Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 774 del 20/9/2000
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Si riprende la discussione del testo unificato dei progetti di legge costituzionale n. 4462 ed abbinati (ore 15,05).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 4462)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame del progetto di legge costituzionale.
Non essendovi obiezioni, passiamo all'esame dell'
articolo 5, nel testo unificato della Commissione, e del complesso degli emendamenti e subemendamenti ad esso presentati (vedi l'allegato A - A.C. 4462 sezione 4).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la maggioranza, ad esprimere il parere della Commissione.

ANTONIO SODA, Relatore per la maggioranza per i profili inerenti all'ordinamento regionale. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sul testo alternativo del relatore di minoranza, onorevole Fontan, e sugli emendamenti Peretti 5.300, Pisanu 5.301, Guarino 5.185 e 5.151. Invita i presentatori a ritirare l'emendamento Crema 5.20 e i subemendamenti Teresio Delfino 0.5.317.1 e Guarino 0.5.317.2, altrimenti il parere è contrario. La Commissione esprime parere favorevole sugli identici emendamenti Orlando 5.140, Zeller 5.145 e 5.317 della Commissione e parere contrario sugli emendamenti Teresio Delfino 5.155, Fontan 5.189, Nardini 5.109, Luciano Dussin 5.27 e 5.50. La Commissione invita l'onorevole Moroni a ritirare il suo emendamento 5.131, altrimenti il parere è contrario, esprime parere contrario sull'emendamento Luciano Dussin 5.60, invita l'onorevole Moroni a ritirare il suo emendamento 5.126 perché i concetti che sono qui espressi sono recuperati nella lettera l) e negli altri principi che abbiamo inserito all'articolo 117. La Commissione esprime altresì parere contrario sugli emendamenti Fontan 5.190, 5.191, 5.216, 5.217, 5.218, 5.219, 5.192, 5.193, 5.194, 5.195, 5.196, 5.197, 5.198, 5.199, 5.298, 5.201, 5.202, 5.203, 5.204, 5.205, 5.206, 5.207, 5.208, 5.209, 5.210, 5.211, 5.212, 5.200, 5.213, 5.214, Calzavara 5.215, Ballaman 5.100, Teresio Delfino 5.156, Luciano Dussin 5.62, 5.61, Guarino 5.154, nonché sui subemendamenti Guarino 0.5.334.1, Volontè 0.5.334.3, Fontan 0.5.334.2, mentre esprimo parere favorevole sull'emendamento 5.334 della Commissione. La Commissione esprime inoltre parere contrario sugli identici emendamenti Luciano Dussin 5.29 e Migliori 5.157 e favorevole sull'emendamento Teresio Delfino 5.158, con una spiegazione.

PRESIDENTE. Colleghi, per piacere!
Prego, onorevole Soda.

ANTONIO SODA, Relatore per la maggioranza per i profili inerenti all'ordinamento regionale. In Commissione, abbiamo accettato la sostituzione delle parole «lo straniero» con le seguenti «dei cittadini di Stati non appartenenti all'Unione europea» (questi ultimi sono i cittadini extracomunitari); la disciplina per i cittadini europei non italiani, quelli che hanno la cittadinanza europea ai sensi del Trattato di Maastricht, che non sono cittadini italiani, resta ricompresa nella lettera relativa alla cittadinanza, che è successiva nell'articolo 117.
Il parere è contrario sugli emendamenti Covre 5.26, Fontan 5.224, 5.223, 5.220, 5.221 e 5.222, Luciano Dussin 5.63, Fontan 5.225, 5.226, 5.227, 5.228 e 5.229. Il parere è contrario sui subemendamenti Tassone 05.332.1 e 05.332.2, mentre il parere è favorevole sull'emendamento 5.332 della Commissione. Il parere è contrario sugli emendamenti Luciano Dussin 5.64, Fontan 5.230, 5.231, 5.233 e 5.232, Giovine 5.1 e 5.2, Fontan 5.234, Luciano Dussin 5.65, Fontan 5.235, Luciano Dussin 5. 66, 5.67, 5.68, 5.69 e 5.70, Fontan 5.240 e Luciano Dussin 5.71. La Commissione invita a ritirare gli emendamenti Pace 5.9 e Antonio Pepe 5.8, altrimenti il parere è contrario. Il parere è contrario sugli emendamenti Luciano Dussin 5.30, Migliori 5.159, de Ghislanzoni 5.16 e 5.15, Fontan 5.243, 5.244, 5.241,


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5.245 e 5.242, Luciano Dussin 5.72, Fontan 5.248, 5.249, 5.250, 5.247, 5.246, 5.262, 5.252, 5.254, 5.253 e 5.251. La Commissione invita a ritirare l'emendamento Zeller 5.117, altrimenti il parere è contrario. Il parere è contrario sugli emendamenti Borghezio 5.92, Migliori 5.160, Fontan 5.263, Teresio Delfino 5.161, Luciano Dussin 5.31, Fontan 5.264. La Commissione invita a ritirare gli identici emendamenti Zeller 5.119 e Fontan 5.265, nonché gli identici emendamenti Zeller 5.118 e Fontan 5.267, altrimenti il parere è contrario.
Il parere è contrario sugli emendamenti Fontan 5.266, 5.255, 5.257, 5.256 e 5.268, nonché sull'emendamento Luciano Dussin 5.73. La Commissione invita a ritirare l'emendamento Moroni 5.306, altrimenti il parere è contrario. Il parere è contrario sugli emendamenti Borghezio 5.91, Fontan 5.270 e 5.269, Luciano Dussin 5.74 e 5.75. Il parere è favorevole sull'emendamento Garra 5.17. Il parere è contrario sull'emendamento Fontan 5.258, nonché sugli identici emendamenti Giovine 5.3, Luciano Dussin 5.32 e Migliori 5.162.
La Commissione invita a riformulare l'emendamento Moroni 5.313, con l'assorbimento dell'emendamento Berlinguer 5.143, al fine di fare riferimento sia ai diritti civili sia ai diritti sociali, quindi a tutti i diritti garantiti dalla I parte della Costituzione; pertanto, l'emendamento dovrebbe prevedere la sostituzione della lettera l) con la seguente: «determinazione dei livelli fondamentali di garanzia da assicurare sul territorio nazionale alle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali». Se viene accettata tale riformulazione, il parere è favorevole e la Commissione ritirerà il suo emendamento 5.318.

PRESIDENTE. Onorevole Moroni, accetta la riformulazione proposta dal relatore?

ROSANNA MORONI. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevoli Moroni.
Prosegua, onorevole Soda.

ANTONIO SODA, Relatore per la maggioranza per i profili inerenti all'ordinamento regionale. La Commissione, pertanto, ritirerà il suo emendamento 5.318 se verrà approvato l'emendamento Moroni 5.313 nel testo riformulato.

PRESIDENTE. Faccio notare, però, che vi è un effetto preclusivo.
Prosegua, comunque, onorevole Soda.

ANTONIO SODA, Relatore per la maggioranza per i profili inerenti all'ordinamento regionale. È assorbito anche l'emendamento Berlinguer 5.143. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Luciano Dussin 5.77 e 5.76; invita i presentatori a ritirare gli identici emendamenti Luciano Dussin 5.33, Zeller 5.120 e Giovanardi 5.314, altrimenti il parere è contrario. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Calderisi 5.101. Il parere è contrario sui subemendamenti Giordano 0.5.335.1 e Teresio Delfino 0.5.335.2. Il parere è favorevole sull'emendamento 5.335 della Commissione. Desidero fare presente, signor Presidente, che questo emendamento è strettamente collegato al successivo emendamento 5.321 della Commissione, pertanto se fosse approvato diventerebbe: «istruzione salva l'autonomia delle istituzioni scolastiche e con esclusione dell'istruzione e della formazione professionale».

PRESIDENTE. È un problema che affronteremo dopo.

ANTONIO SODA, Relatore per la maggioranza per i profili inerenti all'ordinamento regionale. La Commissione invita i presentatori a ritirare gli emendamenti Teresio Delfino 5.163 e Moroni 5.315. La Commissione esprime parere contrario sul subemendamento Giordano 0.5.333.1, mentre il parere è favorevole sull'emendamento 5.333 (Nuova formulazione) della Commissione. Il parere è contrario sull'emendamento Covre 5.94, sugli identici


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emendamenti Luciano Dussin 5.34 e Migliori 5.164, nonché sugli emendamenti Teresio Delfino 5.166, 5.183, Luciano Dussin 5.35 e 5.36, Teresio Delfino 5.165, Giovine 5.4, Luciano Dussin 5.78, Giovine 5.5, Luciano Dussin 5.79. La Commissione invita i presentatori a ritirare gli identici emendamenti Giovine 5.6, Luciano Dussin 5.37 e Zeller 5.121 e l'emendamento Garra 5.18 per le ragioni espresse in Commissione, altrimenti il parere è contrario. Il parere è contrario sugli emendamenti Guarino 5.186, Migliori 5.167, sugli identici emendamenti Luciano Dussin 5.81 e Migliori 5.168, Teresio Delfino 5.169.
Signor Presidente, abbiamo presentato in Assemblea una nostra formulazione per cui ritiriamo gli emendamenti 5.319 e 5.323 della Commissione, pertanto decadrebbero i subemendamenti ad essi riferiti; diversamente invitiamo a ritirarli, altrimenti il parere è contrario.
La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Teresio Delfino 5.170; invita i presentatori degli emendamenti Nardini 5.110 e Pace 5.10 a ritirarli, altrimenti il parere è contrario. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Teresio Delfino 5.171, Guarino 5.187, Migliori 5.172 e 5.173 e Pagliarini 5.302. Invita a ritirare gli emendamenti Moroni 5.316 e 5.133 perché quanto formulato è stato accolto sostanzialmente nel testo della Commissione, altrimenti il parere è contrario. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Luciano Dussin 5.38, Calderisi 5.102, sugli identici emendamenti Zeller 5.146 e Fontan 5.273, e sull'emendamento Luciano Dussin 5.39. Il parere è favorevole sull'emendamento 5.320 della Commissione. Il parere è contrario sull'emendamento Guarino 5.153, sugli identici emendamenti Luciano Dussin 5.40 e Migliori 5.174 nonché sull'emendamento Luciano Dussin 5.41. La Commissione invita al ritiro dell'emendamento Moroni 5.134, altrimenti il parere è contrario. Il parere è contrario sull'emendamento Luciano Dussin 5.42 e sul subemendamento Anedda 0.5.321.1. Il parere è favorevole sull'emendamento 5.321 della Commissione, sostituendo la virgola con la «e». Il parere è contrario sugli identici emendamenti Luciano Dussin 5.43 e Migliori 5.175, nonché sugli emendamenti Volontè 5.176, Luciano Dussin 5.44, Fontan 5.277, 5.278, 5.279 e 5.280, nonché sugli emendamenti de Ghislanzoni Cardoli 5.11, 5.12, 5.13 e 5.14. Il parere è contrario sugli identici emendamenti Luciano Dussin 5.45 e Migliori 5.177, nonché sugli emendamenti Luciano Dussin 5.46 e 5.47. Invito al ritiro dell'emendamento Zagatti 5.150, perché assorbito dall'emendamento della Commissione 5.331.

PRESIDENTE. È d'accordo, onorevole Zagatti?

ALFREDO ZAGATTI. Sì, signor Presidente, lo ritiro.

ANTONIO SODA, Relatore per la maggioranza per i profili inerenti all'ordinamento regionale. Il parere è contrario sull'emendamento Luciano Dussin 5.48 nonché sul subemendamento Guarino 0.5.331.1. Il parere è favorevole sull'emendamento 5.331 della Commissione. Il parere è contrario sul subemendamento Guarino 0.5.322.1, mentre è favorevole sull'emendamento 5.322 della Commissione. Il parere è contrario sugli emendamenti Luciano Dussin 5.49, 5.80 e 5.51, nonché sugli emendamenti Fontan 5.286, 5.287, 5.288 e 5.289 e sull'emendamento Luciano Dussin 5.52. Invito al ritiro dell'emendamento Crema 5.21.

PRESIDENTE. È ritirato.

ANTONIO SODA, Relatore per la maggioranza per i profili inerenti all'ordinamento regionale. Il parere è contrario sugli emendamenti Luciano Dussin 5.53 e 5.54. L'emendamento 5.323 della Commissione è stato ritirato: abbiamo già comunicato alla Presidenza quanto deliberato dalla Commissione. Il parere è contrario sugli emendamenti Fontan 5.290 e 5.291, Luciano Dussin 5.55, nonché sul subemendamento Teresio Delfino 0.5.324.1, sugli


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identici subemendamenti Fontan 0.5.324.2 e Teresio Delfino 0.5.324.3, sui subemendamenti Fontan 0.5.324.4 e 0.5.324.5. Il parere è favorevole sull'emendamento 5.324 della Commissione. Il parere è contrario sugli emendamenti Fontan 5.294 e Michielon 5.99. Invito al ritiro degli emendamenti Zeller 5.122 e 5.123, altrimenti il parere è contrario. Il parere è contrario sul subemendamento Guarino 0.5.325.1, mentre è favorevole all'emendamento 5.325 della Commissione: si tratta semplicemente di una diversa collocazione perché questo principio generale va spostato al comma precedente. Invito al ritiro dell'emendamento Garra 5.19. Il parere è contrario sugli emendamenti Guarino 5.184, Luciano Dussin 5.83, sugli identici emendamenti Zeller 5.147 e Fontan 5.274, sugli emendamenti Luciano Dussin 5.84 e 5.59 e Calderisi 5.103. Il parere è contrario sul subemendamento Fontan 0.5.299.1, nonché sugli emendamenti Garra 5.299, Migliori 5.178, Zeller 5.112 e Moroni 5.135. Invito al ritiro dell'emendamento Crema 5.22, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. È stato ritirato.

ANTONIO SODA, Relatore per la maggioranza per i profili inerenti all'ordinamento regionale. Il parere è contrario sull'emendamento Covre 5.95. L'emendamento Crema 5.23 è stato ritirato?

PRESIDENTE. Sì, è stato ritirato.

ANTONIO SODA, Relatore per la maggioranza per i profili inerenti all'ordinamento regionale. Il parere è contrario sull'emendamento Fontan 5.295. Invito al ritiro dell'emendamento Zeller 5.113, altrimenti il parere è contrario.

PRESIDENTE. È stato ritirato.

ANTONIO SODA, Relatore per la maggioranza per i profili inerenti all'ordinamento regionale. Il parere è contrario sull'emendamento Giovine 5.7 e sui subemendamenti Fontan 0.5.141.1 e 0.5.141.2. Il parere è favorevole sugli identici emendamenti Orlando 5.141 e 5.326 della Commissione. Il parere è contrario sugli emendamenti Teresio Delfino 5.179 e 5.180, sugli emendamenti Luciano Dussin 5.87, Guarino 5.188, Luciano Dussin 5.58 e Teresio Delfino 5.181. L'emendamento Crema 5.24 è stato ritirato?

PRESIDENTE. Sì, è stato ritirato.

ANTONIO SODA, Relatore per la maggioranza per i profili inerenti all'ordinamento regionale. Il parere è contrario sugli emendamenti Fontan 5.296 e Luciano Dussin 5.28. Credo che l'emendamento Crema 5.25 sia stato ritirato.

PRESIDENTE. Sì, è stato ritirato.

ANTONIO SODA, Relatore per la maggioranza per i profili inerenti all'ordinamento regionale. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sul subemendamento Anedda 0.5.327.1, ricordando che questa mattina abbiamo votato emendamenti soppressivi dell'articolazione e costruzione della Repubblica e le città metropolitane dovrebbero essere precluse.

PRESIDENTE. Lo verificheremo, ma credo che la questione debba essere affrontata in altra sede. Mi riservo di valutarla.

ANTONIO SODA, Relatore per la maggioranza per i profili inerenti all'ordinamento regionale. Il parere è favorevole sull'emendamento 5.327 della Commissione, mentre è contrario sugli emendamenti Luciano Dussin 5.88 e 5.57, Calderisi 5.106, 5.104 (Nuova formulazione) e 5.105 (Nuova formulazione) e Luciano Dussin 5.56 nonché sui subemendamenti Fontan 0.5.142.2, 0.5.142.3, 0.5.142.4 e 0.5.142.5. Per quanto riguarda il subemendamento Moroni 0.5.142.1 (Nuova formulazione), è confluito nel 5.328 della Commissione e quindi c'è un invito al ritiro.

PRESIDENTE. Onorevole Moroni?


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ROSANNA MORONI. Lo ritiro, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.

ANTONIO SODA, Relatore per la maggioranza per i profili inerenti all'ordinamento regionale. Anche per l'emendamento Orlando 5.142 la Commissione invita al ritiro poiché il contenuto è stato compreso nell'emendamento della Commissione.

GIOVANNI CREMA. Lo ritiro, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.

ANTONIO SODA, Relatore per la maggioranza per i profili inerenti all'ordinamento regionale. Il parere è altresì contrario sugli emendamenti Teresio Delfino 5.182 e Zeller 5.114 nonché sui subemendamenti Anedda 0.5.328.1 e 0.5.328.2. Il parere è favorevole sull'emendamento 5.328 della Commissione e contrario sugli emendamenti Nardini 5.111 e Fontan 5.297. È altresì contrario sul subemendamento Teresio Delfino 0.5.329.1 mentre è favorevole sull'emendamento 5.329 della Commissione, cui facevo riferimento nel formulare l'invito al ritiro.

PRESIDENTE. Avverto che l'onorevole Zeller ha ritirato gli emendamenti 5.148, 5.124 e 5.149 a sua firma.

ANTONIO SODA, Relatore per la maggioranza per i profili inerenti all'ordinamento regionale. Il parere è contrario anche sugli emendamenti Fontan 5.292 e 5.293 mentre vi è un invito al ritiro dell'emendamento Moroni 5.137 perché è assorbito dal secondo comma dell'articolo 8 riformulato dalla Commissione.

PRESIDENTE. Onorevole Moroni?

ROSANNA MORONI. Lo ritiro.

PRESIDENTE. Sta bene.

ANTONIO SODA, Relatore per la maggioranza per i profili inerenti all'ordinamento regionale. Infine il parere è contrario sull'emendamento Borghezio 5.93.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANTONIO MACCANICO, Ministro per le riforme istituzionali. Il parere del Governo è conforme a quello della Commissione, ma vorrei raccomandare agli onorevoli Moroni e Garra, che hanno presentato gli identici emendamenti 5.133 e 5.19, di ritirarli perché è del tutto pacifico che le riserve di legge rimangono in piedi, così come rimangono in piedi le attribuzioni di potestà legislativa di altri leggi costituzionali. È per questo che sembrano due disposizioni del tutto superflue.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione del testo alternativo del relatore di minoranza, onorevole Fontan.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fontan. Ne ha facoltà.

ROLANDO FONTAN, Relatore di minoranza. Signor Presidente, ci accingiamo ad esaminare la parte più importante di questo provvedimento, quella concernente l'assetto e le competenze legislative dello Stato e degli enti locali. Per noi della Lega questo articolo, insieme a quello concernente il cosiddetto federalismo fiscale o sistema tributario fiscale, è determinante: ho preso la parola per spiegare la nostra posizione su questo tema, posizione che abbiamo sempre perseguito in maniera coerente, anche nella Commissione bicamerale, e che non intendiamo abbandonare. La nostra è una posizione chiara, semplice, ma che voi non volete recepire e che non vi sforzate di capire. Noi chiediamo di assegnare allo Stato poche e precise competenze in materia di politica estera e di rapporti internazionali, di rapporti con le confessioni religiose, di ordine pubblico e di sicurezza a carattere generale o federale (una volta si usava l'aggettivo «federale» ma voi stessi poi avete ammesso che in questo provvedimento non c'è nulla di federale) e di


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giustizia sempre dal punto di vista generale. Il resto - lo ribadisco con forza e determinazione - dovrebbe essere assegnato in maniera chiara e precisa alla potestà esclusiva delle regioni per evitare blocchi posti dall'«autorità concorrente» (come è avvenuto nel caso di questo provvedimento) che di fatto così disciplina tutto per cui le regioni sono soggette allo Stato.
Quindi, rimarchiamo con forza la nostra posizione. Il nostro modello di federalismo attribuisce allo Stato poche competenze chiare e precise (le ho elencate nell'emendamento), mentre tutto il resto viene attribuito in maniera esclusiva alle regioni.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul testo alternativo del relatore di minoranza, onorevole Fontan, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 436
Votanti 433
Astenuti 3
Maggioranza 217
Hanno votato
189
Hanno votato
no 244).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Peretti 5.300, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 434
Votanti 431
Astenuti 3
Maggioranza 216
Hanno votato
190
Hanno votato
no 241).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Pisanu 5.301.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Migliori. Ne ha facoltà.

RICCARDO MIGLIORI. Signor Presidente, colleghi, l'emendamento in esame è particolarmente significativo per due motivi. Il primo attiene al forte significato politico che esso sottintende, essendo stato firmato dai presidenti Pisanu, Selva, Pagliarini e dai colleghi Follini, Volonté, Rebuffa e Garra. In secondo luogo esso concerne l'articolo 117 della Costituzione, cioè l'insieme delle competenze e dei poteri che per la Casa delle libertà rappresentano l'intelaiatura autentica di un ordinamento federale dello Stato.
Signor Presidente, mi soffermerò soprattutto su alcuni dei poteri individuati nell'emendamento che, non a caso, non vengono individuati nella proposta della maggioranza. Anche in questo caso, per evitare manipolazioni dialettiche, vorrei citare con chiarezza la richiesta rivolta in data 8 agosto alla Commissione affari costituzionali dalla Conferenza dei presidenti delle regioni e delle province autonome. In quell'occasione, come elemento cardine di discrimine ai fini dell'approvazione del testo unificato allora definito «ordinamento federale della Repubblica», nella richiesta a firma del presidente della conferenza, Ghigo, le regioni italiane chiedevano con forza l'attribuzione delle competenze in materia ambientale, la definizione delle competenze e dei rapporti tra lo Stato e le regioni, l'attribuzione delle competenze in materia urbanistica e del territorio come previsto, tra l'altro, oggi dalla Costituzione. Infatti, nel testo della maggioranza, troveremo alcuni elementi di regresso rispetto all'attuale impostazione delle competenze e dei rapporti tra Stato e regioni.
Signor Presidente, siamo convinti che le grandi questioni relative alla tutela dell'ambiente, all'ecosistema e al recepimento nella normativa nazionale delle indicazioni dell'organizzazione mondiale della sanità richiedono, per forza di cose, un coordinamento a livello nazionale; non


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di meno, non possiamo pensare che sotto la dizione di «governo del territorio» di fatto si assegni di nuovo allo Stato (come potrebbe avvenire con una interpretazione estensiva) la politica urbanistica e dello smaltimento dei rifiuti, nonché quella relativa alla tutela del territorio (mi riferisco, soprattutto, ai parchi regionali).
Signor Presidente, si tratta di un elemento importante e non marginale, che non voglio considerare in un modo strumentale, ma che è figlio di un accordo all'interno della maggioranza; infatti, i colleghi Verdi hanno preteso - legittimamente, dal loro punto di vista - tale elencazione di competenze.
Io lo ritengo un errore, un arretramento ed anche una mancata risposta alla forte richiesta dei presidenti delle regioni, che su questo punto non potranno certo essere soddisfatti del lavoro compiuto nella seduta odierna dalla nostra Assemblea.
Con queste poche parole ho voluto rappresentare il forte senso politico del nostro emendamento, che esemplifica un diverso modello d'impostazione dei rapporti di cui all'articolo 117, nonché la sostanza della nostra forte opposizione al progetto che invece la maggioranza sta per votare in questa materia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.

GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, credo che la posizione su questo emendamento sia fondamentale per capire chi veramente vuole lasciare l'autogoverno alle comunità locali ed alle regioni e soprattutto chi vuole lasciare un certo numero ed un certo tipo di competenze - a nostro avviso fondamentali - agli enti regionali, con la partecipazione, naturalmente, dei livelli provinciali e comunali. Le due proposte, quella della Casa delle libertà da una parte e dall'altra quella della maggioranza statalista di centrosinistra, smascherano la vera natura di questo provvedimento, che è ipercentralista. Basta paragonarle per capire che da una parte vi è la volontà di costruire uno Stato che lascia i popoli liberi di decidere e di autogovernarsi e dall'altra, invece, la tendenza, da parte del centrosinistra, a continuare nella logica del centralismo.
Non si può non notare, poi, dal punto di vista politico, che i contenuti della proposta del centrosinistra vanno a toccare anche tematiche importanti che sono state oggetto di proposte in campagna elettorale e soprattutto sono state accolte favorevolmente dai cittadini e in taluni casi realizzate da alcuni consigli regionali; proposte inerenti ai temi posti dalle forze che hanno composto con noi l'alleanza elettorale, con i referendum sulla devolution.
Non si può non notare, altresì, che in una materia importante come quella del controllo del territorio voi ritenete che si possa decidere, a livello locale, soltanto per quanto riguarda la polizia amministrativa, mentre noi proponiamo che in sede decentrata si possa e si debba decidere e legiferare in merito alla più complessiva sicurezza dei territori, quindi alla polizia locale, non soltanto alla polizia amministrativa.
Non si può non notare, ancora, che nella nostra proposta sono affrontati i temi della salute, dell'istruzione, temi oggetto del referendum sulla devolution, che vedremo come verranno giudicati dai cittadini: ma probabilmente questo a voi poco importa, perché quando i cittadini si esprimeranno voi sarete già a casa o sulla via del ritorno alle vostre abitazioni. Non si può non notare, dicevo, che la Lega nord Padania e la Casa delle libertà propongono che quelle materie fin da ora vengano affidate in via esclusiva alle regioni, mentre voi volete che rientrino ancora nella competenza concorrente. Cosa vuol dire, questo, che Roma continuerà ancora ad approvare non leggi di principio, bensì testi talmente specifici che il binario entro cui le regioni potranno muoversi sarà tale da costringerle a varare leggi fotocopia della legge nazionale? Tutto questo noi non lo vogliamo assolutamente, noi andiamo nella direzione dell'autogoverno delle comunità locali e saranno


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i cittadini a dimostrare chi ha ragione, non tra qualche anno, ma tra pochissimi mesi. Quindi, quella che avete intrapreso non è una strada a lunga percorrenza, ma probabilmente vi porterà a schiantarvi al primo stop (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garra. Ne ha facoltà.

GIACOMO GARRA. Signor Presidente, desidero evidenziare alcuni aspetti fortemente innovativi che si rinvengono nell'emendamento della Casa delle libertà. Innanzitutto vorrei sottolineare due questioni che riguardano la competenza legislativa esclusiva dello Stato. Si distingue tra sicurezza nazionale e sicurezza locale e quest'ultima viene eliminata dalle materie rientranti nella competenza esclusiva dello Stato. Com'è noto, la polizia locale, fin dalle norme del 1865, è di competenza degli enti locali e si occupa principalmente di lotta alla microcriminalità, problema che rende spesso invivibili le nostre città. Ritengo che, laddove non si creino problemi di ordine pubblico o di sicurezza nazionale, le istituzioni nazionali possano fronteggiare proficuamente i problemi attinenti alla microcriminalità e, più in generale, alla questione della sicurezza locale.
Altro aspetto riguarda l'istruzione. I colleghi dovrebbero sapere che, fino alla riforma Gentile, l'istruzione primaria era gestita dai comuni: quindi non vi è nulla di così stravolgente se l'istruzione diversa da quella universitaria viene affidata alle regioni, perché, lo ripeto, già in precedenza l'istruzione primaria era affidata alla competenza dei comuni. Anche tale questione è fortemente innovativa, perché alcune specializzazioni richiedono un'impostazione di questo tipo: ad esempio, un'istruzione legata all'attività marinara sarà meglio gestita dalle regioni che si affacciano sul mare, mentre l'istruzione connessa alle attività alpine può essere incentivata solo nell'interesse di alcune regioni.
Tuttavia, il dato innovativo attiene soprattutto alle materie rientranti nella legislazione concorrente. Sto parlando di un gran numero di norme già in vigore emanate dallo Stato su materie che rientrano nell'ambito della legislazione concorrente. In base al quinto comma dell'articolo 117 della Costituzione, come modificato dall'emendamento Pisanu 5.301, le leggi statali adottate prima della data di entrata in vigore del presente provvedimento devono essere considerate a tutti gli effetti regionali. Ciò significa che, rientrando nella propria competenza, i consigli regionali possono novellare la materia, così come possono scegliere di mantenere inalterate le norme vigenti: questo è un dato fortemente innovativo! Rimane comunque invariata la potestà del legislatore statale di dettare i principi fondamentali sulle varie materie: nuove leggi che stabiliscono principi fondamentali costituiranno un vincolo per le regioni nell'esercizio della potestà legislativa concorrente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pisanu 5.301, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 463
Votanti 457
Astenuti 6
Maggioranza 229
Hanno votato
208
Hanno votato
no 249).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Guarino 5.185.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guarino. Ne ha facoltà.
Onorevole Guarino, le ricordo che ha tre minuti a sua disposizione.


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ANDREA GUARINO. Signor Presidente, mi permetto di chiedere trenta secondi di attenzione ai colleghi e in particolar modo a quelli della maggioranza su questo che è l'ultimo emendamento sul principio della sussidiarietà, tema che non è nuovo, diciamo così, né in questo Parlamento né in questa giornata.
Abbiamo registrato la ferma posizione dei comunisti italiani e dei popolari sul principio della sussidiarietà: è una posizione ferma. Va altresì registrata la coerenza della posizione dei Comunisti italiani e la contradditorietà rispetto alle radici politiche della posizione dei Popolari.
Voglio adesso rivolgermi ai liberali di Rinnovamento italiano, ai liberali dei Democratici, ai liberals dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, a quegli stessi Democratici di sinistra che stamane ci hanno spiegato, per bocca dell'onorevole Cherchi, che non si pongono in contrapposizione all'iniziativa privata, all'autonomia dei privati, con o senza risvolti economici.
Colgo l'occasione per leggere queste poche parole contenute nella proposta di legge n. 5467: «Nel rispetto delle attività che possono essere adeguatamente svolte dall'autonoma iniziativa dei privati, anche attraverso le formazioni sociali, le funzioni pubbliche sono attribuite a Comuni, Province o città metropolitane, Regioni e Stato, sulla base di principi di sussidiarietà e di differenziazione». È quanto recita l'articolo 6 della proposta di legge appena menzionata a firma degli onorevoli Soda, Domenici, Zani, Novelli, Sabattini, Massa, Mancina, Di Bisceglie, Salvati, Ruzzante, Solaroli, Bielli, Buglio, Manzini e Maselli; vi sono le firme dei componenti dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, e quelle dei cristiano-sociali. L'articolo 6 di questa proposta di legge riguarda la sussidiarietà orizzontale. Onorevole Soda, onorevole Cherchi, su questa proposta di legge c'è la vostra firma, perché allora si è così nettamente contrari a quel medesimo principio? Cosa è cambiato rispetto a due anni fa? Vi lascio con questa domanda e credo che su questo punto ciascuno si assumerà le proprie responsabilità e risponderà della propria coerenza e delle proprie convinzioni (Commenti del deputato Palma).

PRESIDENTE. Calma, onorevole Palma!
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Guarino 5.185, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 455
Votanti 454
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato
207
Hanno votato
no 247).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Guarino 5.151, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 442
Votanti 440
Astenuti 2
Maggioranza 221
Hanno votato
203
Hanno votato
no 237).

Passiamo all'emendamento Crema 5.20. Chiedo ai presentatori se accolgono l'invito a ritirarlo.

GIOVANNI CREMA. Sì, signor Presidente, lo ritiriamo.

PRESIDENTE. Sta bene. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento


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Teresio Delfino 0.5.317.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 452
Maggioranza 227
Hanno votato
205
Hanno votato
no 247).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Guarino 0.5.317.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 456
Votanti 455
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato
210
Hanno votato
no 245).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Orlando 5.140, Zeller 5.145 e 5.317 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fontan. Ne ha facoltà.

ROLANDO FONTAN. Intervengo solamente per motivare il nostro voto contrario su questi emendamenti. Dal nostro punto di vista il testo originario era migliore perché dava una indicazione precisa usando il termine «ripartita»; il che voleva dire che lo Stato aveva alcune competenze ben chiare e altrettanto chiare erano quelle attribuite alle regioni. In questi emendamenti è invece usato il termine «esercitata» perché vi è sempre questa volontà di confondere le idee, di confondere la competenza legislativa. Si tratta di un problema concettuale che meritava di essere chiarito.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, le idee confuse le ha il collega Fontan! Nel testo che si propone, infatti, si dice che la competenza legislativa è esercitata dallo Stato e dalle regioni nel rispetto della Costituzione; al comma successivo dell'articolo in questione si stabiliscono poi quali siano le competenze esclusive dello Stato e quali quelle concorrenti. Tutto il resto è competenza esclusiva delle regioni. Ne consegue che il testo proposto è chiarissimo.

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, la materia è difficile ed è possibile che ciascuno dica una parola in più, ma se replichiamo tutti con una parola in più, rischiamo di aprire un dialogo che non è costruttivo.

MARCO BOATO. È meglio che resti agli atti quello che vogliamo dire!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garra. Ne ha facoltà.

GIACOMO GARRA. Presidente, poc'anzi il ministro ha rilevato il carattere pleonastico di due affermazioni presenti in due emendamenti rispettivamente mio e della collega Moroni. Probabilmente questa è la caratteristica anche di questi emendamenti perché è ovvio che l'esercizio delle funzioni ad opera dello Stato e delle regioni debba avvenire nel rispetto della Costituzione; semmai sarebbe doveroso dire che tale esercizio deve avvenire nel rispetto degli accordi comunitari e degli accordi internazionali. Ma se il richiamo alla Costituzione è pleonastico nel mio emendamento - e mi riservo di intervenire ancora -, altrettanto lo è in questi al nostro esame. Esprimiamo, pertanto, le nostre perplessità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scoca. Ne ha facoltà.


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MARETTA SCOCA. Signor Presidente, l'onorevole Garra sostiene che è pleonastico, ma io credo che in una riforma costituzionale così importante, dalla quale poi discenderanno tutte le leggi di attuazione sia nazionali sia regionali, non guasti questo richiamo ai principi fondamentali della nostra Costituzione che sono contenuti - come tutti sappiamo - nella parte prima. Non credo, pertanto, che si possa criticare un richiamo a principi condivisi da tutta l'Assemblea.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Armaroli. Ne ha facoltà.

PAOLO ARMAROLI. Presidente, prendo atto che c'è una bella differenza tra la monaca di Monza e l'onorevole Soda.

PRESIDENTE. Questo lo sospettavamo tutti!

PAOLO ARMAROLI. Posso anche dire: «viva la differenza!», per carità, per un riguardo all'onorevole Soda!

PRESIDENTE. E anche alla monaca di Monza!

PAOLO ARMAROLI. Dico questo perché con grande civiltà l'onorevole Guarino ha letto l'articolo 6 di una proposta di legge di cui è firmatario anche l'onorevole Soda che, come giurista, è rispettato da tutta l'Assemblea. La differenza è che la sventurata monaca di Monza rispose al perfido Egidio. Facciamo finta che l'onorevole Guarino sia il perfido Egidio, mi domando: «perché l'onorevole Soda non rispose?».

