcheggio sotterraneo all'interno di Villa Bianca (Nomentano Alto) per 72 posti macchina, senza un preciso progetto esecutivo, senza l'autorizzazione della sovrintendenza per i beni ambientali e archeologici, senza l'autorizzazione del ministero dell'ambiente in relazione alla distruzione di una parte della zona a verde e senza un preventivo esame dei rischi che tale opera comporterebbe per la statica dei palazzi limitrofi;
in caso affermativo se non ritengano di dover intervenire immediatamente per


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bloccare i lavori di un'opera che, oltre ad essere abusiva e illegale, è dannosa anche per la qualità della vita degli abitanti della zona e che comunque facilmente ubicabile in aree circostanti più idonee;
se abbiano provveduto ad investire la procura della Corte dei conti per l'accertamento di responsabilità per i danni causati dai funzionari comunali per lo spreco di denaro pubblico, derivante dall'inizio dell'esecuzione del parcheggio di cui alla premessa;
se abbiano provveduto a segnalare i fatti sopraesposti alla Procura della Repubblica per l'accertamento di eventuali illeciti penali.
(4-16420)

Risposta. - In merito ai quesiti posti dall'interrogante con il presente sindacato ispettivo, sono stati richiesti elementi al comune di Roma che riferisce di aver adottato, con deliberazione del consiglio comunale n. 422 del 17.12.91 il programma urbano parcheggi, annualità 1991, ai sensi della legge 122/89, approvato dalla Regione Lazio con deliberazione della Giunta Regionale n. 3043 del 22.4.92.
Nell'ambito di tale programma, è previsto, al n. 245 degli interventi di cui all'articolo 9, comma 4, della citata legge (parcheggi privati su area pubblica) il parcheggio da realizzarsi in largo di Villa Bianca, sotto la sede stradale (non all'interno di «Villa Bianca»).
Sulla base di un progetto di prima fase, approvato in sede di Conferenza dei Servizi dagli Organi preposti alla tutela dei beni architettonici, archeologici, ambientali ed idrogeologici, è stata stipulata la convenzione per la cessione del diritto di superficie dell'area di proprietà comunale alla società proponente, come previsto dall'articolo 9, comma 4 citato.
L'autorizzazione edilizia, indispensabile perché la società possa dare inizio ai lavori, sarà rilasciata non prima dell'approvazione del progetto definitivo, attualmente all'esame degli uffici competenti.
Il comune di Roma fa presente, inoltre, che trattandosi di intervento disciplinato dall'articolo 9, comma 4, della Legge 122/89, il finanziamento dell'opera è a totale carico della società privata cui l'amministrazione comunale concede il diritto di superficie dell'area.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

FIORI, ALEMANNO, BENEDETTI VALENTINI, GALEAZZI, MARTINI e SIMEONE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri dell'ambiente e dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
nelle dichiarazioni programmatiche il Governo Dini (pagina 7510 del resoconto stenografico del 23 gennaio 1995) e il Governo Prodi (pagina 78 resoconto stenografico del 22 maggio 1996) avevano assunto precisi impegni per una politica ambientale di interventi e di investimenti, per una razionalizzazione della normativa in materia di acqua e per la realizzazione di progetti infrastrutturali al fine di impedire il ripetersi di tragiche alluvioni;
dopo quasi tre anni e mezzo nessuno di questi impegni normativi, finanziari e amministrativi, è stato mantenuto perché nessuna delle iniziative promesse nelle dichiarazioni programmatiche a tutela del territorio e dell'ambiente con particolare riferimento al Mezzogiorno è stata realizzata, e conseguentemente l'attuale maggioranza ha il dovere morale, politico e giuridico di assumersi, dinanzi alle popolazioni dell'Irpinia e della Campania così duramente colpite, la responsabilità di quanto accaduto, evitando la squallida recita di attribuire sempre al passato colpe che invece sono esclusivamente degli ultimi due governi di Centro-Sinistra -:
quali iniziative il Governo intenda assumere per rispettare, anche se con grave ritardo, gli impegni programmatici assunti il 22 maggio 1996 per una più idonea politica a difesa dell'ambiente e del territorio.
(4-17330)


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Risposta. - In riferimento all'interrogazione indicata, cui si risponde per delega della Presidenza del Consiglio dei Ministri, concernente le iniziative intraprese a tutela del territorio e dell'ambiente, con particolare riferimento al mezzogiorno, si rappresenta quanto segue.
Nell'ambito degli interventi di difesa del suolo finanziati a valere sulla legge 18 maggio 1989, n. 183, si è ottenuto un notevole incremento delle risorse destinate a tale settore con le varie leggi finanziarie raggiungendo, con la legge finanziaria 1999, uno stanziamento di lire 700 miliardi. Si fa presente che la legge finanziaria 1997 prevedeva uno stanziamento di lire 420 miliardi per il 1997 e lire 310 miliardi per ciascuno degli anni 1998 e 1999.
A seguito dei disastri idrogeologici che hanno colpito la Campania nel maggio 1998, il decreto legge 11 giugno 1998, n. 180, convertito in legge 3 agosto 1998, n. 267 e modificato con la legge 13 luglio 1999, n. 226, ha avviato una sistematica attività di prevenzione del rischio idrogeologico sul territorio nazionale in linea con le attività previste dalla legge 18 maggio 1989, n. 183 in materia di difesa del suolo.
Le regioni e le autorità di bacino hanno sostanzialmente predisposto i piani straordinari diretti a rimuovere situazioni di rischio più elevato ed i programmi urgenti per la riduzione del rischio idrogeologico ai sensi del decreto-legge 11.6.1998, n. 180, convertito in legge 3.8.1998 e modificato con la legge 13.7.1999.
Con decreti del Presidente del consiglio dei ministri in data 21 dicembre 1999 sono stati approvati i programmi di interventi urgenti per la gran parte delle regioni.
Per le rimanenti regioni (Calabria, Campania e Sardegna) si sta concludendo l'istruttoria preordinata all'emanazione del decreto di approvazione del Presidente del consiglio dei ministri.
Per la realizzazione di detti interventi è previsto uno stanziamento di lire 110 miliardi per l'anno 1998 e di lire 495 miliardi per ciascuno degli anni 1999 e 2000.
È previsto, infine, che entro il termine perentorio del 30 giugno 2001, le Autorità di bacino e le Regioni adottino piani stralcio di bacino per l'assetto idrogeologico.
Nel corso del 1999 questo ministero, nel collaborare con il Ministero del tesoro del bilancio e della programmazione economica nella formazione degli atti preordinati alla programmazione dei fondi strutturali dell'Unione europea nel periodo 2000-2006, ha predisposto il rapporto interinale e le linee guida settoriali, che pongono la difesa del suolo come uno degli obiettivi prioritari della programmazione dello sviluppo del mezzogiorno.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

FIORI. - Ai Ministri dei lavori pubblici, dei trasporti e della navigazione e di grazia e giustizia. - Per sapere - premesso che:
il comune di Roma ha da tempo installato su entrambe le direzioni di via Nomentana (dalla parte di Porta Pia) un cordolo di gomma per dividere la carreggiata normale dalle corsie riservate ai mezzi pubblici;
tale cordolo, di colore scuro e comunque poco visibile, costituisce, specie per le moto e i ciclomotori, una insidia che ha cagionato e cagiona innumerevoli e gravi incidenti alcuni dei quali anche mortali;
gli abitanti della zona hanno inviato una petizione di protesta con migliaia di firme anche ai ministeri interrogati;
il comune di Roma più volte interessato non ha mai dato alcuna risposta -:
se non ritengano che l'installazione di tali cordoli siano in violazione delle norme del codice stradale e se, comunque, rappresentando una vera e propria insidia, non costituiscano, da parte delle autorità preposte, in qualità di ufficiali del Governo, alla sicurezza e salute dei cittadini, violazione di quelle norme del codice civile poste a tutela dell'incolumità dei cittadini stessi.
(4-21432)


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Risposta. - In riferimento all'atto ispettivo cui si risponde si fa preliminarmente presente che i problemi segnalati esulano dalle competenze di questa amministrazione.
Per fornire comunque notizie all'interrogante sono stati richiesi elementi al comune di Roma, istituzionalmente competente, che ha fatto pervenire le notizie che qui si riportano integralmente.
«In via Nomentana sono stati installati delimitatori a protezione delle corsie preferenziali, muniti anche di delineatori flessibili rifrangenti, di tipo omologato dal Ministero dei lavori pubblici con approvazione n. 1862 del 1987.
I cordoli di cui trattasi sono stati apposti, a seguito di ordinanza sindacale, previa predisposizione di segnaletica orizzontale e verticale che ne indica la presenza, in ottemperanza a quanto stabilito dal vigente codice della strada.
Per migliorare le condizioni di manutenzione è stata affidata con deliberazione della Giunta Comunale n. 4955 del 29/12/98, la manutenzione stessa all'A.T.A.C.».
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

FRAGALÀ e LO PRESTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri ed al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
il crollo della palazzina di Palermo verificatosi giovedì 11 marzo 1999 è solo l'ultimo di una lunga serie di «incidenti» che da Roma a Palermo sta interessando quella edilizia degli anni della grande speculazione, costruita con materiali poveri, progetti inadeguati, a livelli di sicurezza uguali a zero -:
quali urgenti misure il Governo intenda prendere per costituire un sistema di monitoraggio su tutto il territorio nazionale al fine di evidenziare le zone edilizie urbane a rischio crolli, che dovranno essere immediatamente posti sotto osservazione ed essere oggetto di interventi di consolidamento e manutenzione straordinaria che impediscano il ripetersi di quelle tragedie, a Roma come a Palermo, che hanno mietuto vittime, diseredato decine di famiglie e privato della casa nuclei che avevano in essa investito tutto il proprio patrimonio.
(4-28905)

Risposta. - In relazione ai quesiti posti dagli interroganti, si informa che su proposta del Ministero dei lavori pubblici è stato inserito nel collegato alla legge finanziaria 2000 il disegno di legge che detta «Norme per la messa in sicurezza e per la manutenzione programmata del patrimonio edilizio».
L'articolato normativo dispone che si arrivi, attraverso opportuni meccanismi di gradualità da assumersi da parte dei comuni, a dotare i fabbricati di un apposito fascicolo sul quale annotare le informazioni di tipo identificativo, progettuale, strutturale ed impiantistico relative all'edificio.
Ciò al fine di pervenire ad un idoneo quadro conoscitivo a partire, ove possibile, dalle fasi di costruzione dello stesso e su cui registrare le modifiche apportate rispetto alla configurazione originaria.
In particolare, il provvedimento legislativo prevede il monitoraggio dello stato di conservazione del patrimonio edilizio costruito da almeno dieci anni, limitando ulteriori indagini esclusivamente a quei fabbricati che risultino aver subito, rispetto alla configurazione originaria, modifiche sostanziali sia sotto il profilo strutturale sia sotto quello funzionale.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

FRAGALÀ. - Al Presidente del Consiglio dei ministri ed al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il Senato accademico dell'Università di Pisa si è riunito l'8 settembre 1999 per approvare il testo della lapide commemorativa del filosofo Giovanni Gentile da apporre nei locali dello stesso ateneo;
il testo della lapide, approvato con 31 voti favorevoli, 6 astenuti ed un solo voto contrario, dovrebbe recitare: «l'Università


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di Pisa ricorda qui Giovanni Gentile come suo laureato e suo professore e profondo innovatore del pensiero filosofico italiano, intellettuale e infaticabile organizzatore di cultura sul piano nazionale e della sede universitaria pisana. Sul regime autoritario e razzista che lo ebbe consapevole sostenitore resta la condanna della storia e del comune sentire umano»;
non può non lasciare sconcertati la seconda parte della prevista iscrizione in considerazione della universale affermazione del valore di un uomo nel momento in cui si decida di commemorare tale uomo con una lapide la cui funzione dovrebbe essere quella di commemorare i meriti e in occasione dell'attribuzione della quale non si è mai verificato che venisse inserita un'affermazione che rappresenta non solo un falso storico ma anche una palese ingiuria -:
come valuti il contenuto dell'iscrizione della lapide in oggetto e quali opportune iniziative intenda assumere al fine di impedire che la stessa sia apposta, visto il gravissimo pregiudizio che recherebbe all'immagine di uno dei più grandi filosofi del nostro secolo, persona di comprovata rettitudine ed onestà morale.
(4-30519)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo citato, si rappresenta quanto segue.
Gli interroganti hanno segnalato la questione connessa alla lapide commemorativa del filosofo Giovanni Gentile che l'Università di Pisa, la quale lo annoverò tra i suoi laureati e poi tra i professori, intendeva apporre nei propri locali per ricordarne la figura. Peraltro, il testo proposto dalla commissione incaricata di elaborare la scritta commemorativa ha suscitato grandi polemiche, sia tra la cittadinanza sia tra numerose organizzazioni culturali, riportate anche dalla stampa.
A seguito di tali reazioni, secondo quanto riferito dagli Uffici dell'Ateneo, la decisione relativa alla scritta da apporre sulla lapide è stata attribuita al Senato Accademico, che ha approfondito la problematica nel corso di un lungo dibattito.
Le argomentazioni che emergono dal verbale della seduta mettono in rilievo la precisa volontà dell'Ateneo di colmare una lacuna storica con un doveroso riconoscimento della figura e dell'opera di Gentile; pertanto il Senato, prendendo atto delle aspettative della comunità universitaria, ha autorizzato l'apposizione della lapide, approvando altresì quella parte del testo, con la quale intendeva discostarsi dalle posizioni politiche del filosofo non condivise. Tale soluzione ha provocato appunto le polemiche di cui si è detto.
Successivamente la famiglia Gentile ha diffidato l'Università dall'apporre la lapide, ritenendo offensivo il testo in essa contenuto.
Il Tribunale di Firenze ha accolto in sede cautelare la richiesta di inibitoria della posa della lapide, mentre l'Avvocatura distrettuale dello Stato ha manifestato l'intenzione di astenersi dall'impugnazione della relativa ordinanza.
A seguito di tali eventi, il Senato accademico dell'Università di Pisa, pur ribadendo le motivazioni delle delibere già assunte, ha ritenuto che l'iniziativa di ricordare in una lapide la figura di Giovanni Gentile nelle due distinte connotazioni, culturale e politica, non è stata recepita nel suo reale significato ed ha conseguentemente deliberato di soprassedere all'iniziativa, invitando le componenti dell'Università ad aprire un dibattito sull'argomento e stabilendo altresì di raccogliere in un volume i relativi documenti.
Considerato pertanto che la questione si è risolta nel senso auspicato dagli Onorevoli interroganti, questo Ministero non ritiene di dover assumere ulteriori iniziative in merito.
Si fa presente infine che analoga risposta è stata resa all'interrogazione a risposta scritta n. 4-30510 dei deputati Aloi e Malgieri.
Il Sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca scientifica e tecnologica: Luciano Guerzoni.


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FRATTA PASINI. - Al Ministro dei trasporti e della navigazione. - Per sapere - premesso che:
il comma 7 dell'articolo 14 del decreto legislativo 19 novembre 1997 n. 422, modificando il decreto del Presidente della Repubblica n. 495 del 1992 (regolamento di esecuzione e di attuazione del nuovo codice della strada) autorizza la pubblicità per conto terzi anche sui veicoli adibiti al trasporto pubblico non di linea, come i taxi;
in numerose località italiane vengono elevate contravvenzioni dalla vigilanza urbana ai titolari e ai conducenti dei taxi che rechino scritte o pannelli pubblicitari sulle fiancate laterali esterne della vettura;
ciò risulta in contrasto con quanto avviene in altri comuni, nei quali invece tale forma pubblicitaria è consentita È:
se non ritenga di esaminare una circolare interpretativa che chiarisca la materia, così da evitare controversie interpretative, e quindi difformità di trattamento, e da consentire ai conducenti dei taxi senza ulteriori contestazioni la possibilità di esporre questo tipo di messaggio pubblicitario, come parrebbe essere stato nelle intenzioni del legislatore.
(4-20417)

Risposta. - In merito ai quesiti proposti dall'interrogante con l'atto ispettivo in oggetto si riferisce quanto segue.
Con il decreto-legislativo n. 400 del 20.09.99 è stato modificato l'articolo 57, comma 3, del Regolamento di esecuzione ed attuazione al codice della strada permettendo la pubblicità non luminosa sui veicoli adibiti al servizio taxi alle seguenti condizioni:
1) che sia realizzata con pannello rettangolare bifacciale ancorato al di sopra dell'abitacolo in posizione parallela al senso di marcia imponendo il divieto alla circolazione in autostrada di tali veicoli;
2) che sia realizzata tramite l'applicazione sul lunotto posteriore del veicolo o sulle superfici ad esclusione delle vetrate.

Tale nuova indicazione normativa esaurisce pertanto eventuali discordanze interpretative quali quelle evidenziate dall'interrogante avendo valore cogente nell'ordinamento dello Stato.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

GALLETTI. - Ai Ministri degli affari esteri e della difesa. - Per sapere - premesso che:
nella penisola del Labrador vivono gli ultimi 20.000 indiani Innu, un popolo di cacciatori nomadi delle foreste che oggi presenta il più alto tasso di suicidi giovanili nel mondo; la decisione di trasformarli in popolazioni stanziali ne ha cancellato la cultura e la religione, sconvolgendone le abitudini di vita e trasformando gli ultimi 12 accampamenti in comunità lacerate dalle violenze familiari, dagli abusi sui minori, dall'alcol e dai suicidi; secondo fonti ufficiali (Band Council) nel 1993 quasi un terzo della comunità ha cercato di uccidersi ed a Utshimassits tra il 1990 ed il 1998 la media dei suicidi è stata di 178 casi ogni 100.000 abitanti, rispetto alla media canadese di 14 casi ogni 100.000 abitanti;
il popolo degli indiani Innu sta scomparendo a causa della decisione del governo canadese di promuovere lo sviluppo del territorio ricoperto da foreste incontaminate, compreso tra le province del Quebec e di Terranova, dove questi cacciatori nomadi vivevano fino a trenta anni fa in modo conforme alle loro tradizioni;
una importante area delle terre indigene è stata allagata a causa del gigantesco impianto idroelettrico delle Cascate Churchill e la costruzione di nuove strade, miniere di nichel, strutture turistiche, ed altri impianti idroelettrici minacciano il resto del territorio che è utilizzato anche per assordanti ed insopportabili esercitazioni militari della Nato;
ad agosto 1999 il ministro della difesa canadese ha firmato un accordo con il


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Governo italiano per consentire le esercitazioni a bassa quota dell'aeronautica militare italiana sul territorio canadese a Goose Bay nel Labrador;
al momento vengono effettuati ogni anno circa 8.000 voli radenti a 30 metri dal suolo da parte di aerei militari della Nato, appartenenti all'aeronautica britannica, olandese e tedesca; a seguito dell'accordo tra l'Italia ed il Canada a tale numero si aggiungeranno altri 2.000 voli -:
se il Governo italiano non ritenga opportuno promuovere presso il Governo canadese la richiesta di individuare aree alternative a quelle abitate dal popolo Innu, dove far esercitare gli aerei militari dell'Alleanza atlantica così da non peggiorare ulteriormente le condizioni di vita delle popolazioni indigene canadesi già fortemente compromesse dalla politica di sviluppo industriale del territorio del Labrador.
(4-26982)

Risposta. - La nazione Innu è una nazione indiana che abita il Labrador, dove è situata la base miliare di Goose Bay, da dove dovrebbero partire le esercitazioni di volo a bassa quota dell'Aeronautica militare italiana sulla base di un accordo bilaterale tra Italia e Canada.
La definizione «Nazione» viene ufficialmente data in Canada a raggruppamenti di nativi (discendenti dalle popolazioni aborigene che abitavano il continente americano prima dell'arrivo degli europei) che si riconoscono in «bande», registrate secondo i criteri e le procedure dell'Indian Act. Sulla base di quest'ultimo e di eventuali trattati stipulati nel corso dei secoli (il primo risale al 1710) con il Governo Federale, le Nazioni indiane (che possono raggruppare tanto individui che dimorano in riserve, quanto individui che risiedono al di fuori delle riserve) godono di uno status particolare che prevede, in maniera differenziata a seconda dei singoli accordi, benefici fiscali, concessioni territoriali, nonché protezione per la lingua, la cultura, le attività economiche tradizionali, l'artigianato etc. Nell'ambito del Governo Federale è istituito il Ministero per gli affari indiani ed il Nord Canadese che ha lo specifico compito di garantire, tutelare e negoziare le concessioni alle Nazioni indiane.
Si conta che in Canada siano registrati circa 600.000 indiani e che siano in corso di negoziazione circa 80 trattati, che vanno ad aggiungersi a quelli esistenti.
Nel 1998 il Governo canadese ha approvato un piano d'azione per il rinnovamento delle relazioni con le Nazioni indiane, basato sul miglioramento delle capacità di autogoverno delle stesse nazioni indiane anche in materia di controllo delle risorse naturali, delle loro condizioni economiche, delle relazioni fiscali e sul rafforzamento delle comunità locali.
Gli Innu sono circa 1500 ed abitano una regione, il Labrador, di circa 300.000 chilometri quadrati, dove vivono anche 20.000 non nativi, circa 10.000 meticci e 3.500 Inuit. Il Governo provinciale ha già negoziato e concluso un trattato con gli Inuit ed ha in corso di negoziazione un trattato con gli Innu, che prevede concessioni territoriali, diritti di pesca e caccia, gestione di risorse naturali di cui il Labrador è particolarmente ricco.
La motivazione della protesta degli Innu scaturisce da preoccupazioni di natura ambientale e di sicurezza per gli abitanti dell'area, che desiderano preservare il loro ecosistema ed il loro tradizionale stile di vita. La protesta nei confronti delle esercitazioni a bassa quota è stata formulata dagli Innu anche nei confronti di altri Paesi, come la Gran Bretagna, la Germania e l'Olanda che hanno già effettuato lo stesso tipo di esercitazioni a bassa quota.
Per quanto riguarda il nostro Paese, a seguito anche di una lettera che il Capo della Nazione Innu ha indirizzato negli scorsi mesi al Signor Presidente della Repubblica, il Governo italiano ha esaminato attentamente le motivazioni della protesta assieme alle competenti Autorità canadesi.
In occasione di tale esame, da parte dell'Italia sono stati riconosciuti gli sforzi del Governo canadese per la salvaguardia dell'ambiente e per il coinvolgimento dei rappresentanti della Nazione Innu nei lavori dell'Istituto canadese per il monitoraggio ambientale. Nella stessa occasione è


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anche stato ampiamente sottolineato che il Governo italiano intende agire nel rispetto della legislazione canadese e che le attività di volo avverranno nel pieno rispetto dei limiti di utilizzo dello spazio aereo fissati dalle competenti Autorità canadesi.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Franco Danieli.

GASPARRI. - Ai Ministri dell'interno e dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
presso il Residence Torri in via Cesare Giulio Viola 27 a Roma vivono, distribuite in quattro palazzine, circa 180 famiglie in assistenza alloggiativa da oltre dodici anni;
le condizioni degli alloggi sono estremamente disagiate, persino al limite della decenza, con infiltrazioni di acqua piovana, presenza di insetti e topi provenienti dall'adiacente giardino, lasciato in uno stato di completo abbandono;
anche gli androni delle palazzine sono stati adibiti ad abitazioni con stanze senza finestre, in violazione delle norme di legge sull'abitabilità;
mediamente gli appartamenti sono di circa 25 metri quadri dove convivono anche quattro persone, in alcuni casi con soggetti tossicodipendenti, sieropositivi ed affetti da epatite;
le condizioni igienico sanitarie sono globalmente precarie e comunque non controllate direttamente dall'amministrazione comunale, che avrebbe dovuto istituire almeno un presidio medico di primo pronto soccorso ed un assistente sociale;
l'impianto di sicurezza degli edifici, compreso quello antincendio, è completante non funzionante;
per lo stato di degrado esistente, un mese fa un bambino ha avuto un incidente estremamente grave scendendo le scale del palazzo, mentre un altro bambino, circa un anno fa, è caduto da un muretto non protetto, rimanendo in coma per alcuni giorni;
il giardino antistante le palazzine è completamente distrutto, anche grazie al fatto che vi è un deposito di materiali edili, che vi passa un piccolo corso d'acqua che probabilmente rappresenta una discarica abusiva, che non vi è adeguata recinzione, tanto che i bambini si trovano a dover giocare in uno spazio degradato ai confini con la strada a percorrenza veloce Roma-Fiumicino;
se non si ritenga opportuno intervenire per invitare l'amministrazione comunale di Roma a risolvere globalmente il problema dell'assistenza alloggiativa nella Capitale, e comunque adottare le opportune iniziative di propria competenza per garantire immediatamente agli assegnatari del Residence Le Torri un grado di vita decente ed il rispetto di ogni normativa e legge in vigore.
(4-16001)

Risposta. - Si risponde all'interrogazione indicata per delega della Presidenza del consiglio dei ministri e si pone preliminarmente in evidenza che i problemi segnalati esulano dalle competenze di questa amministrazione.
Per fornire comunque notizie all'interrogante sono stati richiesti elementi al comune di Roma, istituzionalmente competente, che ha fatto pervenire le notizie che qui si riportano integralmente:
«L'amministrazione capitolina, avendo preso atto che il sistema dei residence privati convenzionati è dispendioso in termini economici e non garantisce livelli di vita accettabili per le persone ricoverate negli stessi, si è determinata a dismettere questa forma di assistenza ed ha approvato la deliberazione consiliare n. 163 del 7 agosto 1998, concernente "L'intervento di sostegno economico per il superamento dell'emergenza abitativa".
Tale provvedimento, infatti, consente ai nuclei familiari a basso reddito ed in situazione di emergenza abitativa a seguito di sfratto o di sgombero da parte delle autorità competenti per motivi di sicurezza, igienico-sanitari ed altri, di usufruire di una assegno (bonus fino ad 1 milione mensile), erogato


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dalle circoscrizioni e finalizzato al pagamento del costo dell'affitto di un appartamento sul libero mercato.
Con l'attuazione di tale iniziativa e potendo usufruire (se in possesso dei requisiti) anche dell'ulteriore contributo economico previsto dall'articolo 4 della deliberazione consiliare n. 154 del 29 luglio 1997 per il pagamento iniziale di un appartamento in locazione, alcuni nuclei familiari hanno spontaneamente lasciato i
residence e non ci sono stati ulteriori ingressi nelle strutture medesime.
Oltre a quanto sin qui esposto, l'amministrazione comunale ha avviato un programma per l'assegnazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica da destinare alla sistemazione di quei nuclei familiari ancora ospiti dei
residence.
Ai fini della realizzazione di tale programma è stato approvato dalla Giunta comunale in data 17 dicembre 1999 il relativo bando speciale per l'assegnazione degli alloggi, trasmesso successivamente alla Presidenza della Giunta regionale del Lazio per la necessaria autorizzazione, ai sensi della normativa vigente».
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

GAZZILLI. - Ai Ministri dell'interno e per la solidarietà sociale. - Per sapere - premesso che:
nel rione Sant'Agostino di Santa Maria Capua Vetere vive la famiglia Palmieri - Contestabile costituita da sette persone, cinque delle quali sono in età minore;
il Palmieri ha subito in passato cinque interventi chirurgici e, per la sua condizione di malato terminale, è bisognoso di continue e costose cure;
l'unica fonte di reddito della famiglia potrebbe consistere nella attività della signora Antonietta Contestabile qualora alla stessa fosse assegnato un qualsiasi lavoro;
al contrario, tutte le istanze della predetta Contestabile sono state sinora disattese dal comune e sul nucleo familiare incombe lo spettro di un imminente sfratto per morosità -:
quali provvedimenti intendano adottare al più presto per rimuovere l'inammissibile inerzia del comune e per assicurare alla suddetta famiglia una esistenza libera e dignitosa e, in ogni caso, assieme a migliori condizioni di vita, la tranquillità alla quale ogni cittadino italiano ha pieno diritto.
(4-29679)

Risposta. - In riferimento all'atto ispettivo indicato, ed in base agli elementi assunti presso il Comune di Santa Maria Capua Vetere, rappresento quanto segue.
Il nucleo familiare Calmieri-Contestabile usufruisce, già dal gennaio 1999 (e tutt'oggi attivo), di un contributo economico erogato dal Comune di residenza.
Il Tribunale per i Minorenni di Napoli aveva, infatti, emesso, in data 17 novembre 1998, il decreto n. 1829 con il quale disponeva che il Comune di Santa Maria Capua Vetere provvedesse a garantire interventi assistenziali, ad avviare i sigg. Palmieri-Contestabile al Consultorio familiare e a controllare la regolare frequenza scolastica dei minori.
Per quanto riguarda gli interventi di sostegno socio-ambientale, i succitati coniugi hanno svolto numerosi colloqui con le assistenti sociali e sono stati avviati regolarmente al Consultorio familiare. I risultati, però, sono stati piuttosto deludenti: la coppia, infatti, non si è dimostrata disponibile ad accettare alcun tipo di aiuto, se non quello di natura economica. Anche la relazione dello psicologo dell'Unione Ospedaliera Materno Infantile (vedi allegato), riferisce che i sigg. Palmieri-Contestabile non hanno proseguito gli incontri, insistendo con richieste di tipo finanziario.
Per quanto concerne i minori, figli della coppia, due di essi, Antonio e Martino, sono stati inseriti, fin dallo scorso anno, nel programma estivo di campo-scuola organizzato dal Comune. I due minori suddetti risultano evadere l'obbligo scolastico, nonostante la fornitura dei libri di testo e, dalle relazioni delle assistenti sociali, si evince che le motivazioni addotte dai genitori sono alquanto evasive.


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Il Comune di Santa Maria Capua Vetere fa sapere, inoltre, che di tutta la questione relativa alla famiglia in argomento, è stato regolarmente riferito al Giudice Tutelare ed al Tribunale per i minorenni di Napoli.
Per quanto concerne, poi, l'abitazione del nucleo familiare, è opportuno precisare che lo stesso usufruisce di alloggio IACP, e non risulta esservi alcuna pratica di sgombero a suo carico, ma solo di regolarizzazione canoni per morosità.
È, infine, in corso di liquidazione, da parte dell'INPS, l'indennità spettante al Sig. Palmieri, in quanto invalido civile con una percentuale dell'80 per cento.
Il Ministro per la solidarietà sociale: Livia Turco.

Allegato
Al Dirigente dei
Servizi Sociali del Comune
S. MARIA CAPUA VETERE
OGGETTO: nucleo familiare Palmieri-Contestabile
Per opportuna conoscenza, si rende noto alla S. V. che i coniugi Contestabile/Palmieri, invitati formalmente a recarsi presso questa U.O.M.I. il giorno 27/03/1999 con nota prot. n. 3540 del 17/03/1999 per avviare una terapia psicologica rivolta al loro nucleo familiare, hanno preso contatto con lo scrivente in data 06/04/1999 e sono ritornati per un successivo colloquio il giorno 19/04/99. Dopo di ciò i medesimi coniugi si sono portati saltuariamente presso questa struttura con una cadenza pressoché mensile fino al mese di novembre 1999, epoca in cui hanno definitivamente interrotto ogni contatto con questa U.O.M.I. Nel corso dei colloqui clinici svolti con i predetti coniugi (i quali non hanno mai consentito allo scrivente di osservare i loro figli, pur avendo più volte affermato che era nelle loro intenzioni favorire ciò), si è potuto riscontrare quanto segue:
1) inadeguati atteggiamenti di cura verso i figli relativamente alla definizione delle regole educative e alla imposizione di limiti;
2) scarsa capacità introspettiva ed empatica;
3) notevole resistenza nell'accettare l'idea che nella loro famiglia esistano problemi connessi al modo in cui vengono accuditi i figli nonché alla vita di coppia, caratterizzata essenzialmente da scarso dialogo e rispetto reciproco. In particolare, i coniugi in parola non avvertono la necessità di un cambiamento sia nel loro comportamento genitoriale sia nelle dinamiche relazionali riguardanti la coppia, né si rendono conto dei vantaggi che all'uopo potrebbero trarre da un trattamento terapeutico, sostenendo tenacemente che la risoluzione di tutti i loro problemi passa unicamente attraverso l'aiuto materiale e precisamente l'elargizione di sostegni economici.

