Allegato A
Seduta n. 756 del 6/7/2000


Pag. 16


...

(Sezione 8 - Iniziative per la demolizione degli uffici costruiti a Punta Perotti - Bari)

H)

I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri dell'ambiente, dei beni e delle


Pag. 17

attività culturali, degli affari regionali, della giustizia e dell'interno, per sapere - premesso che:
l'8 giugno il Corriere della Sera ha denunciato, in un articolo di fondo di Guido Vergani, lo scandalo amministrativo-architettonico-ambientale rappresentato dalla costruzione di una muraglia edilizia che chiude il mare di Bari a Punta Perotti, posta sotto sequestro da 16 mesi;
lo scandalo, di cui sono responsabili il comune di Bari, la regione Puglia, le sovrintendenze regionali e provinciali dei beni culturali, la ditta costruttrice Matarrese, gli architetti progettisti, è reso ancora più grave dalla recentissima sentenza della Corte d'appello di Bari secondo cui «il fatto non sussiste»;
il tentativo del Ministro Melandri di sostituirsi alla regione Puglia, che non adottava i piani paesistici, è stato frustrato dal Tar con la motivazione che a tutela della costa c'è la legge Galasso;
la legge Galasso, risalente al 1985, era stata peraltro vanificata in Puglia con la non approvazione dei piani paesaggistici, che la suddetta legge prevede;
la cultura urbanistica barese e nazionale si è ben guardata dal solidarizzare fino in fondo con chi, come «Italia Nostra», denunciava gli ecomostri baresi, al punto che soltanto venerdì 9 giugno (vedi Corriere della Sera, pagina 13) uno dei due progettisti locali ammette: «Siamo caduti non dico in una trappola, ma in quel giro di affari»;
l'architetto Renzo Piano, il cui placet sarebbe stato a suo tempo richiesto ed ottenuto per meglio varare l'ecomostro, si limita a scaricare le colpe dello scempio su «chi ha dato i permessi», negando che costoro si siano fatti forti anche di un potere culturale indifferente se non colluso con imprenditori, politici, amministratori, funzionari (vedi Corriere della Sera dell'11 giugno);
il sindaco di Bari, Di Cagno Abbrescia, non deplora la sentenza assolutoria della Corte d'appello, ma informa che nel mare antistante l'ecomostro, preceduti da lavori di insabbiamento, «potrebbero sorgere due palazzi, così come prevede il piano regolatore della città varato nel 1976» (Corriere della Sera, 9 giugno);
contro la legge regionale pugliese, che permette di costruire in deroga alla «Galasso» se l'edificio abbia carattere di «pubblica utilità», il Tar di Lecce ha sollevato eccezione di incostituzionalità alla fine del 1999;
il procuratore generale presso la Corte d'appello di Bari, Dibitonto, ha annunciato di voler attendere il dispositivo della sentenza per impugnarla eventualmente in Cassazione -:
se i Ministri interpellati ritengano che l'opera di bonifica degli uffici statali, iniziatasi qualche giorno fa con la nomina del nuovo soprintendente ai beni culturali di Bari, proseguirà in tutte le branche dell'amministrazione; e se siano emerse, presso i vari ministeri, inazioni, omissioni, collusioni o altre corresponsabilità dei funzionari pubblici con la cupola politico-professionale-imprenditoriale barese;
se intendano ribadire la decisione, già annunciata alla stampa, di proporre al Consiglio dei ministri, l'esproprio, il rimborso e la demolizione degli ecomostri di Bari e di altre località, ai sensi della legge n. 426 del 1998;
se intendano proporre al Governo che lo Stato si rifaccia del pubblico denaro che sarà speso per l'acquisto, la demolizione e il ripristino ambientale, con azioni di rivalsa nei confronti di tutti i responsabili delle omissioni che hanno reso possibili gli scempi.
(2-02479)«Orlando, Monaco, Di Capua».
(14 giugno 2000).