PRESIDENTE. Perché è educato dalla monaca di Monza, quindi evita di fare come lei!

PAOLO ARMAROLI. È una domanda che pongo non a lei, ma all'onorevole Soda e, sapendo che è una persona civile, ancorché sventurata come la monaca di Monza, mi auguro che possa spiegare a quest'Assemblea perché ha sottoscritto quella proposta di legge sulla sussidiarietà orizzontale ed ora ha, invece, un altro divisamento. Per carità, il «contrordine compagni» è di moda da cinquant'anni, ma io spero che l'onorevole Soda possa smentire quanto io penso.

PRESIDENTE. Gli anni sono ottanta però!
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Orlando 5.140, Zeller 5.145 e 5.317 della Commissione, accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (
Vedi votazioni).
(Presenti 463
Votanti 458
Astenuti 5
Maggioranza 230
Hanno votato
248
Hanno votato
no 210).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fontan 5.189, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 462
Votanti 458
Astenuti 4
Maggioranza 230
Hanno votato
212
Hanno votato
no 246).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Nardini 5.109.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nardini. Ne ha facoltà.


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MARIA CELESTE NARDINI. Presidente, questo emendamento è per noi importante perché si riferisce ad un articolo che è il cuore della proposta perché ridistribuisce le funzioni tra Stato e regioni. Avremmo voluto - e in tal senso abbiamo presentato una proposta di legge - che si parlasse del regionalismo e che si riequilibrassero i poteri dello Stato e delle regioni a partire da un'analisi del sistema istituzionale nel nostro paese. Questo, invece, non è accaduto e si sta procedendo con uno scontro tra una concezione della riforma che porta verso una vera e propria deregulation o devoluzione, come la si vuole chiamare, e la concezione della maggioranza che cerca in qualche modo di fissare paletti ma che in realtà, con il trasferimento ulteriore di poteri e di funzioni alle regioni in materie assai rilevanti ed importanti, quali possono essere la tutela della salute, la disciplina delle comunicazioni, della ricerca scientifica e tecnologica, della produzione, del trasporto e della distribuzione, finisce con l'aprire grandi maglie, realizzando condizioni per le quali sarà assai facile procedere a passaggi successivi per abbattere ulteriormente ruolo e funzioni dello Stato.
Pongo un quesito all'Assemblea: in questi anni abbiamo verificato se è a causa di una diminuzione dei poteri che le regioni Puglia e Calabria non hanno potuto produrre? È a causa di una mancanza di poteri che la sanità in Puglia è finita interamente nelle mani dei privati, facendo la loro ricchezza?
Signor Presidente, credo che occorresse ragionare a mente fredda sui bisogni reali del paese e verificare perché il sistema delle regioni non abbia funzionato. È a partire da tale considerazione che abbiamo predisposto una proposta che ci differenzia notevolmente e che attribuisce compiti assai rilevanti, relativi alle funzioni principali, allo Stato, lasciando alle regioni le materie non regolamentate da quest'ultimo. Penso, invece, che sia preoccupante la strada aperta dalla maggioranza (non considero minimamente le proposte avanzate dalla destra) (Applausi dei deputati del gruppo misto-Rifondazione comunista-progressisti).

GIACOMO GARRA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIACOMO GARRA. Signor Presidente, chiediamo la votazione per parti separate, da «La regione» in poi.

PRESIDENTE. Lei chiede la votazione separata della prima, della seconda e della terza parte oppure chiede di votare il primo comma, corrispondente alla prima parte, e poi gli altri insieme?

GIACOMO GARRA. In sostanza, chiedo un'unica votazione sull'elenco delle materie.

PRESIDENTE. Il primo comma.

GIACOMO GARRA. Anche per le restanti parti chiedo la votazione separata.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla prima parte dell'emendamento Nardini 5.109, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 481
Votanti 478
Astenuti 3
Maggioranza 240
Hanno votato
19
Hanno votato
no 459).

Onorevole Garra, ho l'impressione che ora la seconda e la terza parte non abbiano da sole autonomia normativa.


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ANTONIO SODA, Relatore per la maggioranza per i profili inerenti all'ordinamento regionale. Non si tengono più.

GIACOMO GARRA. Non è possibile.

PRESIDENTE. Il secondo comma recita: «La regione ha potestà legislativa in ogni altra materia...», e non ci sono materie.

GIACOMO GARRA. Mi perdoni, Presidente: è chiaro che, essendo stata respinta la prima parte, l'elencazione delle materie rimane quella già contenuta nel testo approvato dalla Commissione. Ove si approvi un emendamento sostitutivo o modificativo di quelle materie, il riferimento è al testo che rimane in piedi.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Garra, non è così, perché un emendamento deve avere la sua autonomia e non sappiamo se una proposta verrà approvata o meno. Votando per parti separate, essendo stata respinta la parte principale, le parti accessorie ne seguono la sorte; nessuno di noi sa se verrà approvata una norma contenente altre materie. Mi sono spiegato?

ELIO VITO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELIO VITO. Presidente, credo che l'onorevole Garra avesse ragione perché l'emendamento Nardini 5.109 interviene chiaramente sui diversi commi dell'articolo 5 con l'elencazione delle materie che è stata respinta e che era sostitutiva dell'elencazione delle materie prevista nel testo della Commissione e poi con i restanti commi 2 e 3, che sono chiaramente sostitutivi dei restanti commi del testo della Commissione; per cui hanno una loro autonomia...

MARCO BOATO. Non è così.

ELIO VITO. ...Mi riferisco alla seconda parte dell'emendamento Nardini.

PRESIDENTE. Onorevole Vito, se non ho compreso male, lei sostiene che, poiché l'articolo 5 già prevede un'elencazione di parti, sostanzialmente resterebbe l'attribuzione del testo della Commissione.

ELIO VITO. Esatto!

PRESIDENTE. Questo è giusto: ha ragione.

MARIA CELESTE NARDINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIA CELESTE NARDINI. Presidente, quanto testé affermato non è del tutto vero, perché le attribuzioni che noi prevediamo sono ben altre e vanno molto al di là delle attribuzioni che vengono fatte...

PRESIDENTE. Quella parte è stata respinta; il problema era se vi era o meno...

MARIA CELESTE NARDINI. Questo l'ho capito, il problema è che non vorrei che si pensasse che coincidano. Quelle parti purtroppo non coincidono!

PRESIDENTE. Questo lo sappiamo.

MARIA CELESTE NARDINI. Presidente, se ho un minimo di titolarità essendo la presentatrice dell'emendamento in esame, vorrei dire che sono contraria - peraltro, non ho fatto in tempo prima ad esprimere la mia posizione - alla votazione per parti separate.

PRESIDENTE. Credo sia un diritto del deputato chiedere la votazione per parti separate. Che io sappia non vi è la possibilità cui ha fatto riferimento per il presentatore di un emendamento: esaminerò la questione, anche se mi pare che non sia possibile.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla seconda


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parte dell'emendamento Nardini 5.109, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 481
Votanti 477
Astenuti 4
Maggioranza 239
Hanno votato
223
Hanno votato
no 254).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla terza parte dell'emendamento Nardini 5.109, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 472
Votanti 468
Astenuti 4
Maggioranza 235
Hanno votato
216
Hanno votato
no 252).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Luciano Dussin 5.27.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Presidente, questa è una proposta finalizzata all'introduzione del concetto di sicurezza federale. È una proposta che portiamo avanti nell'ambito di un'ampia discussione relativa, tra l'altro, agli ultimi atti delle giunte regionali che stanno attivando i referendum popolari. Questo è necessario per arginare quelle che, a nostro avviso, sono le politiche devastanti di questo Governo sull'ordine pubblico; questa necessità è primaria per tutti i cittadini, ma è da anni disattesa!
Noi diciamo allora basta alle politiche centraliste, che non volete assolutamente cambiare se non con i soliti proclami. Siamo stanchi di sentire che l'attuale Governo si impegnerebbe per la maggiore sicurezza, mentre poi il famoso pacchetto-sicurezza non giunge mai all'esame dell'Assemblea per essere votato non per paura dell'opposizione delle minoranze, ma perché vi sono contrasti all'interno della stessa maggioranza!
Siamo stanchi anche di sentire parlare di potenziamento delle forze dell'ordine quando, poi, constatiamo come vengano trattate anche dal punto di vista economico!
Siamo altresì stanchi di sentire parlare di maggiore rigore a tutela dei cittadini contro i delinquenti, mentre qui non si fa altro che continuare a portare avanti il discorso sull'indulto!
È evidente che con tale sistema l'ordine pubblico peggiora in continuazione. È per questo che noi proponiamo di introdurre nella legge il concetto di federalismo per la gestione della sicurezza.
Oltre a questo, va segnalato che, per tenere in maniera centralizzata la questione ordine pubblico come volete voi, anche la giustizia rimane ferma; difatti, vi sono ben tre milioni di procedimenti penali fermi e si mandano sempre i soliti ergastolani a casa per decorrenza dei termini! Anche questa impostazione è frutto di scelte politiche scellerate!
Nell'emendamento in discussione, presentato dalla Lega nord Padania, si parla anche di immigrazione. Per noi le scelte sulla politica dell'immigrazione devono essere effettuate sulla scorta di una precisa volontà delle regioni. Non si può dare un principio fondamentale con una legge calata dall'alto come avete fatto l'altra volta. Infatti, se in Emilia Romagna i cittadini decideranno un giorno di deliberare in consiglio regionale l'apertura di quindici o venti campi nomadi, lo facciano pure, ma se in altri consigli regionali i cittadini e le loro espressioni politiche non


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vogliono arrivare a tanto è giusto che possano esprimersi come meglio credono. Questo è il federalismo che noi vogliamo proporre, invece voi continuate ad imporre dall'alto anche le politiche sull'immigrazione.
I risultati di queste politiche che noi cerchiamo di combattere con l'emendamento al nostro esame sono chiari a tutti. Per quanto riguarda la mia regione, il Veneto, nel 1999 si è registrato un aumento del 30 per cento degli arresti di extracomunitari rispetto all'anno precedente. In un anno vi è stato un aumento «solo» del 30 per cento. Questo è il frutto delle vostre scellerate politiche sull'immigrazione.
Vediamo allora come andrà a finire la votazione su questo emendamento, visto che tutti parlano di federalismo, di gestione diretta nelle materie più importanti per i cittadini, come l'ordine pubblico: sarà bocciato da una maggioranza che non c'è, che è abusiva come dicevo prima e che continuerà ad imporre ai nostri cittadini il mancato ordine pubblico.

PRESIDENTE. La ringrazio.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luciano Dussin 5.27, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 471
Votanti 461
Astenuti 10
Maggioranza 231
Hanno votato
211
Hanno votato
no 250).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luciano Dussin 5.50, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 467
Votanti 393
Astenuti 74
Maggioranza 197
Hanno votato
146
Hanno votato
no 247).

Onorevole Moroni, accede all'invito formulato dal relatore a ritirare il suo emendamento 5.131?

ROSANNA MORONI. Sì, e chiedo di parlare per indicare le ragioni.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROSANNA MORONI. Signor Presidente, ho ritirato l'emendamento 5.131 perché gli elementi fondamentali dello stesso, cioè la previdenza sociale, le norme generali sull'istruzione e in particolare il fatto che queste due materie fossero riportate nella competenza esclusiva dello Stato, sono stati recepiti in successivi emendamenti della Commissione. Per motivi analoghi ritiro l'emendamento 5.126.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luciano Dussin 5.60, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 484
Votanti 353
Astenuti 131
Maggioranza 177
Hanno votato
85
Hanno votato
no 268).

Il successivo emendamento Moroni 5.126 è stato ritirato.


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Avverto inoltre che gli emendamenti Fontan 5.190, 5.191, 5.216, 5.217, 5.218, 5.219, 5.192, 5.193, 5.194, 5.195, 5.196, 5.197, 5.198, 5.199, 5.298, 5.201, 5.202, 5.203, 5.204, 5.205, 5.206, 5.207, 5.208, 5.209, 5.210, 5.211, 5.212, 5.200, 5.213, 5.214, sono stati ritirati.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Calzavara 5.215, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 477
Votanti 331
Astenuti 146
Maggioranza 166
Hanno votato
73
Hanno votato
no 258).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Ballaman 5.100, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 470
Votanti 426
Astenuti 44
Maggioranza 214
Hanno votato
71
Hanno votato
no 355).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Teresio Delfino 5.156, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 479
Votanti 473
Astenuti 6
Maggioranza 237
Hanno votato
212
Hanno votato
no 261).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luciano Dussin 5.62, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 485
Votanti 471
Astenuti 14
Maggioranza 236
Hanno votato
72
Hanno votato
no 399).

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Luciano Dussin 5.61.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, lo ritiro.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Guarino 5.154.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garra. Ne ha facoltà.

GIACOMO GARRA. Signor Presidente, la Commissione sostiene che con il suo emendamento 5.334 avrebbe operato una scelta nel senso indicato dall'emendamento Guarino 5.154. Contesto la derivazione dell'emendamento della Commissione dalla proposta emendativa Guarino 5.154. Vero è che l'immigrazione veniva esclusa dal novero delle competenze di cui alla lettera a), ma essa viene invece inclusa in una lettera a-bis) con delimitazioni ben precise: nel nostro emendamento 5.154, infatti, parliamo di «immigrazione dai paesi extracomunitari limitatamente alla determinazione dei contingenti annuali di ingresso ed alla prevenzione e repressione dell'immigrazione


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clandestina o illegale». Nella competenza legislativa concorrente abbiamo inserito la competenza delle regioni in tema di politica dell'accoglienza, appunto nei confronti degli immigrati; si tratta, quindi, di un'azione concorrente per rendere possibile la migliore condizione umana degli immigrati, ove gli stessi non siano clandestini o entrati illegalmente nel paese.
L'emendamento della Casa delle libertà, quindi, va valutato nella sua complessità, con l'inserimento nella competenza legislativa statale dell'immigrazione con questi limiti e con l'attribuzione della legislazione concorrente alle regioni in materia di politica dell'accoglienza. Questo è l'emendamento su cui chiediamo il voto favorevole dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zacchera. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, desidero riprendere brevemente e ribadire quanto testé affermato dal collega: effettivamente, quello in esame è un emendamento qualificante, a mio avviso molto condivisibile perché logico. Si tratta peraltro di una richiesta che è stata avanzata dai presidenti delle regioni anche recentemente: fermo restando il diritto-dovere dello Stato di provvedere alla repressione dell'immigrazione clandestina ed illegale, quindi di svolgere funzioni di polizia, non è logico che, per quanto riguarda la politica dell'accoglienza, sia lo Stato a dover dirimere le eventuali questioni scaricandone i costi sulle regioni.
Pensate, per esempio, a cosa significhi la politica dell'accoglienza in termini di gestione delle ASL: rispetto alle persone che si rivolgono alle ASL queste ultime devono pagare e le regioni debbono contribuire senza avere alcuna possibilità, in prospettiva, di intervenire in questa politica. Questo è un aspetto negativo, ma anche in positivo, signor Presidente. Dobbiamo tener presente che, per esempio, i pomodori si raccolgono in Campania, non in Piemonte: quindi, è logico che sia la regione Campania a predisporre d'accordo con altri paesi una politica per regolamentare la raccolta stagionale dei pomodori; altre zone del territorio non sono interessate a tale questioni. Dalle mie parti, vi sono distretti industriali che hanno bisogno di attivare una politica di assunzioni di persone provenienti dai paesi extracomunitari, perché mancano alcune specifiche professioni industriali e manovalanza. Perché, allora, su questi problemi non devono intervenire gli enti locali? A parte la determinazione dell'entità dei flussi, la politica dell'accoglienza e la gestione del grosso problema dell'immigrazione possono essere gestiti meglio a livello regionale.
Analogamente, è logico che possano essere interessati i comuni, che devono svolgere determinati compiti gestionali. Questa mattina, per esempio, abbiamo parlato del problema del comune di Verona, che deve avere le possibilità giuridiche, legali e finanziarie di gestire il problema dell'immigrazione e dell'accoglienza; deve infatti, in qualche modo, poter essere parte attiva e non soltanto subire indicazioni di altri. Per questo ritengo che l'Assemblea, se non vuole valutare l'emendamento in esame sulla base di un'impostazione prettamente politico-partitica ma con la logica, non possa essere contraria a riservare allo Stato i problemi legati alla polizia in termini di controllo dell'immigrazione clandestina e per la fissazione generale della questione ma al contempo a devolvere a regioni, province e comuni, per quanto di loro competenza, la gestione dell'accoglienza degli immigrati sul piano locale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, vorrei fornire un chiarimento al collega Garra e rispondere anche a quest'ultimo intervento. Non è immaginabile che nella Costituzione si inseriscano norme da legge quadro o legge ordinaria; l'emendamento che ci chiedereste di votare, contro il


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quale voteremo, recita: «immigrazione dai paesi extracomunitari limitatamente alla determinazione dei contingenti annuali di ingresso e alla prevenzione e repressione dell'immigrazione clandestina ed illegale». Tutto ciò non si può scrivere nella Costituzione della Repubblica, ma eventualmente in norme ordinarie, mentre la Commissione, andando incontro all'esigenza posta, onorevole Garra, ha scorporato la questione immigrazione dalla lettera a) facendola diventare lettera a-bis), ma questa non è una risposta. La risposta, colleghi del Polo, la trovate a pagina 54 del fascicolo; mi riferisco all'emendamento 6.40 della Commissione, l'ultimo comma del quale recita: «La legge statale disciplina forme di coordinamento fra Stato e Regioni nelle materie di cui alle lettere a-bis) (cioè immigrazione) e g) dell'articolo 117, secondo comma (che riguarda l'ordine e la sicurezza). Questa è esattamente la risposta istituzionale al problema che ci è stato posto; mi meraviglio che, una volta tanto, non si riconosca ciò che è stato fatto. Comunque, ripeto, la lettera a-bis va letta insieme all'emendamento 6.40 della Commissione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lembo, al quale ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

ALBERTO LEMBO. Signor Presidente, relativamente al punto in discussione, vorrei solo ricordare ai colleghi che l'Assemblea ha votato alcuni documenti di non scarsa importanza. Penso alla risoluzione di indirizzo al Governo italiano del 9 marzo 2000 per quanto riguarda il programma di legislazione europea e ad alcuni ordini del giorno accolti dal Governo in allegato alla legge comunitaria 2000 che ribadiscono il seguente principio: la valutazione della tollerabilità dell'immigrazione deve avvenire a livello di enti locali e, quindi, anche la programmazione dei flussi di gestione è riconosciuta come competenza degli enti territoriali. Non dimentichiamoci, anche se Boato può dire che siamo fuori tema, che atti votati da questa Assemblea definiscono esattamente le linee di comportamento. Diversamente votiamo in un modo da un lato e, poi nel concreto, agiamo diversamente.

MARCO BOATO. Questa è una norma costituzionale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone, al quale ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, ritengo che le problematiche poste dall'emendamento in esame ci trovino tutti d'accordo. Come l'onorevole Boato, anch'io ritengo che vi sia un'eccessiva specificazione in una norma che deve essere prevista nella Carta costituzionale. È materia di legge ordinaria e ne abbiamo discusso anche in Assemblea; il riferimento specifico mi trova perplesso, pertanto mi asterrò dal voto.

ANTONIO SODA, Relatore per la maggioranza per i profili inerenti all'ordinamento regionale. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO SODA, Relatore per la maggioranza per i profili inerenti all'ordinamento regionale. Signor Presidente, in linea generale la materia dell'immigrazione dei visti e del diritto di asilo è prevalentemente materia comunitaria, come previsto dal trattato di Amsterdam. Il testo proposto dal Polo, se ho ben capito, sarebbe uno di quei capisaldi delle scelte strategiche del Polo, ma è del tutto in contrasto con la richiesta che unitariamente è stata formulata il 14 settembre scorso dalla Conferenza dei presidenti delle regioni e delle province autonome, dall'Associazione nazionale comuni italiani e dall'Unione delle province italiane. In questo documento, a pagina 4, e negli incontri che sia noi come maggioranza sia i rappresentanti del Polo hanno avuto con i rappresentanti dei suddetti tre organismi,


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si fa riferimento ad una richiesta di disciplinare forme di coordinamento fra Stato e regioni in materia di immigrazione ed altro. È proprio questo che la maggioranza, prima, e la Commissione poi, accogliendo testualmente la richiesta della Conferenza dei presidenti delle regioni, dell'Anci e dell'Upi, hanno inteso fare formulando l'emendamento in questione. Quindi, il collegamento con le realtà e il mondo delle autonomie locali è sempre più lontano da parte del Polo e sempre più vicino da parte del centrosinistra.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Guarino 5.154, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 477
Votanti 468
Astenuti 9
Maggioranza 235
Hanno votato
207
Hanno votato
no 261).

Passiamo alla votazione del subemendamento Guarino 0.5.334.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guarino, al quale ricordo che ha a disposizione due minuti di tempo. Ne ha facoltà.

ANDREA GUARINO. Signor Presidente, questo subemendamento è molto simile al mio precedente emendamento 5.154, ma, a mio avviso, tra i due vi è una differenza che non va sottovalutata, perché in esso non si prevede la determinazione dei contingenti annuali, ma più genericamente la determinazione delle condizioni di ingresso. Forse ciò potrebbe in qualche modo confortare l'onorevole Boato rispetto alle sue preoccupazioni e, a tal fine, il subemendamento potrebbe essere addirittura riformulato in tal modo: «con esclusione delle politiche di accoglienza e di inserimento».
Il senso politico di questo emendamento - è stato già parzialmente illustrato, ma va sottolineato ancora una volta - non è repressivo, ma è quello di assicurare a qualsiasi regione che voglia condurre anche politiche avanzate, liberali, di accoglienza, solidali verso gli immigrati - che, ad avviso di chi parla, nel quadro di un'immigrazione legittima e regolare, costituiscono una ricchezza per qualsiasi comunità nazionale - la possibilità di farlo, poiché lo Stato centrale, dovendo necessariamente contemperare le esigenze di venti diverse regioni con venti diverse realtà, non potrebbe fare.
Quindi, se la Presidenza lo ritiene ammissibile, propongo di riformulare l'emendamento con questo testo: «con esclusione delle politiche di accoglienza e di inserimento».

PRESIDENTE. Onorevole Guarino, come lei sa, la riformulazione deve essere accolta e proposta dalla Commissione e, nella specie, non mi pare che ciò sia possibile.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Guarino 0.5.334.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 472
Votanti 466
Astenuti 6
Maggioranza 234
Hanno votato
206
Hanno votato
no 260).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Volontè 0.5.334.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).


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Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 484
Votanti 479
Astenuti 5
Maggioranza 240
Hanno votato
216
Hanno votato
no 263).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Fontan 0.5.334.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 478
Votanti 472
Astenuti 6
Maggioranza 237
Hanno votato
212
Hanno votato
no 260).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.334 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 487
Votanti 480
Astenuti 7
Maggioranza 241
Hanno votato
272
Hanno votato
no 208).

I successivi identici emendamenti Luciano Dussin 5.29 e Migliori 5.157 sono assorbiti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Teresio Delfino 5.158, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 472
Votanti 468
Astenuti 4
Maggioranza 235
Hanno votato
461
Hanno votato
no 7).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Covre 5.26.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Covre. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE COVRE. Signor Presidente, leggo il testo del mio emendamento, a beneficio dell'Assemblea: «Ogni regione italiana ha diritto di prestabilire e quantificare il flusso immigratorio all'interno dei propri confini, tenendo conto delle esigenze occupazionali e dei problemi sociali di inserimento che ne derivano».
Colleghi, se concordiamo sul principio che l'immigrazione possa essere utile là dove vi è richiesta di manodopera - penso che su questo siamo abbastanza d'accordo -, chi meglio della regione conosce le esigenze occupazionali del proprio territorio? «Che ci azzecca», come direbbe uno dei vostri, lo Stato centralista con questa regolamentazione dei flussi migratori? Chi può conoscere meglio della regione le esigenze delle aziende e delle imprese? Certamente non lo Stato centralista.
Non vedo, di conseguenza, alcun motivo per non approvare questo emendamento, a meno che non vi sia una élite centralista, e forse anche razzista, che vuole davvero inquinare l'identità dei popoli che convivono in Italia. È per questo che invito i colleghi a votare a favore del mio emendamento (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

MARCO BOATO. È lui che inquina!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borghezio, che ha due minuti. Ne ha facoltà.


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MARIO BORGHEZIO. L'emendamento presentato dal collega Covre è molto importante perché restituisce alla regione una competenza che naturaliter dovrebbe essere attribuita all'ente territoriale più rappresentativo e più vicino ai cittadini. È del tutto evidente che il disordine e la confusione che caratterizzano l'immigrazione nel nostro paese debbano essere corrette. Penso a modifiche dal punto di vista istituzionale, la prima delle quali riguarda il ruolo che le regioni possono svolgere ai fini della razionalizzazione di un fenomeno che in alcune zone del paese, e segnatamente in Padania, ha determinato tensioni sociali potenzialmente molto pericolose. È fondamentale responsabilizzare le regioni nella determinazione delle quote nel quadro di una programmazione del flusso migratorio, anche perché ciò risponde ad una precisa indicazione europea.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Molgora, che ha due minuti. Ne ha facoltà.

DANIELE MOLGORA. Signor Presidente, se l'immigrazione viene utilizzata per soddisfare esigenze del mercato del lavoro, cosa ne sapete voi qui a Roma delle esigenze del mercato del lavoro in Lombardia piuttosto che in Campania o nel Friuli-Venezia Giulia (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)? È una questione di logica: se l'immigrazione deve servire, come voi spesso da questi banchi affermate, per soddisfare il mercato del lavoro, allora dovete lasciare agli enti territoriali la possibilità di esprimere attraverso le quote le diverse esigenze; se invece i fini dell'immigrazione sono altri, come pare di capire, allora questo emendamento non lo dovete votare ma dovete parlare chiaramente agli elettori dichiarando i vostri fini di distruzione della nostra società attraverso un'immigrazione massiccia, in maggior misura clandestina invece che destinata a soddisfare i bisogni del lavoro (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania). Su questo dovete essere chiari e non fare il solito gioco delle tre carte a cui ci avete abituati da cinque anni a questa parte.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Landi di Chiavenna. Ne ha facoltà.

GIAMPAOLO LANDI di CHIAVENNA. Signor Presidente, evidentemente a titolo personale voterò contro questo emendamento perché non ritengo che la politica dei flussi migratori possa essere determinata dalle singole regioni sotto la pressione delle richieste delle corporazioni e comunque degli interessi lobbistici delle associazioni industriali ed imprenditoriali.
Vorrei ricordare agli amici della Lega nonché agli amici della Casa delle libertà che, se avessimo dovuto dare retta alle richieste delle corporazioni industriali, anche nell'anno 2000 avremmo ampiamente sfondato il tetto fissato per il 2000 perché le corporazioni industriali continuano a richiedere un numero eccessivo e superiore a quello prestabilito nel decreto flussi del 2000. Dobbiamo prestare molta attenzione a questo aspetto sia perché è difficile inserire nella Costituzione questo tipo di disposizione sia perché il processo di integrazione e immigrazione non può tenere conto delle esigenze della forza del lavoro sia perché la Casa delle libertà sostiene da sempre che dobbiamo razionalizzare il fenomeno dell'immigrazione dal punto di vista non solo qualitativo ma anche quantitativo. Credo dunque che non si possa delegare esclusivamente alle regioni il compito di determinare i flussi di programmazione annuale degli immigrati.

STEFANO STEFANI. Non ha capito niente, come al solito!

GIAMPAOLO LANDI di CHIAVENNA. Dobbiamo restituire anche alle funzioni statali la politica del coordinamento fra regioni, enti locali e Stato centrale. Per queste ragioni a titolo personale voterò


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contro l'emendamento Covre 5.26 (Applausi dei deputati del gruppo dei Popolari e democratici-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Chiappori. Ne ha facoltà.

GIACOMO CHIAPPORI. Signor Presidente, ritengo sia strano quanto è stato ora affermato dall'onorevole Landi di Chiavenna; credo di poter dire che altri colleghi che si sono recati, come me, nel Baden-Württemberg e che in quell'occasione hanno espresso il proprio parere favorevole, ora si contraddirebbero se non votassero a favore dell'emendamento in esame. Infatti, proprio nel Land del Baden-Württemberg si decide autonomamente sul flusso immigratorio. Ritengo opportuno che si voti a favore dell'emendamento, altrimenti, non sapete che cosa state facendo. Diversamente, sarebbe giusta la critica secondo cui il vostro Stato federale non è altro che uno Stato centralista camuffato; è qualcosa di vergognoso, che tirate fuori per poter dire un domani che in realtà non si voleva lo Stato federale. In realtà, volete che sia approvato questo provvedimento per contrastare i referendum proposti in Lombardia e in tutte le regioni nelle quali governiamo. Qualcuno sosterrà che non è vero quel che dico, ma vi chiedo di dimostrare con i fatti che volete il federalismo.
I Länder tedeschi decidono autonomamente il flusso immigratorio all'interno dei propri confini; su ciò hanno convenuto anche i colleghi Cappella, Buglio e tutti coloro che sono venuti in rappresentanza nel Baden-Württemberg; pertanto, l'emendamento Covre 5.26 deve essere approvato sia dalla destra che dalla sinistra; se non volete approvarlo vuol dire - come si dice - che avete la volpe sotto l'ascella! Mussi, non fare l'Adolfo della situazione, perché se ti rechi nel Baden-Württemberg vedrai che dico il vero e che...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Chiappori.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garra. Ne ha facoltà.

GIACOMO GARRA. Signor Presidente, la proposta emendativa del collega Covre sarebbe da noi condivisibile, tuttavia, non riteniamo che all'interno della legge costituzionale si possa far riferimento a confini regionali. Questo è un ostacolo assolutamente insormontabile, in quanto l'articolo 5 della Costituzione stabilisce che la Repubblica è una e indivisibile. Se mi è consentito, ritengo che l'emendamento in esame risalga al vecchio rito leghista. In ogni caso, ove il presentatore - d'intesa con i relatori - sostituisse la locuzione «all'interno dei propri confini» con la locuzione «nell'ambito del proprio territorio», l'emendamento potrebbe essere approvato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pezzoli. Ne ha facoltà.

MARIO PEZZOLI. Signor Presidente, preannuncio il mio voto favorevole sull'emendamento Covre 5.26. Il collega Landi non me ne voglia: comprendo il suo ragionamento e mi trovo in imbarazzo ad esprimere le mie idee relativamente a tale questione. Tuttavia, ritengo che l'emendamento in esame non voglia sancire un diritto esclusivo per le regioni di intervenire in materia di flussi immigratori, ma cerchi di individuare e sancire un concetto che oggi è riconosciuto da tutti, soprattutto a livello delle autonomie locali. Sappiamo che spesso le associazioni di categoria si rivolgono ai comuni e alle regioni affinché queste ultime dicano la propria in materia di flussi immigratori. In tal senso, ritengo che l'emendamento in esame possa essere approvato. Si tratta di un concetto che deve essere ribadito anche in quest'aula; è come dire che in materia di ordine pubblico il sindaco non debba avere voce in capitolo. Sappiamo che il sindaco oggi è al centro di pressioni da parte della comunità da lui amministrata rispetto a problemi di ordine pubblico


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che le realtà locali si trovano ad affrontare in condizioni sempre più gravi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scoca. Ne ha facoltà.

MARETTA SCOCA. Signor Presidente, vorrei, innanzitutto, sottolineare che l'eventuale inserimento della proposta emendativa riguarda il comma 3 dell'articolo 5, in quanto si parla di legislazione concorrente con le regioni. Ritengo, comunque, che i concetti espressi nell'emendamento Covre 5.26 non possano essere inseriti nella Costituzione.
Nel merito, poi, la proposta mi sembra quanto meno inapplicabile. A parte, infatti, il riferimento «all'interno dei propri confini», che non esistono, cosa accadrebbe quando un immigrato dalla Lombardia volesse spostarsi in Piemonte? Dovrebbe avere un'autorizzazione da parte della regione dalla quale proviene ed un'accettazione della regione in cui vuole recarsi? Anche il riferimento alle «esigenze occupazionali», poi, è limitativo, perché potrebbero esservi anche esigenze di studio. L'emendamento 6.40 della Commissione, inoltre, stabilisce che «La legge statale disciplina forme di coordinamento fra Stato e regioni» in queste materie, il che è giusto, perché lo Stato nell'elaborare le sue leggi ovviamente terrà conto delle esigenze delle singole regioni.
Per tutte queste ragioni, noi voteremo contro l'emendamento in esame (Applausi del deputato Boato).

PRESIDENTE. Scusi onorevole Covre, l'onorevole Garra aveva proposto una riformulazione del suo emendamento: come lei sa, però, la riformulazione deve essere accettata dalla Commissione, che invece mi fa sapere di non volerla accogliere.

STEFANO STEFANI. Perché sei un democratico, non l'accogli! Sei un nazista (Commenti)!

PRESIDENTE. Mah, se i nazisti fossero così, potremmo stare tutti più tranquilli, onorevole collega.
Onorevole Calzavara, si accomodi! Onorevole Calzavara, si accomodi! Onorevole Borghezio, su! Colleghi, accomodatevi!
Onorevole Covre, qualora l'emendamento venisse approvato, si potrà provvedere in sede di coordinamento formale a proporre la correzione cui ha fatto riferimento l'onorevole Garra. Va bene?

STEFANO STEFANI. Ringraziamo per la democrazia (Commenti)!

PRESIDENTE. Colleghi, per favore!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pirovano. Ne ha facoltà.

ETTORE PIROVANO. Signor Presidente, desidero innanzitutto tranquillizzare il collega Landi di Chiavenna il quale, se avesse letto con più attenzione il testo dell'emendamento, avrebbe visto (forse gli altri sindaci presenti in aula possono capire lo spirito dell'emendamento) che le ultime righe dicono: «tenendo conto delle esigenze occupazionali e dei problemi sociali di inserimento che ne derivano». Non si tratta, quindi, di mettere in mano alle corporazioni la decisione su quali e quanti extracomunitari debbano entrare in Italia, bensì di dedicare la giusta attenzione ai problemi sociali, e non solo a quelli degli extracomunitari (perché in quest'aula si parla dell'inserimento degli extracomunitari alla luce dei loro problemi, mentre questi causano problemi sociali a quelli che già ci vivono, nelle regioni in cui essi entrano) (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania). Forse i sindaci, che prestano maggiore attenzione al loro territorio, possono capire quanto sarebbe importante se la regione potesse decidere le quote di extracomunitari cui consentire l'ingresso.
Forse sarebbe anche opportuno far conoscere a quest'Assemblea la vera utilità che gli extracomunitari che lavorano


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in Italia hanno per i nostri pensionati. Qualche membro di questo Governo, infatti, ha detto che le pensioni della nostra gente saranno pagate con i contributi degli extracomunitari: ebbene, sappiate che non sono più di 200 mila, in base agli ultimi dati dell'INPS, gli extracomunitari regolarmente iscritti e che versano i contributi. Inoltre, come sapete, i contributi possono essere poi restituiti agli extracomunitari quando tornano a casa loro, quindi forse sarebbe meglio evitare di farli venire qui, attraverso il controllo operato dalle regioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovine. Ne ha facoltà.

