Allegato B
Seduta n. 773 del 19/9/2000


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INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

ALBORGHETTI, STUCCHI e TERZI. - Al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
i lavori di realizzazione della variante all'abitato di San Pellegrino Terme (Bergamo) strada statale n. 470, sono stati appaltati nel 1991 e procedono con estrema lentezza e gravissimi ritardi;
i lavori in argomento si sono resi urgenti a seguito della disastrosa alluvione del luglio 1987 e dei successivi episodi di esondazione del fiume Brembo e sono previsti tra le priorità della legge n. 102 (legge Valtellina) per il rilancio e sviluppo della Valle Brembana;
le difficoltà di collegamento viario penalizzano i trasferimenti giornalieri e costituiscono una concausa dello spopolamento della montagna;
tale intervento costituisce un momento fondamentale e decisivo per l'economia vallare, poiché una viabilità inadeguata penalizza fortemente l'attività industriale, commerciale, artigianale e turistica, vanificando anche gli sforzi messi in atto dalle istituzioni, sempre all'interno della legge n. 102, nel campo del rilancio dell'occupazione;
il livello di disoccupazione nella Valle è del 7 per cento pari al doppio rispetto al restante territorio della provincia di Bergamo;
a fronte delle migliaia di miliardi, versati sotto forma di tributi e tasse, dai cittadini della provincia di Bergamo, il ritorno in investimenti ed infrastrutture è esiguo e sicuramente inferiore alle necessità del territorio e della popolazione;
i lavori della variante sono sempre più avvolti in una esasperante e incomprensibile burocrazia con competenze di difficile riferimento, per cui è impossibile stabilire modalità e termine dell'opera, generando nelle comunità locali e nelle stesse Istituzioni vallari grande preoccupazione, irritazione e malcontento -:
se non ritenga doveroso, considerata la rilevanza della questione, di intervenire immediatamente per verificare quali siano i motivi e le responsabilità di tali ritardi, per risolvere le inefficienze e velocizzare eventuali iter burocratici che sembrano creati ad arte per rallentare un'opera da tempo finanziata, in modo da evitare il lievitamento dei costi e precluderne la completa realizzazione in tempi certi.
(4-23841)

Risposta. - In merito ai quesiti proposti con l'interrogazione indicata e sulla base degli elementi forniti dall'ANAS, si riferisce quanto segue.
I lavori della variante all'abitato di San Pellegrino Terme sulla S.S. n. 470 «della Valle Brembana» rientranti nel progetto principale sono ultimati mentre sono tuttora in corso d'opera quelli relativi al progetto di completamento.
Per il superamento di importanti interferenze con le strutture dell'Enel e con le


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proprietà della San Pellegrino s.p.a. è stata redatta una perizia che richiederà l'impegno di maggiori risorse finanziarie attualmente in corso di reperimento.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

ALOI. - Ai Ministri dei lavori pubblici e dell'interno. - Per sapere - premesso che:
a Reggio Calabria, in applicazione delle leggi n. 225/65 e 513/77, non solo non si è proceduto ad effettuare ad oggi le operazioni di riscatto degli alloggi del patrimonio edilizio (ex ente edilizio), ma non sono state avviate nemmeno le istruttorie delle relative pratiche con la conseguenza che numerosi cittadini, interessati al riscatto, non hanno potuto esercitare il proprio diritto di acquisto degli alloggi -:
quali siano i motivi per cui non si è proceduto - dopo le pubblicazione, da parte del comune, del bando relativo ad un piano di vendita degli alloggi ai sensi della legge n. 560 del 1993 - alla definizione delle pratiche di acquisto degli alloggi stessi, malgrado le continue richieste e sollecitazioni degli acquirenti interessati, anche se - è bene sottolinearlo - gli indici catastali riguardanti gli alloggi siano oltre modo alti, trattandosi di alloggi costruiti da oltre quarant'anni, alcuni dei quali addirittura negli anni venti, ed alla cui costruzione si è provveduto con interventi di fondi di solidarietà a favore dei terremotati del 1908;
se non ritengano di dovere intervenire presso il comune di Reggio - più che mai inadempiente in ordine all'applicazione di leggi nazionali e regionali - al fine di riportare nella città di Reggio una situazione di normalità legislativa e di evitare, nel contempo, che il malcontento oltremodo diffuso possa avere sviluppi a livello di ordine pubblico.
(4-26344)

Risposta. - In merito ai quesiti proposti con l'atto ispettivo indicato, si premette che questa Amministrazione non ha alcun potere di intervento in merito alle questioni proposte in quanto in materia di alienazione degli alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica, pur dovendosi svolgere nell'ambito della normativa quadro contenuta nella legge 560/93, la competenza è attribuita alle Regioni.
Pur tuttavia, si risponde all'interrogante sulla base delle notizie fornite dal Comune di Reggio Calabria che rappresenta quanto segue:
In applicazione della legge 225/65 agli atti dell'Ufficio Patrimonio Edilizio risultano già definite circa 1560 pratiche, le cui operazioni di riscatto sono state già avviate sin dall'anno 1969. Il Comune precisa che restano da definire ancora circa 102 pratiche, di cui cinque sono già istruite ed in fase di completamento per la firma del contratto, 10 istruite e trasmesse alla Commissione Consultiva per il parere, 40 già istruite e sospese per violazioni edilizie, 20 in fase di istruttoria per ricerca eredi, 23 ancora da istruire.
In applicazione della legge 513/77 risultano pervenute circa 350 domande di riscatto, per le quali già dal mese di maggio 1999 si sono avuti contatti con l'Ufficio Tecnico Erariale di Reggio Calabria al fine di pervenire alla valutazione degli alloggi, così come prevede la legge.
Dagli accordi intercorsi, l'Ufficio Patrimonio Edilizio dovrà predisporre delle schede tecnico-descrittive degli alloggi al fine di rendere più agevole il lavoro dell'U.T.E. Pertanto, già dal mese di settembre 1999 sono iniziati i sopralluoghi per la predisposizione delle sopra richiamate schede che verranno successivamente trasmesse dal Comune stesso all'U.T.E.
In data 31.12.1995, in osservanza alla legge n. 560 del 24.12.1993, è stato pubblicato il bando per la dismissione del patrimonio edilizio comunale. Nei termini del bando pervenivano circa 1670 domande, per le quali ancora non è iniziata alcuna procedura di istruttoria, in quanto nel corso di riunioni svoltesi presso la Prefettura di Reggio Calabria fra i responsabili del Comune, dell'A.T.E.R.P. ed i sindacati di categoria - quest'ultimi lamentavano l'esosità del prezzo di vendita degli alloggi - si è stabilito


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di sospendere l'esame delle pratiche in attesa che la Prefettura si facesse promotrice delle istanze dei sindacati verso le istituzioni centrali, al fine di pervenire ad una soluzione del problema.
Il Comune predetto ha recentemente comunicato che con deliberazione n. 914 del 25.7.98, attuativa degli indirizzi dati dal Consiglio Comunale con atto n. 79 del 17.12.97, ha proceduto alla riorganizzazione degli uffici e dei servizi, sia per adeguare la struttura ai compiti assegnati al Comune delle leggi di riforma sia per avviare un processo di razionalizzazione e qualificazione.
Con la nuova organizzazione non è stato «soppresso l'ufficio patrimonio edilizio» del Comune, come si rileva con il presente atto ispettivo, se per soppressione si intende la cancellazione delle competenze. Difatti, le funzioni relative alla gestione del Patrimonio Edilizio sono state riorganizzate ed inglobate in una unità di nuova istituzione denominata «Contratti-Servizi» le cui competenze vanno a comprendere tutti i procedimenti relativi alla contrattualizzazione del patrimonio edilizio del Comune distinguendo la parte relativa alla manutenzione, che ovviamente compete agli uffici tecnici.
L'Ufficio, quindi, nell'ambito della struttura va ad essere ricompreso nell'Unità Organizzativa di 1o livello «Area Legale e Contratti».
Il Comune, nel chiarire che non è mai stato il patrimonio edilizio unità operativa autonoma poiché inserito in un settore retto da un dirigente, né è oggi settore di altra unità, riferisce che l'ufficio, inteso come organico e come competenze, oggi continua a svolgere tutte le attività che gli sono proprie in modo più efficiente ed efficace di quanto non abbia fatto in passato.
La nuova organizzazione risponde ai principi di una razionalizzazione, quindi di una maggiore efficienza ed efficacia. Nessun «grave disagio» ne deriva all'utenza che, in tale ottica, dovrebbe avere risposte di maggiore qualità e nessuna mortificazione per le professionalità è data ai dipendenti che vi operano.
L'Amministrazione comunale si è posta il problema del miglioramento del servizio e non la promozione sul campo dei dipendenti che vi operano.
Di recente la Giunta Municipale ha adottato un atto deliberativo che, individuando un gruppo di lavoro intersettoriale, ha fissato l'obiettivo di costituire un archivio del patrimonio immobiliare del Comune che dia possibilità di avviare una politica di gestione economica dello stesso e di eliminare sprechi, sacche di inefficienza o peggio, mancati introiti nelle casse comunali.
Il gruppo è già stato costituito ed attualmente sta lavorando per il raggiungimento dell'obiettivo prefissato.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

ALOI. - Ai Ministri dei lavori pubblici e per i beni e le attività culturali. - Per sapere:
se siano a conoscenza - per come dovrebbero esserlo - che i lavori di sistemazione della strada statale 106, che, per la sua impraticabilità in certe zone e per il verificarsi di frequenti incidenti mortali nella stessa, viene definita «la strada della morte», sono stati interrotti nel tratto Bova Marina-Palizzi, in provincia di Reggio Calabria, per il rinvenimento dei resti di una sinagoga i quali, con particolare riferimento alla pavimentazione della stessa, sono stati trasferiti nel museo nazionale di Reggio Calabria la cui importanza è come e noto rilevante per la presenza in esso di testimonianze magno-greche e di altre epoche storico-archeologico-culturali;
se non ritengano di dovere intervenire per conoscere i motivi dell'interruzione dei lavori, non essendo concepibile che non si debba con tempestività ripristinarli per consentire che si vada ad ultimare la sistemazione di una strada, quale la strada statale 106, che resta l'unica arteria collegante centri importanti della fascia ionica della provincia di Reggio e della Calabria.
(4-27917)

Risposta. - In merito alle problematiche evidenziate dall'interrogante con l'atto ispettivo


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indicato, l'Ente Nazionale per le Strade comunica che i lavori di ammodernamento del tratto Bova Marina-Palizzi della S.S. n. 106 sono stati già ripresi e se ne prevede lo sviluppo organico che consentirà, nell'arco di seicento giorni, l'apertura al transito di circa otto chilometri di variante.
La lunga sospensione era stata originata dalla presenza di un ritrovamento archeologico in località San Pasquale di Bova Marina, a seguito del quale la Soprintendenza Archeologica della Calabria ha imposto all'ANAS alcune varianti all'opera viaria, che sono state redatte dall'Ente in conformità a quanto prescritto, e successivamente sottoposte ed approvate dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
La pratica si è conclusa col rilascio del nullaosta da parte della Soprintendenza in data 5 marzo 1987.
Da quella data i lavori sono stati ripresi ed hanno poi subito varie sospensioni dovute all'insorgenza di problemi di natura gestionale che hanno interessato le imprese appaltatrici succedutesi nella conduzione dei lavori.
Per quanto riguarda la pericolosità del tratto stradale in questione, l'ANAS ritiene che l'incidentalità riscontrata nel tratto Reggio Calabria-Locri (come emerge anche dai rapporti della Polstrada relativi al quinquennio 1995-1999) sia da imputare soprattutto alla condotta di guida non idonea da parte degli utenti, piuttosto che alle caratteristiche geometriche e morfologiche della strada.
L'ANAS, per quanto di competenza e nei limiti delle disponibilità finanziarie, assicura il proprio impegno al fine di migliorare il livello di sicurezza della rete stradale.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

ALOI. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
da tempo, il segnale dell'emittente Reggio TV, di Reggio Calabria, è disturbato da indebite interferenze, prodotte da altro canale;
come è comprensibile, si tratta di un fatto che causa difficoltà al lavoro del personale impiegato nella rete televisiva ed a quanti vogliano collegarsi con «Reggio TV», per l'impossibilità di ricevere un segnale appena visibile;
l'episodio, ultimo di una serie di difficoltà incontrate fin dall'inaugurazione dell'emittente, ha costretto la stessa a sospendere la programmazione, anche nel tentativo di sensibilizzare sul problema l'opinione pubblica e le istituzioni che possono concretamente agire per rimediare a questa situazione -:
se il Ministro interrogato sia informato su questo episodio ed intenda intraprendere iniziative per garantire una pronta ed efficace soluzione ad una situazione difficile che, tra l'altro, rischia di avere risvolti sul fronte occupazionale di una città già interessata, su diversi fronti, da problemi del lavoro.
(4-28909)

Risposta. - Al riguardo, si ritiene opportuno premettere che, a seguito dell'entrata in vigore della legge 31 luglio 1997, n. 249, il Ministero delle comunicazioni ha avviato i lavori di predisposizione del piano nazionale di assegnazione delle frequenze per la radiodiffusione, dapprima in supplenza e, successivamente, in collaborazione con l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, competente, ai sensi della suddetta legge, all'elaborazione e all'approvazione del piano.
La predetta legge n. 249/97 stabilisce, infatti, che, previa consultazione delle regioni e delle province autonome, l'Autorità fissa il numero delle reti e dei programmi irradiabili in ambito nazionale e locale, secondo determinati criteri, tra i quali figura quello dei segnali ricevibili senza disturbo.
Al fine di assicurare le necessarie funzioni di governo, di garanzia e di controllo in tema di comunicazione, la predetta Autorità si avvale degli organi del Ministero delle comunicazioni e dei comitati regionali, organi ausiliari della stessa.
Gli organi del Ministero delle comunicazioni, pertanto, che intervengono per


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conto dell'Autorità non possono svolgere compiti diversi da quelli riconosciuti a quest'ultima.
In merito a quanto rappresentato dall'interrogante e anche a seguito delle numerose segnalazioni di interferenze nell'area di Reggio Calabria, si è proceduto ad interessare i competenti Ispettorati territoriali della Sicilia e della Calabria per gli accertamenti del caso e l'adozione degli opportuni provvedimenti.
È emerso che le interferenze erano addebitabili alle società Nuhy e I.T.M. operanti sul canale 32. Tuttavia, a seguito degli interventi del citati organi periferici le lamentate interferenze sono cessate a far data dal maggio u.s.
Il Ministro delle comunicazioni: Salvatore Cardinale.

APOLLONI. - Al Ministro delle finanze. - Per sapere - premesso che:
coloro che partecipano a gare d'appalto in Sicilia si trovano di fronte ad una crisi spaventosa senza precedenti;
tutte le amministrazioni, al fine di espletare le gare d'appalto a prezzi unitari con la cosiddetta «lista delle categorie», controllano voce per voce tutte le relative moltiplicazioni per verificarne l'esattezza;
partecipando circa 150 ditte per gara, il tempo medio per l'espletamento è valutabile in 40 giorni circa;
pertanto, ogni amministrazione potrà espletare circa 9-10 gare l'anno;
altro danno è provocato dal fatto che nei 40 giorni in cui si verificano tutti i conteggi, le imprese non sono presenti, in quanto ci vorrebbero decine di impiegati sparsi per le amministrazioni a seguire le gare -:
come si stia adoperando al fine di snellire la burocrazia che attanaglia la pubblica amministrazione;
come si stia adoperando al fine di consentire una maggiore trasparenza nel prezzo che pagheranno le imprese per aggiudicarsi l'appalto.
(4-22800)

Risposta. - Si evidenzia preliminarmente come la specifica materia, oggetto dell'interrogazione cui si risponde per delega della Presidenza del Consiglio dei Ministri, rientri tra le prerogative di attività legislative proprie della Regione Sicilia.
Nei limiti delle competenze di questo Ministero si fa presente che, l'Ispettorato Generale per l'A.N.C. e per i Contratti, nell'espletamento delle gare d'appalto con il sistema dell'asta pubblica e/o licitazione privata mediante offerta a prezzi unitari, di cui all'articolo 21, comma 1/bis, lettera
a) e lett. c) della legge 109/94 e successive modificazioni e integrazioni, provvede a verificare l'esattezza dei conteggi della sola offerta, non anomala, con il prezzo complessivo più vantaggioso per l'Amministrazione.
Ciò in adesione all'interpretazione di parte della giurisprudenza (TAR Veneto, Sez. I 23.03.1999, n. 403) secondo cui la pubblica Amministrazione non è tenuta a controllare, ai fini del calcolo della soglia di anomalia, l'esattezza dei conteggi di tutte le offerte ammesse, la quale compete, invece, esclusivamente ai singoli partecipanti alla gara.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

BICOCCHI. - Ai Ministri dei lavori pubblici e dell'ambiente. - Per sapere - premesso che:
con riferimento alla delibera del consiglio comunale di Lucca del 25 agosto 1999 che ha approvato il progetto Prusst «Area Lucchese» e ai protocolli di intesa che prevedono la realizzazione di una nuova viabilità tra via del Brennero e via dell'Acquacalda e tra via dell'Acquacalda e via di San Filippo, l'assemblea popolare delle circoscrizioni 2 e 4 del comune di Lucca tenutasi il 24 settembre 1999 ha


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dichiarato all'unanimità la propria assoluta contrarietà a tali progetti per i seguenti motivi:
a) il tracciato della viabilità è in larga parte quello previsto dal Prg redatto nei 1958; tale Prg è ormai obsoleto visto che sono trascorsi 40 anni dalla sua redazione e che è stato ampiamente disatteso a causa delle continue varianti che hanno pregiudicato l'integrità del tracciato originario;
b) oggi i quartieri di San Pietro a Vico, dell'Annunziata, di San Vito dell'Arancio e di San Filippo fanno parte a pieno titolo del centro della città e non più della periferia suburbana, con i conseguenti gravi problemi sia di inquinamento atmosferico, acustico e ambientale in genere, sia di inadeguatezza infrastrutturale con gravi danni inerenti sia alla qualità della vita e alla salute che alla perdita di valori delle proprietà tenuto conto della presenza di ampie zone classificate residenziali;
c) la nuova viabilità prevista passerà a pochi metri da ben tre plessi scolastici (le scuole medie «Chelini» di San Vito, l'Itis «Fermi» di San Filippo e la scuola materna di San Filippo);
d) infine tali progetti sarebbero in aperto contrasto con l'articolo 2 del bando allegato al decreto del ministero dei lavori pubblici, 8 Ottobre 1998, quando afferma che il Prusst deve promuovere il primato dei valori di tutela ambientale e della garanzia dell'aumento del benessere della collettività;
il consiglio comunale di Lucca per ben tre volte negli ultimi due anni (sedute del 29 dicembre 1997, 15 luglio 1998 e 20 ottobre 1998) ha espresso all'unanimità la propria volontà di non realizzare l'asse nord-sud cosi come è previsto nel Prg del 1958 considerando «non più proponibile per l'asse suburbano la soluzione ad esso data dalla vecchia previsione di piano regolatore» e due di queste tre votazioni sono avvenute stante l'attuale amministrazione comunale, per cui vi è un evidente vizio di contraddittorietà nella delibera comunale di approvazione del Prusst -:
considerato, con viva preoccupazione, come tali interventi appaiano motivati più dalla volontà di venire incontro ad esigenze dei privati, che si sono accollati le spese di realizzazione delle infrastrutture viarie stesse in quanto di servizio ad attività economiche, che dalla presenza di un vero interesse pubblico alla loro realizzazione;
se ritengano tali opere in contrasto con la normativa e con gli obiettivi e le finalità di un «programma» di riqualificazione urbana e di sviluppo sostenibile del territorio;
se considerino tali interventi una ingiustificata minaccia per l'ambiente ed il territorio del comune di Lucca;
quali iniziative intendano assumere per contrastare, o comunque per non avallare con l'approvazione del Prusst di Lucca, tali iniziative, che appaiono più determinate da interessi particolari che dall'interesse pubblico delle comunità locali.
(4-25844)

