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PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
PIER PAOLO CENTO, Relatore. Signor Presidente, il provvedimento al nostro esame nasce da una duplice iniziativa: una è quella dei «Ragazzi in aula». Nella seduta della manifestazione «Ragazzi in aula» dello scorso maggio una delle iniziative di legge che i ragazzi avevano approvato, raccomandando al Parlamento di intervenire in questa materia, era proprio la necessità di regolamentare in maniera precisa e rigorosa le sanzioni per coloro che utilizzano gli animali e, in particolare, alcune razze di cani nei combattimenti tra animali, intendendo in questo modo richiamare l'attenzione del legislatore su una vicenda che sempre più colpisce l'opinione pubblica per i suoi aspetti etici e per i suoi legami con la criminalità organizzata che, come sappiamo, è diventata il soggetto gestore di questa pratica incivile del combattimento degli animali e del giro di scommesse che intorno a questi combattimenti viene organizzato.
FILIPPO MANCUSO. Facciamo insieme una proposta contro il pugilato.
PIER PAOLO CENTO. Se ne può discutere.
testo perché vi è una forte aspettativa da parte dell'opinione pubblica, da parte degli operatori della giustizia (magistrati e forze dell'ordine), da parte delle associazioni animaliste oltre che da parte di chi - allevatori di cani innanzitutto - svolge correttamente ogni giorno il proprio lavoro e non vuole essere confuso con chi in maniera impropria svolge la propria attività fuori o ai limiti della legge. Sappiamo che la maggior parte degli allevatori e degli addestratori di cani, anche di razze come il pitbull, sono persone serie che fanno il loro lavoro avendo cura dei loro animali e non per favorire il rapporto distorto e violento tra uomo e animale. È proprio da questo punto di vista che la proposta di legge deve essere approvata in tempi rapidi dalla Camera, per poi essere trasmessa al Senato, perché sarebbe grave - né potrei accettarlo in qualità di relatore, e con me i colleghi della Commissione giustizia che hanno lavorato attorno a questo provvedimento - che anche questa legislatura, per la quale rimangono ancora pochi mesi di lavoro, si concludesse senza l'approvazione di nuove norme relative al possesso di cani pericolosi. Sarebbe grave e inaccettabile perché l'argomento è ormai maturo presso l'opinione pubblica e il Parlamento non può avere, rispetto a questa, una posizione di retroguardia.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
MARIANNA LI CALZI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il provvedimento che giunge in aula colma un vuoto normativo: negli ultimi anni sempre più di frequente le cronache hanno riferito di combattimenti tra animali appositamente addestrati, organizzati soprattutto al fine di dar vita a scommesse clandestine. Ovviamente, su tali manifestazioni ha messo le mani la criminalità organizzata, tenuto conto del grande giro di denaro che esse muovono. Si è anche diffusa la pratica di detenere cani resi estremamente aggressivi e, quindi, pericolosi sia attraverso l'incrocio di razze, sia attraverso esasperati sistemi di addestramento di razze canine che di per se stesse sono note per la loro pericolosità. I dati relativi alle aggressioni subite da cittadini da parte di cani mostrano una decisa tendenza alla crescita e suscitano, ormai, un fondato allarme nell'opinione pubblica. Si tratta di animali estremamente pericolosi, perché in realtà non sono controllabili né controllati adeguatamente dai propri padroni; si sono, infatti, verificati numerosi casi nei quali gli stessi padroni sono stati aggrediti dai loro cani.
approvazione del provvedimento; esso è necessario - come si è detto - per la regolamentazione della materia, che è di grande attualità ed ha suscitato molte attese nell'opinione pubblica.
PRESIDENTE. La prima iscritta a parlare è l'onorevole Procacci. Ne ha facoltà.
ANNAMARIA PROCACCI. Signor Presidente, finalmente la disciplina della detenzione dei cani potenzialmente pericolosi ed il problema dei combattimenti tra animali approda in quest'aula: risale al 1992 la prima proposta di legge dei Verdi che cominciava ad occuparsi del problema e lanciava un grido di allarme.
ad almeno un sito che fa l'elogio di una super razza, quella del pardog. Questo cane, frutto di manipolazione genetica, quindi di laboratori assai ben attrezzati, dal punto di vista finanziario, tecnico e di competenze scientifiche, doveva servire originariamente come cane da gregge in Australia per affrontare le incursioni dei dingo. Un cane, quindi, progettato al computer, che potesse essere più intelligente, più forte, più pronto, più fulmineo, più rapido nelle decisioni possibile. Vi leggo soltanto qualche passo: «Nella selezione del pardog è stato bandito l'uso di qualsiasi medicinale, fatta eccezione per le vaccinazioni antivirali, per i cuccioli, sia in caso di malattie che di ferite. L'eliminazione totale di farmaci ha permesso una selezione dei cani con polmoni, cuore, fegato e reni perfetti». In questo modo, colleghi, nasce una super razza. Anche di queste aberrazioni dobbiamo tenere conto con attenzione nel definire la normativa, affinché non rientri dalla finestra quello che, magari, il legislatore ha cacciato fuori dalla porta.
l'emendamento presentato dal relatore per stabilire un contributo che non sia volto a realizzare finalità di tipo burocratico, ma che contribuisca veramente al mantenimento di questi animali e ad alleviare il grande peso sostenuto dalle associazioni.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tarditi. Ne ha facoltà.
VITTORIO TARDITI. Il nostro relatore ha fatto un quadro dei lavori svolti in Commissione, lavori che purtroppo sono durati, diciamo così, lo spazio di un istante, visto il tempo che è stato assegnato alla nostra Commissione per discutere di un tema di così alto interesse sociale che persino i ragazzi che sono venuti qui in aula lo hanno affrontato. A tale riguardo, devo ringraziare questi ragazzi: fosse lo stesso per tanti altri argomenti anche più importanti!
preoccupare dei cani da combattimento e delle scommesse clandestine nei luoghi dove i cani sono a ciò addestrati e dove muoiono centinaia, per non dire migliaia, di cani ogni anno per l'addestramento di questi «supercani», come ci ha ricordato poc'anzi la collega Procacci quando ha richiamato la nostra attenzione su un determinato sito Internet, che ha destato in me un'ulteriore preoccupazione. Sono preoccupato, come tutta la gente civile, e ritengo che queste razze particolari - che risultano da incroci - dovrebbero avere una disciplina uguale a quella applicata agli altri cani.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Terzi. Ne ha facoltà.