UMBERTO GIOVINE. Signor Presidente, anch'io ritengo che sarebbe necessaria una più attenta lettura di questo emendamento da parte di tutti per capire che lo spirito di tale emendamento non è certamente quello indicato da alcuni. Il collega Covre è stato per anni sindaco di un comune del nord sottoposto a forte pressione migratoria; il collega Landi di Chiavenna si è fatto promotore di un referendum contro l'immigrazione selvaggia a Milano: non vedo quindi per quale motivo dovrebbe esserci disaccordo su un emendamento di questo tipo. Stiamo discutendo nel Parlamento di uno Stato che finora ha fallito tutte le previsioni migratorie, perché non si è stati in grado di fare una politica delle quote. Vogliamo opporci ad un emendamento che propone di sentire le regioni sull'argomento? Quando verrà applicata questa sussidiarietà che dovrebbe favorire, secondo la vostra interpretazione restrittiva, le decisioni più vicine ai cittadini, se non sentiamo le regioni destinatarie dei flussi migratori sbagliati che la politica lassista del Governo impone a tutto il paese?
È per questo che invito a votare a favore di questo emendamento (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fongaro. Ne ha facoltà.

CARLO FONGARO. Signor Presidente, in materia di competenza legislativa propongo di sottrarre allo Stato italiano anche la competenza in politica estera, se è vero che tra pochi giorni la Commissione esteri del Senato inizierà l'esame del decreto-legge n. 239 che stanzia ben 22 miliardi in favore di programmi a sostegno delle forze dell'ordine e della polizia albanese. Come potete pensare che, finanziando la polizia albanese, si possa contrastare l'immigrazione clandestina, visto che non siete capaci di mettere le nostre forze dell'ordine in condizioni di contrastare gli sbarchi continui che registriamo non solamente in Puglia?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.

DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, bisogna chiarire un punto: con questo emendamento intendiamo arginare il tentativo di pianificazione centralista e razzista. Ci troviamo di fronte alla situazione in cui una élite socioeconomica decide i flussi migratori a livello mondiale. Noi ci opponiamo a tutto ciò, perché in questo modo state distruggendo la nostra cultura, la nostra identità e il futuro della nostra terra. È arrivato il momento di porre fine a questa situazione e noi lo vogliamo fare grazie a questo emendamento e con una lotta democratica, come noi della Lega nord Padania siamo abituati a combattere. Rivolgo quindi un appello convinto all'Assemblea, perché saranno i cittadini a vincere questa battaglia e non voi (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

ALESSANDRO CÈ. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Signor Presidente, poco fa l'onorevole Garra ha avanzato una richiesta di riformulazione dell'emendamento


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Covre 5.26 che ha scatenato una grossa discussione: quindi, credo che tale emendamento sia ritenuto importante da tutta l'Assemblea.
Mi sembra sia accaduto raramente in passato che un presidente di Commissione, ma anche lei, abbia dichiarato l'impossibilità di seguire una procedura di questo tipo. Ritengo sia assolutamente antidemocratico, al di là di quanto stabilisce il regolamento - che non prevede casi specifici - e della sua interpretazione, che su un argomento di questa importanza non sia possibile consentire una riformulazione, considerato che l'Assemblea, da questo punto di vista, è assolutamente sovrana e in grado di decidere ciò che è meglio per il paese. Le chiediamo, sulla base delle argomentazione da me espresse, di rivedere questa posizione e di consentire all'Assemblea di esprimersi sulla possibilità di una riformulazione sul tema in questione.

PRESIDENTE. Onorevole Cè, come lei sa bene, possono proporre riformulazioni solo la Commissione ed il Governo, quando il provvedimento è all'esame dell'Assemblea (Commenti del deputato Cè).
Ho già detto al collega Covre che esiste un'altra strada. Se l'emendamento dovesse essere approvato, in sede di una riformulazione tecnicamente migliore si potrà recepire il suggerimento del collega Garra. Il che ci consente di proseguire nei nostri lavori.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, non voglio criminalizzare l'iniziativa del collega ed amico Covre, anche se in questo emendamento vengono evidenziati alcune esigenze reali, visto e considerato che vi è stato un fallimento della politica concernente l'immigrazione. Tuttavia non posso votare a favore di questo emendamento, anche eventualmente nel testo riformulato nel senso suggerito dal collega Garra, perché in esso si fa riferimento a questioni che non sono proprie delle regioni. Parlare di confini o di territori potrebbe immetterci in una situazione estremamente pericolosa; oggi infatti si parla di circolazione di immigranti ma si potrebbe parlare anche di altro!
Sulla base di queste preoccupazioni voterò contro l'emendamento Covre 5.126.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Galli, al quale ricordo che ha due minuti. Ne ha facoltà.

DARIO GALLI. Anch'io desidero sottolineare l'importanza di porre in votazione questo emendamento nel testo attuale. Sottolineo con un certo disappunto l'intervento fatto dal collega Landi di Chiavenna il quale essendo lombardo come me dovrebbe rendersi conto delle situazioni che si vengono a creare con le regole attuali.
Nell'emendamento in questione - ciò è già stato sottolineato - si dice che si porrà particolare attenzione ai problemi sociali e di inserimento che ne deriveranno. Il fatto che oggi non vi sia un controllo a carattere generale ha fatto sì che si sia giunti all'attuale livello di degrado. Se l'immigrazione deve servire a migliorare la situazione di queste persone o a risolvere i problemi delle nostre aziende, mi pare allora che con il testo proposto non si riesca ad ottenere né l'una né l'altra cosa. Oggi nella sola Lombardia vi sono circa 110 mila disoccupati extracomunitari. Si tratta di persone che sono venute nel nostro territorio perché teoricamente vi sono posti di lavoro; ebbene sono tutti iscritti all'ufficio di collocamento, oltre a procurare problemi per l'alloggio.
Vorrei capire quale cittadino si senta più garantito dallo Stato, che ha consentito che si arrivasse a questo livello, che dalla propria regione, che in ogni caso è più vicina alla propria provincia, al proprio comune e quindi al cittadino. Credo che i cittadini di una regione, attraverso i propri rappresentanti, siano in grado di definire una politica sull'immigrazione meglio dello Stato centrale che da Roma non vede assolutamente che cosa accade a livello regionale.


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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fei, alla quale ricordo che ha due minuti a disposizione. Ne ha facoltà.

SANDRA FEI. Nel condividere il contenuto di questo emendamento ritengo che vi sia bisogno di alcuni chiarimenti. Sappiamo - ma ce lo dobbiamo dire - che esistono tre tipi di immigrazione: quella legalizzata, quella clandestina e quella criminale. Qui stiamo parlando di legalizzare un certo tipo di immigrazione tutelando la dignità degli extracomunitari che arrivano nel nostro paese. Penso che sia molto grave non riflettere su questo punto.
Alcuni paesi (mi limito a citare solo la Tunisia), tramite i propri ministri degli esteri o dell'interno, hanno esplicitamente chiesto al nostro Governo che i loro connazionali possano entrare in Italia soltanto se hanno il lavoro garantito, se si offre loro tutta l'assistenza possibile e se si approvano nel nostro paese leggi per assistere i loro emigranti. Hanno chiesto aiuto al potere centrale, al nostro Governo ed ora si stanno rivolgendo anche alle regioni per riuscire ad ottenerlo. In altre parole questi paesi non vogliono più che i loro connazionali entrino nel nostro paese senza arte né parte per trovarsi nelle peggiori situazioni possibili, non ultima quella della criminalità. Ciò è quanto si vuole ottenere con l'emendamento in questione.
Ricordo anche che il contingentamento per zone e sulla base delle offerte occupazionali esistenti, è stato già inventato tanti anni fa dalla Svizzera che ha contingentato per cantoni l'entrata dei lavoratori stranieri. Non è una scelta massacrante né nazista ma anzi si vuole dare dignità a coloro che nel nostro paese vogliono produrre qualcosa per rientrare poi nei paesi di origine e portare un loro contenuto in termini di forza, know-how e quant'altro. Chiedo, quindi, una riflessione maggiore, anche nel rispetto dei colloqui che il Governo ha avuto con i rappresentanti di questi paesi che hanno chiesto giustamente che si arrivasse...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Fei.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Presidente, dobbiamo distinguere tra il testo della Costituzione - scriviamo un testo costituzionale che, se arriverà in porto, come mi auguro, durerà decenni - e le leggi ordinarie o i provvedimenti amministrativi. Nella Costituzione attribuiamo la competenza allo Stato in materia di immigrazione. È del tutto legittimo che il collega Covre abbia presentato il suo emendamento ed io non mi scandalizzo. Mi scandalizzo, però, che il collega Stefani, di fronte ad un parere contrario della Commissione che è stato espresso mille altre volte dia del nazista al relatore e non venga neppure formalmente richiamato. Questo mi suscita qualche perplessità.
Collega Giovine, legga l'emendamento 6.40 della Commissione che recita: «La legge statale disciplina forme di coordinamento fra Stato e regioni nelle materie di cui alle lettere a-bis)» - relativa all'immigrazione - «e g)» - relativa all'ordine pubblico e alla sicurezza - «dell'articolo 117, secondo comma». La Conferenza delle regioni, l'ANCI e l'UPI ci hanno chiesto di inserire nella Costituzione esattamente questo testo. L'hanno chiesto alla maggioranza lunedì alle 12 e al Polo lunedì pomeriggio; entrambi abbiamo risposto di sì. La Commissione ha tradotto in norma costituzionale il deferimento alla legge della disciplina delle forme di coordinamento. Per di più, già oggi di fatto - e domani lo costituzionalizzeremo - a livello di Presidenza del Consiglio si realizza sistematicamente il rapporto Stato-regioni in materia di disciplina dei flussi migratori. Non possiamo, quindi, tramutare il testo costituzionale in un comizio ideologico. Dobbiamo porre un problema, renderlo rilevante a livello costituzionale, inserire nella Costituzione le premesse normative di rango costituzionale per risolverlo e poi disciplinare la materia a livello legislativo e amministrativo. È quello che stiamo


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facendo; e per questo chiediamo di esprimere voto contrario sull'emendamento Covre 5.26 e rispondiamo al problema da esso posto con l'emendamento 6.40 della Commissione.

PRESIDENTE. Avverto che l'emendamento Covre 5.26 è stato sottoscritto anche dall'onorevole Fei.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Luca. Ne ha facoltà.

ALBERTO DI LUCA. Presidente, mi dispiace sentire parlare di comizio ideologico quando di fatto si affronta un tema che è un fallimento globale per il paese. Abbiamo votato in quest'aula la legge Turco-Napolitano che si è dimostrata sbagliata, inefficace e inadatta ai tempi. Si tratta soprattutto di una legge che non ha assolutamente preso in considerazione le due facce di una stessa medaglia: in Italia, come in molti paesi, abbiamo a che fare con il fenomeno dell'immigrazione, con i suoi contenuti positivi, ma anche con il grave problema della clandestinità. La soluzione è solo una: essere categoricamente rigorosi con i clandestini e dare la possibilità a chi ha una casa ed un lavoro di venire nel nostro paese essendo così un immigrato con tutti i diritti. Se questo principio vale - e credo che sia un principio di solidarietà - non si deve far altro che pensare che siano le regioni che, consce delle proprie disponibilità in termini di occupazione, aiutino a regolamentare il fenomeno positivo dell'immigrazione. Diversamente, continuando a gestire il problema della clandestinità come attualmente non è gestito dallo Stato e dalla legge Turco-Napolitano oggi vigente, non potremo altro che far sì che quello che oggi è un fenomeno diventi solamente un problema (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pagliarini. Ne ha facoltà.

GIANCARLO PAGLIARINI. Devo intervenire su quello che ha detto Boato perché, mentre parlava, onestamente non credevo alle mie orecchie, ma purtroppo ha pronunciato davvero le parole che ho sentito.
Nel testo che il collega Boato chiede di approvare si prevede che la legge statale disciplini forme di coordinamento tra lo Stato e le regioni. Una «legge statale»: questa è la dittatura, collega Boato.

MARCO BOATO. È il testo delle regioni!

GIANCARLO PAGLIARINI. Vuol dire che lo Stato dirà: «Tu ne becchi 100 mila, tu 200 mila, tu 300 mila» (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania). Noi vogliamo che ogni regione italiana abbia il diritto di prestabilire e quantificare; è un diritto e la legge statale non deve imporre nulla; per favore, siamo stanchi di essere servitori. Non vogliamo che vi sia una dittatura in questo paese, ognuno deve essere padrone in casa sua (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

MARCO BOATO. È il testo delle regioni, che ce lo hanno chiesto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Covre 5.26, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 486
Votanti 470
Astenuti 16
Maggioranza 236
Hanno votato
196
Hanno votato
no 274).

Avverto che i successivi emendamenti Fontan 5.224, 5.223, 5.220, 5.221 e 5.222, Luciano Dussin 5.63, Fontan 5.225, 5.226, 5.227, 5.228 e 5.229 sono stati ritirati.


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Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Tassone 0.5.332.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 468
Votanti 456
Astenuti 12
Maggioranza 229
Hanno votato
191
Hanno votato
no 265).

Passiamo alla votazione del subemendamento Tassone 0.5.332.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Signor Presidente, intervengo perché sono realmente stanco di assistere a questo spettacolo indecoroso (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo), a questa operazione di trasformismo che, per l'ennesima volta, questa maggioranza, che definirei «nazista rossa», ci sta imponendo (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

ANTONIO SODA, Relatore per la maggioranza per i profili inerenti all'ordinamento regionale. Ma Presidente!

MARCO BOATO. Basta, Presidente!

PRESIDENTE. La richiamo all'ordine per la prima volta, onorevole Cè.

ALESSANDRO CÈ. Non deve richiamare all'ordine nessuno perché ho espresso un giudizio sulla qualità dell'intervento legislativo di questa maggioranza...

PRESIDENTE. Ha espresso un'offesa, onorevole Cè.

ALESSANDRO CÈ. ...e giustifico la mia affermazione. Per «nazismo rosso» si deve intendere...

MARCO BOATO. Basta, non si può!

PRESIDENTE. Colleghi, smettetela.

ALESSANDRO CÈ. ...un'attività politica che se ne frega altamente, che si disinteressa completamente dei problemi dei cittadini. Stiamo mettendo in atto, in maniera non tanto larvata quanto trasformistica, un'impostazione assolutamente ideologica; è il trionfo della ragione ideologica, del fatto che questa maggioranza non interpella minimamente i cittadini, nonostante sul territorio si ripetano gli episodi di insofferenza verso un sistema centralizzato che fa in modo che vi sia un'immigrazione selvaggia, una criminalità diffusa, che nelle nostre case, ogni settimana, vi siano visite, che la sanità non funzioni adeguatamente, che la pubblica istruzione venga pianificata a tavolino al punto che nelle nostre scuole viene riscritta la storia nel modo che va bene a voi, sempre a voi (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega nord Padania, di Forza Italia e di Alleanza nazionale)! Ciò non è più tollerabile.
In tale contesto, per l'ennesima volta verifichiamo che non solo non si prende minimamente in considerazione il principio di sussidiarietà, ma che in quest'aula non si discute neppure se il livello regionale, proprio sulla base delle sollecitazioni che provengono dai comuni, dalle province e dalle regioni, sia quello giusto per assegnare determinate competenze; mi riferisco, ad esempio, a forme di controllo dell'ordine pubblico, di migliore organizzazione della sanità e di molte altre funzioni. Ciò non viene preso minimamente in considerazione. Sapete bene che alla base di tali logiche vi è un concetto, oltreché di democrazia sacrosanta, che voi non conoscete, anche di funzionamento corretto ed efficiente delle istituzioni e delle comunità, ma a voi di questo non frega assolutamente niente, non importa niente.


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Sicuramente, comunque, la storia vi chiamerà a rendere conto di quanto state facendo in quest'aula per l'ennesima volta (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania). Lo ripeto, questa è realmente un'operazione da «nazismo rosso» e passerà alla storia come tale (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega nord Padania e di Forza Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Tassone 0.5.332.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 487
Votanti 473
Astenuti 14
Maggioranza 237
Hanno votato
210
Hanno votato
no 263).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.332 della Commissione.

RICCARDO MIGLIORI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RICCARDO MIGLIORI. Presidente, ho chiesto la parola solo per domandarle di valutare l'opportunità di anticipare brevemente la sospensione dei nostri lavori, di cui ha dato notizia all'inizio della parte pomeridiana della seduta odierna. Avanzo tale richiesta sia perché ci è giunta comunicazione dalla Commissione che entro le 18 scadrà il tempo per la presentazione di eventuali emendamenti e subemendamenti approvati in sede di Comitato dei nove, sia perché io e il collega Garra seguiamo i lavori e contemporaneamente lavoriamo nell'elaborazione dei subemendamenti.
Pertanto, le chiedo nuovamente di anticipare brevemente il termine di sospensione dei nostri lavori rispetto alle ore 18 (Commenti del deputato Moroni).

PRESIDENTE. Onorevole Migliori, se esamina un attimo l'emendamento, si renderà conto che si tratta di una pura riformulazione.

RICCARDO MIGLIORI. Sarebbe sufficiente una mezz'ora, Presidente!

PRESIDENTE. Esaminate il testo dell'emendamento e poi vediamo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.332 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (
Vedi votazioni).
(Presenti 491
Votanti 485
Astenuti 6
Maggioranza 243
Hanno votato
414
Hanno votato
no 71).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luciano Dussin 5.64, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 490
Votanti 481
Astenuti 9
Maggioranza 241
Hanno votato
212
Hanno votato
no 269).


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Avverto che gli emendamenti da Fontan 5.230 a Fontan 5.232 sono stati ritirati.

GIACOMO GARRA. Chiedo di parlare per una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIACOMO GARRA. Signor Presidente, vorrei fare una precisazione - affinché resti a verbale - sull'emendamento 5.332 della Commissione sul quale si è poc'anzi votato.
Per errore, sia io sia il collega Migliori - essendo nel frattempo intervenuta quella richiesta di sospensione dei lavori che ha brevemente allontanato la nostra attenzione dalla questione in esame - abbiamo dato indicazione di voto favorevole ed abbiamo sbagliato!

PRESIDENTE. Ne prendo atto, onorevole Garra.

ELIO VITO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELIO VITO. Presidente, ho chiesto la parola per sottolineare che su questo emendamento vi erano dei colleghi che volevano intervenire. Anche in questo caso, forse, se prima di aprire bruscamente la votazione su emendamenti importanti, si potesse consentire ai colleghi che lo richiedono di poter intervenire, oltre ad evitare disguidi che portano a dare indicazioni di voto contrario rispetto a quella che è la volontà del gruppo...

PRESIDENTE. Onorevole Vito, ho sospeso la votazione ed è intervenuto il collega Migliori.
In ogni caso, staremo più attenti.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Giovine 5.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovine. Ne ha facoltà.

UMBERTO GIOVINE. Con il mio emendamento 5.1, come in altri che seguiranno, si avanza una serie di richieste soppressive che riguardano le competenze che in questo provvedimento vengono assegnate o mantenute allo Stato. Poiché si parla di Stato e regioni, quelle che vengono assegnate e mantenute allo Stato vengono sottratte o comunque non attribuite alle regioni.
L'aspetto più sorprendente di questa proposta della maggioranza è che in diversi casi non tiene conto del fatto che l'Italia sia vincolata da alcuni trattati internazionali. Forse, la maggioranza ha pensato che, avendo liquidato nella prima parte del comma 1 i rapporti dello Stato con l'Unione europea come competenza ovviamente dello Stato, potesse impunemente inserire tra le competenze dello Stato alcune che i trattati che abbiamo firmato assegnano in modo definitivo e in alcuni casi irrevocabile - ancorché si tratti di trattati - all'Unione europea.
Bisogna ricordare che quando venne scritta la Costituzione non esisteva nessuno dei trattati europei attualmente in essere, compreso quello dell'Alleanza atlantica. Oggi esistono il trattato di Parigi (Comunità europea del carbone e dell'acciaio); il trattato dell'Alleanza atlantica; il trattato di Roma; il trattato di Maastricht e quello di Amsterdam e che si stanno preparando altri trattati! Come si può pertanto sostenere che alcune competenze - come quelle, ad esempio, sulla moneta o sulla tutela della concorrenza - possano essere assegnate allo Stato? È chiaro che chi ha scritto questo non poteva essere ignaro del fatto che l'Italia aderisca ad importanti trattati internazionali che danno queste competenze ad altri organismi!
Qual è quindi la ratio e qual è la filosofia che sta dietro a questa apparente svista? La filosofia è questa: che comunque queste competenze vengono sottratte per sempre a qualsiasi altra organizzazione che non sia lo Stato, anche se lo Stato già ora non ce l'ha. Si tratta dunque di decisioni sostanzialmente punitive nei confronti delle regioni perché, ribadendo


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che lo Stato è comunque il padrone, il dominus di queste materie, pur avendole assegnate ad altro organismo europeo, non si fa altro che riaffermare il ruolo centralista dello Stato. Interverrò nuovamente su questo punto successivamente.
In conclusione, voglio ricordare che noi siamo oggi di fronte ad un problema che riguarda le regioni italiane, che sono in attesa di avere una loro reale autonomia e di partecipare ad un processo federativo, e ad una offensiva che non proviene soltanto dallo Stato, come si verifica in questo provvedimento, con lo Stato che si arroga di nuovo delle competenze che peraltro non dovrebbero essere sue. Inoltre, l'insieme delle regioni, non solo italiane ma europee, è sottoposto ad una offensiva più subdola che proviene da livelli europei (che definirei burocratica e non democratica non essendo sanzionata dai Parlamenti) e che intende sovrapporre alla già soffocante legislazione statale una serie di strati di legislazione burocratica europea che altro non fanno che perpetuare il fatto che si comanda dall'alto verso il basso e mai dal basso verso l'alto.
Opponendoci quindi a questo particolare punto della proposta, non solo noi difendiamo i Länder tedeschi, le comunità linguistiche francesi e belghe e le nuove antiche nazioni a cui è stata data la devolution in Inghilterra, ma difendiamo anche i diritti futuri delle regioni italiane e francesi. È dunque l'intero impianto di questa legge che noi mettiamo in discussione votando a favore di questi emendamenti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giovine 5.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 502
Votanti 497
Astenuti 5
Maggioranza 249
Hanno votato
219
Hanno votato
no 278).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giovine 5.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 497
Votanti 489
Astenuti 8
Maggioranza 245
Hanno votato
221
Hanno votato
no 268).

Onorevoli colleghi, ritengo che possiamo spostare il termine per la presentazione dei subemendamenti alle ore 18,30, per lasciare inalterati i nostri lavori.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fontan 5.234.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ballaman. Ne ha facoltà.

EDOUARD BALLAMAN. Signor Presidente, è alquanto strano che si preveda di lasciare il termine «moneta» all'interno delle competenze statali. Noi sappiamo benissimo che in Italia si va ormai verso la moneta europea e quindi sicuramente non si tratta più di una competenza statale. Ben diversa sarebbe la situazione se fossimo in un paese civile come la Danimarca dove viene lasciata ai cittadini (avverrà il 28 settembre prossimo) la possibilità di decidere se aderire all'euro oppure no. Nel nostro caso, invece, ai cittadini non solo non viene data alcuna possibilità di operare una scelta del genere, ma addirittura lo Stato, pur avendo già abdicato la competenza monetaria, in questo caso contraddice se stesso perché porta la moneta nel suo alveo. Mi sembra dunque una vera e


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propria contraddizione inserire in Costituzione la moneta quando essa è già stata devoluta all'Unione europea.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fontan 5.234, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 506
Votanti 495
Astenuti 11
Maggioranza 248
Hanno votato
60
Hanno votato
no 435).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Luciano Dussin 5.65.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pagliarini. Ne ha facoltà.

GIANCARLO PAGLIARINI. Questo emendamento si propone di eliminare il resto dell'articolo ed è veramente importante. È giusto che lo Stato dica quali sono i principi generali, ma la tutela del risparmio, i mercati finanziari, la tutela della concorrenza devono essere assolutamente gestiti nell'autonomia delle regioni. Altrimenti non ha senso. Il riferimento alla perequazione delle risorse finanziarie, poi, è veramente pericoloso, pensateci: può essere infatti interpretato in qualsiasi modo, rendiamoci conto! Un domani, si potrà dire: Violante guadagna dieci lire, se le può tenere; D'Alema ne guadagna quindici, bisogna perequare e cinque si danno allo Stato; Veltroni ne guadagna venticinque, per cui quindici le deve dare allo Stato perché bisogna perequare; a un altro, un lazzarone che «non fa un tubo», se ne danno dieci perché bisogna perequare! Non è possibile avere una previsione del genere in Costituzione, come già osservato ieri: il muro di Berlino è crollato, ma questo è il nome e il cognome di un comunismo che non esiste più! Non siamo contrari ad aiutare, come abbiamo sempre detto, ma con questo testo mettiamo nella Costituzione una previsione assurda, così come è assurdo il riferimento alla moneta, dato che siamo nell'Unione monetaria!
Quindi, per favore, approvate l'emendamento in esame, altrimenti ci rideranno dietro tutti: è pazzesco, assurdo, incredibile!

ANTONIO SODA, Relatore per la maggioranza per i profili inerenti all'ordinamento regionale. Rideranno dietro a te!

MARCO BOATO. Questo era ministro del bilancio!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luciano Dussin 5.65, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 496
Votanti 488
Astenuti 8
Maggioranza 245
Hanno votato
215
Hanno votato
no 273).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fontan 5.235, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 486
Votanti 478
Astenuti 8
Maggioranza 240
Hanno votato
209
Hanno votato
no 269).


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Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luciano Dussin 5.66, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 477
Votanti 466
Astenuti 11
Maggioranza 234
Hanno votato
199
Hanno votato
no 267).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Luciano Dussin 5.67.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovine. Ne ha facoltà.

UMBERTO GIOVINE. Signor Presidente, trovo che per la questione dei mercati finanziari sia più appariscente la contraddizione che ho cercato di delineare prima fra quanto facciamo a livello europeo e quanto ora pretendiamo di riassegnare allo Stato. I mercati finanziari non sono più a livello nazionale e neanche a livello europeo, in quanto sono ormai una realtà globale. Mi chiedo quindi, retoricamente, che senso abbia questo ritorno al passato, me lo chiedo retoricamente, perché in realtà lo so già: riempiendo lo Stato di presunte funzioni, che evidentemente esso non esercita, se ne mantiene la sacralità a futura memoria e per futura utilizzazione, naturalmente contro le spinte federaliste delle regioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fei. Ne ha facoltà.

SANDRA FEI. Signor Presidente, vorrei aggiungere alcune domande a quella del collega Giovine, perché se la tutela dei mercati finanziari è quella che abbiamo visto negli ultimi anni con le privatizzazioni e, non da ultimo, con ciò che è accaduto per la Telecom, signori, direi proprio che questa tutela nell'interesse dei cittadini non esiste. Questo Governo ha dato la dimostrazione che non esiste e, comunque, rispetto alla realtà dei mercati, alla globalizzazione, a tutto ciò che abbiamo accettato all'interno dell'Unione europea e dell'Unione monetaria, direi che veramente, come osservava l'onorevole Pagliarini, la Costituzione in questi termini sarebbe antidiluviana; significherebbe, infatti, non volere accettare la realtà dei fatti di ciò che sta accadendo nel nostro paese, in Europa e nel mondo intero.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molgora. Ne ha facoltà.

DANIELE MOLGORA. Signor Presidente, eccolo qua il centralismo che emerge ancora una volta! Non si capisce che senso abbia mantenere la competenza sui mercati finanziari a livello centrale, ma evidentemente all'interno di qualche Ministero e di qualche organismo romano si cerca di tutelare gli interessi di qualche grande lobby finanziaria. Soltanto in questo modo è giustificabile il parere contrario sull'emendamento in esame, che tende a sopprimere la competenza sui mercati finanziari a livello centrale. Oggi, ci troviamo in una situazione in cui i mercati europei fanno riferimento all'andamento della borsa di New York, in cui esiste il nuovo mercato a livello europeo, e voi volete mantenere i mercati finanziari di competenza romana: questo non è logico, a meno che non lo si valuti alla luce degli interessi di qualcuno da salvaguardare!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, desidero rivolgermi non al collega della Lega appena intervenuto ma agli onorevoli Giovine e Fei. Giovine ha detto che la questione dei mercati finanziari si pone non più a livello nazionale ma sempre più a livello europeo e globale, ed ha ragione. Tuttavia, l'emendamento della Lega che ci


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accingiamo a votare e sul quale i colleghi Giovine e Fei vorrebbero esprimere un voto favorevole, propone di togliere competenze allo Stato rendendo esclusiva, con dispositivo costituzionale, la competenza delle regioni. Giovine, le questioni della globalizzazione europea che tu dici non essere ancora adeguate a livello statale andrebbero esclusivamente alle regioni: è semplicemente follia! Per questo motivo, è necessario esprimere un voto contrario sull'emendamento in esame ed invito i colleghi Giovine e Fei a farlo in coerenza con quanto hanno affermato (Commenti del deputato Fei).

ANTONIO SODA, Relatore per la maggioranza per i profili inerenti all'ordinamento regionale. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO SODA, Relatore per la maggioranza per i profili inerenti all'ordinamento regionale. Signor Presidente, l'emendamento Pisanu 5.301 - che è stato in precedenza respinto e che reca, tra l'altro, anche la firma dell'ex ministro Pagliarini - propone che i mercati finanziari rientrino nella legislazione esclusiva dello Stato. Oggi, dopo due minuti, Pagliarini ci ha fatto la lezione dicendo che non vanno più disciplinati dallo Stato. Forse l'onorevole Pagliarini è un Arlecchino.

GIANPAOLO DOZZO. Sei fuso, Soda! Hai sbagliato emendamento.

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rizzi. Ne ha facoltà. Onorevole Dozzo...

CESARE RIZZI. Signor Presidente, posso parlare?

PRESIDENTE. Sì, invitavo l'onorevole Dozzo a non distrarla.

GIANPAOLO DOZZO. Dicevo che Soda ormai è fuso.

CESARE RIZZI. Signor Presidente, vedo particolarmente eccitati l'onorevole Soda e l'onorevole Boato, se così possiamo chiamarlo, ma la Lega non accetta le lezioni da un certo personaggio che ai tempi dell'università si dilettava a lanciare le bombe, tanto per farsi capire.

PRESIDENTE. Onorevole Rizzi, la prego, perché deve dire queste stupidaggini?

CESARE RIZZI. Signor Presidente, o si fa finta di non capire oppure si pensa che la gente non capisca o si cerca di fare i furbi. Signori miei, guardate la coppia del gatto e della volpe, quei due personaggi che pensano che la gente sia imbecille. Si preoccupino di cosa la gente pensa di loro due. Stamattina ho ascoltato l'intervento di Soda che più volte ha detto di fare attenzione e di stare attenti a quello che facciamo perché poi dovremo renderne conto ai cittadini. Caro Soda, mandaci alle elezioni e faremo presto a fare i conti, non ci sono problemi; stai tranquillo che i cittadini diranno che siete voi una massa di imbecilli che pensano di fregare la gente!

PRESIDENTE. Onorevole Rizzi, la richiamo all'ordine.
Colleghi, vorrei dirvi che non è necessario insultare per esprimere un'opinione a meno che non si abbiano argomenti (Vive proteste dei deputati della Lega nord Padania). Alcuni colleghi stanno ricorrendo sistematicamente all'insulto.

ELIO VITO. Soda e Boato!

PRESIDENTE. È inaccettabile in quest'aula (Proteste dei deputati della Lega nord Padania).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luciano Dussin 5.67, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).


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Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 493
Votanti 482
Astenuti 11
Maggioranza 242
Hanno votato
66
Hanno votato
no 416).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luciano Dussin 5.68, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 484
Votanti 477
Astenuti 7
Maggioranza 239
Hanno votato
70
Hanno votato
no 407).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luciano Dussin 5.69, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 483
Votanti 470
Astenuti 13
Maggioranza 236
Hanno votato
63
Hanno votato
no 407).

ELIO VITO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELIO VITO. Signor Presidente, desidero rilevare che da questa mattina sistematicamente da parte di alcuni colleghi dal banco dei nove - l'onorevole Soda e l'onorevole Boato - c'è un chiamare per nome i colleghi dell'opposizione e c'è anche un esplicito e sistematico modo di denigrare i colleghi dell'opposizione e le loro tesi (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania - Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo). Credo che, se ciò corrisponde ad un tentativo di provocare i colleghi della Casa delle libertà della Lega, di Alleanza nazionale e di Forza Italia per creare un incidente parlamentare e rendere impresentabili la nostra immagine e le nostre tesi, che sono invece presentabili e sostenute dalla maggioranza degli italiani, sia solo un tentativo ridicolo e offensivo nei nostri confronti.

ROSANNA MORONI. Hai la faccia di bronzo!

MARCO BOATO. Hai la faccia di tolla!

ELIO VITO. Presidente, lei ha fatto un richiamo generale che va bene e che tutti accogliamo, ma credo che questo richiamo debba essere particolarmente rispettato da tutti i colleghi che, sedendo al banco del Comitato dei nove, rappresentano i gruppi all'interno della Commissione e, in questo momento, all'interno dell'aula e, a maggior ragione, da quei colleghi che hanno l'onere e l'onore di rappresentare la Commissione, essendo relatori, perché, anche se sono relatori per la maggioranza, essi ricoprono comunque un ruolo istituzionale che dovrebbe consentire loro di evitare una faziosità di linguaggio ed uno stile provocatorio che evidentemente non si addicono a tale carica e non si confanno al ruolo che stanno ricoprendo.

ROSANNA MORONI. Parla alla tua parte!

ELIO VITO. Noi non accettiamo e non raccoglieremo provocazioni su questo terreno.


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MARCO BOATO. A chi stai parlando?

PRESIDENTE. Onorevole Vito, guardando il resoconto stenografico, magari ci accorgiamo che le cose non stanno proprio così.

ELIO VITO. Guardiamolo, Presidente, e non credo che ci sia il diritto di postilla del Presidente!

MARETTA SCOCA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARETTA SCOCA. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori per suggerire all'Ufficio di Presidenza, se lo ritiene opportuno, di distribuire a tutti i colleghi il volumetto scritto da monsignor Della Casa (Commenti dei deputati della Lega nord Padania).

MAURO PAISSAN. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURO PAISSAN. Signor Presidente, intervengo per sostenere ovviamente il suo invito ad evitare gli insulti tra i colleghi, ma vorrei segnalarle un aspetto di questo linguaggio: c'è chi insulta e c'è anche chi rivolge delle accuse, che è una cosa assai diversa e, secondo me, più grave quando si tratta di accuse infondate.
Il collega Rizzi, rivolgendosi al collega Boato, lo ha accusato di «dilettarsi», durante il periodo universitario, a tirare bombe. Chi conoscesse minimamente Marco Boato e chi, come me, lo abbia conosciuto personalmente durante l'università può escludere ovviamente nel modo più assoluto una simile pratica; anzi, direi che nella sua attività politica ha semmai affermato e predicato valori esattamente contrari a quelli del terrorismo e della violenza.
La prego di tutelare la dignità e la personalità del collega Boato. Grazie (Applausi dei deputati dei gruppi misto-Verdi-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Democratici-l'Ulivo e Comunista, cui si associano i membri del Governo).