Risposta. - In merito ai quesiti proposti con l'interrogazione indicata questa Amministrazione rappresenta che il PRUSST promosso dal Comune di Lucca presenta problemi sotto il profilo della conformità urbanistica.
Infatti, come risulta dal protocollo d'intesa del 24.8.99, facente parte della documentazione allegata al predetto PRUSST, la Provincia di Lucca, la quale ha in fase di elaborazione il Piano Territoriale di Coordinamento (PTC), si è riservata di esprimere il proprio parere sulla congruità del programma rispetto agli atti di pianificazione e, di conseguenza, sull'accoglibilità dello stesso.
Al riguardo, tuttavia, il 26.1.2000, grazie alla mediazione regionale, si è raggiunto un accordo, in virtù del quale, qualora il programma de quo fosse stato ammesso a finanziamento, il Comune e la Provincia si sarebbero impegnate a trovare le compatibilità necessarie entro la data di approvazione del PTC. Una delle condizioni di tale


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accordo era che venissero stralciati dal PRUSST alcuni interventi originariamente previsti.
Uno dei criteri di ammissibilità alla valutazione delle proposte di Programma di riqualificazione urbana e sviluppo sostenibile del territorio presentate al Ministero dei lavori pubblici entro il 27 agosto 1999 dai Comuni, era la necessaria intesa con la Regione o con la Provincia, in caso di non compatibilità di interventi previsti nello stesso programma con gli strumenti di pianificazione e programmazione territoriale.
Il suddetto requisito è previsto dall'articolo 4 comma 1 del bando allegato al decreto ministeriale 8 ottobre 1998.
Lo stesso articolo, al comma 5, prevede che compete ai soggetti promotori del programma, nel caso di Lucca lo stesso Comune, verificare la compatibilità e la coerenza dei programmi con le indicazioni dei documenti di programmazione urbanistica e territoriale ovvero l'impegno a conseguire la suddetta coerenza.
Il Comitato di valutazione e selezione PRUSST ha riscontrato come la iniziale non coerenza del programma presentato dal Comune di Lucca non fosse sanata dall'accordo tra Regione, Provincia e Comune del 26 gennaio 2000, sia in considerazione della sua tardività, cinque mesi dopo la scadenza del termine previsto dall'articolo 8 del bando (27 agosto 1999), sia perché con lo stesso accordo sono state previste modifiche al PRUSST in precedenza presentato dal Comune di Lucca.
Valutata la questione sulla base degli elementi suddetti il Comitato ha ritenuto non sussistessero i presupposti per ammettere a valutazione il PRUSST presentato dal Comune di Lucca.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

CENTO. - Ai Ministri dei lavori pubblici e del tesoro, del bilancio e della programmazione economica. - Per sapere - premesso che:
in questi giorni lo Iacp di Roma ha inviato numerose lettere per informare i propri inquilini sulla messa in vendita del patrimonio immobiliare;
in dette lettere, in maniera non rituale, veniva chiesto agli inquilini di dichiarare se erano interessati all'acquisto dell'immobile in cui abitano;
tale richiesta, giuridicamente e contrattualmente indefinita non contiene l'eventuale prezzo di vendita dell'immobile;
le detrazioni previste dalla legge sono indicate solo in astratto e non in concreto;
non vengono definite le eventuali detrazioni per lavori di ristrutturazioni che lo Iacp da tempo avrebbe dovuto fare negli immobili e delle pertinenze condominiali e che invece non sono mai stati effettuati;
questa lettera, a cui lo Iacp chiede una risposta entro il 14 dicembre 1999 non contiene inoltre alcun riferimento a ciò che è previsto per la vendita del patrimonio immobiliare pubblico in caso di rinuncia all'acquisto da parte dell'inquilino;
questo fatto ha provocato allarme e preoccupazione in molti quartieri della città;
lo Iacp di Roma risulta debitore nei confronti del comune di Roma dell'Ici e nessun riferimento viene fatto a questa situazione;
appare evidente che la lettera inviata dallo Iacp di Roma agli inquilini e a cui si chiede risposta entro il 14 dicembre 1999 ha una rilevanza giuridica dubbia e ambigua sia nei confronti degli inquilini interessati all'acquisto dell'immobile sia nei confronti di che rinuncia all'acquisto dello stesso -:
quali iniziative intenda intraprendere, anche in accordo con lo Iacp di Roma, affinché entro il 14 dicembre 1999 siano chiariti, con circolare esplicativa, tutti i punti rilevanti per la vendita degli immobili garantendo completezza e trasparenza di informazione anche in relazione ai diritti di coloro che non hanno interesse all'acquisto dell'immobile.
(4-27242)


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Risposta. - In riferimento alla interrogazione indicata, si fa presente preliminarmente che la competenza in materia di alienazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, pur dovendosi svolgere nell'ambito della normativa quadro contenuta nella legge n. 560/93, è attribuita alle Regioni.
Questo Ministero non ha alcun potere di intervento in merito alla questione posta dall'interrogante, pertanto, per fornire risposta al suddetto atto ispettivo sono state acquisite informazioni presso l'Istituto Autonomo per le Case Popolari di Roma che rappresenta quanto segue.
Il Servizio Cessione Immobili dello IACP riferisce che la richiesta di adesione all'acquisto per gli alloggi in cessione in base alla legge 560/93, rimessa agli aventi titolo il 16.11.99, discende dalla applicazione della L.R. 12/99 che impone entro il 14.12.99 la conferma o la adesione degli assegnatari, pena la decadenza del diritto all'acquisto.
Il prezzo di vendita dell'immobile sarà comunicato con nota successiva agli interessati che hanno espresso la volontà di acquistare l'alloggio; peraltro, nella comunicazione di cui sopra, veniva evidenziato che il prezzo sarà determinato in base alla rendita catastale aggiornata moltiplicata per cento.
La detrazione sul prezzo al massimo del 20 per cento pari all'1 per cento per ogni anno di anzianità di costruzione dell'immobile e l'ulteriore detrazione del 10 per cento per acquisti in contanti, sono stati richiamati nella comunicazione anzidetta e non potevano essere quantificati in quanto non era possibile riferirsi alle singole unità in cessione.
Il suddetto Servizio informa, inoltre, che non sono determinate dalla legge 560/93 eventuali ulteriori detrazioni per lavori di ristrutturazione non eseguite dall'IACP medesimo. Anzi qualora gli stessi fossero stati eseguiti a carico dell'Istituto tale costo, in base alla L. 136/99, andrà ad aumentare i prezzi degli alloggi in cessione.
Qualora gli assegnatari non fossero interessati all'acquisto, la loro posizione non muterebbe in quanto continuerebbero ad occupare l'alloggio in qualità di affittuari, fatti salvi i casi in cui potrebbe essere operativa la decadenza per motivi reddituali.
Per quanto riguarda la situazione debitoria nei confronti del comune di Roma per ICI, la stessa non interessa l'inquilino ma è un rapporto diretto fra IACP e Comune.
Lo IACP fa presente, infine, che note esplicative sulla richiesta di adesione all'acquisto sono state diffuse a mezzo stampa, vedi articolo su «il Messaggero» dell'8.12.99 e a mezzo informativa diretta tramite i diversi sindacati inquilini (SUNIA, ANIA ecc.).
Il Comune di Roma, parimenti interessato in merito, ha reso noto che le comunicazioni allo stesso di messa in vendita del patrimonio abitativo da parte dello IACP, avvengono esclusivamente attraverso le determinazioni del Consiglio di Amministrazione dell'Istituto medesimo che agisce, si rammenta, quale ente autonomo.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

CENTO. - Al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
nel complesso Iacp di Corviale a Roma, da alcuni mesi gli inquilini non possono usufruire degli ascensori perché rotti;
nel complesso abitano diversi disabili e persone anziane cui l'uso dell'ascensore risulta fondamentale per lo svolgimento della vita quotidiana -:
se non ritenga utile avviare, di concerto con l'ente proprietario Iacp, le eventuali iniziative di lavoro per ripristinare il funzionamento degli ascensori e più in generale il completo risanamento del complesso di Corviale.
(4-28933)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione indicata si fa presente che le questioni evidenziate dall'interrogante esulano dalle competenze istituzionali del Ministero dei Lavori Pubblici, in quanto l'articolo 93 del decreto del Presidente della Repubblica n. 616/77 ha trasferito alle Regioni le funzioni


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statali relative agli IACP, compreso il controllo e la vigilanza sugli stessi.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

CHINCARINI, VASCON, ANGHINONI, e DOZZO. - Ai Ministri del commercio con l'estero, degli affari esteri e delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
poco prima di Natale a Londra sono usciti dei manifesti giganti con la frase «L'anno scorso più di 90.000 persone furono condannate per guida in stato di ebbrezza», al centro del manifesto in caratteri cubitali la scritta Valpolicella. La parte centrale di Valpolicella con le lettere Police erano scritte in rosso ed evidenziate con un rettangolo giallo facendo quindi riferimento alla polizia che controlla i guidatori e alla legge che vieta la guida in stato di ebbrezza;
la campagna contro l'alcol è stata patrocinata dal locale ministero dei trasporti e della navigazione -:
se non ritengano di intervenire ritenendo una simile idea dannosa ed offensiva per la provincia di Verona e in particolare per la zona di produzione del vino Valpolicella;
se non ritengano di richiedere immediatamente una adeguata campagna promozionale a favore del vino Valpolicella nella Gran Bretagna in difesa di un valore culturale e di un prodotto straordinario del nostro territorio, che persino Hemingway definì: «Un amico cordiale come la casa di un fratello con il quale si va d'accordo».
(4-30368)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione parlamentare indicata, sulla base degli elementi forniti a questo Ufficio dalle Direzioni Generali competenti di questa Amministrazione, dal Ministero degli Affari Esteri e dal Ministero delle Politiche Agricole e Forestali si precisa quanto segue.
Premesso che la questione è ormai superata, secondo quanto affermato dalla nostra Ambasciata a Londra - attivatasi presso le Autorità britanniche per il ritiro dei manifesti in argomento - si segnala che la stessa Rappresentanza diplomatica, a seguito di segnalazione dell'Ufficio ICE di Londra, durante il periodo natalizio, aveva inteso appurare se tale campagna pubblicitaria anti-alcolismo fosse stata effettivamente patrocinata dal locale Ministero dell'Ambiente, Trasporti e Regioni (DETR) e per formulare il rilievo circa l'effetto lesivo che l'utilizzo dell'etichetta «Valpolicella» avrebbe potuto avere per il prodotto italiano.
A tale riguardo il funzionario del DETR confermava che l'iniziativa era effettivamente stata promossa da quel Ministero, precisando che l'agenzia privata a cui era stato dato l'incarico della pubblicità aveva utilizzato, oltre al termine «Valpolicella», anche le parole «Beer», «Rhum» e «Lager» e che il manifesto in questione, anziché denigrare o danneggiare il prodotto italiano, aveva fatto una pubblicità indiretta.
Per quanto riguarda una eventuale iniziativa promozionale a favore del vino Valpolicella, l'Istituto per il commercio estero, contattato per le vie brevi, ha sconsigliato un'azione in tal senso a distanza di mesi dal fatto, ormai del tutto superato. Lo stesso Istituto, prima di Natale, cioè quando i manifesti in questione venivano affissi a Londra, oltre a contattare la nostra Ambasciata, aveva anche contattato i rappresentanti del settore vinicolo, consigliando una Conferenza stampa sull'argomento, che avrebbe avuto l'effetto di una campagna pubblicitaria, oltretutto gratuita. Sempre secondo l'Istituto, a causa delle indecisioni dei rappresentanti del settore, nessuna iniziativa era stata presa in tal senso.
Il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, al quale questo Ufficio ha chiesto elementi in merito alla questione, ha segnalato di non avere i fondi sufficienti per promuovere una adeguata campagna pubblicitaria, come richiesto dagli interroganti. consigliando altresì di rivolgere tale richiesta alla Regione Veneto che, come altre


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Regioni a statuto ordinario, gestisce fondi per la promozione commerciale nei Paesi esteri.
Il Sottosegretario di Stato per l'industria, il commercio e l'artigianato e per il commercio con l'estero: Mauro Fabris

CIAPUSCI. - Al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
nel mese di agosto le abbondanti piogge cadute in Valtellina hanno causato esondazioni con trasporti di materiali e di detriti negli alvei dei torrenti e fiumi, tali da obbligare l'amministrazione di Valdidentro (Sondrio) ad emettere ordinanza atta ad interdire il traffico pesante sulla strada statale che da Bormio conduce a Livigno. L'interdizione riguarda i soli autocarri che transitano sul tratto di strada senza carico; all'apparenza tale interdizione non sembra essere giustificata poiché è risaputo che gli autocarri a pieno carico sono molto più pesanti e, quindi, nello specifico caso, più pericolosi per la struttura stradale di quelli che ivi transitano senza carico;
l'ordinanza sindacale sembra giustificata invece poiché l'enorme traffico di mezzi pesanti sul tratto di strada di cui sopra è rappresentato prevalentemente da autocarri vuoti che si recano a Livigno quasi esclusivamente per rifornirsi di gasolio per autotrazione che per effetto dell'esenzione dalle imposte e tasse rappresentano per le aziende di autotrasporto una risorsa atta a coprire una parte dei tanti costi del settore, addirittura per talune aziende diventa un fatto di sopravvivenza nel mercato;
la preoccupazione per il settore è tale da richiedere un massiccio intervento delle associazioni di categoria che hanno inoltrato ricorso al Tar, il quale è stato accolto;
se è pur vero che l'approvvigionamento a Livigno per le aziende può rappresentare un'elusione dall'applicazione delle accise sul gasolio è anche vero che questo metodo consolidato ha contribuito al contenimento dei costi del trasporto in tutta la Valtellina e non solo, permettendo negli ultimi anni una lenta ripresa economica alle aziende Valtellinesi;
altrettanto è significativo il comportamento dell'amministrazione locale competente seppur singolare nell'applicazione, e trova fondamento nella sproporzione della quantità di mezzi che transita vuoto verso la Livigno ma non trova applicazione logica nel vietare il «minor peso» a favore del più contenuto numero degli automezzi che transitano per ragioni di lavoro effettivo e non per «sopravvivenza» -:
se non si voglia valutare, in vista del piano triennale Anas, la possibilità di riqualificare la strada Bormio-Livigno risapute località turistiche internazionali;
se non si voglia valutare la riduzione delle accise sul gasolio di autotrazione per le aziende in conto terzi operanti nel settore, riduzione che orienterebbe i costi della categoria agli standard europei ed aiuterebbe le nostre aziende a rimanere sul mercato;
quali altri provvedimenti intenda adottare il ministero interrogato per tutelare le aziende che operano nel settore sia a livello valtellinese che a livello nazionale per l'adeguamento delle infrastrutture e dei servizi a questo importante settore della nostra economia già fortemente penalizzato anche dagli ultimi incidenti accaduti nei trafori di grande comunicazione e per la riduzione dei costi agli standard europei.
(4-26520)

Risposta. - In riferimento alla interrogazione indicata, l'Ente Nazionale per le Strade fa presente che la strada statale n. 301 «del Foscagno», tratto Bormio-Livigno, al momento non necessita di interventi di riqualificazione tranne per la parte di attraversamento dell'abitato di Livigno, per cui è stato predisposto un progetto di variante inserito nelle proposte per il Piano Triennale 2000/2002, subordinatamente alle disponibilità finanziarie che saranno rese


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effettivamente utilizzabili per il suddetto Ente sulla rete viaria di interesse nazionale.
In relazione all'auspicata riduzione delle accise sul gasolio utilizzato dalle aziende di autotrasporto per conto terzi, il Ministero delle Finanze fa presente che tra le misure da adottare nell'ambito della c.d. carbon tax, l'articolo 8, comma 10, lett.
e) della legge 23 dicembre 1998, n. 448, ha previsto che le maggiori entrate derivanti per effetto delle disposizioni di cui ai commi precedenti del medesimo articolo 8, dovevano essere destinate, tra l'altro, a compensare i maggiori oneri gravanti sugli esercenti le attività di trasporto per conto terzi, anche mediante credito di imposta pari all'incremento dell'accisa applicata, per il medesimo anno, al gasolio per autotrazione.
Tale disposizione, peraltro, non ha trovato attuazione in quanto la richiesta di deroga proposta ai sensi dell'articolo 8, comma 4, della direttiva n. 92/81/CEE non ha avuto esito favorevole, avendo la Commissione europea ritenuto che tale richiesta, formulata con riferimento al solo autotrasporto per conto terzi, fosse contraria ai principi contenuti nelle direttive comunitarie.
Al fine di superare i rilievi della predetta Commissione, nella legge recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2000)», si è provveduto ad inserire all'articolo 7, comma 15, una disposizione di modifica del citato articolo 8, comma 10, lett.
e), della legge n. 448 del 1998, che prevede l'applicazione della misura compensativa ivi prevista in favore della totalità degli appartenenti alla categoria degli esercenti le attività di trasporto merci con veicoli di massa massima complessiva non inferiore a 11,5 tonnellate.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

CONTENTO. - Al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
la chiusura al traffico viario della strada statale n. 552 della Val Tramontina nel tratto del passo del monte Rest, tra la provincia di Pordenone e quella di Udine, costituisce una limitazione alla circolazione al transito veicolare imposta dalle abbondanti precipitazioni atmosferiche che si registrano nel periodo invernale;
non sembra, tuttavia, che tale situazione sia stata valutata nella giusta misura dai vertici dell'Anas che, infatti, nelle scorse settimane hanno disposto un vistoso intervento di manutenzione nel tratto in questione, arrivando a far nuovamente asfaltare la carreggiata;
tale intervento ha scatenato la protesta dei residenti e degli amministratori della Val Tramontina che da anni chiedono, invece, una maggiore attenzione per i problemi della statale 552 nel tratto di collegamento con la pianura pordenonese, che, seppur aperto al transito per tutto l'anno, resta interessato da limitazioni tecniche di notevole gravità -:
se sia in grado di spiegare perché i vertici dell'Anas da anni dimostrino una particolare attenzione per il tratto della statale 552 che attraversa il passo del monte Rest mentre sembrino del tutto ignari del fatto che lo stesso asse viario necessiti di interventi straordinari ed urgenti in direzione del comune di Meduno (Pordenone), piuttosto che in quello di Socchieve (Udine).
(4-25657)

Risposta. - In relazione all'interrogazione indicata e sulla base degli elementi forniti l'Ente Nazionale per le Strade, si riferisce quanto segue.
La strada statale n. 552 «del Passo Rest» si snoda in territorio montano interessato da frequenti fenomeni nevosi nel corso della stagione invernale.
A seguito di queste avverse condizioni climatiche, il Compartimento della Viabilità ANAS di Trieste competente per territorio interviene, qualora se ne manifesti la necessità, a chiudere la strada per motivi di sicurezza.
L'Ente fa presente che sebbene la strada statale n. 552 venga chiusa al traffico per alcuni mesi coincidenti con il periodo invernale, ciò non significa che la stessa non