SILVESTRO TERZI. Signor Presidente, prima di iniziare il mio intervento, mi corre l'obbligo di specificare come il provvedimento sia giunto all'esame dell'Assemblea. Infatti, non è stato condotto un esame approfondito, né abbiamo potuto audire etologi, specialisti o rappresentanti dell'ENCI (l'ente nazionale preposto alla tenuta dei libri delle razze); il testo è giunto all'esame dell'Assemblea dopo che sono stati a malapena esaminati tre o quattro articoli, con l'accordo che avremmo rimandato l'approfondimento.
si è verificata la stessa cosa. Questa è una premessa necessaria.
che, nel periodo di vendita del cucciolo o comunque dell'animale, vengano fornite delle documentazioni proprio per consentire che ogni proprietario sappia come mantenere questo cane.
è lo spiranello, o il pesce combattente nell'acquario. Avviene la stessa cosa anche per uno degli animali più dolci e più mansueti che è la colomba.
logico, vorrei che qualcuno fosse capace di illustrarmi le ragioni di queste scelte! In base agli studi svolti, il comportamento di un animale adulto è definito e non cambia: l'asportazione chirurgica dei testicoli non incide e i comportamenti ormai appresi devono essere decondizionati prima di affidare gli animali.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
FILIPPO MANCUSO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Onorevole Mancuso, lasciamo svolgere le repliche e successivamente le darò la parola sull'ordine dei lavori.
Avverto che la II Commissione (Giustizia) s'intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Cento, ha facoltà di svolgere la relazione.
Vi sono poi diverse iniziative dei singoli deputati e dei gruppi parlamentari, oltre che il disegno di legge del Governo presentato alcuni mesi orsono. L'obiettivo del testo unificato predisposto dalla Commissione giustizia è avere una disciplina chiara, semplice nelle prescrizioni, che rappresenti un punto di equilibrio fra esigenze diverse che meritano tutela da parte del legislatore. Da una parte, voglio dirlo con chiarezza, forte anche del contributo che le associazioni degli animalisti hanno fornito alla discussione, occorre tutelare l'animale, in particolare il cane, da sempre considerato amico dell'uomo, ma che (in particolare negli ultimi mesi, che hanno determinato la necessità di un intervento legislativo) è stato utilizzato a volte impropriamente, attraverso incroci tra razze diverse e addestramenti con lo scopo di esaltarne l'aggressività oltre le caratteristiche naturali (fattispecie cui si fa espresso riferimento nell'articolo 1). Fra l'altro, va sottolineato che l'utilizzo improprio degli animali è collegato con un interesse dell'uomo che niente ha a che vedere con la tutela degli animali e con un corretto rapporto con gli stessi nell'ambito del contesto sociale.
Dall'altro lato, occorre tutelare anche la collettività di fronte al possibile uso improprio degli animali. Credo che a ciò il legislatore (in particolare, in questa fase la Camera) sia chiamato a provvedere con questa discussione sul provvedimento in esame. Il testo prevede, all'articolo 1, il divieto di realizzare incroci e di sviluppare l'aggressività dei cani oltre le naturali caratteristiche e si affida al ministro della sanità il compito di definire - con proprio decreto da adottare di concerto con i ministri dell'interno, dell'ambiente e delle politiche agricole e forestali - un elenco delle razze canine ritenute pericolose, in ragione della loro aggressività nei confronti delle persone e degli animali. Una volta predisposto questo elenco, con il medesimo decreto si devono redigere norme per il mantenimento di animali delle razze considerate potenzialmente pericolose nel rispetto della loro incolumità e della sicurezza delle persone, degli animali e dei beni e si individuano le associazioni e gli enti ai quali sono affidati la cura degli animali oggetto di un intervento dell'uomo al di fuori dai limiti della legge e del corretto rapporto tra uomo e animale.
Va in questa sede sottolineato che enti e associazioni di volontariato spesso svolgono già, in condizioni di totale disagio e disinteresse, a volte colpevole, della pubblica amministrazione, un compito prezioso per coadiuvare le Forze dell'ordine e della magistratura che, con i pochi strumenti che il codice penale mette a loro disposizione, in particolare per l'insufficienza dell'articolo 727 del codice penale, da mesi, se non da anni, intervengono per debellare la pratica dei combattimenti fra animali e delle scommesse clandestine.
All'articolo 2 del testo predisposto dalla Commissione, si stabiliscono alcuni criteri per la detenzione di cani pericolosi: in particolare, ne è vietato il possesso ai minori di 16 anni, agli interdetti e agli inabilitati per infermità; ai delinquenti abituali, professionali o per tendenza; a chi è sottoposto a misure di prevenzione personale; a chiunque abbia riportato condanne per delitti non colposi contro la persona o contro il patrimonio punibili con la reclusione superiore a due anni; a chiunque abbia riportato condanne per i reati di cui all'articolo 727 del codice penale, o per altri reati.
Credo, in sostanza, che sia stata compiuta un'importante scelta di equilibrio da parte della Commissione, perché in altri paesi della Comunità europea, da ultimo la Germania, il legislatore ha assunto iniziative ben più radicali e rigorose rispetto al possesso di animali, in particolare di cani, con determinate caratteristiche.