Si coglie l'occasione altresì per informare la S.V. che si è provveduto ad invitare ulteriormente i suddetti coniugi a presentarsi presso la sede di questa U.O.M.I. il giorno 19/02/2000 con nota prot. n. 73 del 4/02/2000.
Lo Psicologo dr. Giovanni Di Martino

GRAMAZIO. - Al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
sono in svolgimento nella IX circoscrizione del comune di Roma, i lavori di realizzazione di un campo sportivo, ex campo Almas, adiacente piazza Epiro;
tali lavori, iniziati circa un paio d'anni fa, oltre a procedere con una notevole lentezza, sono stati ingiustificatamente sospesi, provocando disagio e risentimento da parte dei cittadini e delle associazioni della circoscrizione, che in più sedi avevano espresso la volontà di «occupare» il campo stesso;
i lavori dovevano essere ultimati già da circa un anno;
al di là di ogni considerazione relativa all'opportunità di ultimare al più presto i lavori, il contratto della regione con la ditta appaltatrice prevede, per ogni giorno trascorso dalla data fissata per l'ultimazione dei lavori senza che gli stessi vengano conclusi, il pagamento di una penale -:
se si sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;


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se risulti di chi siano le responsabilità della lentezza e della successiva ingiustifi cata sospensione dei lavori di ristrutturazione del campo sportivo;
se la ditta appaltatrice abbia corrisposto l'eventuale penale per ritardata consegna dei lavori e, in caso affermativo, quale risulti essere tale cifra.
(4-07579)

Risposta. - In merito alla interrogazione indicata, si premette che i problemi prospettati dall'interrogante non rientrano tra le competenze istituzionalmente attribuite a questa amministrazione ma ricadono tra quelle della Regione Lazio.
Per fornire, comunque, puntuali elementi all'interrogante, sono state richieste notizie alla suindicata regione che riferisce quanto segue.
I lavori di ristrutturazione del centro sportivo ex GIL in via Lusitania sono stati ultimati in data 14.2.1998; la sospensione degli stessi è stata necessaria per la predisposizione e per l'approvazione della perizia di variante per lavorazioni non previste nel computo metrico iniziale; l'impresa esecutrice in data 1.6.1998 ha richiesto un accordo bonario, ai sensi dell'articolo 31-
bis della legge n. 109/94, per sanare le riserve apportate nel registro di contabilità, che è stato approvato dalla Giunta Regionale con delibera n. 3950 del 21.7.1999.
La predetta regione precisa inoltre che, giusta delibera n. 4151 del 4.8.1998, ha autorizzato, ai propri dipendenti, la concessione del complesso immobiliare di che trattasi a destinazione sportiva.
La regione Lazio riferisce inoltre che il disciplinare di concessione perfezionatosi con la sottoscrizione del Presidente della Giunta e di quella del Presidente
pro-tempore del dopolavoro dei dipendenti della regione Lazio, è stato approvato dalla Giunta regionale con delibera n. 3556 del 22.6.1999.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

GUERRA e RIVA. - Ai Ministri dei lavori pubblici e dell'interno con incarico per il coordinamento della protezione civile. - Per sapere - premesso che:
una ricerca dei dati storici relativa agli eventi franosi delle pareti del Monte San Martino di Lecco, reperiti in prevalenza presso l'archivio dell'Ufficio Tecnico Comunale e di Protezione Civile ha evidenziato i seguenti eventi:
28 aprile 1847 caduta di un masso a monte di Malvedo;
26 ottobre 1929 caduta massi di varie dimensioni lungo la via Stelvio dalla parete meridionale del Monte San Martino;
9 gennaio 1931 caduta massi dalla parete meridionale del Monte San Martino con demolizione delle cosiddette «Case Verdi» (2 morti);
1950 caduta massi a monte dell'abitato di Rancio Superiore accumulatasi nei canaloni sottostanti;
agosto 1952 caduta massi sul fronte meridionale del Monte San Martino;
1955 caduta massi sempre sul versante meridionale del Monte San Martino che hanno investito una casa senza fare vittime;
16 novembre 1962 caduta di un masso di circa 4 mc. in via Stelvio;
6 settembre 1965 caduta massi di dimensioni contenute dalla parete meridionale del Monte San Martino;
agosto 1967 demolizione del «sasso Rusconi» pericolante È parete Sud del Monte San Martino;
22 febbraio 1969 frana di notevoli dimensioni sull'arco centro meridionale del Monte San Martino che ha causato sette vittime e la distruzione della «Casa del Sole»;
29 agosto 1983 frana di crollo sull'arco meridionale del Monte San Martino;
anno 1986 smottamento nei versanti soprastanti la località Laorca;
agosto 1990 distacco di un blocco roccioso in località Malavedo È Corso Monte San Gabriele;
anno 1994-1995 diversi episodi per distacco di blocchi rocciosi dal Monte San Martino contenuti dalle opere paramassi;


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agosto 1994 distacco blocchi in località Laorca-Corso Montesanto.
Dopo la frana nella notte tra il 22 e 23 febbraio 1969, con crollo di una massa rocciosa variabile tra i 10.000 ed i 15.000 mc. furono effettuate diverse ordinanze di sgombero e si diede inizio alla progettazione di opere di difesa, quali il vallo e la rete paramassi, nonché localizzati disgaggi dell'ammasso roccioso;
con decreto del Presidente della Repubblica 219/72 si stabilì un vincolo specifico per l'area;
l'articolo 37 legge 261/76 dispose provvidenze e risorse per opere di consolidamento e difesa della zona del Monte S. Martino rifinanziate con la legge 846/1980 con la quale si prevedeva che il Ministro dei Lavori Pubblici presentasse al Parlamento una relazione sullo stato di avanzamento dei lavori già eseguiti e nella progettazione dei lavori ancora da eseguire.;
negli anni 1977-1979 vennero eseguite delle opere di protezione passiva quali:
bonifiche in parete, nella zona compresa tra Caviate e Santo Stefano, mediante disgaggi, chiodature, tirantature, resinature ed iniezioni di malta cementizia;
posa di sbarramenti elastici costituiti da reti per complessivi ml. 8.377;
costruzioni di valli paramassi variamente dimensionati e sbarramenti in corrispondenza delle principali aste torrentizie (zona di Rancio e Laorca);
sistemazioni idrauliche e di canalizzazione connessi alla messa in opera delle difese del punto precedente;
rimboschimenti ed inerbimenti del versante;
sistemazioni viarie connesse alle opere eseguite;
il comune di Lecco inoltrava in data 4 agosto 1998 in regione Lombardia il nuovo PRG per l'approvazione, la Regione stessa, successivamente chiedeva, in base alla legge regionale 41/97, uno studio geologico del territorio comunale e in particolare per l'area sottoposta al vincolo per il Monte San Martino;
il Consiglio comunale di Lecco il 3 settembre 1999 ha preso atto della perizia geologica effettuata, dalla perizia emerge ancora una volta la condizione di potenziale pericolo della situazione del Monte San Martino e la conseguente necessità di interventi urgenti diretti ad aumentare la resistenza e l'efficacia delle opere già realizzate -:
quale risulti essere lo stato di attuazione degli impegni assunti con la citata legge 261/76 e 846/80;
quali iniziative il Governo intenda assumere, nell'ambito delle sue attribuzioni e di concerto con gli altri Enti competenti, al fine di garantire condizioni di sicurezza nelle aree interessate.
(4-25703)

Risposta. - In merito alle problematiche evidenziate dall'interrogante con il sindacato ispettivo indicato, sono state acquisite informazioni presso la regione Lombardia e la Prefettura di Lecco che riferiscono quanto segue.
In data 4 agosto 1998 il comune di Lecco ha inoltrato alla regione Lombardia la domanda di approvazione della proposta di variante generale del P.G.R., adottata con deliberazione di C.C. n. 125 del 23.9.1996 e modificata a seguito di osservazioni con deliberazione di C.C. n. 45 dell'11.5.98.
Dall'esame del Piano regolatore generale, gli Uffici della regione Lombardia, coinvolti nella valutazione ai fini della conclusione del procedimento di istruttoria, hanno richiesto la presentazione di uno studio geologico-geomorfologico ed idrogeologico in base alla L.R. n. 41/97.
In particolare è stato prodotto uno studio riguardante l'area compresa nel vincolo del San Martino (decreto del Presidente della Repubblica n. 219/72) con l'applicazione della metodologica elaborati dall'Ufficio rischi del servizio geologico della regione Lombardia, ai sensi della legge n. 267/98.


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Lo studio si è articolato secondo le seguenti fasi:
raccolta ed analisi dei dati geologico-strutturali, geomorfologici nonché la ricostruzione storica dei fenomeni verificatisi e reperibili in bibliografia;
indagini in sito per il rilevamento di nuovi dati geologico-strutturali, geomeccanici e geomorfologici;
elaborazione dei dati raccolti con valutazione del volume unitario minimo, medio e massimo dell'ammasso roccioso e raffronto con quanto rilevato sui versanti;
verifica delle traiettorie di caduta dei massi da aree di distacco predefinito mediante l'utilizzo di modelli di calco informatici;
definizione della carta di pericolosità in funzione delle verifiche precedenti considerando la mitigazione indotta dalle opere di difesa esistenti;
redazione della carta di fattibilità geologica per le azioni di piano con classi di fattibilità e completamento di quanto già prodotto nello studio geologico generale del P.R.G.

L'Ufficio geologico per la pianificazione territoriale e ambientale della regione Lombardia in data 11 ottobre 1999 comunicava al comune di Lecco la conformità sia delle classi di fattibilità sia delle metodologiche di indagine adottate.
In data 28.10.1999 si è svolta presso il comune di Lecco una conferenza di servizi a cui sono intervenuti il comune di Lecco, la regione Lombardia ed il provveditorato alle opere pubbliche.
Nel corso di tale conferenza è stato concordato che, a seguito delle risultanze e delle specifiche analisi tecniche contenute nello studio geologico del comune, sarà necessario predisporre un progetto di completamento e di adeguamento delle opere di difesa dell'abitato.
La regione, mostrandosi d'accordo con il comune di Lecco, ha precisato che provvederà alla redazione della progettazione preliminare segnalando tuttavia che la stessa sarà suddivisa in lotti, ciascuno automaticamente funzionale. I lotti saranno appaltati dalla regione in base ad un ordine di priorità stabilito in relazione alle esigenze tecnico-geologiche e di tutela dell'abitato.
L'ordini di priorità degli interventi, i tempi di realizzazione ecc., saranno oggetto di concertazione tra la regione e il comune di Lecco, da effettuarsi attraverso la stipula di apposito protocollo d'intesa predisposto a cura della regione.
Per ciò che concerne le iniziative di intervento finora assunte, la regione fa presente che il provveditorato alle opere pubbliche per la Lombardia, a fronte degli eventi calamitosi del 23.2.1969, ha eseguito una serie di interventi a tutela della pubblica incolumità per l'abitato di Lecco, ai sensi della L. 10.5.76 n. 261, articolo 37 e della L. 10.12.80 n. 846.
Tali interventi, consistenti nella realizzazione di più ordini di difese elastoplastiche, di valli paramassi e di opere accessorie (piste di collegamento e regimazione di acque superficiali) hanno avuto termine il 29.4.1993 e sono stati collaudati il 19.1.94. In tal modo hanno avuto piena attuazione gli interventi strutturali per la messa in sicurezza di persone e cose.
Ai sensi dell'articolo 79 del decreto del Presidente della Repubblica 24.7.77 n. 616, tutte le opere di difesa e sistemazione realizzate da questo ministero sono passate fra le competenze della regione Lombardia, alla quale spetta pertanto l'onere finanziario delle relative opere di manutenzione.
La consegna definitiva di tali opere è stata formalizzata (D.G.R. n. 66941 del 1.6.95) con l'approvazione di una convenzione stipulata tra gli Enti pubblici interessati, quali: regione Lombardia, comune di Lecco e dipartimento della Protezione civile.
L'articolo 2 della citata convenzione stabilisce che la regione Lombardia debba provvedere al reperimento dei finanziamenti necessari per l'esecuzione di interventi manutentivi.
Con D.G.R. n. 14830 del 19.6.96, in attuazione della L. 35/95, è stato approvato un primo intervento (\P. 1.300.000.000=) di manutenzione lungo il dissesto idrogeologico


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del Monte S. Martino. I lavori sono praticamente ultimati e a tutt'oggi si è in attesa del verbale di collaudo a chiusura dell'iter amministrativo.
Il 28.10.1998 è stato peraltro approvato, con decreto del Direttore generale opere pubbliche e Protezione civile n. 71829, un secondo lotto di lavori relativi alle sistemazione della frana, dell'importo di lire 500.000.000=, anch'esso in fase di ultimazione.
Infine, nel contesto di quanto previsto dalla L. 267/98 recante «Misure urgenti per la prevenzione del rischio idrogeologico ed a favore delle zone colpite da disastri franosi nella regione Campania» con D.G.R. n. 45788 del 22.10.1999 di approvazione della proposta di programma per la definizione del piano straordinario di cui alla suddetta legge, è stato previsto un terzo intervento di opere di manutenzione per un importo complessivo di \P. 800.000.000= alla cui realizzazione si provvederà ad avvenuta assegnazione dei fondi necessari da parte dello Stato.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

GUIDI. - Ai Ministri dei lavori pubblici e per la solidarietà sociale. - Per sapere - premesso che:
il signor Francesco Andreotti, disabile al cento per cento nel 1992 ha adeguato la sua abitazione alle proprie esigenze, abbattendovi le barriere architettoniche, e ai sensi della legge n. 104 del 1992 ha fatto richiesta di contributo alla regione Toscana, la quale ha approvato l'istanza con protocollo 9629 del 31 marzo 1992;
dopo cinque anni l'interessato non sa se e quando otterrà il suo contributo, a causa presumibilmente, della esiguità delle risorse finanziarie disponibili;
se nella legge finanziaria 1997 si sia tenuto conto e se nella predisposizione di quella relativa al 1998 si intenda tenere conto di quanto disposto anche dalla legge n. 104 del 1992 sull'abbattimento delle barriere architettoniche sugli edifici privati, al fine di consentire al signor Andreotti di ottenere il citato rimborso.
(4-11759)

Risposta. - In riferimento alla interrogazione, si fa presente che la legge 2 ottobre 1997, n. 345 ha autorizzato la spesa di L. 10 miliardi per l'anno 1997 e L. 20 miliardi per ciascuno degli anni 1998, 1999 e 2000, per il superamento e l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati, di cui alla legge 9 gennaio 1989, n. 13.
La norma, pertanto, non fa riferimento alla legge 5 febbraio 1992, n. 104, ai sensi della quale il signor Andreotti, avrebbe fatto richiesta di contributo alla regione Toscana.
Riguardo a quest'ultima disposizione di legge è opportuno ricordare che i finanziamenti di cui alla legge n. 104/92 sono accantonati sulla programmazione ERP e non fondi stanziati con leggi di bilancio.
Per fornire una più esaustiva risposta ai quesiti proposti, sono state acquisite notizie dalla Regione Toscana - Assessorato alle politiche sociali, cooperazione internazionale, sport e tempo libero - la quale riferisce che la domanda presentata dal Sig. Francesco Andreotti relativamente all'erogazione di un contributo per l'abbattimento delle barriere architettoniche in data 31.01.92 è risultata inevasa per lungo tempo a causa di carenze di finanziamenti.
L'amministrazione regionale ha liquidato tale richiesta solo in data 16.02.99 con Decreto dirigenziale n. 560 - mandato di pagamento al comune di Viareggio n. 3949 del 4 marzo 1999 utilizzando i fondi messi a disposizione da questo Ministero con Decreto interministeriale del Ministro dei lavori pubblici di concerto con il Ministro per la solidarietà sociale ed il Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica n. 805 del 09.10.98.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

LENTO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
in data 28 novembre 1999 si sono svolte a Caltanissetta le elezioni amministrative


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per il rinnovo del consiglio comunale e l'elezione del sindaco;
nelle suddette elezioni era candidato l'agente scelto di polizia penitenziaria Debole Salvatore nella lista del Partito dei Comunisti Italiani per il rinnovo del consiglio comunale;
l'agente scelto è coordinatore regionale del Sindacato autonomo lavoratori penitenziari;
al momento dell'accettazione della candidatura, avvenuta in data 3 novembre 1999, risultava in servizio effettivo presso l'istituto penale minorenni di Palermo, distaccato presso la casa circondariale di Caltanissetta per motivi di incolumità personale;
l'agente ha pertanto comunicato, in data 4 novembre 1999, l'avvenuta accettazione della candidatura, la richiesta di aspettativa speciale per motivi elettorali ai sensi dell'articolo 81, comma 2, della legge 1 aprile 1981, n. 121;
l'agente scelto è stato trasferito a domanda ed a proprie spese con provvedimento ministeriale per motivi di incolumità personale, dall'istituto penale minorenni di Palermo alla casa circondariale di Caltanissetta con decorrenza immediata in data 24 novembre 1999;
in data 10 gennaio 2000, a mezzo telefax, il Ministero della giustizia Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria - Ufficio centrale del personale divisione III sezione Assegnazione e Trasferimenti, ha informato l'agente scelto Debole Salvatore che il citato ufficio ha avviato procedura amministrativa tesa a destinarlo ad altra sede ai sensi dell'articolo 81, comma 2, della legge 1 aprile 1981, n. 121, invitando lo stesso a produrre le proprie osservazioni ed eventuali preferenze di sede, diversa da quella di Caltanissetta, entro e non oltre 15 giorni;
l'agente ha prodotto le proprie osservazioni, chiedendo la relativa revoca dell'atto amministrativo, per mancanza di presupposti, specificando la propria mancata elezione;
per la materia in oggetto è intervenuto parere n. 351 del 1993 del Consiglio di Stato - III Sezione che interpreta l'articolo 81 della legge 121 del 1981 specificando che il suddetto articolo disciplina il momento in cui l'appartenente alle Forze dell'ordine decide di presentare la propria candidatura e che con tale disposizione si vuole evitare che la qualità di pubblico ufficiale rivestita dal candidato possa influenzare la volontà degli elettori si precisa che, come recita testualmente il parere del Consiglio di Stato, per l'appartenente alle Forze di polizia il trasferimento per le ragioni appena esposte, deve precedere la proclamazione degli eletti (29 novembre 1999), l'articolo 81 parla infatti di trasferimento a far data delle elezioni;
il procedimento di trasferimento si è avviato ben oltre la data della proclamazione degli eletti invece come specificato dal parere del Consiglio di Stato il trasferimento deve precedere la proclamazione degli eletti e non essere successivo alla stessa proclamazione (perché non esiste più la necessità);
non esistono, secondo quanto affermato dal parere del Consiglio di Stato gli estremi per procedere al trasferimento dell'agente scelto Debole Salvatore, quasi fosse stato punito per la sua candidatura;
il ruolo di dirigente sindacale impegnato e di candidato nel Partito dei Comunisti Italiani possa avere giocato un ruolo determinante sulla grave discriminazione che ha colpito l'agente scelto Debole Salvatore -:
se intenda revocare il provvedimento di trasferimento per l'agente scelto di polizia penitenziaria;
se il ministro della giustizia intenda prendere provvedimenti nei confronti di chi ha perpetrato la lesione dei diritti politici e la grave discriminazione nei confronti del lavoratore Debole Salvatore;


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il ministro si impegni affinché nessuno, all'interno del ministero possa subire, in futuro, altre gravi discriminazioni.
(4-28816)

Risposta. - In merito alla vicenda e alla problematica posta con il presente atto di sindacato ispettivo, si comunica che è stato interessato il competente Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria che ha in proposito riferito quanto segue.
Premesso che agli appartenenti al Corpo di Polizia penitenziaria è riconosciuto, ai sensi dell'articolo 19 della legge 395/90, l'esercizio dei diritti politici, civili e sindacali, si rappresenta che una delle manifestazioni dell'esercizio del diritto politico è proprio l'elettorato passivo, la possibilità cioè, per il suddetto personale, di candidarsi alle elezioni politiche ed a quelle amministrative, fermo restando l'osservanza delle disposizioni di cui all'articolo 81 della legge 121/81 che disciplina le modalità attraverso cui esercitare siffatta facoltà.
Ciò premesso, relativamente alla situazione lamentata dall'interrogante, è stato fatto presente dal citato Dipartimento che l'agente scelto Salvatore Debole, in forza all'istituto penale per minorenni di Palermo, in data 15 marzo 1999, per motivi di incolumità personale veniva inviato, su sua espressa richiesta, presso la Casa Circondariale di Caltanissetta, dove veniva definitivamente trasferito in data 24 novembre 1999.
Nel frattempo, e precisamente in data 5 novembre 1999 la Direzione del predetto istituto per Minorenni informava il Dipartimento della candidatura dell'agente in questione nelle liste del comune di Caltanissetta: circostanza, questa, che veniva a porre il problema della permanenza del Debole presso la sede di trasferimento, alla luce di quanto disposto dall'articolo 81 sopra citato.
Tale disposizione, infatti, prevede - con riferimento al personale appartenente alle Forze di Polizia candidatosi alle elezioni - oltre alla concessione dell'aspettativa per tutto il periodo di durata della campagna elettorale, anche il successivo trasferimento presso una sede non rientrante nell'ambito della circoscrizione nella quale il personale si è presentato per un periodo di tre anni dalla data delle elezioni e, in caso di elezione, per tutta la durata del mandato.
Pertanto, alla luce di tale normativa appariva necessario trasferire il Debole ad altra sede nonostante la già avvenuta proclamazione degli eletti, atteso che la funzione del provvedimento di trasferimento - peraltro non soggetto a termini perentori - è quella di evitare che l'appartenente alle Forze di Polizia, già candidato alle elezioni, eserciti la propria attività nello stesso territorio nel quale ha svolto attività e propaganda politica: e ciò al fine di tutelare l'immagine di imparzialità nei rapporti con i cittadini.
Tuttavia, a conferma di tale interpretazione, il Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria richiedeva all'Ufficio Legislativo un parere in merito alla portata applicativa dell'articolo 81 della legge 121/81 nei confronti degli appartenenti al Corpo di Polizia penitenziaria.
Tale parere risultava conforme a quanto ipotizzato dal Dipartimento che quindi dava notizia al dipendente dell'inizio delle procedure amministrative intese alla sua destinazione, d'ufficio, ad altra sede, ai sensi del citato articolo 81 L. 121/81 con l'invito, nel contempo, a far pervenire le proprie osservazioni, nonché eventuali preferenze in merito alla nuova assegnazione.
Al riguardo il Debole manifestava la volontà di essere destinato alla Casa di Reclusione di San Cataldo, presso cui in data 23 marzo u.s. veniva distaccato in via provvisoria senza oneri a carico dell'Amministrazione, per un periodo di tre anni.
Il Ministro della giustizia: Piero Franco Fassino.

LOSURDO. - Al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
se risulti trasmesso alla Direzione generale dell'Anas di Roma il progetto esecutivo della tangenziale Nord di Pavia;
nel caso non fosse ancora pervenuto, a quale punto dell'iter istruttorio il progetto


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esecutivo della tangenziale Nord di Pavia si trovi presso la Direzione compartimentale Anas di Milano-:
quanto tempo si preveda che occorra alla Direzione generale Anas di Roma per completare l'istruttoria a decorrere dalla data di ricevimento del progetto esecutivo fino a rendere cantierabili i lavori;
se il progetto, i cui costi sono lievitati a 60 miliardi, abbia una copertura finanziaria nel piano triennale 1997-1999.
(4-22457)

Risposta. - In riferimento alla interrogazione citata, da notizie acquisite dall'Ente nazionale per le strade si riferisce che il progetto esecutivo relativo alla Tangenziale Nord di Pavia, individuata nel Piano triennale 1997-1999, è stato redatto dal comune e dalla provincia di Pavia a seguito di apposita convenzione.
Detto progetto risulta all'esame degli organi tecnico-amministrativi dell'Ente stradale medesimo; all'esito favorevole di detto esame si potranno avviare le procedure di approvazione, finanziamento ed appalto dei lavori.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

MALENTACCHI. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
il fallimento della Società Cooperativa Abate di Arezzo ha lasciato quasi 200 famiglie nella disperazione e nel rischio reale di perdere i soldi già versati ed il diritto alla casa;
per i soci più disagiati è impossibile far fronte alle nuove spese necessarie per non perdere tutto;
la legge n. 179 del 17 febbraio 1992, che detta «Norme per l'edilizia residenziale pubblica», prevede all'articolo 4, comma 3, la possibilità della concessione di un contributo in conto capitale ai soci di cooperative edilizie in difficoltà-:
se il Ministro non ritenga sussistere i requisiti previsti dal comma 3 dell'articolo 4 della legge n. 179, consentendo ai soci disagiati della cooperativa Abate di accedervi, sostenendoli così nello sforzo di non perdere i diritti legittimamente maturati alla casa.
(4-24367)

Risposta. - In merito ai quesiti proposti con l'atto ispettivo indicato, si fa presente che l'articolo 4 della legge 17 febbraio 1992, n. 179, al comma 3 dispone che, nel quadro dell'attività di vigilanza di cui all'articolo 4, comma 1, lettera e), della legge 5 agosto 1978, n. 457, le regioni formulino al Ministero dei lavori pubblici proposte per risolvere eventuali problemi finanziari di cooperative edilizie in difficoltà economica utilizzando il 15 per cento dei fondi attribuiti di edilizia agevolata e sovvenzionata. In caso di mancata capienza dei suddetti fondi, le regioni possono provvedere con proprie disponibilità.
Presupposto per l'applicazione della normativa suddetta è, quindi, l'esercizio dell'attività di vigilanza che le regioni esercitano nei confronti delle cooperative edilizie comunque fruenti di contributi pubblici.
Pertanto, qualora una cooperativa edilizia non abbia usufruito di contributi pubblici, come sembra nel caso di specie, dal momento che la Soc. Coop. Abate di Arezzo è stata sottoposta alla procedura del fallimento, non può beneficiare della suddetta agevolazione.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

MALGIERI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
a Sidney ed a Melbourne da anni operano due enti distinti, denominati Co.As.Sc.It. (Comitati assistenza scolastica italiana), che usufruiscono sia di fondi locali che di finanziamenti italiani;
negli ultimi tempi numerose associazioni italiane si sono lamentate della loro circoscritta attività;
una delle accuse più ricorrenti è quella dell'esistenza, all'interno del Comitato, di una buona dose di nepotismo da


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parte dei dirigenti e dei docenti dove i figli o gli amici spendono e spandono senza motivare o giustificare le spese -:
a quanto ammontino i finanziamenti dati al Co.As.Sc.It. nel 1997, 1998, 1999;
quanti siano gli allievi italiani interessati a questa iniziativa;
quanti siano quelli che hanno superato positivamente i corsi;
quali rapporti esistano con i dirigenti scolastici del Consolato generale d'Italia a Sidney e a Melbourne;
quali siano le proposte didattiche fatte da costoro negli ultimi anni;
quali forme di controllo amministrativo e di verifica sono state usate dagli organi preposti a tale funzione dei due consolati interessati;
da chi sia composto il Consiglio direttivo, con i relativi incarichi.
(4-29147)

Risposta. - L'integrazione a pieno titolo nel sistema scolastico australiano dei corsi continua ad essere l'obiettivo strategico che il Co.As.It. di Sydney, attraverso un'opera costante di indirizzo e di controllo da parte dell'ufficio consolare, sta perseguendo con determinazione e con coerenti scelte operative.
Nel 1999 il Co.As.It. di Sydney ha gestito 856 corsi inseriti con 22.798 alunni e 73 corsi extrascolastici con 952 alunni. Ha assistito inoltre 1.711 corsi integrati nei sistemi scolastici locali, con 38.724 alunni, portando quindi a un totale di 62.474 il numero di studenti coinvolti nelle sue iniziative scolastiche.
Negli ultimi anni la collaborazione tra il Co.As.It. e il locale Ministero dell'educazione si è andata sempre più intensificando, dando avvio ad una serie di iniziative in comune che hanno messo in luce una sinergia di sforzi che fanno ben presagire per il prossimo futuro. In particolare va segnalato l'accordo con il Ministero statale dell'educazione, che ha previsto l'attività di una «language adviser», finanziata dal Co.As.It, che lavora alle dirette dipendenze di detto Ministero per offrire un supporto tecnico-didattico a tutti gli insegnanti di italiano dello Stato.
Il Co.As.It gestisce un Centro di Risorse Multimediali che è diventato un punto di riferimento per tutti gli insegnanti e gli studenti di italiano delle scuole di ogni ordine e grado dello Stato del New South Wales, mentre la disponibilità di fondi per l'aggiornamento degli insegnanti ha consentito negli ultimi anni l'organizzazione di molteplici corsi di formazione, che hanno visto la partecipazione di esperti italiani e di accademici locali.
Dall'esame dei bilanci consuntivi del Co.As.It. e della documentazione disponibile si evince che i contributi erogati sul capitolo 3577 sono sempre stati utilizzati per le iniziative di promozione e diffusione della lingua e cultura italiana ai sensi dell'articolo 636 del decreto-legislativo n. 297/94.
Per quanto concerne il quesito posto dall'interrogante sui finanziamenti erogati al Co.As.It. di Sydney negli ultimi tre anni, essi si presentano come segue:

Auto-finanziamenti Contributi Governo Australiano Contributo MAE
1997500.818.3081.402.532.0202.090.000.000
1998529.192.7401.419.894.1901.910.000.000
1999632.914.9251.285.140.9751.910.000.000

L'interrogante chiede inoltre di conoscere quanti siano gli allievi interessati alle iniziative del Co.As.It.: a questo proposito si rileva che nel 1999 gli allievi iscritti e frequentanti i corsi di italiano, gestiti o assistiti dal Co.As.It, sono stati complessivamente 62.474. Di questi si calcola che circa il 30% siano di origine italiana.