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necessiti di manutenzione; anzi il tratto che viene chiuso è soggetto ad un'azione maggiormente disgregatrice da parte del gelo, che peggiora con il disgelo primaverile con la caduta massi sul piano viabile il quale subisce notevoli danni.
La manutenzione ordinaria, pertanto, è costantemente effettuata dal competente Compartimento ANAS di Trieste che nel corso del 1999 è intervenuto sulla pavimentazione originaria asfaltando all'incirca 30.754 metri quadrati di strada pari a 5.150 metri lineari.
Per quanto riguarda gli interventi straordinari richiesti dalla popolazione locale, poiché comportano un notevole impegno finanziario, dovranno essere preventivamente inseriti nei programmi pluriennali secondo le priorità indicate dalla Regione Friuli-Venezia Giulia.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

CONTENTO. - Al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
l'area in prossimità del ponte di Ravedis, in comune di Montereale Valcellina (Pordenone), che costituisce parte integrante della strada statale n. 251 della Valcellina-Val di Zoldo, risulta a costante rischio di caduta di sassi e detriti, a tal punto che in alcuni casi è stata sfiorata la tragedia;
in considerazione dell'urgenza di interventi sostanziali e del fatto che la presenza del nuovo ponte «Giulio» sul torrente Cellina consentirebbe una agevole deviazione del traffico che attualmente transita sul vecchio ponte di Ravedis, sarebbe ipotizzabile e non particolarmente disagevole una temporanea interdizione al traffico del tratto in questione onde poter provvedere alla messa in sicurezza dell'area, magari ricorrendo agli artificieri dell'esercito per il disgaggio delle pareti rocciose più instabili -:
se intenda provvedere al più presto ad attuare un'accurata opera di bonifica del fronte roccioso che si affaccia sulla strada statale n. 251 all'altezza del ponte di Ravedis, in comune di Montereale Valcellina (Pordenone);
se non ritenga che il disgaggio con esplosivo rappresenti un modo rapido e sicuro per scongiurare ulteriori cadute di sassi di dimensioni più o meno rilevanti in zona, come sperimentato con successo nel vicino Bellunese.
(4-27171)

Risposta. - In merito ai quesiti proposti dall'interrogante con l'interrogazione indicata, l'Ente Nazionale per le Strade, cui sono stati richiesti elementi di risposta, riferisce quanto segue.
Il competente Compartimento ANAS di Trieste ha di recente costruito varie opere protettive a salvaguardia del pubblico transito nel tratto della statale 251 in prossimità del ponte Ravedis; tali opere hanno interessato le sole pertinenze stradali in quanto in base all'articolo 31 del Codice della Strada (manutenzione delle ripe), i proprietari dei terreni devono mantenere le ripe dei fondi laterali alle strade sia a valle che a monte delle stesse in modo da prevenire la caduta di massi od altro materiale sulla sede stradale.
L'ANAS fa presente che il citato Compartimento, sempre nell'ambito della propria competenza, provvederà, non appena i lavori saranno finanziati, alla posa di altri ml. 260 di barriere paramassi ad elevato assorbimento di energia allo scopo di migliorare ulteriormente le condizioni di sicurezza della statale.
Eventuali ulteriori interventi sulle pendici rocciose dovranno essere attuati dai predetti proprietari e/o dagli Enti preposti alla tutela del Territorio (Regione, Corpo Forestale etc.).
Per quanto riguarda l'intervento degli artificieri dell'esercito, l'Ente ha rappresentato le proprie perplessità circa l'uso di esplosivi che, se da un lato demoliscono grosse masse rocciose, dall'altro minano l'equilibrio delle piccole masse per l'onda d'urto che inevitabilmente si verrebbe a creare.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.


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CONTI e RICCIO. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
il fenomeno della disoccupazione colpisce il Molise in una percentuale statistica superiore alla media nazionale;
negli ultimi quattro anni si è assistito ad un progressivo smembramento dei servizi postali molisani con una perdita occupazionale di oltre quattrocento unità;
la sede regionale della Posta del Molise è stata soppressa nel gennaio 1999;
tutti i servizi annessi sono stati decentrati in altre regioni o appaltati a società esterne;
i disservizi che queste scellerate politiche governative hanno prodotto sul territorio sono molteplici e ricadono inequivocabilmente sull'utenza molisana;
la politica del decentramento ha portato a diverse sovrapposizioni di competenze direzionali -:
se si preveda di ovviare a questa non prorogabile situazione con i necessari adeguamenti di organico;
se il Governo stanzierà i fondi necessari a garantire l'apertura di nuovi sportelli nelle aree in espansione nella regione Molise (Termoli, Venafro, Pozzilli);
se continuerà la politica del decentramento dei servizi;
se siano previsti interventi per evitare la sovrapposizione delle competenze direzionali.
(4-28936)

Risposta. - Al riguardo, si ritiene opportuno significare che, a seguito della trasformazione dell'ente Poste Italiane in società per azioni, il Governo non ha il potere di sindacarne l'operato per la parte riguardante la gestione aziendale che, com'è noto, rientra nella competenza specifica degli organi statutari della società.
Ciò premesso, si fa presente che la società Poste Italiane - interessata in merito a quanto rappresentato - ha comunicato che il piano d'impresa 1998-2002, si propone di pervenire ad una organizzazione efficiente del settore postale e di realizzare, nel contempo, soddisfacenti risultati economico-finanziari.
In tale ottica è stato introdotto un nuovo modello organizzativo sulla base del quale è stata semplificata la rete territoriale articolandola su due livelli, al fine di rendere più chiare le responsabilità gestionali, di migliorare il rapporto con la clientela e di ridurre i costi di gestione.
Sono state, pertanto, eliminate tutte le sedi regionali e le agenzie di coordinamento per cui il ridimensionamento ha riguardato tutto il territorio nazionale e non soltanto quello molisano, mentre, come struttura di riferimento sono state poste le filiali alle quali fanno capo gli uffici postali ed i recapiti; al coordinamento delle filiali di una o più regioni provvede un dirigente con funzioni di direttore regionale.
Tali modifiche non hanno tuttavia comportato alcuna riduzione degli organici ma solo un minore ricorso all'assunzione di personale precario, in quanto il personale prima applicato presso le sedi è stato gradualmente ed in prevalenza adibito ai servizi di recapito e di sportelleria, al fine di migliorare gli standards qualitativi di tali servizi.
A riprova che nell'attuazione della nuova riorganizzazione delle proprie strutture non è stata posta in essere alcuna discriminazione nei confronti della regione Molise, la medesima società ha comunicato che, per quanto concerne le «aree di affari» (macro divisione servizi postali e divisione servizi finanziari) è prevista l'istituzione di presidi territoriali anche nella regione Molise.
Il Ministro delle comunicazioni: Salvatore Cardinale.

DALLA ROSA. - Al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
domenica 19 settembre 1999 in località Pian dei Zocchi nel comune di San Nazario (Vicenza) è avvenuto l'ennesimo incidente stradale nel quale hanno perso la vita ben quattro persone;


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si tratta dell'ultimo di una serie di sinistri che a cadenza praticamente mensile avvengono sulla strada statale 47 della Valsugana;
nonostante pressioni di vario genere (convegni, dibattiti, interrogazioni parlamentari, occupazione della sede stradale) fino ad oggi non è ancora stata trovata una soluzione per il completamento di questa «statale» nel tratto compreso tra i comuni di San Nazario e Solagna;
le popolazioni della zona, oltre ad essere giustamente indignate ed esasperate, si trovano in condizioni di invivibilità sempre più accentuate;
poiché la ripetitività degli incidenti, sembra sia dovuta alle caratteristiche del tracciato e della sede stradale che possono indurre chi transita a commettere errori che, come nell'ultimo caso, si possono rivelare fatali, data la sostanziale inerzia dell'Anas, considerato che soluzioni definitive al problema possono avere tempi di attesa di qualche anno -:
quali impegni intenda assumere il Ministro affinché si provveda quanto prima all'installazione del guard-rail di protezione anche sui tratti di strada tuttora sprovvisti, in attesa ovviamente della rapida realizzazione definitiva della superstrada.
(4-25691)

Risposta. - In relazione all'interrogazione indicata e sulla base degli elementi forniti dall'Ente Nazionale per le Strade, si riferisce quanto segue.
La statale n. 47 della «Valsugana», si snoda in territorio montano caratterizzato quindi da un andamento plano-altimetrico tortuoso ed irregolare.
Ciò premesso, in ordine alle caratteristiche della strada, che richiedono velocità limitate, l'ANAS rileva che l'incidentalità segnalata dall'interrogante va attribuita principalmente a condotte di guida che non tengono conto dei limiti di velocità e della segnaletica stradale.
La statale in parola è comunque oggetto di interventi manutentori di routine da parte del Compartimento della Viabilità ANAS per il Veneto.
L'Ente precisa, infine, che il suddetto Compartimento, nell'ottica di migliorare lo standard di sicurezza, sta valutando dal punto di vista progettuale e finanziario l'adeguamento della sezione stradale e la posa di spartitraffico centrale.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

DE CESARIS e CANGEMI. - Al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
con decreto assessorile del 15 marzo 1996, pubblicato il 17 maggio 1997 la regione Sicilia ha fissato i criteri per la determinazione dei canoni di locazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica;
la citata delibera è stata emanata in attuazione di quanto previsto dalla delibera del Cipe del 13 marzo 1995, in particolare il punto 8 che fissa i criteri che debbono essere seguiti dalle regioni per la determinazione dei canoni;
la delibera in questione non tiene conto delle modifiche apportate alla suddetta delibera Cipe del 13 marzo 1995 dalla successiva delibera Cipe del 20 dicembre 1996;
in particolare, si segnala: a) che per la 1 categoria, la delibera Cipe prevede che il canone sociale non debba superare l'8 per cento dei redditi e non il 10 per cento, come previsto dal decreto assessorile; b) risulta non congruo fissare un canone minimo comunque non inferiore a lire 50.000, in quanto tale canone minimo può risultare superiore alla percentuale massima dell'8 per cento del reddito stabilita per la prima categoria; c) la seconda categoria, sulla base della delibera del Cipe è quella compresa tra il limite di accesso (che la delibera medesima fissa in un reddito imponibile familiare annuo di lire 21 milioni, determinato sulla base di quanto previsto dalla legge n. 457 del 1978, ovvero


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con una riduzione di un milione per ogni figlio e un ulteriore abbattimento del 40 per cento in caso da redditi da lavoro o da pensione) e quello di decadenza, mentre nella delibera assessorile in tale categoria vengono inseriti i nuclei familiari con redditi annui complessivi non superiori a lire 17 milioni e cinquecentomila; d) mentre nella delibera del Cipe si stabilisce che, all'interno di ogni categoria, vanno individuate delle fasce in modo da determinare una progressività continua in rapporto al reddito, tenendo conto anche della composizione del nucleo familiare, nella delibera della regione Sicilia, scompare l'articolazione per fasce progressive in relazione al reddito convenzionale, lasciando esclusivamente l'articolazione per numero di componenti del nucleo familiare, determinando, in tal modo, che nuclei familiari con redditi molto superiori ad altri con nucleo familiare più ridotto, possano invece avere canoni più bassi; e) la terza categoria, invece di partire, come dovrebbe sulla base della delibera del Cipe da oltre la soglia del limite di reddito di decadenza, viene fissata per i redditi superiori a lire 17 milioni e cinquecentomila;
si può complessivamente affermare che su molti punti importanti la delibera assessorile della regione Sicilia non rispetta i criteri fissati dalla delibera del Cipe del 13 marzo 1995, così come modificata dall'ulteriore delibera del Cipe del 20 dicembre 1996;
il risultato finale è che dalla delibera assessorile risultano penalizzati gli inquilini di edilizia residenziale pubblica siciliani, che sulla base di tale delibera, hanno visto determinare canoni fissati con criteri peggiorativi di quelli definiti dalla succitata delibera del Cipe -:
se ritenga che la delibera sia conforme ai criteri fissati dalla delibera del Cipe del 13 marzo 1995 così come modificata dalla delibera del Cipe del 20 dicembre 1996;
se non ritenga opportuno, in sede di Conferenza Stato-regioni, sollecitare le regioni ad una correzione delle disposizioni da esse emanate che risultino in contrasto con i criteri della delibera del Cipe, che sono comunque ampi e tali da lasciare ampi margini di discrezionalità alle regioni;
fermo restando le competenze conferite alle regioni in materia di canoni di edilizia residenziale pubblica, quali iniziative intenda assumere per determinare una gestione coerente e unitaria, con particolare riferimento alla protezione delle fasce sociali più deboli, dell'edilizia residenziale pubblica.
(4-23505)

Risposta. - In merito ai quesiti proposti con il presente atto ispettivo, giova rammentare che l'articolo 60, comma 1, lett. e) del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112 ha conferito alle regioni le funzioni relative alla determinazione dei canoni degli alloggi di edilizia residenziale pubblica.
Tuttavia, l'articolo 4, comma 4, della legge 9 dicembre 1998, n. 431, dispone che «Fermo restando quanto stabilito dal succitato articolo 60, comma 1, lett. e), del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, con apposito atto di indirizzo e coordinamento, da adottare con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, ai sensi dell'articolo 8 della legge 15 marzo 1997, n. 59, sono definiti, in sostituzione di quelli facenti riferimento alla legge 27 luglio 1978, n. 392, e successive modificazioni, criteri in materia di determinazione da parte delle regioni dei canoni di locazione per gli alloggi di edilizia residenziale pubblica. Gli attuali criteri di determinazione dei canoni restano validi fino all'adeguamento da parte delle regioni dei criteri stabiliti ai sensi del presente comma».
Con tale normativa, quindi, il legislatore ha inteso mantenere allo Stato, pur nell'ambito di una materia conferita all'autonomia regionale, un'attività di indirizzo e coordinamento che consenta di garantire il soddisfacimento di un bisogno primario, quale è quello alla casa, ed una uniformità di trattamento dei cittadini appartenenti alle fasce sociali più deboli.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.


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DE CESARIS e VALPIANA. - Ai Ministri dei lavori pubblici e per la solidarietà sociale. - Per sapere - premesso che:
il 7 maggio 1999 l'Ater di Milano ha sfrattato dalla propria abitazione nel quartiere di Calviarate a Milano un inquilino, con la relativa famiglia, in cura presso il Centro psico-sociale e segnalato all'ufficio «adulti in difficoltà» del comune di Milano;
dell'esecuzione dello sfratto non risulta siano stati informati né i servizi che hanno in cura la persona né le associazioni del volontariato laico e cattolico che collaborano con i suddetti servizi;
l'episodio, assai grave in sé in quanto un cittadino che vive condizioni personali di grave difficoltà è stato privato della propria abitazione e abbandonato per strada, non rappresenta un caso isolato in quanto risulta che già siano stati eseguiti altri sfratti di famiglie in carico ai servizi sociali, senza aver esaminato la situazione e gli interventi da predisporre assieme ai servizi e alle associazioni e senza neanche fornire informazione preventiva;
le conseguenze di questi episodi sono gravi per i nuclei familiari la cui condizione di disagio ed esclusione sociale viene ulteriormente inasprita ma questi si ripercuotono, con costi anche economici, sull'intera collettività in quanto si mettono a repentaglio progetti di reinserimento sociale, per i quali sono state investite risorse umane ed economiche e ciò comporta, successivamente, l'impiego di ulteriori risorse per intervenire nuovamente a favore delle famiglie e giungere, infine, ad una nuova assegnazione di un alloggio Erp;
il recupero del disagio psichico e il relativo reinserimento delle persone richiederebbero la cessazione di assegnazione di alloggi assolutamente inadeguati, una ripartizione delle assegnazioni nelle diverse zone della città, la costruzione di «case-famiglia» e «case protette», il potenziamento del centro psico-sociale e degli altri servizi impegnati nel settore, il pieno coinvolgimento delle associazioni del volontariato nella programmazione e gestione degli interventi;
il progetto Calvairate, finanziato con un miliardo per interventi sulla condizione relativa alla malattia mentale, è stato definito dall'alto, non corrisponde ai criteri suddetti e, come dimostra l'episodio dello sfratto eseguito, determina contraddizioni acute che richiamano a responsabilità di un mancato intervento coordinato tra le varie istituzioni pubbliche e di un inesistente coinvolgimento delle associazioni;
da molti anni il comitato inquilini Molise-Calvairate-Ponti, che recentemente ha inviato anche una lettera al Presidente della Repubblica, pubblicata sulla stampa, ha chiesto al prefetto di Milano e, successivamente, a tutti i componenti responsabili istituzionali la costituzione di un tavolo interistituzionale, con la partecipazione del volontariato e delle parti sociali, al fine di elaborare un progetto di recupero complessivo dei quartieri a rischio (edilizio, urbanistico, igienico, sanitario, sociale, culturale);
sarebbe opportuno che venisse promosso un «tavolo interistituzionale», aperto alle forze del volontariato, alle parti sociali, alle rappresentanze dei territori coinvolti, per elaborare un progetto generale di intervento per il disagio sociale nei quartieri di Milano -:
se vi sia la possibilità, in coordinamento con la regione e l'ente locale, di finanziare progetti di recupero degli insediamenti di edilizia residenziale pubblica a Milano, a partire dai quartieri dove è più forte il degrado complessivo della qualità urbana, avvalendosi anche di fondi statali.
(4-24613)

Risposta. - In merito ai quesiti proposti con l'atto ispettivo indicato sono stati richiesti elementi alla Regione Lombardia che riferisce anche in base a quanto comunicato dall'Azienda Lombarda Edilizia Residenziale.
La Signora Ieva Agata, già assegnataria dell'alloggio n. 115, sito in Milano in via


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Calvairate 1, è stata oggetto di sfratto per morosità, eseguito in data 07.05.1999. L'interessata aveva maturato, infatti, nei confronti dell'ALER di Milano, un debito pari a complessive L. 15.919.147= al 30.3.1999 per canoni non corrisposti, oltre a spese legali ed oneri accessori.
L'azione legale di recupero per morosità è iniziata nel 1991 ed è stata sospesa nel 1997 a seguito della presentazione da parte del Centro Psico-Sociale di una domanda di contributo a carico del Fondo Sociale.
Tuttavia, il Consiglio di Amministrazione dell'ALER si è espresso su parere della competente commissione, negando l'accoglimento della citata richiesta «per situazione socio-economica contraddittoria e conseguente reddito inattendibile». A tal proposito, l'ALER rammenta che al momento dei fatti in questione, del nucleo familiare della Sig.ra Ieva faceva parte anche un figlio dell'interessata.
Tale decisione è stata quindi ritualmente comunicata all'interessata ed al Centro Psico-Sociale richiedente.
Successivamente ai citati eventi, persistendo il mancato pagamento dei canoni di locazione da parte dell'assegnataria ed in assenza di ulteriori interventi o segnalazioni, l'ALER ha reso esecutivo il provvedimento di sfratto.
La Regione rappresenta, infine, che le problematiche connesse al disagio mentale e la conseguente necessità di impostare interventi integrati che colleghino l'aspetto clinico con l'intervento sociale sono state di recente oggetto di un protocollo d'intesa sottoscritto in data 22.04.99 tra la Direzione Generale per la Sperimentazione di Milano, la ASL città di Milano, l'Azienda Ospedaliera Fatebenefratelli e la stessa ALER. Tale protocollo d'intesa prevede per alcuni quartieri di Milano, tra cui il quartiere Calvairate in cui si trova l'unità abitativa della sig.ra Ieva un progetto di recupero nell'ambito dei PRUSST presentato e finanziato dal Comune di Milano con un contributo annuale di L. 300 milioni, finalizzato alla promozione di interventi integrati rispetto alle problematiche legate al disagio mentale.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