È notizia di qualche settimana fa che la Germania ha deciso di eliminare la razza di cani pitbull e simili attraverso la sterilizzazione di quelli esistenti sul territorio; in Francia iniziative analoghe stanno per essere assunte. In Italia, con saggezza, la Commissione giustizia e i colleghi che hanno collaborato alla stesura e definizione del testo unico non hanno voluto prescrivere un divieto assoluto, non hanno voluto introdurre una norma proibizionista. Sappiamo che, in realtà, essa favorirebbe l'aumento del valore economico di ciò che accade fuori dalle norme, nel mercato clandestino delle suddette razze di cani e non la soluzione del problema. Pertanto, si sono voluti introdurre dei limiti di buonsenso e ragionevolezza.
Sappiamo che chi ha un'arma e chiede il porto d'armi deve rispondere, giustamente, alla questura e al prefetto di alcuni requisiti elencati dalle norme vigenti; ci siamo chiesti e abbiamo risposto affermativamente alla seguente domanda: perché chi possiede un cane così pericoloso, usato talvolta anche dalla criminalità piccola e grande per commettere reati piccoli o grandi, non dovrebbe rispettare prescrizioni di legge precise? Ciò al fine di garantire un trattamento dignitoso all'animale e la sicurezza alla collettività; i cittadini sono allarmati per gli episodi riportati dalle cronache negli ultimi mesi, quindi ritengo che vi debba essere una norma precisa circa l'autorizzazione per chi possiede tali animali.
Anche in questo caso abbiamo indicato come requisito, con molto equilibrio, l'età di sedici anni, anche se credo che verranno proposti i diciotto anni della maggiore età. Ritengo che abbiamo fatto bene a fornire tale indicazione in Commissione perché occorre costruire un rapporto attento ed equilibrato con le nuove generazioni, con i giovani. Sappiamo quanto amino gli animali, quindi abbassare la soglia di età rappresenta una scelta di fiducia rispetto al rapporto dei giovani con gli animali e con i cani in particolare. Come consentire a chi è stato condannato per reati contro la persona, contro il patrimonio, a chi ha già avuto condanne per maltrattamenti nei confronti degli animali, di possedere razze particolari?
All'articolo 3 abbiamo introdotto la responsabilità civile; da parte di cittadini che possiedono anche altri animali è sempre maggiore la paura di frequentare parchi ed aree verdi e vedere il proprio cane o la propria persona messi in pericolo da un'incapacità del padrone di controllare il pitbull, in virtù di una sua scarsa preparazione o, peggio, in virtù di un rapporto sbagliato con questa razza, teso appunto ad esaltarne l'aggressività. Abbiamo fatto bene, quindi, a mio avviso, ad introdurre il concetto che chi ha l'onere ed anche l'amore (perché non vogliamo criminalizzare chi ha un pitbull) di possedere tale tipo di animale, deve garantire alla collettività che, quando non riesce ad avere il controllo su di esso e quando questo provoca danni alla persona o ad altri animali, deve assumerne la responsabilità civile.
Su tale punto il testo può essere sicuramente migliorato e proveremo a farlo in sede di Comitato dei nove. Al fine di incentivare l'assunzione di una responsabilità civile da parte dei «padroni» - termine che non mi piace - di cani pericolosi, al fine di incentivarli ad assicurarsi, sarebbe opportuno prevedere forme di detrazione fiscale, come accade per tanti altri casi. Credo che su questo aspetto in seno al Comitato dei nove si possa affrontare un ragionamento utile e costruttivo.
L'articolo 4 è quello che io ritengo il più importante, perché introduce il divieto di combattimenti tra animali. Cari colleghi, i magistrati e le forze dell'ordine - polizia, carabinieri e Guardia di finanza - si sono cimentati coraggiosamente nel combattere questa pratica di inciviltà, che nel nostro paese fattura - voglio ricordare i dati forniti dalle associazioni animaliste - circa mille miliardi all'anno, con 15 mila cani di diverse razze coinvolti nei combattimenti. Ebbene, nel nostro paese non esiste una norma penale che consenta al magistrato o alla polizia giudiziaria di intervenire con strumenti efficaci per combattere questo comportamento criminale, che non è tale solo per gli effetti devastanti che produce sugli animali...
Fino a quando questo testo non sarà approvato dalla Camera e dal Senato, nel nostro paese non esisterà una norma penale che consenta di intervenire e di reprimere in maniera efficace un comportamento che, come dicevo, non è grave solo perché non rispetta l'animale, ma anche perché inserisce l'animale e i proventi di un rapporto illecito con gli animali nel circuito della criminalità. Questa è la grande questione emersa dalle indagini svolte nel corso di questi mesi e di fronte alla quale a volte ci siamo trovati impreparati.
Anche a proposito dell'articolo 5 credo sia utile fare un ragionamento più approfondito nel Comitato dei nove. I colleghi devono sapere che la Commissione giustizia ha avuto quindici giorni di tempo per esaminare il provvedimento, poiché esso è stata calendarizzato per l'Assemblea per quest'ultima settimana. Pertanto, il Comitato dei nove ha un compito fondamentale per riuscire a produrre quelle modifiche del testo che ci consentano, da una parte, di avere il più ampio consenso parlamentare e, dall'altra, di approvare una legge giusta ed utile.
L'articolo 5 introduce, come riflessione culturale, secondo me correttamente, il lavoro di pubblica utilità. Parliamo sempre di misure alternative al carcere, di interventi alternativi alla detenzione carceraria, che ormai le forze migliori del paese non considerano più sempre adeguata a combattere alcuni fenomeni criminali. Quindi, quale occasione migliore vi poteva essere, se non un intervento all'interno di un provvedimento come questo, per cominciare a ragionare sulla questione, introducendo misure alternative al carcere, come il lavoro di pubblica utilità per coloro che commettono i reati previsti da questa legge, magari effettuato presso le associazioni che fanno dell'amore e della cura degli animali la propria ragione costitutiva? È un punto di riflessione che credo sia stimolante nell'ambito del dibattito che si svolge nel nostro Parlamento.
