Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 766 del 20/7/2000
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(Applicazione dei benefici fiscali previsti dalla legge Tremonti a favore della società Mediaset)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Veltri n. 2-02547 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 10).
L'onorevole Veltri ha facoltà di illustrarla.

ELIO VELTRI. Questa interpellanza è stata preceduta da un'interrogazione del 16 giugno ed entrambe sono state presentate nello stesso testo alla Camera e al Senato: al Senato è stata presentata dal senatore Di Pietro e, quindi, parlerò al plurale non per utilizzare il plurale maiestatis, ma perché sono state presentate da due persone. Aggiungo che abbiamo intenzione di presentare la questione anche a livello europeo.
Signor sottosegretario, devo dire che su una materia come questa sarebbe stato opportuno se si fosse impegnato il Presidente del Consiglio. Dico questo anche perché fino ad ora ci ha risposto due volte Mediaset, che non è il nostro interlocutore.
Io ho pensato (lei dirà con un po' di malizia) una cosa di questo genere: forse, non me ne sono accorto, ma Mediaset sarà diventata nel frattempo l'ufficio stampa di Palazzo Chigi! Non si capisce infatti come mai risponda la società (la quale, giustamente, dal suo punto di vista si difende) e, su una questione così delicata, non risponda il Presidente del Consiglio, visti anche i


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rapporti esistenti tra quest'ultimo e l'onorevole Berlusconi (che sono noti).
Detto questo, di che cosa parliamo? Vediamo i fatti e le domande: ed io gradirei che il sottosegretario mi rispondesse con chiarezza.
I fatti: nel 1994 il Governo Berlusconi approvò un decreto-legge che poi venne convertito in legge dal Parlamento (era la cosiddetta legge Tremonti). Questa legge è stata citata in tutti gli interventi dei rappresentanti del Polo: per i quattro anni e due mesi che sono stato qui, non vi è stata occasione in cui non l'abbiano citata!
L'onorevole Berlusconi, che allora era il Capo del Governo e che in quel momento controllava più direttamente di oggi le sue aziende (non perché oggi non le controlli, ma oggi vi è qualche parvenza formale di distacco), di fatto utilizzò la legge Tremonti per le sue aziende. Siamo nel momento del passaggio da Fininvest a Mediaset: la mano destra è Fininvest; la stessa proprietà la passa alla mano sinistra e dice che fa degli investimenti. Allora, usò quella legge per le sue aziende e, a nostro modo di vedere, la utilizzò impropriamente, perché gli investimenti che in base alla legge Tremonti si potevano fare e venivano detassati sono scritti nella legge!
Si dice: per investimenti si intendono, oltre alla realizzazione, l'ampliamento, la riattivazione di impianti in Italia (e questi non c'erano), l'acquisto di beni strumentali nuovi.
Ora, invece, c'è stato un passaggio di film. Sono beni immateriali e, anche se volessimo far passare i beni immateriali - cosa che solo un miracolo potrebbe fare - per beni strumentali, comunque non erano nuovi, ma vecchi come il mondo. Quindi, a nostro parere c'è stata un'applicazione impropria della legge Tremonti.
Che cosa ci hanno guadagnato Mediaset e l'onorevole Berlusconi? Duecento miliardi! Quindi, a nostro parere, scatta un enorme conflitto di interessi: se l'avesse fatto il Presidente degli Stati Uniti, sarebbe andato a casa in tre ore - lei lo sa signor sottosegretario -, e lo stesso sarebbe accaduto se l'avessero fatto in Francia, in Germania, in Inghilterra, nei paesi civili. Qui invece può succedere di tutto. Pagano quindi duecento miliardi di tasse in meno.
Pertanto noi chiediamo, dal momento che è scontato che sia stata applicata la legge Tremonti, perché ce lo dice la Mediaset in due comunicati, in primo luogo, se questa è stata utilizzata impropriamente - i documenti mi sono pervenuti dal Ministero delle finanze, quindi mettetevi d'accordo (non so che risposta mi darà lei adesso) -, in secondo luogo, se questo uso ha fruttato duecento miliardi che, per l'anno 1994, tenuto conto che in seguito all'applicazione della legge Tremonti lo Stato ha incassato tre mila miliardi in meno, sono circa l'8 per cento del totale. Da sola Mediaset ha guadagnato l'8 per cento del totale. Insomma, non è poco, siamo un paese di 57 milioni di abitanti. E poi vorrei anche sapere, signor sottosegretario, se oltre ad un uso improprio della legge Tremonti - a nostro parere - per cui sono stati pagati (non mi dilungo altrimenti le devo leggere tutte, ma questo è chiaro) duecento miliardi di tasse in meno (cioè la società ha guadagnato duecento miliardi), se è stato effettuato un controllo su quello che sto dicendo da parte degli uffici della Guardia di finanza e dell'ufficio delle imposte, e se, facendo questo controllo per verificare la corretta applicazione della legge Tremonti, è stata scoperta un'evasione fiscale.
Queste sono le domande al Governo. Mi auguro che il Governo risponda con chiarezza perché, a seconda della risposta che darà, imposterò la mia replica.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Veltri.
L'onorevole Armando Veneto, sottosegretario di Stato per le finanze, ha facoltà di rispondere.