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Per quanto riguarda inoltre il quesito relativo agli allievi che hanno superato positivamente i corsi, è opportuno considerare come la valutazione didattica australiana preveda un sistema di crediti e debiti formativi, la cui articolazione non consente ripetizioni di anni scolastici o corsi di apprendimento. In generale, i corsi vedono una partecipazione entusiastica degli studenti, il che condiziona positivamente il processo di apprendimento e assicura il consolidamento degli obiettivi didattici.
Relativamente ai rapporti esistenti tra il Co.As.It. e i dirigenti scolastici presenti nel Consolato di Sydney, si ricorderà che essi, in pieno accordo con il Console Generale, esercitano una funzione di indirizzo e di controllo, volta ad assicurare l'efficienza e la funzionalità didattico-educativa degli interventi del Co.As.It.
Tali dirigenti scolastici negli ultimi anni hanno svolto le seguenti attività:
elaborazione di un sillabo per l'italiano dai primi anni della scuola primaria fino agli ultimi anni della secondaria;
creazione di materiali didattici strutturati, sotto forma di unità di insegnamento, per la realizzazione pratica del sillabo;
consulenza linguistica e glotto-didattica per la produzione di sussidi multimediali, compreso un CD Rom per l'italiano di prossima edizione;
formazione e aggiornamento degli insegnanti in servizio, attraverso corsi periodici di approfondimento linguistico e metodologico;
pubblicazione trimestrale di una rivista «Italiano e Scuola» per tutti gli insegnanti di italiano dello Stato del New South Wales;
istituzione di sezioni bilingui all'interno di strutture scolastiche australiane attraverso l'uso veicolare della lingua italiana per l'insegnamento di materie curricolari;
aumento progressivo del tempo dedicato all'insegnamento della lingua italiana, attraverso l'uso estensivo della stessa nel corso dell'attività scolastica.

Per quanto attiene al controllo amministrativo e di verifica operato dal Consolato in questione, si conferma l'uso delle consuete forme previste dalla vigente normativa (controllo dei documenti contabili).
L'interrogante chiede inoltre di conoscere la composizione del Consiglio Direttivo del Co.As.It. di Sydney, che appare cosi formato:
Presidente: Pino Migliorino
Vice Presidente: Lorenzo Fazzini
Segretario Onorario: Anthony Restuccia
Tesoriere: Giovanni De Bellis
Consiglieri: Giuseppe Fin, Aurelia Montin, Lawrence Picone, Gino Preziosa, Linda Restuccia, Sam Campisi.

B. Co.As.It. di Melbourne.

I contributi complessivi (ordinari più suppletivi) concessi al Co.As.It. di Melbourne dal nostro Governo per l'insegnamento della lingua italiana negli ultimi tre anni ammontano rispettivamente a:
Lit. 2.590.000.000;
Lit. 2.220.000.000 ;
Lit. 1.612.000.000 (suppletivo non ancora riscosso).

Gli alunni delle scuole primarie e secondarie pubbliche e private del Victoria, che seguono corsi di italiano nei quali insegnano docenti assunti dai Co.As.It. di Melbourne erano, all'inizio del 1999 (ultima rilevazione disponibile), circa 80.000, cosi ripartiti:
corsi inseriti nelle scuole pubbliche del Victoria 13.868;
corsi inseriti nelle scuole cattoliche del Victoria 61.445;
corsi inseriti nelle scuole private non cattoliche del Victoria 331;


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corsi inseriti nelle scuole pubbliche della Tasmania 847;
corsi inseriti nelle scuole cattoliche della Tasmania 1.382;
corsi del dopo-scuola e popolari in Victoria 649;
corsi del dopo-scuola e popolari in Tasmania 104.

Il numero degli studenti di cittadinanza italiana che seguono i corsi non è quantificabile con precisione in quanto, come sopra evidenziato, essi sono per circa il 98% integrati nei curriculum delle scuole dello Stato e ad essi sono naturalmente iscritti indistintamente ragazzi di ogni provenienza etnica. Si rileva tuttavia che la partecipazione ai corsi di bambini e ragazzi di origine italiana è molto elevata.
Essendo la quasi totalità dei corsi sostenuti dal Co.As.It. inseriti nel sistema scolastico locale, che registra tassi di bocciature estremamente bassi anche a livello secondario (a livello primario le bocciature non sono ammesse), la quasi totalità degli alunni iscritti risulta completarli con successo.
La responsabile della Direzione didattica di Melbourne collabora regolarmente con il Co.As.It., soprattutto per quanto concerne l'ideazione e la realizzazione dei programmi di formazione offerti agli insegnanti nel corso dell'anno.
L'attività didattica in senso stretto è invece, per i corsi inseriti nel curriculum, di esclusiva competenza delle autorità scolastiche locali. Nessun tipo di intervento e/o proposta diretto può pertanto essere fornito in questo campo dalla responsabile dell'Ufficio scolastico che assicura comunque un'apprezzata attività di sostegno e consulenza.
Il Consolato generale di Melbourne ha sempre pienamente esercitato nei confronti del Co.As.It. i poteri/doveri di controllo formale contabile e amministrativo, previsti dalle disposizioni di legge e regolamentari della contabilità di Stato, in fase di presentazione dei bilanci preventivi e consuntivi. Ha inoltre sempre avuto pieno accesso a tutta la documentazione contabile del Co.As.It., i cui bilanci sono pubblici e certificati. Il Consolato ha altresì formulato propri articolati pareri di merito sull'attività dell'ente a corredo delle richieste di contributo governativo italiano e in ogni altra circostanza in cui sia stato invitato a farlo.
Il Consiglio direttivo del Co.As.It. per l'anno in corso è costituito dalle seguenti persone:
Presidente: Comm. Bernard Bongiorno
Vice Presidenti: Bruna Pasqua, Vito Cassisi, Dennis Santilli, Maria Bufera
Tesoriere: Joe Sala
Segretario: Remo Demicheli
Membri: Dominic Barbaro, Rhonda Barro, Rita Buccheri, Josephine Cafagna, Loretta Cassani, Lucy Spano-Jakanic, Eusebio Marcocci, Carmel Marozzi, Nino Randazzo, Joe Rollo, Giovanni Scomparin, Vince Volpe.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Franco Danieli.

MALGIERI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
a Charleroi in Belgio opera il Co.As. Sc.It (Comitato di assistenza scolastica italiana), ente finanziato dallo Stato italiano e dal FSE per organizzare l'intervento scolastico in quella circoscrizione consolare; recentemente gli organi di controllo hanno verificato la documentazione contabile riscontrando anomalie e irregolarità;
cosa abbiano fatto gli organi di controllo dell'Ambasciata d'Italia a Bruxelles e del Consolato generale di Charleroi per far sì che l'intervento avvenisse nel rispetto delle regole o della normativa vigente;
quali i provvedimenti che l'Ufficio II della direzione generale per gli italiani all'estero e le politiche migratori e intenda prendere per porre fine a queste ricorrenti situazioni di illegalità riscontrate sia dagli ispettori del Tesoro italiano che da quelli del Fondo sociale europeo.
(4-29148)


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Risposta. - In relazione ai quesiti sollevati dall'interrogante, si rammenta in via preliminare che l'Ente Co.As.Sc.It. di Charleroi realizza attività di tipo linguistico-culturale a beneficio della locale comunità italiana, ricevendo per questo contribuzioni sul capitolo di bilancio del Ministero degli Esteri n. 3153 (già 3577).
A tali contributi si è aggiunto il sostegno del Fondo sociale europeo attraverso il Programma operativo multiregionale «Formazione italiani all'estero», che ha avuto termine il 31 dicembre 1999.
Per il periodo in cui nel settore dei corsi di lingua italiana vi è stata una duplice fonte di finanziamento, i contributi comunitari sono stati sottoposti alle precise norme relative al controllo «materiale» e finanziario delle attività previste dalla legge di settore, la L. 153 del 1971.
In particolare, secondo tale normativa l'attività di vigilanza e monitoraggio è svolta dai Consoli (che svolgono per legge funzioni di Provveditori agli studi nell'ambito delle proprie circoscrizioni) e dalle Rappresentanze diplomatiche. I Consoli esercitano il monitoraggio sia sotto l'aspetto finanziario, sia sotto il profilo dell'efficacia pedagogico-didattica con l'ausilio del direttore didattico o del preside dell'ufficio scolastico del Consolato. Tale attività si estrinseca anche in un controllo amministrativo-contabile in itinere e finale (ivi compreso quello del rendiconto) dell'attività degli enti gestori.
Al tempo stesso, l'esistenza di una duplice fonte di finanziamento ha creato per gli enti gestori non poche complicazioni di tipo contabile ed amministrativo, rispetto alle quali il Ministero degli esteri non ha mancato di fornire assistenza e delucidazioni, ogni qual volta è apparso necessario.
Gli esiti della visita di controllo effettuata dai competenti servizi della le Commissione europea a Charleroi nello scorso mese di novembre non sono ancora stati ufficialmente comunicati al Ministero degli esteri. Peraltro, a quanto è dato sapere, tale rapporto - sottolineando la forte atipicità delle esigenze organizzative di interventi attuati fuori dal territorio nazionale e nell'ambito delle condizioni poste dalla citata legge di settore n. 153/1971 - potrebbe contenere osservazioni circa l'ammissibilità ai sensi delle normative comunitarie di alcune spese rendicontate, nonché eccepire errori formali.
Non appena reso ufficialmente edotto di tali possibili osservazioni, il Ministero degli esteri non mancherà di disporre con la dovuta tempestività tutti gli eventuali provvedimenti che dovessero rendersi necessari.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Franco Danieli.

MALGIERI. - Ai Ministri del lavoro e della previdenza sociale e degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la questione degli aggiornamenti degli insegnanti che operano all'estero è un aspetto delicato la cui realizzazione deve essere legata alle singole realtà nelle quali i docenti operano;
lo IARD di Milano è l'ente che da anni gestisce, per conto di vari enti gestori, i corsi che usufruiscono di finanziamento del Capitolo di Bilancio MAE 3577 per l'aggiornamento degli insegnanti;
per tali iniziative lo IARD usa materiali e tecnologie superate e costose;
numerosi sono gli Uffici Scuola dei Consolati interessati che hanno espresso la loro preoccupazione per la realizzazione di queste iniziative, giudicandole talvolta inutili -;
a quanto ammontino i finanziamenti concessi allo IARD di Milano negli ultimi cinque anni;
quali siano gli enti che ne hanno fatto richiesta;
quali siano i controlli e le verifiche che il titolare dell'ufficio II (ex Ufficio V della Dgeas) della Direzione Generale per gli Italiani all'Estero e le Politiche Migratorie della Farnesina ha fatto ed intende fare per rendere trasparente e comprensibile questo aspetto importante dell'intervento scolastico italiano all'estero.
(4-29163)


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Risposta. - Correttamente l'interrogante esordisce sottolineando come l'aggiornamento del personale docente non di ruolo operante all'estero sia «un aspetto delicato la cui realizzazione deve essere legata alle singole realtà nelle quali i docenti operano.
In effetti, il Ministero degli esteri, consapevole dell'importanza di queste attività, ha istituito dal 1994 una Commissione interministeriale, presieduta dal Direttore generale per gli italiani all'estero di questo Dicastero, che ha il compito di vagliare i differenti bisogni formativi delle varie realtà scolastiche e di richiedere ad istituzioni (Università per stranieri di Perugia, Siena, Università Ca'Foscari di Venezia) e ad istituti specializzati non profit come lo IARD), dei progetti di formazione mirati e flessibili da proporre agli enti gestori per aggiornare il personale docente non di ruolo. Di questa Commissione fanno altresì parte il Capo dell'Ufficio II ed alcuni funzionari della predetta Direzione generale del MAE e funzionari del Ministero della pubblica istruzione.
Da quanto sopra esposto emerge che, all'attuazione del piano di formazione proposto dal Ministero degli esteri, non concorre solo l'Istituto IARD ma anche prestigiose Università italiane e straniere. Anche l'Enciclopedia italiana ha partecipato al piano di formazione generale sino al 1996, quando ha dovuto cessare tale attività per motivi di riorganizzazione interna.
Tutto ciò premesso, si segnala che l'Istituto IARD collabora con il Ministero degli esteri dal 1981, quando - su indicazione del Ministero della pubblica istruzione che lo annovera tra gli enti formatori accreditati - gli venne affidato un primo intervento per la formazione dei docenti operanti in Australia. Le metodologie e i materiali proposti dall'Istituto IARD, validati da esperti di fama a livello nazionale e mondiale, risultano essere all'avanguardia nel campo della formazione e, nel contempo, flessibili, per adattarsi alle differenti esigenze dei docenti da formare. L'Istituto IARD ha proposto per primo e già da tempo, ad esempio, la formazione a distanza, via Internet e l'assistenza «on line», suscitando grande interesse fra gli enti gestori e i docenti interessati che scelgono il progetto IARD tra le offerte formative proposte dal Ministero degli esteri. La Commissione europea ha ritenuto valido il progetto triennale di formazione a distanza e lo ha cofinanziato tramite il Fondo sociale europeo. È stato infatti attuato con successo in Germania e Gran Bretagna.
In merito ai controlli e alle verifiche effettuate dalla citata Direzione generale per quanto attiene la formazione, si segnala che i propri organi periferici - i Consolati, responsabili degli Uffici scolastici - sono tenuti a trasmettere al Ministero degli esteri dettagliate relazioni al termine di ogni corso di formazione svolto nella circoscrizione di propria competenza. Inoltre il Ministero ha istituito un sistema di monitoraggio capillare, inviando ad ogni sede che ha scelto un progetto formativo le seguenti schede di:
1.
ingresso al corso: che deve essere compilata dai docenti e inviata all'ente formatore un mese prima dell'inizio del corso e contemporaneamente al Ministero degli esteri. Ciò permette all'ente formatore di calibrare il corso di formazione scelto dall'ente gestore secondo la preparazione di base dei docenti e la realtà locale;
2.
verifica del corso: tale scheda, che ha varie voci, deve essere compilata al termine del corso da ciascun docente, in forma anonima, in modo da consentire la più ampia libertà d'espressione, e quindi di giudizio, da parte dei diretti destinatari del corso di formazione. Tali schede pervengono al Ministero tramite i competenti Consolati;
3.
valutazione del corso: scheda compilata dal presidente dell'ente gestore che ha commissionato il corso di formazione. Anche quest'ultima scheda perviene al MAE trasmessa dal competente Consolato.

Tutti gli Enti formatori presentano al Ministero il progetto-base, corredato dal piano finanziario, di cui la Commissione tecnica accerta la congruità. Alcuni costi specifici variano a seconda delle distanze, del numero dei partecipanti, della quantità e della tipologia del materiale richiesto. Per concordare tutte queste variabili l'ente gestore


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dei corsi di lingua e cultura, cui i contributi vengono per legge attribuiti, stabilisce il piano d'intesa con l'ente formatore. I bilanci preventivi e consuntivi degli enti gestori vengono esaminati ed approvati a livello locale dagli Uffici consolari. Successivamente pervengono alla predetta Direzione generale che, dopo averli esaminati, attua le complesse procedure di elaborazione e li sottopone agli organi di controllo per la necessaria approvazione.
Negli ultimi cinque anni, circa quattro miliardi di lire annui sono stati destinati alla formazione dei docenti di lingua e cultura italiana operanti in tutto il mondo. Purtroppo, a causa della limitatezza dei mezzi finanziari disponibili, si è potuto destinare a tale scopo molto meno di quanto richiedano i reali bisogni formativi.
Le quote annue destinate alla formazione dei docenti sono state utilizzate per progetti attuati dalle Università per stranieri di Perugia e di Siena, dall'Università Ca' Foscari di Venezia, dell'Istituto IEI (fino al 1996), dall'Istituto IARD, da prestigiose Università straniere (Harvard, etc.).
In questi anni, in particolare, l'Istituto IARD ha attuato progetti per gli enti gestori dei corsi di lingua e cultura italiana operanti in Australia, Canada, Argentina, Brasile, Messico, Uruguay, Stati Uniti d'America, Venezuela, Belgio, Francia, Gran Bretagna e Svizzera.
Lo IARD ha effettuato anche interventi formativi su richiesta della Direzione generale per la Cooperazione culturale del MAE in Croazia, Romania, Slovacchia, Slovenia e Tunisia.
Da quanto sopra esposto si evince che il settore della formazione è oggetto di particolare cura e attenzione da parte del Ministero degli esteri, sia per l'importanza che esso riveste, sia perché innumerevoli sono le offerte di intervento formativo provenienti da varie parti, a volte non sempre di adeguato livello qualitativo. L'attuazione di un piano formativo organico ed articolato - sia per quanto attiene l'offerta che il monitoraggio - come quello proposto dalla DGIEPM (Direzione Generale per gli italiani all'Estero e le Politiche Migratorie) comporta un impegno notevole e costante sia a livello centrale che a livello periferico, ma soddisfa le esigenze di efficacia, flessibilità e trasparenza.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Franco Danieli.

MALGIERI. - Ai Ministri della pubblica istruzione e degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Comites e altre numerose associazioni italiane operanti nella circoscrizione consolare di Saarbrucken in più occasioni hanno denunciato la grave situazione persistente nella popolazione scolastica italiana, che da decenni detiene il triste primato con un alto numero di bambini italiani nelle classi differenziali;
ad avviso dell'interrogante il Console d'Italia a Saarbrucken, che è anche Provveditore agli Studi, non ha «mosso un dito» per cambiare l'andazzo attuale, ma si è solo limitato a dare abbondanti finanziamenti al locale Co.As.Sc.It. che è l'istituzione che dovrebbe gestire l'intervento scolastico italiano nella circoscrizione consolare;
inoltre il direttore didattico dell'Ufficio scuola del Consolato, Severino Mazzucchi, sembra non curarsi delle proteste dei genitori, non intervenendo in nessuno dei tanti casi denunciati dalle organizzazioni italiane -:
quanti siano i contributi che il Co.As.Sc.It. di Saarbrucken ha preso negli ultimi quattro anni;
quanti siano gli alunni interessati alle singole iniziative di intervento scolastiche;
quanti siano coloro che hanno superato positivamente i corsi;
quali siano i controlli amministrativi fatti dal consolato;
quali controlli didattici l'Ufficio scuola abbia fatto;
se è vera la notizia che il presidente Baratta e il segretario Pettinari ricevono da questo ente uno stipendio mensile di quasi


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dieci milioni di lire, quando un insegnante locale non guadagna più di tre milioni;
cosa intenda fare il Governo per evitare l'esistenza e la proliferazione di simili scandalose istituzioni che non servono ai bambini italiani, ma sono solo un evidente sperpero di denaro pubblico.
(4-29176)

Risposta. - Nell'atto parlamentare in oggetto l'interrogante segnala l'alto numero di bambini italiani che frequentano le classi differenziali nella circoscrizione consolare di Saarbrucken. I dati degli ultimi 5 anni evidenziano come le percentuali relative agli alunni italiani che hanno frequentato le scuole differenziali nella circoscrizione consolare in parola siano decisamente inferiori alla media riscontrata a livello generale per tutta la Germania:
a.s. 1995/96: 4,15%;
a.s. 1996/97: 3,58%;
a.s. 1997/98: 3,74%;
a.s. 1998/99: 3,84%;
a.s. 1999/00: 3,18%.

Il Consolato di Saarbrucken favorisce e sollecita la partecipazione dei genitori sia direttamente, tramite gli insegnanti; che utilizzando i mezzi d'informazione di cui dispone, tra cui le rubriche settimanali a mezzo radio e stampa che sono curate direttamente. La collaborazione tra genitori, Enti gestori e Consolato si è in effetti rivelata essenziale a tal fine.
Per quanto riguarda l'entità dei contributi ricevuti dal Co.As.Sc.It., negli anni dal 1996 al 1999, dal Ministero degli Esteri sul cap. 3153 (ex 3577) e dal Fondo Sociale Europeo, risultano così distribuiti:
1996 MAE: Lit. 466.235.000 FSE: Lit. 56.000.000;
1997 MAE: Lit. 330.000.000 FSE: Lit. 337.950.000;
1998 MAE: Lit. 180.000.000 FSE: Lit. 496.600.000;
1999 MAE: Lit. 150.000.000 FSE: Lit. 450.000.000.

L'Ente beneficia inoltre di contributi locali da parte del Kultusministerium (Ministero per l'istruzione), che dai 90.000 DM del 1996 sono stati progressivamente ridotti a 60.000 DM nel 1999.
Nel corso dell'anno scolastico 1999-2000, il numero degli alunni che ha frequentato le singole iniziative condotte dal Co.As.Sc.It. è il seguente:
Lingua e cultura italiana: 536 alunni per 40 corsi;
Interventi di sostegno individualizzato: 83 alunni per 18 corsi;
Tedesco per adulti: 10 alunni per 1 corso;
Corsi presso i locali Istituti di pena a favore di connazionali ivi detenuti: 25 alunni per 2 corsi.

I controlli amministrativi sono quelli previsti dalle disposizioni ministeriali e vengono personalmente effettuati dal Console, il quale esamina i registri contabili e la documentazione della spesa verificandone la regolarità formale e sostanziale ed accertando che tutte le entrate acquisite dall'Ente, siano esse derivate dal cap. 3153 (ex 3577), dal FSE ovvero da istituzioni locali, vengano iscritte in entrata del bilancio. I controlli così effettuati hanno fin qui consentito di accertare la regolarità della gestione del COASSCIT.
Per quanto riguarda i controlli didattici, si fa presente che l'Ufficio scuola di Saarbruecken è in costante rapporto di collaborazione con l'Ente COASSCIT, di cui coordina e stimola le attività e valuta i risultati didattici. A tal fine attua azioni di verifica informandosi costantemente dello svolgersi delle iniziative, partecipando agli incontri degli insegnanti e contattandoli anche singolarmente, presenziando alle iniziative culturali promosse dall'Ente, visitando periodicamente i corsi ed intrattenendo rapporti di collaborazione con le scuole tedesche ove essi si svolgono. Anche i genitori degli alunni rappresentano un elemento di riscontro, per cui essi sono sollecitati a presentare eventuali problemi che interessano


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i loro figli, ai quali viene dedicata tutta l'attenzione necessaria per ricercare le migliori soluzioni.
Gli emolumenti del Presidente e del segretario del COASSCIT, dai libri contabili dell'Ente non risulta registrato alcun pagamento a titolo di compenso per tali incarichi. Dagli stessi libri contabili risulta invece regolarmente registrata la corresponsione dello stipendio dovuto mensilmente al dott. Rolando Pettinari per il servizio prestato in qualità di segretario del COASSCIT. Lo stipendio mensile netto è di 4.355,11 DM. Si tratta di una retribuzione che non si discosta da quella corrisposta localmente da enti pubblici e privati ad impiegati adibiti ad analoghi compiti di segreteria. Infine, si precisa che lo stipendio netto di un insegnante locale in servizio presso il COASSCIT, nell'ipotesi di un orario di 26 ore settimanali, ammonta mediamente all'importo di 3.100 DM.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Franco Danieli.

MANTOVANI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
nei giorni 8 e 9 aprile 2000 si è svolto a Trento un convegno dal titolo «Voci dalla Terra - Testimonianze dall'America Latina». Il convegno è stato organizzato da numerose associazioni di diverso tipo ed orientamento (Ass. Nadir Movimondo, Ass. Amici del Chiapas, Ass. Italia-Cuba, Rete Radiè Resch, Ass. Tremembè, Ass. Jangada, Centro Missionario Diocesano, Ass. Arcoiris, Mandacarù, Acli Terra, Comunità San Francesco Saverio, Ass. Creceremos Juntos) e patrocinato dal Forum trentino per la pace del consiglio provinciale, dall'Assessorato alla cultura del comune di Trento e da Movimondo, con la compartecipazione della regione Trentino-Alto Adige;
al convegno erano, fra gli altri, stati invitati i cittadini indios messicani Maria Perez Vazquez e Antonio Gutierrez Perez, rappresentanti della cooperativa agricola Las Abejas di Acteal, villaggio che fu teatro del terribile massacro del Natale 1998;
a questi cittadini il governo messicano ha rifiutato, con mille pretesti, il passaporto, impedendo così di portare la voce dei popoli indios del Chiapas e di raccontarne le esperienze;
il rifiuto di dare i passaporti ai due esponenti della cooperativa agricola Las Abejas è avvenuto solo pochi giorni dopo la firma a Lisbona dell'accordo commerciale tra Unione europea e Messico che prevede, come condizione indispensabile alla sua applicazione e vigenza, una clausola su democrazia e diritti umani -:
se il Governo italiano non ritenga di dover chiedere spiegazioni al governo del Messico in merito alla vicenda della mancata concessione dei passaporti ai due indios in questione e se non reputi questo atteggiamento grave ed in palese contrasto con l'accordo sottoscritto recentemente tra Unione europea e Messico.
(4-29500)

Risposta. - In merito alla questione richiamata dall'interrogante, il Ministero degli esteri ha interessato le competenti autorità messicane per il tramite della Rappresentanza diplomatico-consolare a Città del Messico, nonché l'Ambasciata del Messico a Roma.
Quest'ultima ha comunicato che presso l'Ufficio del Ministero degli affari esteri di Tuxtla Gutierrez - competente per territorio - non esistono documenti che attestino la richiesta di rilascio di passaporto da parte dei cittadini messicani Maria Pérez Vazquez e Antonio Gutierrez Pérez. Un alto responsabile di tale Ufficio ricorda peraltro una domanda di passaporto non soddisfatta perché il richiedente - il cui nome non è stato registrato - non aveva presentato il necessario atto di nascita legalizzato.
Da parte sua l'Ambasciata italiana, interpellato il Ministero degli esteri messicano, ha riferito che presso i competenti uffici non risulta alcuna documentazione in merito alla richiesta in oggetto.
È da ritenere, pertanto, che l'asserito rifiuto del passaporto ai citati cittadini messicani possa essere stato determinato da una richiesta non corredata dalla necessaria documentazione.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Franco Danieli.


Pag. XLIII

MARINACCI. - Al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
ai cittadini di Rignano Garganico, provincia di Foggia, pervengono cartelle esattoriali in cui, oltre alle voci di pagamento relative al consumo dell'acqua e alla rete fognante, appare anche quella riferita alla depurazione delle acque di cui alla legge n. 319 del 1976 (disinquinamento del Golfo di Manfredonia). In realtà il comune di Rignano Garganico risulta privo di impianti di depurazione delle acque reflue, le quali vengono scaricate a cielo aperto disperdendosi nelle falde-:
se sia legittimo far pagare agli utenti un sevizio, qual'è la depurazione delle acque, anche quando non sia reso;
quali iniziative voglia assumere affinchè si realizzi un impianto di depurazione a servizio del comune di Rignano Garganico e se, in attesa di tale infrastruttura, voglia disporre l'obbligo di reservare la quota finora pagata dagli utenti di tale località all'utilizzo esclusivo finalizzato alla sua costruzione.
(4-27328)

Risposta. - In merito ai quesiti proposti dall'interrogante con il sindacato ispettivo indicato si riferisce che l'articolo 14 della L. 5.1.1994, n. 36 prevede che la quota di tariffa riferita al servizio di pubblica fognatura e di depurazione è dovuta «anche nel caso in cui la fognatura sia sprovvista di impianti centralizzati di depurazione».
Si comunica infine che questo Ministero non ha competenze in merito al finanziamento per la realizzazione di un impianto di depurazione a servizio del comune di Rignano Garganico.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

MARINO. - Ai Ministri dei lavori pubblici e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
benché sia passato ormai un trentennio dal funesto terremoto che colpì nel lontano 15 gennaio 1968 la Valle del Belice provocando morte e distruzione, l'opera di ricostruzione non è stata completata perché lo Stato non ha ancora provveduto a mantenere gli impegni assunti;
da quanto appreso dagli organi d'informazione (La Sicilia del 19 ottobre 1999) «dei trecento miliardi disposti con il più recente provvedimento legislativo da distribuire nell'arco del triennio 1998-1999-2000 soltanto il 50 per cento del 1998 è arrivato nelle casse dei Comuni mentre il restante cinquanta per cento e quanto previsto per il 1999 che sta per concludersi deve essere ancora accreditato»;
a nulla sono valsi i vari interventi dei Sindaci del Belice presso la competente Commissione Bicamerale per la ricostruzione per un più deciso e tempestivo intervento dello Stato nei confronti delle zone terremotate;
secondo le indicazioni delle amministrazioni locali occorrono ulteriori massicci interventi per circa 1200 miliardi per definire la ricostruzione delle zone danneggiate dal sisma (Giornale di Sicilia del 19 ottobre 1999);
appare superfluo fare rilevare la necessità ed urgenza di completare le opere di ricostruzione approvando i progetti e le relative coperture finanziarie, rispettando altresì, i tempi previsti per l'accreditamento delle somme già impegnate ed ancora da corrispondere -:
se e come i Ministri in indirizzo intendano intervenire perché sia completata definitivamente l'opera di ricostruzione delle zone terremotate della Valle del Belice;
quali iniziative intendano assumere per rimuovere gli ostacoli che frenano l'accreditamento delle somme già stanziate e non corrisposte alle casse comunali per il triennio 1998-2000.
(4-30362)

Risposta. - In merito a quanto evidenziato dall'interrogante con l'atto ispettivo cui si risponde si fa presente preliminarmente che dal 1987 è cessata qualsiasi


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competenza del Ministero dei lavori pubblici per ciò che riguarda la ricostruzione abitativa privata, rimanendo alla medesima amministrazione la competenza in materia di opere di ricostruzione di edilizia pubblica e storico artistica.
Per quanto riguarda i 300 miliardi della legge n. 662/96, su precisa richiesta in tal senso avanzata dai sindaci del Belice ed approvata dalla Commissione parlamentare bicamerale per la ricostruzione del Belice, sono stati assegnati al Ministero dei lavori pubblici, dal Ministero del tesoro, bilancio e programmazione economica, L. 72. 282 miliardi per interventi di urbanizzazione primaria, interventi di natura statica e strutturale sugli edifici di interesse storico-artistico ed eliminazione baracche, secondo la gerarchizzazione temporale operata dal CIPE con la delibera 17.03.98 per gli anni 1998-2001.
Per le disponibilità relative agli anni 1998, 1999 e 2000 tutte le procedure a carico di questa Amministrazione sono state puntualmente espletate e le somme assegnate sono state trasferite al Provveditorato regionale alle opere pubbliche per la Sicilia.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

MARTUSCIELLO. - Al Ministro dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica. - Per sapere - premesso che:
il 28 settembre 1999 presso l'Università di Salerno si è svolto il concorso di Dottorato di ricerca XIV (due posti);
a causa l'indisponibilità di un componente della Commissione la prova fu precedentemente rinviata, sembra che due membri della Commissione fossero legati da vincoli di parentela;
la prova scritta iniziò, senza alcun motivo, con ben settantancinque minuti di ritardo;
una delle candidate, poi ammessa agli orali, si presentò con sessanta minuti di ritardo rispetto all'orario di convocazione;
la commissione consentiva inspiegabilmente a tre degli otto partecipanti alla prova di abbandonare l'aula subito dopo la dettatura della traccia d'esame;
nei servizi, vietati agli estranei, c'erano persone non partecipanti al concorso;
la commissione non ha mai registrato le uscite e le entrate dei candidati;
nei verbali incredibilmente mancano i criteri e le modalità di valutazione delle prove, nonché i giudizi di valutazione della prova scritta;
nei verbali non risulta presso quale ufficio sarebbero stati conservati gli elaborati scritti (secondo la legge n. 241);
già in data 15 febbraio 2000, dal senatore Emiddio Novi, è stata presentata al Ministro Murst una richiesta di Verifica Amministrativa per le oggettive irregolarità suesposte;
a tutt'oggi il Ministro non si è ancora espresso in proposito -:
se non si ritenga assolutamente indispensabile ed urgente un'ispezione amministrativa sul complesso operato della commissione per ristabilire la trasparenza e la legalità che obiettivamente sono completamente mancate al concorso sopracitato.
(4-29454)

Risposta. - Con riferimento al documento di sindacato ispettivo indicato, sulla base degli atti in possesso di questo Ministero, si rappresenta quanto segue.
La commissione giudicatrice per l'esame di ammissione al dottorato di ricerca in «Storia del Teatro Moderno e Contemporaneo» (XIV Ciclo) con sede amministrativa presso l'Università degli Studi di Salerno, nominata con decreto rettorale 11 febbraio 1999, n. 297, inizialmente costituita dai professori Achille Mango, Nicoletta Misler e Pia Anna Vivarelli, a seguito della rinuncia dei professori Misler e Mango, era stata modificata previa designazione dei componenti supplenti ed era quindi composta dai professori Claudio Vicentini, Lorenzo Mango e Pia Anna Vivarelli.