L'articolo 6 riguarda la confisca dei cani, perché, quando la magistratura e le forze dell'ordine intervengono, si pone il grande problema di cosa accade all'animale che viene utilizzato nei combattimenti. Sono previsti, quindi, la confisca per sottrarlo a quella che è una strage annunciata e l'affidamento della sua cura alle associazioni e agli enti che hanno questo compito.
Nell'articolo 8 abbiamo introdotto anche degli obblighi per i medici veterinari. Sappiamo che i medici veterinari nel corso di questi anni hanno dato un contributo importante sia per far accrescere una cultura di amore e di rispetto per gli animali, sia per combattere alcuni fenomeni devianti. È altrettanto vero, tuttavia, che, laddove l'animale è utilizzato impropriamente per combattimenti, spesso la prima persona capace di rendersi conto dell'uso improprio dell'animale è il medico veterinario che interviene. Con questa norma vogliamo, quindi, valorizzare il ruolo dei medici veterinari e richiamarli con forza alla loro responsabilità di essere tanti agenti nel territorio che ci consentano di far crescere la cura verso gli animali e di denunciare i rapporti distorti che l'uomo spesso crea con queste razze canine, per egoismo o per proprio illecito arricchimento.
All'articolo 9 la Commissione ha accolto, dopo un acceso dibattito e per manifestare la volontà unitaria nella definizione di questa proposta, alcuni emendamenti, in particolare quelli presentati dall'onorevole Terzi sul problema delle deroghe. Eravamo stati accusati di utilizzare questo provvedimento per introdurre limiti ulteriori alla legge di regolamentazione della caccia e a ciò che tale legge consente in materia di utilizzo di cani.
Chi vi parla è profondamente convinto che la legge sulla caccia attualmente in vigore debba essere rivista in maniera più restrittiva, ma è stato utile sgomberare il campo da questo equivoco - perché sappiamo che la preoccupazione di un uso improprio di questa legge esiste in alcuni settori dell'opinione pubblica - e chiarire che non è in discussione il contenuto della legge sulla caccia. Abbiamo dunque messo per iscritto la deroga rispetto non solo alla caccia ma anche ad altri utilizzi positivi di animali di queste razze. Il collega Terzi, per esempio, ci ha informati che negli Stati Uniti molto intelligentemente il pitbull è utilizzato in alcune terapie per comportamenti devianti dal punto di vista psicologico delle persone. Perché allora porre norme restrittive in questo campo? Abbiamo perciò individuato un campo ampio - per qualcuno anche troppo esteso - di deroghe sull'applicazione di queste norme così restrittive, proprio per evitare usi distorti della legge e in ottemperanza ai veri obiettivi che vogliamo perseguire.
Gli ultimi due articoli della proposta di legge riguardano le attività formative. In sostanza si richiamano le scuole, le regioni, gli enti locali ad incentivare la cultura della cura degli animali e in particolare dei cani. Questa è la migliore dimostrazione che l'intento del legislatore non è quello di colpire l'animale ma quello di punire l'uomo quando attua sull'animale comportamenti sbagliati.
Vorrei rivolgere un appello ai colleghi: occorre approvare con urgenza questo
Esprimo l'auspicio che oggi si possa fare una discussione serena e che nei prossimi giorni si passi all'esame degli articoli e delle proposte emendative, per giungere ad una rapida approvazione del testo.
Sull'argomento si è sviluppata un'accentuata sensibilità nell'opinione pubblica e tra coloro che amano gli animali, in particolare i cani. Proprio da costoro viene il più netto rifiuto della manipolazione genetica dei cani e del loro asservimento a fini delittuosi. È il caso di ricordare - come ha già fatto il relatore - che la proposta di vietare la selezione di razze canine pericolose ed il loro impiego in combattimenti è stata avanzata proprio durante l'iniziativa conosciuta come «Ragazzi in aula»: una delle proposte di legge, in quell'occasione, riguardò proprio tale problematica.
Il provvedimento all'esame dell'Assemblea è una sintesi - possiamo chiamarlo un testo unificato - del disegno di legge presentato dal Governo e di ben sette proposte di legge di iniziativa di alcuni parlamentari appartenenti a tutti gli schieramenti politici. Il provvedimento è certamente condivisibile nell'impostazione globale e nei suoi fini. Il testo elaborato dalla Commissione rappresenta un approdo abbastanza soddisfacente; certamente è suscettibile di ulteriori miglioramenti, soprattutto dal punto di vista tecnico, nel corso dell'esame in Assemblea. Il Governo, a prescindere dagli eventuali miglioramenti, ai quali porterà certamente il suo contributo, si augura una rapida
In questi anni, il fenomeno dei combattimenti tra animali si è sviluppato notevolmente. La sua genesi è riscontrabile in attività criminose, soprattutto in alcune regioni (Puglia, Campania e Sicilia), ma oggi possiamo purtroppo tracciare una mappa dei combattimenti tra animali assai più vasta: essa coinvolge tutte le regioni del nord e regioni tradizionalmente più tranquille come l'Abruzzo. Il fenomeno coinvolge l'utilizzo di animali in modo imprevedibile: voglio ricordare il blitz delle forze dell'ordine che qualche tempo fa permise di interrompere un'assurda competizione - ovviamente, sanguinosa - tra alcuni pitbull ed un puma in una località vicino Torino.
Ecco perché credo che in questa materia il legislatore debba oggi dare davvero una risposta efficace e chiara che permetta alla magistratura, in primo luogo, di affrontare in modo adeguato questa che è una vera emergenza di criminalità. È un fenomeno di ecomafie, anzi di zoomafie, ed io penso, colleghi, che sarebbe davvero ora di inserire nel codice penale la sezione relativa ai delitti contro l'ambiente, compreso questo.
