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PRESIDENTE. (Si leva in piedi, e con lui l'Assemblea, i membri del Governo e il pubblico delle tribune). Onorevoli colleghi, fra l'11 aprile e il 3 luglio, in poche settimane, sono scomparsi quattro colleghi: Flaminio Piccoli, Adelaide Aglietta, Matteo Matteotti e Fiorentino Sullo. Si è concluso oggi nel pomeriggio un incontro promosso dal gruppo Verde che ha ripercorso l'esperienza politica ed umana di Adelaide Aglietta; anche gli altri deputati scomparsi saranno commemorati per iniziativa dei gruppi parlamentari cui essi hanno fatto riferimento. Tuttavia, le figure dei quattro colleghi meritano di essere ricordate in quest'aula per il peso che essi hanno assunto non solo nei grandi momenti della vita politico-istituzionale, ma anche nella quotidianità del lavoro parlamentare.
Fu ministro del turismo e dello spettacolo e per il commercio con l'estero.
al Parlamento repubblicano, la stabilità del Parlamento rispetto alle altre istituzioni della politica hanno fatto delle Camere la sede permanente del rapporto tra società civile e Governo e un potente fattore di consolidamento dell'unità nazionale. I quattro illustri parlamentari che oggi ricordiamo sono stati, con il loro impegno, testimoni e attori allo stesso tempo di questa funzione di civile rappresentanza del paese che ha svolto e continua a svolgere la nostra Camera (Generali applausi, cui si associano i membri del Governo - La Camera osserva un minuto di silenzio).
In questa Camera, Flaminio Piccoli, Adelaide Aglietta, Matteo Matteotti, Fiorentino Sullo hanno espresso quattro modi differenti, e per alcuni versi anche contrastanti, di servire il Parlamento ed il paese: ciò che unifica il senso delle loro vite, invece, è la coscienza democratica che animò il loro impegno.
Flaminio Piccoli ha dedicato il suo impegno politico al partito, alla democrazia cristiana; quando è scomparso, le voci che si sono levate per ricordarlo hanno celebrato soprattutto questo aspetto del suo impegno. Il lavoro nel partito ha rappresentato effettivamente la sua vocazione più profonda e più sentita; egli è appartenuto all'età dei grandi partiti di massa, delle passioni ideologicamente strutturate, della riflessione politica legata ai grandi ideali civili della ricostruzione e della modernizzazione dell'Italia.
Piccoli era un uomo tenace: chi l'ha conosciuto sa che amava le sfide difficili ed è stato più volte, nel suo partito, l'uomo cui ci si rivolgeva nei momenti cruciali. Nel 1969 fu chiamato, per la prima volta, alla carica di segretario politico della Democrazia cristiana, in una fase di aspre contese all'interno del partito e negli anni in cui cominciavano a prendere forma le organizzazioni terroristiche. Nel 1978, dopo l'omicidio di Aldo Moro, successe allo statista assassinato alla presidenza del consiglio nazionale della Democrazia cristiana. Nel 1980, dopo la fine dell'unità nazionale, fu chiamato nuovamente alla carica di segretario politico. Il suo rapporto con il partito è stato attraversato da contrasti, da vittorie, da brucianti sconfitte personali. Egli ha però saputo mantenersi fedele alla propria appartenenza, rivendicata con passione coerente, malgrado queste sconfitte.
Flaminio Piccoli aveva un grande senso del Parlamento; chi l'ha conosciuto sa che prendeva parte ai lavori della Camera in maniera assidua, perfino strana per un uomo del suo livello politico, e concepiva la partecipazione anche alle sedute apparentemente meno importanti come occasione di confronto e di scambio di opinioni, anche con chi esprimeva posizioni diverse dalle sue. Deputato dal 1958 al 1992, ha fatto parte della Commissione affari costituzionali, della Commissione lavori pubblici ed è stato presidente della Commissione esteri per tutta la X legislatura.
Il suo impegno nel partito non l'ha dunque mai allontanato dal Parlamento; la serietà del suo lavoro parlamentare è segno di una concezione elevata della politica, della sua capacità di dialogo e della sua sensibilità istituzionale.
