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PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sul doc. IV-quater, n. 146.
CARMELO CARRARA, Relatore. Onorevoli colleghi, la Giunta riferisce in ordine ai due procedimenti penali pendenti presso il tribunale di Bergamo a carico del deputato Vittorio Sgarbi, per il reato di diffamazione aggravata, per avere lo Sgarbi, nel corso di trasmissioni televisive del 20 settembre 1996 e dell'ottobre 1996 mandate in onda sulla rete televisiva Canale 5, nella puntata di Sgarbi quotidiani, offeso la reputazione di Antonio Di Pietro, magistrato già in servizio presso la procura della Repubblica del tribunale di Milano, affermando, con riferimento a quanto asserito in una conversazione intercettata dal signor Pacini Battaglia, le seguenti dichiarazioni: «non vuol dire pagato con la vita, come Cagliari che si è ucciso. Non vuol dire pagato moralmente... siamo usciti non perché abbiamo legittimamente pagato, non perché abbiamo pagato con l'onore perduto, non perché abbiamo pagato con la vita, ma solo perché si è pagato danaro. E di questo deve rispondere Borrelli, deve rispondere Di Pietro... Di Pietro arresta 1.000 scarpini meno quelli che sono assistiti dal suo amico avvocato Lucibello. Ma guarda che strana cosa: gli avvocati che oggi difendono gli inquisiti sono gli stessi avvocati che hanno difeso Di Pietro: l'avvocato Dinoia e l'amico Lucibello... No, la strada degli espedienti, la strada di avere qualche amico e protettore, che, mentre l'indagine dilagava, lasciava fuori a Milano i veri grandi corrotti e corruttori; Pacini Battaglia che dava soldi a tutti, controllava tutti, era tanto grosso che Di Pietro non l'ha visto. Si è accorto di piccole, piccole pulci, piccole piccole; Pacini Battaglia enorme l'ha tenuto in carcere dodici ore, l'ha fatto parlare, si è dimenticato l'inchiesta sulle armi, quella che oggi La Spezia con quei pubblici ministeri, così, un po' rustici riapre, e non ha arrestato neanche per un secondo, non ha tenuto in carcere oltre quelle dodici ore per sentirlo insieme all'avvocato Lucibello, Pacini Battaglia. Ma guarda che cosa, ma guarda che strano: perché, Pacini Battaglia pagava con l'immagine, lui pagava con l'immagine, dava ai magistrati di Roma dei soldi e a Di Pietro l'immagine: tienti la tua immagine, non ce l'ho più, così ho pagato». E ancora nella trasmissione dell'ottobre 1996: «quando un magistrato arresta uno e non arresta l'altro, fa un favore a quello che resta libero e non lo fa a quello che tiene in carcere. Quindi ha un potere che esercita con capriccio, con arbitrio ma anche per elargire un favore ... allora, quando un
giudice ti dà la libertà, ti fa a te tangentista, corrotto, ti fa una elargizione infinitamente più grande dei soldi che hai preso fino a ieri. Sarà poco?... Guardate come è andata l'inchiesta sulla cooperazione nella quale era implicato a Roma il magistrato Paraggio, amico di Di Pietro e che quindi rinuncia all'inchiesta e manda i documenti, nei quali è coinvolto, nei quali ha un peso Pacini Battaglia, a Di Pietro. ... Quei documenti si sono persi, come si è detto in questi giorni. Eccolo qua: Pacini Battaglia spariti atti processuali, che vuoi dire niente arresto. Nuovo mistero: Roma mandò a Milano i documenti sull'affarista ma le carte non arrivarono al pool».
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Veltri. Ne ha facoltà.
ELIO VELTRI. Signor Presidente, non sarei intervenuto perché sembra ormai inutile farlo sulle richieste ai sensi dell'articolo 68 della Costituzione nei confronti dell'onorevole Sgarbi. Prendo allora la parola per una sola ragione, perché il relatore, l'onorevole Carmelo Carrara, è magistrato della Repubblica e quindi vorrei porgli due domande.
Alleanza nazionale e della Lega nord Padania)! Anzi due baffi (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania)! Tre baffi (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania)! Non mi interessano.
PRESIDENTE. Onorevole Veltri, non abusi in merito al ...pelo superfluo (Commenti - Si ride)!
ELIO VELTRI. In genere ci si arrabbia per le persone che si stimano. Se non si stimano, non c'è problema.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.
Ha facoltà di parlare il relatore, onorevole Carmelo Carrara.
Queste sono le dichiarazioni che formano oggetto della contestazione e sono state esaminate al vaglio critico della Giunta.
Il caso ripropone una questione di insindacabilità più ampia rispetto a quella prevista dalla Costituzione che è già stato già ritenuto ammissibile, in base ai principi enunciati dalla Corte costituzionale alla stregua della normativa vigente. Tuttavia, la Corte ha fissato alcuni parametri affermando che deve essere verificata di volta in volta la riconducibilità delle dichiarazioni ad un contesto politico e alla sostanziale corrispondenza dei significati tra le dichiarazioni rese al di fuori dell'esercizio dell'attività parlamentare tipica svolta in Parlamento e le opinioni espresse nell'ambito di quest'ultima.
Alla luce di questi principi, la Giunta ha affermato che gli episodi e le dichiarazioni testé richiamati, si inseriscono in un contesto di forte critica politica del deputato Sgarbi nei confronti del dottor Di Pietro nell'ambito dell'inchiesta cosiddetta Tangentopoli. Con specifico riferimento alla posizione di Pacini Battaglia vi fu, come è stato ampiamente riportato dagli organi di stampa, un trattamento certamente discriminatorio rispetto a quello tenuto nei confronti di molti altri inquisiti dallo stesso pool di Milano interessati da provvedimenti restrittivi della libertà personale.
Comunque, la Giunta ha rilevato come in altre analoghe occasioni le forti espressioni usate dall'onorevole Sgarbi nei confronti dell'operato del dottor Di Pietro nella sua attività giudiziaria abbiano rappresentato - almeno secondo quanto già concordato da questa Assemblea - un'azione divulgativa, connessa alla funzione parlamentare, di aspra critica nei confronti dell'operato di alcuni magistrati e della strumentalizzazione, o comunque del cattivo uso, dell'istituto della custodia cautelare, tema sul quale il deputato Sgarbi ha sempre indirizzato la sua azione politica.
Per questi motivi la Giunta, dopo aver ascoltato l'onorevole Sgarbi, ha ritenuto all'unanimità di riferire all'Assemblea che i fatti per i quali sono in corso i procedimenti penali presso il tribunale di Bergamo concernono opinioni espresse da un membro del Parlamento nell'esercizio delle sue funzioni.
Onorevole Veltri, ha cinque minuti di tempo.
L'onorevole Carrara sa che sulla vicenda in oggetto il senatore Di Pietro è stato inquisito e prosciolto e che il proscioglimento è stato confermato dalla Corte di cassazione. La prima domanda che gli rivolgo è allora la seguente: onorevole Carrara, anche lei pensa come molti suoi colleghi che questi proscioglimenti siano di favore (Dai banchi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale si grida: «Sì!»)? Presidente, non c'è problema, tanto di questi cori me ne faccio un baffo (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di
All'onorevole Carrara vorrei porre una seconda domanda (sono convinto che l'onorevole Carrara, se ha voglia di rispondere, lo farà con sincerità): se l'onorevole Sgarbi avesse detto le stesse cose nei suoi confronti, cioè per fatti che la riguardassero nell'esercizio delle sue funzioni di magistrato, si sarebbe regolato nello stesso modo?