Il giro d'affari, come il relatore ha già ricordato, è molto alto - si parla addirittura di mille miliardi all'anno - ed un terzo dei cani impiegati nei combattimenti ai fini di scommesse clandestine perisce durante questi combattimenti. Purtroppo non c'è stata la possibilità, nel corso dei nostri lavori, che si sono svolti a ritmo decisamente serrato, di mostrare ai colleghi, come avrei desiderato, alcune videocassette che illustravano in modo inequivocabile la ferocia di questi combattimenti: e quando dico «ferocia» mi riferisco a quella degli umani, che giungono non soltanto ad organizzare questi combattimenti per fini di profitto, ma seguono un percorso di sevizie, di crudeltà, di privazioni, insomma di violenza totale sulle altre specie, quale probabilmente molti colleghi non potrebbero immaginare. Oggi è veramente ora di dire «basta».
Come legislatori, dobbiamo essere in grado di occuparci anche dell'altra faccia del problema, quella che io tanti anni fa tentai di affrontare attraverso l'istituzione del «porto cane», una sorta di patentino ed una serie di regole per i detentori di animali particolarmente impegnativi. Oggi il fenomeno della detenzione di cani di alcune razze particolarmente predisposte all'attacco è letteralmente esploso: io ritengo che sia preoccupante anche come segnale culturale verso le giovani generazioni questo desiderio di proiezione di forza, di ostentazione della propria potenza attraverso un cane di razza particolare. È un fenomeno di costume che negli altri paesi ha avuto anche risvolti drammatici: non starò a citare le legislazioni di paesi europei - ma non solo - che sono giunti alla sterilizzazione totale, quindi a misure draconiane, soprattutto nei confronti dei pitbull. Attraverso nuove proposte di legge - io stessa ne ho predisposta ultimamente un'altra - noi abbiamo scelto una via diversa, di maggiore equilibrio: però attenzione, colleghi, perché un maggiore equilibrio non deve significare una legge inefficace. Noi abbiamo dei doveri non soltanto nei confronti della sicurezza delle persone, ma anche del benessere degli animali, che sono le prime vittime di queste aberrazioni degli umani.
A proposito di aberrazioni, sono dolente di avere così poco tempo a disposizione, perché vorrei consigliare ai colleghi di navigare su Internet e di approdare
Vorrei leggervi la testimonianza di un cultore e appassionato di super razze: «Ho trascorso intere giornate allo zoo a fotografare e a studiare, nei minimi dettagli, le teste delle volpi, delle iene, delle pantere e dei leoni. Studiavo i loro muscoli cranio-facciali, le angolazioni testa-muso, i loro sviluppi dentali (...). Arrivai così ad immaginare quale tipo di muso il pardog dovesse avere per meglio sfruttare l'effetto del carico concentrato». Mi dispiace che la testimonianza sia così breve, ma ritengo fosse doveroso da parte mia dedicarle un po' di spazio, proprio perché questa materia non è facile da normare.
Per quanto riguarda gli emendamenti, nonostante giudichi complessivamente positivo il testo presentato all'esame dell'Assemblea, ne presenterò alcuni specialmente in relazione ad una questione che non deve essere sottovalutata: mi riferisco alla sterilizzazione. Gli animalisti a cui vengono affidati questi animali molto spesso li sterilizzano per poterli dare in adozione: non vorrei vi fosse una lettura punitiva di questa pratica, perché spesso sterilizzare i cani da combattimento significa salvare loro la vita. In seguito, infatti, è possibile darli in adozione ed i malavitosi non hanno più convenienza a riprenderseli, come spesso invece tentano di fare; con la sterilizzazione si abbassa anche il livello ormonale e non fanno più effetto quelle sostanze, quali l'anfetamina, che si usano per doparli e per renderli più aggressivi possibile nei combattimenti. Ritengo che la possibilità di una loro sterilizzazione debba essere considerata molto attentamente da parte dell'Assemblea: non vorrei vi fosse, infatti, un atteggiamento falsamente pietistico che successivamente, però, non si cura dell'affido di questi animali. Io stessa contribuisco a mantenere alcuni animali che non sono stati ancora adottati, perché hanno grandissimi problemi di adattamento. Queste povere bestie sono state assolutamente sconvolte nella loro personalità e la loro potenziale carica di aggressività indubbiamente esiste dal punto di vista genetico, in quanto sono frutto di selezioni volte a questo fine. Dalla manipolazione della loro personalità e del loro corpo scaturiscono animali con grandi problemi di socializzazione al di fuori dei box dove si trovano.
Vorrei, quindi, che di questa proposta di legge si facciano carico tutte le forze politiche anche laddove vi siano questioni difficili da accettare, che, tuttavia, devono essere valutate con estrema attenzione, altrimenti questi animali rischierebbero di essere soppressi. Vi prego quindi di considerare attentamente tali questioni.
Desidero ringraziare con tutto il cuore le associazioni animaliste che da sempre si fanno carico anche di questo problema, fin da quando nessuno ne parlava ed eravamo in pochi a lanciare un grido di allarme; tutto sembrava solo un fatto folkloristico. Ringrazio tali associazioni, a cominciare dalla Lega antivivisezione e dagli Animalisti italiani che, in tutta Italia, svolgono un lavoro enorme accanto alle forze dell'ordine con le quali partecipano ai vari blitz. Di questo lavoro deve farsi carico anche lo Stato dal punto di vista del mantenimento di questi animali. È per questo che condivido profondamente
Signor Presidente, «l'avarizia» del tempo che mi è stato concesso non mi permette di dire altro; concluderò il mio intervento con un'ultima considerazione. Ha ragione il relatore quando afferma che questo è un momento a cui non possiamo sfuggire: dobbiamo dare al paese una normativa in materia anche per rassicurare l'opinione pubblica. Non occorre una normativa draconiana ma una normativa equilibrata. Questo dovrebbe essere interesse di tutte le forze politiche, e vedo comunque che si è creata una certa trasversalità che ho profondamente apprezzato.