LUCIANO DUSSIN e STUCCHI. - Al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
martedì 1 dicembre 1998 sul Gazzettino di Treviso sono comparse alcune dichiarazioni del sindaco di Castelfranco Veneto e dell'onorevole Vigneri, che nella sostanza affermano che la Coimpre è stata autorizzata a completare i lavori della variante Castellana della Trento-Venezia;
dalla loro dichiarazione: «Trento-Venezia, via libera al ponte» sembra potersi desumere che essi si siano attivati con l'ANAS per garantire il proseguimento dei lavori alla stessa impresa (oggi Coimpre, dopo un fallimento miliardario che ha pesantemente coinvolto due imprese edili del posto, costrette a far Consorzio perché da sole non riescono a prendere questi appalti dall'Anas, nonostante la disastrosa gestione dei lavori dell'impresa meridionale Comapre, che dal 1993 era capocordata dall'appalto per i lavori sulla bretella Castellana);
con un atto sindacato ispettivo l'interrogante si era già interessato del problema perché non riteneva giusto che l'Anas concedesse il subentro della Coimpre al posto della Comapre (sono la stessa scatola vuota, che con poche decine di milioni di capitale sociale ottengono dalle loro «connivenze romane» quasi 1.000 miliardi di opere pubbliche da gestire) nel Consorzio di imprese con l'Andreola spa di Loria e Tessarolo srl di Bassano, all'insaputa, e dopo, con la contrarietà di queste ultime;
dopo una prima risposta, il Ministro pro tempore Costa, rispose all'interrogante che l'Anas riteneva questo subentro legittimo;
a una seconda interrogazione (n. 4-08163) il Ministro, costretto a mettere l'Anas di fronte alle sue responsabilità, rispose che in considerazione della complessità delle problematiche oggetto dell'atto ispettivo e dei contenziosi instauratosi con le imprese aggiudicatarie dei lavori, l'Anas aveva


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ritenuto opportuno sottoporre le questioni ai pareri dell'Avvocatura generale dello Stato ed al proprio ufficio legale. In conformità degli stessi l'ente suindicato è pervenuto alla determinazione di procedere alla rescissione in danno (articolo 340 legge n. 2248 del 1865) del contratto stipulato con l'Ati, con Tessarolo srl e la «Andreola spa» Coimpre spa inerente ai lavori del primo stralcio della variante di Castelfranco Veneto, lungo la strada statale 245 «Castellana». Non appena avvenuta la rescissione l'Anas provvederà a redigere una perizia di completamento dei lavori e, quindi ad affidare gli stessi ad un'impresa mediante gara a termini abbreviati;
per raggiungere tale obiettivo si potrebbe seguire una procedura d'urgenza, con gara a licitazione privata e chiedere l'intervento di una ditta specializzata, che nel breve terminerebbe il ponte e contemporaneamente allontanerebbe dal territorio questa impresa meridionale che ha creato prevalentemente disastri finanziari;
deve essere segnalato che la stessa Coimpre è stata oggetto di provvedimento ai sensi dell'articolo 640 della legge sui lavori pubblici, datato 6 marzo 1998, con il quale l'avvocato di Stato Giancarlo Mandò ha adottato un provvedimento di risoluzione del contratto con l'impresa Coimpre, per la mancata realizzazione dei lavori sulla strada statale 434 (secondo lotto da Zevio e Legnago) tale provvedimento è motivato dal fatto che la Coimpre aveva ultimato i lavori per un ammontare del solo 4 per cento dell'importo dell'appalto, per poi abbandonare i cantieri dall'ottobre del 1997;
lo stesso commissario, in accordo con il capo Compartimento Veneto dell'Anas ha adottato, vista l'urgenza connessa alla realizzazione di quell'intervento, una serie di procedure per l'immediata realizzazione di quell'intervento, una serie di procedure per l'immediata realizzazione dei lavori. Come ben si evidenzia dall'esempio appena riportato, altre devono essere le forme per intervenire a tutela delle esigenze dei cittadini, mentre i proclami e gli accomodamenti non devono essere strumento di interferenza, in quanto non risolvono i problemi ed inoltre non fanno neanche parte della cultura trevigiana. Comunque sia, è auspicabile che un nuovo ponte debba basarsi su fondamenta di legalità: garantirà se non altro più tranquillità ai cittadini contribuenti e in transito -:
se intenda nominare un commissario straordinario che si occupi del ponte in oggetto, al fine di agire come è stato fatto di recente nei confronti della Coimpre relativamente ai lavori sulla strada statale 434.
(4-21351)

Risposta. - In merito alle problematiche evidenziate dall'interrogante l'Ente nazionale per le strade riferisce che, al fine di trovare una soluzione per il riavvio dei lavori in oggetto indicati, è giunto alla determinazione di non procedere alla rescissione del contratto stipulato con l'A.T.I. CO.MA.PRE. s.p.a. - adesso CO.IN.PRE srl - Tessarolo s.r.l - Andreola s.p.a, così come richiesto dalla stessa CO.IN.PRE. ai sensi dell'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica 3.6.1998 n. 252 entrato in vigore il 29 settembre 1998.
Il citato Decreto prevede, fra l'altro, anche durante il corso dei lavori, la sostituzione od estromissione di Imprese diverse dalla mandataria, nel caso in cui le stesse incorrano in alcuni dei divieti della normativa antimafia.
L'ANAS ha deciso, pertanto, di riattivare i lavori suppletivi mediante stipula di un Atto Aggiuntivo con la sola Impresa CO.IN.PRE, subordinatamente ad un ulteriore diniego delle imprese Tessarolo e Andreola a presentare la prescritta certificazione antimafia.
Scaduto il termine concesso e constatato il mancato invio della documentazione richiesta, è stata avviata la procedura per l'affidamento dei variati e suppletivi lavori con la sola CO.IN.PRE. s.p.a quale unica impresa esecutrice, anziché quale mandataria dell'A.T.I.
In data 10 settembre 1999 è stato stipulato presso la Direzione Generale dell'Ente l'atto aggiuntivo, per l'affidamento dei


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lavori suppletivi in argomento, alla predetta CO.IN.PRE.
L'ANAS riferisce, infine, che il tempo per l'ultimazione dei suddetti lavori è stato fissato al 31 ottobre 2000.
Quanto riferito dall'ANAS si ritiene risolutivo della problematica evidenziata.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

FRATTA PASINI. - Ai Ministri dei lavori pubblici e della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nella città di Verona la strada di servizio che costeggia la sponda dell'Adige, cosiddetta «via Alzaia», e in particolare il tratto San Giorgio-Ponte Pietra e il tratto Ponte Catena-Parona, costituisce una delle più belle e più accessibili passeggiate cittadine;
attualmente questo tratto stradale versa in uno stato di degrado e che purtroppo le attuali condizioni di manutenzione hanno reso praticamente impossibile il normale transito dei ciclisti e dei pedoni senza sporcarsi;
il magistrato delle acque, al quale competerebbe la manutenzione, non interviene;
di conseguenza il comune di Verona, e le circoscrizioni interessate, saranno costrette ad accollarsi l'onere di lavori di pulizia e di manutenzione non di propria competenza -:
se consti che il magistrato delle acque abbia intenzione di adottare le iniziative di sua competenza;
se non ritenga il Governo che sia assai grave trasferire surrettiziamente ai comuni in questo caso a quello di Verona, oneri che sarebbero di competenza dello Stato;
se non ritenga di sollecitare il magistrato delle acque ad assicurare la doverosa manutenzione di un tratto stradale fondamentale anche per l'immagine di Verona verso i turisti e i visitatori.
(4-27527)

Risposta. - In merito ai quesiti proposti con l'interrogazione indicata, si fa presente che nel tratto segnalato del Fiume Adige, non sussistono opere idrauliche costituite da arginature in terra costruite artificialmente, ma si è in presenza della sponda naturale che degrada verso l'alveo.
Il Magistrato alle Acque di Venezia, che non gestisce strade, è competente per il regime idrico e, in particolare, per lo smaltimento delle portate di massima piena del fiume.
Non spetta pertanto al suddetto Istituto la manutenzione della banchina transitabile nel tratto cittadino del fiume Adige.
Si fa infine presente che a norma dell'articolo 59 del R.D. 25.7.1904 n. 523, è consentito di poter fruire delle sommità arginali (o di sponda) per uso di pubblico transito, subordinatamente alla presentazione sia della domanda da parte delle Amministrazioni o di particolari interessati sia alla stipula di un apposito disciplinare di concessione nelle forme di rito.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

GAZZILLI. - Al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
a Santa Maria Capua Vetere (Caserta) da anni è in corso di costruzione un casello autostradale;
i lavori sono bloccati da tempo e a nulla sono valse le sollecitazioni inoltrate ad ogni livello;
le proteste dei cittadini diventano sempre più vibrate e frequenti -:
quali siano le ragioni che ostano alla ultimazione dell'opera suddetta;
quali provvedimenti intenda adottare per promuovere il completamento dei lavori.
(4-25736)

Risposta. - In merito alle problematiche evidenziate dall'interrogante con l'atto ispettivo indicato, l'Ente nazionale per le strade riferisce che la realizzazione del nuovo svincolo di Santa Maria Capua Vetere era prevista


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nell'ambito dei lavori di ampliamento a tre corsie del tratto Capua-Caserta Sud dell'autostrada Roma-Napoli nel tratto dal km. 172+012 al km. 184+125. Lo svincolo, richiesto dalla Regione Campania, era stato inserito nella IV perizia di variante tecnica e suppletiva del citato lotto, approvata dall'ANAS con decreto ministeriale n. 758 del 6.12.1989.
A lavori iniziati, a causa delle problematiche legate alla necessità di rendere congruente la costruenda Tangenziale di Caserta e la viabilità già esistente con il nuovo svincolo, si è resa necessaria una revisione del progetto iniziale, per cui tale intervento veniva stralciato dai lavori di terza corsia nell'ambito della VI perizia di variante tecnica, con riduzione di intervento e di spesa avviata una nuova progettazione che recepisse le sopracitate necessità.
La Società Autostrade S.p.A. ha infine presentato, in data 23.9.1999, il progetto esecutivo del «Nuovo svincolo e stazione autostradale di Santa Maria Capua Vetere» che prevede, mediante il completamento delle opere parzialmente eseguite e la realizzazione delle nuove opere necessarie, una nuova soluzione per i seguenti interventi:
1. realizzazione del piazzale di stazione e collegamento con la viabilità ordinaria;
2. realizzazione della stazione per l'esazione pedaggi, comprese le strutture di servizio;
3. completamento dello svincolo con l'autostrada.
Tale progetto, che già ha ottenuto la presa d'atto da questo Ministero a conferma dell'autorizzazione precedentemente rilasciata, è ora in corso d'esame tecnico.
Si comunica infine che, in data 20 marzo 2000, è stata stipulata una convenzione fra l'ANAS, la Società Autostrade S.p.A. e la Regione Campania che disciplina il cofinanziamento da parte della Regione medesima del completamento dello svincolo e della stazione autostradale di Santa Maria Capua Vetere dell'autostrada A1.
Detto finanziamento, a valere sui rientri finanziari del POP Campania 1994-1999, sopperisce alla parziale mancata erogazione, per indisponibilità di fondi, del precedente finanziamento stanziato dal Comune di Santa Maria Capua Vetere.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

GIARDIELLO. - Ai Ministri dei lavori pubblici e dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da alcuni giorni la superstrada a scorrimento veloce Pomigliano D'Arco-Lago di Patria, nei pressi dello svincolo Acerra-Casalnuovo, si presenta con lunghe code di automobili ed in alcune ore il traffico è intenso fino a bloccarne la circolazione. Tale arteria stradale ha un'importanza notevole in quanto collega in direzione est-ovest gli abitati dei comuni a nord di Napoli e si innesta al nodo autostradale della Autostrada A1 Napoli-Milano. L'intenso traffico si verifica in seguito all'apertura di un centro commerciale di grande distribuzione nel comune di Afragola. Molti cittadini per recarsi in questo centro commerciale, tra i più grandi dell'Italia meridionale, utilizzano tale arteria provocando disagi agli altri utenti con ingorghi che riducono il livello di sicurezza stradale -:
quali iniziative si intendano intraprendere al fine di rimuovere le cause che provocano tutto ciò, facendo sì che agli automobilisti sia garantita maggiore sicurezza;
quali controlli vengano effettuati al fine di rendere scorrevole e sicuro il notevole traffico autoveicolare che investe gli abitati di Acerra e Casalnuovo e tutti gli altri comuni collegati mediante l'asse stradale;
quali misure urgenti si intendano adottare per rimuovere tutti gli ostacoli che provocano improvvisi e pericolosi imbuti, su un'arteria stradale che è a scorrimento veloce.
(4-23719)

Risposta. - In risposta all'interrogazione indicata, l'Ente Nazionale per le Strade cui sono stati richiesti elementi, comunica che,


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allo stato, non vi sono allo studio iniziative riguardanti interventi di carattere strutturale atti a rendere più scorrevole il traffico veicolare lungo la strada a scorrimento veloce Pomigliano d'Arco-Lago di Patria, nei pressi dello svincolo di Acerra-Casalnuovo.
Tuttavia, al fine di migliorare le condizioni di percorribilità della superstrada in questione nei tratti in prossimità degli svincoli ed anche per una maggiore sicurezza degli automobilisti che devono raggiungere il centro commerciale nel Comune di Afragola, presso il Compartimento ANAS di Napoli è in corso la procedura per l'installazione di opportuna segnaletica integrativa, idonea ad un più efficace incolonnamento dei flussi veicolari.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

GIOVANARDI. - Al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
a Modena è intervenuta l'autorità giudiziaria in un procedimento penale battezzato come «palazzopoli» che ha evidenziato numerosi miglioramenti per appartamenti di edilizia agevolata acquistati da persone legate al potere politico e amministrativo locale;
viceversa all'appartamento di Via Pioppa, 133, acquistato dal ragioniere Giovanni Amorth, sono state apportate modifiche fortemente peggiorative e deprezzanti per le quali la società venditrice Respro ha chiesto ed ottenuto una nuova concessione edilizia;
ai funzionari ministeriali sia del segretariato generale del Cer (geometra Benvisto e architetto Giacobone) sia del ministero dei lavori pubblici (ingegnere Alberto Bracchi, architetto M. Elisabetta D'Antonio, dottor Roberto De Cesare, dottoressa M. Teresa Liberti, architetto Francesco Giacobone, signora Elena Canapa, dottor Tullio Lavori), è stata a suo tempo illustrata tale situazione a seguito di un sopralluogo effettuato a Modena;
nonostante l'apparente indignazione dimostrata sul posto, nonostante altresì le precise richieste che erano state fatte, non si è mai avuta alcuna risposta come se la vicenda di uno stravolgimento delle obbligazioni assunte nel compromesso non avesse alcuna rilevanza-:
quali iniziative intenda assumere per evitare che la totale omissione di adempimento di atti di ufficio da parte degli organismi ministeriali, diventi complice del fatto che chi è stato vittima dell'illegittimo comportamento della Respro sia finito in un unico calderone accanto a coloro che hanno ottenuto dei privilegi.
(4-21378)

Risposta. - In relazione alla interrogazione indicata, si riferisce che in data 16 e 17 aprile 1996 il P.M. Dr. Giuseppe Tibis della Procura della Repubblica presso il tribunale di Modena - Sezione di Polizia Giudiziaria - con mandato n. 615/96/R.N.R. del 13 aprile 1996, ha ordinato ai funzionari della Divisione V del Segretariato Generale del Comitato per l'Edilizia Residenziale di questo Ministero, l'esibizione e la consegna immediata dei documenti in originale relativi al programma finanziato ai sensi dell'articolo 4 della legge n. 94/82, per il recupero di 35 alloggi di edilizia sperimentale agevolata in Modena, con operatore la Società consortile R.E.S.P.R.O.
Lo stesso giorno, l'ufficio tecnico competente del Segretariato generale ha disposto un'ispezione che è stata eseguita, in accordo con la Procura della Repubblica di Modena, da due funzionari tecnici, coadiuvati dai consulenti tecnici nominati dal P.M., nei giorni 7, 8, 9 e 10 maggio 1996, effettuando i primi riscontri della documentazione tecnica in possesso della Procura di Modena ed i sopralluoghi presso i 35 alloggi finanziati.
Relativamente a tali operazioni sono stati redatti, in duplice copia, i seguenti documenti:
verbale di visita-constatazione e consistenza degli alloggi;
schede sintetiche relative alle caratteristiche degli alloggi;
misurazione dei vani componenti gli alloggi in questione.