PRESIDENTE. Colleghi, posso testimoniare personalmente la limpidezza della figura morale e civile del collega Boato (Commenti del deputato Dozzo). Onorevole Dozzo, la smetta! Si comporti correttamente!

CARLO PACE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO PACE. Signor Presidente, credo non renda onore a questo Parlamento il clima che si sta instaurando e che va peggiorando; soprattutto esso non rende onore alla rilevanza degli argomenti che qui si discutono.
Signor Presidente, la inviterei a leggere l'ultimo intervento dell'onorevole Soda per verificare se, per caso, non vi ritrovi la parola «arlecchino», che certamente non è un complimento nei confronti di un parlamentare.
Dico ciò semplicemente perché ho avuto la netta sensazione che lei sia stato indotto dal peggioramento di clima ad assecondarlo piuttosto che a correggerlo e frenarlo, assumendo una funzione di arbitro che però ha simpatia per una delle squadre. Mi consenta, Presidente, di dirle che ciò crea in me grande sconcerto, perché lei sa in quale considerazione io l'abbia sempre tenuta e perché ritengo che finora la sua funzione di efficiente presidenza sia stata sostanzialmente limpida.
Vorrei proprio che il clima cambiasse; vorrei cioè, Presidente, che, quando i rumori vengono da una parte, lei li sentisse così come li ascolta quando vengono dall'altra parte e in entrambi i casi li riprenda, perché non è dignitoso lavorare in quest'aula in questo clima. La prego veramente di tornare al suo stile di conduzione dei lavori dell'Assemblea, che oggi - sarà stato per la fatica o per il particolare clima - non ha lo smalto consueto.


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PRESIDENTE. Si è sbagliato, onorevole Pace.

ROSANNA MORONI. Leggiti il resoconto stenografico (Commenti del deputato Carlo Pace)!

PRESIDENTE. Avverto che sono stati ritirati gli emendamenti Luciano Dussin 5.70 e Fontan 5.240.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Luciano Dussin 5.71.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pirovano. Ne ha facoltà.

ETTORE PIROVANO. Signor Presidente, durante il Governo Prodi siamo stati chiamati circa trenta volte al voto di fiducia per argomenti senz'altro meno importanti di quello che stiamo trattando oggi. Alla luce delle dichiarazioni del Governo, che ha detto di essere disponibile alla discussione in aula su un argomento tanto importante (per esempio, è stato chiesto il voto di fiducia sul provvedimento per il Banco di Napoli e per la Sicilcassa), piuttosto che questa apparente apertura, che in realtà è una totale chiusura, ricorrete al voto di fiducia perché è chiaro comunque che questa è una legge vostra, una legge rossa, una legge comunista!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luciano Dussin 5.71, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 488
Votanti 478
Astenuti 10
Maggioranza 240
Hanno votato
200
Hanno votato
no 278).

Onorevole Carlo Pace, accetta l'invito al ritiro dell'emendamento 5.9, di cui è firmatario?

CARLO PACE. Insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO PACE. Noi vorremmo che lo Stato centrale fosse privato del potere giugulatorio nei confronti degli altri livelli di governo. Quando decide di realizzare una estensione di servizi, per esempio, deve provvedervi con le proprie risorse, dopo aver calcolato se di esse dispone; non può meramente e semplicemente stabilire quali sono i servizi che vanno resi da altri livelli di Governo disinteressandosi delle modalità in cui sono finanziati.
Dico questo perché un chiaro esempio di intervento giugulatorio è rinvenibile nell'atteggiamento assunto, in epoca abbastanza recente, da un Governo passato nei confronti della regione Sicilia (allora governata dal Polo), quando si stava regolando il dare e l'avere dello Stato nei confronti della regione siciliana in conformità con lo statuto della stessa che, come tutti sanno, ha rango costituzionale. In quell'occasione vi fu un intervento del ministro Bassanini il quale, una volta raggiunto l'accordo, lo ruppe dicendo che c'era in aggiunta da prendere in considerazione le spese che lo Stato aveva sostenuto, trasferendo risorse alla regione siciliana, per il servizio sanitario nazionale. Ciò portò a strangolare finanziariamente la regione siciliana e portò anche ad un furto, quello del Banco di Sicilia, il cui controllo venne assunto dal Tesoro è sottratto alla regione siciliana.
Ho portato questo esempio affinché tutti possano riandare agli atti e verificare se sia vero o no che l'apposita commissione istituita dal Tesoro aveva raggiunto la piena definizione del dare e dell'avere del Tesoro nei confronti della regione quando questo venne messo totalmente in discussione dall'intervento di Bassanini.


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Se vogliamo evitare che una parte, qualunque essa sia - oggi la sinistra, che ovviamente ha questi comportamenti, e un domani la destra, che mi auguro non segua questi stessi comportamenti, anche se tutto è possibile -, possa intervenire in maniera giugulatoria nei confronti degli altri livelli di governo, occorre che si ponga un limite, che si stabilisca proprio quanto è proposto dal mio emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Parolo. Ne ha facoltà.

UGO PAROLO. Signor Presidente, vorrei riprendere in parte quanto già affermato dal presidente del mio gruppo. Quella dell'onorevole Pagliarini sembrava una provocazione, ma leggendo il testo della Commissione possiamo verificare che non lo è affatto. Infatti, si legge testualmente che allo Stato spetterebbe la competenza esclusiva per quanto riguarda il sistema tributario e contabile dello Stato, nonché la perequazione delle risorse finanziarie. Rimanendo tale e quale il testo della legge, tale disposizione potrebbe benissimo essere intesa sia per il pubblico, sia per il privato. Pertanto, lo Stato in futuro potrebbe intervenire per perequare non solo le risorse pubbliche, ma anche quelle private. Spero che il testo della proposta di legge sia stato redatto in buona fede da questa maggioranza comunista e post comunista, ma sinceramente mi sorge qualche dubbio.
Dando per scontato che la competenza esclusiva dello Stato sia riferita al pubblico, in ogni caso il testo della norma peggiorerebbe la situazione attuale, che già ha prodotto danni enormi sia al nord che al sud del paese: a partire dagli anni settanta e ottanta, con i decreti Stammati che hanno riconosciuto la spesa storica dei comuni e degli enti locali, si sono riconosciuti e garantiti gli sprechi a chi aveva sprecato, mentre si è effettuato il drenaggio di risorse nei confronti di chi aveva ben amministrato, ciò ha portato il paese a non avere un sistema infrastrutturale adeguato al nord, perché privato delle risorse e un dramma sociale al sud, perché abituato all'esistenzialismo e al ricorso sistematico allo Stato padre padrone. Questo non è il federalismo, ma esattamente il contrario! Questo è quel che avete scritto e di cui dovrete rispondere ai cittadini! Cari signori del Governo e della maggioranza, abbiate il coraggio di cambiare il testo del provvedimento finché siete in tempo, altrimenti ci faremo ridere dietro dall'Europa intera: l'Italia sarà l'unico paese comunista in Europa (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)!

VINCENZO CERULLI IRELLI, Relatore per la maggioranza per i profili inerenti agli enti locali e ai loro rapporti con lo Stato e con le regioni. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VINCENZO CERULLI IRELLI, Relatore per la maggioranza per i profili inerenti agli enti locali e ai loro rapporti con lo Stato e con le regioni. Signor Presidente, la Commissione ha ritenuto che gli emendamenti di carattere finanziario presentati dall'onorevole Pace fossero stati impostati nella maniera giusta, ma se ne è chiesto il ritiro (altrimenti il parere sarebbe contrario), in quanto in realtà attengono alla materia disciplinata dall'articolo 119 della Costituzione nel quale, a nostro giudizio, sono già contenuti i principi enunciati in detti emendamenti: ovvero, che ciascun ente locale si debba reggere con le proprie risorse, salvo il ricorso ai fondi perequativi che, però, debbono esser ben calibrati rispetto ai compiti attribuiti. Si tratta di un principio di ordine finanziario ovvero di un vincolo contro il disordine finanziario. Tali emendamenti non possono riferirsi a questa parte del provvedimento. Successivamente, discuteremo sull'articolo 119 della Costituzione, anche se riteniamo che in esso sia già contenuto lo spirito degli emendamenti dell'onorevole Pace. Comunque, ne discuteremo successivamente.

PRESIDENTE. Onorevole Pace, dopo le precisazioni del relatore per la maggioranza,


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ritiene di riferire le sue proposte emendative all'articolo 119 della Costituzione?

CARLO PACE. Signor Presidente, se fosse possibile spostare i miei emendamenti, non porrei questioni di principio. Tuttavia, occorre che siano spostati e non semplicemente fatti decadere; non so se sono stato chiaro.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Pace, ma io le ho chiesto un'altra cosa. Avendo il relatore per la maggioranza affermato che il parere della Commissione è contrario (ferma restando la valutazione nel merito che vi sarà successivamente) in quanto la collocazione delle sue proposte emendative non è corretta, le ho chiesto se intenda spostare il suo emendamento 5.9 e il successivo emendamento Antonio Pepe 5.8, riferendoli all'articolo 119 della Costituzione.

CARLO PACE. Signor Presidente, non credo che si possano spostare.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vito. Ne ha facoltà.

ELIO VITO. Signor Presidente, intervengo anche sulla richiesta formulata dal relatore. È vero, infatti, che nell'articolo 119 vi è un riferimento al fondo perequativo per i territori con minore capacità fiscale per abitante e che quindi l'emendamento Pace potrebbe essere collegato a quell'articolo, ma quella previsione dovrebbe essere sufficiente. Se, invece, la Commissione non la ritiene sufficiente, al punto da aver inserito - ed ecco perché l'emendamento del collega Pace è anche soppressivo - nell'articolo 117, tra le funzioni esclusive dello Stato, la perequazione delle risorse finanziarie, è evidente che allora ha ragione il collega della Lega a questo proposito. È preoccupante, pertanto, che i colleghi popolari ed altri, che dovrebbero opporsi ad una cultura socialista dell'economia, accettino invece nell'articolo 117 - non nel 119 - la perequazione delle risorse finanziarie. Proprio il fatto che esista, infatti, il concetto della perequazione ai fini di tutela e di solidarietà per i territori con minore capacità fiscale fa nascere il dubbio - anzi, la convinzione - che l'inserimento del concetto nell'articolo 117 avvenga in malafede (Commenti dei deputati Soda e Boato) e rappresenti l'introduzione del principio comunista in Italia. Infatti, onorevole Cerulli Irelli, se c'è già l'articolo 119 che prevede la perequazione, perché la previsione non viene eliminata dall'articolo 117? Perché questa disposizione dell'articolo 117 viene difesa con tanta boria, come si vede?

ANTONIO SODA, Relatore per la maggioranza per i profili inerenti all'ordinamento regionale. Continua, continua! Poi siamo noi che offendiamo!

ELIO VITO. Come si giustifica, tutto questo, se non con la tesi, che noi stiamo sostenendo, che si tratta dell'introduzione nel nostro paese del principio dell'economia comunista, in contrasto con la prima parte della Costituzione?

MARCO BOATO. Ma va'!

ROSANNA MORONI. Hai scoperto tutto!

ELIO VITO. È questa la verità! Altro che riforma federale, state facendo la riforma comunista della Costituzione! Se non è così, togliete il riferimento alla perequazione dall'articolo 117 e lasciatela, a fini di solidarietà, nell'articolo 119 (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania e di deputati del gruppo di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pace 5.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).


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Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 474
Votanti 465
Astenuti 9
Maggioranza 233
Hanno votato
210
Hanno votato
no 255).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Antonio Pepe 5.8.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pace. Ne ha facoltà.

CARLO PACE. Signor Presidente, il significato di questo emendamento è analogo a quello del precedente, ma la votazione su questo emendamento mi consente di spiegare perché esso non possa essere spostato e riferito ad altro articolo. Con questo emendamento si vuole affermare che quando lo Stato giustamente, nell'ambito delle competenze che gli riconosciamo, assume determinazioni su prestazioni concernenti i diritti sociali, ove la spesa per la fornitura dei servizi che devono assicurare tali diritti venga posta a carico di altri livelli di governo lo Stato stesso deve contemporaneamente trasferire adeguate risorse. Altrimenti sarebbe come dire: «io decido quale tenore di vita assicurare alla mia famiglia, demandando poi ai domestici di provvedervi di tasca loro».

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Antonio Pepe 5.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 469
Votanti 464
Astenuti 5
Maggioranza 233
Hanno votato
208
Hanno votato
no 256).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luciano Dussin 5.30, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 476
Votanti 470
Astenuti 6
Maggioranza 236
Hanno votato
208
Hanno votato
no 262).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Migliori 5.159, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 482
Votanti 479
Astenuti 3
Maggioranza 240
Hanno votato
219
Hanno votato
no 260).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento de Ghislanzoni Cardoli 5.16, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 486
Votanti 475
Astenuti 11
Maggioranza 238
Hanno votato
178
Hanno votato
no 297).


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Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento de Ghislanzoni Cardoli 5.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 479
Votanti 465
Astenuti 14
Maggioranza 233
Hanno votato
164
Hanno votato
no 301).

Avverto che gli emendamenti da Fontan 5.243 a Fontan 5.242 sono stati ritirati.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luciano Dussin 5.72, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 468
Votanti 451
Astenuti 17
Maggioranza 226
Hanno votato
97
Hanno votato
no 354).

Avverto che gli emendamenti Fontan 5.248, 5.249, 5.250, 5.247 e 5.246 sono stati ritirati.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fontan 5.262, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 483
Votanti 405
Astenuti 78
Maggioranza 203
Hanno votato
121
Hanno votato
no 284).

Avverto che gli emendamenti Fontan 5.252, 5.254 e 5.253 sono stati ritirati.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fontan 5.251, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 481
Votanti 463
Astenuti 18
Maggioranza 232
Hanno votato
74
Hanno votato
no 389).

Avverto che l'emendamento Zeller 5.117 è stato ritirato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Borghezio 5.92.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghezio. Ne ha facoltà.

MARIO BORGHEZIO. Signor Presidente, mi sembra importante spendere qualche parola su questo emendamento che intende lasciare, tra le materie riservate allo Stato, i compiti che, in uno Stato federale, concernono la lotta alla criminalità: mi riferisco alla tutela della sicurezza pubblica contro la criminalità di stampo mafioso e terrorista. Si tratta di attribuzioni di grande rilevanza che necessitano di strategia, prevenzione e contrasto. Tutto ciò al fine di riservare alla polizia regionale la lotta alla criminalità comune - questa è una battaglia che le


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forze autonomiste e federaliste di questo paese hanno sempre combattuto - che rende invivibili le nostre città.
Signor Presidente, come lei ben sa, nel nostro paese vi sono regioni in cui il senso di legalità e l'impegno dei cittadini assicurano il sostegno per la creazione di una polizia regionale. Una vicenda quale quella di cui abbiamo avuto notizia in questi giorni dai giornali, relativa ai due carabinieri puniti dopo aver sventato una rapina in banca perché qualcuno, dalle alte sfere dello Stato centralista, guardando un programma televiso, si è accorto che non avevano il berretto, non sarebbe accaduta. Infatti, invece di essere premiati, i carabinieri sono stati puniti. Ritengo che, se le forze dell'ordine fossero state concepite, reclutate e organizzate a livello locale, in un caso del genere, sarebbero prevalsi il buonsenso e la necessità di contrastare la criminalità sul territorio e quei due operatori delle forze dell'ordine forse non sarebbero stati punti.
Questi sono i guasti del centralismo in un settore così delicato quale quello del contrasto alla criminalità comune. Vedremo come si comporterà la sinistra in un settore di questo genere, visto che, ogni volta che a livello politico ci si confronta sui temi della difesa e della sicurezza dei cittadini, si dimostra, a parole, teoricamente aperta a soluzioni di stampo federalista.
Abbiamo adesso la possibilità di aprire le porte alla polizia regionale (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Galli. Ne ha facoltà.
Onorevole Galli, le ricordo che ha due minuti a sua disposizione.

DARIO GALLI. Signor Presidente, continuando il ragionamento dell'onorevole Borghezio, vorrei sottolineare altre questioni importanti in materia di sicurezza. Il fatto che le cose siano sempre trattate a livello centrale e poi si ragioni solo sulle medie porta a situazioni locali inaccettabili.
Ricordo che in Italia c'è un appartenente alle forze dell'ordine ogni 200 abitanti, ma, ad esempio, in provincia di Varese vi è un poliziotto o carabiniere ogni 1.500 abitanti e nella provincia di Como ve ne è uno ogni 2.000, vale a dire dieci volte di meno rispetto alla media nazionale. A livello locale si continua a fare pressione sul prefetto per cercare di migliorare questa situazione, ma il risultato è che il Ministero non fornisce risposte in questo senso.
Se gli abitanti di un territorio pagano le tasse per la sicurezza devono essere tutelati da uomini delle forze dell'ordine pagati grazie a questi introiti. Non si giustifica l'esistenza di cittadini che pagano come o più di altri e in cambio non ottengono nulla. Senza parlare poi di situazioni paradossali che sfiorano il ridicolo come, ad esempio la caserma dei carabinieri del mio paese, dove il comune sta intervenendo per mettere a norma l'impianto elettrico: ci siamo accorti che vi sono tre contatori dell'ENEL perché ognuno fa capo ad un Ministero diverso. Se la questione fosse gestita a livello locale queste cose non accadrebbero.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garra. Ne ha facoltà.

GIACOMO GARRA. Presidente, credo che alcune forme di tutela, per esempio quelle delle istituzioni, delle sedi diplomatiche e dell'incolumità dei cittadini rientrino nel concetto di ordine pubblico. Pur comprendendo il motivo in base al quale l'onorevole Borghezio chiede con il suo emendamento la sostituzione dell'espressione «ordine pubblico e sicurezza» con l'altra «tutela della sicurezza pubblica contro la criminalità di stampo mafioso e il terrorismo», preferirei considerare questo come un emendamento aggiuntivo. È arduo infatti pensare che i compiti dello Stato debbano limitarsi alla tutela della sicurezza contro la criminalità di stampo mafioso e il terrorismo.


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Nel mantenimento dell'ordine pubblico rientra anche la tutela delle istituzioni, delle sede diplomatiche e dell'incolumità dei cittadini e credo che questi siano compiti dello Stato assolutamente irrinunciabili. Pertanto una riformulazione del testo dell'emendamento con la quale fosse possibile unire il riferimento alla tutela della sicurezza pubblica contro la criminalità di stampo mafioso e il terrorismo (ed è bene che tale compito dello Stato sia riaffermato) a quello della tutela dell'ordine pubblico sarebbe la soluzione migliore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghezio 5.92, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 467
Votanti 383
Astenuti 84
Maggioranza 192
Hanno votato
120
Hanno votato
no 263).

Passiamo all'emendamento Migliori 5.160.

RICCARDO MIGLIORI. Lo ritiriamo, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fontan 5.263, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 463
Votanti 336
Astenuti 127
Maggioranza 169
Hanno votato
73
Hanno votato
no 263).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Teresio Delfino 5.161, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 457
Votanti 414
Astenuti 43
Maggioranza 208
Hanno votato
154
Hanno votato
no 260).

Passiamo all'emendamento Luciano Dussin 5.31.

LUCIANO DUSSIN. Lo ritiriamo, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Fontan 5.264.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fontan. Ne ha facoltà.

ROLANDO FONTAN. Con questo emendamento vogliamo cercare di far sì che almeno l'ordine pubblico e la sicurezza locali rimangano in capo alle regioni.
Noi della Lega siamo stati i primi a batterci su questo argomento. Lo abbiamo fatto perché teniamo presente l'esigenza di dare più sicurezza ed ordine ai cittadini, perché ciò è quanto chiedono i cittadini non solo del nord ma anche del sud. Evidentemente nel 2000 e soprattutto per il futuro il sistema centralizzato non è capace di rispondere, in tanti settori, alle esigenze dei cittadini, e questo vale in particolar modo nel settore della sicurezza e dell'ordine pubblico di cui occorre


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avere una conoscenza ed una organizzazione particolari e dare risposte immediate.
Abbiamo dinanzi a noi altri modelli. Ad esempio, negli Stati Uniti c'è un sistema ordinamentale sull'ordine pubblico che ha carattere locale e federale. È un po' questo il modello a cui ci siamo rifatti nel formulare l'emendamento in questione.
Colgo l'occasione, caro Folena, per fare anche una considerazione di carattere politico. Ieri, il numero due della sinistra ha sostenuto con delle false argomentazioni, come cercherò di dimostrare, che i referendum che si accingono ad indire le regioni del nord (e mi auguro che anche quelle del sud facciano altrettanto) gettino fumo negli occhi della gente. Penso, invece, che sia esattamente il contrario e cerco di darne la prova. Con una di queste tre ormai famose richieste di referendum - ascoltare le persone è sempre importante - si intende consultare la popolazione sul quesito se sia d'accordo nell'estendere alle autonomie locali almeno una parte di gestione dell'ordine pubblico. Voi intendete negare questa possibilità, non solo non la discutete, ma proponete un testo «blindato» che assegni questa funzione alla competenza esclusiva dello Stato.
Caro Folena, «carta canta» - e lasciamo perdere il villano - ed ho cercato di dimostrare che i nostri referendum non sono fumo negli occhi. In materia di ordine pubblico - e discuteremo successivamente di tutela della salute - voi state negando questi diritti ai cittadini. Il referendum sulla devolution, con riferimento all'ordine pubblico locale, è senz'altro necessario.
L'onorevole Folena ieri ha affermato che questi referendum assomigliano più ad un plebiscito; probabilmente il risultato sarà plebiscitario perché i cittadini - soprattutto quelli del nord - vogliono ordine e sicurezza e chiedono sistemi di controllo più vicini a chi deve sopportare le angherie dei criminali che voi, con il vostro sistema - i dati sono inequivocabili -, state difendendo.

VINCENZO CERULLI IRELLI, Relatore per la maggioranza per i profili inerenti agli enti locali e ai loro rapporti con lo Stato e con le regioni. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VINCENZO CERULLI IRELLI, Relatore per la maggioranza per i profili inerenti agli enti locali e ai loro rapporti con lo Stato e con le regioni. Vorrei solo ricordare che in materia di ordine pubblico la Commissione ha seguito la richiesta delle regioni di prevedere forme di coordinamento tra Stato e regioni in un successivo articolo. In tal modo abbiamo fatto fronte a questo problema.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garra. Ne ha facoltà.

GIACOMO GARRA. Presidente, vorrei chiarire che l'approvazione dell'emendamento Fontan 5.264 ci espone ad un'incongruenza. Se esso fosse approvato, il testo della lettera g) reciterebbe: «ordine pubblico e sicurezza ad esclusione dell'ordine pubblico e sicurezza locale». Nella prima parte della lettera g) si afferma che l'ordine pubblico spetta allo Stato, mentre nella seconda parte lo si esclude.
Il mio gruppo ritiene, invece, approvabile l'emendamento Fontan 5.267, che non si presta a questa contraddizione interna alla disposizione, quale risulterebbe dall'approvazione dell'emendamento al nostro esame. Preannuncio, quindi, che ci asterremo dalla votazione dell'emendamento Fontan 5.264 e che esprimeremo voto favorevole sull'emendamento Fontan 5.267.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Migliori. Ne ha facoltà.

RICCARDO MIGLIORI. Signor Presidente, colleghi, il gruppo di Alleanza nazionale, quando abbiamo presentato gli emendamenti relativi al coinvolgimento delle regioni in materia di immigrazione,


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ha espresso la convinzione che un ruolo non meramente passivo debba essere individuato per le regioni sulle grandi questioni attinenti alla lotta alla criminalità nelle varie realtà regionali. È quello che chiedono, tra l'altro, le regioni, i cittadini ed è quello che è possibile, a nostro avviso, fare attraverso la legislazione ordinaria e le leggi regionali di coordinamento, quali, ad esempio, quelle relative alla polizia municipale, a fini di dissuasione rispetto a fenomeni di microcriminalità soprattutto nelle aree urbane. Tutto ciò è un dato di fatto e rappresenta un esempio positivo in questa direzione.
Anch'io, come il collega Garra, ritengo sia meglio formulato e più chiaro, perché evita ogni tipo di equivoco, l'emendamento Fontan 5.267, che fa riferimento alla polizia municipale ed alle polizie amministrative locali; altra questione, evidentemente, è rappresentata dall'emendamento Fontan 5.264, che può dare l'impressione di una volontà favorevole a competenze concorrenti nelle materie della sicurezza nazionale e dell'ordine pubblico.
Anticipo, quindi, una dichiarazione di voto favorevole sull'emendamento Fontan 5.267, mentre non è così per l'altro emendamento indicato, perché esso presta il fianco ad elementi di evidente equivoco potenziale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giovine. Ne ha facoltà.
Onorevole Giovine, ha due minuti.

UMBERTO GIOVINE. Signor Presidente, condivido le precisazioni dei colleghi della Casa delle libertà Migliori e Garra. Sul punto, però, vorrei allargare il discorso ricordando che la presidenza della Commissione ha espresso una valutazione negativa su questo gruppo di emendamenti, fra i quali, all'origine, vi era anche l'emendamento 5.119 presentato dai colleghi Zeller, Brugger, Widmann, Caveri e Detomas che, sostanzialmente, contiene la stessa previsione.
Desidero richiamare la vostra attenzione sul fatto che questa maggioranza, della quale, fino a prova contraria, fanno parte anche i colleghi citati, nel momento in cui pretende di parlare di autonomie regionali ed addirittura, fino a qualche tempo fa (ora non più), di federalismo, riesce a mettersi contro proprio quegli enti territoriali del nord, come le province autonome di Trento e Bolzano, che nell'autonomia si sono spinte più in là, addirittura a livello europeo. Tutti noi abbiamo ricevuto la delibera del consiglio della regione autonoma Trentino-Alto Adige dove si obietta sul testo approvato in prima lettura concernente le modalità di elezione dei presidenti delle regioni.
Su questioni che riguardano le autonomie locali, quindi, la maggioranza riesce a votare contro se stessa, a dare indicazioni contrarie proprio a quella parte di se stessa, peraltro ridottissima, espressa dai colleghi Zeller, Brugger, Widmann, Caveri e Detomas, più federalista. Ciò, colleghi, la dice lunga sulle reali intenzioni...

PRESIDENTE. Onorevole Giovine, deve concludere.

UMBERTO GIOVINE. ...di autonomia della maggioranza.

ROLANDO FONTAN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo, visto che lei è già intervenuto?

ROLANDO FONTAN. Intervengo in relazione al rilievo mosso dall'onorevole Garra, che mi sembra giusto. Per evitare possibili confusioni, siccome per noi questo emendamento è importante, modificherei la parola «locale» con «locali» riferita alle parole «dell'ordine pubblico e sicurezza»; probabilmente, vi è stato un errore in sede di battitura. Tale correzione può cambiare il significato del testo.

PRESIDENTE. Va bene, si tratta di una correzione formale.


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MARCO BOATO. Chiedo di parlare per una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, se non sbaglio i due emendamenti ricordati dal collega Giovine, gli emendamenti Zeller 5.119 e 5.118, sono stati ritirati.

PRESIDENTE. Sì, sono stati ritirati.

MARCO BOATO. Non vi è, quindi, alcuna contraddizione; abbiamo lavorato con il collega Zeller e con gli altri colleghi della Südtiroler Volkspartei e delle minoranze linguistiche benissimo in Commissione, trovando un accordo su tutto.
Per quanto riguarda la lettera alla quale fa riferimento il collega Giovine, non vi è alcuna deliberazione del consiglio regionale del Trentino-Alto Adige, ma soltanto una lettera delle minoranze del centrodestra di tale regione che si sono sempre opposte alla riforma.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fontan 5.264, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 456
Votanti 397
Astenuti 59
Maggioranza 199
Hanno votato
132
Hanno votato
no 265).

Avverto che l'emendamento Zeller 5.119 è stato ritirato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fontan 5.265, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 452
Votanti 406
Astenuti 46
Maggioranza 204
Hanno votato
142
Hanno votato
no 264).

Avverto che l'emendamento Zeller 5.118 è stato ritirato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fontan 5.267, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 450
Votanti 436
Astenuti 14
Maggioranza 219
Hanno votato
180
Hanno votato
no 256).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fontan 5.266, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 455
Votanti 385
Astenuti 70
Maggioranza 193
Hanno votato
122
Hanno votato
no 263).

Colleghi, possiamo sospendere adesso l'esame del provvedimento.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Pagliarini. Ne ha facoltà.


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GIANCARLO PAGLIARINI. Avevo chiesto al Presidente Violante di poter intervenire brevemente per motivi personali al termine della seduta perché, visto che mi sono «beccato» l'epiteto «Arlecchino» da un collega...

PRESIDENTE. Onorevole Pagliarini, mi scusi se la interrompo.
Se intende intervenire a titolo personale, lo potrà fare soltanto al termine della seduta.

GIANCARLO PAGLIARINI. Era quello che le avevo chiesto.

PRESIDENTE. Tuttavia, non siamo ancora giunti al termine della seduta!

GIANCARLO PAGLIARINI. Come vuole lei, parlerò questa sera e spiegherò perché non mi sento un «Arlecchino». Tuttavia, già che ci siamo, lo farei volentieri anche adesso!

PRESIDENTE. Non è possibile, onorevole Pagliarini. Però, se lei elimina il riferimento al fatto personale, le posso dare la parola adesso.

GIANCARLO PAGLIARINI. No, la mia richiesta di parlare era proprio per fatto personale. Quindi, intendo seguire il regolamento.

PRESIDENTE. La ringrazio.
Sospendo la seduta fino alle 18,30.

La seduta, sospesa alle 18, è ripresa alle 18,40.

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame del provvedimento.
Avverto che gli emendamenti Fontan 5.255, 5.257 e 5.256 sono stati ritirati.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fontan 5.268, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 371
Votanti 360
Astenuti 11
Maggioranza 181
Hanno votato
59
Hanno votato
no 301).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luciano Dussin 5.73, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 370
Votanti 361
Astenuti 9
Maggioranza 181
Hanno votato
122
Hanno votato
no 239).

Onorevole Moroni, accede alla richiesta formulata dal relatore di ritirare il suo emendamento 5.306?

ROSANNA MORONI. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Borghezio 5.91, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 367
Votanti 357
Astenuti 10
Maggioranza 179
Hanno votato
70
Hanno votato
no 287).


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Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fontan 5.270, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 364
Votanti 355
Astenuti 9
Maggioranza 178
Hanno votato
43
Hanno votato
no 312).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fontan 5.269, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 377
Votanti 364
Astenuti 13
Maggioranza 183
Hanno votato
37
Hanno votato
no 327).

Avverto che gli emendamenti Luciano Dussin 5.74 e 5.75 sono stati ritirati.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garra 5.17, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 385
Votanti 364
Astenuti 21
Maggioranza 183
Hanno votato
340
Hanno votato
no 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fontan 5.258, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 397
Votanti 322
Astenuti 75
Maggioranza 162
Hanno votato
81
Hanno votato
no 241).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Giovine 5.3, Luciano Dussin 5.32 e Migliori 5.162.

RICCARDO MIGLIORI. Signor Presidente, ritiro il mio emendamento 5.162.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Giovine 5.3 e Luciano Dussin 5.32, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 403
Votanti 297
Astenuti 106
Maggioranza 149
Hanno votato
63
Hanno votato
no 234).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Moroni 5.313.
Avverto che l'emendamento Moroni 5.313 è stato riformulato nel modo seguente: la parola «fondamentali» è stata sostituita dalle parole: «civili e sociali».
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Migliori. Ne ha facoltà.


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RICCARDO MIGLIORI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi nutriamo forti dubbi sulla collocazione di questo emendamento e sulle motivazioni politiche che hanno portato la maggioranza ad accoglierlo.
La collega Moroni, legittimamente, prima in sede di Commissione e poi in aula, ha inteso trasferire una materia sostanziale dalla prima alla seconda parte della Costituzione (sulla quale in questa sede stiamo lavorando): è un'operazione legittima, ma che dal punto di vista politico ci vede dissenzienti, sia perché le grandi questioni relative ai diritti personali trovano la loro naturale ed organica collocazione nella prima parte della Costituzione, sia perché una strumentale interpretazione di questo tipo di collocazione potrebbe condurre a leggere un tentativo di omologazione, quindi, di fatto, un annullamento dell'autonomia regionale per una serie di importanti e significative competenze.
Capisco che il gruppo comunista abbia tentato in ogni modo di limitare e limare il trasferimento di significative competenze alle regioni, ma prendo atto che da parte della maggioranza vi è questo cedimento politico, che denunciamo perché riteniamo che sia la collocazione di questo emendamento, sia il suo significato siano da leggere in senso antiautonomistico. Inoltre, l'operazione di traghettare nella seconda parte della Costituzione principi fondamentali che sono nella prima parte ci sembra indicativa di una volontà politica. Per tale motivo sostanziale, oserei dire strategico, voteremo contro l'emendamento in esame, non per quanto esso prevede ma per il significato che esso assume.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fontan. Ne ha facoltà.

ROLANDO FONTAN. Signor Presidente, l'emendamento in esame è particolare ed anche delicato: al riguardo, può essere facile capirsi male, per cui bisogna cercare di essere chiari. Non vi è dubbio che, da un punto di vista generale, vi sia la necessità di garantire a tutti i cittadini determinati livelli di garanzia, ma dall'altra parte, con la formulazione in esame, che prevede la «determinazione dei livelli essenziali di garanzia da assicurare sul territorio nazionale alle prestazioni concernenti diritti...» si rimanda ad una discrezionalità sui livelli essenziali che può manifestarsi in modi variegati. Dal punto di vista strettamente giuridico, è difficile riuscire a stabilire quali saranno i livelli essenziali: questi ultimi, comunque, dovranno essere dettati dallo Stato e quindi, come osservava Migliori, magari saranno in contrasto con possibilità diverse a livello locale.
Dal punto di vista politico, peraltro, non vi è dubbio che vi sia una forte concessione al gruppo comunista, presentatore dell'emendamento in esame. Quindi, se da una parte il principio è condivisibile, dall'altra parte la formulazione prevista ci induce ad essere molto critici: in effetti, si apre la porta ad una notevole discrezionalità e si offre allo Stato, ancora una volta, un grimaldello attraverso il concetto di «livelli essenziali» in modo da mettere le mani dappertutto: è questo il problema! Il principio è buono, ma la formulazione proposta, in prospettiva, permette allo Stato di avere un grimaldello di controllo pressante su tutto, o comunque su molte attività (è per questo che è stato proposto dai comunisti). Per tali motivi e per non essere accusati di volere a tutti i costi negare diritti dei cittadini (per i quali siamo convinti siano necessari determinati livelli), ci asterremo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garra. Ne ha facoltà.