Un famoso etologo italiano ha detto che i pitbull (cito la razza canina a cui si ricorre di più per i combattimenti) possono essere per così dire rieducati dal punto di vista genetico attraverso incroci alla rovescia rispetto a ciò che si è fatto fino ad oggi, al fine di permettere loro di avere un rapporto davvero normale con gli umani. Credo che anche questo sia un dovere da parte nostra! Finora, se il cane è stato il migliore amico dell'uomo, non si può davvero dire che l'uomo sia stato il migliore amico del cane.
Con i loro interventi i ragazzi hanno sollecitato un intervento diretto del legislatore su due aspetti. Il primo, che è stato ampiamente dibattuto e che non ha bisogno di mie ulteriori delucidazioni, è quello dei combattimenti. Questo è un problema di criminalità e come tale l'attività criminale va combattuta e contrastata con ogni mezzo e dunque non certo con la normativa attuale. Una normativa che prevede soltanto pene di natura contravvenzionale, facilmente prescrivibili (tre o quattro anni al massimo, inoltre il termine di prescrizione parte dal giorno in cui il reato viene compiuto e non dal giorno in cui viene scoperto). Dunque le norme attuali sono assolutamente insufficienti e incapaci di contrastare un fenomeno che ha una larga diffusione.
Ma l'argomento sul quale voglio attirare l'attenzione dell'Assemblea (anche se «modesta» nella composizione) nonché l'attenzione del Presidente, che è importante, è quello della pericolosità in sé degli animali. Ho sentito trattare questo tema con una certa minor preoccupazione rispetto a quella che prova la gente, la società civile.
Dico questo perché qualunque nonno, qualunque genitore che accompagna oggi i propri bambini in un qualunque parco di divertimento presente in ogni città, è preoccupato non soltanto per tutte le situazioni che oggi - ahimè! - la cosiddetta società moderna crea, ossia le situazioni di pericolo normali (tra le quali non voglio citare quelle che sono per così dire all'ordine del giorno, che sono poco piacevoli per i minori e che ritroviamo sui giornali), ma è anche preoccupato per il fatto che questi cani di razze particolari vengono lasciati dai padroni incoscienti, liberi o insufficientemente custoditi e privi della museruola e del guinzaglio, che sono obbligatori per cani di una certa stazza e di un certo peso.
Tutti questi cani creano una situazione di pericolo. Lo stesso rappresentante del Governo ha detto che le aggressioni dei cani addirittura nei confronti dei loro padroni sono in aumento vertiginoso. Dunque ci troviamo dinanzi ad una situazione che non può lasciare indifferente il legislatore, il quale si deve senz'altro
Ho letto nelle relazioni delle associazioni animaliste allegate al nostro testo che qualcuno si domanda se dobbiamo avere un mondo popolato solamente di barboncini. A parte il fatto che a me piace particolarmente il barboncino, non ritengo sia questo il tema. Non vogliamo l'eliminazione delle razze, ma intendiamo semplicemente evitare gli incroci di razze meticce che, in realtà, hanno il solo scopo di potenziare l'aggressività dei cani. Se, come è stato detto, questi cani hanno in partenza una potenzialità di pericolosità nella misura del 20 per cento, dobbiamo contrastare tale potenzialità. Non possiamo farlo soltanto con «normette» o con piccoli aumenti di pena, ma con i mezzi richiesti dalle stesse associazioni animaliste: sterilizzazione degli animali catturati in situazioni di aggressività; confisca; divieto del taglio delle orecchie e della coda che determina maggiore aggressività; pena della reclusione per coloro che fanno combattere i cani e che li tengono in custodia; divieto di addestramento che è un modo per alimentare la loro aggressività; infine, un'applicazione più rigida della normativa da parte delle forze dell'ordine che - lo so, Presidente - dovrebbero fare centomila cose che non possono fare per carenza di mezzi, ma che dovrebbero esercitare una maggiore repressione nel caso in cui questi animali fossero condotti senza le misure di cautela imposte dalle norme vigenti.
Presidente - mi avvio alla conclusione perché non voglio togliere spazio ai colleghi che mi seguiranno -, se il testo rappresenta già un passo in avanti e se è lodevole il lavoro della Commissione e del relatore, che hanno cercato di coinvolgere noi tutti presentando un articolato che tiene conto delle esigenze manifestatesi, si deve dire che esso certamente necessita di ulteriori interventi, non solo nella prima parte, laddove si parla di combattimenti, ma anche nella seconda parte - o, per lo meno, di una possibile seconda parte - che dovrebbe regolamentare in modo più preciso o vietare più drasticamente la detenzione di animali potenzialmente pericolosi o che siano stati allevati per questi scopi. Dobbiamo avere a cuore soprattutto la sicurezza dei cittadini; non siamo certamente contro i cani, che sono essi stessi vittime, ma siamo a favore della sicurezza dei cittadini e vogliamo che le famiglie possano accompagnare i bambini ai giardini pubblici senza il timore di incontrare cani particolarmente aggressivi che possano creare loro danni irreparabili, come purtroppo è già successo.
In questo senso, annuncio che presenterò una serie di emendamenti e che ridiscuteremo il tema in Commissione.
Già nella discussione in Comitato ristretto e in Commissione avevo chiesto di scindere nettamente i due interventi normativi, anche perché mentre su uno di essi esiste un accordo oggettivo tra tutte le forze politiche, per cui penso possa tranquillamente andare avanti, sull'altro non
Inoltre, l'argomento sul quale siamo tutti d'accordo non figura al primo punto del provvedimento. Quindi, l'aspetto sul quale tutti siamo d'accordo, vale a dire l'intento di sancire l'eliminazione del combattimento tra animali e di introdurre dei divieti al riguardo, non figura al primo articolo del provvedimento, bensì all'articolo 4, dunque non come questione prioritaria, non come chiesto dai giovani in occasione della manifestazione «Ragazzi in aula» i quali, con una grande lucidità e competenza - come ho già osservato in Commissione - hanno esattamente delineato i sistemi per evitare questi combattimenti.