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I candidati ammessi alla prova scritta erano stati convocati per il giorno 28 settembre 1999, ore 9,30, presso l'aula n. 7 della facoltà di Scienze della Formazione del suddetto Ateneo.
La prova scritta ha effettivamente avuto inizio alle ore 10,15, con quarantacinque minuti di ritardo rispetto all'orario di convocazione, in quanto la commissione ha preventivamente provveduto alla formulazione delle tracce ed all'espletamento delle operazioni preliminari relative all'accertamento dell'identità personale dei candidati, come peraltro si desume dai verbali.
Dagli atti e secondo quanto dichiarato dal Rettore non risulta che la commissione abbia consentito a tre degli otto partecipanti alla prova di abbandonare l'aula subito dopo la dettatura della traccia di esame, dal momento che tutti gli otto candidati presenti hanno consegnato gli elaborati entro il termine prefissato.
Non risulta, altresì, che una delle candidate ammesse alla prova orale si sia presentata con sessanta minuti di ritardo rispetto all'orario di convocazione, poiché le due candidate ammesse erano regolarmente presenti nel giorno e nell'ora fissata dalla commissione per l'espletamento della prova orale effettuata alle ore 11 del 28 ottobre 1999, come si può desumere dai verbali.
Nei verbali stessi sono chiaramente indicate l'ora di inizio e conclusione delle varie fasi del concorso e non risulta che nei «servizi vietati agli estranei» vi fossero persone non partecipanti al concorso.
Dagli atti, infine, si rileva che i giudizi e i criteri di valutazione sono stati espressi secondo le modalità stabilite dalle relative procedure.
Per quanto sopra esposto, non si ha motivo di ritenere che la commissione abbia svolto le proprie funzioni in violazione dei principi di legalità e trasparenza.
Si fa presente, inoltre, che analoga risposta è stata inviata al senatore Emiddio Novi in data 8-6-2000.
Il Sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca scientifica e tecnologica: Luciano Guerzoni.

MATACENA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro di grazia e giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 13 agosto 1997 la Corte d'Assise di Reggio Calabria, presieduta dal dottor Roberto Lucisano, ha affidato ai dottori Giovanni Bruno, perito medico legale È specialista in medicina legale, di Cosenza È e Simonetta Costanzo, perito psicologo È psicologo clinico, psicoanalista, di Roma È l'incarico di svolgere perizia medico legale e psichiatrica sulla persona di Latella Saverio, detenuto, ponendo i seguenti quesiti: «accertino i periti le attuali condizioni di salute in cui versa Latella Saverio ed, in particolare, verifichino se esse si presentino di tale gravità da determinare incompatibilità con lo stato di detenzione»;
tale perizia è stata disposta dalla Corte d'assise a seguito dell'istanza dei familiari del Latella, allarmati dal suo stato di prostrazione psico-fisica, per ottenerne almeno il ricovero in ospedale;
l'allarme dei familiari scaturisce dal fatto che Saverio Latella, incensurato, accusato dal «pentito» Giovanni Riggio di essere mafioso e mandante di due omicidi, sottoposto al regime del «41-bis», entrato in carcere (6 aprile 1993) con i suoi piedi e ridotto, oggi, su una sedia a rotelle, incapace di camminare e di provvedere perfino ai propri bisogni fisiologici, versa in uno stato di gravissima depressione al punto di manifestare, nel corso dei colloqui, la volontà di morire piuttosto che accettare disumane ed umilianti condizioni di vita;
la perizia dei dottori Bruno e Costanzo trae le seguenti conclusioni: «In particolare riteniamo di avere accertato che tali infermità si presentino nel periziando in forma tale da determinare, almeno in teoria, una condizione di incompatibilità con lo stato di detenzione; riteniamo altresì che il periziando debba essere ricoverato sin da oggi in un centro clinico di alta specializzazione psichiatrica che dopo congrua osservazione possa confermare nel modo più certo ed oggettivo tale condizione di incompatibilità determinando anche il quadro terapeutico adeguato per il soggetto»;


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tale perizia segue altre due disposte, sempre, dalla Corte d'assise di Reggio Calabria (la prima del 31 ottobre 1996, redatta dal dottor Giovanni Bruno, la seconda del 22 marzo 1997, redatta dai professori Alfonso Colosimo e Carmela Calandra) e due di parte (una a firma del professor Rocco Zoccali dell'11 giugno 1997, l'altra a firma del professor Nicola Alberti dell'11 luglio 1997) che riconoscono, tutte, il Latella non idoneo al regime carcerario;
nonostante l'esito delle cinque perizie, il signor Saverio Latella viene trattenuto ancora in carcere poiché la Corte d'assise, invece di consentire il ricovero in un centro clinico specializzato, ha inviato gli atti al Dap che, ad oggi, non si è pronunciato, ed al medico del carcere, che, così, viene a ricoprire di fatto un ruolo superiore rispetto ai periti;
la Costituzione della Repubblica tutela il diritto alla salute, e uno Stato in cui prevalga la certezza del diritto non può, e non deve, avallare «vendette» ed inumane ingiustizie -:
se si ritenga tollerabile che un detenuto che ad avviso dell'interrogante appare già privato in quanto sottoposto al regime previsto dal «41-bis», del diritto alla dignità, venga fatto morire lentamente in carcere pur in presenza di perizie medico-legali che sanciscono l'incompatibilità con il regime carcerario e l'urgenza del ricovero ospedaliero;
quali iniziative si intendano intraprendere affinché il detenuto Saverio Latella venga urgentemente ricoverato in un centro clinico altamente specializzato, così come impongono, anche, le conclusioni dell'ultima perizia medico-legale dei dottori Bruno e Costanza, depositata il 5 settembre 1997;
se, nella vicenda, non si ravvisino comportamenti discutibili ed omissioni, e, in caso positivo, quali provvedimenti, di competenza del Governo, si intendano adottare nei confronti dei responsabili.
(4-14247)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione presentata, si comunica quanto segue sulla base delle informazioni acquisite presso le competenti autorità giudiziarie e presso il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria,.
Il detenuto Saverio Latella, è ristretto presso la casa circondariale di Spoleto ed è sottoposto al regime di cui all'articolo 41-
bis, 2o comma dell'ordinamento penitenziario fino alla data del 31.12.2000; la sua attuale posizione giuridica è quella di appellante avverso la sentenza della Corte di Assise di Reggio Calabria dell'1.6.1998, con le quale è stato condannato alla pena dell'ergastolo per il reato di concorso in vari omicidi ed altro.
Il Presidente della Corte suddetta, interpellato in merito ai fatti in questione, ha riferito che il 13 agosto 1997 la Corte stessa, su istanza della difesa, ha disposto accertamento medico-legale e psichiatrico nei confronti del Latella sia in relazione alla dedotta assenza di motilità attiva agli arti inferiori, sia in relazione all'asserito stato depressivo, al fine di stabilire se le condizioni di salute dell'imputato fossero o meno compatibili con la custodia cautelare in carcere: tale incarico è stato affidato ai dottori Giovanni Bruno di Cosenza, specialista in medicina legale, e Simonetta Costanzo di Roma, psicologo clinico.
La perizia, che seguiva altri due accertamenti disposti dalla Corte di Assise di Reggio Calabria sempre su istanza della difesa, stabiliva che le infermità dell'imputato si presentavano in forma tale «da determinare, almeno in teoria, una condizione di incompatibilità con lo stato di detenzione»; nella relazione aggiungevano testualmente i consulenti quanto segue: «si ritiene, altresì, che il periziando debba essere ricoverato sin da oggi in un centro clinico ad alta specializzazione psichiatrica, che, dopo congrua osservazione, possa confermare nel modo più certo ed oggettivo tale condizione di incompatibilità determinando anche il quadro terapeutico adeguato per il soggetto».
Conseguentemente la competente Autorità Giudiziaria, con ordinanza del 12.9.97, adottava la misura prevista dall'articolo 11


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comma 2 della Legge n. 354/1975, disponendo l'immediato ricovero del Latella nel reparto di psichiatria di un pubblico nosocomio, come richiesto dai periti di ufficio, struttura presso la quale lo stesso Latella avrebbe dovuto essere tradotto e piantonato; la Corte, con provvedimento del successivo 19.9.1997, individuava negli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria, segnalati dalla stessa difesa del detenuto il presidio ospedaliero psichiatrico, più idoneo in relazione alla terapia da seguire e alla possibilità per l'imputato di una più agevole partecipazione alle udienze del processo a suo carico.
A seguito di ulteriore istanza del Latella in data 28.11.1997, intesa ad ottenere la revoca della misura custodiale, ovvero, in via gradata, la sostituzione con arresti domiciliari per motivi di salute, la Corte, ai sensi del comma IV-
ter dell'articolo 299 del codice di procedura penale, disponeva farsi luogo ad accertamenti sanitari e nominava perito il dott. Nunziante Rosania, direttore dell'Ospedale Psichiatrico giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto; il consulente escludeva tuttavia la sussistenza della dedotta incompatibilità tra le affezioni dell'imputato e lo stato di detenzione in carcere ed evidenziava possibili elementi simulativi, tali da amplificare il dato patologico effettivamente riscontrabile a carico del Latella. Su tali basi mediche l'istanza in questione veniva rigettata.
Successivamente, il 20 aprile 1998 lo stesso detenuto, in occasione della sua traduzione con ambulanza presso l'aula di udienza della Corte di Assise, rimaneva coinvolto in un incidente, riportando lesioni che al momento il dr. Giuseppe Strati, giudicava compatibili con lo stato di detenzione.
Il 13 maggio 1998, poi, il dirigente del servizio di Psichiatria degli Ospedali Riuniti, ove il Latella era ristretto, comunicava che l'assetto psicocomportamentale del paziente risultava stabilizzato e che le problematiche cliniche dallo stesso evidenziate non ne imponevano l'ulteriore gestione in ambiente ospedaliero. Disposto un supplemento di perizia, a cura del dr. Strati, le conclusioni di tale accertamento andavano in senso opposto rispetto alla diagnosi ospedaliera, atteso che il nominato Consulente Tecnico assumeva invece l'incompatibilità delle condizioni di salute dell'imputato con lo stato di detenzione in carcere. Per tali motivi la Corte di Assise rigettava sia le istanze della difesa, tese alla concessione degli arresti domiciliari, sia la richiesta formulata dal Pubblico Ministero di ripristino della custodia in carcere e disponeva che il Latella permanesse presso il reparto psichiatrico degli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria.
Il 27.7.1998, in periodo feriale, il Presidente di turno della Corte di Assise, a seguito di richiesta del direttore della Casa Circondariale di Reggio Calabria, che, con missiva del 25 luglio 1998, aveva sollecitato il rientro del detenuto in Istituto, concedeva il nulla-osta per il rientro del Latella nella Casa circondariale sulla base della relazione favorevole del Primario del reparto psichiatrico degli Ospedali Riuniti.
A seguito di istanze della difesa in data 28 luglio e 30 luglio 1998, con le quali si chiedeva, rispettivamente, la revoca dell'ordinanza con cui il detenuto Latella era stato trasferito dagli Ospedali Riuniti alla Casa Circondariale di Reggio Calabria e la remissione in libertà dell'imputato e, in subordine, l'applicazione di misura più attenuata, veniva disposta nuova perizia ad opera del dr. Luca Ralli, all'esito della quale la Corte:
a) respingeva l'istanza di rimessione in libertà ovvero di irrogazione di diversa e meno grave misura cautelare, stante l'eccezionale pericolosità del Latella e, quindi, il concreto pericolo sia della reiterazione di condotte criminali similari, sia di fuga per sottrarsi all'esecuzione della pena dell'ergastolo irrogatagli; b) disponeva trasmettersi copie delle istanze e dell'allegata documentazione, in relazione ad eventuali provvedimenti ex articolo 11 comma 2 L. n. 354/1975, al Magistrato di Sorveglianza del luogo di effettiva detenzione del Latella, ai sensi dell'articolo 240 comma 2 delle disposizioni di coordinamento del codice di procedura penale, essendo stata già pronunciata a carico del prevenuto sentenza di I grado.
Così sommariamente riassunta la vicenda detentiva del Latella, non può non rilevarsi che la Corte di Assise di Reggio


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Calabria, pur considerando l'elevatissima pericolosità sociale del Latella, ha sempre tenuto conto delle sue condizioni di salute, disponendone il ricovero presso strutture ospedaliere civili ex articolo 11 L. n. 354/1975, ovviamente con le dovute cautele (piantonamento), al fine di consentirgli di poter usufruire di tutte le più efficaci terapie.
In relazione alla medesima esigenza lo stesso Latella il 7.10.98 era stato trasferito in via provvisoria presso il Centro Diagnostico Terapeutico annesso alla Casa Circondariale di Pisa; provvedimento questo successivamente revocato per espressa rinuncia dell'interessato.
Il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria ha infine riferito, quanto alle attuali condizioni di salute del Latella, che nell'istituto di Spoleto ove lo stesso si trova sono operativi tutti i presidi necessari per garantire al detenuto un monitoraggio sanitario attento e continuo (guardia medica per 24 ore giornaliere, infermeria attrezzata anche per prelievi ematici, terapie infusionali ed ossigenoterapia, specialisti in psichiatria e neuropsichiatria).
E in effetti il Latella è costantemente e attentamente seguito, sotto il profilo sanitario, presso il detto istituto, che provvede altresì a tenere costantemente informata l'Autorità Giudiziaria sulle condizioni di salute del detenuto in questione.
Il Ministro della giustizia: Piero Franco Fassino.

MATRANGA. - Ai Ministri dei lavori pubblici, del lavoro e della previdenza sociale e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in Italia negli ultimi anni gli affitti sono saliti alle stelle, come conseguenza dei diversi provvedimenti di liberalizzazione del mercato;
la penisola è nettamente al di sotto dello standard europeo quanto a consistenza delle case popolari che rappresentano appena il 5 per cento dello stock abitativo contro il 16 per cento della media comunitaria;
per un alloggio economico di 80-90 metri quadri in zona semicentrale si è passati, in una città come Milano, dalle 300 mila lire mensili dell'equo canone alle 950 mila previste dai patti in deroga, per finire a 1,1 milioni conseguenti alla legge n. 431 del 1998: l'incremento finale è quindi di quasi il 270 per cento;
la situazione italiana degli affitti, secondo una ricerca dell'Ares, è caratterizzata dal sovraffollamento in particolare in città come Napoli, Catania, Bari e Roma;
per circa 1 milione e 573 mila famiglie, cioè il 37 per cento dei nuclei in affitto, il canone determina un forte disagio economico e per 588 mila famiglie, in particolare, erode più di un terzo del reddito -:
quali provvedimenti il Governo intenda assumere per consentire alle famiglie a basso reddito di prendere in affitto un appartamento;
quale sia la reale consistenza e dislocazione delle case popolari in Italia.
(4-25672)

Risposta. - In riferimento alle problematiche evidenziate dall'interrogante con il sindacato ispettivo indicato, si fa presente che tra le principali novità introdotte dalla legge 9 dicembre 1998, n. 431, recante «Disciplina della locazione e del rilascio degli immobili ad uso abitativo» particolare rilievo riveste l'istituzione del Fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione per la concessione, a favore dei conduttori di immobili ad uso abitativo in possesso dei requisiti definiti dal decreto ministeriale 7 giugno 1999, di specifici contributi per il pagamento dei canoni di locazione.
Per il triennio 1999-2001 è assegnata al Fondo una quota, pari a L. 1.800 miliardi, ripartiti in maniera uniforme per ciascuno degli anni 1999, 2000 e 2001, delle risorse di cui alla legge n. 60/63.
In attuazione del comma 5, articolo 11, della citata legge, con delibera CIPE del 30 giugno 1999, su proposta di questo Ministero, è stata ripartita tra le regioni e le


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province autonome di Trento e Bolzano, previa intesa in sede di conferenza Stato-regioni, la disponibilità del Fondo relativa al 1999, pari a L. 600 miliardi. Ai sensi del comma 7 dello stesso articolo le regioni e le province autonome devono ripartire tale disponibilità tra i comuni.
Il comma 11 dell'articolo 11 della legge n. 431/98 ha, inoltre, disposto l'assegnazione al medesimo Fondo anche della disponibilità, pari a L. 152.779.714.000, del fondo sociale istituito ai sensi dell'articolo 75 della legge 27 luglio 1978, n. 392, il cui ammontare è stato reso noto al Ministero del tesoro, bilancio e programmazione economica solo in data 13 settembre 1999 in sede di istituzione - sullo stato di previsione di questa amministrazione - del capitolo di spesa 4201 sul quale trasferire le risorse assegnate al Fondo nazionale.
A tal riguardo, questo Dicastero ha trasmesso al CIPE, in data 7 gennaio 2000, la proposta di ripartizione tra le regioni della suddetta disponibilità, sulla quale è stata raggiunta la prevista intesa in sede di conferenza Stato-regioni nel corso della riunione svoltasi il 16 dicembre 1999.
Con delibera CIPE n. 6/2000 del 15 febbraio 2000, la suddetta disponibilità del fondo sociale di cui al succitato articolo 75 della legge n. 392/78, è stata ripartita tra le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano.
La legge 23 dicembre 1999, n. 488 (legge finanziaria 2000) ha, inoltre, autorizzato lo stanziamento di ulteriori 110 miliardi di lire per l'anno 2000.
Per quanto riguarda, infine, la reale consistenza e dislocazione delle case popolari in Italia, si allega copia dei dati forniti dalla Federcasa, relativi al patrimonio gestito dagli IACP per regione.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

MATRANGA. - Al Ministro dei lavori pubblici e della solidarietà sociale. - Per sapere - premesso che:
delle 8 mila camere d'albergo previste dall'Ente provinciale del turismo di Roma per il prossimo Giubileo soltanto 400 saranno pronte per il 2000;
le banche sono le uniche istituzioni ad avere risposto all'appello di eliminare le barriere architettoniche in previsione dell'arrivo dei pellegrini in carrozzella;
i disabili che verranno a Roma il prossimo anno anche se naturalmente il loro numero non è ancora quantificabile con certezza, si può stimare a circa 600 mila persone, pari al 2,3 per cento del totale dei pellegrini attesi (26 milioni);
«l'accessibilità, come ha affermato Ileana Argentin, delegata del comune di Roma per i problemi dell'handicap, non è solo l'eliminazione di un gradino, ma la fruibilità del servizio» -:
quali interventi sono previsti per accogliere i portatori di handicap che arriveranno a Roma in occasione del Giubileo del 2000.
(4-27194)

Risposta. - In merito a quesiti proposti con l'interrogazione indicata sono stati richiesti elementi alla Presidenza del consiglio dei ministri - Ufficio per Roma capitale e grandi eventi che comunica quanto segue.
Per il Giubileo 2000, sono previsti numerosi interventi per assicurare ai portatori di handicap motorio il diritto di visitare senza limitazioni di sorta le zone giubilari utilizzando mezzi di trasporto pubblico loro accessibili. Nell'ambito del piano del Giubileo Lazio, ex L. 651/96, sono stati inclusi taluni interventi specifici, e precisamente:
A01-04 centro di accoglienza per pellegrini anziani e disabili - IPAB «S. Margherita» Roma;
A01-06 comunità alloggio per disabili (Roma) ristrutturazione di un immobile a Vigne Nuove - comune di Roma;
A01-11 piano di accessibilità e trasporto per disabili (Roma); istituzione di un servizio a chiamata con mezzi pubblici senza barriere architettoniche - ATAC;
A01-22 segnalatori acustici per non vedenti sui mezzi pubblici - ATAC;


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A10-03 eliminazione barriere architettoniche nei percorsi interni al comprensorio del Divino Amore - Parrocchia Santa Maria del Divino Amore;
B13-73 Basilica di S. Maria Maggiore in Roma; realizzazione di servizi igienici, pronto soccorso, rampa per disabili - Patriarcale Basilica di S. Maria Maggiore;
B14-76 nuove rampe per disabili e posto di pronto soccorso - Patriarcale Basilica di San Giovanni in Laterano;
C01-30 intervento di abbattimento delle barriere architettoniche relative a percorsi ATAC e sedi stradali adiacenti - comune di Roma.

Si rappresenta inoltre che nelle aree basilicali e lungo i principali itinerari degli autobus turistici sono stati effettuati numerosi interventi di manutenzione ed arredo urbano e ristrutturazioni di marciapiedi, sempre con riguardo all'accessibilità per i disabili.
Si fa inoltre presente che per quanto riguarda gli interventi di competenza del Provveditorato ai lavori pubblici per il Lazio, nell'ambito della progettazione di tutti i lavori relativi al Grande Giubileo dell'anno 2000, lo stesso, in qualità di stazione appaltante, ha tenuto conto di quanto previsto dalla normativa riguardante l'abbattimento delle barriere architettoniche.
Da notizie assunte dal Ministero per la solidarietà sociale si è appreso che è stato attivato, dal 15 dicembre scorso, un numero verde «Vacanze Serene», che fornisce un servizio di informazione telefonica sull'accessibilità alberghiera e sulla fruibilità di tutti i servizi connessi, utili alle persone disabili che si recheranno a Roma per il Giubileo.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

MAURO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri ed ai Ministri dei lavori pubblici e dei trasporti e della navigazione. - Per sapere - premesso che:
da lunghissimi anni il problema della viabilità sulla statale n. 106 della Calabria è causa di ripetuti e gravissimi incidenti stradali, tanto da essere annoverata fra le strade con il più alto tasso di pericolosità;
in particolare, tali incidenti sono causati dal fatto che la statale viene affiancata dalla linea ferroviaria ionica, per questa ragione tutti gli accessi verso il lato mare sono consentiti solo da passaggi a livello, il più delle volte incustoditi;
fra gli altri transiti è utile indicare per la loro pericolosità, a causa di insediamenti urbani molto popolosi, quelli compresi tra le località «Marincoli» (villaggi Eucalipts, Paima, Costa Azzurra, campi di calcio e da tennis eccetera), e «Homomorto» (villaggi internazionali: Valtur, Floriana, campo dal Golf, eccetera) ambedue siti nel comune di Simeri Crichi;
detta statale è interessata da un intenso traffico in quanto collega tutta la tratta ionica ed è quindi transitata non solo dal traffico locale ma anche e principalmente dal traffico nazionale;
i passaggi a livello, manovrati a distanza, sono incustoditi; per questa ragione essi sono stati causa di incidenti, alcune volte mortali, avvenuti su binari;
essendosi verificati incidenti mortali anche su tratti ferroviari lontani dal luogo oggetto d'interrogazione, e poiché la tratta ferroviaria muove su unico binario, le chiusure dei passaggi a livello si protraggono per lunghe ore causando file interminabili d'attesa. Queste si formano unicamente sulla strada statale, priva di piazzole di sosta, creando non solo il rallentamento del traffico ma anche situazioni di estremo pericolo;
in particolare, tutte le macchine, moto, od altri mezzi di trasporto che si immettono sulla statale dal lato «mare» e che si dirigono verso il capoluogo di regione sono costrette a lunghe attese, aggravate non solo dall'intenso traffico ma anche dal mancato rispetto dei limiti di velocità da parte degli automobilisti in transito;


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per ovviare a questa tragica situazione, solo parzialmente riassunta, il comune di Simeri Crichi ha inserito tra gli interventi infrastrutturali da finanziare con il patto territoriale di Catanzaro la realizzazione di un sovrappasso che scavalca la strada statale n. 106 e la Ferrovia dello Stato;
l'importo previsto per realizzare l'opera, già progettata, è di lire 4 miliardi e quattrocento milioni, di cui 2 miliardi sono finanziati dal patto territoriale, mentre il rimanente importo potrebbe essere assunto sia dall'Anas che dalle Ferrovie dello Stato;
questa operazione, se correttamente portata a compimento, potrebbe offrire una irripetibile opportunità, promuovendo una forte sinergia tra i tre enti, atta a salvaguardare non solo la sicurezza ma anche a rendere più scorrevole la viabilità, e a dare incentivo e nuova promozione sia alla zona turistica che all'agricoltura;
tale intervento consentirebbe l'eliminazione dei due passaggi a livello, esonerando le Ferrovie non solo da responsabilità ma anche da costi di gestione;
infine, il sindaco del comune di Simeri Crichi, ha già interessato con una opportuna richiesta, gli enti più volte citati, trasmettendo la nota n. 6407 il 2 ottobre 1998 indirizzata al compartimento Anas di Catanzaro e alle Ferrovie dello Stato, compartimento di Reggio Calabria, alla quale non è stato dato riscontro -:
come s'intenda procedere al fine di sensibilizzare l'Anas e le Ferrovie dello Stato e promuovere un loro concreto intervento, atto a sanare questa situazione;
se ritengano opportuno adoperarsi perché si promuova con i tre enti: comune, Anas e Ferrovie dello Stato un «accordo di programma» ai sensi dell'articolo 27 della legge n. 142/1990.
(4-22770)

Risposta. - In riferimento alla interrogazione citata, da notizie acquisite dalla Direzione generale dell'Ente nazionale per le strade, si riferisce che il comune di Simeri Crichi (CZ) ha comunicato al Compartimento ANAS di Catanzaro di avere inserito, tra gli interventi infrastrutturale da finanziare con il patto territoriale di Catanzaro, la realizzazione di un sovrapasso che scavalca la S.S. n. 106 e la linea ferroviaria, al fine di evitare non solo il rallentamento del traffico nella zona ma soprattutto situazioni di estremo pericolo.
L'importo previsto per la realizzazione di tale progetto è di L. 4.400.000.000, dei quali L. 2.000.000.000 verrebbero finanziati dal Comune stesso, tramite il patto territoriale, e L. 2.400.000.000 dovrebbero essere confinati dall'ANAS e dalle Ferrovie dello Stato.
L'Ente nazionale per le strade ha già approvato lo schema di convenzione da stipulare con l'Ente ferrovie di Reggio Calabria e il comune di Simeri Crichi per la realizzazione del sovrappasso.
Il suddetto schema di convenzione prevede un finanziamento da parte dell'ANAS di L. 1.400.000.000.
Si informa, inoltre, che il comune di Simeri Crichi con delibera in data 31.5.99 ha approvato lo schema di convenzione fra il comune stesso e le Ferrovie dello Stato S.p.a., regolante i rapporti fra i due Enti derivanti dalla soppressione dei due passaggi a livello che esistono sulle due strade comunali che si collegano alla S.S. n. 106. In particolare, il finanziamento per realizzazione dei lavori da parte delle Ferrovie dello Stato S.p.a. viene fissato in L. 1.000.000.000.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

MESSA. - Al Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato. - Per sapere - premesso che:
la direttiva 98/6/CE, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale italiana, serie CE, del 3 agosto 1998, disciplina i prezzi di tutti i prodotti in maniera tale da consentirne l'effettiva comprensione ai consumatori;
per quelli alimentari tale obbligo era già previsto dalla direttiva CE 79/581, attuata


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in Italia con il decreto del Presidente della Repubblica n. 903 del 1982;
eccezioni alla norma sono contemplate nel decreto ministeriale 12 giugno 1985;
una nuova direttiva, la 88/314, ha stabilito obblighi anche per i prodotti non alimentari;
con l'introduzione dell'Euro, la Cee ha emanato una nuova direttiva che prevede l'obbligo di esporre il prezzo di vendita al litro, al chilo, al metro, eccetera, per tutti i prodotti -:
quali iniziative siano state assunte per il recepimento delle direttive Cee;
quali disposizioni siano state impartite per verificare l'effettiva concreta applicazione delle stesse.
(4-21473)

Risposta. - L'interrogante chiede quali iniziative siano state assunte per il recepimento delle direttive in materia di indicazione dei prezzi e quali disposizioni siano state impartite per la verifica della concreta applicazione delle stesse, anche avuto riguardo alla prossima introduzione dell'Euro.
Si fa presente al riguardo che questa Amministrazione ha contribuito ad emanare, sulla base delle indicazioni delle categorie interessate, il testo di recepimento della direttiva 98/6/CE n. 84 del 25 febbraio 2000.
Il testo messo a punto, considerando i profili di una corretta informazione del consumatore, tiene conto delle problematiche relative al momento di doppia circolazione delle valute a seguito dell'introduzione dell'Euro.
Il Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato e del commercio con l'estero: Enrico Letta.

MESSA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
stando a quanto pubblicato su Milano finanza del 31 dicembre 1998, l'Agenzia romana per il Giubileo ha intenzione di commissionare un'indagine per conoscere «i gusti dei pellegrini»;
a tale scopo, ha bandito una gara pubblica il cui termine per presentare le domande è il prossimo 18 febbraio 1999;
per fare fronte allo studio è stato investito un miliardo e mezzo;
in precedenza, l'Agenzia ha affidato ad una società d'ingegneria «una ricerca per analizzare il comportamento dei pellegrini del Giubileo;
l'Agenzia per il Giubileo è una spa pubblica, a maggioranza del Comune di Roma -:
se quanto sopra corrisponda al vero;
in caso affermativo, se ritenga queste spese necessarie ed opportune.
(4-21510)

Risposta. - In merito alla interrogazione citata, sono stati acquisiti elementi forniti dall'agenzia romana per la preparazione del Giubileo S.p.A., tramite l'Ufficio Roma Capitale.
L'agenzia fa presente che non ha mai avuto alcun intendimento di commissionare uno studio per conoscere i gusti dei cittadini.
In data 23.12.1998 ha, piuttosto, bandito una gara europea per l'affidamento di un sistema di indagini su scala nazionale ed internazionale nel quadro di un progetto finalizzato alla conoscenza, in prossimità dell'evento giubilare e durante il suo svolgimento, dell'entità e della tipologia dei flussi di pellegrini e turisti in termini di preferenze organizzative e di esigenze legate all'uso della città e delle aree ad essa limitrofe.
Tale gara, svoltasi il 22 febbraio 1999, costituisce uno degli adempimenti attuativi dell'intervento rubricato sotto la lettera F05-01.01 (sistema di previsione dei flussi turistici; ralizzazione e gestione del sistema di previsione e simulazione degli afflussi) del Piano degli interventi per il Grande Giubileo, in esecuzione della L. 651/96 per


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un importo complessivo di L. 8,7 miliardi deliberato dalla Commissione per Roma Capitale ed approvato con provvedimento dalla Presidenza del consiglio dei ministri.
L'affidamento, la cui base d'asta è di L. 1,6 miliardi contempla complessivamente 66.000 interviste e si compone di tre differenti indagini campionarie, distinte ma coordinate in un sistema omogeneo:
l'indagine sulle preferenze, da condurre in 15 Paesi esteri, ha per oggetto la rilevazione dei comportamenti e delle preferenze dei potenziali visitatori stranieri in relazione all'evento Giubileo ed al fenomeno turistico con particolare riferimento a Roma e provincia, al Lazio e alle aree limitrofe;
l'indagine per la previsione a breve ed il monitoraggio dei flussi turistici, da condurre in Italia, ha per oggetto la stima periodica (trimestrale e poi mensile) del flusso di visitatori italiani nella città di Roma, con particolare attenzione alla motivazione del viaggio ed alle preferenze in tema di organizzazione del viaggio e uso della città;
le indagini mirate, da realizzare in 7 paesi esteri verranno condotte in funzione delle esigenze conoscitive che si produrranno nel corso dell'organizzazione e gestione dell'evento.