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Con nota n. 17/ris del 14.5.1996, è stato trasmesso al P.M. Dr. Giuseppe Tibis copia degli elaborati tecnici, prodotti in occasione dei sopracitati sopralluoghi.
In particolare, si rileva che la scheda relativa all'alloggio di proprietà del Sig. Giovanni Amorth ha evidenziato che la distribuzione planimetrica dei vani componenti l'alloggio è corrispondente al progetto esecutivo dei lavori, approvato dal Comune di Modena ed al progetto definitivo d'intervento (P.I.D.), comprensivo del parere favorevole espresso dalla USL n. 16, presentato al Segretariato Generale del C.E.R.
Con ordine di servizio del 28 maggio 1996, n. 187/Segr., il predetto Segretariato ha disposto la costituzione di un apposito «gruppo di lavoro» con il compito di ricostruire tutte le fasi procedurali di competenza del Segretariato, relative alla concessione dei finanziamenti a favore della Società R.E.S.P.R.O. per la realizzazione dell'intervento di recupero di 35 alloggi nel Comune di Modena.
In data 24 e 25 giugno 1996 il «gruppo di lavoro» si è recato a Modena, presso gli Uffici della Procura della Repubblica, per poter acquisire, in copia, alcuni documenti in possesso dell'autorità giudiziaria a seguito dell'avvenuta consegna di tutta la documentazione agli atti del Segretariato Generale.
Con nota in data 25 luglio 1996, il predetto gruppo di lavoro, a conclusione dell'incarico ricevuto, ha rassegnato la relazione conclusiva.
In data 8 agosto e 3 settembre 1996, copia della relazione è stata trasmessa ai sensi dell'articolo 2 codice di procedura penale, al Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Modena.
A seguito della relazione, il Segretariato Generale del CER ha provveduto, con decreto dell'11 settembre 1996 a revocare il contributo relativo a due alloggi risultati difformi ai disegni di progetto allegati al P.I.D.; per quanto riguarda l'alloggio del Sig. Giovanni Amorth, si rileva che lo stesso, anche in questa relazione, risulta conforme ai disegni di progetto allegati al P.I.D.
Con decreto n. 399 del 15 ottobre 1996, questo Ministero ha nominato un «gruppo di lavoro» - di cui è cenno nell'atto ispettivo formulato dall'interrogante - «al fine di dirimere le conclusioni dubitative della relazione in data 18.7.1996».
Nei giorni 11, 12 e 13 marzo 1997, previo avviso telegrafico predisposto dalla Procura della Repubblica di Modena, il predetto gruppo di lavoro ha effettuato un sopralluogo in tutti gli appartamenti oggetto di finanziamento, congiuntamente ai consulenti tecnici d'ufficio della Procura ed alla presenza dell'Ufficiale di P.G. - Aliquota Polizia di Stato.
Anche in tale occasione l'alloggio di proprietà del Sig. Amorth è «risultato conforme ai disegni di progetto allegati al P.I.D. approvato, per quanto concerne le caratteristiche dimensionali e distributive».
Si riferisce infine che, dal punto di vista tecnico, amministrativo e finanziario l'alloggio in questione non presenta alcuna anomalia che possa essere rilevata da questa Amministrazione; si sottolinea infatti che gli accordi conclusi tra l'operatore ed il beneficiario rientrano nella sfera dell'autonomia privata delle parti.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

GRAMAZIO. - Al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
se siano a conoscenza che, a seguito di un protocollo di intesa fra la regione Lazio, il comune di Roma e gli Iacp della provincia di Roma siglato in data 9 settembre 1997 è stata prevista l'esecuzione di un programma per la realizzazione di un villaggio sperimentale a beneficio dei Rom Rudari, residenti in via dei Gordiani a Roma;
il programma stesso prevede la costruzione di un'area di proprietà degli Iacp di n. 50 alloggi tipo villetta per una spesa complessiva di oltre 12 miliardi. Il finanziamento avviene con i fondi della legge regionale n. 179/1992 che prevede la spesa complessiva per la realizzazione dell'opera, pari ad un costo per alloggio villetta di 240 milioni di lire onnicomprensivo ma detratto


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il costo dell'area, come denunciato dal Consigliere di amministrazione degli Iacp di Roma, dottor Fabio Frezza che ha votato contro la delibera stessa così come è stato ampiamente riportato dal quotidiano Il Giornale di giovedì 24 giugno 1999 in Cronaca di Roma;
l'interrogante fa presente che in una città come Roma, che versa in gravissimo disagio abitativo e nella quale il comune di Roma spende 35 miliardi annui per l'emergenza alloggiativa di cittadini ricoverati in residence, sembra alquanto sconcertante la costruzione di 50 abitazioni monofamiliari mentre rimangono in lista di attesa per una casa dell'Istituto Autonomo Case Popolari decine di centinaia di nuclei familiari che vivono in una grave forma di degrado e di disagio -:
quali iniziative anche a valere su risorse statali previste per programmi di edilizia residenziale pubblica intendano assumere i ministeri in oggetto a garanzia di quanti cittadini romani sono in perenne attesa di una casa per trasferirvi il proprio nucleo familiare.
(4-24682)

Risposta. - In merito ai quesiti proposti con l'interrogazione indicata si comunica che con il decreto del Presidente della Repubblica 616/77 le funzioni concernenti la programmazione, localizzazione, le attività di costruzione e la gestione di interventi di edilizia residenziale e abitativa pubblica, così come le funzioni statali relative agli IACP, sono state trasferite alle Regioni.
Al fine di fornire comunque notizie in proposito, sono stati acquisiti elementi dallo IACP di Roma che ha fatto presente, come evidenziato dall'interrogante di aver sottoscritto un protocollo d'intesa con la Regione Lazio ed il Comune di Roma finalizzato alla realizzazione di un villaggio sperimentale da destinare alla Comunità Rom Rudari, residente da alcuni decenni in via dei Giordani in Roma il cui finanziamento è a valere sui fondi ordinari dell'ERP destinati a particolari categorie sociali, ai sensi della legge 179/92 articolo 4.
A tal riguardo, giova rammentare che la scelta delle categorie sociali e destinazione dei finanziamenti sono di competenza della Regione.
Lo IACP riferisce che la realizzazione di tale programma oltre a risolvere una grave questione abitativa per la comunità di che trattasi, può rappresentare un valido riferimento per il carattere di sperimentalità che lo contraddistingue, alla definizione dello standard da adottare nella realizzazione di interventi da destinare alla Popolazione Zingara.
Così come stabilito nel protocollo d'intesa citato, la Regione Lazio, attraverso apposite riunioni tecniche e Conferenze di servizio, ha convocato i soggetti interessati alla realizzazione per valutare i vari aspetti connessi all'intervento, per effettuare un esame contestuale e congiunto degli interessi coinvolti nel procedimento nonché per esaminare gli elaborati progettuali.
Il Comune di Roma ha fornito il proprio supporto tecnico-amministrativo che ha permesso, tra l'altro, anche per l'apporto del Dip.to VI - Politiche Territorio, dell'Ufficio SDO, della VI Circoscrizione, della Soprintendenza BB.AA. e della Soprintendenza Archeologica, di definire la migliore ubicazione, nell'ambito delle aree di proprietà della stesso IACP, dell'insediamento ROM. Ciò con l'obiettivo di riqualificare, attraverso opportune iniziative, d'intesa con la Regione, parte del tessuto urbano a diretto contatto dell'insediamento medesimo.
Lo IACP rappresenta, infine, di aver curato la definizione tecnica del programma e la redazione del progetto, nell'ambito del proprio ruolo istituzionale di ente operatore.
Alla luce di quanto suesposto è stato redatto in piano di assetto dell'area interessata dall'intervento che prevede, oltre la realizzazione del Villaggio ROM RUDARI, che copre un'area di circa un ettaro, la destinazione a parco pubblico, con verde di arredo, viabilità e parcheggi, di un'area di circa tre ettari prospiciente il Villaggio stesso.
Ai sensi della Legge 8.6.90 n. 142 un apposito Accordo di Programma dovrà dare attuazione agli interventi previsti nel piano di assetto summenzionato.
In relazione ai mutamenti sociali ed economici intervenuti negli ultimi anni si


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va evidenziando sempre di più la necessità di realizzare un modello di politica abitativa che riveda e aggiorni gli strumenti dell'intervento pubblico nel settore dell'edilizia sociale.
Infatti, con l'emanazione del decreto legislativo n. 112/98 (che ha ridefinito il, quadro istituzionale nel settore dell'edilizia residenziale pubblica, attribuendo alle Regioni la funzione di programmazione delle risorse, di gestione e attuazione degli interventi nonché la determinazione delle linee di intervento, degli obiettivi e delle tipologie realizzative da incentivare) e della legge n. 431/98 di riforma del regime delle locazioni (che norma le modalità di accesso al mercato delle locazioni fissando i criteri e modalità in grado di incrementare l'offerta nel settore attraverso la riduzione dello stock abitativo non utilizzato), nonché l'abolizione dei contributi Gescal (che hanno determinato la cessazione, al di là delle giacenze ancora da utilizzare, di qualsiasi meccanismo di finanziamento continuativo dell'edilizia sociale, tanto a livello nazionale che locale) hanno, infatti, profondamente mutato il quadro in cui si colloca la politica della casa.
A fronte di queste innovazioni va ulteriormente consolidandosi nel Paese un quadro di nuove istanze e di nuovi bisogni rispetto ai quali è necessario dare risposte adeguate.
Al riguardo, questa Amministrazione ritiene che occorra, da un lato incrementare l'offerta di edilizia sociale mediante l'incentivazione di programmi costruttivi prevalentemente orientati a ridurre il sottoutilizzo del patrimonio privato destinato alle locazioni, dall'altro sperimentare strategie di intervento articolate e complesse che diano risposte qualitative adeguate alle esigenze di particolari categorie sociali deboli.
In particolare, con riferimento agli immigrati, bisogna tener conto del loro retroterra culturale che richiede strategie insediative nuove, nel quadro della ricerca di un punto di equilibrio tra integrazione e mantenimento dell'identità.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

LEONE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri dei lavori pubblici e dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da tempo immemorabile si trascina una preoccupante situazione inerente alla strada statale n. 159 che collega Manfredonia a Margherita di Savoia, passando per l'abitato di Zapponeta;
la richiamata strada, come risulta inequivocabilmente, rimane assolutamente inadeguata in diversi punti della larghezza del manto stradale sì da non consentirne l'utilizzo;
a fronte della richiamata strada e da ambo i lati, insistono numerosissimi piccoli fondi a destinazione agricola con conseguente occupazione di parte della pseudo carreggiata degli automezzi dei coltivatori e dei commercianti che determina una continua interruzione del flusso viario;
in ispecie nel periodo estivo tale importantissima arteria di collegamento (è l'unica via costiera che collega il Gargano con il capoluogo di regione) viene utilizzata da un indescrivibile flusso di turisti sia per raggiungere la città di San Giovanni Rotondo, sia per raggiungere rilevantissimi centri turistici (villaggio turistico Ippocampo ed altri) ad altissima densità abitativa;
tale via di collegamento attraversa il pieno centro della cittadina di Zapponeta, centro agricolo e sede di numerosissimi insediamenti di stabilimenti per la lavorazione dei prodotti ortofrutticoli;
la richiamata situazione produce alla cittadina di Zapponeta un rilevantissimo danno economico e sociale;
nella accezione comune, e di seguito al preoccupante numero di incidenti stradali mortali, la strada statale n. 159 cosiddetta delle Saline (Margherita di Savoia è sede delle più importanti saline d'Europa) viene oramai comunemente denominata «La strada della morte»;


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in relazione a ciò l'Anas ha predisposto sin dal 1980 un progetto di allargamento e di adeguamento della strada in questione;
in data 28 luglio 1994 presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, è stato sottoscritto un protocollo di intesa ove la questione è stata posta in posizione prioritaria tra le altre richieste di interventi statali;
tutte le iniziative ed i documenti richiamati sono già da tempo in possesso del Ministro dei lavori pubblici;
grave appare l'abbandono in cui versano le cittadine interessate, ed in particolar modo di quella di Zapponeta e il disinteresse da parte di chi è preposto alla risoluzione di questo gravissimo ed annoso problema -:
quali provvedimenti intendano adottare gli interrogati al fine di individuare responsabilità ed inerzie ed al fine di risolvere il problema nella speranza che nel frattempo non si verifichino episodi gravi per quelle popolazioni sino ad ora rimaste senza tutela.
(4-23673)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare indicata l'Ente Nazionale per le Strade, cui sono state richieste notizie, riferisce che l'intervento stradale di ammodernamento della SS. n. 159 non risulta essere stato indicato dalla Regione Puglia tra le opere ritenute prioritarie in sede di definizione del vigente Programma Triennale 1997-1999, nel corso dell'incontro tenutosi tra la Regione stessa e l'ANAS. In tal sede, infatti, sono stati individuati gli interventi da indicare ai fini dell'inserimento nel vigente documento programmatico.
Tuttavia, il menzionato intervento, ove fosse segnalato dalla Regione, potrà essere ricompreso nella futura programmazione.
Specifiche indicazioni, in tal senso, potrebbero già essere raccolte nell'ambito dell'Accordo di Programma Quadro per la viabilità da stipularsi tra questa Amministrazione e la Regione Puglia, tuttora in corso di confronto tecnico.
Per completezza di informazione, si precisa che gli obiettivi specifici segnalati dalla Regione Puglia nell'ambito del rapporto redatto dalla Regione stessa per la programmazione dei fondi strutturali 2000-2006, riguardano, essenzialmente, il completamento delle infrastrutture nodali ed intermodali della rete del cosiddetto «Corridoio Adriatico» verso le aree interne.
Gli itinerari che in tale ottica dovrebbero essere interessati da interventi di adeguamento e completamento, anche sulla base delle indicazioni fornite dalla Regione e contenute nello studio di fattibilità del Corridoio Adriatico, predisposto dal Coordinamento delle regioni adriatiche risultano essere la E843, la SS. n. 16, la SS. n. 379 e la SS. n. 106.
L'Ente Nazionale per le Strade fa infine presente che il decreto legislativo 29.10.1999, n. 461, sulla base dell'intesa Stato - Regioni, ha individuato la rete autostradale e stradale di interesse nazionale in attuazione dell'articolo 1, comma 4, lett. b), della legge «Bassanini».
Conseguentemente, tutte le arterie non elencate nel suddetto decreto dovranno essere trasferite alle competenze delle Amministrazioni regionali e provinciali.
In particolare la SS. n. 159 «delle Saline», oggetto del presente atto ispettivo, non risulta essere inserita tra le strade di cui al suddetto decreto legislativo e, pertanto, non è più di competenza dell'Ente medesimo.
Eventuali correzioni alla rete stradale così individuata potranno essere apportate solo attraverso gli strumenti indicati dalla citata legge «Bassanini».
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

LUCCHESE. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
in Sicilia i cittadini non ricevono in tempo la posta, fanno la coda agli sportelli degli uffici postali, questa è una verità di fatto; addirittura mentre vi è la necessità di maggiore personale, non si sono neanche sostituiti le 400 unità andate in pensione;


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la società poste ha solo praticato riduzione di personale, chiuso sportelli rendendo ancora peggiore il già disastrato servizio;
il servizio postale in Sicilia non funziona e nulla si fa per cambiare metodi e sistemi, la Sicilia quindi deve essere condannata - secondo questo Governo e la sua maggioranza di sinistra - a subire questa nefandezza -:
se si renda conto in quale situazione di sfascio generalizzato sono le poste in Sicilia;
come possa il Governo rimanere insensibile di fronte a questi fatti, a questa cruda realtà, come può lasciare che le cose vadano in questo modo barbaro;
come giustifichi il Governo la sua insensibilità, la sua negligenza, la sua passività.
(4-28466)

Risposta. - Al riguardo, si ritiene opportuno premettere che, a seguito della trasformazione dell'ente Poste Italiane in società per azioni, il Governo non ha il potere di sindacarne l'operato per la parte riguardante la gestione aziendale che, com'è noto, rientra nella competenza propria degli organi statutari della società.
Ciò premesso, si fa presente che la società Poste Italiane - interessata in merito a quanto rappresentato - nel confermare, in via preliminare, l'impegno, in atto, per conseguire adeguati livelli di efficienza e affidabilità comparabili a quelli degli altri Paesi dell'Unione Europea, ha fatto presente che, con il piano di impresa 1998-2002 si propone di fronteggiare lo stato di crisi attuale, al fine di conseguire gli obiettivi di qualità del servizi, il risanamento economico-finanziario e il rilancio della società, nonché di conseguire in tutti i punti della rete un livello di prestazioni adeguato, con un supporto di addetti che per numero e per attività, rispondano alle effettive esigenze della clientela.
Tra le numerose iniziative già assunte rientrano: la razionalizzazione delle risorse umane, con un'allocazione nei settori ed aree cruciali, attuata attraverso un'attenta analisi delle diverse realtà territoriali, abbandonando completamente la concezione degli organici predefiniti; l'assorbimento del precariato stabile e il rallentamento del
turnover.
Il completo riassetto comporta, di conseguenza, un riposizionamento di un notevole numero di unità lavorative nei diversi comparti di attività e sul territorio, utilizzando anche lo strumento della mobilità, tenendo conto delle complessive esigenze di equilibrata gestione e, ove possibile, delle esigenze del personale interessato.
In tale contesto si collocano le determinazioni assunte dalla società in merito alla posizione del personale che opera nell'area siciliana.
In ordine ai lunghi tempi di attesa agli sportelli, la società, nel precisare che quanto rappresentato dall'interrogante risulta non sufficientemente circostanziato, ha ribadito la particolare attenzione che è prestata ad ogni proposta che possa contribuire a risolvere tale problema, atteso che è possibile riscontrare una qualità del servizio non rispondente agli obiettivi prefissati dall'azienda, causata dalla concentrazione dell'afflusso degli utenti in particolari giornate o orari.
A tale proposito, come riferito dalla società, ha assunto una fitta serie di iniziative, tra le quali assume particolare rilievo il piano denominato «Rete 2000», contenente alcuni interventi tesi a ridurre drasticamente i tempi di attesa agli sportelli.
Sono allo studio, e in parte già attuati, anche interventi mirati a ridurre drasticamente i tempi di consegna della corrispondenza, con risultati che possono considerarsi soddisfacenti.
Il Ministro delle comunicazioni: Salvatore Cardinale.

LUCIDI. - Al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
le cooperative inserite nel Piano di zona Laurentino 38 e facenti parte del «Consorzio Cooperative Eur Fonte Ostiense», sono tutte cooperative che hanno partecipato a bandi di concorso ai sensi delle


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leggi n. 60 del 14 febbraio 1963 e n. 865 del 22 ottobre 1971;
la legge n. 60 del 1963 prevedeva che le cooperative che non avevano la proprietà del terreno avrebbero dovuto versare in contante alle amministrazioni locali titolari di quella proprietà un importo pari al 15 per cento del costo dei fabbricati;
la legge n. 865 del 1971 stabiliva che i piani di zona venissero realizzati in diritto di superficie dando facoltà allo Iacp di assegnare in proprietà i terreni su cui sorgevano i fabbricati delle cooperative in misura non inferiore al 20 per cento e non superiore al 40 per cento;
lo Iacp della provincia di Roma, con lettera del 18 marzo 1975, protocollo 1531, invitava le cooperative sorteggiate ad accogliere le regole definite dalla legge n. 60 del 1963 per realizzare gli alloggi in regime di diritto di superficie, senza alcun riferimento alle disposizioni della successiva legge n. 865 del 1971 sulla possibilità di assegnare in proprietà parte del terreno, ricevendo dalle stesse una risposta positiva dettata dalle urgenti necessità di disporre di nuove abitazioni;
la legge n. 549 del 28 dicembre 1995 sanciva la possibilità per i comuni di cedere in proprietà agli assegnatari delle abitazioni le aree comprese nei piani di edilizia economica e popolare a suo tempo concesse in diritto di superficie; diritto che si estingue dopo una scadenza massima di 99 anni, al termine dei quali il proprietario del suolo acquisisce automaticamente la proprietà del fabbricato che sussiste su quel terreno;
la legge n. 549 del 28 dicembre 1995 prevedeva che l'individuazione delle suddette aree venisse approvata dal consiglio comunale entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della stessa legge e che il prezzo di cessione venisse determinato dall'ufficio tecnico erariale al netto degli oneri di concessione del diritto di superficie rivalutati sulla base della variazione, accertata dall'Istat, dell'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati verificatasi tra il mese in cui sono stati versati i suddetti oneri e quello di stipula dell'atto di cessione delle aree;
lo Iacp, nonostante le ripetute sollecitazioni dei soci delle cooperative, a distanza di 19 anni dalla data di consegna provvisoria degli alloggi del suddetto consorzio, non ha ancora provveduto a portare a compimento i suoi adempimenti, non facendosi in tal modo parte in causa al fine di conseguire quanto previsto dalla legge n. 549 del 1995;
numerosi sono i contenziosi aperti tra cooperative edilizie e amministrazioni locali in ordine alla cessione in proprietà di terreni concessi in regime di diritto di superficie -:
quali iniziative intenda assumere onde sollecitare le amministrazioni locali e gli Iacp a procedere tempestivamente negli adempimenti necessari a definire l'individuazione delle aree comprese nei piani di edilizia economica e popolare già concesse in diritto di superficie e i costi delle relative cessioni, al fine di assicurare la piena titolarità per i soci di cooperative edilizie di un legittimo diritto di proprietà degli immobili e dei terreni su cui essi insistono.
(4-24637)