Oggi ho ascoltato il relatore e i colleghi che mi hanno preceduto esporre una visione del provvedimento al nostro esame quasi idilliaca, che a mio avviso si basa su un grave errore di tipo etologico. Qualcuno vuole trasformare l'animale o attribuire a quest'ultimo le stesse caratteristiche e gli stessi valori che si riscontrano nel comportamento umano. Mi spiace, ma non è così. Migliaia di anni hanno dimostrato che gli animali ragionano in un altro modo e gli etogrammi comportamentali degli animali sono differenti rispetto a quello dell'uomo e forse sarebbe l'ora di avere un minimo di chiarezza, visto che di questo tema si parla nelle diverse documentazioni che ci sono pervenute.
Il provvedimento è fondato su un errore: non si parla di iperaggressività o di aggressività patologica manifestata da certi animali ed implicitamente non si riconosce un'aggressività insita in ogni soggetto. Mi limiterò ad un excursus molto veloce, perché ritengo che affronterò il tema in modo più approfondito durante l'esame degli emendamenti.
Esistono forme di aggressività insite nel cane: l'aggressività per dominanza, quella per gerarchia e per la possessione, l'aggressività tra maschi adulti per determinare il territorio o la gerarchia, l'aggressività predatoria, quella dimostrata dalle femmine per la difesa della cucciolata. Si tratta di forme di aggressività assolutamente normali, quelle che hanno permesso al cane, attraverso i millenni, di arrivare fino a noi.
Non sono invece forme normali di aggressività l'iperaggressività data dalla paura che nutre il soggetto, quella idiopatica dell'animale, ovvero un'aggressività appresa per dolore. In questa categoria, che non consegue ad un vero addestramento e condizionamento, ma rappresenta una risposta reattiva ad uno stimolo, vengono a trovarsi i cani da combattimento, che vengono brutalizzati e preparati con queste reazioni. Ebbene, voi state facendo - l'ho già osservato - una cosa assurda, ossia vi state scientificamente schierando contro qualsiasi norma veterinaria e contro qualsiasi forma oggettivamente riscontrabile. Non solo. L'ENCI, che è l'ente preposto alla tutela dei libri genealogici, nonché alla possibilità di accoppiamenti e della registrazione delle razze parla di incongruenze che, se tramutate in legge, rappresenterebbero una sconfitta della zoofilia e della bioetica animale. Chi propone questa legge, non si rende nemmeno conto di fare una vera e propria dichiarazione di fede razzista. Quello che si ritiene valido per i cani non dovrebbe esserlo per gli uomini: il binomio razza-aggressività è scientificamente sbagliato. Non esistono cani potenzialmente pericolosi, ovviamente escludendo le situazioni patologiche. Il patrimonio genetico non è non determinante, è semplicemente una possibilità che può essere legata ad un tipo di sviluppo comportamentale rispetto ad un altro. Il concetto di razza definisce la taglia, la morfologia, il colore del mantello, alcune vocazioni; e queste vocazioni potrebbero verificarsi ed essere sviluppate, ma mai e poi mai potrebbe costruire il complesso profilo psicologico del cane che, prima di tutto, si viene a creare come vissuto individuale del soggetto. Si passa poi attraverso le esperienze per riuscire ad avere un cane.
Non a caso, quando abbiamo presentato gli emendamenti agli articoli 8, 9 e 10, abbiamo chiesto - quelli che sono stati accolti dal relatore - di fissare delle condizioni specifiche: prevediamo addirittura
Voi vietate l'addestramento. Dopo è stato accolto ed alcune eccezioni sono state fatte a queste regole. Vorrei comunque precisare che l'addestramento è veramente una forma di socializzazione; è quella che normalmente in un branco un cucciolo riceve per poter vivere all'interno del branco stesso: siamo in una società umana e il proprietario del cane decide di dare delle nozioni più che corrette e più che giuste per consentire l'inserimento del cane in questa società. Ebbene, voi, di fronte a queste situazioni oggettivamente riscontrabili, non ci ascoltate e non siete d'accordo!
State facendo probabilmente una scelta di tipo politico che però tralascia quella che è l'oggettività scientifica. Sono stati trascurati, senza lasciare traccia, Lorenz, Trumler, Mainardi, Skinetz, cioè degli studiosi di queste materie basate su anni di verifiche e di sperimentazioni, nonché su anni di osservazione dei comportamenti e degli studi in natura dei branchi di lupi e di altri animali per arrivare a far questo. Ciò è dimostrato dal modo «cocciuto» con cui ragionate! Non solo, ma il vostro ragionamento si sviluppa perfino in barba a quello che è stato chiesto! Avevo richiesto che venissero ascoltati i rappresentanti della commissione scientifica proprio per consentire lo svolgimento di un dibattito molto approfondito!
Noi stiamo commettendo un grosso errore: stiamo cercando di personalizzare il cane come noi vorremo che fosse e proiettiamo su quest'ultimo quelle che sono le nostre paure, i nostri dubbi! Questo non è possibile: è un animale e ragiona in un altro modo!
Ho sentito prima la collega che si preoccupava molto della razza pardog: descriveva il modo in cui, chi ha selezionato questa razza, parlasse di questi animali. Guardate, colleghi, che non vi è nulla di eccezionale; è ciò che hanno sempre fatto gli uomini sino ad oggi: prima lo facevano con i mezzi che avevano a disposizione ed oggi lo fanno con altri mezzi. Il cane da gregge, i cani da pastore, sono stati selezionati tutti con un compito ben preciso: quello di curare gli armenti e di difendere il gregge da eventuali assalitori. Per voi questo, probabilmente, è disdicevole; è disdicevole che esistano delle selezioni ancora oggi. È un altro concetto: prima di arrivare ad ottenere una razza pura di cani, si passa attraverso taluni incroci e attraverso dei «meticciamenti». Per cui, cosa significa questo non volere o non permettere determinati accoppiamenti? Vuol dire solo la più grande convinzione e la più grossa presunzione di sapere esattamente che vietando certe cose, queste non sono o non saranno più possibili, e che effettueremo un'azione di tutela. Chi tuteleremo? In realtà, non tuteleremo nessuno perché, se un cane nasce patologicamente iperaggressivo ed ha problemi di questo tipo, lo si scopre solo dopo che è cresciuto. Solo un occhio esperto riesce a percepire questo nei primi mesi di vita. Solo un folle o un demente può pensare di «produrre» un animale con una iperaggressività perché in qualsiasi momento può accadere che questa iperaggressività esploda e chi ne farà direttamente le spese sarà proprio chi lo avrà allevato. È così difficile riuscire a capire questi concetti?