Secondo l'agenzia, la cifra preventivata e adeguata ad un sistema di indagini di tale ampiezza territoriale e di tale complessità.
La previsione dei flussi di visitatori è una attività fondamentale nella preparazione di un evento eccezionale come il Giubileo e può consentire di risparmiare rilevanti risorse, evitando un errato dimensionamento dei servizi: la pianificazione dell'accoglienza, le decisioni operative collegate vanno infatti necessariamente dimensionate sulla valutazione quanto più precisa e tempestiva del numero e delle esigenze dei visitatori attratti dalla città di Roma e dall'Italia nel corso dell'anno 2000 e della possibile variabilità di queste cifre.
La diversa dimensione del fenomeno giubilare del 2000, rispetto a quelli passati, non consente di estrapolare dati dalle esperienze pregresse; i dati devono quindi essere interamente costruiti utilizzando metodi di indagine che, possibilmente a basso costo unitario, siano in grado di fornire il maggior numero possibile di informazioni.
Prevedere gli afflussi in vista del Giubileo significa tenere sotto osservazione un universo di riferimento molto ampio sia per estensione geografica (tutto il mondo) che numericamente (le popolazioni cattoliche, ma anche il potenziale di visita turistica che prescinde dall'evento religioso), valutandone i mutamenti di atteggiamento ed il concretizzarsi delle intenzioni di viaggio.
Inoltre, le indagini assolvono anche l'importante funzione di colmare le lacune informative che caratterizzano le statistiche, oggi a disposizione, in tema di quantificazione dei flussi e di comportamento dei visitatori.
Congiuntamente alle tecniche statistiche ed ai modelli previsionali messi a punto per l'occasione utilizzando le più attuali tecnologie informatiche, le indagini doteranno la città di una strumentazione permanente utilizzabile ben oltre l'anno 2000.
Questo innovativo sistema costituirà la prima applicazione integrata che potrà contribuire, in maniera significativa, alla pianificazione ed alla gestione, prima, durante e dopo il Giubileo, della «ordinaria straordinarietà» di una capitale come Roma.
L'agenzia romana per la preparazione del Giubileo riferisce che l'appalto dell'indagine conoscitiva di che trattasi, è stato aggiudicato alla Società Metron R&C S.r.l., la cui offerta configurava un ribasso del 16,18% rispetto alla base di gara, in quanto la società Pragma s.r.l. non è stata in grado di giustificare la propria offerta al ribasso, pari al 17,35%, giudicata anomala.
A tutt'oggi, le prestazioni previste nel contratto, regolarmente avviate nel periodo aprile-giugno 1999 con un primo scaglione di interviste somministrate ad un campione di 3.000 italiani e 20.500 stranieri, sono state svolte secondo quanto previsto nel capitolato tecnico dell'appalto.
Entrando nei dettagli del lavoro svolto, a tutt'oggi sono state effettuate 44.100 interviste così suddivise:


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27.500 stranieri;
12.000 italiani non residenti a Roma e provincia;
4.600 residenti a Roma e provincia.

Le interviste finora realizzate rappresentano il 67% delle 66.000 pianificate. La restante parte sarà effettuata, come previsto nel capitolato tecnico, nel corso del corrente anno, quale monitoraggio con previsioni a breve.
Il sistema di indagini nel suo complesso risulta pienamente rispondente alle finalità perseguite in fase progettuale.
I dati provenienti dalle interviste effettuate dallo scorso dicembre ad oggi hanno portato alla produzione dei primi due «Rapporti di previsione a breve dei flussi di visitatori a Roma e provincia», caratterizzati dalla carenza di pubblicazione mensile e dal «campo visivo» trimestrale.
Parallelamente allo svolgimento delle indagini che sono state oggetto dell'interrogazione, il sistema di previsione dell'agenzia ha provveduto e provvede all'ampliamento delle proprie basi informative attraverso la stipula di accordi con le principali istituzioni operanti nell'ambito della raccolta di dati sul turismo, quali ad esempio l'Istat, l'UIC (Ufficio Italiano Cambi) e con una serie di società coinvolte nel tema della mobilità dei flussi turistici, quali le società Autostrade, Ferrovie dello Stato, Aeroporti di Roma.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

MESSA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere:
se non ritenga opportuno verificare i motivi dei ritardi che si registrano nella realizzazione delle opere per il Giubileo del 2000;
se non ritenga necessario accertare come siano state impiegate le risorse pubbliche erogate dall'entrata in vigore della legge n. 539 del 1995;
se le risorse finanziarie siano state utilizzate in funzione di quanto stabilito dalla legge n. 539 del 1995.
(4-24462)

Risposta. - In riferimento all'atto di sindacato ispettivo indicato si risponde per delega della Presidenza del Consiglio.
L'Ufficio per Roma Capitale e Grandi Eventi, cui sono stati richiesti elementi, rappresenta che sull'eccepito ritardo nel completamento delle opere finanziate ex legge 651/96 la competente Commissione nel corso dell'ultima riunione ha accolto la richiesta proroga solo per gli scavi archeologici dell'area Nerva-Traiano in ragione della configurabilità degli stessi come «cantiere evento», che di per se, comporta il protrarsi dei lavori dell'anno giubilare in finzione della volontà manifestata dal comune di offrire l'opportunità al turista di assistere in diretta, alle attività di scavo e agli eventuali rinvenimenti di reperti archeologici.
Per tutti gli altri interventi, per i quali non sia intervenuta l'ultimazione dei lavori alla data del 31.12.1999, è in corso da parte del predetto Ufficio l'acquisizione della certificazione attestante lo stato di consistenza dei cantieri alla stessa data, al fine di consentire alla Commissione, nelle prossime riunioni, di adottare le definitive determinazioni in ordine sia ad un eventuale definanziamento parziale che all'assegnazione di un termine suppletivo, ove ricorrano documentate circostanze giustificative del ritardo e riconducibili al caso fortuito o alla forza maggiore.
Complessivamente è stato rilevato, sulla base del rapporto di monitoraggio alla data del 31 dicembre 1999, che la gran parte degli interventi finanziati ex L. 651/96 sono stati ultimati. In particolare, su 801 interventi del Piano, fatti salvi 43 interventi la cui scadenza naturale cade a fine 2000, trattandosi di iniziative culturali e di organizzazione e comunicazione, risultano completati 563 interventi ed altri 94, risultano, sia pur parzialmente, fruibili, per un ammontare complessivo di poco inferiore ai tremila miliardi.
A titolo esemplificativo è stata evidenziata l'inaugurazione, avvenuta il 29.01.2000, del


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complesso della stazione Termini che include anche l'ala Mazzoniana dove sono collocati i desk di accoglienza e di informazioni; il 31.01.2000 è stato inaugurato il parcheggio del Gianicolo che renderà possibile l'accesso al Vaticano senza aggravio della mobilità nell'area maggiormente esposta; nei giorni precedenti erano stati completati il sottovia di Lungotevere in Sassia, il raddoppio della Galleria P.A.S.A., l'adeguamento della metro A, la terza corsia del G.R.A., i parcheggi di scambio di Colleferro, Genazzano e Zagarolo, l'allargamento di alcune strade provinciali di accesso a Roma, oltre alla quasi totalità degli interventi sui beni culturali.
Per quanto riguarda l'applicazione della legge n. 539/95, l'agenzia romana per la preparazione del Giubileo informa di aver trasmesso puntualmente al Parlamento, al termine di ogni semestre e ai sensi dell'articolo 6, comma 1-
bis della predetta legge, sette relazioni informative rispettivamente in data 5.8.1996, 27.3.1997, 18.11.1997, 4.5.1998, 24.11.1998, 27.5.1999 e 13.9.1999.
Pur rilevando che la legge n. 539/95 non esplicita alcuno specifico obiettivo a cui finalizzare la partecipazione azionaria dello Stato, l'agenzia ha descritto nel dettaglio in tali relazioni il contenuto di tutte le attività svolte e i risultati conseguiti con l'impiego delle risorse finanziarie ad essa assegnate sia in base alla succitata legge, sia in base alla legge 23 dicembre 1996, n. 651.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

MESSA. - Al Ministro dei lavori pubbilci. - Per sapere:
se non ritenga opportuno istituire una commissione d'indagine tecnica per accertare le cause che hanno determinato, il 21 settembre 1999, la mini-voragine all'interno della galleria sotto l'Appia Antica realizzata dall'Anas;
come si sia potuto verificare il cedimento se, come ha dichiarato il presidente dell'Ordine degli ingegneri, «esistono ben quattro livelli di controlli»;
se corrisponda al vero che il prefabbricato presentava difetti di costruzione;
se si stia procedendo a controllare tutti gli altri 1.250 chiusini;
se esistano problemi per la sicurezza degli automobilisti che utilizzano il tunnel;
quali iniziative intenda assumere per individuare eventuali responsabilità.
(4-25817)

Risposta. - In merito ai quesiti proposti con l'atto ispettivo indicato sono stati richiesti elementi all'Ente nazionale per le strade.
Al riguardo, è stato riferito che, in realtà, l'inconveniente verificatosi il 21 settembre scorso nel tunnel del G.R.A. nei pressi degli svincoli per la Statale Appia, sia da ricondurre ad una semplice lesione, peraltro subito eliminata, limitata ad un unico tombino.
L'Ente precisa altresì di aver provveduto tempestivamente a tutti gli adempimenti necessari a ristabilire le condizioni ottimali di sicurezza.
Più in generale è stato evidenziato che il sottopasso dell'Appia Antica è costituito da due gallerie, ognuna con carreggiata a quattro corsie, di cui una per l'emergenza. Tali manufatti sono stati realizzati per permettere la continuità del Parco archeologico dell'Appia Antica.
L'apertura anticipata della prima canna della galleria è stata prevista al fine di consentire la demolizione degli antiestetici viadotti che sovrappassavano l'arteria stessa sul G.R.A. L'apertura della seconda canna è avvenuta il 30 novembre 1999 come previsto.
Ambedue le gallerie sono dotate delle più aggiornate misure di sicurezza e l'intervia tra le stesse è stato già realizzato. Tale canale di comunicazione è stato reso operativo, ovviamente nel momento in cui è stata aperta al traffico anche la seconda galleria. L'Ente rappresenta infine che il sistema antincendio installato è fra i più avanzati nel campo della tecnologia.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.


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MESSA. - Al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
stando alla relazione del ministro Micheli all'ottava Commissione permanente ambiente-territorio-lavori pubblici della Camera dei Deputati, a fronte di 3.500 miliardi di finanziamento per la realizzazione di opere ed interventi per l'Anno Santo ne risultano impegnati circa 2.300;
l'ultima commissione nazionale di Roma capitale indicava, invece, come impegnati 3.498 miliardi (Il Messaggero - 17 settembre 1999) -:
quanti siano, in effetti, i miliardi ancora da spendere e per quali interventi ed opere.
(4-25819)

Risposta. - In risposta all'interrogazione citata sono stati acquisiti elementi dall'Ufficio per Roma Capitale e Grandi Eventi che ha evidenziato come la fattispecie rilevata dall'interrogante, relativa alla discrepanza tra quanto affermato dal Ministro pro-tempore Enrico Micheli e la somma invece indicata come effettivamente impegnata dalla Commissione per Roma Capitale, sia da riportarsi ad un uso indifferenziato di terminologie specifiche (assegnazione finanziaria, impegno, erogazione) per indicare procedure amministrative relative a finanziamenti.
Si specifica pertanto quanto segue:
lo stanziamento di bilancio previsto dalla legge n. 651/96 (Giubileo Lazio), consiste in 3.500 miliardi che gravano sul Capitolo 7901;
la Commissione ha proceduto alle «assegnazioni finanziarie» per il totale corrispondente, distribuendo l'importo tra singoli interventi inseriti nel Piano;
la procedura di vera e propria «erogazione» avviene in quattro fasi e precisamente:
a) impegno di spesa ed erogazione del 5% per la progettazione;
b) all'aggiudicazione dell'appalto impegno di spesa per la realizzazione dell'intervento ed erogazione (quasi contestuale) del 50%;
c) a fronte del documentato utilizzo dell'80% dell'importo erogato, ulteriore erogazione del 35%;
d) dopo l'effettuazione del collaudo erogazione del restante 10%.

In realtà, quindi, lo stanziamento di bilancio è stato integralmente assegnato, mentre gli impegni e le erogazioni sono in itinere, sicché è esatta la quantificazione, riferita dal Ministro pro-tempore, in L. 2.300 miliardi alla fine di settembre 1999, in termini di impegni.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

MESSA. - Ai Ministri dei lavori pubblici e dell'interno. - Per sapere:
quali iniziative intendano assumere per cercare di ridurre gli incidenti stradali causati dalla nebbia;
quali iniziative siano già state assunte, in tal senso, dagli Enti e dalle Società concessionarie che gestiscono autostrade, strade statali e provinciali;
se ritengano sufficiente quanto fatto finora per tentare di ridurre l'incidentalità determinata da questi fenomeni atmosferici.
(4-28355)

Risposta. - In merito alle problematiche evidenziate con l'atto ispettivo indicato, si premettere che, attualmente, l'unica disposizione legislativa in materia di circolazione in presenza di nebbia è riferibile alla direttiva 16 febbraio 1993 n. 335 del Ministero dei lavori pubblici, in cui si evidenzia che gli Enti proprietari o concessionari della strada devono imporre agli utenti, ove la visibilità risulti inferiore a 100 metri, limiti massimi temporanei di velocità non superiore a 50 km/h.
Specificato quanto sopra, si pone in evidenza come la legge 144/99 dia attuazione al


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Piano nazionale della sicurezza stradale che consiste in un sistema articolato di indirizzi e di misure per la promozione e l'incentivazione di piani e strumenti per migliorare i livelli di sicurezza da parte degli Enti proprietari e gestori, di interventi strutturali, di misure di prevenzione e controllo, di dispositivi normativi e organizzativi, finalizzati al miglioramento della sicurezza secondo gli obiettivi comunitari, finanziati con degli accordi di programma previsti al comma 3 dell'articolo 3 della citata legge.
Nelle linee guida del Piano nazionale per la sicurezza stradale è stato definito un Piano sperimentale per contrastare gli effetti della ridotta visibilità determinata dalla nebbia.
In questo ambito si ipotizza l'uso di dispositivi e di apparati per il dissolvimento della nebbia e per la riduzione degli effetti di tale fenomeno sulla visibilità e sui livelli di sicurezza della guida.
Il piano sarà applicato là dove il fenomeno della nebbia è più intenso, dando priorità alle tratte dove si registrano il maggior numero di incidenti determinati da tale condizione climatica.
Nel breve periodo saranno sperimentati interventi alternativi attraverso l'ausilio degli organi di polizia, coadiuvati dagli ausiliari del traffico autostradale e per la realizzazione di controlli sistematici della condotta di guida pericolosa, soprattutto per quanto riguarda il superamento dei limiti di velocità e le distanze di sicurezza.
Il piano definirà, inoltre, i criteri per individuare le condizioni in cui, a causa della particolare intensità delle condizioni climatiche e dell'elevato rischio, si dovranno adottare drastici provvedimenti di limitazione della circolazione con contestuale creazione di aree attrezzate per la sosta.
L'Ente nazionale per le strade ha quindi fatto conoscere che sono state adottate nel corso degli ultimi anni, in via sperimentale, varie soluzioni tecniche da parte delle società concessionarie autostradali in accordo con gli Uffici speciali periferici dell'Ente ANAS.
Le soluzioni adottate individuano due linee di azione:
1) il rilevamento della nebbia, ossia l'individuazione tempestiva dei tratti in cui sussistono scarse condizioni di visibilità;
2) la gestione dell'interfaccia con l'utenza, sia in termini di segnalazione delle condizioni di pericolo che in termini di supporto al guidatore, a favore della sicurezza di guida.

Le società concessionarie effettuano un sistematico monitoraggio delle condizioni di visibilità attraverso l'impiego di strumentazione appropriata (sensori, unità locali di raccolta dei dati rilevati dai sensori, sistema centrale di controllo e gestione).
In pratica, su svariate tratte autostradali, sono stati dislocati - nei punti a maggior rischio di nebbia - alcuni sensori che consentono una misura affidabile della visibilità, anche nelle diverse condizioni meteorologiche. I dati rilevati vengono acquisiti localmente dalle centraline di controllo e poi convogliati in un unico sistema centrale di raccolta, archiviazione ed elaborazione.
Tutto ciò attiene al punto 1) citato e consente di avere sotto costante controllo le condizioni di visibilità lungo le tratte autostradali.
Con la fase successiva si forniscono informazioni agli utenti attraverso bollettini radiofonici o attraverso numeri telefonici dedicati.
Queste modalità di comunicazione, ampiamente adottate dalle società concessionarie, sono integrate con la trasmissione d'informazioni attraverso pannelli a messaggio variabile, posizionati in punti strategici del tracciato.
La società Autostrade centro-padane sta conducendo una sperimentazione che consiste nell'installazione di pannelli gestiti direttamente dalla postazione di rilevamento meteorologico, in modo da esporre in automatico e con tempestività il messaggio segnale idoneo alle diverse circostanze ambientali (segnalazioni di pericolo, idonei limiti di velocità, ecc.). Inoltre, un sistema di controllo automatico regola la luminosità del pannello in funzione della luminosità ambientale.
Il rilevamento della nebbia può essere integrato con sistemi di segnalazione luminosa


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agli utenti. In tal senso si stanno muovendo società concessionarie come la Auto-Brennero e la Brescia - Verona - Vicenza - Padova.
La società Auto-Brennero ha realizzato un impianto - nel tratto della A22 fra Affi e Modena per una lunghezza complessiva di circa 100 km - costituito da una serie di delineatori disposti nello spartitraffico lungo il lato sinistro, nei quali, oltre ai normali catadiottri rifrangenti, è inserita una lampada LED.
La società Brescia - Verona - Vicenza - Padova ha installato lungo la A4 - nel tratto di Soave Montebello presso Verona - un impianto costituito da palme dotate di LED luminosi collocate al centro strada. I sensori di nebbia, quando la visibilità scende sotto una soglia prefissata, attivano le lampade nella modalità di accensione che può essere di tipo fisso o di tipo «scia di luce». La presenza di queste luci agevola sia la percezione della direzione di marcia che dell'intensità della nebbia.
Detta società, inoltre, sta analizzando la possibilità di combinare l'attivazione dell'impianto di segnalazione luminosa con l'entità dei flussi veicolari, attraverso un sistema che, rilevando i transiti, individua le situazioni critiche (rallentamenti o incidenti), attivando in automatico le lampade.
Per completare il quadro delle possibilità di intervento si segnalano le sperimentazioni in atto finalizzate al miglioramento delle condizioni di visibilità in presenza di nebbia.
A questo proposito, la società Autovie Venete sta da tempo verificando l'efficacia e l'applicabilità in campo autostradale di principi e metodologie già sperimentati in altri settori applicativi e per altri obiettivi.
Fra tali soluzioni il metodo detto «criogenico» riprende un'esperienza adottata negli aeroporti militari dell'ex Unione Sovietica. Il principio di base è l'immissione in aria di nuclei di condensazione molto freddi basati su un aerosol d'azoto liquido. Tali nuclei producono la trasformazione delle particelle acquose che costituiscono la nebbia in cristalli, la cui presenza determina poi l'evaporazione delle goccioline d'acqua circostanti. L'effetto complessivo è di diradare la nebbia. La società ha installato sulla A4 degli impianti fissi in corrispondenza della stazione di Venezia Est ed ha realizzato un sistema di erogazione mobile da impiegarsi nei tratti di autostrada prossimi a tale stazione.
Anche altre società concessionarie stanno conducendo sperimentazioni di questo tipo.
Le società Venezia - Padova ed Autovie Venete hanno condotto esperimenti nella zona di Mestre durante la trascorsa stagione invernale; la società Brescia Verona - Vicenza - Padova ha installato all'inizio di quest'anno sulla A4 una postazione di emissione di azoto presso la stazione di Padova Est.
Oltre a ciò, la società Autovie Venete ha in programma sperimentazioni valide anche per le nebbie calde, consistenti sia nella possibilità di far precipitare i componenti acquosi che costituiscono la nebbia, sia nell'immissione di un flusso d'aria opportunamente riscaldato nell'ambiente nebbioso.
Ulteriori applicazioni sono state poste in essere dalla società Autostrade, attivando la segnaletica orizzontale e posizionando apposite segnalazioni di limite di velocità in funzione della percezione della speciale segnaletica.
L'applicazione in via sperimentale delle tecnologie sopra riportate che richiede, peraltro, notevoli impegni economici, permetterà di verificare i miglioramenti delle condizioni di sicurezza, monitorando costantemente le situazioni critiche con possibilità di estensione degli interventi così come sopra sperimentati.
Tuttavia, la massima efficacia delle disposizioni sopra esposte - in corso di sperimentazione - può essere raggiunta solo agendo contemporaneamente sulla diffusione dell'educazione stradale.
Ad esempio, occorre indurre gli utenti a comprendere che migliorare le condizioni di guida nella nebbia non serve ad aumentare la velocità, bensì a ridurre i rischi nelle condizioni di marcia consentite e sempre con la massima prudenza.


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Questo Ministero si riserva di adottare iniziative di impulso e di promozione di un maggiore coordinamento tecnico nel settore.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

MIGLIORI. - Ai Ministri dell'ambiente e dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
il comune di Signa (Firenze) con delibera n. 100 del 18 luglio 1997, ha adottato un piano per il recupero delle aree di cava dell'Isola dei Renai per la realizzazione di un parco naturale;
il 7 ottobre 1997 si è tenuta presso l'Assessorato all'ambiente del comune di Firenze una riunione per discutere del costituendo parco di congiungimento tra il parco delle Cascine e quello dei Renai di Signa cui ha partecipato anche la regione Toscana;
per quanto riguarda le rive dell'Arno tra Firenze e Signa sono progettati il recupero dell'area di 27 ettari dell'Argingrosso, la realizzazione del deputatore di San Colombano e aree limitrofe, l'area del Poderaccio, elaborazioni del comune di Scandicci, la viabilità e l'urbanizzazione delle Piagge;
nelle varie indagini geologiche di supporto alla variante suddetta del comune di Signa si insiste sulla «vulnerabilità idrogeologica» di tale area in quanto «i cosiddetti aghi non sono altro che la faida scoperta» e «tenendo conto che essa è interessata da ricorrenti episodi di esondazione presentando condizioni morfologiche sfavorevoli, le viene attribuita la classe 4 di periodicità (alta)»;
il suddetto progetto è relazionato economicamente all'uso estrattivo delle cave ricadenti nell'area dei Renai ove sono segnalati lavori di sterro non autorizzati e discariche abusive -:
se tale progetto sia compatibile rispetto alle emergenze idrauliche dell'Arno ed al relativo piano di bacino del fiume per la sua messa in sicurezza;
se non si ritenga opportuno ed urgente accertare gli effetti potenziali del suddetto progetto circa essenziali elementi di sicurezza del territorio in questione.
(4-14472)

Risposta. - Il Comitato istituzionale dell'Autorità di Bacino del fiume Arno, in data 17 luglio 1996, ha adottato il progetto di Piano Stralcio, ex legge 493/93, relativo alla riduzione del rischio idraulico. Tale progetto di piano ha ottenuto il parere positivo del Consiglio regionale della Toscana che ha peraltro ritenuto di richiedere alla stessa Autorità di Bacino di istituire un tavolo di concertazione con le Regioni e con gli enti locali interessati per la verifica di fattibilità delle indicazioni progettuali del piano.
In data 5 luglio 1999 l'autorità ha definitivamente adottato il piano di bacino stralcio «rischio idraulico».
La strategia del predetto Piano è impostata, oltre che su adeguati interventi di manutenzione e di sistemazione idraulico- forestali, sulla realizzazione di interventi strutturali (principalmente aree di espansione e casse di laminazione, oltre ad alcuni serbatoi di laminazione e scolmatori di piena) da ubicarsi in aree su cui è possibile ancora intervenire con l'obiettivo della laminazione delle piene e della salvaguardia della pubblica incolumità nelle aree urbanizzate soggette ad inondazione.
Le casse di espansione da realizzarsi lungo il corso dell'Arno sono state individuate con il criterio di maggiore efficacia idraulica e di più facile realizzazione, preferendo, là ove possibile, aree ambientalmente compromesse da escavazioni.
La zona interessata dall'interrogazione si trova immediatamente a valle del tratto urbano fiorentino dell'Arno, in sponda destra, e consiste in una vasta area utilizzata a lungo per l'estrazione di inerti, i cosiddetti Renai di Signa.
Nel Piano di bacino è inoltre prevista la realizzazione di una cassa di espansione di oltre 11.500.000 mc di volume utile, ampliabile con l'eventuale rimodellamento del


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fondo fino a circa 14.800.000 mc che permetterà l'esondazione controllata sia dell'Arno che del Bisenzio.
L'utilizzo dell'area come cassa di espansione dei predetti fiumi non comporterà problemi di natura idrogeologica in quanto naturalmente area di espansione fluviale, tant'è che l'evento alluvionale del 1991, che ha causato l'invasione dell'area dalle acque del Bisenzio, non ha causato problemi di particolare rilevanza.
Inoltre, i progetti realizzati a cura del Provveditorato alle opere pubbliche per la Toscana e dal Comune di Signa, relativamente alla parte idraulica e quella ambientale, hanno valutato, gli effetti potenziali di sicurezza del territorio.
Per il progetto della cassa di espansione, a livello di progetto di massima, redatto dall'Ufficio operativo di Firenze del predetto Provveditorato, il Comitato tecnico amministrativo ha ritenuto necessari alcuni approfondimenti di carattere idraulico dei quali è stato incaricato il Dipartimento di ingegneria civile dell'Università di Firenze, nell'ambito di una convenzione in atto con il Dipartimento stesso. Detti studi idraulici non sono ad oggi ancora ultimati in quanto il Provveditorato alle opere pubbliche sta attualmente provvedendo ad un rilievo delle sezioni dell'alveo dell'Arno, propedeutici allo studio dell'Università di Firenze.
La fase conoscitiva di studio prenderà comunque completamente corpo in tempo per utilizzare gli eventuali finanziamenti messi a disposizione dall'autorità di bacino per l'ampliamento della cassa di espansione.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

MIGLIORI. - Al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
la realizzazione indispensabile dello svincolo di Drove tra i comuni di Barberino Val d'Elsa (Firenze) e Poggibonsi (Siena), nell'ambito dell'asse autostradale Firenze-Siena, sta comportando enormi problemi al traffico veicolare nelle zone di confluenza tra tale svincolo, la strada provinciale n. 1 per San Gimignano, la strada statale n. 29;
è urgente la realizzazione di due nuove rotonde che permettano un assetto rotatorio dei flussi di traffico onde evitare il blocco della circolazione in tali zone;
il comune di Barberino Val d'Elsa ha già attivato i propri strumenti urbanistici a tale scopo -:
se il compartimento Anas di Firenze non ritenga opportuno ed urgente finanziare e realizzare tali opere pubbliche.
(4-26572)

Risposta. - In risposta all'interrogazione indicata, l'ANAS, interpellata in merito, ha fatto conoscere che il Compartimento per la Toscana ha allo studio un progetto finalizzato alla sistemazione dell'incrocio per il collegamento di Drove, la strada statale n. 429, la strada provinciale per San Gimignano e la strada comunale in Comune di Barberino Val d'Elsa.
Tale progettazione prevede l'inserimento di due ovvero, se possibile, una unica rotatoria, al fine di facilitare al massimo la circolazione dei veicoli.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

MIGLIORI. - Al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
la viabilità sulla montagna pistoiese rappresenta un elemento di grave precarietà che si proietta negativamente sulla sicurezza dei trasporti e la qualità della vita in un'area fortemente sottoposta a fenomeni di pesante crisi sociale ed economica;
il progetto esecutivo per il miglioramento del tratto Limestre-Monte Oppio non è attuato nonostante i finanziamenti, la progettazione per la variante di Taviano non è finanziata;
non esiste progettazione esecutiva del progetto di massima sul tratto Pontepetri-La Lima;
non esistono investimenti per eliminare le strozzature della traversa di Pracchia ed il tratto Le Piastre-Pistoia,


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mentre la priorità della S.S. n. 64 è solo enunciata -:
i motivi dei gravi ritardi attuativi dell'ANAS in materia;
i motivi per i quali il Governo non abbia ritenuto opportuno ritenere prioritarie e finanziabili le opere urgenti di ammodernamento della viabilità nella montagna pistoiese.
(4-27455)

Risposta. - In merito ai quesiti proposti dall'interrogante con il sindacato ispettivo indicato, con la quale evidenzia il disagio per la viabilità sulla montagna pistoiese, sono stati richiesti elementi all'Ente nazionale per le strade.
Con riferimento alle specifiche viabilità evidenziate, l'Ente precisa che non vi sono, allo stato, progetti di modifica alla strada statale 66 nei tratti Pontepetri-La Lima e Le Piastre-Pistoia.
La variante di Limestre risulta comunque inserita nella proposta di Piano triennale 2000-2002 per un importo di lire 2 miliardi, per adeguamenti plano-altimetrici in corrispondenza dell'abitato.
L'Ente stradale comunica inoltre che non vi sono progetti di modifica alla strada statale n. 632 nel tratto Pontepetri-Pracchia.
Per quanto concerne la strada statale 64 «Porrettana», è in corso di stipula una convenzione per il cofinanziamento del progetto esecutivo della variante di Taviano tra le Regioni Toscana ed Emilia Romagna, le Province di Pistoia e Bologna, la Comunità Montana Alta e Media del Reno e l'ANAS.
Nelle more del perfezionamento della suddetta convenzione, si è costituita una fase istruttoria che è sfociata nella formalizzazione di una Conferenza dei Servizi interregionale, nel corso della quale è stato presentato un progetto preliminare della variante di Ponte alla Venturina-Taviano che prevedeva tre soluzioni aventi tre diversi tracciati; di questi ne è stato prescelto uno (quello denominato «B») che ha ottenuto tutti i pareri favorevoli degli Enti interessati.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

MIGLIORI e GNAGA. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
il comune di Calenzano ha rilasciato alla Rai nel 1998 regolare concessione edilizia per la costruzione di un impianto ripetitore destinato a coprire le frazioni di Carraia e Legri ad oggi oscurate nonostante il canone Tv regolarmente riscosso dalla Rai nei confronti di tali cittadini;
la concessione edilizia rilasciata dal comune scade nel settembre 2000;
alla data odierna i lavori non risultano ultimati -:
quali iniziative urgenti si intendano assumere presso la Rai per assicurare ai suddetti cittadini il diritto di fruire di un servizio che spetta loro dal momento che la Rai riscuote annualmente il canone.
(4-29436)

Risposta. - Si fa presente che la concessionaria RAI - interessata in merito a quanto rappresentato dall'interrogante nell'atto parlamentare in esame - ha comunicato che l'impianto denominato Val Marinella, destinato a coprire le frazioni di Carraia e Legri è operativo dalla fine dello scorso mese di maggio.
Quanto al pagamento del canone, si rammenta che lo stesso è dovuto - ai sensi di quanto stabilito dall'articolo 1 del regio decreto-legge 21 febbraio 1938, n. 880 - per la semplice detenzione di uno o più apparecchi atti o adattabili alle ricezioni della radiodiffusione, indipendentemente dalla quantità e dalla qualità dei programmi che si riesce captare e che tale normativa è stata dichiarata legittima con sentenza della Corte costituzionale dell'11 maggio 1988, n. 535 che ha riconosciuto al canone la natura sostanziale di imposta.
Il Ministro delle comunicazioni: Salvatore Cardinale.