GIACOMO GARRA. Signor Presidente, vorrei premettere che nella Costituzione tedesca vi è un emendamento che parla di «livelli minimi» e i livelli essenziali non sono la stessa cosa, almeno secondo il mio punto di vista. Vorrei ricordare che nella Costituzione, da 52 anni, è scritta una


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disposizione secondo la quale la Repubblica rimuove gli ostacoli all'uguaglianza e non credo che lungo questo arco di tempo, e meno che mai nei quattro anni e mezzo di Governo del centrosinistra, sia stato realizzato l'obiettivo della rimozione degli ostacoli all'uguaglianza dei cittadini.
A me pare, quindi, che il testo non sia assolutamente essenziale perché non si capisce se debba essere lo Stato ad assicurare le prestazioni minime - ma qui la parola minima non esiste - o le regioni. Se si vuole tenere conto della realtà economica, dei livelli di reddito pro capite, che sicuramente in Lombardia sono diversi rispetto alla Calabria, in Piemonte sono diversi rispetto alla Sicilia, mi sembra che stiamo scrivendo «t'amo» sulla sabbia. Ripeto, non è chiaro cosa succede se una regione non è in grado di assicurare il rispetto di questi diritti civili e sociali minimi - tanto più complicato se si usa il termine «essenziali» - perché non vi è un meccanismo finanziario che consenta di rendere possibile alle regioni con redditi pro capite molto bassi di assicurare quei livelli (io dico minimi, qui è scritto essenziali) che invece regioni più prospere potrebbero assicurare. Per queste ragioni, esprimeremo un voto contrario sull'emendamento in esame denunciandone il carattere di manifesto e di mera propaganda.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanardi. Ne ha facoltà.

CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, molto brevemente, confermo quanto già affermato all'inizio di questa discussione e sinceramente non credo sia serio confrontarsi su elementi, ai quali sono sottese relazioni umane, sociali e politiche fondamentali, con un'approssimazione di terminologia continuamente cangiante. Ho chiesto ai colleghi di farmi capire come da due emendamenti si passasse ad un unico emendamento; se si intendessero i livelli essenziali di garanzia o i livelli essenziali di vita, perché, addirittura, nell'emendamento della Commissione si parlava della determinazione dei livelli essenziali di vita delle persone. Si tratta di un concetto forse più filosofico che giuridico, che richiamava veramente il grande fratello. Si arriva alla determinazione di livelli essenziali di garanzia per le prestazioni che concernono i diritti civili: vorrei capire, vedendo per la prima volta questo assemblaggio, quali sarebbero le prestazioni che concernono i diritti civili e quali garanzie vi siano in tal senso. Mi riferisco ai diritti di libertà, di pensiero e di associazione: quale prestazione garantisce lo Stato rispetto ad essi? Faccio fatica a capire cosa significhi in termini di prestazione. Per quanto riguarda la garanzia dell'esercizio posso capire che si creino le condizioni perché possano essere esercitati i diritti civili, ma garantire le prestazioni che concernono i diritti civili mi risulta abbastanza misterioso. Anche le prestazioni che concernono i diritti sociali, i cui livelli di garanzia devono essere determinati nell'essenzialità e poi anche garantiti, mi sembrano qualcosa di molto approssimativo.
Chiedo ai relatori, che hanno assemblato l'emendamento Moroni 5.313 e quello della Commissione, se non ritengano di fare una riflessione su questo testo prima di immettere in una revisione costituzionale elementi che, se ben ricordo, nel momento in cui furono introdotti nella Costituzione dall'Assemblea costituente erano stati filtrati, meditati, discussi, confrontati con la migliore dottrina giuridica e valutati anche terminologicamente, parola per parola.
Mi domando se non sia il caso di fare una riflessione su dizioni di questo tipo che introducono concetti sui quali immagino che, ad esempio, i costituzionalisti dovrebbero interrogarsi a lungo per capire innanzitutto cosa vogliano dire e poi per inventare dal punto di vista teorico le fattispecie che sottostanno a tali dizioni. Chiedo, quindi, per cortesia se la Commissione non ritenga di fare una riflessione ulteriore, rimandando a domattina la presentazione di un testo che abbia un significato un po' più chiaro.


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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Calderisi. Ne ha facoltà. Per quanto riguarda il tempo, veda un po' lei: le posso concedere un paio di minuti.

GIUSEPPE CALDERISI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale.
Mi sembra che la formulazione di questa lettera sia piuttosto infelice, contorta ed anche ambigua nel merito. Si parla di determinazione dei livelli essenziali di garanzia da assicurare alle prestazioni: mi sembra che non si capisca bene neanche in italiano. Forse sarebbe bene che questa formulazione fosse oggetto di una maggiore riflessione. Voglio richiamare la formulazione che fu usata nella bicamerale, che avevamo studiato e sulla quale si erano svolte molte discussioni e che mi sembrava molto più felice e propria. Si parlava di determinazione dei livelli minimi essenziali delle prestazioni sociali da garantire in modo uniforme su tutto il territorio nazionale per lasciare poi spazio alle politiche delle varie regioni.

ROSANNA MORONI. Cambia solo «minimi».

GIUSEPPE CALDERISI. Collega Moroni, la parola «minimi» non si può intendere in senso ideologico: minimo non vuol dire basso, il minimo può essere anche molto alto. Non si può fare una discussione ideologica sulle parole e sul vocabolario di italiano, per cortesia! Livello minimo non vuol dire che sia basso; può essere anche un livello molto alto, ma le condizioni minime sono garantite dallo Stato e poi vi saranno le politiche pubbliche attuate dalle regioni. Altrimenti, che federalismo è? Altrimenti, le regioni che cosa devono fare?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Berlinguer. Ne ha facoltà.

LUIGI BERLINGUER. Signor Presidente, mi permetto di attirare l'attenzione dell'Assemblea non soltanto sugli emendamenti Moroni 5.313, 5.318 della Commissione e sul mio emendamento 5.143, ma anche sull'emendamento 5.335 della Commissione, perché la lettura di questi testi deve essere combinata.
Ci troviamo di fronte ad un'interessante posizione della Casa delle libertà, in cui la Lega si astiene, mostrando cautela e attenzione sull'argomento, mentre, per ragioni che mi sembrano puramente politiche e non di merito - salvo l'ultima osservazione di Calderisi -, Migliori e Garra dichiarano di essere contrari. Ciò significa che la materia è sicuramente delicata, come risulta anche dall'atteggiamento dell'Assemblea ed una lettura combinata può aiutare.
Non siamo di fronte alla trasposizione della prima parte della Costituzione nella seconda, ma alla circostanza, vecchia come il diritto, che è difficile un taglio netto fra statuizione dei diritti e determinazione degli strumenti per la loro attuazione, perché una pura statuizione può essere inane in carenza di un intervento per sostenerla.
Per esempio, nel caso della statuizione dei diritti sociali o, come io propongo, di un'accezione più ampia dei diritti (non essendoci una definizione costituzionale del significato dei diritti sociali), di tutti i diritti di cui si parla nell'articolo 2 e richiamati in tutti gli articoli dal 30 al 40, può capitare che senza un sostegno essi non abbiano alcuna attuazione.
Vorrei dire al collega Calderisi che personalmente ritengo sinonimi «minimi» e «essenziali» (la Commissione è orientata verso quest'ultimo aggettivo) ma in questo caso non si tratta di quantità; l'essenzialità è inerente all'essere minimi nel senso che al di sotto di quella soglia non c'è attuazione dei diritti. Ritengo che la questione nominalistica sia secondaria perché il problema principale è un altro, il problema è che noi chiediamo una riserva legislativa statale (ecco perché all'onorevole Garra dico che succede qualcosa nel caso in cui le regioni manchino) volta a definire questi livelli che prevede


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anche la possibilità di intervento in mancanza dell'intervento da parte dell'ente deputato. Il livello però va definito.
Ai colleghi dell'opposizione che tanto hanno parlato su questo argomento vorrei dire che lo Stato non è interventista, ma svolge il suo ruolo che è soltanto di garanzia, cioè di assicurare che il diritto fondamentale della persona in tutta la sua articolazione venga attuato. Non si tratta di un ritorno statalistico, al contrario, si tratta di qualcosa che tende a rispettare la libertà. Questo è un elemento tipico di sussidiarietà perché si tratta di un intervento ex post solo per determinare condizioni e non per gestire in prima persona.
Combinando il disposto con l'altra parte, vorrei dire qualcosa sulla novità contenuta nella formulazione dell'articolo 117 e nell'emendamento 5.335 della Commissione, anticipando così - se il Presidente lo consente - una dichiarazione di voto che non farò in quella sede.
Credo che dobbiamo riconoscere con franchezza che una buona parte della scuola non ama il trasferimento alle regioni e noi oggi attraversiamo un momento difficile in cui dobbiamo trasferire alle regioni anche la competenza relativa all'istruzione. È compito della società politica guidare senza rotture il paese verso il federalismo, nel senso di una più ampia autonomia regionale su questo argomento e quindi di una competenza regionale là dove le regioni non sono mai intervenute in materia di istruzione. Il secondo comma, in cui si parla di legislazione concorrente e si introduce a pieno titolo l'istruzione, chiama le regioni ad una competenza legislativa sulla scuola. Si tratta di una novità che in certi ambienti può essere eversiva poiché si assegna alle regioni una competenza gestionale sulla scuola che fino ad ora nessuna scuola ha conosciuto e che molte hanno rifiutato. È una novità che chiama anche ad una possibile dipendenza del personale.
Se si guarda alla proiezione sociale e psicologica, il testo può provocare addirittura una ferita se le nostre decisioni non vengono mirate verso il giusto obiettivo di trasformazione del nostro Stato anche in tema di istruzione. Per la nostra coscienza di intellettuali, non soltanto di politici, ma anche per la ricettività di queste idee nel mondo della scuola, potremo raggiungere risultati positivi solo se fisseremo paletti importanti: la cultura italiana nasce prima dello Stato italiano, seicento anni prima! La lingua italiana nasce prima dello Stato italiano (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e di deputati del gruppo di Alleanza nazionale). La salvaguardia di una cultura nazionale e quindi dell'identità del nostro paese (identità che la cultura esprime all'interno dei cosiddetti ex programmi scolastici e oggi obiettivi formativi) non può essere autorizzata e parcellizzata sulla base della competenza di un assessore regionale che decide programmi scolastici! Da una lettura affrettata e non cauta di un testo precedente avremmo potuto correre il rischio - forse sto dicendo una bestemmia - che un assessore regionale del nord non accetti Pirandello. È possibile!

VALENTINA APREA. No, Berlinguer, non è possibile!

LUIGI BERLINGUER. È un rischio che si deve evitare. Dobbiamo decidere in questa sede che la cultura nazionale, anzi, la cultura europea deve avere una disciplina nella statuizione dei contenuti formativi della scuola che superi questa operazione di trasferimento alle regioni di importanti compiti.
Ma c'è qualcosa di più. Sono d'accordo che lo stato giuridico dei docenti debba avere una sua proiezione regionale, ma ci si deve riferire alle forme di reclutamento, ai principi fondamentali e non alla gestione del reclutamento. Sarebbe già una grande novità introdurre tale tipo di gestione a livello regionale (ed io sarei favorevole), ma vi debbono essere punti di riferimento per assicurare la mobilità su tutto il territorio nazionale del personale. Ci si deve altresì riferire ai titoli di studio necessari, perché anche in quel caso vi potrebbe essere il rischio di una parcellizzazione nella nostra legislazione.


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Inoltre, dobbiamo agire con gradualità, come previsto per la legislazione concorrente e per l'altra norma fondamentale introdotta con l'emendamento 5.335 della Commissione: mi riferisco ad una riserva di legislazione statale sulle norme generali dell'istruzione. Tale norma, infatti, interagisce con l'articolo 33 della Costituzione; domani, nella stessa Costituzione potrebbero contestualmente esistere l'articolo 33 (in base al quale la Repubblica detta le norme generali sull'istruzione) ed un nuovo articolo 117 che ne stravolga il contenuto. Per evitare conflitti tra norme, che in sede di Corte costituzionale, e di giurisdizione in genere, sono occasioni di laceranti contese che possono creare oscurità e difficoltà di interpretazione, l'introduzione nel testo dell'espressione «norme generali sull'istruzione» è un atto di saggezza che ci consente di pervenire ad una giusta soluzione.
Vi è un altro principio di importanza capitale, anch'esso introdotto con un emendamento al comma 2 dell'articolo 117. La legislazione concorrente ed una importante competenza regionale, non solo nella legge, ma anche nella regolamentazione, debbono far salva l'autonomia delle singole istituzioni scolastiche. Ciò costituisce un'importante acquisizione dell'attuale legislazione. Abbiamo introdotto, così, la più importante delle norme in materia di federalismo e di sussidiarietà: nella vita della scuola, nella sua statuizione e nella sua normazione, non soltanto nella sua gestione, abbiamo fatto delle cellule fondamentali della vita scolastica e delle singole scuole il centro della devolution; abbiamo così realizzato una vera sussidiarietà; i poteri dello Stato e delle stesse regioni sono sussidiari rispetto all'attività delle scuole: questa è sussidiarietà, questo è credere nella società civile (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e dei Popolari e democratici-l'Ulivo).
Dobbiamo evitare che domani una regione, in un impeto di centralismo regionalistico, riassuma competenze già devolute alle scuole e soffochi l'autonomia scolastica, che alcuni possono anche non condividere in tutte, badate, le forze politiche. L'aver conferito (con la proposta emendativa della Commissione che esamineremo successivamente) dignità costituzionale all'autonomia scolastica costituisce una delle importanti novità del provvedimento. Lavorando sulla Costituzione, sul corpo normativo fondamentale del nostro paese e sulla sua identità in una materia così delicata come l'education, ritengo sia importante che le norme siano ponderate e vi sia un equilibrio nella loro combinazione. È importante che si avvii un processo di gradualità, prevedendo tempi e modi attraverso i quali si realizzi non una propaganda od un momento in cui si lanciano parole d'ordine, bensì un sapiente equilibrio fra norme che ci possa consentire di fare vero federalismo, vera sussidiarietà, ma anche tutela della dignità nazionale, a livello culturale, a cui noi tutti crediamo (Vivi, prolungati applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo, Comunista, dei Democratici-l'Ulivo, misto-Verdi-l'Ulivo, misto-Socialisti democratici italiani e di deputati del gruppo dell'UDEUR - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Napoli. Ne ha facoltà.

ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi ero iscritta a parlare a titolo personale sull'emendamento 5.335 della Commissione; tuttavia, dopo aver ascoltato l'intervento che l'onorevole Berlinguer ha anticipato al riguardo, ho chiesto di intervenire ora e ribadisco che parlo a titolo strettamente personale.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, faccio ciò con grande disagio, in quanto sono componente del gruppo di Alleanza nazionale, ma lo faccio anche con grande convinzione, ricordando al mio gruppo e al Polo delle libertà che ebbi modo di fare lo stesso intervento nell'ambito della ristretta discussione che siamo stati chiamati a svolgere in materia in occasione dei lavori della Commissione bicamerale.
Lo faccio, dicevo, con grande convincimento e per il rispetto che ho nei


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confronti degli elettori che mi hanno mandata ad occupare questo seggio e che lo hanno fatto certamente, tra i tanti motivi, anche perché io potessi garantire loro l'unità e l'identità nazionali. Bene, se c'è un'istituzione che può veramente garantire l'unità e l'identità di una nazione, questa è la scuola (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici-l'Ulivo, Comunista, misto-Verdi-l'Ulivo e di deputati del gruppo di Alleanza nazionale). Allora, non è assolutamente pensabile che il tema dell'istruzione, in tutti i suoi aspetti, venga delegato alle regioni.
Voglio ricordare a tutti noi che stiamo discutendo una modifica della seconda parte della Costituzione ed in particolare dell'articolo 117, per cui la prima parte della Costituzione e quindi, per il tema che ci riguarda, l'articolo 33, rimangono intatti: non possiamo stabilire, modificando l'articolo 117, qualcosa che vada ad urtare con il contenuto dell'articolo 33. Se noi non inserissimo tra i punti fondamentali proprio la salvaguardia delle norme generali sull'istruzione, verremmo meno al dettato della prima parte della Costituzione italiana.
Qui non si tratta, vedete, di stare dalla parte delle scuole statali o di quelle non statali - è stato tirato in ballo anche questo discorso -, bensì di essere dalla parte dell'istruzione nazionale, della cultura nazionale e dell'identità del nostro paese, che personalmente non consentirò a nessuno di calpestare (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici-l'Ulivo, Comunista, misto-Verdi-l'Ulivo e di deputati del gruppo di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nardini. Ne ha facoltà.

MARIA CELESTE NARDINI. Signor Presidente, non dirò che sono meravigliata per questi applausi e per quelli precedenti, perché sinceramente non ci si può meravigliare più di niente. Vorrei richiamare, invece, un minimo di memoria, anche perché i due colleghi che mi hanno preceduto hanno detto cose talmente diverse che davvero non si riesce a capire lo spirito di questi applausi. Voglio ricordare all'Assemblea, dicevo, che nella prima stesura del testo solo l'istruzione universitaria era annoverata tra le funzioni da conservare allo Stato ed io vorrei che questo aspetto fosse rimarcato. Pertanto, in extremis e con quel tanto di saggezza cui ha alluso l'onorevole Berlinguer, si è reinserita tra le funzioni dello Stato l'istruzione, pur mantenendo, ovviamente, la competenza concorrente delle regioni. In questa sede non possiamo intervenire su tutto, ma le cose che ha detto l'onorevole Berlinguer sono sinceramente molto preoccupanti, perché evidentemente l'istruzione tende comunque ad essere materia da regionalizzare. Non aprirò, ovviamente, una discussione su questo punto, perché credo che la maggioranza se la sia cavata per il rotto della cuffia recuperando, come ho detto, all'ultimo momento questa materia, probabilmente considerando che adesso una questione del genere avrebbe creato un grave problema. Siate certi che prima o poi ci arriveremo.
Annuncio che il mio gruppo si asterrà dalla votazione dell'emendamento Moroni 5.313, perché si tratta di un emendamento che chiede poco, oltre ad essere ambiguo. Con un nostro emendamento avevamo chiarito quali fossero i diritti dei cittadini - la sanità e l'istruzione sono certamente tali - e avevamo altresì chiarito che dovessero essere disciplinati con leggi dello Stato; inoltre, avevamo chiesto di riconoscere un potere sostitutivo dello Stato in caso di inadempienza della regione: in questo modo i diritti dei cittadini avrebbero potuto essere rispettati e tutelati. Ci sorprende il fatto che adesso si vogliano approvare emendamenti con contenuti minimi (Applausi dei deputati del gruppo misto-Rifondazione comunista-progressisti).


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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Moroni. Ne ha facoltà.

ROSANNA MORONI. Signor Presidente, ho presentato almeno venti diverse formulazioni del principio che è alla base del mio emendamento 5.313, i quali, tuttavia, non hanno registrato una larga adesione. Francamente non pensavo che la tutela dei diritti fondamentali della persona, vale a dire di quelli civili e sociali, stesse a cuore solo ai Comunisti italiani o al centrosinistra: pensavo che questi diritti fondamentali, riaffermati con forza nella nostra Costituzione, fossero patrimonio comune di tutti i cittadini del nostro paese e, quindi, di tutte le forze politiche presenti in questo Parlamento. Mi accorgo, invece, che non è così.
L'onorevole Berlinguer ha fatto riferimento all'istruzione, ma ritengo ci siano materie oltre l'istruzione - mi riferisco al diritto al lavoro, all'assistenza o ad una pensione dignitosa - che dovrebbero stare a cuore a tutti indistintamente.
Qualcuno ci ha attribuito la volontà di limitare il decentramento di poteri e risorse alle regioni, ma ritengo sia necessario eliminare, una volta per tutte, questo equivoco. A mio parere stiamo parlando di decentramento, visto che il federalismo è estraneo alla cultura del nostro paese, ma ciò non vuol dire che lo Stato debba rinunciare ad uno dei principi fondamentali contenuto nella Costituzione, quello dell'unità e dell'indivisibilità della Repubblica, che non fa riferimento solo al territorio, ma significa anche solidarietà e coesione sociale, nonché uniformità dei diritti fondamentali in tutto il paese: non significa, infatti, divisioni in zone povere e zone ricche o in persone povere o persone ricche. È questo concetto che noi Comunisti italiani abbiamo voluto riaffermare con gli emendamenti presentati a questo provvedimento.
Non ho insistito per la votazione di altri nostri emendamenti presentati ad altri articoli, perché tutte le esperienze di carattere dottrinario e giurisprudenziale non mettono mai in dubbio l'intangibilità dei diritti affermati nella prima parte della Costituzione e la riserva di legge è competenza dello Stato. Abbiamo aderito all'invito a ritirare altri emendamenti, perché sapevamo di non correre il rischio di vedere intaccati questi diritti. Tuttavia, anche in questa parte della Costituzione, vogliamo riaffermare l'importanza che lo Stato deve attribuire all'uniformità delle condizioni di vita sul territorio nazionale e alla titolarità effettiva per tutti di questi diritti.
L'onorevole Garra ha citato la Costituzione tedesca: vorrei ricordare che tale Costituzione afferma anche un altro principio che noi abbiamo ripreso all'articolo 8 del testo al nostro esame. Mi riferisco al fatto che è interesse dello Stato la tutela dell'uniformità delle condizioni di vita. Il problema non è quindi tanto nella formulazione dell'emendamento, come tanti hanno sostenuto, ma nel merito.
Vedremo oggi quante forze politiche in questo Parlamento e nel nostro paese, ritengono ancora che la politica debba servire a dare risposte alle istanze e ai bisogni della collettività e quanti ritengono che la politica debba essere una semplice ancella dell'economia, delle leggi del mercato, delle leggi del capitalismo e delle leggi del liberismo.
Propongo una riformulazione del testo, che credo, almeno a livello teorico, dovrebbe essere condivisa da tutte le forze politiche. Essa non è altro che la formulazione modificata del testo licenziato dalla Commissione bicamerale. Ho cambiato l'aggettivo «minimi» perché lo ritengo assolutamente inadeguato allorquando si parla di diritti fondamentali della persona. La formulazione del testo è la seguente: «l) determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale».

PRESIDENTE. Mi pare che sostanzialmente il testo sia lo stesso, fatta eccezione per lo spostamento di alcune parole.
La Commissione accetta questa riformulazione del testo?


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VINCENZO CERULLI IRELLI, Relatore per la maggioranza per i profili inerenti agli enti locali e ai loro rapporti con lo Stato e con le regioni. Sì, signor Presidente, l'accettiamo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buontempo, al quale ricordo che ha due minuti a disposizione. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Credo che quando lo Stato perde poteri, sia verso l'alto che verso il basso, e ciò avviene senza ... se l'onorevole Losurdo mi consente di proseguire ...

PRESIDENTE. Onorevole Losurdo, sta parlando il collega Buontempo!

TEODORO BUONTEMPO. Stavo dicendo che quando lo Stato perde poteri e ciò avviene senza un quadro di riferimento costituzionale certo e quando si avvia un federalismo sotto l'emergenza degli eventi senza che nessuno sappia quale tipo di federalismo alla fine avrà il nostro paese, c'è allora il dovere da parte del Parlamento di mettere dei paletti certi.
Vi è una soglia minima di dignità e di sicurezza della persona sotto la quale non si può andare. È indispensabile, in un momento in cui discutiamo a scatola chiusa di federalismo, stabilire con certezza principi di sussidiarietà. Senza una cultura di identità nazionale non c'è istruzione che tenga e tutto diventa nozionismo inutile quando ci si riferisce ai valori di una persona.
Per tali motivi ritengo che l'articolo in questione sia formulato male. Pur comprendendo e condividendo il principio in esso contenuto, mi auguro che si trovi un modo per riformulare il testo. Io voterò a favore dell'emendamento 5.318 della Commissione perché ritengo indispensabile mettere un punto fermo sulle condizioni essenziali di vita che non possono essere lasciate all'arbitrio di nessuno, neppure di una maggioranza consigliare o parlamentare! Neppure il Parlamento, infatti, quando è in ballo la dignità della persona e la tutela minima dei diritti sociali di una persona, ha i titoli per poter votare contro questi diritti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Galli, al quale ricordo che ha due minuti. Ne ha facoltà.

DARIO GALLI. Normalmente non mi occupo di questioni relative alla scuola, però dinanzi a certe affermazioni non si può non intervenire.
A meno che non vogliamo buttare quattro giorni di discussione, dobbiamo decidere in quest'aula se parlare seriamente di federalismo oppure di qualcosa d'altro. Con riferimento ai principi generali penso senz'altro che tutti noi riconosciamo che ogni cittadino ha il diritto all'istruzione minima, e che essa debba essere garantita a tutti perché è fondamentale per la crescita del paese. Ma questi sono principi - lo sottolineo - su cui evidentemente sono d'accordo tutti. Se però entriamo nel merito della questione, non possiamo non renderci conto dei disastri che il sistema centralistico ha causato anche con riferimento all'istruzione. In base alla mia esperienza di amministratore locale posso fare moltissimi esempi: stiamo letteralmente rovinando molti bambini perché insegniamo loro il francese invece che l'inglese solo perché in graduatoria vi sono insegnanti di francese e non di inglese (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania). Vi sono materie che in altri paesi del mondo sono studiate da dieci o vent'anni e che noi non ci sogniamo neanche di introdurre. Facciamo concorsi a livello nazionale - e lasciamo perdere il discorso sulle graduatorie, perché se ne dovrebbe parlare a lungo - e vi sono paesi, soprattutto nel nord, dove nei primi due mesi di scuola si cambiano cinque o sei insegnanti.
Spiegatemi, al di là di tutte le parole pronunciate dall'ex ministro, che possono essere condivisibili in via di principio, se questa situazione possa andare bene. Inoltre,


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entrando nel merito delle materie o dei testi, come cittadino lombardo, pretenderei che la mia regione possa metterci il becco, decidendo su buona parte di essi. Vorrei che i miei figli crescessero nella cultura lombarda, per quanto permeata di cultura nazionale, e non nella cultura decisa da qualcuno a Roma (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania e del deputato Fei).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Aloi. Ne ha facoltà.

FORTUNATO ALOI. Presidente, verrei meno ad una mia posizione morale prima che politica, se tacessi su un argomento di questo genere che è di grande delicatezza e responsabilità. Parliamo di scuola, qui non è in discussione il federalismo, ma uno dei principi fondamentali relativo all'educazione e alla formazione dell'uomo.
Berlinguer richiamava l'unità d'Italia, rifacendosi alla lingua; io non mi stanco di ripetere che l'unità d'Italia è stata realizzata, prima che dal processo risorgimentale, dai maestri elementari con una concezione unitaria dell'insegnamento e dell'indirizzo pedagogico. Un'unitarietà che, al di là del fatto meramente regionale appena richiamato - il discorso riguarda il concetto di autonomia cui ci siamo preoccupati di mettere paletti -, è finalizzata ad evitare situazioni frastagliate sotto il profilo educativo e dell'apprendimento. Il principio educativo che dovrebbe essere unitario, in riferimento a valori che sappiano conciliare l'autonomia e la libertà con la dignità, non può essere buttato alle ortiche! Ecco perché su questa materia inerente alla scuola e all'orientamento didattico, non si può scherzare perché implica non solo la dignità, la civiltà e la cultura, ma anche il destino della società italiana (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Guido Dussin. Ne ha facoltà.

GUIDO DUSSIN. Intendiamo dire solo una cosa a Berlinguer: il personale ausiliario è stato trasferito alle dipendenze dello Stato, mentre prima dipendeva dai comuni. Ai comuni sono rimaste le spese dei trasporti, dei testi base, di questa riforma e della realizzazione dei laboratori che lo Stato richiede. Lo Stato non ha messo neppure una lira a disposizione dei comuni. Il federalismo si misura anche con i soldi che dalle nostre parti si chiamano sghei. Con gli sghei si fa il federalismo; se i comuni hanno i soldi possono fare una grande riforma. Voi avete solamente saputo centralizzare questa istituzione. Quindi, onorevole Berlinguer, non c'è nulla di federalista nella sua riforma, anzi è un provvedimento prettamente centralista (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.
Anche per lei, onorevole Aprea, due minuti.

VALENTINA APREA. Signor Presidente, non pensavo di intervenire ma ho deciso di farlo dopo aver ascoltato l'intervento dell'onorevole Berlinguer, perché ho a cuore un altro valore e principio, la libertà, e non mi sembra che tutte le leggi, volute soprattutto dall'onorevole Berlinguer, in questa legislatura abbiano restituito libertà alla scuole, ai cittadini italiani, agli studenti ed alle famiglie.
Questo dibattito, per fortuna più nostra che vostra, si svolge a fine legislatura. Abbiamo visto le vostre riforme, o dovrei dire le sue riforme, onorevole Berlinguer; abbiamo visto la sua autonomia, che viene applicata con una sterminata regolamentazione mai vista nella storia della scuola italiana (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega nord Padania); abbiamo visto la sua parità, che cerca di omologare le scuole non statali a quelle statali; abbiamo visto la riforma del Ministero, che manda i prefetti nelle regioni. Ricordo che i direttori scolastici regionali saranno nominati fra un mese dal ministro


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in carica, non dai presidenti delle regioni, e questa riforma l'avete decisa voi. Abbiamo assistito poi al reclutamento dei docenti: migliaia e migliaia di docenti con titoli assolutamente inadeguati, mentre lei, onorevole Berlinguer, allora ministro, aveva firmato il decreto di istituzione delle lauree per gli insegnanti anche delle scuole elementari...

ROSA JERVOLINO RUSSO, Presidente della I Commissione. Ma che c'entra!

VALENTINA APREA. ...e della specializzazione per gli insegnanti delle scuole medie. Qualcun altro della sua maggioranza, però, ha previsto poi concorsi con titoli diversi.
Per favore, onorevole Berlinguer, non parli di devolution con riferimento a tali riforme. Va previsto invece, certamente, un nuovo centro, che non deve essere più identificato con Roma e con il Ministero.
Voglio concludere il mio intervento ricordando ciò che affermava Luigi Sturzo nel 1950 ad un amico che gli scriveva di essere stato negli Stati Uniti e di meravigliarsi di non avervi trovato il ministro della pubblica istruzione: «Vedi, caro amico, il popolo americano è un popolo libero, il popolo italiano no» (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Negli anni cinquanta la cosa era un po' autocritica.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Savarese. Ne ha facoltà.

ENZO SAVARESE. Signor Presidente, colleghi, ovviamente intervengo a titolo personale.
Credo che, relativamente alle argomentazioni svolte dall'ex ministro Berlinguer, come alle tante altre che ho ascoltato, bisognerà fare chiarezza su alcuni punti. Innanzitutto, non è che Pirandello sia grande perché siciliano, o Manzoni o Berchet siano grandi perché lombardi: la grandezza dell'autore prescinde dalla regione di provenienza. La cultura è cultura, senza aggettivazioni.
Credo sia il caso di ricordare, onorevole Biondi, una battaglia di tanti anni fa di un altro ministro della pubblica istruzione, Salvatore Valitutti, quella per l'abolizione del valore legale del titolo di studio; si tratta di una battaglia condotta da ambienti liberali per molti anni. Siamo convinti - non so se il collega Furio Colombo sia in aula oggi - che la scuola, la cultura non abbiano bisogno di direzioni né a livello nazionale, né a livello regionale; la cultura va lasciata libera di crescere. Ricordo che i corsi più belli su Leopardi ai quali ho partecipato sono stati alla Columbia University di New York, non nelle Marche.
Credo, quindi, che vada concessa la massima libertà possibile affinché la cultura si metta in competizione sul mercato, dandoci veramente la possibilità di rispondere alla sfida europea in maniera adeguata e competitiva. Francamente, non mi sento di condividere alcuna impostazione dirigistica, né a livello statuale, né a livello regionale (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sestini. Ne ha facoltà.
Onorevole Sestini, ha due minuti.

GRAZIA SESTINI. Signor Presidente, non parlerò di scuola bensì desidero tornare sul merito dell'emendamento Moroni 5.313.
Apprezzo lo sforzo che è stato fatto dalla Commissione nel riprendere il testo della bicamerale. Vi sono però due punti sui quali ho delle perplessità. Il primo è relativo alla definizione dei livelli essenziali e all'inserimento dei diritti civili.
Mi sembra che tutto questo ragionamento sia una sorta di sfiducia nella capacità degli assessori regionali e delle regioni di programmare e di realizzare servizi! Io sono per una visione dello Stato nell'ambito della quale si consente


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che i livelli locali, che conoscono come nessun altro i propri territori, siano in grado di offrire tutti quei servizi che rispondano a quelle domande. Ripeto: tutti quei servizi che rispondono a quelle domande! È quindi molto più della «essenzialità»!
Passando al secondo punto che mi provoca delle perplessità, vorrei rivolgermi anche all'onorevole Berlinguer che prima ci ha fatto una lezione interessante sui diritti civili. Pur essendo d'accordo sull'introduzione nel testo del riferimento ai diritti sociali, vi chiedo perché si debbano introdurre anche qui i diritti civili? Che cosa vuol dire? Vuol dire che le nostre regioni e i nostri comuni non sono in grado di riconoscere quali siano i diritti civili? Vuol dire forse che nella regione Toscana non esiste il diritto all'istruzione, alla libertà, alla religione e via dicendo? Io abito in una regione governata dal centrosinistra e riconosco all'assessore della mia regione la capacità di garantirmi tutto questo! Pertanto, l'inserimento dei diritti civili nel testo in esame mi sembra, ancora una volta, una sfiducia nei confronti dei livelli locali (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bianchi Clerici. Ne ha facoltà.

GIOVANNA BIANCHI CLERICI. Pochi minuti fa in quest'aula abbiamo assistito - devo dire un pochino anche con la sua complicità, Presidente - ad un'operazione di «malizia parlamentare» da parte dell'onorevole Berlinguer. Egli, infatti, aveva chiesto di parlare su un emendamento che era riferito alla lettera l) dell'articolo che stiamo esaminando: dopodiché, nel corso del suo intervento, si è agganciato ad un emendamento successivo che si riferisce alla lettera m). In questo modo, egli ha compiuto un'operazione sicuramente ben studiata alla quale io vorrei rispondere.
Per questo motivo, Presidente, se mi può gentilmente ascoltare, le chiederei di poter parlare... Presidente, capisco che la stiamo disturbando, però le chiederei...

PRESIDENTE. No, stavo parlando con un suo collega!

GIOVANNA BIANCHI CLERICI. ...gentilmente di applicare a me la stessa deroga che ha utilizzato con l'onorevole Berlinguer, permettendogli di intervenire su un emendamento successivo a quello che era in discussione.

PRESIDENTE. Sì, è prassi che si faccia così!

GIOVANNA BIANCHI CLERICI. Vorrei quindi intervenire su quell'emendamento della Commissione che riguarda la lettera m)...

PRESIDENTE. Sui due emendamenti.

GIOVANNA BIANCHI CLERICI. ...promettendole ovviamente che non interverrò dopo.

PRESIDENTE. Sì, è la stessa cosa che si è fatta per tutti.