Risposta. - In riferimento alla interrogazione indicata, si fa presente che la materia relativa alla cessione delle aree PEEP è stata disciplinata, successivamente alla legge n. 549/95, richiamata dall'interrogante, dalla legge n. 662/96, articolo 3, commi da 60 a 63, dalla legge n. 449/97, articolo 49, comma 17 e, da ultimo, dalla legge n. 448/98, articolo 31, commi da 45 a 50.
Quest'ultima, in particolare, ha abrogato le disposizioni dettate dalla legge n. 549/95, modificando le modalità di cessione delle aree suddette.
In ogni caso si sottolinea che l'attuazione della normativa citata rientra nell'esclusiva


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autonomia dell'Amministrazione comunale. Pertanto questo Ministero non ha alcuna competenza al riguardo.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

MAMMOLA. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
la sezione della polizia postale di Latina ha elevato, in data 14 marzo 2000, una contravvenzione di lire 4.000.000 a carico di un albergo di Formia in quanto lo stesso utilizzava ad uso di comunicazioni interne con il proprio personale 3 apparecchiature «cercapersone» di debole frequenza e potenza senza aver pagato i previsti canoni di concessione ed essendo privo della autorizzazione ministeriale all'uso di tali apparecchiature che sono state pertanto sequestrate;
per giustificare l'omesso pagamento il personale dell'albergo faceva presente che al momento dell'acquisto delle apparecchiature non era prevista l'autorizzazione ministeriale e l'obbligo di pagare per tali apparecchiature, destinate ad uso interno, un canone, istituito con legge successiva di cui non si era a conoscenza;
il canone previsto è, allo stato, di sole 12.000 lire annue e la sproporzione rispetto all'entità delle sanzioni previste dimostra la buona fede della impresa;
ignorantia legis non excusat ma è verosimile che pochi fra i possessori di apparecchi cercapersone siano edotti sugli obblighi connessi al loro uso il cui impiego è consentito e disciplinato dal decreto del Presidente della Repubblica 29 Marzo 1973, n. 156 -:
se si ritenga compatibile con la progressiva modernizzazione del Paese e con la diffusione di mezzi di comunicazione di largo uso e consumo, la sussistenza delle norme e delle limitazioni all'uso di apparecchiature radioelettriche di debole frequenza e portata prevista dal citato decreto del Presidente della Repubblica e se non si ritenga di dover rivedere, alla luce dei progressi tecnici registrati negli ultimi 30 anni, gli obblighi di cui dall'articolo 334 del medesimo decreto del Presidente della Repubblica;
se non si ritenga inutile la tassa di concessione governativa sugli apparecchi cercapersone considerato che, a causa della diffusa ignoranza della norma, essa sarà evasa, sia pure senza dolo, dalla gran massa degli utenti e che il controllo su detta tassa può essere effettuato esclusivamente in locali nei quali sia possibile l'accesso senza mandato da parte degli Agenti della Polizia Postale;
quali siano il gettito annuo ricavato dal canone di concessione per apparecchi cercapersone ed il numero annuale delle richieste di autorizzazione all'uso di essi;
se non ritenga più utile che le sezioni di Polizia postale svolgano una funzione informativa invece di applicare sanzioni di entità sproporzionata che incattiviscono ancor più il rapporto fra pubblica amministrazione ed imprese.
(4-29144)

Risposta. - Al riguardo, si ritiene opportuno rappresentare che la materia concernente gli apparecchi radioelettrici ricetrasmittenti di debole potenza, è disciplinata dagli artt. 334 e seguenti del codice p.t. approvato con d.P.R. 29 marzo 1973, n. 156.
Per tener conto dei principi contenuti nella sentenza n. 1030 del 15 novembre 1988, con la quale la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionali le norme del codice p.t. che assoggettano a concessione anziché ad autorizzazione l'esercizio degli apparati radioelettrici di debole potenza, il Governo, con il decreto legge del 3 maggio 1996, n. 240, emanava una nuova normativa, volta a regolare, secondo il regime autorizzatorio, i rapporti con gli utenti degli apparati radioelettrici di cui trattasi.
Il decreto-legge in questione, com'è noto, non è stato convertito ed è stato sostituito da uno schema di disegno di legge (A.C. 1881) attualmente all'esame del Parlamento.
Nel contesto di una progressiva armonizzazione delle legislazioni nazionali con la normativa comunitaria e in ossequio a


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quanto disposto dall'articolo 20, comma 5 della legge n. 448/98, è stato predisposto uno schema di regolamento recante disposizioni in materia di licenze individuali e di autorizzazioni generali per i servizi di telecomunicazioni ad uso privato, che assoggetta l'esercizio di tali servizi ad un'autorizzazione generale ad effetto immediato e al pagamento di un contributo annuo a ristoro degli oneri sostenuti dall'Amministrazione per l'attività amministrativa e di controllo, espletata nel settore in questione.
Fino all'adozione di detto regolamento, continuano ad applicarsi le disposizioni del codice p.t. ivi comprese le norme sanzionatorie dettate dall'articolo 195 del medesimo codice.
Pertanto, l'esercizio abusivo dei ripetuti apparati, anche se effettuato in buona fede, non può che essere soggetto alle sanzioni previste dall'articolo 195 del codice postale citato, così come modificato dalla legge 23 dicembre 1993, n. 561.
Quanto alla consistenza del fenomeno in atto, le autorizzazioni all'uso degli apparati radioelettrici di debole potenza, di cui all'articolo 334 del codice postale, risultano pari a n. 500.000 procurando un introito all'erario per circa L. 10.000.000.000 annui, cifra che è destinata a crescere sensibilmente non appena verrà emesso il decreto ministeriale di cui al citato articolo 20, comma 6 della legge n. 448/98, ormai in fase avanzata di elaborazione, concernente la revisione dei contributi relativi alle attività di telecomunicazioni ad uso privato.
Il Ministro delle comunicazioni: Salvatore Cardinale.

MATRANGA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
sono necessari ben 230 giorni per il rilascio di una concessione edilizia, quando il tempo tecnico per l'evasione della pratica non supera gli otto giorni;
il numero degli adempimenti burocratici prima del rilascio è 18, in dieci uffici diversi, mentre dopo il rilascio da 13 a 25. Insomma per gli adempimenti burocratici una impresa edile perde mediamente 194 giornate di lavoro per un costo annuo di oltre 200 milioni;
«si tratta di un vera e propria "tassa occulta" che grava sulle imprese - dice Valassi, presidente dell'Ance - costituita dalla complessità e dalle inefficienze dell'amministrazione, che una rilevazione di Confindustria ha stimato tra i 12 mila e i 23 mila miliardi di lire l'anno con riferimento all'intero comparto industriale»;
l'entrata del nostro Paese nel mercato unico europeo impone una rivisitazione delle pratiche burocratiche: tra l'altro l'Unione europea ha suggerito in particolare di istituire punti di contatto e di comunicazione unici tra imprese e pubblica amministrazione unificare e semplificare la modulistica e le altre formalità cui sono soggette le imprese e unificando tutti i procedimenti autorizzatori stabilendo termini certi di conclusione;
il presidente dell'Ance ha anche affermato che: «nessuno vuole eliminare i vincoli derivanti da un obiettivo accertamento occorre assolutamente sgombrare il campo dall'errata convinzione che la richiesta di snellire la burocrazia comprenda quella di eliminare la tutela dei beni che stanno a cuore a tutti noi. Non si usi dunque questo argomento come alibi per non responsabilizzare la pubblica amministrazione che troppo spesso, in passato, si è trincerata proprio dietro pseudo vincoli, posti ad arte specialmente dai Comuni, per giustificare la più assoluta discrezionalita» -:
quali interventi si intendano assumere per snellire le procedure burocratiche per il comparto dell'edilizia.
(4-26865)

Risposta. - Si risponde per delega della Presidenza del Consiglio dei Ministri e si riferisce quanto segue.
In merito ai quesiti proposti con l'atto ispettivo si fa presente che i 230 gg. evidenziati dall'interrogante si riferiscono ai tempi previsti dall'articolo 4 della legge 493/93, come modificati dalla legge 662/96, e


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indicano un tempo massimo (per Comuni con popolazione superiore a 100.000 abitanti) oltre il quale l'istante è legittimato a richiedere la nomina di un Commissario ad acta. La norma nazionale, quindi, si limita ad indicare la forma di coordinamento ed indirizzo della procedura di rilascio della concessione edilizia, la quale deve ovviamente tenere conto delle differenti realtà esistenti tra gli enti locali.
Già da tempo, ancorché non completamente previsto nella legge di semplificazione annuale, questa Amministrazione, di intesa con il Ministero della Funzione Pubblica, ha allo studio in forma regolamentare, la revisione della disciplina relativa ai titoli edilizi nel loro complesso (concessioni, autorizzazioni, d.i.a.), avvalendosi anche della collaborazione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Tra i punti qualificanti delle proposte ministeriali, si evidenzia la creazione di uno sportello unico per l'edilizia che raccolga tutte le informazioni, incluse quelle eventualmente necessarie ove sia presente un vincolo di tutela relativo all'edificabilità di un immobile.
Per i comuni con oltre 50.000 abitanti viene inoltre prevista la istituzione di «conferenze permanenti dei servizi» con la funzione di snellimento dei passaggi burocratici.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

MESSA. - Al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
l'interrogante ha più volte rappresentato lo stato di pericolosità della strada statale «5-ter»;
all'altezza della cosiddetta «curva di Cornetto» si sono verificati numerosi incidenti mortali;
sono molti i cittadini che percorrono, a piedi, il tratto che va dal bivio di Guidonia a Collefiorito;
le banchine laterali non sono cementate -:
quali iniziative intenda assumere, oltre all'installazione della segnaletica verticale, per rendere meno pericolosa la «curva di Cornetto»;
se sia possibile cementare le banchine, per renderle percorribili dai pedoni, fino all'altezza di Collefiorito, in prossimità del centro commerciale.
(4-26083)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare indicata l'Ente Nazionale per le Strade cui sono stati richiesti elementi in merito ai quesiti proposti, riferisce che sulla SS. n. 5-ter, prima dell'inizio del centro abitato di Collefiorito di Guidonia, all'altezza della cosiddetta «curva del Cornetto» è apposta segnaletica verticale indicante il limite di velocità di 50 Km/h.
Attualmente non esistono progetti per il miglioramento della suddetta curva.
L'Ente rappresenta, infine, che la realizzazione di marciapiedi sulle banchine laterali non rientra tra i propri compiti istituzionali.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

MESSA. - Al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
i residenti nella frazione di Setteville di Guidonia (Roma) lamentano l'inquinamento acustico causato dai mezzi che transitano lungo la statale Tiburtina;
più volte i cittadini hanno sollecitato interventi finalizzati a ridurre tale rumorosità;
il problema è destinato ad aumentare non appena saranno ultimati alcuni insediamenti commerciali che insistono nelle immediate vicinanze della frazione -:
se il compartimento Anas del Lazio sia a conoscenza del problema e, in caso di risposta affermativa, se siano già state studiate delle possibili soluzioni;
se non intenda dare disposizioni all'ente nazionale per le strade per verificare la possibilità d'installare idonee barriere


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anti-rumore nel tratto interessato della consolare Tiburtina.
(4-26514)

Risposta. - In merito all'interrogazione indicata, l'Ente Nazionale per le Strade comunica di non aver mai ricevuto richieste di installazione di specifiche barriere antirumore nel tratto della statale Tiburtina all'altezza del centro abitato di Setteville di Guidonia.
Le richieste avanzate all'ANAS da soggetti diversi, in tutta Italia, richiederebbero un investimento di oltre 5.000 miliardi, importo attualmente non disponibile.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

MESSA. - Al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere:
se i guard-rail installati lungo la statale 5 ter, all'altezza di due curve particolarmente pericolose in prossimità della frazione di Colle Fiorito di Guidonia (Roma), dove pure si sono verificati degli incidenti mortali, siano installati secondo quanto previsto dal Codice della strada;
in caso di risposta negativa, quali iniziative urgenti intendano assumere per posizionare le barriere nella maniera dovuta, a maggiore tutela della sicurezza degli automobilisti.
(4-26515)

Risposta. - In risposta all'atto ispettivo indicato, l'Ente Nazionale per le Strade, interessato in merito, comunica che le curve esistenti lungo strada statale 5-ter consolare «Tiburtina Valeria» in prossimità della frazione di Colle Fiorito di Guidonia sono protette da barriere metalliche che furono installate nel rispetto della normativa vigente al momento dell'esecuzione dei lavori.
Attualmente non corre l'obbligo della totale sostituzione delle barriere non più a norma.
L'ANAS rappresenta che nel tratto in questione vige il limite di velocità di 50 Km/h e che i lamentati incidenti cui si fa riferimento nell'atto ispettivo sono causati dall'eccessiva velocità degli utenti della strada.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

MESSA. - Ai Ministri dell'ambiente e dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Guidonia Montecelio e Tivoli insistono numerose cave di travertino;
l'attività estrattiva avviene nelle immediate vicinanze dei centri abitati;
la stessa, in alcuni casi, è stata oggetto di contestazioni e ricorsi presso le Autorità competenti da parte dei residenti;
pare evidente che l'attività estrattiva debba essere svolta evitando disagi alla cittadinanza ed eventuali danni all'ambiente circostante -:
se non intendano disporre degli immediati controlli per accertare se l'attività estrattiva sia fonte di inquinamento acustico ed ambientale;
se non ritengano opportuno verificare se nel tempo si sia proceduto, qualora stabilito, al ripristino dello stato dei luoghi una volta completata l'attività estrattiva;
se l'attività di scavo svolta a ridosso della strada statale Tiburtina e di quelle comunali stia procedendo nel rispetto delle distanze di sicurezza stabilite dal codice della strada;
quali siano i controlli svolti dall'Anas e dalle amministrazioni interessate in tal senso e quando;
quali iniziative intendano assumere per disciplinare l'attività estrattiva in maniera tale da renderla compatibile con l'ambiente circostante.
(4-27890)

Risposta. - In riferimento alla interrogazione presentata dall'interrogante e sulla


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base degli elementi forniti al riguardo dall'Ente Nazionale per le Strade, si riferisce quanto segue.
La S.S. n. 5 «Tiburtina Valeria» tra i Km 24+000 e 25+500 attraversa un sito caratterizzato dalla presenza in entrambi i lati di cave di travertino.
La coltivazione di tali cave, site ad una distanza di mt. 10 dal confine stradale, è stata autorizzata con decreto della Regione Lazio n. 53 del 12.04.86 e con decreto prefettizio n. 3887 del 19.10.71.
Il personale di esercizio dell'Ente stradale ha sempre atteso con il massimo scrupolo alla sorveglianza e alla tutela del patrimonio stradale segnalando le violazioni alla Polizia mineraria della Regione Lazio, organo competente al controllo delle cave in questione.
Al fine di consentire la massima tutela della circolazione stradale agli utenti della statale in questione, l'Ente Nazionale per le Strade ha espresso parere favorevole alla richiesta, effettuata dalla Regione Lazio, di realizzazione di opere di protezione.
I concessionari delle cave hanno pertanto eseguito prontamente le suddette opere di protezione lungo il confine della proprietà stradale in corrispondenza delle cave stesse.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

MESSA. - Al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere se corrisponda al vero l'intenzione del Governo di istituire il pedaggio sulle strade statali più trafficate.
(4-28614)

Risposta. - In merito al quesito proposto dall'interrogante si rappresenta che questa Amministrazione non ha in corso alcun progetto o iniziativa concernenti l'introduzione del pagamento del pedaggio sulle strade statali.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

MESSA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere:
se corrisponda al vero che il servizio ispettivo dell'Autorità di vigilanza sui lavori pubblici, per mancanza di personale, non riesca a svolgere la sua attività;
quante siano le segnalazioni finora pervenute all'Authority ed i controlli effettuati.
(4-28820)

Risposta. - Si risponde all'interrogazione indicata per delega della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
In merito a quanto proposto dall'interrogante si fa presente che l'Autorità di vigilanza sui lavori pubblici, ai sensi dell'articolo 4 della legge 109/94, è organo che opera in piena autonomia e con indipendenza di giudizio.
Rispetto dunque alle modalità con l'Autorità intende il proprio compito istituzionale e, a prescindere da ogni - comunque inconfigurabile - valutazione di merito, questo Ministero non ha possibilità di interferenza alcuna.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

MOLINARI. - Al Ministro della sanità. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo 8 agosto 1991, n. 256, regolamenta, in attuazione della direttiva n. 86/457/CEE relativa alla formazione specifica in medicina generale a norma dell'articolo 5 della legge n. 212 del 1990, i titoli indispensabili per l'esercizio della medicina generale;
il decreto dell'allora ministro della sanità Costa del 15 dicembre 1994 fornisce precisazioni al decreto legislativo n. 256 del 1991 riconoscendo a tutti i medici abilitati alla professione entro il 31 dicembre 1994 il diritto di esercitare l'attività di medicina generale nell'ambito del sistema sanitario nazionale con i limiti e le modalità fissati dall'accordo nazionale;
tale decreto crea disparità professionale tra i medici in possesso di una parità di titoli, in contraddizione con il principio espresso dall'articolo 3 della Costituzione;


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l'Assomedici di Basilicata ha presentato un ricorso al Tar competente sulla base di un ricorso presentato da colleghi della Sardegna con esito positivo e che ha permesso agli stessi di essere reinseriti nella graduatoria regionale del 1998 -:
quali iniziative intenda intraprendere per evitare che il citato decreto del ministro Costa continui a produrre i suoi effetti discriminatori nei confronti di quei medici abilitati alla professione dopo il 31 dicembre 1994 e che sono, pertanto, esclusi dal mondo del lavoro.
(4-15290)

Risposta. - Come ricordato nell'atto parlamentare in esame, il D.Lgs. 8 agosto 1991 n. 256, ha recepito la direttiva comunitaria 86/457/CEE, in base alla quale, a decorrere dal 1 gennaio 1995, l'esercizio della professione di Medico della Medicina Generale è consentito solo in presenza di un attestato di formazione specifica in Medicina Generale, rilasciato solo a seguito della frequenza e del superamento di un corso biennale post-universitario.
La normativa in questione ha disciplinato la formazione in Medicina Generale in modo da prevedere una serie di oneri per il medico tirocinante (incompatibilità pressoché totale con lo svolgimento di altre attività lavorative, sia di tipo dipendente sia libero - professionali; impossibilità a seguire contemporaneamente altri corsi di specializzazione od ulteriori attività che possano distogliere il medico dalle attività del corso stesso), ma anche, nel contempo, una serie di vantaggi consistenti nella corresponsione di adeguate borse di studio, quale compenso per l'attività lavorativa prestata durante il corso, nonché nella attribuzione di un punteggio pari a 12 punti, quale valutazione del titolo finale ottenuto.
Successivamente, il decreto ministeriale 15 dicembre 1994 ha consentito a tutti i medici già abilitati all'esercizio professionale ed iscritti all'albo entro il 31 dicembre 1994, di esercitare l'attività professionale di medico di Medicina Generale nell'ambito del Servizio Sanitario Nazionale.
Detta normativa ha offerto la possibilità a coloro che risultavano già iscritti all'albo professionale quali medici generici, di continuare ad esercitare la loro professione con lo stesso titolo già acquisito, prescindendo dall'obbligo di partecipazione al citato corso biennale post - universitario.
Quest'ultima categoria di medici, tuttavia, non poteva ricevere il beneficio della maggiorazione del punteggio concesso ai tirocinanti dal D.Lgs. n. 256/91.
In esito a tali considerazioni, appare improprio il richiamo ai principi sanciti dall'articolo 3 della Costituzione, in quanto non sussiste alcuna disparità di trattamento tra i medici titolari di diritti acquisiti in base al decreto ministeriale 15 dicembre 1994 e quelli titolari dell'attestato di formazione in Medicina Generale ai sensi della L. n. 256/91, essendo tra di loro equamente ripartiti oneri e privilegi.
Il Sottosegretario di Stato per la sanità: Grazia Labate.