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MORSELLI. - Al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
sono stati spesi tre miliardi e mezzo per la costruzione di un ponte che supera la ferrovia Bologna-Rimini, che elimina il passaggio a livello di Osteria Grande a Ozzano in provincia di Bologna e che prende il posto della vecchia via Tolara;
dopo lunghi mesi che hanno paralizzato la vita dei residenti della zona a causa dei lavori di costruzione che hanno visto impegnati numerosi mezzi pesanti, il ponte in questione stava per essere inaugurato, quando è iniziato un cedimento dell'asfalto ed è stato necessario bloccare l'imminente apertura del tratto stradale e riaprire i cantieri -:
se sia al corrente di quanto sopra esposto e quale sia la sua opinione in merito;
se non intenda verificare la qualità dei materiali e del lavoro svolto e risalire alle cause che hanno causato questo cedimento, anche per verificare se non siano stati commessi abusi od omissioni o ingiustificate economie;
se non ritenga necessario incaricare dei tecnici affinché intervengano a far luce sull'intera situazione e individuino i rimedi urgenti per eliminare le anomalie nella struttura appena costruita e ad oggi inutilizzabile poiché non sono presenti le indispensabili garanzie di sicurezza.
(4-27172)

Risposta. - In risposta alla interrogazione indicata, in linea preliminare si fa presente che il problema proposto nell'atto ispettivo non rientra tra le competenze del Ministero dei lavori pubblici in quanto trattasi di viabilità provinciale e non statale.
Per fornire comunque esaustive informazioni all'interrogante, sono stati richiesti elementi alla provincia di Bologna, ente proprietario della strada, che riferisce quanto segue.
Il progetto dell'opera, un ponte stradale finalizzato all'eliminazione di un passaggio a livello sulla S.P. Castelli Guelfi (ex via Tolara di Osteria grande), è stato curato dalla Provincia di Bologna, mentre l'appalto e la direzione dei lavori sono stati affidati ad FS.
In corso d'opera la Direzione lavori è cambiata quattro volte e la realizzazione dei lavori è stata affidata a due ditte esecutrici.
Nel mese di novembre, prima del collaudo del manufatto e della sua presa in carico da parte della Provincia, si sono verificati dissesti del piano viabile, delle banchine e delle scarpate.
Al riscontro di tali danni, che si è constatato dipendere dall'infiltrazione di acqua meteorica tra banchine e pavimentazione, ha fatto seguito la decisione di asportare la pavimentazione e lo strato più superficiale di rilevato, in quanto si è verificato che gli strati più profondi non hanno subito cedimenti e/o deformazioni.
Utilizzando il materiale asportato, opportunamente frantumato e miscelato con malte cementizie, la fondazione verrà quindi rifatta e tra questa e la nuova pavimentazione sarà interposto un telo di tessuto non tessuto.
Detti lavori sono stati iniziati il 31 gennaio 2000.
Tanto si riferisce così come rappresentato dai competenti enti locali e null'altro si può aggiungere per quanto di competenza di questo Ministero che, come noto, esercita un'azione di controllo solo sulla viabilità stradale e autostradale gestita dall'Ente nazionale per le strade.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

NOVELLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri dei lavori pubblici e dell'interno. - Per sapere - premesso che:
a Torino e nei comuni dell'area metropolitana sono previsti entro la fine dell'anno 2000 i 2.550 sfratti a quegli inquilini che hanno presentato al tribunale l'istanza di proroga ai sensi della legge n. 431 del 1998. E sono previsti gli sfratti dei mille inquilini, in genere anziani che l'istanza di proroga non hanno saputo presentarla;


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a questa emergenza si sommano le centinaia di casi sociali settimanalmente all'esame della Commissione emergenza abitativa della città di Torino e degli uffici cassa dei comuni della cintura;
la città di Torino terminerà solo nell'estate del 2000 l'assegnazione degli ultimi duecento alloggi agli aventi diritto sul bando generale 1995 e solo successivamente inizierà l'assegnazione agli aventi diritto sulle oltre 8.000 domande del bando generale 1998;
tutto quanto sopra esposto porta la domanda abitativa delle famiglie meno abbienti nell'area torinese per il prossimo anno ad alcune migliaia di alloggi;
solo il 50 per cento dei circa quattrocento alloggi all'anno che ordinariamente l'Atc torinese (ex Iacp) mette a disposizione delle città è destinato agli sfratti essendo il restante 50 per cento destinato per legge regionale ai bandi generali;
risultano inoltre per esplicita dichiarazione dell'Atc torinese inutilizzati 1.162 alloggi di Erp, causa la necessità di lavori di ristrutturazione, ma questa stima è verosimilmente sotto dimensionata;
la legge n. 431 del 1998 prevede il Fondo sociale a sostegno delle locazioni per le famiglie a basso reddito, la detrazione fiscale nel 2000, e soprattutto i contratti calmierati con sgravio fiscale per la proprietà;
è lenta l'opera di convincimento verso i comuni affinché riducano l'Ici sul canale contrattuale calmierato, e solo dal 2000 avremo forse un'Ici sensibilmente ridotta;
tutti questi provvedimenti produrranno i loro effetti solo nella seconda metà del 2000 e forse anche dopo (anche per i ritardi del Governo e delle regioni) nel rendere disponibile il Fondo sociale;
i giudici delle esecuzioni nel decretare i tempi delle proroghe degli sfratti concedono in genere periodi di proroga assai brevi interpretando in genere in modo restrittivo la legge n. 431 del 1998 stessa;
la situazione sopra descritta sarà causa inevitabilmente di gravi tensioni sociali con conseguente turbamento dello stesso ordine pubblico -:
quali provvedimenti di propria competenza intenda adottare il Governo affinché le famiglie meno abbienti non siano sfrattate senza che la struttura pubblica sia in grado di offrire loro un'alternativa abitativa, anche al fine di consentire che le misure di sostegno alla locazione previste nella legge n. 431 del 1998 possano produrre i loro effetti utili.
(4-26840)

Risposta. - Si risponde per delega della Presidenza del consiglio dei ministri all'atto ispettivo indicato e si fa presente che il decreto legge 25 febbraio 2000, recante «Disposizioni urgenti in materia di locazioni per fronteggiare il disagio abitativo», convertito con modificazioni nella legge 20 aprile 2000, n. 97, ha introdotto, a sostegno delle categorie sociali più disagiate, specifiche misure finalizzate a mitigare le tensioni abitative dovute alla esecuzione dei provvedimenti di rilascio per finita locazione che si sono create in alcune città come Torino, nonché per tenere conto della mancata definizione, in alcuni casi, del contratto-tipo a cui riferire il canone concertato. Si rappresenta, in particolare, che è stato portato a nove mesi il periodo minimo di differimento del termine delle esecuzioni e rinviata al 1o ottobre 2000 l'esecuzione dei provvedimenti relativi alle medesime categorie di cittadini il cui termine risultava già scaduto.
La legge n. 97/00 prevede, infine, una procedura acceleratoria per l'accesso alle risorse del fondo di sostegno per i conduttori in possesso dei requisiti previsti nei cui confronti risulti emesso provvedimento di rilascio dell'immobile e che abbiano proceduto o stiano per stipulare un nuovo contratto di locazione ai sensi della legge riforma.
Le preoccupazioni dell'interrogante sulle tensioni sociali che si possono determinare a seguito degli sfratti sono pienamente condivise dal Governo. Occorre d'altro canto sottolineare che i poteri e le competenze sul tema delle politiche abitative sono state


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totalmente trasferite alle regioni ed agli Enti locali. L'unico strumento di intervento attualmente gestito dallo Stato è il fondo sociale per l'affitto per il quale ha la sola responsabilità della ripartizione alle regioni, le quali a loro volta assegnano ai comuni il ruolo della erogazione alle famiglie.
Il Governo è comunque impegnato nella definizione di interventi a sostegno delle fasce sociali più deboli invertendo una tendenza, affermatasi in questi ultimi venti anni, di sostanziale rinuncia dello Stato a politiche di intervento diretto. Lo stesso fondo sociale infatti può avere una sua importanza come strumento complementare, per chi comunque può accedere al mercato dell'affitto, mentre non può incidere per quelle fasce sociali che sono escluse anche da questo.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

PAMPO. - Al Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato. - Per sapere - premesso che:
con analogo atto ispettivo, rimasto stranamente senza risposta, fu posto all'attenzione del Governo il problema del tessile-abbigliamento e calzaturificio pugliese e salentino in particolare la cui crisi minaccia pesantemente l'attuale occupazione;
la produzione calzaturiera, made in Italy aggredita dalla concorrenza gialla, non potendo contare su una politica previdenziale adeguata e dovendo sopportare un peso fiscale di gran lunga superiore a quello esistente nei Paesi nostri concorrenti, è in profonda crisi e minaccia l'espulsione dall'attività produttiva degli addetti che, in Puglia, superano le cinquantamila unita, indotto compreso;
i mercati mondiali, a seguito anche dell'invasione del prodotto calzaturiero cinese, richiedono qualità che il made in Italy può garantire sempreché le nostre aziende siano messe nelle condizioni di possedere attrezzature tecnologicamente avanzate, di poter professionalizzare adeguatamente il personale, di vedersi difeso il proprio prodotto attraverso leggi e disposizioni consentite e di poter disporre di misure previdenziali e fiscali tali da garantire un costo del lavoro quanto meno uguale a quello dei Paesi concorrenti;
la costituzione di un polo industriale del settore, con la partecipazione delle forze sociali ed istituzionale del luogo potrebbe favorire nuovi investimenti, adeguate infrastrutture e sicuramente inciderebbe favorevolmente sulla produzione e, quindi, sull'occupazione, rimanendo competitivi sui mercati internazionali -:
quali siano le ragioni del silenzio su questo vitale problema salentino e pugliese;
quali i reali indirizzi e le scelte che si intendono adottare per aggredire il fenomeno che sta colpendo, nel vivo, l'intero comparto;
quali le politiche che si intendono costruire per adeguare il carico fiscale ed il costo del lavoro che sopportano le imprese italiane e quelle salentine in particolare a quelle dei Paesi concorrenti:
e quali le immediate e concrete iniziative che s'intendono adottare a garanzia del made in Italy.
(4-28480)

Risposta. - Le problematiche connesse alle difficoltà economico-produttive ed occupazionali in cui versano numerosissime piccole e medie imprese del settore tessile-abbigliamento-calzature italiano sono da tempo all'attenzione del Ministero dell'industria.
L'Osservatorio per il Sistema Moda, costituito nel marzo del 1998, ha lo scopo di monitorare la situazione economico-produttiva ed occupazionale dei settori, ed individuare le azioni di sostegno e di rilancio più opportune sul piano interno ed internazionale.
In tale ottica, in linea con le richieste del settore di sostegni finanziari, il Ministero dell'Industria aveva proposto, nello schema della legge finanziaria alla tabella B, stanziamenti


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autonomi pari a 200 miliardi per il triennio 2000-2002, per ammodernamento impianti.
Tale proposta non è stata accolta, sia perché si è ritenuto più opportuno convogliare le risorse disponibili sugli strumenti generali di incentivazione, ai quali peraltro possono accedere ed accedono le imprese del tessile, abbigliamento e calzature per i loro programmi di ammodernamento delle strutture industriali, sia per le perplessità riconducibili alle preoccupazioni relative al carattere settoriale dell'iniziativa, ed alla possibile incompatibilità con la normativa comunitaria in materia di concorrenza.
Sono stati invece approvati, nella legge finanziaria, 30 miliardi annui per il triennio 2000-2002 per la realizzazione di un Collegamento Telematico, che di fatto si traduce nella possibilità di realizzare un rapido collegamento informatico tra le aziende operanti all'interno della stessa filiera e la distribuzione e, quindi, in una sostanziale riduzione dei costi di produzione.
Nel contempo, sulla base della legge 140/99, articolo 3, si è acquisito uno stanziamento di circa 1 miliardo e 100 milioni, su una disponibilità di 6 miliardi, per la realizzazione di studi di fattibilità sia per il progetto di Partenariato tra Distretti industriali del nord e del sud, sia per il Collegamento Telematico.
Per quanto attiene alla problematica della fiscalità, il Ministero dell'industria, pur condividendo le preoccupazioni espresse nell'interrogazione sulle conseguenze negative in atto, sia sul piano occupazionale che su quello produttivo delle piccole e medie imprese del settore, fa presente che l'intera questione è già da tempo all'attenzione del Consiglio dei Ministri, in considerazione della sua complessità ed importanza.
In relazione alla tematica del «Made in», si sottolinea che la problematica è all'attenzione dei lavori dell'Osservatorio, ed è intendimento del Dicastero dell'industria riprendere, quanto prima, l'esame della questione, nonostante su suddetta iniziativa siano emerse divergenze tra le parti sociali e le organizzazioni artigianali, allo scopo di finalizzare un provvedimento adeguato in materia, tenendo conto della compatibilità con le norme dell'Unione Europea.
Per quanto attiene alla mancata risposta ad una precedente interrogazione parlamentare su analogo argomento (n. 4-22434), si fa presente che la stessa diretta alla Presidenza del Consiglio dei Ministri è stata delegata dalla Presidenza medesima al Ministero del tesoro che dovrà, pertanto, fornire la relativa risposta anche sulla base degli elementi forniti dal Ministero dell'industria.
Il Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato e del commercio con l'estero: Enrico Letta.

PASETTO, NIEDDA e BOCCIA. - Ai Ministri dell'industria e del lavoro. - Per sapere - premesso che:
la preoccupante situazione determinatasi nel tessuto economico e sociale del settore del commercio e dell'artigianato nell'ambito della provincia di Roma e, in maniera più marcata, nell'ambito della città di Roma, è stata oggetto di attenta analisi sia da parte delle organizzazioni sindacali di categoria che da parte degli enti amministrativi comunali, provinciali e regionali preposti alla regolamentazione ed al controllo delle attività produttive operanti nel territorio;
da tale analisi è emerso che uno dei motivi più ricorrenti che hanno determinato la cessazione dell'attività di numerose aziende commerciali è l'aumento notevole dei canoni di locazione, richiesti al momento della scadenza dei contratti per uso non abitativo per finita locazione;
l'attuale regolamentazione delle locazioni risale al 1978 quando, con la legge 27 luglio 1978 n. 392 sull'equo canone, fu regolamentata anche la locazione degli immobili urbani adibiti ad uso diverso da quello abitativo. Con tale legge venne determinata in sei anni la durata minima delle locazioni commerciali con la possibilità di rinnovo, quasi obbligatorio, per


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altri sei anni ed il diritto di prelazione da parte del conduttore in caso di trasferimento, a titolo oneroso dell'immobile;
l'unica clausola di salvaguardia per il conduttore di un immobile adibito ad attività commerciale venne istituzionalizzata con il riconoscimento di un'indennità per la perdita dell'avviamento commerciale, pari a 18 mensilità dell'ultimo canone, corrisposte in caso di disdetta per finita locazione dopo i primi 12 anni di affitto -:
se non si ritenga necessario, o comunque opportuno, prevedere un aggiornamento della legislazione vigente in materia di locazioni commerciali per consentire una maggiore durata minima dei contratti, in particolare per le aziende di pubblico esercizio, e per concedere la possibilità per il conduttore di offrire al locatore un nuovo canone per l'ottenimento di un nuovo contratto in presenza di richiesta di rilascio di locali per finita locazione e la fissazione dell'indennità della perdita dell'avviamento commerciale pari alla misura del nuovo canone offerto moltiplicato in base a coefficienti da determinarsi in ordine agli anni d'attività svolti, al capitale investito e alla redditività aziendale;
se sia possibile prevedere, a tutela dei pubblici esercizi e delle attività artigianali storiche operanti in Roma e nelle altre città turistiche coinvolte dalle manifestazioni dell'Anno Santo, la sospensione fino al dicembre 2001 degli sfratti esecutivi in atto per finita locazione.
(4-18082)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare indicata, si fa presente che l'articolo 6 della legge 16 dicembre 1999, n. 494 sospende, fino al 30 giugno 2001, l'esecuzione dei provvedimenti di rilascio degli immobili urbani situati nel Comune di Roma, destinato ad uso diverso da quello di abitazione e adibiti al commercio nelle sue varie forme, come definite dall'articolo 4, commi 1 e 2, lettere a), b), f) ed h), del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114, nonché a teatri, sale cinematografiche, rivendite di giornali e riviste, pubblici servizi di somministrazione di alimenti e bevande, panifici, alberghi e qualsiasi altra struttura adibita all'accoglienza alberghiera.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

ANTONIO PEPE. - Al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
con interrogazione a risposta scritta n. 4-06820 pubblicata sul resoconto sommario n. 134-135 del 22 gennaio 1997, l'interrogante chiedeva al Ministro dei lavori pubblici quali provvedimenti urgenti intendesse assumere per consentire l'ultimazione dei lavori infrastrutturali interessanti la strada statale 89 «Garganica», ed in particolare i lavori per rendere percorribili nei pressi di Mattinata, due viadotti e tre gallerie tra loro collegati da brevi tratti esterni ma non utilizzabili per la mancanza di uno svincolo in località San Benedetto nei pressi del comune di Mattinata;
il Ministro interpellato in data 29 maggio 1997, nel comunicare che «i suddetti lavori sono attualmente sospesi limitatamente al tratto in corrispondenza dell'innesto sud in località San Benedetto in quanto il comune di Mattinata, pur avendo approvato il progetto con un incrocio a raso, ha successivamente richiesto una diversa soluzione dell'incrocio con un innesto a livelli sfalsati», assicurava comunque che in attesa di possibile soluzione, era stata programmata l'apertura al traffico della variante di Mattinata con un incrocio a raso in corrispondenza dell'innesto a sud della città;
ad oggi nulla di quanto assicurato ha trovato attuazione nonostante che la Regione Puglia con delibera di Giunta n. 358 del 10 marzo 1998 abbia espresso parere favorevole alla definizione dell'intesa Stato-Regione per la realizzazione in Mattinata dello svincolo a livelli sfalsati al Km 146+650 della strada statale 89, in corrispondenza dell'innesto della variante di Mattinata, ed abbia rilasciato il nulla-osta paesaggistico;


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nonostante le assicurazioni ministeriali ed i mesi trascorsi, nonostante la completezza degli elaborati progettuali per la realizzazione degli svincoli a livelli sfalsati, così come richiesto dal comune di Mattinata, pur in presenza di tutte le necessarie autorizzazioni, il Ministero dei lavori pubblici, e per esso l'organo competente, non ancora ha completato la procedura per l'inizio dei lavori;
la realizzazione dell'intero progetto e cioè la ultimazione dei lavori di cui sopra, consentirebbe un notevole snellimento del traffico con abbattimento dei tempi di percorrenza e contribuirebbe alla fine dell'isolamento dei comuni del Nord Gargano e di Vieste in particolare -:
quali provvedimenti urgenti intenda assumere per superare la situazione di stallo sopra illustrata e consentire finalmente l'inizio dei lavori di cui in premessa.
(4-19566)

Risposta. - In merito alla interrogazione indicata e sulla base degli elementi forniti dall'Ente nazionale per le strade, si fa preliminarmente presente che, per la risoluzione dei problemi relativi al completamento dei lavori di sistemazione del tronco Manfredonia-Vieste della statale in argomento - lotto 2o - (variante di Mattinata), è stato nominato, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 14 maggio 1997, un Commissario ad acta per l'attuazione dell'articolo 13 del decreto-legge 67/1997.
A seguito di accordi raggiunti dallo stesso Commissario con gli Enti interessati, il Compartimento ANAS di Bari ha predisposto una soluzione progettuale dei lavori in oggetto, relativi allo svincolo di Mattinata.
Questa soluzione, approvata in data 26 novembre 1997 dalla Presidenza della Giunta regionale in sede di conferenza di servizi, ha ottenuto nel mese di marzo 1998 l'approvazione di tutti gli Enti interessati, tra i quali la Giunta Regionale della Regione Puglia, la Soprintendenza Accademia di Belle Arti di Bari e l'Ente parco nazionale del Gargano.
In data 11 agosto 1998 la Direzione Generale dell'ANAS approvava, in linea tecnica, la perizia di variante tecnica e suppletiva predisposta dal Compartimento ANAS di Bari.
Tale perizia veniva approvata anche dal Commissario ad acta che dava disposizioni per l'affidamento dei relativi lavori, consegnati in data 21 settembre 1998 all'Impresa ICIM srl.
L'andamento degli stessi è stato fortemente condizionato dall'esistenza di numerose interferenze, sia Telecom che Ente autonomo acquedotto pugliese, nonché dalla presenza di alberi di ulivo, per il cui abbattimento è stato necessario acquisire l'autorizzazione della Regione Puglia, rilasciata solo in data 28 aprile 1999.
Per l'eliminazione delle interferenze che tuttora esistono - due attraversamenti dell'Ente autonomo acquedotto pugliese, uno ortogonale e l'altro longitudinale rispetto all'asse stradale che, a termini della convenzione a suo tempo stipulata, devono essere rimossi a cura dell'Ente suindicato - è stato richiesto anche l'intervento del Commissario ad acta.
Per quanto riguarda l'attraversamento ortogonale, nonostante i numerosi solleciti, i lavori sono iniziati solo nel mese di novembre 1999, mentre i lavori di rimozione delle condotte longitudinali non sono ancora iniziati.
Attualmente, l'Impresa ICIM srl ha eseguito metà delle lavorazioni, per cui il termine precedentemente stabilito del 17 luglio 1999 per l'apertura al traffico della strada e dell'adiacente galleria e, quello del 12 febbraio 2000, per l'ultimazione dei restanti lavori, non potranno essere rispettati.
L'ANAS riferisce infine che la suddetta Impresa ha già chiesto una proroga di giorni 210 del termine di ultimazione, sempre che, nel frattempo, le interferenze vengano eliminate.
La situazione sopradescritta è comunque all'attenzione degli uffici tecnici dell'ANAS.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.


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PERETTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
recentemente notizie riportate dalla stampa hanno mostrato mancanza di trasparenza e possibili irregolarità nell'utilizzo dei fondi per il Giubileo già evidenziate da diverse inchieste giudiziarie;
in particolare l'acquisto a Vicenza di un albergo a due stelle di 120 camere per 29 miliardi da parte dell'Inail ha destato dubbi e sollevato un'ombra sulla gestione dei fondi -:
quali atti e quali iniziative il Governo intenda adottare o intraprendere per garantire ordine, legalità e trasparenza nell'utilizzo del denaro pubblico destinato al Giubileo facendo chiarezza su episodi come l'acquisto dell'albergo di Vicenza.
(4-25800)

Risposta. - In risposta all'interrogazione indicata, si forniscono i seguenti elementi di risposta così come comunicati dal Ministero del lavoro e della previdenza sociale competente per la materia.
In esecuzione delle disposizioni di cui alla legge n. 270/97, l'Istituto nazionale per le assicurazioni contro gli infortuni sul lavoro ha acquisito dalla società Parcocittà l'immobile in Vicenza, via G.B. Quadri.
Viene sottolineato che trattasi della sola iniziativa prevista nella città di Vicenza a carico dell'istituto dal piano degli interventi giubilari, approvato con Decreto ministeriale in data 21 aprile 1998.
Come previsto dalla normativa, l'immobile verrà utilizzato per il periodo giubilare come centro di accoglienza temporaneo dei pellegrini mentre, per il periodo successivo al Giubileo, verrà adibito a residenza per anziani o altre categorie protette (legge n. 144/99).
Tali destinazioni d'uso sono state formalizzate nel contratto di compravendita stipulato in data 6 agosto 1999.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

PISAPIA. - Ai Ministri degli affari esteri e della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nel marzo 1999 un gruppo di cittadini italiani detenuti in Marocco ha intrapreso uno sciopero della fame al fine di richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica sulle condizioni di detenzione, che violano i diritti fondamentali dell'uomo, e al fine di sollecitare il Governo a intraprendere gli sforzi diplomatici volti a ottenere che i cittadini italiani detenuti in Marocco siano trasferiti nelle carceri italiane;
la possibilità di scontare metà della pena nel proprio Paese è prevista, in virtù di accordi bilaterali, per i detenuti spagnoli e francesi;
analoghi accordi sono sul punto di essere conclusi anche dal Belgio e dall'Olanda, mentre i detenuti portoghesi e polacchi hanno usufruito di provvedimenti di grazia;
lo sciopero della fame è stato interrotto dopo tre settimane, a seguito dell'assicurazione, da parte del ministero degli affari esteri, dell'avvio di trattative per la conclusione di un trattato che consenta anche ai detenuti italiani di scontare la metà della pena nel proprio Paese;
tali trattative non hanno a tutt'oggi portato ad alcun risultato;
le condizioni di detenzione sono particolarmente drammatiche: le celle arrivano ad ospitare 40 detenuti su una superficie di 25 mq, la dieta è costituita da zuppe vegetali il cui apporto calorico è di 700 calorie al giorno, le condizioni igieniche sono disastrose, l'assistenza medica pressoché inesistente, i detenuti arrivano a trascorrere fino a quattro giorni consecutivi senza poter uscire dalla cella -:
quali iniziative intendano assumere i Ministri in indirizzo per assicurare che ai cittadini italiani detenuti in Marocco sia garantito il rispetto dei diritti umani e per consentire che essi possano essere quanto prima trasferiti in Italia.
(4-25962)

Risposta. - Il Ministero degli esteri conosce le condizioni detentive che caratterizzano il sistema penitenziario marocchino, il


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quale soffre in linea generale della disorganizzazione e della mancanza di mezzi propri di molti Paesi in via di sviluppo. Il sovraffollamento - dovuto al maggiore numero di arresti nelle vicinanze della frontiera - rende particolarmente difficile la detenzione nelle carceri di Tetouan e di Nador, mentre le altre carceri marocchine (Casablanca, Kenitra, Rabat/Salé e Tangeri), ove si trova concentrata la maggior parte dei detenuti italiani, presentano condizioni migliori.
Al fine di far fronte a tale situazione, l'Ambasciata d'Italia a Rabat e i Consolati a Casablanca e Tangeri forniscono attraverso regolari visite consolari - compatibilmente con le risorse umane e finanziarie disponibili - la massima assistenza ai connazionali, sul piano economico, sanitario, legale, oltre che di conforto morale. I familiari dei detenuti, che si recano in visita periodicamente ai loro congiunti, ricevono anch'essi dagli Uffici in loco il necessario ausilio per l'ottenimento dei relativi permessi e per i contatti con le Autorità penitenziarie.
In varie occasioni, l'Ambasciata ha sostenuto presso le massime istanze locali le domande di clemenza presentate dai connazionali, tramite i loro legali. In occasione dell'ascesa al trono del nuovo sovrano, Mohammed VI, a tutti i detenuti nelle carceri marocchine è stata concessa una riduzione di pena variabile dai 6 ai 18 mesi.
Non si può non sottolineare, a tale proposito, come le Autorità di Rabat siano molto prudenti nel dare seguito alle sollecitazioni provenienti dalle Ambasciate occidentali in favore dei detenuti stranieri. Infatti la maggior parte di essi è stata condannata per pene molto severe, anche in relazione alle forti pressioni che da parte comunitaria si esercitano sul Marocco per rafforzare la lotta all'esportazione di droga verso il continente europeo.
Nell'attuale quadro, lo strumento giuridico più efficace per porre rimedio al problema dei detenuti italiani in Marocco sarebbe la conclusione con il Paese di un accordo sul trasferimento dei detenuti. Il Marocco non è tra i Paesi aderenti alla Convenzione di Strasburgo, sottoscritta il 21 marzo 1983, relativa al trasferimento dei detenuti. Pertanto nell'aprile 1999 è stata presentata al Governo marocchino una bozza di accordo in materia. Il Segretario Generale del Ministero della giustizia del Marocco ha trasmesso recentemente una controproposta di accordo che è ora allo studio del nostro Ministero della Giustizia. Su questa base si auspica di poter sollecitamente pervenire ad un testo accettabile per entrambe le parti. A tale scopo si prevede di inviare una missione congiunta dei Ministeri degli esteri e della giustizia italiani a Rabat nel mese di settembre.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Franco Danieli.