GIOVANNA BIANCHI CLERICI. Perfetto, la ringrazio molto.
Dicevo che l'onorevole Berlinguer, passando ad esaminare un emendamento relativo ai diritti sociali e ai diritti delle persone più deboli della società, si è agganciato ad un emendamento che invece riguarda le competenze che lo Stato riserva a se stesso a livello legislativo nel campo dell'istruzione. Questa è un'operazione subdola, onorevole Berlinguer, mi permetta di dirglielo, perché lascia intendere che solo lo Stato sia in grado di ottemperare alle istanze anche dei più deboli che provengono dal mondo scolastico e che le regioni non sarebbero - una volta che venisse applicato il trasferimento di competenza di potestà legislativa alle regioni - in grado di farlo! Questo è ovviamente falso e noi lo dimostreremo anche con i referendum sulla devolution, con i quali chiameremo i cittadini -


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sicuramente delle regioni del nord, ma spero anche delle altre regioni - a dire che cosa vogliono in materia di istruzione.
Semmai, onorevole Berlinguer, è vero il contrario: come le ha detto poco fa anche l'onorevole Aprea, lei non può venire a raccontarci adesso che è giusto che anche le regioni abbiano la possibilità di legiferare ma che queste, «poverette», essendo un po' incapaci e deboli, debbono essere aiutate e sostenute da «Roma», dal Governo centrale. Questa è una cosa che pensa lei con la sua parte politica, ma che fortunatamente molte migliaia di cittadini cominciano a non pensare più. Noi sosteniamo da sempre e siamo sicuri di essere in grado di dimostrare che, se le regioni fossero messe in condizione di legiferare su queste materie, farebbero cose migliori di quelle che ha fatto finora lo Stato centrale.
Come forse qualcuno avrà visto, oltre a questa proposta di legge costituzionale vi è anche una proposta del mio gruppo, sottoscritta da me e da altri colleghi, che risale allo scorso anno e con la quale abbiamo chiesto di trasferire alle regioni tutte le competenze sull'istruzione (compresa quella sul reclutamento degli insegnanti, sull'organizzazione scolastica e sulla gestione dei cicli e degli aspetti quotidiani della scuola) affinché ogni regione possa decidere secondo i propri principi sulla qualità dei servizi resi ai cittadini.
Nell'emendamento della Commissione che trasforma la lettera m) mi fa ridere che si dica che le regioni e lo Stato avranno potestà legislativa concorrente, fatta salva l'autonomia. Di quale autonomia si parla, onorevole Berlinguer? Forse di quella che lei, il suo gruppo, la maggioranza e il Governo avete portato avanti dopo la legge Bassanini e che oggi, che è pienamente operativa, si riduce per i dirigenti scolastici solo ed esclusivamente alla facoltà di decidere in che giorno dell'anno e a che ora iniziare le lezioni (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)? Questa non è autonomia. E che discorso è quello di ipotizzare che un domani le regioni dotate di potestà legislativa diventino matrigne cattive che d'improvviso impediscono ai presidi, ai dirigenti scolastici e ai direttori di operare nell'autonomia? Per noi la parola autonomia, se vuole, è anche sacra perché ci crediamo fermamente. Non prendiamo a pretesto una legge dello Stato fatta malissimo per cercare di tagliare le ali ad un vero trasferimento cioè alla devoluzione (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, condivido la nuova formulazione dell'emendamento Moroni 5.313, avendovi lavorato insieme al banco della Commissione.
Mi pare che nel dibattito che si sta svolgendo, al di là di alcune incursioni nella polemica quotidiana e governativa che sono comprensibili (gli onorevoli Bianchi Clerici, Aprea, ed altri hanno polemizzato sulla politica del Governo quando era ministro Berlinguer), la gran parte degli intervenuti, tra cui l'onorevole Napoli, ha capito che stiamo discutendo di una norma costituzionale, quale che sia il ministro della pubblica istruzione o degli affari sociali pro tempore, oggi dell'Ulivo e domani del Polo.

PRESIDENTE. Onorevole Giovanardi, onorevole Selva e onorevole Buontempo, per cortesia.

MARCO BOATO. Stiamo parlando di una norma costituzionale. A me pare che, superando qualche asprezza di stamattina, si sia riusciti a dialogare sulle sollecitazioni venute da parte degli esponenti del Polo e che sono state recepite dalla collega Moroni in particolare (perché è lei la titolare dell'emendamento) ma, in modo condiviso, da parte dell'insieme della Commissione.
Credo che questo sia un segno importante dello spirito e anche del metodo attraverso il quale si possono costruire, in


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una logica di collegialità che non annulla le differenze culturali, ma che mira a fissare nella Costituzione l'essenziale, delle norme di questo rango.
Mi auguro che questo spirito si tramuti in un atteggiamento positivo nel corso della votazione e ovviamente annuncio il voto favorevole alla nuova formulazione dell'emendamento Moroni 5.313.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rodeghiero. Ne ha facoltà.

FLAVIO RODEGHIERO. Signor Presidente, permetta anche a me, come ad altri colleghi, di fare riferimento pure ad emendamenti successivi. Il dibattito che l'onorevole Boato definisce in qualche modo strumentale per gli interventi di qualche collega è stato introdotto dall'onorevole Berlinguer: quando si sentono certi discorsi che rappresentano fughe all'indietro rispetto alla storia (non dell'Italia, che è inserita in Europa), quando si parla ancora con certi accenti di irrigidimento ideologico, perché di questo si tratta, della paura delle autonomie, in quanto si è incapaci di confrontarsi con quanto è avvenuto nel passato e sta avvenendo in Europa, è inevitabile che si verifichino anche fughe in avanti. Questo è accaduto alla Lega, rispetto ad un paese che è stato incapace di riconoscere la ricchezza delle diversità territoriali e delle autonomie.
Richiamando, per esempio, la concessione delle autonomie alle regioni nel 1971, la legge per la montagna, che ha interessato soprattutto aree di confine abitate da minoranze linguistiche, la stessa legge per le minoranze linguistiche intervenuta dopo cinquant'anni, si comprende come tanta paura del locale e dell'autonomia derivi inevitabilmente dalle sue posizioni, ministro (la chiamo ancora così) Berlinguer, e da quelle di chi si fa ancora catturare da certe sirene, perché il concetto di «nazionale» muove qualcosa nel loro animo e fa assumere determinate posizioni che non hanno più alcun senso (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)!
Devo dire che, nella mia esperienza, quando sento l'aggettivo «nazionale», dentro non mi si muove nulla, perché l'Italia ha dato solo emigrazione al territorio di montagna dove abito; cerco, comunque, di capire chi ha ancora questi accenti nostalgici, ma osservo che è ora di finirla e di confrontarci con l'Europa e con i suoi modelli di federalismo, anche per quanto riguarda le competenze in materia di istruzione e di università. Penso, per esempio, alla Germania, dove l'autonomia ha dato ottimi frutti e mi piacerebbe che l'onorevole Berlinguer mi portasse un esempio dell'orco che ha individuato, del centralismo regionalista che soffoca l'autonomia scolastica: per quanto mi riguarda, è avvenuto e sta avvenendo esattamente il contrario.
Dobbiamo avere, invece, una capacità di confronto con l'estero, dove le regioni, in particolare i Länder in Germania, hanno competenze esclusive e spazi d'autonomia che permettono una crescita con le diversità specifiche di ciascun territorio, in particolare nella formazione in rapporto con tutta la struttura sociale e produttiva di ciascuna area. Non vi è alcuna contrapposizione, allora, con l'autonomia: penso, anzi, all'indipendenza che hanno le università in Germania nei loro rapporti con l'estero, nella loro organizzazione interna, nei profili di formazione legati al territorio con un rapporto pieno con le realtà sociali ed economiche. Quindi, o abbiamo il coraggio di confrontarci con l'Europa su questi modelli in materia di federalismo o facciamo fughe indietro, per cui dovete comprendere appieno perché la Lega sia costretta a fare fughe in avanti (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rallo. Ne ha facoltà.

MICHELE RALLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ritengo che il Parlamento, nella maggioranza e nell'opposizione,


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almeno in gran parte, stia sbagliando nel momento in cui procede ad approvare una riforma federalista dello Stato. Vedete, signor Presidente, onorevoli colleghi, non so se sono l'unico ma certamente sono uno dei pochi tra i parlamentari che frequentano quest'aula che abbia il coraggio di dire che non è federalista: io sono nazionalista e, diversamente dal collega che mi ha preceduto, faccio parte di un partito che si chiama Alleanza nazionale (Applausi dei deputati del gruppo dei Popolari e democratici-l'Ulivo), che è l'erede del Movimento sociale italiano di Giorgio Almirante, il quale trent'anni fa, nel 1970, fece ostruzionismo da questi banchi contro l'istituzione delle regioni a statuto ordinario.
E faccio parte, se i colleghi mi consentono, anche di una generazione che, bene o male, qualche cosa sui libri ha studiato: allora, cari colleghi della Lega che in questo momento vi trovate insieme a noi nella cosiddetta Casa delle libertà...

DOMENICO IZZO. Poveri noi!

MICHELE RALLO. ...ho studiato che il federalismo non è quel fatto incorporeo che sembra tutti i partiti abbiano accettato da quando ve lo siete inventato voi! Il federalismo non è la dottrina politica verso la quale procede l'Europa, perché l'Europa va verso il federalismo europeo e non verso il federalismo degli Stati nazionali, si va verso l'accorpamento e la costituzione di entità più vaste.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Rallo.

MICHELE RALLO. Concludo, signor Presidente. Dicevo, non si cerca di dividere. L'esempio della Germania può essere valido per l'Italia e, come vedete, fra tutti i federalismi il peggiore è quello fiscale, quello che può realmente dividere l'Italia in un nord ricco e un sud povero. La Germania ha fatto il contrario, ha cercato di unificare e di portare tutta la nazione a determinati livelli... (Applausi dei deputati del gruppo dei Popolari e democratici-l'Ulivo e applausi polemici dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rallo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cè, al quale ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Signor Presidente, vorrei riportare la discussione...

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia. Onorevole Bova, per cortesia, onorevole Bova. Onorevole Stajano, per cortesia. Prego, onorevole Cè.

ALESSANDRO CÈ. Vorrei riportare la discussione sull'emendamento 5.318 della Commissione...

PRESIDENTE. Stiamo parlando dell'emendamento Moroni 5.313.

ALESSANDRO CÈ. Sostanzialmente gli emendamenti sono molto simili. A mio avviso è stata sottovalutata la portata di questo emendamento; chiaramente nessuno può essere contrario al fatto che vengano fissati a livello costituzionale requisiti minimi essenziali, ma lo sono già all'articolo 2 e 3 della Costituzione, e addirittura nella seconda parte della stessa. Tuttavia, in questo caso... scusate, colleghi, se posso parlare... Dicevo che stiamo sottovalutando un aspetto, vale a dire che si fa riferimento alle persone e non ai cittadini. Se possiamo essere d'accordo che vi siano diritti fondamentali per tutte le persone che si trovano sul territorio italiano, riteniamo doveroso che vi sia una distinzione fra il clandestino e il cittadino. L'unico che deve essere pienamente titolare di tutti i diritti ed anche dei doveri è il cittadino italiano; diversamente ci troveremmo nella seguente condizione: una volta approvata questa norma, daremmo anche al clandestino, magari criminale, presente in Italia lo stesso diritto alla casa, alle cure sanitarie, all'assistenza sociale che spetta al cittadino


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italiano. Ma le risorse non sono infinite e ricordo che, anche nella famigerata legge Turco-Napolitano, l'intervento sanitario è di tipo assistenziale unicamente per i casi urgenti...

ROSANNA MORONI. L'hai mai letta?

ALESSANDRO CÈ. ... e non viene assicurato lo stesso trattamento rispetto al cittadino italiano; in questo caso si tratterebbe addirittura di un peggioramento ulteriore; vale a dire che il cittadino italiano onesto sarebbe perfettamente equiparato al clandestino criminale. Credo che, eventualmente, i veri razzisti siate voi, ancora una volta, perché non riuscite a discriminare minimamente fra chi ha legittimamente dei diritti, a discapito di tutti i cittadini onesti che abitano in questo paese.

PRESIDENTE. Onorevole Giovanardi, lei ha chiesto di intervenire, ma ha già parlato.

CARLO GIOVANARDI. Sì, ma per dichiarazione di voto. Vorrei tornare all'emendamento riformulato per dire come vorremmo votarlo.

PRESIDENTE. Lei è già intervenuto prima.

CARLO GIOVANARDI. No, era un altro emendamento.

PRESIDENTE. Non era un altro, è lo stesso emendamento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Teresio Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, in questo mio breve intervento farò riferimento agli emendamenti Moroni 5.313 e 5.318 della Commissione, perché dalle parole del collega Boato ho appreso che la riformulazione dell'emendamento Moroni 5.313 renderebbe superfluo ed assorbito l'emendamento successivo.
Noi siamo assolutamente d'accordo sul fatto che nel nuovo patto costituzionale, che dovrebbe rinnovare profondamente il nostro paese, una grande questione sia rappresentata dal riconoscimento e dalla garanzia dei diritti civili e sociali. In quest'ottica, al di là di tutto, noi riteniamo prevalente ed essenziale che nella riforma oggi al nostro esame vi sia un'indicazione precisa che questi diritti civili e sociali siano garantiti in modo uniforme in tutto il territorio nei loro livelli minimi ed essenziali. Per questo motivo, signor Presidente, siamo d'accordo con la riformulazione e, pertanto, i deputati del CDU voteranno a favore (Applausi dei deputati dei gruppi misto-CDU, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Comunista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Risari. Ne ha facoltà.

GIANNI RISARI. Signor Presidente, anch'io, come l'onorevole Aprea, dopo aver ascoltato l'onorevole Berlinguer, non sarei intervenuto, ma, dopo aver sentito l'onorevole Aprea, invece, intervengo, anche se brevemente.
L'intervento dell'onorevole Berlinguer è stato, come al solito, molto chiaro: egli ha parlato di scuola radicata nella realtà locale, nella comunità locale ed aperta ad un orizzonte culturale più ampio. L'orizzonte culturale della scuola non può essere che nazionale, europeo, mondiale, anche se essa è radicata nella comunità locale. È questo che certa cultura - o incultura - non riesce a comprendere. La cultura e l'arte trascendono il particolare, tendono all'universale, altrimenti non si tratta di arte, ma di folclore. È vero che lo sapete voi della Lega (Commenti dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)?
La riforma della scuola di cui ha parlato il ministro Berlinguer (Commenti dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)... Caro amico, c'è qualcuno che usa il campanile per starsene tranquillo alla sua ombra e qualcuno che lo usa per guardare più lontano: noi apparteniamo a


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questa seconda categoria (Applausi dei deputati dei gruppi dei Popolari e democratici-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo - Commenti dei deputati del gruppo della Lega nord Padania). Stai tranquillo, che sono anch'io lombardo!
La riforma della scuola, con l'introduzione dell'autonomia, va nel senso della vera sussidiarietà. Come si fa a non capire, a non vedere? Vi è la riforma dei provveditorati: voi lombardi lo sapete o non vi hanno ancora detto che in Lombardia parte la sperimentazione, per cui i provveditorati vengono soppressi e si riparte dall'autonomia delle scuole? Informatevi!

VALENTINA APREA. Non dire fesserie!

PRESIDENTE. Onorevole Risari, deve concludere.

GIANNI RISARI. L'onorevole Aprea ha parlato di libertà. Ebbene, manca un tassello alla riforma che abbiamo voluto: gli organi collegiali, che dovevano servire per fare in modo che la famiglia, i genitori partecipassero di più all'attività della scuola. Non abbiamo gli organi collegiali, perché voi avete fatto ostruzionismo (Applausi dei deputati dei gruppi dei Popolari e democratici-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo - Applausi polemici dei deputati del gruppo della Lega nord Padania) e avete impedito ...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Risari.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovine. Ne ha facoltà.
Colleghi, per cortesia, state seduti.

UMBERTO GIOVINE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, se in quest'aula stessimo parlando di federalismo (e rassicuro il collega Rallo che ha avuto l'onestà di dichiararsi antifederalista)...

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia!

UMBERTO GIOVINE. Se stessimo parlando di federalismo, e non è così, ci troveremmo di fronte ad uno snodo importante che passa tra i due grandi dogmi della democrazia moderna: il diritto di ciascun individuo di sviluppare il potenziale delle proprie capacità, e cioè il diritto egualitario, ed il diritto all'identità, e cioè il diritto territoriale. Poiché non siamo in presenza di un provvedimento federalista, mi concentrerei su quanto ci ha ricordato il collega Berlinguer con la passione di cui gli va dato atto. Collega Berlinguer, lei ha riportato la cultura nazionale a seicento anni fa ma le ricordo che la nazione in Europa è nata duecento anni fa e che precedentemente non esisteva alcuna cultura nazionale. Collega Berlinguer, lei insegna a Siena: lo dica ai senesi che l'università di Siena è nazionale! Lo vada a dire nelle contrade senesi che la loro è una cultura nazionale! Vada a Pavia a dire che quella è un'università nazionale, vada a Pisa e a Padova! In tutto questo non c'è nulla di nazionale! La comunità della cultura è sempre stata europea e locale, con i suoi statuti e le sue libertà. Questo vale per tutte le università, da quella di Salamanca a quella di Pavia e a quella in cui lei insegna.

PRESIDENTE. Deve concludere.

UMBERTO GIOVINE. Non avendo mai voluto mandare i miei figli in una scuola religiosa perché non ne vedevo la necessità, ma neanche in una italiana, li ho mandati tutti e quattro in scuole straniere in Italia. Per esempio la scuola svizzera di Milano ha una maturità che fa capo al cantone dei Grigioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)...

PRESIDENTE. La ringrazio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scoca. Ne ha facoltà.

MARETTA SCOCA. Signor Presidente, è vero che stiamo riformando la Costituzione nella parte in cui sono disegnati i poteri delle regioni, delle province e dei comuni, ma con il testo al nostro esame


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si ampliano molto i poteri degli enti territoriali e si assegnano poteri legislativi nuovi. È per questo che, pur non essendo in discussione i principi fondamentali contenuti nella prima parte della Carta fondamentale, è bene ribadire all'articolo 117 che la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, che devono essere garantiti in tutto il territorio nazionale, restino in capo allo Stato, anche per garantirne l'uniformità su tutto il territorio nazionale. È evidente che si parla del metro essenziale, che ben può essere aumentato dalle singole regioni, anzi, è l'augurio che tutti ci facciamo, ma non si possono lasciare senza una garanzia costituzionale problemi così delicati riguardanti tutte le persone, in specie le più deboli.
Per questi motivi il mio gruppo voterà a favore dell'emendamento. A titolo personale aggiungo che avrei ampliato la previsione. Forse è un pensiero malizioso ma, come ha detto un eminente uomo politico, a pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina. Del resto, è meglio spendere una parola in più quando è il momento per poi non doversene pentire successivamente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Acquarone. Ne ha facoltà.

LORENZO ACQUARONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei svolgere due brevissime considerazioni. La prima è un compiacimento che va all'onorevole Rallo e all'amico Aloi. In questo strano momento, in cui da parte della destra, forse convertita sulla via di Arcore, sono venute tante dichiarazioni di regionalismo (penso ai muri sbreccati su cui si legge ancora «tutto per lo Stato, niente al di fuori dello Stato» cioè una cultura che ho combattuto e che continuo a combattere, ma che è rispettabile), sentire rivendicare - in specie dall'onorevole Aloi - l'esperienza di Giovanni Gentile mi sembra (onorevole Nardini mi sembra che non ci capiamo più) che abbia rimesso le cose a posto.
Effettivamente, mi sembrava molto strano questo trasformismo. Non sono d'accordo sul principio «tutto nello Stato, niente fuori dello Stato» e non condivido le idee scolastiche di Giovanni Gentile, ma che esse fossero sparite dalla storia del nostro paese mi aveva profondamente stupito.
Il secondo mio intervento ha natura di interpretazione, per quel che valgono le interpretazioni del legislatore. Quando parliamo di istruzione, dovrebbe essere chiaro che le università non c'entrano. Amico, onorevole Iovine, pensiamo all'università di Pavia, di Padova o di Bologna: se conferissimo un minimo di competenze alle regioni, uccideremmo la ricerca scientifica nel nostro paese (Commenti dei deputati del gruppo della Lega nord Padania), una ricerca scientifica fatta non di provincialismo, ma di comunità scientifica (Commenti del deputato Molgora). Ma vi è un argomento di fondo che mi sembra dirimente.

PRESIDENTE. Mi scusi, Presidente Acquarone, ma dovrebbe concludere.

LORENZO ACQUARONE. L'argomento di fondo è che l'articolo 33 della Costituzione - che non sarà modificato - afferma che le istituzioni di alta cultura, università ed accademie hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato. Sia chiaro, quindi, che nella proposta di legge costituzionale non si parla di università: l'università deve vivere nella sua autonomia, nella sua libertà, nell'arco di principi generali delle leggi dello Stato, come affermato dall'articolo 33 della Costituzione (Applausi dei deputati dei gruppi dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Democratici-l'Ulivo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, intervengo perché tirato in causa dall'intervento


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dell'onorevole Risari. Sono sconcertato nel sentire le prediche di un rappresentante del partito popolare italiano che ha svenduto la cultura ed il senso dell'umanità, appoggiando la sinistra che in Europa sta lavorando per far adottare i bambini alle coppie di omosessuali (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania). Allora, a lei non rimane altro che iscriversi all'Arcigay, star zitto e non dare lezioni di cultura (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Moroni 5.313 (Nuova formulazione), nel testo ulteriormente riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (
Vedi votazioni).
(Presenti 467
Votanti 286
Astenuti 181
Maggioranza 144
Hanno votato
278
Hanno votato
no .... 8).

Avverto che l'emendamento 5.318 della Commissione è stato ritirato. L'emendamento Luciano Dussin 5.77 è precluso. Avverto che l'emendamento Luciano Dussin 5.76 è stato ritirato. L'emendamento Berlinguer 5.143 è assorbito. Avverto che l'emendamento Zeller 5.120 è stato ritirato.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Luciano Dussin 5.33 e Giovanardi 5.314.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanardi. Ne ha facoltà.

CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, innanzitutto mi dispiace che non sempre si sia d'accordo sulle interpretazioni regolamentari, ma essendo stato il tempo contingentato, diventa difficile seguire i lavori per un parlamentare come me che ha criticato un testo sul quale stavamo discutendo e sul quale avevo alcune riserve; successivamente, è stata presentata una nuova formulazione del testo che abbiamo appena votato ed avrei voluto dire per quale motivo ero favorevole. Magari, avrei potuto anche influenzare il voto che i colleghi stavano per esprimere. Onorevoli colleghi, è difficile esprimere le proprie critiche, chiedere un ripensamento alla Commissione, ottenere un nuovo testo e non poter formulare il proprio giudizio al riguardo, quando per un'ora si parla di tutt'altro, come è accaduto con la bellissima discussione sulla scuola che, però, non riguardava il merito dell'argomento in questione.
Pertanto, sono costretto a dire ora i motivi per i quali abbiamo votato a favore dell'emendamento Moroni 5.313. Si tratta, infatti, di un passaggio decisivo - nell'ottica di uno Stato federale - nei rapporti tra Stato ed autonomie. Siamo assolutamente d'accordo che lo Stato centrale determini i livelli essenziali delle prestazioni per tutti i cittadini italiani sul territorio nazionale e che li garantisca. Infatti, negli Stati Uniti accade proprio così. È vero che bisogna avere fiducia nelle autonomie, ma non sempre esse sono in grado di garantire il minimo o l'essenziale in termini di diritti civili e di diritti sociali, tant'è vero che negli Stati Uniti per consentire l'ingresso agli studenti di colore in alcune università è dovuta intervenire la guardia nazionale. In quel paese, tra l'altro, si è in una situazione di federalismo pieno. Allora, avrei voluto dire che il nostro voto a favore di questo principio significa il riconoscimento di un equilibrio che deve garantire la piena autonomia delle regioni anche in uno Stato che diventerà federale, ma con il diritto-dovere da parte dello Stato nazionale di garantire a tutti i cittadini, in qualsiasi regione essi abitino, il minimo delle prestazioni.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.


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Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Luciano Dussin 5.33 e Giovanardi 5.314, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 465
Votanti 452
Astenuti 13
Maggioranza 227
Hanno votato
55
Hanno votato
no ...397).

Avverto che l'emendamento Calderisi 5.101 è stato ritirato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Giordano 0.5.335.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 450
Votanti 443
Astenuti 7
Maggioranza 222
Hanno votato
102
Hanno votato
no ...341).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Teresio Delfino 0.5.335.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 457
Votanti 450
Astenuti 7
Maggioranza 226
Hanno votato
30
Hanno votato
no ...420).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.335 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Voglino. Ne ha facoltà.

VITTORIO VOGLINO. Signor Presidente, penso che questo emendamento sia stato posto alla nostra attenzione molto opportunamente. È un emendamento sul quale vi è unanime consenso di tutto il gruppo popolare ed io voglio sottolinearne un passaggio molto importante: nella Costituzione si riconosce l'autonomia scolastica. Una grande responsabilità viene affidata alla scuola, chiamata a formare i giovani, in collegamento stretto con il territorio e con la comunità locale, non senza, però, aver significativamente precisato che questa autonomia deve essere interpretata all'interno di norme generali sull'istruzione che continueranno a spettare allo Stato, proprio per assicurare quell'identità culturale del nostro paese di cui ha parlato, in modo molto preciso, chiaro ed appassionato, l'onorevole Berlinguer.
Vorrei chiudere dicendo alla collega Aprea che anche a noi popolari sta a cuore la libertà, però coniugata con la giustizia. Ecco, noi siamo convinti che questo obiettivo, coniugare libertà e giustizia, potrà essere raggiunto proprio se perseguiamo con altrettanta convinzione un progetto di identità culturale (Applausi dei deputati del gruppo dei Popolari e democratici-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fontan. Ne ha facoltà.

ROLANDO FONTAN. Signor Presidente, precedentemente si è perso molto tempo a parlare di istruzione, ma purtroppo in effetti la discussione verteva su un emendamento concernente altra questione, quella dei diritti minimi, mentre l'emendamento importante in materia di istruzione è quello che stiamo ora esaminando, proposto dalla Commissione.


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Il testo di partenza prevedeva che l'istruzione universitaria costituisse materia di esclusiva competenza statale mentre gli altri livelli di istruzione rientravano nella competenza concorrente. Cosa è successo, in seguito? Per le pressioni provenienti soprattutto dalla sinistra che compone la maggioranza è stata fatta un'ulteriore concessione, per cui viene mantenuta l'istruzione come competenza concorrente, salva l'autonomia delle istituzioni scolastiche. Ciò vuol dire che questa competenza, con l'autonomia delle istituzioni scolastiche, diventerà un altro tipo di competenza, mentre alla competenza esclusiva dello Stato sono state riservate, per blindare, per salvaguardare, diciamo così, da una possibile fuga in avanti, le norme generali sull'istruzione. In questo modo, avremo un testo finale del provvedimento che lascia alla competenza esclusiva dello Stato le norme generali sull'istruzione e attribuisce l'istruzione alla competenza concorrente. Rispetto alla nostra posizione si tratta di una vera e propria doppia blindatura rispetto all'unica blindatura precedente. È ovvio che dal nostro punto di vista tutto ciò peggiora la situazione, perché, oltre a inserire questa materia tra quelle oggetto di legislazione concorrente, vi è l'ulteriore vincolo dell'esclusività della legislazione statale riguardo alle norme generali sull'istruzione.
Sono intervenuto per fare chiarezza sulla questione e voglio ricordare, ancora una volta, che l'istruzione è oggetto di uno dei tre referendum sulla cosiddetta devolution. Vorrei spiegare all'onorevole Folena, come ho già fatto in relazione alla questione dell'ordine pubblico, che l'inserimento dell'istruzione tra le materia a legislazione concorrente e la previsione della legislazione esclusiva in materia di norme generali sull'istruzione vuol dire non dare alcuna possibilità alle regioni di legiferare in tale materia. Onorevole Folena, questo è il risultato finale! Così comprendo per quale motivo l'onorevole Violante abbia lasciato che la discussione andasse avanti così: in questo modo è difficile capire le questioni in discussione. È per questo che sono voluto intervenire: voglio far comprendere come il risultato finale sarà, di fatto, che le regioni, in materia di istruzione, non avranno alcuna possibilità di intervenire. È per questo che, a questo punto, il referendum sulla devolution in materia di istruzione si rende necessario, nonostante quel che dice l'onorevole Folena (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sestini. Ne ha facoltà.

GRAZIA SESTINI. Signor Presidente, prima di intervenire sul merito dell'emendamento in discussione, vorrei esaminare alcune questioni emerse dal dibattito.
In quest'aula si è parlato di diminuzione dell'orizzonte culturale nel caso in cui l'organizzazione delle scuole dovesse passare alle regioni. Attenzione: l'orizzonte culturale delle nostre scuole non è dato da chi le gestisce, sia esso lo Stato o gli assessori regionali, ma dalla libertà di insegnamento sancita dalla Costituzione e dalla natura stessa delle nostre scuole e di tutto il sistema educativo (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega nord Padania)! Non accetto assolutamente che si pensi che l'orizzonte culturale dipenda da chi gestisce e organizza le scuole: l'orizzonte culturale dipende dagli insegnanti.
Vorrei altresì rispondere ai colleghi che hanno posto la questione degli ordini collegiali. Per quanto riguarda il provvedimento relativo agli ordini collegiali, non abbiamo fatto alcun tipo di ostruzionismo: siete voi che non avete il coraggio di discuterla in Assemblea, perché sapete che quel provvedimento, di fatto, esclude le famiglie e le rappresentanze locali. Si tratta di un provvedimento improntato al centralismo e non all'autonomia (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega nord Padania).
Per quanto riguarda la ricerca scientifica, Presidente Acquarone, deve essere chiaro che essa è libera in quanto tale e non c'è alcun problema di regionalizzazione.


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Auspico che le regioni riescano a gestire meglio i fondi destinati alla ricerca, perché purtroppo gli istituti nazionali, pur benemeriti, in questi anni li hanno sprecati. Auspico, quindi, che le regioni, conoscendo le persone che vi lavorano e le richieste provenienti dal territorio, riescano a gestirli meglio.
Per quanto riguarda l'emendamento 5.335 della Commissione, devo dire che mi lascia un po' perplessa, onorevole Voglino, quanto da lei affermato, vale a dire che per la prima volta l'autonomia entra nella Costituzione. È vero, ma mi chiedo se non vi sembri pleonastico costituzionalizzare una questione particolare quale questa disciplinata da una legge ordinaria, anzi da un regolamento figlio di una legge ordinaria, perché l'articolo 21 della legge n. 59 sancisce solo in linea generale l'autonomia scolastica, in seguito disciplinata da un regolamento sul quale le Commissioni parlamentari si sono limitate ad esprimere il loro parere.
Per quanto riguarda le norme generali sull'istruzione, dico che esse non mi spaventano perché per tali intendo soltanto le politiche generali e i curricula. No, onorevole Berlinguer, la sua idea è diversa dalla mia perché la riforma che lei ha fatto non andava in questo senso. L'autonomia non è in questo senso, tant'è vero che avete paura che gli assessori regionali comandino sulle scuole. Ciò vuol dire che non avete capito oppure che la legge contiene dei grandi difetti. Se le cose stessero come dite voi, non dovreste avere paura degli assessori regionali perché con questa legge la scuola dovrebbe essere in grado di autodeterminarsi e di autogovernarsi. Se avete paura degli assessori regionali, vuol dire che quella non è un'autonomia vera.
Io non ho paura delle norme generali sull'istruzione, laddove lo Stato si limiti ad indicare soltanto i curricula nazionali affidando alle singole scuole la definizione dei curricula particolari. Mi consenta, onorevole Berlinguer, di dirle che studiare o meno Pirandello a scuola non spetta deciderlo a nessun assessore ma spetta alla programmazione particolare di ciascun insegnante! Questa è una cosa veramente pazzesca! Onorevole Berlinguer, nessun assessore - grazie a Dio - ha mai provato ad entrare nei programmi della scuola, perché ciò sarebbe veramente fuori da ogni dimensione della nostra cultura.
Detto questo, preannuncio la mia astensione (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melograni. Ne ha facoltà.

PIERO MELOGRANI. Presidente, volevo fare un'osservazione sulla lettera m) dell'articolo 5, concernente l'istruzione universitaria.
Il testo originario diceva che lo Stato aveva la legislazione esclusiva in determinate materie e in particolare, alla lettera m) veniva indicata l'istruzione universitaria. La Commissione con il suo emendamento 5.335 ha sostituito le parole «istruzione universitaria» con le seguenti: «norme generali sull'istruzione».
Mi chiedo: dove è andata a finire l'istruzione universitaria? Forse è rimasta nell'ultimo capoverso dell'articolo 33 della Costituzione oppure è stata messa nel limbo? Vorrei che qualcuno mi fornisse dei chiarimenti al riguardo.
Inoltre mi chiedo: non c'era l'autonomia? Per caso non sarà stato eliminato il punto concernente l'istruzione universitaria perché ci si vergognava di lasciare allo Stato qualcosa che invece non dovrebbe appartenere né allo Stato né alle regioni ma soltanto all'università? Sono questi i chiarimenti che chiedo perché rimango interdetto nel leggere queste variazioni repentine.

PRESIDENTE. Il relatore Cerulli Irelli ha qualcosa da dire sulla questione sollevata dall'onorevole Melograni?

VINCENZO CERULLI IRELLI, Relatore per la maggioranza, per i profili inerenti agli enti locali e ai loro rapporti con lo Stato e con le regioni. In generale, con


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riferimento al testo della Commissione noi diamo per pacifico che l'articolo 33 della Costituzione rimane in piedi. Colleghi, badate bene perché i diritti della prima parte della Costituzione, quelli relativi ai principi fondamentali, ed anche quelli successivi non vengono rielencati poichè sono già previsti e sono coperti dalla riserva di legge. Su di essi non ci possiamo né vogliamo fare niente perché non operiamo sulla prima parte.
Dunque l'articolo 33 resta in piedi. Parlando di norme generali sull'istruzione non facciamo altro che riprendere la formula dell'articolo 33 che abbiamo voluto e dovuto riprendere perché in materia di istruzione c'è anche una competenza della regione, che ritrovate nel comma successivo. Ciò non riguarda le università in quanto tali, le quali come istituzione sono rette dal principio di autonomia nell'ambito delle leggi dello Stato, ai sensi dell'ultimo comma dell'articolo 33 della Costituzione. Quanto invece alle istituzioni dell'autonomia scolastica, esse sono espressamente menzionate e fatte salve in quanto istituzioni autonome, sulla base della scelta che questo Parlamento ha fatto poco tempo fa. Riteniamo di grande valore avere affermato la garanzia di queste istituzioni. È tutto e credo che la scelta di queste istituzioni sia fondamentalmente equilibrata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA. Presidente, mi associo alle dichiarazioni dell'onorevole Sestini, ma vorrei aggiungere una considerazione. Tutta l'operazione non mi convince, colleghi della maggioranza, e non esprimerò voto favorevole su questo emendamento perché il principio costituzionale di autonomia delle istituzioni scolastiche, che è sicuramente importante, non può valere in assoluto come scelta positiva. Noi abbiamo una realtà statalizzata e gestita in modo centralistico; l'istruzione è gestita al 97 per cento dallo Stato e con norme statali pesantissime che disciplinano e regolamentano l'autonomia. Di fatto, l'unico aspetto positivo di questo emendamento è che potrebbe far avvicinare molto di più le scuole alle università, conferendo una valenza all'autonomia delle istituzioni scolastiche identica e non inferiore a quella delle università. Se la modifica può essere intesa in questo senso, è certamente positiva, se invece viene indicata come contrappeso a tutte le norme che saranno di carattere regionale per mantenere, attraverso i regolamenti per le istituzioni scolastiche, un cordone ombelicale tra lo Stato centrale e le scuole (Commenti dei deputati Cerulli Irelli e Jervolino Russo)... Lo so, onorevoli Cerulli Irelli e Jervolino Russo, voi la pensate così; vi voglio ricordare che oggi lo Stato gestisce il reclutamento dei docenti. Quale autonomia può avere una scuola se non può scegliersi i docenti né gestirli? L'università ha sempre avuto questa autonomia. L'autonomia delle università è costituzionale e sicuramente completa.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Aprea.