MUZIO. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere premesso che:
l'amministrazione comunale di Frassineto Po (Alessandria) in data 2 febbraio 1997 richiedeva alla Telecom spa lo spostamento di un centralino telefonico dopo i lavori di ristrutturazione degli uffici comunali. Ulteriori solleciti sono stati inviati il 13 ottobre 1997, il 21 ottobre 1997, il 9 gennaio 1998 ed il 27 gennaio 1998;
a tutt'oggi le richieste di rimozione degli impianti dismessi e la connessione con quelli di nuova introduzione risultano parzialmente inevase -:
se non intenda accertare se questi ritardi siano dovuti alla recente privatizzazione del settore e siano da imputarsi al diffuso ricorso a ditte esterne;
se ritenga congruo il tempo trascorso dalla prima richiesta di intervento, al fine di garantire l'agibilità necessaria ad una amministrazione comunale che deve in tempi certi espletare i servizi richiesti dalla collettività.
(4-17934)


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Risposta. - Al riguardo, si ritiene opportuno significare che il Governo non ha il potere di sindacare l'operato della Telecom Italia s.p.a., per la parte riguardante la gestione aziendale che, com'è noto, rientra nella competenza propria degli organi statutari della società.
Ciò premesso, si fa presente che, in merito a quanto rappresentato si è proceduto ad esperire i dovuti accertamenti tramite l'ufficio periferico di questo Ministero nonché ad interessare la Telecom Italia s.p.a..
In merito, è emerso che, effettivamente, in data 28.4.97 il comune di Frassineto Po aveva avanzato una richiesta di intervento lavori per lo spostamento di un derivato dell'impianto telefonico interno. Il personale Telecom, recatosi
in loco, riscontrava, però, che non era possibile procedere all'esecuzione dei lavori, atteso che interessavano non il vecchio impianto in noleggio ma un nuovo centralino di proprietà privata.
In data 2 ottobre 1997, il comune avanzava alla Telecom una nuova richiesta per lo spostamento - inserimento della linea 0142/482125 al nuovo centralino telefonico e, subito dopo, richiedeva la cessazione e il ritiro del vecchio impianto a noleggio.
In tale caso, ha riferito la Telecom, è stato possibile effettuare i lavori solo dopo che la Erlang Impianti s.r.l., ditta incaricata dalla Emmeci Office, fornitrice dell'apparecchiatura al comune, ha provveduto a programmare il nuovo centralino, ad eseguire le prove di funzionamento e a rilasciare la dovuta certificazione.
Il ritardo lamentato nell'esecuzione degli interventi richiesti, pertanto, non sono addebitabili alla Concessionaria atteso che, la conclusione dei citati lavori, iniziati dalla suddetta ditta in data 20 ottobre 1997 e completati in data 9 dicembre 1997, con la relativa certificazione, ha consentito alla Telecom di soddisfare, solo in data 13 febbraio 1998, le varie richieste di intervento avanzate dal Comune.
In data 29 maggio 1998, il Comune richiedeva alla società concessionaria un nuovo intervento, peraltro eseguito dalla Telecom nei tempi tecnici consentiti, consistente in «cambio imbocco», necessario per attestare la linea telefonica sul centralino privato.
Il Ministro delle comunicazioni: Salvatore Cardinale.

NAPOLI. - Al Ministro dell'ambiente. - Per sapere - premesso che:
nell'arco degli anni ed in particolare dal momento della effettiva realizzazione del porto di Gioia Tauro si è determinata una variazione consistente ed eclatante della morfologia e della struttura della spiaggia antistante la Baia dei Pini e lungo tutta la costa da Gioia Tauro fino a Capo Vaticano;
la evidente concorrenza di fenomeni di erosione e di variazione delle correnti ha determinato, in particolare nella Baia dei Pini, la letterale scomparsa della spiaggia, la creazione di un dislivello notevole tra la battigia e il piano stradale, la comparsa di scogli e l'affiorare di relitti di ferro e cemento;
detto fenomeno comporta un grande disagio nella fruizione turistica della spiaggia e nella stessa balneazione;
il pericolo di infortuni sta portando ad un progressivo abbandono del sito turistico a favore di altre località più salvaguardate;
il rischio di un progressivo aggravarsi della già seria situazione si pone anche in direzione della potenziale erosione di qualche abitazione posizionata a ridosso della spiaggia in considerazione del fatto che le grosse mareggiate invernali hanno già bandito le abitazioni in assenza totale di un qualsivoglia elemento di protezione della costa -:
quali urgenti iniziative intenda attuare al fine di eliminare gli inconvenienti denunciati dall'interrogante e per scongiurare il serio e fondato pericolo di gravi danni alle persone e alle cose.
(4-25718)


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Risposta. - In merito alle problematiche evidenziate dall'interrogante con l'atto ispettivo indicato, cui si risponde per delega della Presidenza del Consiglio dei Ministri, si fa presente che è stato effettuato un sopralluogo dal tecnici dell'Ufficio del Genio Civile per le Opere Marittime di Reggio Calabria in località Baia dei Pini, individuata nel tratto di territorio costiero del comune di San Ferdinando ricadente a sud della foce del fiume Mesima.
Nel lato sud della foce di detto corso d'acqua è presente un allineamento di blocchi cubici in cls di circa 2 metri di lato, disposto parallelamente alla direzione dell'alveo del fiume.
Sulla sinistra di tale allineamento si constata un accentuato arretramento della linea di riva nonché un accumulo di sabbia a destra della foce, presumibilmente dovuti all'azione di disturbo del trasporto litoraneo causato dalla presenza dei blocchi cubici.
Alcune delle abitazioni poste immediatamente a sud di tale scogliera risultano parzialmente demolite dalle azioni del moto ondoso, mentre l'attuale linea di battigia lambisce in più punti i piedi del terrapieno delle restanti costruzioni.
Il fenomeno erosivo riscontrato pone l'abitato costiero della Baia dei Pini in situazione di grave pericolo, particolarmente durante le mareggiate invernali.
Tale variazione morfologica non sembra manifestarsi come un fenomeno localizzato, ma rappresenta una problematica di carattere più generale che coinvolge un ampio tratto di litorale a nord del porto di Gioia Tauro.
Ciò è dovuto al ridotto apporto di materiale solido fluviale, ma soprattutto alla pesante antropizzazione cui è stato sottoposto il territorio della piana di Gioia Tauro.
L'Ufficio del Genio Civile per le OO.MM. di Reggio Calabria riferisce, inoltre, che l'individuazione e la progettazione delle necessarie opere artificiali di protezione degli abitati e di salvaguardia delle coste rimangono comunque subordinate a studi più approfonditi del paraggio in esame e dovranno essere inserite in un più ampio programma di riqualificazione di tutto il litorale a nord di Gioia Tauro al fine di garantire l'organicità degli interventi.
In merito alla realizzazione di tali opere il suddetto Ufficio rappresenta comunque che, ai sensi del decreto-legislativo 31.3.1998 n. 112, la competenza sulla salvaguardia delle coste e sulla protezione degli abitati dai marosi è stata trasferita alle Regioni a Statuto ordinario.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

OLIVO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri ed al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere:
se sia a conoscenza delle pessime condizioni in cui versa la diga del fiume Angitola situata in provincia di Vibo Valentia, dotata di strutture obsolete che da tempo costituiscono motivo di gravi preoccupazioni da parte degli organi istituzionali ed il cui cedimento provocherebbe una catastrofe di infinite proporzioni;
se sia a conoscenza che, per far fronte alle gravissime preoccupazioni collegate alle precarie condizioni della diga stessa, sono stati stanziati dalla Regione Calabria 3 miliardi per procedere alla riparazione o sostituzione delle paratie ritenute pericolosamente compromesse, ma che allo stato, pur essendo alla vigilia dell'inverno, i lavori non sono nemmeno iniziati, mentre un più vasto progetto di intervento globale per un importo di circa 25 miliardi giace da molto tempo presso l'assessorato ai lavori pubblici della Regione Calabria;
se non ritenga di disporre, da parte del servizio Dighe e del Dipartimento della Protezione civile, un urgente sopralluogo e conseguente perizia che accerti lo stato di tenuta della diga e serva anche a tranquillizzare la popolazione che abita a valle della diga stessa.
(4-20654)

Risposta. - In merito alla interrogazione indicata, il Dipartimento per i Servizi Tecnici Nazionali - Servizio Dighe della Presidenza del Consiglio - riferisce che il serbatoio di Monte Marello sul fiume Angitola


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è costituito da due dighe di sbarramento del tipo in terra con nucleo centrale di tenuta. La diga principale ha altezza pari a 29 metri e realizza un serbatoio della capacità complessiva pari a 25,6 milioni di metri cubi. Le opere sono controllate periodicamente e ispezionate da parte del Servizio Nazionale Dighe, così come è previsto dal vigente regolamento Dighe; l'ultimo sopralluogo è stato effettuato in data 14 ottobre 1999.
Con provvedimento del 13 maggio 1996 n. 178, il Servizio Nazionale Dighe, ha disposto una limitazione d'invaso del serbatoio a quota 30 metri sul livello del mare (rispetto alla quota massima di regolazione da progetto 44,2 metri sul livello del mare).
Tale provvedimento è stato assunto nelle more della presentazione, da parte dell'Ente concessionario - Consorzio di Bonifica della Piana di Sant'Eufenia, di un progetto di interventi di manutenzione straordinaria; il progetto dei relativi lavori, dopo aver acquisito le necessarie approvazione ed autorizzazioni, è a tutt'oggi in fase di completamento.
In relazione alla realizzazione degli interventi di manutenzione risultano eseguiti i lavori di ristrutturazione della casa di guardia l'adeguamento degli impianti elettrici alla normativa vigente, e le indagini geotecniche. Sono in fase di completamento i lavori relativi al potenziamento della strumentazione di controllo ai fini della sicurezza e di manutenzione dei paramenti di monte e di valle della diga. Per quanto riguarda, invece, gli importanti lavori di manutenzione straordinaria delle paratoie degli scarichi di superficie e di fondo, questi risultano esser ancora nella fase d'appalto.
Nell'ambito dell'attività di vigilanza e controllo effettuata dal Servizio Nazionale Dighe, è stata richiesta la presentazione dello studio sulla rivalutazione della portata di massima piena e gli studi sulla riqualificazione statica e sismica delle due dighe. In particolare quest'ultima riveste carattere di particolare importanza ai fini della sicurezza, in quanto l'opera ricade in zona epicentrale, classificata di prima categoria in data successiva alla progettazione e realizzazione dell'opera.
Il Servizio Nazionale Dighe ha fatto quindi presente come, alla luce di quanto su esposto, le condizioni di sicurezza delle due dighe di sbarramento che costituiscono il serbatoio siano da considerarsi del tutto accettabili, fermo restando la necessità di completare i lavori programmati e gli studi intrapresi.
Una volta completati gli interventi di cui al progetto generale approvato, ed una volta che verranno esaminati gli studi richiesti, potrà essere rimosso il dispositivo di limitazione d'invaso e la risorsa potrà essere interamente fruibile.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

ORTOLANO e MAURA COSSUTTA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri ed ai Ministri dei lavori pubblici e dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Governo sta elaborando un apposito provvedimento legislativo per la costruzione dell'Agenzia che dovrà gestire gli ingenti investimenti per le Olimpiadi del 2006 nella città di Torino;
tra gli obblighi assunti dalla città per l'evento Olimpico, figura anche l'impegno a mettere a disposizione oltre 15.000 camere (rooms) per alloggiare in Torino atleti, tecnici, giornalisti, accompagnatori, eccetera, che dalla documentazione per la candidatura presentata al CIO risulteranno localizzati nei Villaggi Olimpici e in quello dei mezzi d'informazione (Spina 3 e Lingotto);
si aggrava l'emergenza abitativa nella città dove 9000 famiglie saranno definitivamente sfrattate già nel corso del 2000, alle quali si aggiungeranno le famiglie con sfratto in scadenza negli anni successivi;
gran parte degli sfratti definitivi colpisce famiglie a reddito medio-basso aventi diritto alla casa popolare, un diritto che il comune - a causa di scelte sciagurate del passato anche recente (es. Venchi Unica) - non è in grado di garantire con un adeguato patrimonio residenziale pubblico e


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nemmeno, a quanto pare, sotto la forma dei «contratti assistiti»;
considerato altresì che il disegno di legge 6305 per il Giubileo 2000, e in particolare l'articolo 6, che sospende gli sfratti di tutte le attività commerciali, teatri, cinema, rivendite, eccetera situate nel comune di Roma -:
se nel testo legislativo sull'agenzia in fase di elaborazione sia previsto un qualche provvedimento in merito al riutilizzo delle residenze olimpiche per risolvere l'emergenza nella nostra città;
se nel testo legislativo in questione comprenda una norma che, in analogia a quella riguardante le attività commerciali romane e in previsione della grande disponibilità alloggiativa realizzata a Torino per le Olimpiadi 2006, disponga per la città di Torino la graduazione o sospensione fino al 2006 degli sfratti dalle abitazioni, o quanto meno degli sfratti non dovuti a necessità del locatore, e comunque quelli delle famiglie a basso reddito con diritto alla casa popolare;
se a tal fine siano previste eque forme di «indennizzo» ai locatori per la proroga dello sfratto al 2006;
se e quali iniziative siano state assunte ai fini suddetti.
(4-27094)

Risposta. - In merito ai quesiti proposti con l'interrogazione indicata si rappresenta quanto segue.
L'articolo 6 della legge 16 dicembre 1999, n. 494 che sospende, fino al 30 giugno 2001, l'esecuzione dei provvedimenti di rilascio per fine locazione di immobili urbani situati nel comune di Roma, destinati ad uso diverso da quello di abitazione, non detta alcuna disposizione riguardo alla città di Torino.
Si sottolinea, tuttavia, che il decreto-legge 25 febbraio 2000, n. 32, recante «Disposizioni urgenti in materia di locazioni per fronteggiare il disagio abitativo», convertito con modificazioni nella legge 20 aprile 2000, n. 97, ha introdotto, a sostegno delle categorie sociali più disagiate, specifiche misure finalizzate a mitigare le tensioni abitative dovute alla esecuzione dei provvedimenti di rilascio per finita locazione che si sono create in alcune città come Torino, nonché per tenere conto della mancata definizione, in alcuni casi, del contratto-tipo a cui riferire il canone concertato.
In particolare, è stato portato a nove mesi il periodo minimo di differimento del termine delle esecuzioni e rinviata al 1 ottobre 2000 l'esecuzione dei provvedimenti - relativi alle medesime categorie - il cui termine risultava già scaduto.
La legge n. 97/00 prevede, infine, una procedura acceleratoria per l'accesso alle risorse del Fondo di sostegno per i conduttori, in possesso dei requisiti previsti, nei cui confronti risulti emesso provvedimento di rilascio dell'immobile e che abbiano proceduto o stiano per stipulare un nuovo contratto di locazione ai sensi della legge di riforma.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

PASETTO, RIVA, RICCI, ANGELICI, BOCCIA, VALETTO BITELLI, CASILLI, SAONARA, DUILIO, BRESSA, REPETTO, CIANI, MERLO, CASINELLI, FRIGATO, LOMBARDI, SCANTAMBURLO, POLENTA, GIACALONE, VOGLINO e MOLINARI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri ed ai Ministri per la solidarietà sociale e dell'interno. - Per sapere - premesso che:
ai competenti uffici dell'Inps risulterebbero essere pervenute 44.790 domande dirette ad ottenere il riconoscimento delle agevolazioni fiscali previste dalla legge Finanziaria 2000 in favore delle famiglie con basso reddito, delle quali, rispettivamente, 31.640 domande relative all'ottenimento dei cosiddetti «assegni al nucleo familiare» e 13.150 relative alla concessione dell'assegno di maternità;
secondo le stime prodotte dal ministero per la solidarietà sociale, diffuse a mezzo dei principali organi di stampa e di informazione, nello scorso mese di marzo


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risulterebbero essere circa 200 mila le domande per i suddetti assegni ancora giacenti presso le diverse circoscrizioni comunali -:
se non si ritenga pertanto opportuno verificare l'esattezza dei dati inerenti le richieste cui ancora non risulterebbe essere stato dato seguito, anche al fine di attivare gli strumenti volti a permettere a quanti siano in possesso dei requisiti richiesti dalla legge di ottenere, entro breve tempo, l'erogazione degli assegni suddetti.
(4-29654)

Risposta. - In riferimento all'atto ispettivo in esame, rappresento che lo stesso si riferisce a dati molto risalenti nel tempo.
In realtà, alla data del 13 luglio 2000 risultano in pagamento , da parte dell'INPS, 201.947 prestazioni per l'assegno al nucleo familiare e 72.102 prestazioni per l'assegno di maternità.
Rammento che la competenza alla concessione degli assegni è attribuita dalla legge ai comuni; l'INPS provvede, invece, ad effettuare i pagamenti a seguito della trasmissione dei dati da parte dei comuni. Allo Stato è attribuita la sola regolamentazione di dettaglio, emanata con decreto del Ministro per la solidarietà sociale 15 luglio 1999, n. 306.
Poiché l'INPS è in grado di effettuare il pagamento entro 15 giorni dal ricevimento dei dati dai comuni (quindi con notevole anticipo rispetto ai 60 giorni previsti per la prima erogazione e ai 45 giorni previsti in via ordinaria), è opportuno ritenere che alla data attuale pressoché tutte le prestazioni siano state erogate agli interessati.
Il Ministro per la solidarietà sociale: Livia Turco.