PROCACCI. - Al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
l'asse mediano e la strada statale dell'Asi (Associazione sviluppo industriale) di Nola (Campania), strade a scorrimento veloce, collegano numerosi centri abitati della costa flegrea e casertana sino a Nola;
si tratta di importanti arterie ad intenso traffico veicolare che tuttavia, a differenza delle autostrade, non hanno reti di recinzione che separino da campagne circostanti e strade locali;
nel corso degli ultimi anni si sono verificati numerosi incidenti anche gravi, a causa di animali di affezione in stato di abbandono e di animali domestici pascolanti -:
se non ritenga opportuno valutare l'opportunità di un intervento al fine di dotare di recinzioni tali impianti stradali, come peraltro già installate sulle autostrade, contenendo in tal modo il numero di investimenti di animali e di incidenti automobilistici che quotidianamente si registrano e nell'intento di evitare l'impatto con randagi e con animali domestici al pascolo.
(4-25004)

Risposta. - In merito alla interrogazione indicata, dalle notizie fornite dall'Ente nazionale per le Strade è emerso che le strade statali (strada statale n. 162 n.c. e strada statale 7/Bis/Var) sono state costruite dal


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C.I.P.E. e, successivamente, trasferite all'ANAS per la manutenzione. Inoltre, l'Ente riferisce che all'atto del trasferimento, su dette strade non esistevano le reti di recinzione.
Per quanto riguarda la necessità di dotare le suddette arterie delle reti di recinzione, l'ANAS ha già previsto l'inserimento di tali lavori nei programmi di interventi straordinari di riqualificazione di detta viabilità.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

RODEGHIERO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Canada, paese abolizionista per crimini ordinari dal 1976, nel 1998 ha cosponsorizzato e confermato il voto favorevole sulla risoluzione per l'abolizione della pena di morte presentata dall'Italia e approvata dalla Commissione diritti umani il 3 aprile 1998;
in Canada è all'esame anche una proposta governativa per abolire la pena di morte dai codici militari;
nonostante questa politica abolizionista, il Canada sembra agire in maniera contraddittoria rispetto a casi di estradizione in cui sono coinvolti gli Stati Uniti;
tra Canada e Stati Uniti esiste un trattato di estradizione in base al quale l'estradizione può essere concessa a condizione che la pena di morte non sia applicata;
quest'anno però le corti canadesi hanno in diversi casi autorizzato l'estradizione verso gli Stati Uniti e particolare preoccupazione desta il caso di due cittadini canadesi Sebastian Burns e Atif Rafay;
Sebastian Burns, 23 e Atif Rafay, 22 sono due cittadini canadesi che rischiano un processo capitale a King County nello Stato di Washington per omicidi commessi nel 1994;
la Corte Suprema e il Ministro della giustizia canadesi erano favorevoli all'estradizione ma la sentenza è stata rovesciata dalla Corte d'Appello che ha stabilito che l'estradizione fosse bloccata fintanto che non vi fossero garanzie che la pena di morte non venisse applicata;
contro questa decisione il Governo però ha fatto ricorso alla Corte suprema che ha fissato al 28 gennaio 1999 un'audizione sul caso di Burns e Rafay;
lo stesso Governo nella persona del Ministro degli affari esteri però si è attivato presso Madaleine Albright e presso il governatore del Texas George Bush, per evitare che fosse giustiziato un cittadino canadese Faulder, la cui esecuzione è stata solo sospesa il 10 dicembre 1998 dalla Corte Suprema per verificare se, come sostenuto dalla difesa di Faulder, il Texas ha violato la Convenzione di Vienna che prevede che le autorità consolari siano avvisate quando un cittadino viene arrestato -:
quali passi, anche con il coinvolgimento dell'Unione europea, intenda compiere il Governo italiano per convincere il Governo canadese ad essere coerente con il voto espresso a Ginevra in Commissione diritti umani e a non estradare nessuno verso paesi che praticano la pena di morte.
(4-21605)

Risposta. - Il Canada, che ha abolito la pena capitale per reati ordinari nel 1976 e per reati militari nel 1998, partecipa attivamente al dibattito internazionale per la sua abolizione universale e per il rispetto dei diritti umani.
Dopo un iniziale scetticismo nei confronti dell'iniziativa riguardante l'abolizione della pena di morte presentata dall'Italia nel 1997 alla Commissione Diritti Umani, il Canada che non aveva copatrocinato la risoluzione, limitandosi a votare a favore della stessa, ha successivamente sostenuto con maggiore convinzione tale risoluzione.
Quest'anno, nel corso della 56a Sessione della CDU, il nostro Paese si è impegnato per l'approvazione di una apposita Risoluzione contro la pena di morte, che, presentata a nome dell'Unione Europea, chiede a


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tutti i Paesi di abolire la pena capitale o, almeno, di procedere all'applicazione di una moratoria.
In particolare, con essa si chiede a quei Paesi che ancora applicano la pena di morte di comminare pene capitali esclusivamente ai crimini più gravi e, ad ogni modo, prima che l'esecuzione abbia luogo, che vengano completati tutti i gradi di giudizio applicando ogni possibile misura di clemenza prevista dalla legislazione del Paese.
L'Italia è impegnata in un ruolo di guida anche a livello di organismi regionali. Nell'ambito del Consiglio d'Europa - da maggio a novembre 2000 il nostro paese esercita il semestre di Presidenza dell'organizzazione - su impulso dell'Italia, è stata posta ai Paesi di nuova adesione la condizione di rinunciare all'uso della pena capitale.
Lo scorso anno, è stato inserito nella risoluzione summenzionata un paragrafo che invitava i governi a non concedere l'estradizione verso paesi che applicavano la pena di morte per il reato oggetto della richiesta stessa di estradizione. Ciò è stato al centro di un intenso negoziato tra l'Unione Europea ed il Governo di Ottawa: il Canada temeva che tale paragrafo potesse creare problemi nell'applicazione dell'articolo 6 del trattato di estradizione bilaterale con gli Stati Uniti. Esso prevede, infatti, una certa discrezionalità nel concedere o rifiutare l'estradizione verso gli Stati Uniti se il reato per il quale viene richiesta l'estradizione è punibile con la pena di morte. L'atteggiamento del Governo canadese è motivato dall'evitare che il Canada sia considerato una sorta di rifugio sicuro per coloro che hanno commesso crimini negli Stati Uniti.
Nel caso dei cittadini canadesi menzionati nell'interrogazione, si fa presente quanto segue: il Dipartimento degli affari esteri canadese si interessò, la prima volta nel marzo 1992, della situazione del signor Stanley Fauldner, detenuto nello Stato del Texas.
Successivamente, il Ministro canadese degli affari esteri intervenne presso il Segretario di Stato americano, il Governatore del Texas e il Consiglio per la concessione dei condoni e delle libertà condizionate dello Stato del Texas, chiedendo la commutazione della pena capitale comminata a Faulder e presentando pareri
amicus curiae (1993, 1997, 1998) in diverse fasi delle procedure legali nonché alla Corte Suprema americana. Fece, in quell'occasione, anche riferimento alla violazione dei diritti garantiti dalla Convenzione di Vienna in quanto l'arresto era stato notificato al Consolato canadese con quasi dieci anni di ritardo.
Infine, nel 1998, lo stesso Faulder, con il sostegno del Governo canadese, inoltrò un'ultima richiesta di commutazione, purtroppo invano, al Governatore del Texas. Il signor Faulder è stato giustiziato nel 1999.
Per quanto concerne i signori Burns e Rafay, questi sono tuttora detenuti in Canada. La Corte Suprema ha deciso di riesaminare l'appello presentato dal Ministro della Giustizia contro la decisione della Corte di Appello della Columbia Britannica di non dar luogo all'estradizione in assenza della garanzia che la pena di morte non verrà applicata. Nel prossimo autunno è prevista una nuova audizione.
Il 22 marzo 1999 il «Comitato informale contro la pena di morte per l'osservazione dei progressi compiuti, a livello internazionale, nell'abolizione della pena capitale» istituito dal Senato della Repubblica italiana nel febbraio 1999, ha preso parte all'audizione tenutasi presso la Corte Suprema del Canada, sul caso dei due cittadini canadesi Sebastian Burns e Atif Rafay.
Il Comitato del Senato, guidato dalla senatrice Ersilia Salvato, ha già compiuto i passi necessari per poter essere presente alla successiva audizione, che sarà tenuta nei prossimi mesi, inviando alle competenti autorità canadesi un
affidavit.
Nel corso della visita in Canada effettuata il 21 marzo scorso, il Ministro degli esteri Dini, è intervenuto presso il suo omologo canadese ribadendo l'intenzione del Comitato Informale stesso di essere presente al dibattito previsto presso la Corte Suprema per decidere dell'eventuale estradizione verso gli Stati Uniti dei due cittadini canadesi. In tale occasione ha ricevuto l'assicurazione che l'
affidavit è stato già presentato alla Corte Suprema e che spetta ora alla


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Corte stessa decidere circa la possibilità che il Comitato si costituisca formalmente in giudizio.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Ugo Intini.

ROTUNDO, ABATERUSSO e STANISCI. - Ai Ministri dell'ambiente e per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il consiglio comunale di Cavallino (Lecce), nella seduta del 29 dicembre 1998, con delibera n. 52 assunta alla stessa data, ha approvato il progetto preliminare e il relativo piano finanziario riguardante la piazza centrale del paese, Castromediano;
la giunta municipale con delibera n. 845 del 30 dicembre 1998 ha approvato il progetto esecutivo primo stralcio funzionale di piazza Castromediano;
se realizzato, il progetto di cui innanzi sconvolgerebbe completamente l'attuale assetto urbanistico di un luogo che i cittadini Cavallinesi vogliono conservare nella memoria come storicamente lo ricordano; nel contempo, verrebbe abbattuto un pezzo del borgo antico e distrutti circa 50 alberi di querce di notevole valore;
complessivamente nella piazza Castromediano e parti attigue alla stessa si contano circa 100 alberi di querce;
a parere dell'interrogante, considerato l'elevato numero degli alberi da abbattere, l'atto deliberativo sarebbe stato assunto anche in violazione della legge regionale n. 30 dell'11 maggio 1990, in quanto ci sarebbe una palese e grave modificazione dell'assetto del territorio;
tutti i gruppi consiliari di minoranza, che rappresentano circa il 75 per cento dei cittadini Cavallinesi hanno più volte espresso con serietà e vigore la loro contrarietà -:
quali iniziative di competenza si intendano adottare con la dovuta urgenzaper far sì che un pezzo di storia di Cavallino non venga definitivamente e completamente cancellato;
quali iniziative si ritenga in particolare di assumere per verificare l'iter adottato e i pareri espressi dalla soprintendenza per i beni ambientali, architettonici, artistici e storici della Puglia, nonché del distretto dipartimentale delle foreste;
quali iniziative si intendano adottare laddove si riscontrassero eventuali responsabilità da parte dei competenti uffici statali.
(4-21692)

Risposta. - Si risponde all'interrogazione indicata per delega della Presidenza del Consiglio dei ministri e sulla base degli elementi acquisiti dal Ministero dell'ambiente e dal comune di Cavallino, rappresentando quanto segue.
Il progetto preliminare ed il primo stralcio esecutivo per i lavori di sistemazione della Piazza «Castromediano» nel citato comune sono stati approvati, com'è noto, con rispettive delibere del Consiglio comunale n. 52/98 e della Giunta municipale n. 845/98.
Il comune rileva che non corrisponde al vero l'asserita opposizione al progetto di tutte le parti della minoranza consiliare e che avverso gli atti dell'amministrazione comunale non risulta essere mai proposta alcuna impugnazione.
I predetti atti progettuali hanno ottenuto il parere favorevole unanime della locale Commissione edilizia e l'assenso articolato della Sovrintendenza ai beni culturali di Bari in data 26 novembre 1998.
L'intervento progettato, riferisce il comune, ha lo scopo mirato del recupero dei lineamenti originari della piazza al fine di far rivivere un complessivo aspetto di decoro e di organicità ambientali eliminando le storture che con gli interventi degli ultimi anni hanno devastato l'originario aspetto della piazza stessa. L'opera intende esaltare la presenza dei vari monumenti di effettivo interesse, valore storico e architettonico quali il castello dei Castromediano, la statua di San Domenico del XVII Secolo, la Chiesa madre e l'ex convento dei Domenicani,


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in fase quest'ultima di avanzato restauro nell'ambito degli interventi finanziati per il Giubileo del 2000.
Infatti, il nuovo assetto della piazza condiviso da studiosi ed esperti d'arte, consente quindi di mettere in risalto in una organica veduta d'insieme i predetti monumenti soffocati e oscurati da altre presenze disorganiche, oltreché dagli alberi e di eliminare la sopraelevazione della pavimentazione di 80 cm. rispetto agli originari 15 cm. sopra il livello stradale.
Tale sopraelevazione, sorta in un leggero avvallamento del territorio, è stata teatro di ripetuti allagamenti «lagunari» che hanno determinato danni rilevantissimi e diffusi sia alle abitazioni che ai locali commerciali prospicienti.
Fra l'altro, la predetta sopraelevazione fu giustificata dall'esigenza di impedire l'allagamento di una latrina pubblica costruita sulla citata piazza ed interrata sotto il monumento ai caduti.
Il comune comunica, al riguardo, che tale struttura igienica, oltreché oltraggiosa per la dignità del luogo risulta inutile tecnicamente inidonea in quanto, nel corso del tempo, ha subito ripetuti allagamenti, tanto da renderla completamente inagibile e fonte di grave pericolo. Attualmente, la stessa è stata chiusa ed il comune ne ha dovuto realizzare un'altra.
I lavori relativi alla piazza stessa, compresi quelli di pavimentazione a livello unico con raccordo alla viabilità e con l'impiego di materiale calcareo tradizionale, sono in fase di avanzata realizzazione, essendo già ultimato il 1o lotto. Il comune conferma che l'esecuzione dei lavori è avvenuta sotto l'attenta sorveglianza della Sovrintendenza per i beni ambientali di Bari e nel rigoroso rispetto delle leggi e dei regolamenti e con l'acquisizione di tutti i pareri, anche di quelli non prescritti.
Per quanto concerne il problema relativo allo sradicamento di alberi di quercia di specie comunissima («Quercus ilex») interessati dall'intervento, il comune precisa che trattasi complessivamente di n. 40 esemplari risalenti agli anni '50 '60 '70 non sottoposti al vincolo del Dipartimento forestale, di cui 27 radicati lungo il perimetro esterno della piazza sopraelevata facenti parte del 1o lotto di lavori e n. 13 sulla parte non interessata dagli stessi. Le 27 querce interessate al progetto ed espiantate dalla piazza sono state messe a dimora in una zona adibita a parco comunale e hanno tutte perfettamente attecchito.
Il Ministero dell'ambiente riferisce al riguardo che il progetto non prevede il taglio delle piante, bensì il loro sradicamento e reimpianto in altra area di proprietà comunale e che, tuttavia, malgrado le perplessità espresse nel merito dell'operazione stessa, non sussiste la necessità di alcun nulla osta da parte dell'Ispettorato ripartimentale delle foreste della Regione Puglia in quanto la zona in questione non è sottoposta ad alcun vincolo idrogeologico.
È stato infine precisato che la zona interessata dal progetto non è inclusa nelle aree di particolare interesse ambientale-paesaggistico identificate dalla Legge Regionale n. 30/90.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

RUSSO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri ed ai Ministri dei lavori pubblici, dell'interno e dell'ambiente. - Per sapere - premesso che:
la giunta municipale del comune di Napoli ha, di recente, approvato un atto deliberativo di intenti per la progettazione e costruzione di opere pubbliche da realizzarsi nella città di Napoli;
tali opere pubbliche sarebbero realizzate anche attraverso l'utilizzo dell'istituto del project financing e quindi con risorse dei privati;
sarebbero in corso iniziative tese alla realizzazione di cordate imprenditoriali pronte a sostenere oneri ed onori di tali iniziative;
pare disegnarsi un infausto scenario già visto nel recente passato con risultati disastrosi per la libera concorrenza, ma anche per la qualità dei lavori ed il degrado ambientale;


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tra le opere da realizzare sarebbe previsto anche il raddoppio del centro direzionale su suoli comunali con cubature esorbitanti;
è antica la questione della infiltrazione da falda alta, proprio a livello del centro direzionale con tutti i rischi che ne derivano oggi e per il futuro;
si tratterebbe di fatto di volumetria privata su aree pubbliche già ad alto indice di urbanizzazione e di edificato;
le volumetrie a realizzarsi sarebbero edulcorate da qualche incerta opera di riqualificazione e di arredo urbano;
le attività criminali sono sempre leste ed attente a percepire fermenti e lucrosi guadagni quando non vi è assoluta certezza di regole uguali per tutti e soprattutto in assenza di controllo e vigilanza;
le solite imprese sarebbero già collegate e consorziate sul piano nazionale e locale in nuove forme retaggio di antichi vizi commissariali e post tellurici;
la deliberazione di giunta necessita di un indispensabile passaggio in Consiglio Comunale per meglio chiarire termini e criteri per la definizione di accordi ed agenzie promotrici;
quali iniziative si intendano assumere per assicurare il pedissequo rispetto delle normative vigenti;
quali iniziative di tutela ambientale saranno immediatamente assunte per evitare ulteriori esempi e colate di cemento che ostruiscono il percorso di falde alte determinando veri e propri disastri e dissesti idrogeologici;
quali urgenti iniziative siano state assunte per vigilare affinché le forze della malavita criminale non si infiltrino in iniziative che lascerebbero troppi margini di discrezionalità;
quali e come saranno individuati i soggetti privati interessati e coinvolti nella lucrosa iniziativa che, pare, così presentata, puramente speculativa.
(4-26428)

Risposta. - Si risponde per delega della Presidenza del consiglio dei ministri e si fa presente che la fattispecie evidenziata e relativa alle modalità di realizzazione di opere pubbliche nel territorio del comune di Napoli, non rientra tra le competenze istituzionali di questo Ministero, attinendo piuttosto, all'ambito delle prerogative dell'amministrazione comunale.
Al fine di fornire comunque notizie all'interrogante, si è interessato il comune di Napoli che ha fornito elementi di risposta che qui si riportano integralmente.
«L'interrogazione parlamentare in oggetto, si occupa delle iniziative dell'amministrazione comunale di cui alla delibera di Giunta n. 3358, tese alla costruzione di opere pubbliche da realizzarsi nella città. In particolare l'interrogazione fa riferimento alla previsione del "raddoppio del centro direzionale su suoli comunali con cubature esorbitanti" (vedi interrogazione n. 4-26428), e chiede chiarimenti sulle misure che l'amministrazione intende adottare per il controllo ed il rispetto delle regole delle ulteriori cubature che si andranno a realizzare.
I quesiti posti nella interrogazione sono, in particolare, i seguenti:
quali iniziative si intendono assumere per assicurare il pedissequo rispetto delle normative vigenti;
quali iniziative di tutela ambientale saranno immediatamente assunte per evitare ulteriori esempi di colate di cemento che ostruiscono il percorso di falde alte determinando veri e propri disastri e dissesti idrogeologici;
quali urgenti iniziative siano state assunte per vigilare affinché le forze della malavita criminale non si infiltrino in iniziative che lascerebbero troppi margini di discrezionalità;
quali e come saranno individuati i soggetti privati interessati e coinvolti nella lucrosa iniziativa che, pare, così presentata, puramente speculativa.

Si ricorda preliminarmente che l'attuazione del centro direzionale di Napoli è


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regolata dal decreto del Presidente della Repubblica 1312 del 1971 e dalla successiva variante approvata con decreto del presidente della provincia n. 4 del 12 luglio 1985.
Allo stato attuale il centro direzionale è realizzato solo per metà e precisamente per la parte coincidente con il cosiddetto sub comprensorio occidentale. Resta invece sostanzialmente inattuato il sub comprensorio orientale, nel quale sono state realizzate al momento solo alcune opere di urbanizzazione.
I lottizzatori originariamente interessati sono i seguenti: la società mededil Spa con 45,47 per cento delle aree, il comune di Napoli con il 28,71 per cento delle aree e un gruppo di cosiddetti terzi lottizzatori con il 25,82 per cento delle aree. È il caso di notare preliminarmente che, per effetto delle complesse vicende che hanno regolato l'attuazione del piano fino agli inizi degli anni 1990, il comune - che ha speso diverse decine di miliardi per la realizzazione delle opere di urbanizzazione - non ha invece ancora realizzato nemmeno un metro cubo di edilizia. È indispensabile pertanto porre rimedio a tale situazione perché se così non fosse il comune chiuderebbe l'operazione centro direzionale in grave posizione di deficit finanziario.
Venendo ai quesiti posti si osserva quanto segue:
1) per quanto riguarda il rispetto della normativa vigente, le iniziative intraprese operano nel puntuale rispetto della normativa di legge e della disciplina urbanistica. Si fa presente in proposito che proprio al fine di riallineare le procedure seguite a tale normativa - correggendo pertanto alcune discutibili modalità adoperate nelle passate gestioni - questa amministrazione ha assunto una delibera di indirizzi (delibera n. 4649 dell'11 dicembre 1998 di giunta comunale) con la quale si precisano le modalità da seguire nell'attuazione del sub comprensorio orientale del centro direzionale. Si tratta quindi del completamento di una opera prevista e non di una nuova iniziativa come lascerebbe intendere l'espressione "raddoppio del centro direzionale" utilizzata dall'interrogante. Per effetto di tale delibera il comune ha deciso di rinunciare a una parte della cubatura ad esso spettante, proprio al fine di aumentare gli spazi per le attrezzature rispetto a quelli originariamente previsti: la volumetria prevista nel sub comprensorio orientale passa quindi da 2.600.000 mc. (di cui 400.000 mc. di competenza dei terzi lottizzatori) a 1.445.530 mc. confermando una rinuncia già operata dal comune negli anni passati e rinunciando a ulteriore volumetria. Di conseguenza aumentano considerevolmente le aree destinate a servizi. Non si comprende pertanto a quale "colata di cemento" faccia riferimento l'interrogante.
2) Per quanto concerne la garanzia di tutela ambientale, con la messa a punto della variante generale al programma in corso di adozione, il tema del sistema ambientale e della sua riqualificazione trova un assetto definitivo, che risulta essere la naturale conclusione del percorso di pianificazione indicato dalla variante. Nella variante viene infatti confermata l'ipotesi di istituire due nuovi parchi di interesse regionale: il parco delle colline di Napoli e il parco del sebeto. Nell'ultimo di essi sono comprese tutte le aree che ricadono nella piana della zona orientale. Nel corso della elaborazione della variante è stato condotto un approfondimento-studio culminato nella ricerca: "studio idrografico dell'area orientale di Napoli finalizzato al recupero della rete idrografica superficiale". Il suddetto approfondimento è stato finalizzato alla verifica delle residue possibilità di ripristino del preesistente reticolo di drenaggio, nonché all'analisi delle interferenze dei nuovi collettori con il flusso idrico sotterraneo. Si fa presente inoltre che la ristrutturazione della rete di drenaggio della parte di bacino a monte del collettore Volla, è stata prevista nel progetto esecutivo predisposto nel 1996 dal CIPE, nell'ambito del programma straordinario ai sensi della legge 219/1981. Le suddette iniziative sono ritenute le più idonee a riordinare il sistema idrografico superficiale dell'intera zona orientale della città, da cui dipendono i fenomeni lamentati dall'interrogante relativamente al centro direzionale.


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3) In merito alla determinazione dei soggetti interessati e coinvolti nella iniziativa, si fa riferimento alla delibera di giunta n. 3558 del 6 ottobre 1999 che propone al consiglio "di attivare le procedure previste dall'articolo 37-bis della legge n. 109794 e successive modificazioni e integrazioni, che consentono l'inoltro di proposte progettuali da parte di soggetti privati dotati di idonei requisiti tecnici, organizzativi, finanziari e gestionali, per la realizzazione, con il concorso totale o parziale di capitale privato, di interventi pubblici o di interesse pubblico, prioritari ai fini della riqualificazione urbana e conformi al programma vigente nella città di Napoli" (RIF. Delibera n. 3558 - Pag. 4).

Tale delibera precisa che "il coinvolgimento di capitali privati verrà attuato, sulla base di proposte formulate dagli stessi soggetti proponenti anche in concorrenza tra loro, attraverso uno o più strumenti previsti dalla relativa normativa". A tale fine, in data 5 febbraio 2000, su quotidiani a diffusione nazionale, è stato pubblicato un avviso pubblico in base al quale potranno essere presentate le offerte degli operatori interessati.
È del tutto evidente pertanto che la selezione degli investitori è stata prevista con una procedura di evidenza pubblica nel rispetto della legge».
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

SAIA. - Al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
l'asse attrezzato che collega Chieti Scalo con Pescara è una strada a scorrimento veloce, lunga circa 5 chilometri, sulla quale si svolge un traffico molto intenso;
la strada in questione, malgrado gli interventi fatti negli ultimi tempi, presenta ancora tratti di grande pericolosità, specie negli svincoli, su alcune curve e nei tratti in cui si immettono mezzi provenienti da altre direzioni;
a conferma di ciò vi sono i numerosissimi incidenti, spesso molto gravi, che si verificano quasi quotidianamente;
si ha modo di credere che molti di questi incidenti, con piccoli accorgimenti potrebbero essere evitati;
va infine detto che anche le conseguenze di alcuni incidenti potrebbero essere limitate se si adottassero minime misure di prevenzione;
a testimonianza di ciò appare emblematico l'incidente avvenuto sulla curva in prossimità dell'uscita «Salvaiezzi» in data 23 maggio 1999 alle ore 6 circa, quando l'automobile guidata da un giovane di ventinove anni, Nicola Taglieri, per motivi da accertare, usciva di strada rimanendo letteralmente «infilzata» dal guard-rail-spartitraffico che, come gli altri presenti nell'asse attrezzato, è lasciato senza alcuna protezione diventando così un elemento di grave pericolo. A seguito di detto incidente il suddetto Nicola Taglieri ha avuto conseguenze gravissime che avrebbero potuto essere evitate dal semplice posizionamento di un meccanismo di protezione davanti al guard-rail-spartitraffico -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno, al fine di prevenire altri gravi incidenti, di intervenire nei confronti dell'Anas per chiedere che vengano subito adottate tutte le misure atte a ridurre la pericolosità dell'asse attrezzato Chieti-Pescara (protezione sugli spartitraffico nelle uscite, risistemazione degli incroci, miglioramento della segnaletica, eccetera).
(4-25216)

Risposta. - In merito alla interrogazione indicata e sulla base delle notizie fornite dall'Ente nazionale per le strade, si riferisce quanto segue.
Il raccordo autostradale Chieti-Pescara è lungo circa Km. 4+800 e sullo spartitraffico centrale insiste una barriera in tripla onda per l'intero percorso.
L'ANAS precisa che le barriere di sicurezza sono state installate nel tratto di propria competenza dell'asse attrezzato CH-PE mentre nel tratto terminale, in corrispondenza


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del viadotto Pescara, di competenza invece dell'amministrazione comunale di Pescara quest'ultima sta provvedendo all'installazione delle barriere laterali.
L'Ente fa presente che terminati tali lavori prenderà in consegna l'intero asse attrezzato e porterà a completamento i previsti lavori delle barriere.
Per quanto riguarda la protezione della cuspide di barriera in corrispondenza di svincoli, l'ANAS comunica che sono in fase di consegna i lavori relativi all'apposizione di elementi protettivi in tali punti singolari.
In relazione all'incidente verificatosi il 23 maggio 1999, il predetto Ente precisa che l'automobile non è andata contro il guard-rail, ma contro la cuspide dello svincolo provvisorio Salaiezzi.
Tale svincolo è stato concesso dal Consorzio industriale «Val Pescara» in via provvisoria, in quanto il cavalcavia che serve la «zona industriale» evidenzia problemi di stabilità e verrà eliminato non appena sarà sistemato il cavalcavia medesimo.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

SAIA. - Al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi un nuovo gravissimo incidente si è verificato sull'asse attrezzato che collega Chieti con Pescara;
tale arteria, della lunghezza di circa 15 km, apparentemente ha le caratteristiche di un'autostrada, per cui invita le auto in transito a procedere ad alta velocità;
nonostante ciò non vi sono neanche minime caratteristiche di sicurezza, per cui si assiste quotidianamente a incidenti causati da inconvenienti anche banali, come l'ultimo incidente provocato da un cavallo immessosi sulla strada (che non ha alcuna protezione per evitare l'intrusione di animali), che ha determinato anche la morte di un ragazzo di 13 anni;
tutti questi incidenti potrebbero essere evitati da accorgimenti semplici che inspiegabilmente non vengono messi in atto malgrado l'altissima intensità di traffico che si svolge sulla suddetta strada -:
se il Governo non ritenga necessario ed urgente intervenire nei confronti dell'Anas per chiedere che vengano presi tutti i provvedimenti necessari a rendere più sicuro l'Asse attrezzato Chieti-Pescara, al fine di evitare l'altissimo numero di incidenti che si verificano su tale strada e che hanno già determinato numerosi morti e feriti.
(4-28622)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione citata, al fine di fornire elementi informativi all'interrogante, si è interpellato l'Ente nazionale per le strade che ha comunicato quanto segue.
Nell'anno 1993 l'Asse attrezzato compreso tra l'Autostrada A/25 e Pescara è stato classificato strada statale e riconosciuto come «Autostrada senza pedaggio».
L'arteria in questione presenta n. 13 innesti in destra e n. 20 innesti in sinistra, costituenti le rampe di collegamento con le zone limitrofe che risultano prive di strumenti quali strutture o caselli idonei ad impedire l'ingresso di mezzi e/o persone o animali non autorizzati.
Nelle adiacenze del suddetto raccordo sono presenti numerosi insediamenti industriali, depositi ed abitazioni, ciascuno con relativa recinzione.
Dopo la realizzazione dell'Asse attrezzato da parte del Consorzio A.S.I. della Valle del Pescara, sono state recintate anche le rimanenti aree.
Relativamente alle iniziative intraprese per la sicurezza della circolazione, l'ANAS fa presente che il compartimento competente per territorio effettua i servizi di controllo e manutenzione. Ai fini della sicurezza stradale sono state sostituite le barriere metalliche spartitraffico e le barriere laterali; inoltre sono state raccordate planoaltimetricamente le curve di «Dragonara» e «Salvaiezzi» ed è stato rifatto il manto stradale.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.


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SAONARA. - Al Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato. - Per sapere - premesso che:
l'indagine congiunturale dell'associazione calzaturieri italiani segnala periodicamente l'andamento del fatturato complessivo del settore. I dati, ripresi il 7 febbraio scorso dal settimanale «Affari e Finanza», segnalano sia gli andamenti del mercato interno sia - soprattutto - i dati assai preoccupanti dell'esportazione (nel 1999: -9,79 per cento) e delle importazioni (nel 1999: +47 per cento);
l'articolo si sofferma poi sia su alcune iniziative promosse dall'associazione a sostegno della presenza nei mercati esteri (parzialmente promossa anche con significativi supporti del ministero del commercio estero) sia anche sulle questioni di reciprocità con i paesi concorrenti e sulla specifica questione dell'uso disinvolto del «marchio dello stile italiano»;
la questione delle contraffazioni contribuisce ad appesantire il saldo della bilancia commerciale per importi che sfiorano i 1.000 miliardi;
gli esempi di «concorrenza» assumono profili di questo tipo nella testimonianza degli operatori del settore. Ovvero: «Shanghai, 8 ottobre '99, Acquisto nel Department Store Nanjiing, l'equivalente di corso Vittorio Emanuele a Milano, un paio di scarpe da uomo con il marchio Micam e l'indicazione "Designed in Italy", suola in plastica con il marchio "Vero Cuoio". Prezzo: l'equivalente di 57 mila lire italiane». Altro acquisto, questa volta a Hong Kong, fine novembre '99. «Ho comprato un paio di scarpe da donna in una zona del centro sul genere di via Tornabuoni, Spiga o Condotti, con il marchio Mius Mius, la dicitura "Mode in Italy". Costo 22 mila lire». Fantasiosi anche i produttori russi che hanno venduto a un esponente dell'Anci un paio di stivali (a 100 dollari) con la scritta «Italy», il marchio «Vero Cuoio» su una suola assolutamente sintetica. Battuti, forse, sul piano della fantasia, da un negozio di Varsavia che mette in vendita (per 37 mila lire) un paio di scarpe da donna firmate «Del Mondo» con la dicitura «Styled in Milano» e sulla suola l'etichetta della Comunità europea -:
se il Ministro interrogato intenda assumere specifiche iniziative a fronte di tali situazioni riconvocando sollecitamente il tavolo del settore e riaprendo la riflessione anche in ambito europeo, a tutela dei consumatori e delle imprese e - soprattutto - della correttezza e trasparenza nelle transazioni commerciali in un settore in profonda trasformazione.
(4-28486)

Risposta. - Le problematiche relative alle contraffazioni e alle frodi, nonché alle distorsioni commerciali, sono da tempo all'attenzione del Ministero dell'industria, anche se la competenza più specifica in materia riguarda sia altre amministrazioni nazionali che, in modo prioritario, la stessa Unione Europea, la quale, come è noto, gestisce sia la politica comunitaria che quella tariffaria dei 15 Paesi aderenti.
In considerazione di quanto sopra, ad ogni buon conto, il Ministero dell'industria nell'ambito dei lavori del costituito Osservatorio per il Sistema Moda ha esaminato in più riprese la tematica della frode in generale, orientandosi verso una valorizzazione della creatività e del know-how italiano, mediante la definizione a carattere obbligatorio di un provvedimento nazionale in materia di «Made in».
Tuttavia, in conseguenza delle divergenze emerse tra le parti sociali e le organizzazioni artigianali minori, non si è potuto finalizzare un provvedimento adeguato in materia, tenendo conto della compatibilità con le norme dell'Unione Europea.
Il Ministero dell'industria intende, alla ripresa dei lavori, riproporre la questione affinché si possa finalizzare, nell'ambito della concertazione prevista, l'auspicato provvedimento al fine di risolvere in modo concreto le problematiche derivanti dall'assenza di una chiara ed univoca normativa in materia di «Made in».
Il Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato e del commercio con l'estero: Enrico Letta.