VALENTINA APREA. Invece, se penso all'attuale autonomia, devo dire che essa sembra più un vincolo statale che una forma di libertà rispetto all'autodeterminazione delle scuole, tanto è vero tanto che la maggioranza...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Aprea.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Acciarini. Ne ha facoltà.

MARIA CHIARA ACCIARINI. Presidente, vorrei fare ancora due precisazioni - credo necessarie - sulla legge relativa agli organi collegiali. Innanzitutto, ringrazio il collega Risari che ha ricordato questo aspetto importante della riforma, ma credo che dovremmo discutere questo testo, anche perché da molte parti del paese giunge la richiesta che esso sia esaminato in Assemblea e diventi legge. Colgo, pertanto, quest'occasione per rivolgermi


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alla Presidenza della Camera e ai presidenti di gruppo e per invitarli a mettere questo testo all'ordine del giorno dei lavori dell'Assemblea.
Per quanto concerne questo testo, per favore, rispettiamo almeno la verità. È prevista la partecipazione dei genitori, degli studenti, degli insegnanti e di tutti i lavoratori della scuola e ricordo all'onorevole Sestini - che forse non era ancora in Parlamento - che in Comitato ristretto la sua forza politica ha fatto le barricate contro la parola «cooperazione» che era scritta come rapporto tra le varie componenti della scuola nel primo articolo di questo testo. Allora eravate lanciati all'inseguimento di un'improbabile assimilazione del preside ad una specie di amministratore delegato di una società per azioni, senza che avesse, peraltro, gli strumenti di scelta e di revoca che nelle società per azioni esistono. Se avete cambiato strada, vi attendiamo e speriamo di lavorare: questa legge è necessaria, il centrosinistra ha le carte in regola per presentarla al paese e al giudizio di tutti gli elettori (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, Comunista e misto-Rifondazione comunista-progressisti).

PRESIDENTE. Colleghi, prendete posto per cortesia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Teresio Delfino. Ne ha facoltà.
Onorevole Teresio Delfino, ha due minuti.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, intervengo soltanto per ribadire che nel grande dibattito sulla scuola, che si è sviluppato in aula nel corso di questa legislatura, abbiamo sempre avuto alcuni punti di riferimento essenziali che ci inducono a votare in un certo modo anche in questo caso: si tratta dei principi dell'autonomia, della libertà scolastica, della parità delle scuole.
Credo - voglio dirlo con forza - che l'approfondimento ed il dibattito che vi sono stati sulla normativa approvata dalla Camera dei deputati non colgano pienamente lo spirito che ha caratterizzato la nostra battaglia e la nostra posizione.
Francamente, le disposizioni contenute nell'emendamento 5.335 della Commissione potrebbero rivelare anche una scarsa fiducia nel processo di riforma costituzionale. Alla luce dell'articolo 33 della Costituzione, secondo il quale la Repubblica detta le norme generali sull'istruzione (per Repubblica s'intende non soltanto lo Stato centrale, ma anche le regioni, che hanno potere legislativo), riteniamo essenziale il rafforzamento del potere legislativo concorrente delle regioni; di conseguenza, anziché «norme generali sull'istruzione», noi avremmo preferito «principi generali sull'istruzione».
Nondimeno, intendiamo sottolineare con il nostro voto che vi è l'esigenza di fare un passo avanti in tale direzione e che, comunque, è necessaria una riflessione più puntuale. Per questo motivo, ci asterremo.
Signor Presidente, siccome ho la parola e non la prenderò in seguito, annuncio il ritiro del successivo mio emendamento 5.163; in tal senso vi era stato un invito da parte del relatore per la maggioranza, onorevole Soda.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.335 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (
Vedi votazioni).
(Presenti 430
Votanti 293
Astenuti 137
Maggioranza 147
Hanno votato
253
Hanno votato
no ...40).

Avverto che l'emendamento Moroni 5.315 è precluso.


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Passiamo alla votazione del subemendamento Giordano 0.5.333.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fontan. Onorevole Fontan, il tempo del suo gruppo è esaurito: interviene a titolo personale?

ROLANDO FONTAN. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Fontan.

ROLANDO FONTAN. Signor Presidente, stiamo esaminando una proposta emendativa con la quale si affronta il tema della previdenza sociale.
Nel testo a suo tempo approvato dalla Commissione la previdenza sociale rientrava tra le materia per le quali era prevista una potestà legislativa concorrente tra Stato e regioni; ovviamente, su pressioni della sinistra della maggioranza, la previdenza sociale è diventata, oltreché concorrente, anche materia di competenza esclusiva dello Stato. Anche in questo caso, quindi, mi pare vi sia stata una doppia blindatura rispetto ad una minima apertura che a suo tempo vi era stata, con un ovvio peggioramento del testo. Di conseguenza, per forza di cose, annuncio il voto contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nardini. Ne ha facoltà.

MARIA CELESTE NARDINI. Signor Presidente, il contenuto del subemendamento che abbiamo presentato rende del tutto evidente ciò che pensiamo: la previdenza sociale, come è giusto che sia, dovrebbe rientrare tra i compiti e le funzioni dello Stato. Come voi ben sapete, l'avevate collocata tra le materie per le quali vi è potestà legislativa concorrente. Non condividiamo che la parte integrativa rientri nella potestà concorrente; riteniamo che la previdenza sociale sia un compito, una funzione dello Stato e, pertanto, non comprendiamo la ragione per la quale sul nostro subemendamento vi sia stato parere contrario.

ELIO VITO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELIO VITO. Signor Presidente, immagino abbia compreso il motivo della mia richiesta di parola sull'ordine dei lavori.
Poco fa, lei ha annunciato che i deputati del gruppo della Lega nord Padania hanno esaurito il loro tempo. Lei ricorderà perfettamente che, durante la riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo (dove fu tra l'altro contestato dal punto di vista regolamentare il modo con il quale si era pervenuti al contingentamento, anche rispetto alle plurime iscrizioni al calendario perché erano iscrizioni nell'ambito delle quali si sapeva che non si sarebbe votato; non voglio però ricostruire questa vicenda perché sarebbe inutile), fornì assicurazioni che avrebbe tenuto conto non solo, come ha sempre fatto, della discussione ampliando i tempi assegnati ai gruppi, ma anche della materia costituzionale che stavamo trattando.
Non solo perché nel caso di specie si tratta del relatore di minoranza e del rappresentante del gruppo, ma anche ricordandole quell'impegno che aveva assunto con tutti noi a fare in modo che la discussione non dovesse «soffrire» della riduzione dei tempi, soprattutto considerato il fatto che la discussione si sta svolgendo in maniera «fisiologica» (lei a volte ama ricordare che, se vi è ostruzionismo, «chiude i tempi» e che se non c'è, li «apre»), credo, Presidente, che sarebbe il caso di consentire che la discussione possa svolgersi serenamente.

PRESIDENTE. Vorrei ricordare, in primo luogo, che il contingentamento è stato predisposto dopo sei rinvii chiesti dall'opposizione, in secondo luogo, che naturalmente, se i colleghi della Lega nord Padania - che non hanno bisogno credo


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di patrocinatori - avanzeranno tale richiesta, non vi sarà problema a concedere l'ampliamento dei tempi.
Da parte del gruppo della Lega nord Padania viene avanzata tale richiesta?

PIETRO FONTANINI. Sì, Presidente, a nome del mio gruppo, avanzo tale richiesta.

PRESIDENTE. Aumentiamo quindi della metà i tempi previsti.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Giordano 0.5.333.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 445
Votanti 430
Astenuti 15
Maggioranza 216
Hanno votato
13
Hanno votato
no ...417).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.333 (Nuova formulazione) della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 438
Votanti 310
Astenuti 128
Maggioranza 156
Hanno votato
...253
Hanno votato
no 57).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Covre 5.94, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 434
Votanti 299
Astenuti 135
Maggioranza 150
Hanno votato
43
Hanno votato
no ...256).

Avverto che l'emendamento Migliori 5.164 è stato ritirato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luciano Dussin 5.34, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 437
Votanti 306
Astenuti 131
Maggioranza 154
Hanno votato
43
Hanno votato
no ...263).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Teresio Delfino 5.166, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 442
Votanti 418
Astenuti 24
Maggioranza 210
Hanno votato
150
Hanno votato
no ...268).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento


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Teresio Delfino 5.183, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 437
Votanti 322
Astenuti 115
Maggioranza 162
Hanno votato
60
Hanno votato
no ...262).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luciano Dussin 5.35, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 441
Votanti 317
Astenuti 124
Maggioranza 159
Hanno votato
50
Hanno votato
no ...267).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luciano Dussin 5.36, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 438
Votanti 314
Astenuti 124
Maggioranza 158
Hanno votato
50
Hanno votato
no ...264).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Teresio Delfino 5.165, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 436
Votanti 405
Astenuti 31
Maggioranza 203
Hanno votato
142
Hanno votato
no ...263).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giovine 5.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 444
Votanti 431
Astenuti 13
Maggioranza 216
Hanno votato
46
Hanno votato
no ...385).

Avverto che l'emendamento Luciano Dussin 5.78 è stato ritirato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Giovine 5.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 438
Votanti 430
Astenuti 8
Maggioranza 216
Hanno votato
50
Hanno votato
no ...380).


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Avverto che gli emendamenti Luciano Dussin 5.79 e Zeller 5.121 sono stati ritirati.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Giovine 5.6 e Luciano Dussin 5.37.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fontan. Ne ha facoltà.

ROLANDO FONTAN. Ho chiesto la parola anche perché mi pare che questi emendamenti siano molto importanti.
Con l'emendamento Luciano Dussin 5.37 chiediamo di sopprimere dal testo la lettera q) relativa alla tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali.
È evidente che tutto questo impianto che è stato saldamente mantenuto in questo testo come legislazione esclusiva - peraltro, anche in sede di Commissione bicamerale era stato fermamente mantenuto come legislazione esclusiva perché bisognava dare un contentino alla parte ambientalista e verde della maggioranza - è peraltro in contrasto con le reali esigenze di sviluppo e di governo del territorio soprattutto delle istituzioni minori: mi riferisco non solo alle regioni ma anche ai comuni, che sistematicamente si vedono sopraffatti nella gestione del territorio, con tutti i problemi che comporta la legislazione statale in queste materie.
Questa era anche una specifica richiesta - e voglio ricordarlo a tutti i colleghi, visto che in questi giorni, in Commissione e nel Comitato dei nove, i colleghi della maggioranza (l'onorevole Soda, l'onorevole Boato e altri) hanno ripetuto fino alla nausea che loro hanno realizzato una Costituzione federale, che hanno accettato gli emendamenti proposti dalla Conferenza dei presidenti delle regioni ed altro - avanzata in modo concreto e reiterata da parte della conferenza delle regioni. In realtà non è stata fatta loro la benché minima concessione anzi, come vedremo affrontando il terzo comma nel quale si parla di potestà concorrente, si è addirittura prodotto un peggioramento.
Va bene quello che dice una parte delle vostre regioni, perché non è vero che tutte sono d'accordo sulla vostra linea, caro Soda. Basta leggere i giornali di oggi per evincere che alcuni presidenti delle regioni non di sinistra non siano completamente d'accordo, anzi siano in disaccordo. Invece, quando vi serve tener unita questa maggioranza e dovete concedere qualcosa all'ala ambientalista e verde che purtroppo in questo settore fa il bello e il cattivo tempo, allora le proposte che arrivano dalla Conferenza dei presidenti delle regioni non servono assolutamente a niente. Mi pare che sia un dato politico importante il contrasto con quanto ha chiesto espressamente la Conferenza dei presidenti delle regioni, e che comunque siete in contrasto con una richiesta pressante, che arriva dalla gente e dalle istituzioni minori, di svincolarsi da tutta questa normativa e da tutti i vincoli che sono lontani mille miglia dalle esigenze di governo del territorio, di prospettiva e di sviluppo in questi delicati settori (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

BEPPE PISANU. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BEPPE PISANU. Intervengo sull'ordine dei lavori solo per chiederle una spiegazione, Presidente. È la seconda volta che tra ieri ed oggi lei fa riferimento a ben sei rinvii di questa discussione provocati dall'opposizione.

PRESIDENTE. Non provocati, chiesti.

BEPPE PISANU. Addirittura chiesti dall'opposizione!
Siccome a me risulta che in questa legislatura l'opposizione non sia mai riuscita a modificare di un minimo i calendari e i programmi di lavoro della Camera dei deputati, sempre deliberati da lei - lo riconosco - con il sostegno della maggioranza, vorrei sapere come, quando e in base a quali norme noi avremmo determinato questi sei rinvii dando una dimostrazione di potenza politica che francamente


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non mi ritrovo (Si ride - Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Pisanu, forse non ricorda, ma lei, il collega Pagliarini e il collega Selva più volte avete chiesto, quando si stava per cominciare a discutere di questo argomento (lei potrà poi leggere i resoconti e, se vuole, le posso dare le date, spero che gli uffici me le comunichino), che il dibattito non era maturo, che non era possibile procedervi, che occorreva rinviarlo e lo si è rinviato.
D'altra parte lei sa bene - mi scusi, onorevole Pisanu - che una parte politica che rappresenta circa la metà del Parlamento ha un peso nella vita parlamentare e quindi va ascoltata. In questa materia, come in tante materie, è stata ascoltata (Commenti).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fongaro, che ha due minuti a sua disposizione. Ne ha facoltà.

CARLO FONGARO. Signor Presidente, con questi emendamenti si intendeva solamente porre fine ad una legislazione inutilmente vincolistica che non ha assolutamente salvaguardato il territorio. Infatti, basta pensare alla legge Galasso che in un sol giorno ha vincolato il 75 per cento del territorio nazionale ed ha trattato nello stesso modo, con una ignoranza assoluta in fatto di morfologia e di urbanistica, le zone pianeggianti e le zone alpine. Questo vincolo non ha assolutamente evitato che in alcune regioni si verificasse comunque un abusivismo selvaggio che ha distrutto le coste. Sono stati addirittura costruiti alberghi in riva al mare e su territorio comunale! E che dire poi delle sovrintendenze - sono contento che ci sia anche il ministro Melandri - che decidono (e male) come nel caso del Campo Marzio di Vicenza, un caso per tutti, dove si possono tenere le feste paesane? Le regioni non decidono peggio dello Stato. La regione Veneto, per esempio, ha una legge sull'inquinamento dovuto ai campi elettromagnetici che fissa limiti che sono all'avanguardia anche in Europa; lo Stato, contemporaneamente, litiga e temporeggia, chiedendosi se emanare una legge che fissi i limiti, oppure demandare gli stessi ad un decreto ministeriale, o addirittura non sia opportuno fissarli affatto. Intanto, con questa indecisione, la gente muore di tumore!

GIANCARLO PAGLIARINI. Chiedo di parlare per un chiarimento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANCARLO PAGLIARINI. Signor Presidente, lei ha fatto riferimento al «collega Pagliarini», ma desidero ricordarle che, come potrà verificare dai resoconti stenografici, quando vi è stata la discussione generale in aula, lo scorso autunno, nella Conferenza dei presidenti di gruppo continuavo a chiedere di procedere alle votazioni in aula. Quindi, sicuramente, io non ho chiesto di posticipare l'esame della proposta di legge in esame: controlliamo sui verbali!

PRESIDENTE. Li leggeremo tutti insieme; a proposito, ho visto che i rinvii sono stati non sei ma otto.

ELIO VITO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

ELIO VITO. Per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELIO VITO. Signor Presidente, se il provvedimento è stato rinviato su richiesta dell'opposizione, la ringraziamo per aver riconosciuto il peso politico di metà del Parlamento, ma vorremmo che questo peso politico fosse riconosciuto costantemente e non a fasi alterne. Signor Presidente, noi sosteniamo che non ci si trovava nelle condizioni per contingentare, perché il regolamento prevede chiaramente che il contingentamento dei tempi possa essere previsto quando si inizia l'esame di un provvedimento, non lo si


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conclude all'interno di un calendario, per cui si può contingentare nel successivo calendario. Se l'esame è stato rinviato sei, sette, otto, dieci, dodici volte, vuol dire che non è mai iniziato e che, dunque, non vi erano le condizioni per contingentare.
Ricordo solo che venne svolta la discussione generale molti mesi fa, troppi mesi fa, e che quando fu svolta si disse espressamente che il provvedimento era in calendario solo per la discussione generale e che le votazioni sarebbero state rinviate a tempi più maturi, dopo che la Commissione ed il Comitato avessero approfondito il testo. Ecco, Presidente, dopo quella discussione generale, non si è mai iniziato l'esame del provvedimento fino a ieri, in quanto l'esame stesso, come lei stesso ha ricordato, è stato più volte rinviato: lei, quindi, conferma che non si era nelle condizioni regolamentari per contingentare il provvedimento.

PRESIDENTE. Onorevole Vito, lei sa come me che non esiste la norma che lei ha citato: il regolamento non parla di inizio della discussione ma fa riferimento all'ipotesi di una discussione che non si concluda, e la discussione non si è conclusa.

ELIO VITO. L'esame non è mai iniziato!

PAOLO ARMAROLI. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO ARMAROLI. Signor Presidente, vorrei iniziare laddove lei ha finito di parlare, con un'integrazione alle osservazioni che facevo ieri, se ben ricordo. Qual è lo spirito del comma 12 dell'articolo 24? La ratio è molto semplice: come abbiamo stabilito prima in Giunta per il regolamento e poi in Assemblea, vi sono proposte di legge che sono più uguali delle altre; queste proposte di legge più uguali delle altre, assoggettate ad un regime per così dire aggravato, sono quelle costituzionali e quelle che abbiano un'eccezionale rilevanza politica, sociale o economica riferite ai diritti previsti dalla prima parte della Costituzione.
Se questo è vero, se è vero cioè che queste determinate fattispecie hanno il diritto di essere affrontate con tutta la larghezza di tempi possibile ed immaginabile, vediamo qual è il limite, signor Presidente; perciò dicevo che voglio iniziare laddove ella ha finito. Il suo discorso, se mi consente, è un po' lapalissiano, perché, se si dice che si fa riferimento all'ipotesi della discussione che non riesca a concludere, evidentemente la stessa non poteva concludersi in questo caso particolare per il buon motivo, lapalissiano, che non è mai cominciata. Siccome non è mai cominciata, non si può applicare la condizione prevista dal comma 12 dell'articolo 24.
Con questo, signor Presidente, non voglio dire che si debba andare alle calende greche, ma, alla luce di queste considerazioni, ritengo che, proprio per le ragioni da me succintamente esposte, non sia assoggettabile ad un contingentamento dei tempi una proposta di legge costituzionale, come quella in esame sul federalismo, per il fatto stesso che non si è riusciti a concluderla perché, sebbene iscritta in calendario, non se ne è mai iniziata la discussione.
Quindi il fatto che la discussione non sia nemmeno iniziata cancella la condizione di cui al suddetto articolo. Questo lo dice monsieur de La Palisse: è evidente che la discussione non può concludersi se non è mai iniziata.

PRESIDENTE. Monsieur de La Palisse non conosceva il regolamento!
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Giovine 5.6 e Luciano Dussin 5.37, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).


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(Presenti 411
Votanti 290
Astenuti 121
Maggioranza 146
Hanno votato
34
Hanno votato
no ...256).

Onorevole Garra, accoglie l'invito a ritirare il suo emendamento 5.18?

GIACOMO GARRA. Signor Presidente, non accolgo l'invito al ritiro e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIACOMO GARRA. Desidero chiarire che il mio emendamento 5.18 nella sua prima parte assegna alla competenza dello Stato la tutela dell'ecosistema. Una seconda parte attiene alla tutela dell'ambiente con la distinzione tra pericoli di inquinamento in aree vaste, cioè di ambito sovraregionale, e pericoli di inquinamento di aree limitate, cioè infraregionali. A me è sembrato che con questo emendamento si potesse venire fuori dal ginepraio costituito dalla lettera q) sulla quale le ansie, le tensioni, il tiro alla fune - per dirla in parole chiare - non è ancora finito. Non accolgo l'invito dei relatori perché l'accoglimento di questo emendamento vi toglierebbe dalle ambasce in cui vi trovate con i ricorrenti contrasti che vengono proprio dai banchi del centrosinistra. Chiediamo quindi all'Assemblea di esprimere un voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Migliori. Ne ha facoltà.

RICCARDO MIGLIORI. Signor Presidente, colleghi, il gruppo di Alleanza nazionale considera grave che, nonostante la richiesta di tutte le regioni italiane, la maggioranza della Commissione abbia reputato opportuno insistere nuovamente su una competenza esclusiva in materia ambientale che sa di intervento controriformatore rispetto alle competenze anche attuali delle regioni. Ecco perché l'emendamento Garra 5.18 ed anche l'emendamento successivo Guarino 5.186 sono, a nostro avviso, largamente condivisibili: essi tendono a creare una situazione di equilibrio riservando allo Stato la tutela dell'ecosistema e dell'ambiente in caso di inquinamento di ambiti sovraregionali, tutela che può essere forse più opportunamente svolta in via sussidiaria e con carattere di emergenza da parte dello Stato, riservando tutto il resto, la politica dei parchi, la politica dello smaltimento dei rifiuti e la politica urbanistica, alle ovvie competenze regionali.
Siamo preoccupati che un'interpretazione estensiva possibile di questo aspetto relativo alla competenza esclusiva in materia ambientale possa essere letta addirittura come un attacco all'autonomia delle regioni come suddette materie. Per questo motivo, invito i colleghi della maggioranza a valutare con grande attenzione la soluzione di mediazione e di equilibrio, oserei dire, che sia il collega Garra sia il collega Guarino, nonché il collega Sanza hanno proposto alla nostra attenzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guarino, al quale ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.

ANDREA GUARINO. Signor Presidente, anche noi trattiamo in modo unitario l'emendamento Garra 5.18 e il mio emendamento 5.186. Le valutazioni di merito sono state già espresse dai colleghi. Vorremmo far rilevare un punto forse più politico e istituzionale: la tutela ambientale nell'Unione europea è espressamente governata dalla sussidiarietà verticale, cioè dal decentramento dei poteri verso le entità più vicine ai cittadini (ciò dipende anche dall'oggettiva configurazione dei problemi ambientali, che sono purtroppo diversi da luogo a luogo), riservando alle entità centrali soltanto la definizione dei livelli minimi.
Quando si dice che questa riforma, questo decentramento servono per portarci in Europa, per darci una configurazione più moderna, per renderci armonici


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con le strutture e i principi dell'Unione europea, perché in una materia certamente non di secondaria importanza si contraddicono in maniera flagrante proprio questi principi e questi criteri ispiratori? Mi pare che ancora una volta i proponenti del testo di base entrino in contraddizione con loro stessi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Garra 5.18, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 398
Votanti 393
Astenuti 5
Maggioranza 197
Hanno votato
150
Hanno votato
no ...243).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Guarino 5.186, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 410
Votanti 406
Astenuti 4
Maggioranza 204
Hanno votato
160
Hanno votato
no ...246).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Migliori 5.167, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 402
Votanti 395
Astenuti 7
Maggioranza 198
Hanno votato
155
Hanno votato
no ...240).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Luciano Dussin 5.81.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fontan. Ne ha facoltà.

ROLANDO FONTAN. Signor Presidente, con questo nostro emendamento si vuole che, nell'ambito della lettera q), riguardante la tutela dell'ambiente, l'ecosistema e i beni culturali, venga eliminata almeno la potestà esclusiva per quanto riguarda i beni culturali.
Tutti, anche l'area liberal, più volte in quest'aula hanno detto che bisogna avere una concezione diversa e un modo diverso di rapportarsi a tutto il sistema delle strutture culturali per renderlo più efficiente, più al servizio dei cittadini, più razionale e quant'altro. Sappiamo benissimo che la gestione esclusiva di tutti i beni culturali da parte dello Stato, nel modo in cui si è realizzata finora, ha prodotto gravi danni in questi settori. Adesso vi sarebbe l'opportunità di recuperare un po', di dare qualche possibilità legislativa anche alle regioni, non solo per portare queste entità più vicino alla gente, ma per gestirle meglio e renderle più efficienti, visto che purtroppo lo Stato non è in grado di gestirle e la legislazione statale men che meno.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luciano Dussin 5.81, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).


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(Presenti 412
Votanti 320
Astenuti 92
Maggioranza 161
Hanno votato
73
Hanno votato
no ...247).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Teresio Delfino 5.169, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 414
Votanti 401
Astenuti 13
Maggioranza 201
Hanno votato
151
Hanno votato
no ...250).

Ricordo che la Commissione ha ritirato il suo emendamento 5.319 (Nuova formulazione) e che, quindi, sono decaduti i subemendamenti ad esso riferiti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Teresio Delfino 5.170, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 396
Votanti 389
Astenuti 7
Maggioranza 195
Hanno votato
153
Hanno votato
no ...236).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nardini 5.110, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 414
Votanti 387
Astenuti 27
Maggioranza 194
Hanno votato
34
Hanno votato
no ...353).

Onorevole Pace, accetta l'invito al ritiro del suo emendamento 5.10?

CARLO PACE. No, Signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO PACE. Signor Presidente, non posso aderire a tale invito e vorrei richiamare l'attenzione dei colleghi sul fatto che il modo di procedere che è stato finora adottato nel rendere possibile il finanziamento delle altre attività di governo inferiori a quella statale è stato quello di sommare fiscalità di vari livelli, sicché alla fine abbiamo avuto un aggravio della fiscalità complessiva sotto la mera parvenza di un alleviamento della fiscalità statale.
Nella realtà lo Stato ha trasferito meno risorse e ha sostituito il trasferimento di minori risorse con aggravi di carattere fiscale.
Questa è la ragione per la quale, volendo stabilire una concreta tutela dei cittadini contribuenti, come avevo già suggerito in sede di statuto del contribuente, è necessario che lo Stato possa stabilire un tetto complessivo al livello della fiscalità.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Carlo Pace 5.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.


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Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 409
Votanti 406
Astenuti 3
Maggioranza 204
Hanno votato
161
Hanno votato
no ...245).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Teresio Delfino 5.171, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 413
Votanti 406
Astenuti 7
Maggioranza 204
Hanno votato
154
Hanno votato
no ...252).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Guarino 5.187.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guarino, che ha due minuti. Ne ha facoltà.

ANDREA GUARINO. Signor Presidente, questo emendamento e quello che immediatamente segue prevedono l'inclusione, tra le competenze esclusive dello Stato, delle discipline delle professioni. È un principio di buon senso: la disciplina delle professioni non soltanto deve garantire dei livelli di tutela delle persone che si avvalgono dei professionisti (pensiamo ai notai, agli avvocati, ai medici, agli ingegneri, ai consulenti del lavoro, ai commercialisti e ad altri), ma deve soprattutto garantire - è un principio che viene affermato a livello europeo - l'effettiva possibilità per il professionista di esercitare la propria attività su tutto il territorio nazionale.
Quello di cui non ci si è resi conto è che non includendo tra la potestà esclusiva dello Stato la disciplina delle attività professionali si avranno di fatto venti condizioni diverse per l'esercizio di qualunque attività professionale, una per regione. Il professionista che vorrà esercitare la propria attività senza limiti territoriali dovrà ottenere venti qualificazioni diverse.
A noi sembra, nel momento stesso in cui la sola idea si configura, un'ipotesi difficilmente sostenibile nella sua logicità. Peraltro non passa giorno che la maggioranza non affermi la necessità di ridurre e di trasformare gli ordini professionali per evitare il corporativismo, la chiusura nell'ambito professionale stimolando la concorrenza e i nuovi apporti e poi si accinge a costituzionalizzare un principio di segno esattamente opposto. Voglio sperare che questa conseguenza non sia stata avvertita perché, se lo fosse, sarebbe di una gravità inaudita. Attiro l'attenzione di tutti e invito a correggerla.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Biondi. Ne ha facoltà.

ALFREDO BIONDI. Aderisco all'invito del collega su questo tema. Effettivamente l'esercizio dell'attività professionale corrisponde ad un'esigenza di reciprocità tra il cittadino che chiede un servizio al professionista ed il professionista che glielo presta in scienza e coscienza, obbedendo a criteri che non devono essere «atomizzati» regione per regione ma collegati ad una realtà nella quale il professionista si colloca in Italia ed in Europa in rapporto tale da poter garantire l'effettività di un servizio privato per un altissimo interesse pubblico. Si pensi ai diritti del cittadino messi in discussione quando il difensore o il commercialista o la persona ha la possibilità di svolgere un ruolo corrispondente ad un'esigenza collettiva e generale lo fa more privatorum, da soggetto a cui spetta questo ruolo non perché sia piemontese, ligure o napoletano ma perché è un professionista. Questa è la ragione per la quale concordo pienamente con le osservazioni del collega ed invito l'Assemblea


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a tenerne conto per non sbagliare su una cosa la cui essenzialità mi pare degna di tutela.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scoca. Ne ha facoltà.

MARETTA SCOCA. Signor Presidente, ovviamente parlo a titolo personale e sono assolutamente convinta delle ragioni che sono state espresse sia dall'onorevole Guarino, sia dall'onorevole Biondi. Inoltre, occorre sottolineare che spesso è in gioco la tutela dei diritti fondamentali del cittadino, che non possono differenziarsi da regione a regione. Pertanto, preannuncio a titolo personale il mio voto favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Guarino 5.187, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 388
Votanti 380
Astenuti 8
Maggioranza 191
Hanno votato
108
Hanno votato
no ...272).

L'emendamento Migliori 5.172 è precluso. Ricordo che l'emendamento Migliori 5.173 è stato ritirato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pagliarini 5.302.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pagliarini. Ne ha facoltà.

GIANCARLO PAGLIARINI. Signor Presidente, colleghi, mi hanno detto che stasera alcuni telegiornali stanno affermando che in quest'aula si sta scrivendo l'ordinamento della Repubblica sovietica italiana. Vi chiedo di dimostrare che ciò non è vero, approvando il mio emendamento 5.302.
I sindacati lavorano e sono oggettivamente un centro di potere, il che non è necessariamente un fatto negativo, ci mancherebbe altro. Sapete che - compresi i patronati - i sindacati incassano circa 1.300 miliardi all'anno, vale a dire più di quello che i partiti politici incassano in tredici anni. Essi, dunque, costituiscono un centro di potere. Anche la Fiat è un centro di potere, ma pubblica il proprio bilancio e lo fa controllare. La Telecom è un centro di potere ma, se non altro, pubblica un rendiconto. Vi chiediamo, dunque, nell'ambito della potestà legislativa dello Stato di prevedere che i patronati abbiano obblighi di trasparenza e di rendiconto. Ciò significa che essi debbono pubblicare il proprio bilancio ed il bilancio consolidato in quanto sindacati. Trasparenza vuol dire che essi debbono non soltanto compilare il bilancio, ma farlo controllare da un soggetto esterno, il quale ne certifichi la certezza e la verità. Essi, infatti, sono un centro di potere. Non dico che ciò sia antidemocratico, ma costituendo essi dei centri di potere, è interesse della collettività tenerli sotto controllo (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega nord Padania, di Forza Italia e di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pagliarini 5.302, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 374
Votanti 372
Astenuti 2
Maggioranza 187
Hanno votato
130
Hanno votato
no ...242).


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Ricordo che gli emendamenti Moroni 5.316 e 5.133 sono stati ritirati.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luciano Dussin 5.38, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 366
Votanti 362
Astenuti 4
Maggioranza 182
Hanno votato
125
Hanno votato
no 237).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Calderisi 5.102, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 360
Votanti 358
Astenuti 2
Maggioranza 180
Hanno votato
123
Hanno votato
no 235).

Ricordo che l'emendamento Zeller 5.146 è stato ritirato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fontan 5.273, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 373
Votanti 311
Astenuti 62
Maggioranza 156
Hanno votato
71
Hanno votato
no 240).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luciano Dussin 5.39, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 367
Votanti 355
Astenuti 12
Maggioranza 178
Hanno votato
45
Hanno votato
no 310).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.320 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 368
Votanti 364
Astenuti 4
Maggioranza 183
Hanno votato
356
Hanno votato
no ... 8).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Guarino 5.153.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Migliori. Ne ha facoltà.

RICCARDO MIGLIORI. Signor Presidente, colleghi, come ho fatto per tutto il giorno, vorrei sottolineare anche all'emendamento in esame (sottoscritto da tutti i presidenti dei gruppi parlamentari della casa delle libertà) sarebbe opportuno che l'Assemblea prestasse interesse e attenzione.


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La questione è stata già toccata stamattina. Si tratta dei rapporti in materia di politica dell'accoglienza dei confronti degli immigrati da paesi extracomunitari legalmente residenti in Italia. Si tratta, altresì, del coinvolgimento - a nostro avviso essenziale - delle regioni rispetto a concomitanti competenze dello Stato anche in questa materia. Ne sottolineo l'importanza e rilevo come da parte della Commissione debba esservi una particolare attenzione, soprattutto su emendamenti qualificati e qualificanti della nostra posizione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Guarino 5.153, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 358
Votanti 353
Astenuti 5
Maggioranza 177
Hanno votato
100
Hanno votato
no 253).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Luciano Dussin 5.40 e Migliori 5.174, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 375
Votanti 370
Astenuti 5
Maggioranza 186
Hanno votato
129
Hanno votato
no 241).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luciano Dussin 5.41, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 375
Votanti 302
Astenuti 73
Maggioranza 152
Hanno votato
55
Hanno votato
no 247).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Anedda 0.5.321.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 358
Votanti 351
Astenuti 7
Maggioranza 176
Hanno votato
91
Hanno votato
no 260).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.321 della Commissione, con la correzione che è stata proposta: all'inizio del periodo, la virgola viene sostituita con la parola «e».
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fontan. Ne ha facoltà.

ROLANDO FONTAN. Signor Presidente, mi pare che questo sia l'unico emendamento sensato della Commissione ed io intervengo proprio per sottolineare questo.

MARCO BOATO. Grazie!

GIOVANNI CREMA. Qualche volta possiamo anche sbagliare, Presidente!