Parliamo allora di un'aggressività patologica. Torno a ripeterlo: quest'animale deve esser curato per quello che è. Non può esistere la logica delle liste di proscrizione, che voi volete introdurre a tutti i costi. Mi sembra di fare un discorso fra sordi, fra gente che non vuole capire.
Voi parlare di combattimento fra animali. Perfetto! Gradirei anche sapere che tipi di galli da combattimento il Governo intenda mettere in queste liste di proscrizione. Infatti, se non lo sa, esistono anche i combattimenti fra galli. Gradirei capire quali sono queste liste che formerete. Altrettanto vorrei sapere per i gatti, fenomeno che viene dalla Russia dove vengono allevati e addestrati, come dite voi. Lo stesso avviene per i pesci: caso emblematico
Ci troviamo di fronte a queste follie che voi volete a tutti i costi codificare. Vi è in più la responsabilità di chi stilerà queste liste. L'animale compreso all'interno di questa lista sarà considerato pericoloso per cui, se provocherà lesioni agli esseri umani, condanneremo il proprietario, e per gli animali che non sono in questa lista cosa accadrà? Vorrei proprio vedere, vorrei proprio capire quale sarà quel veterinario o quella commissione scientifica che alla fine scriverà la lista con i nomi delle razze potenzialmente pericolose, dando automaticamente la libertà agli altri e l'assicurazione che per questi non succeda la stessa
cosa. Vi faccio presente che esistono i regolamenti di polizia veterinaria che prevedono che i cani debbano circolare in luoghi aperti con il guinzaglio e, se di peso superiore ai quindici chili, devono circolare, in certi ambienti, anche con la museruola. Voi dovete sempre inoltre dimostrarmi come fa un cane tenuto al guinzaglio e con la museruola a mordere una persona! Sono veramente curioso.
Vi è un altro aspetto. I cani combattenti sono cani che sono stati maltrattati per anni e seviziati, abituati a combattere all'interno di un ring; vengono presi e a chi vengono dati? Ad associazioni.
Ho proposto, ma voi la avete ignominosamente bocciata, la proposta di prevedere un controllo eseguito da un comitato di tre veterinari che analizzano la patologia del soggetto e che stabiliscono il tipo di recupero a cui deve essere sottoposto l'animale: misure di elementare buonsenso che non vengono prese in considerazione.
Avete detto che state facendo di tutto per gli allevatori e per gli addestratori onesti che sicuramente desiderano gli animali e trattano bene gli animali perché sanno come fare. Bene, questa è una logica condivisa. Se volete veramente questo, perché non prevedete il controllo veterinario, perché non favorite il recupero degli animali? Affidate gli animali ad enti ed associazioni private, mentre personalmente avevo chiesto che venissero affidati ad enti pubblici: ebbene, mi risulta (alla prossima occasione, cercherò di fornire la relativa documentazione) che i cani affidati ad alcune associazioni siano stati «rieducati» alla meglio e quindi consegnati ai privati; in un caso specifico, un animale maschio combattente è stato affidato ad una persona che aveva in casa un altro animale maschio e sapete cosa è successo? Appena il maschio combattente è arrivato a casa, ha sbranato l'altro animale! E noi dovremmo sostenere finanziariamente queste associazioni?
Ho chiesto, quindi, che venissero effettuati approfondimenti sulle persone destinate ad adottare gli animali, nonché sui comportamenti etologici degli animali: sono dunque veramente allibito di fronte a questa situazione! Effettivamente, il relatore si è fortemente impegnato in un'opera di mediazione, e gli sono riconoscente perché ha ottenuto qualche risultato parziale (basti pensare che è stato modificato il testo iniziale nel quale vi era già un elenco specifico, per esempio con l'indicazione del pitbull al primo posto nella lista di proscrizione degli animale da eliminare), ma ora sono in attesa dell'indicazione da parte della maggioranza e del Governo dei criteri da utilizzare. Al riguardo, non mi sembra che stiamo dando una dimostrazione di vera conoscenza del problema!
Mi dispiace il fatto che resteranno pagine a testimonianza di queste scelte del nostro Parlamento per le quali, fra qualche anno, ci si chiederà come sia stato possibile effettuare determinate opzioni. Lo stesso vale per l'opinione pubblica ed in particolare per il mondo scientifico, che ci sta osservando attentamente: aspetteremo allora i giudizi a posteriori! In base a questa anima presunta animalista, si chiede di vietare il taglio della coda e delle orecchie, che pure sono possibili appendici attaccabili nei combattimenti fra animali; i testicoli, invece, tagliamoli pure, così non si rende impossibile la riproduzione! Vorrei capire davvero questa logica, vorrei che vi fosse un filo
Non si è voluto neanche prevedere, come avevo chiesto con un mio emendamento, che non potessero essere somministrate determinate sostanze agli animali se non con esatta e specifica prescrizione del veterinario; gli steroidi e le anfetamine continuano a circolare e a nulla è valso sapere che dalle analisi compiute sui cani combattenti è emerso che questi animali nella loro totalità fanno registrare nel loro corpo la presenza di queste sostanze stupefacenti. Le anfetamine, per esempio, abbassano il livello di soglia del dolore ed aumentano l'aggressività: ebbene, benché queste cose siano state dette, nessuno in quest'aula sembra volersene rendere conto! Dunque, parafrasando la frase di altri, è forse il caso di concludere così: «eppure abbaia»!