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SCALTRITTI. - Ai Ministri dei lavori pubblici e dell'ambiente. - Per sapere - premesso che:
il litorale adriatico in molti punti della costa marchigiana si restringe rispetto all'entroterra, con una conseguente riduzione della spiaggia;
in alcuni punti la ferrovia e la strada statale corrono parallele al litorale a distanza di poche decine di metri dal mare;
nel tratto di costa in territorio dei comuni di Altidona-lido di Valdaso, Pedaso e Campofilone, Cupramarittima ecc., la regione ha realizzato una serie di «dighe artificiali» simili a scogliere, gettando massi sulla spiaggia per costruire così una sorta di frangiflutti per mettere a riparo la linea ferroviaria da eventuali violente mareggiate invernali;
territorialmente, oltre che geograficamente, il tratto di costa che interessa i tre comuni del fondo valle - Altidona, Pedaso e Campofilone - ha sempre rappresentato il lido dei comuni della Valle dell'Aso, nonché il loro sbocco sulla statale SS 16 e sull'autostrada;
al contempo detta costa è andata sempre più assumendo la funzione di via d'accesso verso l'entroterra delle numerose e crescenti presenze turistiche registrate nei tre predetti comuni;
le presenze turistiche nel 1997 sono state, infatti, 293.408 ad Altidona, 19.972 a Pedaso e 15.348 a Campofilone, con tendenza ad aumentare notevolmente, anche in seguito all'avviamento di un progetto d'offerta turistica, con la costituzione dell'Associazione turistica Valdaso e la valorizzazione del patrimonio storico, culturale, artistico e ambientale della Valle dell'Aso e della costa, ove il Lido di Valdaso rappresenta la principale attrattiva e un forte richiamo per i villeggianti;
tale flusso turistico oltre che contribuire alla rivitalizzazione ed alla promozione di tutti i centri della Valle dell'Aso (25 comuni), comporta per gli stessi anche un indiscusso ritorno economico e occupazionale;
le sopraddette strutture a difesa della ferrovia di fatto non difendono la spiaggia dall'erosione del mare, e nel contempo non consentono nemmeno la posa di ombrelloni ed altro materiale da spiaggia per i villeggianti, avendo praticamente occupato buona parte dell'arenile e ristretto la fruibilità della spiaggia;
è interesse dei tre suddetti comuni costieri e degli altri comuni della Valle dell'Aso - che comprende anche un'importante realtà ambientale con il Parco Marino dell'Adriatico e con il Parco dei Sibillini - avere un lido adeguato a una domanda che è già comparabile a quella di altre località turistiche, quali Porto San Giorgio, Fermo, Porto Sant'Elpidio;
attualmente, dopo l'intervento che ha prodotto le suddette «scogliere» sulla battigia e spiaggia, sul lido di Altidona di circa sette chilometri di costa meno di un terzo risulta fruibile per i residenti e i villeggianti, e lo stesso accade per la spiaggia di Pedaso e Campofilone;
la suddetta situazione rappresenta un intollerabile freno per lo sviluppo quantitativo e qualitativo del turismo che, dalla costa, tende a svilupparsi nell'intera Valle dell'Aso, un freno che provoca un'inevitabile perdita di attività produttive con conseguente danno all'intera economia locale -:
se non ritenga opportuno intervenire immediatamente per il risanamento della costa, con il ripristino delle condizioni della spiaggia ante scogliere, ed a difesa della ferrovia prevedere e realizzare lo spostamento dei massi frangiflutti verso il mare, nonché urgenti lavori antierosione della battigia, per l'applicazione di una politica di conservazione e tutela del territorio;
quale giudizio esprime il ministro dei Lavori pubblici in merito all'intervento realizzato sulla costa marchigiana in questione, che sembra sia stato fatto nel segno


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dell'improvvisazione, senza alcuna attenzione al territorio ed alle esigenze della popolazione;
quali altri interventi riparatori intendano assumere i ministri interrogati per garantire la fruibilità del suddetto Lido di Valdaso e della costa di quella zona in generale che dovrà essere pronta a ricevere i villeggianti per la prossima stagione balneare;
se non ritenga, di formulare un piano e programma di tutela dell'intera costa marchigiana, nel rispetto e salvaguardia della linea ferroviaria adriatica.
(4-26850)

Risposta. - In merito a quesiti proposti con l'interrogazione indicata si fa presente che nel tratto di costa dei comuni di Altidona, Pedaso, Campofilone e Cupra Marittima, in provincia di Ascoli Piceno, la linea ferroviaria passa in prossimità della linea di battigia.
Negli anni, le Ferrovie dello Stato sono intervenute con opere di difesa poste al ridosso del rilevato ferroviario (scogliere radenti) finalizzate esclusivamente ad assicurare la protezione della infrastruttura e garantire il servizio.
Gli interventi effettuati da questa amministrazione riguardano esclusivamente la costruzione di scogliere a mare eseguite negli anni passati in corrispondenza dei centri abitati di Cupra Marittima e Pedaso.
Tali opere hanno contribuito ad assicurare anche la conservazione della spiaggia, compatibilmente con le condizioni del paraggio, influenzate anche dalla presenza del promontorio di Pedaso.
Con Decreto Legislativo 31 marzo 1998 n. 112 la competenza in materia di difesa delle coste è stata trasferita alle regioni.
Adeguate tipologie di interventi per il recupero dell'arenile, soprattutto nel tratto di costa a nord della foce dell'Aso, potranno essere progettate ed attuate, con impegni economici di una certa rilevanza.
Il Ministero dell'ambiente, per quanto di propria competenza, ha fatto altresì conoscere che, nell'ambito della revisione del «Piano generale di difesa del mare e delle coste marine dall'inquinamento e di tutela dell'ambiente marino», e nel contesto dell'Accordo di programma tra il suddetto Ministero e l'ENEA, i fenomeni, quali quelli evidenziati dall'interrogante, saranno oggetto di specifica valutazione.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

SCOZZARI, MOLINARI, BORROMETI, CIANI, MARIO PEPE, VOLPINI e VOGLINO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa la direzione generale del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap), ha proceduto ad emettere e notificare reiterati provvedimenti di trasferimento del direttore della casa circondariale di Agrigento dottoressa Laura Brancato;
tali provvedimenti, adottati sulla base di surretizie ed incomprensibili motivazioni, hanno suscitato procedimenti giudiziali cautelari, tutti conclusisi con la sospensione, da parte dell'autorità giudiziaria agrigentina, dell'efficacia degli atti, a motivo della evidente infondatezza degli stessi;
in ordine a tali vicende non si coglie l'interesse pubblico a persistere in una condotta di dubbia ragionevolezza, perniciosa per l'amministrazione penitenziaria, nonché lesiva dei principi di efficienza e buon andamento della stessa;
assai gravemente, sono stati posti a fondamento dei provvedimenti circostanze false, la cui mancata conoscenza manifesta, perlomeno, una qual certa, inammissibile, sprovvedutezza dei dirigenti preposti alla gestione di delicati affari, che paiono essere all'oscuro di importanti vicende interessanti l'amministrazione, che pur dovrebbero provvedere a curare;
in particolare, l'ultimo dei vari provvedimenti di trasferimento, causativi dei richiamati fenomeni di dissesto gestionale, viene motivato con la considerazione «che nella sede di Agrigento sta per avere inizio un delicatissimo ed importante procedimento


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per fatti di criminalità organizzata in relazione, al quale gli appartenenti al corpo di polizia penitenziaria di Agrigento sono chiamati a svolgere delicati compiti sia per quanto riguarda il servizio traduzioni dei detenuti, sua per la sorveglianza dell'aula bunker ubicata all'interno e in adiacenza dell'istituto, il cui assolvimento necessita di una assoluta serenità, e ricca di motivazione e non di spaccature»;
il «futuro», rilevante, procedimento giudiziario, cui la prosa burocratica si riferisce, nella realtà, risulta essere avviato, e correttamente proseguito, da lungo tempo (cosiddetto processo Akragas);
si è ritenuto, per colmare la misura, di intervenire, presso la direzione della citata stazione di pena, censurando la solerzia della dirigenza nel segnalare alcuni inquietanti vicende gestionali, salvo poi giustificare i provvedimenti di trasferimento con considerazioni contrarie e contraddittorie;
tale ultima circostanza risalta come particolarmente grave poiché si riferisce ad una vicenda che ha visto un detenuto lavorante eseguire lavori al di fuori dell'istituto di pena, senza osservanza delle procedure amministrative e di sicurezza;
il fatto, di cui sopra, prontamente evidenziato dalla direttrice, prima è stato ritenuto irrilevante, tanto da motivare un rimprovero alla stessa, per essersi curata di segnalarlo, poi è stato ritenuto particolarmente grave tanto da imputare una negligenza per un asserito ritardo nella segnalazione;
le rassegnate circostanze inducono forti dubbi circa l'efficienza di gestione dell'amministrazione penitenziaria da parte di importanti funzionari ministeriali ed in particolare del dottor Paolo Mancuso vice-direttore del Dap;
la amministrazione penitenziaria è attraversata da striscianti malumori tralignati in eclatanti proteste di funzionari preposti alla direzione di vari istituti di pena, rimbalzate alla pubblica opinione dalla generalità degli organi di stampa;
che situazioni quali quella sin qui descritta contribuiscono ad esacerbare la categoria di funzionari preposti alla direzione e gestione degli istituti di pena, impedendo lo stabilirsi di un sereno confronto istituzionale teso a garantire la maggiore efficienza e funzionalità dell'amministrazione penitenziaria;
che la particolare necessità di consentire regolare corso all'importante processo penale relativo a gravi fatti di criminalità organizzata, richiede un pronto intervento per rimuovere elementi perturbativi alla serena conduzione della direzione della casa di pena -:
se il Ministro abbia nozione delle circostanze rassegnate;
se non reputi necessario provvedere a rimuovere pericoli di malfunzionamento causati da inopinate condotte dirigenziali segnatamente culminate in reiterati provvedimenti di trasferimento del direttore della casa circondariale di Agrigento, immotivatamente adottatati dal vicedirettore generale del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria dottor Paolo Mancuso;
se nell'interesse del ristabilimento di un proficuo confronto tra vari livelli dell'amministrazione penitenziaria non intenda intervenire per evitare il protrarsi del clima di tensione ed incomprensioni tra vari livelli amministrativi, sotteso ai fatti riferiti, e alimentato da ingiustificati interventi del citato vicedirettore generale del dipartimento dell'amministrazione penitenziari dottor Paolo Mancuso.
(4-29396)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione presentata appare utile una sommaria ricostruzione dell'intera vicenda che ha dato origine al contenzioso, tuttora in atto, tra l'Amministrazione e la dr.ssa Brancato.
Il Direttore Generale dell'epoca del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria, a causa della situazione di accesa conflittualità presente nell'istituto agrigentino - situazione segnalata anche dalla locale Prefettura - disponeva, nell'ottobre del


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1997, una indagine ispettiva all'esito della quale si constatava lo stato di accesa tensione fra esponenti di alcune Organizzazioni Sindacali e la Direzione, originata, a parere unanime dei membri della Commissione ispettiva, dalla irrisolta situazione di incompatibilità personale.
Atteso quanto sopra la stessa Commissione, per avviare a soluzione il problema, proponeva sia l'adozione di provvedimenti nei confronti delle persone resesi maggiormente responsabili della turbativa per il regolare svolgimento delle attività di istituto, la cui permanenza in sede avrebbe potuto ulteriormente aggravare una situazione già precaria, sia di affrontare il tema del necessario avvicendamento alla Direzione della struttura.
Sulla base di tutti i dati acquisiti, il Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria al fine di attenuare i contrasti e restituire la necessaria serenità operativa all'ambiente, provvedeva a distaccare presso altre sedi due ispettori, e a sospendere dal servizio un vice sovrintendente; quanto alla dr.ssa Brancato, direttore dell'istituto, si riteneva invece inopportuna la sua permanenza presso la sede di Agrigento e si provvedeva a invitare la suddetta ad individuare una diversa sede di lavoro tra quelle disponibili e idonee in relazione alla sua qualifica.
Con il consenso dell'interessata venivano pertanto sperimentate diverse soluzioni, tutte a titolo provvisorio, ultima delle quali l'invio in missione della Brancato presso la Scuola di Formazione di Roma: soluzioni queste che non trovavano, alla prova dei fatti, la piena soddisfazione del funzionario che riteneva di dover orientare la sua scelta verso diverse possibili alternative.
Sentita la stessa Brancato, veniva individuata nel Provveditorato Regionale di Palermo - città di residenza del suo nucleo familiare - la soluzione più idonea tra quelle prospettate dall'Amministrazione; seguiva quindi il provvedimento di trasferimento d'ufficio avverso il quale, tuttavia, in modo del tutto inatteso, il predetto funzionario proponeva ricorso, contestualmente sollecitando ex articolo 700 del codice di procedura civile un provvedimento di urgenza volto alla «effettiva reintegrazione» nelle funzioni svolte presso la Casa Circondariale di Agrigento.
Il Giudice del Lavoro, con ordinanza del 20 agosto 1999, nel disporre il reintegro della ricorrente presso la sede agrigentina per supposta violazione della normativa posta a tutela dei rappresentanti sindacali - la Brancato ricopriva il ruolo di presidente del SINAPPE, sindacato autonomo di polizia penitenziaria - fissava il termine di trenta giorni per l'inizio del giudizio di merito. Esperito, quindi, il tentativo obbligatorio di conciliazione presso l'U.P.L.M.O. di Agrigento senza esito positivo, il ricorso veniva riproposto dinanzi al locale Tribunale di Agrigento, per l'udienza per il 13 ottobre 2000.
Il provvedimento di reintegra del funzionario suscitava tuttavia le immediate reazioni delle altre organizzazioni sindacali, che preannunciavano la decisione di non partecipare ad alcun tavolo di trattative presieduto dalla dr.ssa Brancato: si veniva, così, a ripristinare il clima di grave tensione e conflittualità di cui si è detto in premessa.
Considerato che la situazione avrebbe potuto compromettere, tra l'altro, l'ordine, la sicurezza e la disciplina dell'istituto agrigentino, tanto più importanti in vista di un imponente procedimento per fatti di criminalità organizzata che avrebbe particolarmente impegnato il personale di Polizia penitenziaria, il 9 novembre 1999 la dr.ssa Brancato veniva informata, ai sensi della legge 241/90, dell'intenzione dell'Amministrazione di procedere al suo trasferimento presso altra sede per «incompatibilità ambientale»; tale determinazione prescindeva del tutto, contrariamente a quanto ipotizzato dall'interrogante, dal contenuto della nota del 22 novembre 1999, dal D.A.P. inviata alla Brancato quando la stessa aveva già avuto notizia della volontà dell'Amministrazione di procedere al suo trasferimento.
La nota in questione, che non può essere intesa come contestazione disciplinare, si limitava a richiamare l'attenzione del funzionario sulla inopportunità di investire direttamente l'Autorità Giudiziaria, in relazione a fatti nei quali non erano ravvisabili


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«ictu oculi» ipotesi di reato perseguibili d'ufficio, fatti da rilevare e, se del caso, perseguire in altre più appropriate sedi.
Quanto al trasferimento, il relativo provvedimento veniva adottato il 30 dicembre 1999 osservandosi che la carica sindacale di una sigla rappresentativa della polizia penitenziaria rivestita dalla dott.ssa Brancato, avrebbe arrecato grave e irreparabile ostacolo alla serenità di ogni futura e dovuta contrattazione con le organizzazioni sindacali atteso l'evidente difetto di terzietà ed indipendenza da parte del soggetto che in tali circostanze è chiamato a rappresentare l'Amministrazione.
La circostanza, poi, che nel provvedimento di trasferimento si sia fatto richiamo anche all'episodio sopra riportato, non va interpretata come volontà di aggiungere un ulteriore elemento motivazionale a supporto del provvedimento: l'inserimento del passaggio in questione è da ascrivere solo all'intenzione di sottolineare una gestione non equilibrata della direzione dell'istituto, causa ed effetto di fratture interne e fonte di possibili rischi per l'ordine e la sicurezza della struttura.
Anche nei confronti del provvedimento di trasferimento per incompatibilità ambientale di cui sopra la Brancato proponeva ricorso d'urgenza dinanzi al giudice ordinario, che ordinava nuovamente l'immediata reintegra della ricorrente nelle funzioni svolte presso la Casa Circondariale di Agrigento, fissando il termine di trenta giorni per l'instaurazione del giudizio di merito. L'Amministrazione, a fronte di tale decisione, proponeva reclamo, dichiarato tuttavia inammissibile dal Tribunale per vizi formali.
Nel frattempo, la dr.ssa Brancato iniziava la procedura per il giudizio di merito dando avvio al previsto tentativo obbligatorio di conciliazione presso l'U.P.L.M.O., ufficio al quale il Dipartimento forniva le notizie di rito, indicando il nominativo dei propri funzionari rispettivamente in seno al collegio e con potere di conciliare.
Al riguardo va segnalato che i due provvedimenti di trasferimento adottati nei confronti della dr.ssa Brancato, dettati da esigenze di diversa natura, non sono stati definitivamente annullati dall'Autorità Giudiziaria, che in merito si è pronunciata solo in via cautelare ed urgente: sembra quindi non corretto affermare che si tratti di provvedimenti infondati, atteso che i relativi giudizi di merito non sono stati ancora definiti neppure in I grado. E per valutazioni conclusive è necessario attendere le determinazioni definitive dell'Autorità Giudiziaria.
Quanto allo stato di disagio e malcontento dei direttori da ascrivere non tanto alla asserita inefficienza dell'Amministrazione centrale, quanto al venire meno del precedente status giuridico ed economico, a seguito della caducazione, con effetto dal primo rinnovo contrattuale (16 febbraio 1999), dell'articolo 40 della legge 395/90 e del conseguente transito nel comparto ministeri, si osserva che la situazione di incertezza determinata dalla mancata emanazione di norme transitorie e di raccordo, è cessata sia a seguito della sottoscrizione del contratto integrativo in forza del quale il personale già destinatario del citato articolo ha trovato definitiva collocazione nel nuovo sistema di classificazione previsto dal vigente C.C.N.L., sia per effetto della emanazione del decreto legislativo n. 146/2000 che, apportando un significativo ampliamento delle dotazioni organiche dell'amministrazione penitenziaria, ha provveduto anche a disciplinare in modo più appropriato e conveniente i diversi profili professionali di tale personale.
Il Ministro della giustizia: Piero Franco Fassino.

STORACE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri dei lavori pubblici, dell'ambiente, dell'interno e dei trasporti e della navigazione. - Per sapere - premesso che:
con delibera n. 224 il consiglio comunale di Roma approva il 23 settembre 1997 l'ipotesi di accordo di programma per la riqualificazione della Stazione Tiburtina;
l'accordo viene sottoscritto l'11 novembre dai responsabili delle amministrazioni


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interessate, cioè Francesco Rutelli, Piero Badaloni, Giacomo Fregosi, il Ministro dei lavori pubblici Paolo Costa, il Ministro dei trasporti Claudio Burlando, l'amministratore delegato delle Ferrovie Giancarlo Cimoli;
comportando l'accordo varianti al Piano regolatore generale, l'adesione del sindaco è soggetta a ratifica del consiglio comunale entro trenta giorni (articolo 3, comma 4, della legge n. 390 del 1990, legge per Roma Capitale);
la scadenza è quindi l'11 dicembre, passa il tempo e il 20 febbraio viene emanata l'ordinanza sindacale n. 94 con cui Rutelli approva l'accordo;
nell'ordinanza è scritto che «entro il termine di cui all'articolo 3 della legge 396 del 1990, il consiglio comunale non si è espresso in proposito, per cui ciò equivale a ratifica»;
l'articolo 27 della legge sugli enti locali n. 142 del 1990 prevede variazioni di strumenti urbanistici e di concessioni edilizie, purché vi sia l'assenso del comune interessato;
l'adesione del sindaco all'accordo di programma, dice l'articolo 27 della legge n. 142 del 1990, deve essere ratificata dal consiglio comunale entro trenta giorni a pena decadenza;
risulta che il coordinamento dei comitati di Pietralata, cui si associano parecchi comitati di quartiere fra Talenti, Tiburtina, Portonaccio, Lanciani e Casal Bertone, ha parole di fuoco sulla vicenda e sottolinea le date dell'accordo di programma sulla stazione Tiburtina: riunione ufficio Roma Capitale 17 luglio; seduta di giunta 18 luglio; invio in V Circoscrizione 22 luglio con richiesta di parere entro il 1 agosto; consiglio comunale il 23 settembre con anticipo dell'ordine del giorno. Il 10 ottobre viene pubblicato il testo dell'accordo, senza alcuna pubblicità. Una procedura speciale prevede solo 15 giorni per le osservazioni. I comitati solo l'8 novembre riescono ad inviare le osservazioni, fuori tempo massimo;
il Coordinamento respinge la nuova Tangenziale est o, in subordine, è disposto a subirla solo in sotterranea. Respinge l'ipotesi di congiungimento della nuova Tangenziale est con la Roma-l'Aquila e l'adeguamento di via di Portonaccio a causa del forte impatto ambientale con l'abitato di Casal Bertone;
boccia anche l'itinerario alternativo di via Portonaccio e via Galla Placidia troppo vicino alle abitazioni. Boccia lo svincolo dalla Trasversale Nord al parcheggio di Piazzale est che andrebbe a compromettere via dei Monti di Pietralata. E boccia lo svincolo dalla Circonvallazione interna verso la Tiburtina nei nodi di Camesana, Portonaccio;
in sostanza ciò che vuole la gente è praticamente l'opposto di quanto contenuto nell'accordo di programma e voluto dal Comune. Si sollecita la realizzazione di 42 ettari del parco di Pietralata, richiesto dalla seconda delibera di iniziativa popolare per i parchi con 7.500 firme. Si sollecita il completamento del collettore fognante Marranella 2 e il potenziamento della metropolitana per riqualificare la periferia est di Roma;
nelle osservazioni spicca l'accusa finale che le Ferrovie sempre più si sono allontanate dalla ragione originaria di migliorare il trasporto pubblico e sono diventate imprese immobiliari che sfruttano le aree ferroviarie solo per la rendita che maturano -:
se non ritengano opportuno ed urgente intervenire al fine accertare se la situazione sopra esposta corrisponda al vero;
quali siano le valutazioni in merito alle richieste dei cittadini sopra accennate e se non ritengano opportuno accogliere in sede d'accordo di programma le osservazioni fornite dai vari comitati di quartiere che hanno più volte manifestato le loro perplessità.
(4-18206)

Risposta. - In riferimento alla interrogazione indicata, cui si risponde per delega della Presidenza del consiglio dei ministri, si


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della Presidenza del consiglio dei ministri, si rappresenta che la fattispecie evidenziata non riguarda competenze proprie del Ministero dei lavori pubblici.
Al fine di fornire, comunque, elementi di risposta all'interrogante sono state chieste notizie al comune di Roma che riferisce quanto segue.
Il testo dell'accordo di programma per la riqualificazione dell'area della Stazione Tiburtina, sottoscritta dal Sindaco in data 11 novembre 1997, è il medesimo approvato con deliberazione del Consiglio comunale n. 224 del 23 settembre 1997 concernente «Indirizzi al Sindaco ai fini dell'accordo di programma da concludere ex articolo 3 legge 15 dicembre 1990, n. 396, per la riqualificazione urbanistica e funzionale del compendio ferroviario di Tiburtina, non essendo stata apportata alcuna modifica successivamente all'approvazione di tale deliberazione.
Il provvedimento è stato pubblicato, come di norma, all'Albo Pretorio per 15 giorni, dal 10 al 24 ottobre 1997, e non sono state prodotte opposizioni che, com'è noto, avrebbero potuto riguardare esclusivamente rilievi relativi a vizi di forma e/o legittimità e non in merito ai contenuti dell'accordo stesso.
Il comune riferisce che la ratifica dell'accordo di programma da parte del Consiglio comunale, entro 30 giorni dalla stipula dello stesso, non è stata possibile in quanto il nuovo Consiglio comunale, dopo le consultazioni elettorali amministrative, si è riunito per la prima volta per la convalida dei Consiglieri l'11 dicembre 1997, termine ultimo per la convalida dell'accordo. Comunque, ai sensi dell'articolo 3, comma 4 della legge n. 396/90, la mancata deliberazione nel termine di trenta giorni equivale a ratifica, diversamente da quanto prevede il quinto comma dell'articolo 27 della legge 142/90 per gli accordi che comportano variazione degli strumenti urbanistici, sottoscritti in base alla medesima legge, secondo cui la mancata approvazione entro 30 giorni ne comporta la decadenza.
La procedura per la conclusione di accordi di programma di cui all'articolo 3 della legge n. 396/90 per l'approvazione di strumenti urbanistici generali ed attuativi non prevede la pubblicazione degli strumenti stessi e quindi la possibilità di presentare osservazioni ed opposizioni ai sensi della legge generale urbanistica 7 agosto 1942, n. 1150.
Per quanto riguarda, infine, le osservazioni sulla deliberazione del Consiglio comunale n. 224/97, presentate da varie associazioni e comitati di quartiere, è stato comunicato che l'assessore preposto alle politiche del territorio, con nota protocollo n. 189 in data 13 febbraio 1998, ha risposto puntualmente a tutti gli argomenti trattati, facendo presente, tra l'altro, che a tutto il processo di pianificazione dell'area della stazione Tiburtina è stata data ampia informazione sia in apposite sedi espositive, sia attraverso ripetuti incontri, anche nel corso delle fasi di elaborazione, con la stessa Consulta popolare dei comitati di quartiere e delle associazioni interessate.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

STUCCHI. - Al Ministro dell'interno e della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo informazioni assunte, come riportato dalla Gazzetta del Mezzogiorno del 5 febbraio 2000, pare che il procuratore capo presso il tribunale di Matera, dottor Giovanni Leonardi, a seguito di una denuncia ha disposto un'indagine presso il comando provinciale dei carabinieri di Matera;
l'autorità giudiziaria starebbe indagando per accertare un presupposto di reato per manipolazioni di verbali di contravvenzione;
la procura, vista la particolarità dell'inchiesta, non potendo delegare i carabinieri, oggetto essi stessi dell'inchiesta, risulta all'interrogante che abbia affidato l'incarico d'indagine al maggiore Tommillo, comandante del distaccamento di Matera della guardia di finanza -:
se corrisponda al vero che da circa 4 o 5 giorni, tre agenti della guardia di


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finanza starebbero verificando, presso l'ufficio contravvenzioni dei carabinieri di Matera, la regolarità dei verbali elevati;
se corrisponda al vero che gli agenti della Guardia di finanza per svolgere tale incarico, si avvarrebbero della consulenza degli stessi carabinieri operanti all'ufficio contravvenzioni, ovvero dei possibili responsabili degli illeciti;
se ritengano normale una simile procedura;
se non vi sia la possibilità, in questo modo, di un'eventuale occultamento delle prove.
(4-28357)

Risposta. - Premesso che si risponde a seguito di espressa delega della Presidenza del Consiglio dei Ministri si fa presente quanto segue sulla base degli elementi di conoscenza e valutazione dei fatti acquisiti presso la competente Autorità Giudiziaria e presso il Ministero dell'Interno.
Nel corso delle indagini relative ad una di notizia di reato, la Procura della Repubblica di Matera, in data 27 gennaio 2000, ha conferito specifica delega, senza facoltà di subdelega, al Comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Matera al fine di accertare, presso il locale Comando dell'Arma dei Carabinieri, l'eventuale esistenza di verbali di contravvenzione al Codice della Strada direttamente annullati dagli stessi compilatori, appartenenti al Nucleo Operativo Radiomobile della Compagnia di Matera.
Sulla base di tale provvedimento, l'autorità delegata ha proceduto all'esame diretto degli atti nell'ufficio messo a disposizione del Comandante Provinciale dei Carabinieri, con la collaborazione - limitata al solo reperimento dei documenti ed alla successiva fotocopiatura - di due sottufficiali e di un appuntato dell'Arma designati per tale incombenza dallo stesso Comandante Provinciale.
Atteso quanto sopra e tenuto conto che l'attività di esame degli atti si è sempre svolta sotto il diretto controllo dell'ufficiale delegato per le indagini, può escludersi che i collaboratori abbiano potuto occultare prove o comunque ostacolare, ritardare o inquinare gli accertamenti in corso, ai quali anzi hanno lealmente collaborato.
Il Ministro della giustizia: Piero Franco Fassino.

VIALE. - Al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
dopo gli interventi di ricostruzione, a seguito dell'alluvione del novembre del 1994 che ha colpito la regione Piemonte, rimangono ancora da effettuarsi alcune opere che potrebbero migliorare la viabilità soprattutto con riferimento alla statale 31-bis che attraversa il paese di Morano sul Po;
le condizioni della strada sono insufficienti a garantire la regolare circolazione dei veicoli, tra l'altro molto numerosi, determinando gravi disagi ai cittadini;
nelle ultime settimane si sono verificati numerosi incidenti che hanno allarmato la popolazione residente nella zona;
il sindaco del comune di Morano sul Po ed i cittadini del paese chiedono interventi urgenti per risolvere questo problema che già da molti anni è stato evidenziato ed a cui non si è posto ancora alcun rimedio -:
quali interventi urgenti intenda adottare il Governo, per quanto di sua competenza, affinché venga risolto l'annoso problema che riguarda la sistemazione della statale 31-bis ed in particolare l'attraversamento della predetta località.
(4-28026)

Risposta. - In risposta all'atto ispettivo indicato, l'Ente nazionale per le strade, competente per la viabilità in questione, riferisce quanto segue.
Attualmente, è in corso di stipula, con la regione Piemonte e la provincia di Alessandria, una convenzione per la progettazione


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della variante di Morano, a carico della provincia di Alessandria su stanziamento regionale.
Tale progetto terrà conto di quanto già redatto con il precedente progetto di massima, risalente all'anno 1984, il quale prevedeva la variante della S.S. 31-bis «Del Monferrato» tra Morano sul Po e la S.S. 596/dir «Dei Cairoli» nel comune di Casale Monferrato.
Il nuovo elaborato progettuale, adeguato alle recenti normative, risulterà di importo più contenuto e di maggior urgenza rispetto al tracciato individuato nel 1984.
L'Ente precisa, infine, che in attuazione del decentramento amministrativo, a seguito dell'intesa raggiunta in sede di Conferenza unificata Stato-Regioni, la S.S. 31-bis «Del Monferrato» è tra le infrastrutture che saranno trasferite al demanio regionale.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.