PORCU. - Ai Ministri dei lavori pubblici e dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'agenzia Ansa, riferisce, in un dispaccio del 14 novembre 1999 di una vicenda indegna di una nazione civile;
nel comune di Cercola (Napoli), Raffaella ed Enrico De Paolo costretti da una malattia genetica sulla sedia a rotelle, vivono in uno stabile di proprietà dello Iacp, dove l'ascensore risulta guasto da ben sette mesi; e nessuno si decide a ripararlo;
da tutto questo tempo, Raffaella ed Enrico sono praticamente prigionieri in casa agli arresti domiciliari; il comune e lo Iacp ripetutamente interpellati non sono intervenuti -:
conosciuta la incredibile situazione descritta, quali immediati provvedimenti i Ministri interrogati intendano adottare per ripristinare, nei tempi più stretti possibili, le condizioni minime che consentano ai due fratelli di poter riacquistare intanto un minimo di autonomia e soprattutto la fruizione di quei diritti che oggi vengono negati;
di chi siano le responsabilità di questa incredibile vicenda;
quali provvedimenti intendano adottare affinché questa situazione non venga più a verificarsi.
(4-27583)

Risposta. - In merito ai quesiti proposti con l'interrogazione indicata si rappresenta quanto segue.
Si fa preliminarmente presente che l'articolo 93 del decreto del Presidente della Repubblica n. 616/77 ha trasferito alle regioni le funzioni statali relative agli IACP.
Per fornire comunque notizie, si è interessato l'IACP di Napoli. Detto istituto ha fatto purtuttavia conoscere che lo stabile indicato dall'interrogante non è di proprietà né risulta gestito o amministrato dall'IACP medesimo.
Tanto si può riferire in merito a quanto rappresentato nell'atto di sindacato ispettivo in parola nei limiti delle competenze proprie di questo Ministero.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

SAIA. - Al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
con recente atto di sindacato ispettivo 4-24949 del 15 luglio 1999, il sottoscritto


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interrogante denunciava il fatto che, mentre il Governo va assumendo misure (spesso repressive) per cercare di limitare gli incidenti stradali legati al traffico intenso della stagione delle ferie estive, la società di gestione delle Autostrade Abruzzesi (Sara) rende pericolosa la situazione, aprendo sulla A24 e sulla A 25 una serie di cantieri di lavoro con lunghe deviazioni del traffico in corsia unica;
dopo la predetta interrogazione, nell'imminenza dei giorni in cui il traffico sarà prevedibilmente più intenso (ultima settimana di luglio-1 domenica di agosto) la Sara, anziché ridurre le interruzioni, ha deciso di aprire altri cantieri anche molto ravvicinati tra loro;
in particolare, in questi giorni è stata chiusa anche una delle due gallerie tra gli svincoli di Cocullo e Pescina, lunga oltre 4 chilometri, ove il traffico si svolge su corsia unica determinando gravi disagi agli automobilisti -:
come sia possibile che tra le misure di prevenzione degli incidenti, volte anche a decongestionare il traffico, non si assuma anche quella di ridurre i lavori sulle autostrade nei giorni «critici»;
come sia possibile che la Sara continui a mettere a repentaglio la sicurezza del traffico su A24 ed A25 ed a rendere difficile la circolazione per gli utenti, tenendo aperti, in questi giorni critici, una serie di cantieri con interruzioni lunghe diversi chilometri che determinano code lunghissime e ritardi dei tempi di percorrenza;
se il Governo non ritenga opportuno intervenire nei confronti della Sara per chiedere che venga almeno «regolamentata» l'esecuzione dei lavori di manutenzione, nel rispetto dei diritti degli utenti dell'autostrada ed al fine di evitare pericolosi e continui rallentamenti che certamente facilitano il verificarsi di incidenti.
(4-25215)

Risposta. - In merito ai quesiti proposti dall'interrogante con l'atto ispettivo indicato, l'Ente Nazionale per le Strade, competente per la gestione della viabilità in parola, ha fatto conoscere quanto segue.
L'esigenza di attivare cantieri di manutenzione sulle autostrade A24 ed A25 è dettata dalla necessità di conservare e migliorare il loro livello di servizio, le condizioni di agibilità ed il grado di sicurezza.
Nell'esecuzione degli indispensabili lavori di manutenzione, l'Ente tiene sempre nella massima evidenza, la necessità di contenere, per quanto possibile, le limitazioni di traffico ed i disagi all'utenza, riducendo al minimo indispensabile i tempi di intervento e l'estensione degli scambi o riduzioni di carreggiata. In particolare, tutte le volte che è tecnicamente possibile, si provvede a rimuovere i cantieri dal pomeriggio del venerdì alla mattina del successivo lunedì. Ciò proprio per non creare intralci all'intenso traffico turistico di fine settimana.
D'altronde, la natura dei lavori (consistenti per lo più nella stesa di pavimentazioni, nell'impermeabilizzazione e nell'esecuzione di getti di calcestruzzo) e le condizioni climatiche delle due autostrade, ambedue caratterizzate da un tracciato di montagna, limitano fortemente il periodo utile per l'esecuzione dei lavori citati, un periodo che si può considerare ridotto a non più di cinque o sei mesi l'anno. Sulla A25, inoltre, le deviazioni risultano particolarmente lunghe nelle zone in cui le carreggiate sono altimetricamente sfalsate.
Si aggiunge, infine, che da quanto rilevato risulta che le deviazioni in ambito autostradale, pur costituendo un disturbo per l'utenza, non rappresentano un impedimento significativo in tempi di percorrenza.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

SANTANDREA e COPERCINI. - Ai Ministri dell'ambiente, dei lavori pubblici, della sanità e della giustizia. - Per sapere - premesso che:
e attualmente in fase di progettazione definitiva, da parte della Società Autostrade spa, la realizzazione della terza


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corsia dell'autostrada A1 in località Casalecchio di Reno (Bologna);
l'intenso traffico che percorre l'A1 genera un notevole inquinamento acustico in misura tale che, nel 1994, l'agenzia regionale per la prevenzione ambientale effettuò alcune indagini conoscitive; successivamente, nel 1995, il comune di Casalecchio di Reno (Bologna) commissionò ad una società privata uno studio di zonizzazione acustica che venne trasmesso alla Società Autostrade spa nell'estate del 1998;
a tutt'oggi la Società Autostrade spa sembra aver acquisito 120 rilevazioni acustiche, lungo il tragitto dell'A1 in località Casalecchio; le stesse, si dice, siano state elaborate da un programma di simulazione che non tiene conto del reale tasso di inquinamento acustico subito dai cittadini che abitano nelle prospicenze di cotale arteria stradale;
in base agli studi sopra esposti la Società Autostrade spa ha previsto l'adozione di vari manufatti fono-assorbenti (montagne di terra, barriere di vetro, muri «scabrosi», pareti di alluminio isolante), giudicati ampiamente insufficienti non solo dai cittadini (i quali hanno avuto tempo fino al 28 novembre per presentare le osservazioni al progetto), ma anche dagli stessi tecnici dell'ufficio tecnico del comune;
a latere ed a proposito, sono sorti vari comitati cittadini avversanti l'iniziativa tecnica, così come prospettata, giudicandola insufficiente e non rispettosa delle VIA previste -:
se non sia opportuno che i servizi tecnici competenti verifichino, soprattutto dal punto di vista dell'impatto ambientale, i progetti della Società Autostrade spa, una volta acquisiti, e che gli stessi procedano ad una verifica tecnica, che il Ministro riferisce in materia al Parlamento, motivandola con chiare considerazioni e deduzioni.
(4-27356)

Risposta. - In merito a quanto evidenziato dall'interrogante con l'atto ispettivo indicato in oggetto, cui si risponde per delega della Presidenza del Consiglio dei Ministri, l'Ente Nazionale per le Strade riferisce che è attualmente in corso di predisposizione un progetto, corredato dei necessari elaborati di Studio di impatto ambientale, in cui viene proposta la galleria artificiale antirumore, avente forma e dimensioni coerenti con le conclusioni delle indagini ambientali espletate.
La Società Autostrade S.p.A. informa che tale documentazione verrà prossimamente presentata, per l'attivazione dell'iter approvativo, all'esame dei Ministeri dell'Ambiente e dei Beni Culturali, della regione Emilia Romagna, nonché degli altri Enti istituzionalmente competenti, fra cui il comune di Casalecchio di Reno.
Ai sensi della normativa vigente in materia, l'avvio della procedura di VIA verrà pubblicizzato per consentire l'accesso alle informazioni a tutti i cittadini interessati.
L'ANAS pone in evidenza, tuttavia, che l'esecuzione anticipata delle opere di mitigazione acustica non risulta compatibile con la conseguente realizzazione della terza corsia, fatte salve particolari situazioni puntuali già in fase di discussione tra il comune di Casalecchio e la Autostrade S.p.A., in quanto l'ampliamento ne determinerebbe l'effettiva dismissione e successiva ricostruzione, vanificando di fatto i costi sostenuti per la loro realizzazione.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

STUCCHI. - Al Ministro dei lavori pubblici. - Per sapere - premesso che:
la strada statale 42 da parecchi anni risulta essere largamente insufficiente rispetto alle esigenze del traffico e di mobilità della provincia di Bergamo e come asse di penetrazione sud per la città;
nel particolare il problema è ricollegabile all'attraversamento di numerosi centri abitati, soprattutto per quanto riguarda la media pianura bergamasca con i comuni di Arcene, Verdello e Stezzano;


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da anni si discute e si elaborano progetti per individuare soluzioni a tale problema ma, dal punto di vista pratico, nulla è stato fatto;
la giustificazione, personalmente inaccettabile considerando la situazione economica della provincia di Bergamo, è sempre ricondotta alla mancanza di fondi;
la questione è già stata posta numerose volte in ambito parlamentare senza ottenere risultato pratico alcuno -:
quali siano le previsioni per la realizzazione della variante alla strada statale 42 nella zona della media pianura bergamasca;
se alla luce delle reali esigenze della comunità bergamasca non si reputi doveroso «passare dalle parole ai fatti» dimostrando correttamente di voler affrontare e risolvere uno tra i numerosi gravi problemi viari della provincia di Bergamo;
se non ritenga giusto utilizzare una parte delle imposte pagate dalla comunità bergamasca per finanziare prioritariamente interventi necessari alla comunità stessa.
(4-15499)

Risposta. - In merito all'interrogazione indicata, sono stati richiesti elementi all'Ente Nazionale per le Strade che riferisce quanto segue.
Per quanto concerne il collegamento Bergamo - Treviglio per mezzo della Statale n. 42, l'Ente fa presente che è stato approntato già da diversi anni uno studio di fattibilità.
L'ANAS intende precisare che gli interventi di adeguamento e miglioramento della viabilità statale sono individuati e definiti con criteri prioritari concordati con la Regione interessata, nell'ambito di un piano di sviluppo urbanistico e territoriale, elaborato dalla Regione stessa; tali interventi vengono, poi, inseriti in piani attuativi di esecuzione (cosiddetti Piani Triennali, Accordi di Programma, etc).
Nella provincia bergamasca, l'ANAS ha attualmente in corso di esecuzione e/o ultimazione n. 4 interventi per complessivi 200 mld circa, dei quali 80 mld sulla strada statale n. 42; saranno invece appaltati n. 2 interventi per 135 mld, mentre sono in fase di programmazione n. 2 interventi per complessivi 230 mld che saranno inseriti nelle prossime programmazioni economiche (Piano Triennale 2000/2002).
Da quanto sopra emerge che la sola provincia di Bergamo ha beneficiato, negli anni, di investimenti economici superiori al 20 per cento delle intere risorse assegnate alla Regione Lombardia.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

STUCCHI. - Ai Ministri dei lavori pubblici e dell'ambiente. - Per sapere - premesso che:
la scorsa settimana è stato riaperto al traffico, in modo completo, su due corsie per ogni senso di marcia, il tratto dell'asse interurbano di Bergamo compreso tra la frazione Colognola e l'incrocio di Curnasco;
tali lavori si sono conclusi dopo enormi ritardi ma, all'atto della riapertura al traffico di tale strada, non risultavano ancora compiuti alcuni interventi di tutela della sicurezza stradale che interessano sia gli automobilisti sia i cittadini residenti a pochi metri dal tracciato stradale;
in particolare, per questi ultimi, le numerose famiglie residenti lungo la via Grumellina, le cui abitazioni sono proprio a ridosso del tracciato stradale, lamentano il mancato posizionamento di barriere protettive che possano impedire che gli autoveicoli, a causa anche di una semplice sbandata, cadendo dalla scarpata creata dall'innalzamento della nuova strada, finiscano direttamente sopra le loro autorimesse piuttosto che direttamente nei loro giardini o cortili;
inoltre gli stessi lamentano il mancato posizionamento delle barriere fonoassorbenti e di limitazione dall'inquinamento atmosferico che, alla luce dell'elevato volume di traffico quotidiano e della notevole


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velocità dei mezzi in transito, risultano indispensabili per ottenere un'accettabile tutela da questi fattori inquinanti;
l'interrogante ha avuto modo di verificare di persona lo stato di reale disagio vissuto da questi cittadini -:
per quale motivo non si sia provveduto alla posa delle barriere di protezione stradale, acustica e ambientale per la tutela dei cittadini in questione, e se in tal modo non risultino superati i limiti consentiti dalla vigente normativa in materia di inquinamento acustico;
se non ritenga necessario intervenire con urgenza, per quanto di propria competenza, al fine dell'immediata posa di tutte le protezioni mancanti.
(4-25418)

Risposta. - In relazione all'interrogazione indicata e sulla base degli elementi forniti dall'Ente Nazionale per le Strade, si riferisce quanto segue.
L'attivazione dell'Asse interurbano di Bergamo, in corrispondenza dello svincolo di Treviolo avvenuta il 7 settembre dello scorso anno è stata eseguita a livello cantieristico con la limitazione di velocità a 70 Km/h e con la relativa segnaletica orizzontale e verticale sufficiente alla sicurezza stradale.
L'ANAS informa che l'asse è stato ufficialmente aperto al traffico il 19.09.99 sino alla statale n. 42 (località Colognola) dando continuità allo stesso sino a Seriate con la presenza della prevista segnaletica orizzontale e verticale; per anticipare la citata apertura al transito e per soddisfare le aspettative di Enti Locali e degli utenti che ne sollecitavano l'attivazione.
Il competente Compartimento ANAS per la viabilità di Milano, al fine di ridurre l'inquinamento, ha già installato pannelli acustici là ove è risultato più necessario alla vivibilità di una specifica abitazione e sta inoltre provvedendo all'affidamento dei lavori nelle tratte già previste.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

TERZI. - Al Ministro dell'ambiente. - Per sapere - premesso che:
nella definizione dei bacini idrografici e dei piani regionali di risanamento delle acque, la giunta della regione Lombardia delimitava con proprio atto (deliberazione n. 23339 del 20 dicembre 1996) gli ambiti territoriali ottimali per la provincia di Bergamo, in base alla legge n. 36 del 5 gennaio 1994, articolo 8, comma 2, generando uno scorporo di comuni dalla provincia di Bergamo, quali quelli della val Cavallina e della val Calepio, accorpandoli alla provincia di Brescia, e un ulteriore scorporo di comuni dalla provincia di Cremona per accorparli alla provincia di Bergamo;
restano incomprensibili le ragioni funzionali di questi accorpamenti di territorio in ambiti provinciali per le seguenti motivazioni: a) il territorio bergamasco (val Cavallina e val Calepio) è parte fondamentale degli schemi intercomunali del piano regionale di risanamento delle acque ed è completamente interno al territorio della provincia di Bergamo; b) per il territorio della provincia di Cremona non esistono connessioni né infrastrutturali, né previste da parte della provincia di Bergamo, né vi è la necessità di adottarne -:
se intenda adoperarsi affinché siano rispettate le condizioni per la tutela dei corpi idrici per bacini unitari, seguendo il principio della pianificazione di settore in ambito provinciale e siano privilegiati gli aspetti di efficacia della gestione dei servizi all'interno degli attuali confini amministrativi della provincia di Bergamo, che, per conoscenza territoriale, è certamente autorevole e credibile.
(4-08403)

Risposta. - In merito alla interrogazione indicata si comunica che la delibera n. 23339 del 20/12/96 della Giunta Regionale della Regione Lombardia non ha delimitato ambiti territoriali ottimali per la Provincia di Bergamo (con lo scorporo di Comuni della medesima Provincia) ma disponeva invece che la proposta di legge regionale sulla delimitazione degli ambiti territoriali fosse sottoposta alle Province,


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all'Autorità di Bacino del Po. agli Enti locali ed alle rappresentanze dei gestori dei servizi idrici per i pareri e le valutazioni di rispettiva competenza previste dalla legge n. 36/1994.
Quanto invece rappresentato con l'atto ispettivo cui si risponde, si riferisce, presumibilmente, al contenuto del disegno di legge regionale sull'organizzazione del servizio idrico integrato e sulla individuazione degli ambiti territoriali ottimali, in attuazione della legge 5/01/94 n. 36.
La Regione ha definitivamente deliberato la legge 20/10/1998 n. 21 disciplinando l'organizzazione del Servizio predetto e l'individuazione degli ambiti territoriali ottimali.
In precedenza la legge era stata inviata per un nuovo esame del Consiglio Regionale dal Governo (Dipartimento Affari Regionali n. 200/6914/LO 160/03 7) che aveva condiviso pienamente i rilievi di costituzionalità sollevati dalla Direzione Generale della Difesa del Suolo di questo Dicastero relativi anche all'impossibilità che i soggetti gestori potessero concorrere a modificare gli ambiti predetti.
Esaminata la precitata legge regionale si osserva che l'articolo 3, comma 1 stabilisce che, in applicazione dei criteri indicati dall'articolo 8 L.36/94, il territorio regionale sia suddiviso in 12 ambiti territoriali ottimali (ATO) dei quali 11 corrispondenti ai confini amministrativi delle province lombarde ed 1 alla città di Milano.
Inoltre, ai sensi del combinato disposto dell'articolo 3, comma 2 e dell'articolo 4, comma 2, le Province e i Comuni possono proporre modifiche motivate degli ATO, purché finalizzate al raggiungimento di Ambiti Territoriali ottimali «definiti con la primaria necessità di tutela dei grandi corpi idrici lacustri regionali e di salvaguardia dei bacini idrologici riferiti ai corsi d'acqua principali».
Alla luce di quanto sopra, fermo restando che la corrispondenza degli ATO alle effettive esigenze di organizzazione della gestione nonché quelle di tutela dei corpi idrici per bacini unitari, è materia di competenza regionale e, pertanto, esula dalle valutazioni di merito della Amministrazione statale, si esprime l'avviso che la legge regionale in esame abbia previsto opportuni strumenti affinché possa essere garantito il rispetto di tali esigenze.
Il Ministro dei lavori pubblici: Nerio Nesi.

TREMAGLIA. - Al Ministro della sanità. - Per sapere - premesso che:
all'interrogante risulta che ai cittadini italiani residenti all'estero, regolarmente iscritti all'Aire (Anagrafe degli italiani residenti all'estero) non sono più concesse dalle Unità socio sanitarie locali (Ussl) le prestazioni sanitarie, ambulatoriali e le medicine, con l'esclusione dei ricoveri ospedalieri -:
chi abbia dato tali disposizioni che contrastano con la prassi precedentemente attuata e se non si ritenga di revocarla immediatamente, stante la parità giuridica dei cittadini italiani, residenti all'estero con quelli residenti nel territorio nazionale, anche ai sensi degli articoli 3 e 32 della Costituzione italiana e dei principii fondamentali della legge istitutiva del Servizio sanitario nazionale.
(4-23558)

Risposta. - In merito all'atto parlamentare indicato, si fa presente che l'articolo 2 del decreto ministeriale 1 febbraio 1996, pubblicato sulla G.U. n. 119 del 23 maggio 1995, ha disciplinato l'erogazione dell'assistenza sanitaria ai cittadini italiani residenti all'estero che soggiornano temporaneamente sul territorio nazionale.
Sono identificati nei titolari di pensione, corrisposta da Enti previdenziali italiani o in coloro che abbiano lo «status» di emigrato, i soggetti aventi diritto a titolo gratuito, conformemente a quanto previsto dall'articolo 19 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, alle prestazioni ospedaliere urgenti per un periodo massimo di 90 giorni nell'anno solare, sempre che gli stessi soggetti non abbiano una copertura assicurativa pub
blica


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o privata, nel paese di residenza, per le suddette prestazioni sanitarie.
Nell'eventualità in cui l'emigrato abbia diritto, da parte dell'istituto di assicurazione, ad un rimborso parziale, la gratuità riguarderà la differenza fra la parte rimborsata e la somma fatturata dalla struttura sanitaria italiana.
Lo «status» di emigrato, come si evince dall'articolo 2 del predetto Decreto, deve essere attestato dall'Ufficio consolare italiano, nella cui circoscrizione risiede il cittadino italiano.
Il Sottosegretario di Stato per la sanità: Grazia Labate.