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ROLANDO FONTAN. Se ho ben capito, infatti, l'istruzione e la formazione professionale rimarrebbero di competenza regionale: il collega Boato, con gesto molto solenne, me lo conferma. Ecco, cari colleghi, questa è la prova del nove di ciò che noi abbiamo sostenuto per tutta la giornata in materia di istruzione. Praticamente, visto che la materia è sottoposta a competenza concorrente, ad esclusione dell'istruzione e della formazione professionale, e visto che la Commissione e la maggioranza hanno peggiorato il testo precedente, inserendo nella competenza esclusiva anche la disciplina generale in materia di istruzione, il risultato finale è che le regioni avranno potestà di legiferare in maniera autonoma solo ed esclusivamente per quanto riguarda l'istruzione e la formazione professionale. Ci mancherebbe altro! Del resto, le regioni già esercitano questo tipo di competenza. Per il resto, le regioni in materia di istruzione non avranno alcuna possibilità di decidere, perché saranno sottoposte alla blindatura della legislazione concorrente dello Stato ed alla superblindatura della disciplina generale esclusiva dello Stato. Così le regioni, in materia di personale, di logistica e così via, non potranno, di fatto, assumere alcuna decisione. Questo è il concetto che voi portate avanti e mi pare, a questo punto, che abbia sempre più ragione l'onorevole Pagliarini quando dice che noi qui stiamo scrivendo una costituzione sovietica, perché solo nell'Unione Sovietica si disciplinava tutto, anche per le scuole. Ecco, questo volete fare e questo avete fatto oggi, con la grande concessione di permettere alle regioni - e nemmeno in modo esclusivo - di prendere qualche decisione in materia di formazione professionale, cosa che più o meno le regioni già fanno. Quindi tu, Soda, che stai ridendo, mi fai veramente ridere ad approvare un emendamento così.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.321 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (
Vedi votazioni).
(Presenti 361
Votanti 301
Astenuti 60
Maggioranza 151
Hanno votato
290
Hanno votato
no ...11).

Avverto che l'emendamento Migliori 5.175 è stato ritirato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luciano Dussin 5.43, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 355
Votanti 347
Astenuti 8
Maggioranza 174
Hanno votato
118
Hanno votato
no 229).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Volontè 5.176, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 355
Votanti 351
Astenuti 4
Maggioranza 176
Hanno votato
105
Hanno votato
no 246).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luciano Dussin 5.44, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).


Pag. 139

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 357
Votanti 352
Astenuti 5
Maggioranza 177
Hanno votato
115
Hanno votato
no 237).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fontan 5.277, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 361
Votanti 356
Astenuti 5
Maggioranza 179
Hanno votato
115
Hanno votato
no 241).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fontan 5.278, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 356
Votanti 326
Astenuti 30
Maggioranza 164
Hanno votato
91
Hanno votato
no 235).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fontan 5.279, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 360
Votanti 298
Astenuti 62
Maggioranza 150
Hanno votato
56
Hanno votato
no 242).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fontan 5.280, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 363
Votanti 354
Astenuti 9
Maggioranza 178
Hanno votato
108
Hanno votato
no 246).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento de Ghislanzoni Cardoli 5.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 363
Votanti 358
Astenuti 5
Maggioranza 180
Hanno votato
84
Hanno votato
no 274).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento de Ghislanzoni Cardoli 5.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).


Pag. 140

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 370
Votanti 329
Astenuti 41
Maggioranza 165
Hanno votato
50
Hanno votato
no 279).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento de Ghislanzoni Cardoli 5.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 368
Votanti 300
Astenuti 68
Maggioranza 151
Hanno votato
22
Hanno votato
no 278).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento de Ghislanzoni Cardoli 5.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 374
Votanti 303
Astenuti 71
Maggioranza 152
Hanno votato
16
Hanno votato
no 287).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Luciano Dussin 5.45 e Migliori 5.177.

RICCARDO MIGLIORI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RICCARDO MIGLIORI. Signor Presidente, intendo ritirare il mio emendamento 5.177.

PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Signor Presidente, intervengo anche per interrompere il ritmo veloce con il quale sta andando avanti.
La questione è comunque molto importante, perché stiamo parlando del futuro ordinamento della repubblica sovietica italiana. In questo caso, siamo affrontando il problema sanità, sul quale, ultimamente, abbiamo registrato le dichiarazioni del ministro Veronesi, che, per la verità, non si comprende quale ruolo svolga, visto che non abbiamo il piacere di averlo mai in quest'aula né in Commissione. Egli ha affermato che non è importante discutere la materia inerente alla sanità, poiché attualmente le competenze in tale materia sono attribuite completamente alle regioni. Non c'è nulla di più falso! Forse il ministro non ha ancora ben letto o non conosce la riforma dell'ex ministro Bindi: mi riferisco ad oltre cento pagine di riforma nelle quali vengono descritte dettagliatamente le competenze attribuite alle regioni, agli ospedali, ai medici e ai pazienti. Il risultato finale è quello di un sistema sanitario che conosce qualche «isola felice» grazie alla grande professionalità di una parte dei medici, ma che per il resto è allo sfascio. Abbiamo esaminato i risultati a cui è pervenuta la Commissione di inchiesta sugli ospedali non ancora finiti di realizzare: si tratta di più di 30 mila miliardi buttati al vento! La spesa continua a gravare sui privati; i malati cronici, i malati di tumore e quelli di Alzheimer non riescono a farsi ricoverare e il sistema di pronto intervento è fermo al secolo scorso. Sentirsi o


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farsi male in una zona piuttosto che in un'altra può comportare un esito diverso a seconda di dove ci si trovi.
Riteniamo insufficiente l'articolo 5 al nostro esame. Infatti, sarebbe bastato stabilire i principi fondamentali e i diritti minimi esigibili dai cittadini nel settore sanitario, ma ancora una volta si parla di legislazione concorrente, lasciando spazio alla legislazione statale, come è avvenuto fino ad oggi.
Per questo motivo abbiamo svolto una forte azione sul territorio e abbiamo proposto l'indizione di referendum per la devolution della materia sanitaria alle regioni, cercando di avere risposte dai cittadini su una materia così importante.
Siamo certi che i cittadini, al 90 per cento o forse di più, saranno favorevoli alla devoluzione di questa competenza alle regioni: è la logica che lo vuole. Intendiamo comunque prevedere un fondo di perequazione che non abbiamo mai voluto negare, perché vogliamo essere solidali, ma abbiamo il compito di portare avanti il principio di responsabilità e di efficienza. Com'è possibile che, ancora oggi, sia lo Stato a stabilire le norme nel settore della sanità? Chi conosce la differente incidenza delle patologie sul territorio? Chi ha il diritto di stabilire quale debba essere l'organizzazione dei servizi, che dovrà essere sicuramente diversa da quella monopolistica e di monopsonio che caratterizza la riforma Bindi, se non chi gestisce le istituzioni pubbliche più vicine ai cittadini?
Questa è l'ennesima pietra tombale che volete porre sulla possibilità di una svolta federale di questo paese. La risposta che sicuramente verrà dal territorio darà ragione alle nostre istanze e a quel punto voi non potrete negare ai cittadini quello che chiedono con sempre maggiore forza (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luciano Dussin 5.45, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 363
Votanti 306
Astenuti 57
Maggioranza 154
Hanno votato
67
Hanno votato
no 239).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luciano Dussin 5.46, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 362
Votanti 353
Astenuti 9
Maggioranza 177
Hanno votato
114
Hanno votato
no 239).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luciano Dussin 5.47, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 365
Votanti 354
Astenuti 11
Maggioranza 178
Hanno votato
118
Hanno votato
no 236).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luciano Dussin 5.48, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).


Pag. 142

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 368
Votanti 321
Astenuti 47
Maggioranza 161
Hanno votato
82
Hanno votato
no 239).

Passiamo alla votazione del subemendamento Guarino 0.5.331.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guarino, al quale ricordo che ha due minuti. Ne ha facoltà.

ANDREA GUARINO. Presidente, colleghi, l'emendamento presentato dalla Commissione colma una lacuna. Prima infatti tale materia era esclusa dalle competenze proprie dello Stato, ora invece viene reintrodotta.
Vorrei che tutti noi riflettessimo sul fatto che la materia dell'urbanistica e dell'edilizia è per sua natura oggettiva esclusivamente locale e non regionale! La regione già fissando degli standard e dei principi uniformi sul proprio territorio, probabilmente cederebbe logicamente parte delle sue competenze. Ebbene, questa materia viene introdotta ora nell'orbita delle competenze statali; lo Stato, cioè, dovrà emanare una legge quadro; secondo quanto previsto dal testo base, tale legge avrà valore vincolante per tutte le regioni. Morale della favola, non dico per costruire delle mostruosità edilizie, visto che il problema è per così dire coperto dalle competenze in materia ambientale, ma per decidere se spostare un muro o aprire una finestra in un'abitazione privata o pubblica ci sarà bisogno di una legge dello Stato! Tutto ciò come può essere definito? Né federalismo né devoluzione ma semplicemente un banale decentramento di funzioni di carattere amministrativo (Applausi dei deputati del gruppo misto).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garra. Ne ha facoltà.

GIACOMO GARRA. Presidente, come componente del Comitato dei nove sono stato testimone del «tiro alla fune» che ha visto il gruppo dei firmatari dell'emendamento 5.150 all'assedio dei lavori del Comitato dei nove.
I relatori, rendendosi conto che l'espressione «governo del territorio» aveva una portata oceanica in termini di ampiezza, hanno più volte cercato di sfuggire alla insistente richiesta di inserire tale espressione nel testo, ma alla fine - ahimè! - le città assediate possono anche arrendersi senza combattere. È quanto avvenuto. Alla fine, dopo tante obiezioni giustamente sollevate dai relatori, la Commissione ha deciso a maggioranza di inserire nel testo l'espressione «governo del territorio».
È fuor di dubbio che il subemendamento Guarino debba essere accolto dai relatori perché, se si considerassero i profili di edilizia ed urbanistica come facenti parte del governo del territorio, si farebbe un passo indietro colossale. Vogliamo forse dare con una mano competenze alle regioni e con l'altra riprendercele? Con uno schiacciamento del pulsante rosso, si respinge il subemendamento Guarino e la conseguenza è che proprio dalla reiezione di un subemendamento che intendeva escludere i profili edilizi ed urbanistici potrebbe emergere l'interpretazione della norma costituzionale secondo la quale governo del territorio significa anche edilizia ed urbanistica; ecco che allora le competenze delle regioni e dei comuni di fatto arretrerebbero.
Sono queste le ragioni per le quali convintamente esprimerò voto favorevole sul subemendamento Guarino 0.5.331.1, ma state accorti perché dalla sua reiezione potrebbe emergere che l'interpretazione della locuzione «governo del territorio» sia pervasiva e potrebbe togliere alle regioni le competenze che già possiede.

VINCENZO CERULLI IRELLI, Relatore per la maggioranza per i profili inerenti agli enti locali e ai loro rapporti


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con lo Stato e con le regioni. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VINCENZO CERULLI IRELLI, Relatore per la maggioranza per i profili inerenti agli enti locali e ai loro rapporti con lo Stato e con le regioni. Vorrei chiarire che edilizia ed urbanistica sono già materie regionali e tali restano perché sono previste dall'articolo 117 della Costituzione. Il dettato di tale articolo diventa competenza primaria delle regioni, concorrente ma primaria.

PRESIDENTE. Sì, infatti, questo è chiaro.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Guarino 0.5.331.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 358
Votanti 355
Astenuti 3
Maggioranza 178
Hanno votato
121
Hanno votato
no 234).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.331 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Migliori. Ne ha facoltà.

RICCARDO MIGLIORI. Signor Presidente, colleghi, spero che anche altri colleghi dell'opposizione intendano intervenire su questo emendamento.

MARCO BOATO. È un'incitazione a delinquere?

RICCARDO MIGLIORI. No, è un'incitazione a valutare con attenzione quella che a me pare la portata preoccupante dell'emendamento. Non a caso il collega Guarino insisteva sull'esigenza di interpretare, decodificare e limitare la portata di questo emendamento perché governo del territorio tout court significa tutto: materia urbanistica, smaltimento dei rifiuti, infrastrutture, attività edilizie, estensione straordinaria della competenza statale e restringimento dell'autonomia regionale in questo settore tradizionalmente di competenza delle regioni.
Esprimeremo voto contrario su questo emendamento della Commissione e spero che l'Assemblea valuti con grande attenzione la sua potenziale portata negativa. Faccio presente ai colleghi della maggioranza che anche su questo punto vi è la convinta convergenza di tutte le regioni del nostro paese nel sostenere l'esigenza che siano sottolineate le competenze ormai storiche delle regioni in materia urbanistica. A me pare che con un'estensione siffatta si ponga a repentaglio questa competenza.
Il collega Cerulli Irelli ha fatto poco fa una dichiarazione tra virgolette rassicurante, ma proprio il fatto che abbia sentito il bisogno di pronunciarla significa che vi è questo rischio potenziale.

MARCO BOATO. È stato un atto di rispetto nei confronti delle obiezioni!

RICCARDO MIGLIORI. Rispetto questa sua valutazione, ma vi prego di avere lo stesso rispetto per le mie valutazioni al riguardo, perché la definizione «governo del territorio» è estensiva. È un dato oggettivo e vi è la preoccupazione che un'interpretazione strumentale dello stesso possa ledere l'autonomia delle regioni. Questo è il senso della nostra opposizione al riguardo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fontan. Ne ha facoltà.

ROLANDO FONTAN. Inserire tra le materie di competenza concorrente il governo del territorio, da un punto di vista politico, è l'ennesima concessione all'ala


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ambientalista di sinistra della maggioranza. Quel che è peggio è che stiamo tornando indietro e di parecchio, caro Cerulli Irelli, rispetto all'attuale legislazione. Attualmente le regioni a statuto ordinario hanno competenze in materia di urbanistica; in futuro esse avranno ancora competenze urbanistiche, ma vi sarà la legislazione concorrente, cioè una legislazione dello Stato e, addirittura, una legislazione esclusiva in materia ambientale.
Anche in questo caso, quindi, vi è una doppia blindatura, un aumento dei vincoli, un tornare indietro rispetto all'attuale legislazione; la blindatura imporrà talmente tanti vincoli, leggine e postille, decise dallo Stato sia in via esclusiva, sia in via concorrente, che in materia urbanistica (e tutto ciò che ne consegue) non si potrà fare alcunché. Il risultato finale sarà, per esempio, che una regione non potrà realizzare una strada perché essa dovrà essere prevista nel piano urbanistico, mentre lo Stato potrà prevedere una serie di criteri e quant'altro per bloccare, per esempio, alcune infrastrutture, e ciò tramite l'impossibilità di modificare la legge urbanistica o l'impossibilità di averne una propria ed autonoma.
Purtroppo, questa è la realtà delle cose. Ancora una volta - questo era uno dei punti fondamentali - la parte ambientalista e vincolista della maggioranza, che in questa legislatura ha prodotto effetti dannosissimi, l'ha avuta vinta e a noi non rimane che denunciare tutto ciò.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guarino. Ne ha facoltà.
Onorevole Guarino, ha due minuti.

ANDREA GUARINO. Signor Presidente, mi rifaccio alle osservazioni dell'onorevole Cerulli Irelli. È pacifico che attualmente vi sia una competenza concorrente Stato-regioni in materia urbanistica ed è pacifico che, secondo il disegno della Commissione, tale stato di cose verrebbe congelato. Ma è proprio questo il punto: la competenza concorrente Stato-regioni in materia urbanistica - chiunque si sia occupato del problema lo può constatare - si risolve in concreto in una subordinazione assoluta delle regioni rispetto alla legislazione statale. L'unica cosa che la regione può fare è rendere ancora più rigorosa e vincolistica la legge urbanistica statale.
Lo stesso vale per il principio evocato dall'onorevole Fontan: le vie di comunicazione, le strade di interesse puramente locale verranno disciplinate da una legge quadro nazionale, rispetto alla quale la legge regionale non avrà il potere di introdurre un regime più flessibile. È proprio questo il punto sollevato dal nostro subemendamento 0.5.331.1 ed evocato dall'emendamento 5.331 della Commissione.

ANTONIO SODA, Relatore per la maggioranza per i profili inerenti all'ordinamento regionale. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO SODA, Relatore per la maggioranza per i profili inerenti all'ordinamento regionale. Signor Presidente, l'espressione «governo del territorio» ha natura tecnico-giuridica. Presso la Camera dei deputati si sta discutendo un progetto di legge quadro sul governo del territorio nel quale i profili edilizi ed urbanistici non vengono affrontati e restano, quindi, di competenza regionale, competenza che diventa primaria in virtù del trasferimento alla potestà generale della regione. Preciso ciò per tranquillizzare il collega Guarino.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.
Onorevole Foti, ha due minuti perché per il suo gruppo è già intervenuto il collega Migliori.

TOMMASO FOTI. Signor Presidente, mi pare che l'assicurazione data testé dal collega Soda, in realtà, non possa essere accettata in alcun modo anche perché mi sembra che, a fronte di una modifica


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costituzionale, non si possa invocare una definizione data con legge ordinaria; tutt'al più dovrebbe essere la legge costituzionale ad ammettere un'interpretazione diversa a favore della legge ordinaria.
Mi limito ad osservare, peraltro, che le concorrenti proposte finiranno soltanto per danneggiare ulteriormente un settore, quello dell'edilizia, che già di caos ne registra a sufficienza. Vorrei ricordare, ad esempio, che il concetto di perequazione, caro all'urbanistica di sinistra, se inserito in una norma nazionale dovrà essere sposato da tutte le regioni. Tale concetto è meramente statalista e dirigista e, se libere di legiferare, le regioni del Polo potrebbero non accettarlo.
Mi sembra oltremodo giustificata la proposta di cancellare il governo del territorio dall'elenco delle materie per le quali è prevista una legislazione concorrente che, in realtà, non si ridurrà ad altro che ad una sovrapposizione di funzioni e competenze e ad una interpretazione distorta di norme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.331 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (
Vedi votazioni).
(Presenti 364
Votanti 358
Astenuti 6
Maggioranza 180
Hanno votato
244
Hanno votato
no 114).

Passiamo alla votazione del subemendamento Guarino 0.5.322.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guarino, al quale ricordo che dispone di due minuti di tempo. Ne ha facoltà.

ANDREA GUARINO. Ci si rifiuta di dare alle competenze dello Stato la disciplina delle professioni che hanno rilevanza oggettivamente generale; si trasporta nell'ambito della competenza statale, seppur concorrente, anche la disciplina di un porticciolo turistico, di un porticciolo di pesca o di un aeroporto turistico!
Di nuovo: dov'è il decentramento in tutto questo?

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Guarino 0.5.322.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 353
Votanti 343
Astenuti 10
Maggioranza 172
Hanno votato
100
Hanno votato
no 243).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.322 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mammola. Ne ha facoltà.

PAOLO MAMMOLA. Mi permetto di intervenire in questo dibattito per segnalare un'altra grossa incongruenza contenuta nel provvedimento al nostro esame.
Ricordo che in Commissione trasporti abbiamo avuto delle lunghe discussioni e che abbiamo concordato - perlomeno vi era stata una concordia tra tutte le forze politiche - che, per esempio, la legge n. 84 sui porti andava modificata soprattutto per quello che riguarda le competenze di questo Parlamento e dell'autorità centrale rispetto, ad esempio, all'autonomia delle autorità portuali e quindi alla nomina dei presidenti che governano le autorità portuali nel nostro paese.


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Ricordo inoltre che tutte le forze politiche concordarono sul fatto che la legge n. 84 dovesse essere superata e che il parere richiesto alle Commissioni parlamentari sulle nomine che venivano fatte era diventato ormai una consuetudine formale che sostanzialmente non aveva più alcun tipo di rilevanza all'interno del nostro ordinamento; infatti, il parere consultivo che non ci dava nemmeno la possibilità di modificare eventuali scelte del Governo, concordate con le regioni, era una vera e propria perdita di tempo!
Tutte le forze politiche hanno concordato che, andando verso scelte federaliste di decentramento, il parere della Commissione parlamentare, per esempio per la nomina di autorità portuali, poteva essere tranquillamente cancellato dalla legge n. 84! Ora ci ritroviamo ad affrontare il tema del federalismo nella sua complessità e constatiamo che le stesse forze politiche che in Commissione hanno sempre manifestato queste volontà federaliste richiamano allo Stato nazionale la completa giurisdizione per i porti e per gli aeroporti civili.

MARCO BOATO. Non completa, ma concorrente!

PAOLO MAMMOLA. Colleghi, credo che occorra fare scelte coerenti: non si può predicare bene dicendo sempre a parole di essere federalisti, di andare verso il decentramento e di non entrare più nell'autonomia di scelta delle regioni - che al limite può essere concordata con l'autorità centrale, ma solo dopo che sono state fatte scelte precise a livello regionale - mentre poi ci ritroviamo di nuovo con proposte di legge che vanno nella direzione opposta e che riportano all'autorità centrale dello Stato le competenze.
Allora, il federalismo a parole è una cosa e il federalismo nei fatti è un'altra: il federalismo a parole appartiene alla sinistra, ma nei fatti è solo statalismo ed è scritto sui provvedimenti (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania).

VINCENZO CERULLI IRELLI, Relatore per la maggioranza per i profili inerenti agli enti locali e ai loro rapporti con lo Stato e con le regioni. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VINCENZO CERULLI IRELLI, Relatore per la maggioranza per i profili inerenti agli enti locali e ai loro rapporti con lo Stato e con le regioni. Presidente, qui si tratta di competenza concorrente ed è evidente che porti ed aeroporti civili - tra l'altro, questa è una richiesta che viene avanzata testualmente dalle regioni - significa porti ed aeroporti civili di rilevanza nazionale! È ovvio che quelli locali, che già oggi rientrano nella piena competenza delle regioni, continuino ad essere regionali. Quindi, l'inserimento di questa dizione vuol dire rendere partecipi le regioni della politica dei porti e degli aeroporti nazionali, fermo restando che quelli regionali e locali restano come sono oggi, cioè, pienamente regionali!

CARLO PACE. Chiedo di parlare per un chiarimento, visto che questa è stata l'interpretazione del relatore, che mi pare sia stata condivisa dal Presidente.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO PACE. Se noi inseriamo nell'articolo 117 della Costituzione - perché questo avverrà - porti ed aeroporti civili senza la specificazione che sono anzitutto quelli di interesse internazionale e poi quelli di interesse nazionale perché, altrimenti, rischieremmo veramente di compiere un altro errore, il risultato finale sarebbe quello di precludere alle regioni la possibilità di normare in maniera esclusiva i porti e gli aeroporti di carattere meramente locale.
Qui si tratta di gerarchia delle fonti e stiamo mettendo mano all'articolo 117 della Costituzione. I precedenti e il fatto che attualmente questi siano i poteri assegnati alle regioni non cambiano nulla se poi la nuova norma assume il livello di norma costituzionale. Perciò chiedo all'onorevole


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Cerulli Irelli se non volesse dare maggiore valenza alla sua interpretazione - quella che ci ha testé fornito - chiarendo con adeguata aggettivazione a quale tipo di aeroporti e di porti si faccia riferimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Migliori. Ne ha facoltà.

RICCARDO MIGLIORI. Forse è la stanchezza, ma trovo qualcosa di strano in questa dizione.
L'intervento del collega Cerulli Irelli mi ha spinto ad intervenire.
Vi sono porti di proprietà regionale e porti di proprietà dello Stato. Al riguardo non vedo quale tipo di legislazione concorrente vi sia, visto e considerato che non mi sembra che si innovi. Gli aeroporti - parlo soprattutto della gestione degli spazi aeroportuali - sono di proprietà delle regioni, ma vi sono alcune differenze, poiché vi sono gli aeroporti militari di proprietà dello Stato come l'aeroporto di Pisa che è aperto al traffico civile ed è gestito dalla regione Toscana con una società della quale fa parte il comune di Pisa ed altri enti. Scrivendo aeroporti civili, tout court, non so a che cosa andiamo incontro.

MARCO BOATO. La richiesta di scrivere «civili» era vostra.

RICCARDO MIGLIORI. Purtroppo in quel momento non ero presente. Il collega Garra mi ha spiegato or ora il senso del suo emendamento.

MARCO BOATO. E lo abbiamo accolto.

RICCARDO MIGLIORI. Vi faccio presente però alcune fattispecie conosciute dai colleghi.
Non vi è solo l'aeroporto militare di Pisa che è aperto al traffico civile, ma ve ne sono molti altri. Insomma, vorrei porre una questione molto concreta che vi inviterei ad approfondire perché non vorrei che si creassero delle situazioni non gestibili.

VINCENZO CERULLI IRELLI, Relatore per la maggioranza per i profili inerenti agli enti locali e ai loro rapporti con lo Stato e con le regioni. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VINCENZO CERULLI IRELLI, Relatore per la maggioranza per i profili inerenti agli enti locali e ai loro rapporti con lo Stato e con le regioni. Intervengo per fornire un altro piccolo chiarimento. Nel testo proposto dell'articolo 117 non compare mai la dizione «di rilevanza nazionale» o «di interesse nazionale», che invece è contenuta nel testo dell'articolo 117 vigente. Qual è la ragione? La ragione risiede nel fatto che nel nuovo testo i beni o le politiche di rilevanza subregionale sono affidati alle regioni, in virtù della norma di clausola generale.

PRESIDENTE. Che è al contrario.

VINCENZO CERULLI IRELLI, Relatore per la maggioranza per i profili inerenti agli enti locali e ai loro rapporti con lo Stato e con le regioni. È al contrario. Come dicevo prima, la dizione non appare mai per nessun settore perché quello che è regionale è già delle regioni. Questa almeno è la nostra linea interpretativa che credo che abbia un certo fondamento. Non potevamo dunque prevedere quella espressione per i porti e gli aeroporti in quanto non è prevista per nessun settore compreso nel comma. Resta però fermo che ciò che è stato affermato dai colleghi Guarino e Migliori è vero, cioè che le regioni estendono la loro competenza, sia pure concorrente, alla politica dei grandi aeroporti e dei grandi porti di rilevanza nazionale. Quelli regionali restano regionali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vito. Ne ha facoltà.


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ELIO VITO. Ho la sensazione che questo ulteriore intervento dell'onorevole Cerulli Irelli - pur ringraziandolo della disponibilità - complichi ancora di più le cose perché è vero che il nuovo articolo 117 ribalta l'attuale impostazione, ma per quanto riguarda le competenze. In questa sede, invece, stiamo parlando di porti e aeroporti, non di competenze; allora, il punto è diverso: vi era la proposta di Guarino che precisava che rientrano nella competenza concorrente gli aeroporti nazionali. Perché si è ritenuto, con la consueta sufficienza con la quale si respingono gli emendamenti dell'opposizione, di respingerlo?

MARCO BOATO. Perché consueta?

ROSANNA MORONI. Abbiamo accolto l'emendamento dell'onorevole Garra!

ELIO VITO. Signor Presidente, mi sto rivolgendo all'Assemblea...

PRESIDENTE. Sì, ma penso anche al Comitato dei nove.

ELIO VITO. Comunque, gradirei non essere interrotto; dicevo che la proposta dell'onorevole Guarino è stata respinta con la consueta sufficienza, a maggior ragione per il fatto che la si ritiene una proposta che coincide sostanzialmente con le intenzioni dell'emendamento della Commissione.

PRESIDENTE. Onorevole Vito, per capirci, credo che la preoccupazione sia questa: se prevedessimo la rilevanza nazionale solo per i porti e gli aeroporti, si verificherebbe una situazione singolare, nel senso che, mentre tutta la materia qui trattata è nazionale e, se non ho capito male, invece, porti e aeroporti ed altre materie di carattere regionale sono di competenza esclusiva, vi sarebbe stata un'interpretazione un po' squilibrata perché, per alcuni settori, si specifica l'interesse nazionale, mentre per altri no. Questa è tutta materia nazionale, e a questa si chiede alle regioni di partecipare, mentre le regioni hanno competenza esclusiva sul resto. Questo è quanto ho capito io.

ELIO VITO. Signor Presidente, ho capito la precisazione del collega Cerulli Irelli ma, ripeto, in questa sede stiamo parlando non di competenze generali su materie, ma di fattispecie diverse, di porti e aeroporti, che o sono regionali o sono nazionali. Non è una competenza astratta che, se non viene precisato, è regionale. Credo, quindi, da questo punto di vista, che precisare che diventano di competenza concorrente gli aeroporti nazionali non confligga né con l'intenzione generale del nuovo articolo 117 né con la necessità di evitare che alle regioni vengano poi sottratti poteri e competenze che oggi hanno sui propri aeroporti civili.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.

MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, se non ho compreso male, ritengo che, in realtà, la questione non sia facilmente risolvibile, se non per la parte successiva dell'articolo 117, che precisa in che termini si può estrinsecare la potestà legislativa dello Stato. Nel preciso istante in cui, in relazione alla potestà legislativa concorrente, allo Stato rimane esclusivamente l'intervento per fissare i principi fondamentali della materia, è evidente che il limite costituzionale che si va ad indicare si riferisce ad una potestà che è limitata da parte dello Stato ai soli principi fondamentali; è parimenti evidente, però, che l'indicazione riportata sotto il profilo della legislazione concorrente, che descrive gli ambiti di competenza o, se preferite, le sottomaterie permetterà comunque sempre allo Stato, in una corretta interpretazione, di fissare principi fondamentali anche per quanto concerne porti ed aeroporti che non siano di interesse nazionale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.


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Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.322 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (
Vedi votazioni).
(Presenti 349
Votanti 316
Astenuti 33
Maggioranza 159
Hanno votato
264
Hanno votato
no 52).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luciano Dussin 5.49, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 357
Votanti 297
Astenuti 60
Maggioranza 149
Hanno votato
53
Hanno votato
no 244).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luciano Dussin 5.80, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 361
Votanti 302
Astenuti 59
Maggioranza 152
Hanno votato
56
Hanno votato
no 246).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Luciano Dussin 5.51.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Possa. Ne ha facoltà.

GUIDO POSSA. Signor Presidente, solo due parole sull'emendamento in esame presentato dai colleghi della Lega: l'emendamento propone che produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell'energia vengano sostanzialmente affidati alla gestione delle regioni. Personalmente, sono contrario all'emendamento perché ritengo che il sistema dell'approvvigionamento di energia elettrica sia delicatissimo, importantissimo e debba essere assolutamente affidabile e concepito su base nazionale, come è sempre stato finora. Non vedo come sia possibile non concepire su base nazionale il sistema della produzione, poiché sono pochi i siti che sono abilitati alla produzione di energia elettrica e non è così facile reperirli nell'ambito di una singola regione. Quanto al trasporto dell'energia, deve essere concepito sul territorio nazionale in modo integrato, perché non è possibile che venga esaurito in ambito regionale.
Vi sono due istituzioni a cui è affidata la supervisione del sistema dell'approvvigionamento dell'energia elettrica in Italia: il Ministero dell'industria e l'Autorità per l'energia elettrica e il gas. Chiunque sia del mestiere e segua il funzionamento delle suddette istituzioni, vede come le numerosissime regolamentazioni emanate dall'Autorità e gli interventi specifici nel settore da parte del Ministero non possano che essere concepiti su base nazionale. Per analogia, ripeto, per le argomentazioni che sono state svolte già dai miei colleghi sul sistema dei porti e degli aeroporti, non è assolutamente pensabile trasferire alle regioni competenze specifiche su parti di un sistema che deve essere visto nella sua complessità nazionale.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento


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Luciano Dussin 5.51, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 343
Votanti 338
Astenuti 5
Maggioranza 170
Hanno votato
47
Hanno votato
no 291).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fontan 5.286, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 351
Maggioranza 176
Hanno votato
40
Hanno votato
no 311).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fontan 5.287, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 354
Maggioranza 178
Hanno votato
42
Hanno votato
no 312).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fontan 5.288, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 354
Votanti 330
Astenuti 24
Maggioranza 166
Hanno votato
40
Hanno votato
no 290).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fontan 5.289, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 348
Maggioranza 175
Hanno votato
42
Hanno votato
no 306).

L'emendamento Luciano Dussin 5.52 è precluso.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Luciano Dussin 5.53.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pace. Ne ha facoltà.

CARLO PACE. Signor Presidente, l'emendamento Luciano Dussin 5.53, che del resto coincide con l'emendamento Crema 5.21, sostanzialmente risponde, seppure in misura attenuata, all'esigenza cui era preordinato il mio emendamento 5.10: creare una sorta di coordinamento e di armonizzazione nella politica fiscale, in modo da evitare che decisioni scoordinate dei vari livelli di Governo realizzassero un sistema fiscale complessivo che fosse o troppo leggero o troppo pesante o comunque non responsabilmente definito perché senza coordinamento.
Se io decido senza sapere quello che fanno gli altri, non è detto che poi la decisione complessiva di ciascuno degli altri realizzi un ottimo, viceversa si può realizzare una situazione del tutto dissestata dal punto di vista del coordinamento e dell'ordinamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.


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Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Luciano Dussin 5.53, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 345
Votanti 336
Astenuti 9
Maggioranza 169
Hanno votato
101
Hanno votato
no 235).

Colleghi, ora c'è una serie di emendamenti che riguardano una materia diversa, i beni culturali, che non credo che riusciremo ad esaurire questa sera perché sono le 21.55. Se i colleghi sono d'accordo, potremmo sospendere a questo punto i nostri lavori.
Avverto che, a seguito della riformulazione dell'emendamento 4.31 della Commissione, quest'ultimo si configura non più come interamente sostitutivo dell'articolo 4, bensì come aggiuntivo di un capoverso.
I subemendamenti premittivi già presentati al suddetto emendamento 4.31 debbono pertanto intendersi riferiti direttamente al testo del progetto di legge.
Peraltro, ciascuno di tali subemendamenti premittivi corrisponde ad un emendamento già presentato, in particolare: il subemendamento Fontan 0.4.31.4 corrisponde all'emendamento 4.5; il subemendamento Stucchi 0.4.31.5 corrisponde all'emendamento 4.15; il subemendamento Stucchi 0.4.31.6 corrisponde all'emendamento 4.6; il subemendamento Stucchi 0.4.31.7 corrisponde all'emendamento 4.7; il subemendamento Stucchi 0.4.31.8 corrisponde all'emendamento 4.8; il subemendamento Stucchi 0.4.31.9 corrisponde all'emendamento 4.9; il subemendamento Stucchi 0.4.31.10 corrisponde all'emendamento 4.10; il subemendamento Stucchi 0.4.31.11 corrisponde all'emendamento 4.11; il subemendamento Stucchi 0.4.31.12 corrisponde all'emendamento 4.12; il subemendamento Stucchi 0.4.31.13 corrisponde all'emendamento 4.13; il subemendamento Stucchi 0.4.31.14 corrisponde all'emendamento 4.14; il subemendamento Fontan 0.4.31.16 corrisponde all'emendamento 4.27; il subemendamento Fontan 0.4.31.17 corrisponde all'emendamento 4.16. I subemendamenti menzionati non saranno pertanto posti in votazione.
A seguito della ricordata riformulazione dell'emendamento 4.31 della Commissione, sono stati presentati tre subemendamenti. Tra questi, non sono ammissibili i subemendamenti Garra 0.4.31.40 e 0.4.31.41, in quanto non sono riferiti alle parti riformulate dell'emendamento 4.31.
Non è inoltre ricevibile il subemendamento presentato dall'onorevole Garra al subemendamento 0.6.40.6 del Governo, in quanto i subemendamenti non possono essere ulteriormente subemendati.

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