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ARMANDO VENETO, Sottosegretario di Stato per le finanze. Circa la problematica sollevata dagli onorevoli Veltri e Paissan in questa sede e, ci è stato comunicato, anche al Senato, risulta che nei confronti di Mediaset SpA è stato eseguito un controllo parziale, disposto dalla direzione centrale per l'accertamento del dipartimento delle entrate, finalizzato a verificare l'esistenza dei presupposti per la fruizione dei benefici fiscali previsti dall'articolo 3 della cosiddetta legge Tremonti (decreto-legge 10 giugno 1994, n. 357 convertito dalla legge 8 agosto 1994, n. 489).
Dai controlli eseguiti è emerso che Mediaset ha indebitamente fruito delle agevolazioni previste dalla citata norma, avendo da un lato compreso nell'ammontare degli investimenti effettuati negli esercizi 1994-1995 anche beni sprovvisti del requisito della novità (diritti di sfruttamento di film, telefilm e simili già diffusi tra il pubblico delle sale cinematografiche acquistati per l'utilizzo attraverso la televisione) e, dall'altro, non considerato, ai fini della determinazione della media dei nuovi investimenti realizzati nel quinquennio dal 1989 al 1993 (che è l'altro parametro previsto dalla legge Tremonti), i diritti acquisiti mediante conferimento e non ancora utilizzati fino al 31 dicembre 1993, quindi da considerarsi nuovi anziché usati. Sulla base dei rilievi evidenziati nel processo verbale di constatazione redatto in data 28 luglio 1998, il secondo ufficio distrettuale delle imposte dirette di Milano ha rettificato le dichiarazioni dei redditi presentati dalla Mediaset Spa relativamente agli esercizi 1994 e 1995, con i seguenti risultati.
Per l'esercizio 1994, l'imponibile dichiarato è di 85 miliardi 554 milioni 651 mila; per l'IRPEG l'imponibile accertato, invece, è di 18 miliardi 625 milioni 474 mila, con una differenza conseguente di 66 miliardi 929 milioni 177 mila.
Per l'esercizio 1995, per quanto attiene all'IRPEG, l'imponibile dichiarato era di 50 miliardi 55 milioni 355 mila, mentre l'imponibile accertato è stato di 104 miliardi 889 milioni 874 mila, dunque con una differenza accertata di 154 miliardi 945 milioni 229 mila. Nello stesso periodo di imposta per l'ILOR, che intanto era scattata, abbiamo un imponibile accertato di 81 miliardi 748 milioni 899 mila e una differenza accertata per omessa indicazione di qualsiasi somma per l'ILOR pari a 81 miliardi 748 milioni 899 mila.
Dunque la maggiore imposta accertata è stata per l'IRPEG di 38 miliardi 809 milioni, per l'ILOR di 13 miliardi 243 milioni; le sanzioni irrogate pari a 52 miliardi 52 milioni 575 mila.
Entrambi gli avvisi di accertamento sono stati notificati in termine, cioè in data 30 ottobre 1998. I ricorsi presentati dalla società sono stati esaminati dalla commissione tributaria provinciale di Milano, sezione XII, il 13 dicembre 1989. Alla data odierna non risultano essere state ancora depositate le relative sentenze, però si evidenzia che, con delibera protocollo 3278 del 14 marzo 2000 del consiglio di presidenza della giustizia tributaria, il relatore è stato dichiarato decaduto dall'incarico di giudice nella commissione tributaria provinciale di Milano.
A titolo personale, mi riservo di individuare le ragioni di tale decadenza.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Veneto.
L'onorevole Veltri, ha facoltà di replicare.

ELIO VELTRI. Signor Presidente, sono soddisfatto perché le cifre corrispondono anche nelle lire. Sembra di stare nella Chicago degli anni trenta. Riassumiamo: il Presidente del Consiglio dell'epoca fa una legge, la usa per le sue aziende, per usarla la vìola; non solo, la sua società non solo la vìola e ci guadagna 200 miliardi, ma evade il fisco per 104 miliardi e il relatore viene considerato decaduto.
Signor Presidente, a chi facciamo dire all'onorevole Berlusconi che non può dirigere l'Italia? Glielo dice lei?


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Glielo dice il sottosegretario? Glielo dice l'onorevole Di Capua? Glielo dico io? Da qualcuno dobbiamo pur farglielo dire perché l'onorevole Berlusconi non è degno di dirigere questo paese. Ecco come governerebbe l'Italia: una sola legge fatta dal suo Governo, una, ed è successo tutto quello che è successo. Benissimo, prendiamo atto, le cifre corrispondono, io, signor sottosegretario, le avevo qui, ma è meglio che le abbia dette lei. Accerti per favore perché il relatore è stato dichiarato decaduto, perché io presenterò un'altra interpellanza. Tra l'altro queste non avremmo dovuto presentarle io o il senatore Di Pietro, ma i presidenti di gruppo della maggioranza facendo anche una conferenza stampa contestuale, perché hanno più strumenti di me per informarsi. Amico mio, se non fate queste cose, sarà il disastro alle prossime elezioni, caro Fabio Di Capua. Sarà il disastro!
Ma siccome, se continua così, noi ci presenteremo da soli, faremo la nostra battaglia sulla questione morale e sulla legalità, perché in questo caso si tratta innanzitutto di questione morale e di legalità.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

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