Adelaide Aglietta è la più giovane dei quattro colleghi scomparsi in queste settimane. In tempi in cui gli schieramenti politici interni erano severamente condizionati dagli equilibri internazionali, Adelaide Aglietta non ha permesso che il suo impegno fosse strumentalizzato da pregiudizi. Il filo ideale del suo lavoro è stata la dignità della persona umana, intesa non come categoria astratta, ma come insieme di concreti diritti e doveri, bisogni e desideri di uomini, donne, vecchi, giovani e bambini. Nella vita politica si è sforzata di fare accettare la specificità femminile del saper vivere i diversi ruoli che la donna assume nella società moderna con naturalezza e con umanità.
Deputata in più legislature, Adelaide Aglietta è stata la prima donna, e per molto tempo l'unica, ad assumere la segreteria di un partito e la guida del gruppo parlamentare. Il vigore del suo impegno fece emergere un grave deficit di rappresentanza di cui il Parlamento italiano soffriva e continua a soffrire. Oggi, forse, una rapida approvazione della riforma dell'articolo 51 della Costituzione, unito ad un concreto impegno delle forze politiche, può aiutare a rovesciare la situazione e a rendere effettivo il principio dell'equilibrio della rappresentanza dei sessi.
Adelaide Aglietta è stata protagonista indiscussa del dibattito sul divorzio e sull'aborto. In quella fase di scontro aspro tra le forze politiche nella società ha saputo sostenere un confronto, denunciandone alcune ipocrisie e partendo dalla realtà della condizione femminile. Nel 1990 inizia il suo lavoro di parlamentare europeo nel gruppo verde e, per poter assolvere pienamente al mandato, si dimette dal Parlamento nazionale. Continua l'impegno sui diritti civili, che la vedrà attiva innanzitutto sul versante dell'abolizione della pena di morte. È stata la prima firmataria della risoluzione per la moratoria internazionale delle esecuzioni capitali, approvata dal Parlamento europeo nel 1992.
Adelaide Aglietta sostenne con convinzione un progetto di costituzione europea, che venne approvato nel 1994 dalla Commissione per gli affari istituzionali. La proposta poneva al centro la dignità della persona umana, i valori di democrazia e di libertà, la solidarietà per i popoli europei. Oggi l'Italia è protagonista dell'impegno per la costituzione europea e nella redazione dei diritti fondamentali dell'Unione. In questa azione rimangono punto di riferimento i princìpi ispiratori di quella proposta, che ha avuto il merito di anticipare il dibattito sulla costruzione della cittadinanza europea.
Matteo Matteotti ha sempre condotto la propria azione politica e la propria battaglia ideale nel solco dei principi e dei valori per i quali il padre Giacomo fu rapito e assassinato dai fascisti. Ma fu al tempo stesso sempre attento ad evitare che la propria partecipazione alla vita politica italiana si fondasse sul credito straordinario che la figura del padre aveva conquistato nella storia dell'antifascismo italiano. Costruì con le proprie forze, con la propria partecipazione diretta alla resistenza, con il proprio lavoro di giornalista e di saggista il suo impegno politico e istituzionale, conquistando in autonomia incarichi di responsabilità nel partito, nel Parlamento, nel Governo della Repubblica.
Tra i suoi scritti, di particolare rilievo a quell'epoca è il saggio del 1943 sulla condizione della classe lavoratrice sotto il fascismo, dove, con dati e analisi rigorose, dimostrò l'inconsistenza dello stereotipo secondo il quale il regime avrebbe realizzato un miglioramento delle condizioni di vita degli operai e dei contadini. Si batté in modo risoluto contro l'alleanza tra il Partito socialista e il Partito comunista e nel 1947 si schierò senza indugio con Saragat nella scissione di palazzo Barberini.
Segretario del partito socialdemocratico dal 1954 al 1957, si impegnò per costruire una strategia di alleanza tra socialdemocratici e socialisti, fino all'unificazione del 1966. Dopo la scissione del 1969, scelse definitivamente la propria collocazione all'interno del Partito socialdemocratico.
Matteo Matteotti era persona schiva e riservata. Nonostante la sua lunga militanza parlamentare - fu deputato nell'Assemblea costituente e fu eletto alla Camera dei deputati sino alla VIII legislatura -, la sua passione politica emerge più dai suoi scritti che dai discorsi, ma fino agli ultimi anni della sua vita Matteotti è rimasto un punto di riferimento significativo per il socialismo italiano, al quale non fece mai mancare il suo sostegno, il suo sguardo critico sugli errori commessi, assieme all'incoraggiamento e alla fiducia verso il futuro.
Fiorentino Sullo ha fatto parte della Camera ininterrottamente per 41 anni, come membro della Costituente e come deputato dalla I alla IX legislatura. Di lui voglio ricordare l'attività instancabile, gli interventi rigorosi in materia lavoristica e previdenziale, sui temi dei lavori pubblici e della giustizia amministrativa.
Il 5 luglio scorso la Commissione giustizia della Camera ha approvato quella riforma del processo amministrativo che ora torna al Senato per l'approvazione definitiva. Credo sia doveroso ricordare che fu Sullo nel 1984 a promuovere presso la Commissione affari costituzionali della Camera un'intensa attività conoscitiva proprio sulla giustizia amministrativa, al fine di realizzare una giustizia moderna, capace di garantire in concreto i diritti dei cittadini nei confronti della pubblica amministrazione.
Sullo comprese in anticipo le trasformazioni della società italiana. All'inizio degli anni sessanta colse la portata e gli effetti dirompenti del tumultuoso sviluppo industriale sul tessuto civile e sociale dell'Italia. Individuò, come molti ricorderanno, nella riforma urbanistica uno strumento essenziale per cogliere appieno le opportunità di crescita offerte dallo sviluppo industriale e per ridurre i rischi del degrado delle condizioni di vita derivanti dai processi di velocissima urbanizzazione.
Egli si batté per una cultura del territorio e dello spazio urbano contro il consolidamento delle rendite parassitarie. Il suo progetto si inseriva consapevolmente in una politica del cambiamento, capace di coniugare le esigenze dello sviluppo economico con i valori di giustizia sociale e di coesione sociale. A questo progetto ancorò una riflessione lucida sulla forma e sul ruolo dei partiti e su un quadro costituzionale ed istituzionale adeguato alle trasformazioni della società italiana.
Nel 1964 propose lo scioglimento della sua corrente, ritenendo indispensabile un'azione unitaria nel suo partito. Riflettendo sul rapporto tra Parlamento e Governo, si espresse per l'adattamento del nostro sistema al modello tedesco. Nel 1972 scriveva: «Coloro che si assumono la responsabilità di far cadere un Gabinetto durante la legislatura dovrebbero presentare le carte in tavola ed esprimere in chiave positiva il loro disegno». Il paese ha pagato un prezzo negli anni della lunga transizione per aver mancato obiettivi importanti come questi.
Ricordiamo oggi insieme i quattro colleghi scomparsi. Attraverso le loro differenti e per certi versi contrastanti esperienze politiche, nel Parlamento italiano sono però entrati interessi, bisogni, debolezze ed aspirazioni di tutto il nostro paese. Al nostro Parlamento possono essere mosse molte critiche, ma nella storia del nostro paese esso è stato l'unico luogo istituzionale in cui sono stati rappresentati tutti i problemi, tutte le identità, tutti i ceti sociali. È stata ed è l'unica sede istituzionale che ha visto e vede rappresentati al suo interno tutti gli italiani, cittadini provenienti da ogni parte del paese ed appartenenti a tutte le classi sociali. In Italia non c'è stato problema sociale che non sia stato portato in Parlamento, non c'è stata decisione del Governo di una qualche importanza che non sia passata attraverso il Parlamento prima di esplicare i suoi effetti nella società.
L'intrecciarsi delle culture, delle identità, delle esperienze che hanno dato vita