Allegato B
Seduta n. 746 del 22/6/2000


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TESORO, BILANCIO E PROGRAMMAZIONE ECONOMICA

Interrogazioni a risposta orale:

COLA e BOCCHINO. - Al Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge n. 497 del 1996 e la connessa legge di conversione n. 588 del 1996, aventi ad oggetto disposizioni urgenti per la ristrutturazione, la privatizzazione del Banco di Napoli ed il conseguente salvataggio dell'istituto di credito simbolo del Mezzogiorno, furono oggetto, sia in sede di discussione sia successivamente, di forti polemiche ed aspre critiche;
tanto, soprattutto in considerazione dello strabiliante prezzo fissato in poco più di 60 miliardi con il quale l'Ina-Bnl acquisirono il 51 per cento del Banco di Napoli dal tesoro;
più specificamente, le valutazioni negative dai più avanzate, e consacrate anche in numerosi atti di sindacato ispettivo, evidenziavano più che uno stato di decozione dell'istituto partenopeo, una gravissima crisi finanziaria della Bnl, banca di cui, in effetti, si sarebbe realizzato il salvataggio;
tali affermazioni trovarono poi conferma in verifiche, poste in essere da autorevoli società di certificazione, ed anche dal bilancio della Bnl, approvato negli anni successivi, da cui emergeva un forte passivo;
il gruppo San Paolo-Imi dopo quattro anni acquista il Banco di Napoli, in una situazione finanziaria poco chiara, che risente degli strascichi della crisi in cui l'Istituto San Paolo di Torino versava negli anni 1995-1996;
in particolare, il San Paolo sta procedendo alla cessione pro soluto di 3.500 miliardi di crediti problematici, a fronte dei quali sarà realizzato un ricavo di ridicole dimensioni rispetto alla massa ceduta (all'incirca il 4 per cento), che testimonia una situazione allarmante del portafoglio problematico e della sua gestione che, grazie alle svalutazioni, condiziona pesantemente il bilancio della banca -:
se non si ritenga indifferibile, al fine di tutelare gli interessi del Banco di Napoli, che coincidono con quelli di gran parte della gente del sud - atteso il ruolo svolto da sempre dall'istituto di credito napoletano - verificare la fondatezza dei rischi prospettati e, quindi, se l'operazione di acquisto sia effettivamente vantaggiosa per la collettività;
se, più specificamente, non sia il caso di interessare l'istituto di vigilanza per sollecitare l'invio di una commissione ispettiva, onde far luce sulla correntezza e sulla correttezza delle attività di concessione del credito e sulla conseguente trasparenza della gestione del portafoglio problematico, con particolare riferimento agli accantonamenti per le quote di rischio atteso ed inatteso.
(3-05882)

COLA e BOCCHINO. - Ai Ministri del tesoro, del bilancio e della programmazione economica e del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 588 del 1996, per il salvataggio del Banco di Napoli, imponeva anche alcuni sacrifici cui avrebbero dovuto soggiacere i dipendenti della banca, in aggiunta a quelli richiesti ai contribuenti;
la gestione del Banco di Napoli, negli esercizi degli anni 1997, 1998 e 1999, si è


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appalesata oculata e decisamente positiva, tanto da realizzare utili sempre più rilevanti;
evidentemente, per effetto di tale ammirevole attività di rilancio dell'istituto di credito partenopeo, il gruppo San Paolo-Imi, che in questi giorni ha concluso l'acquisto del Banco di Napoli, ha pagato un prezzo di ben 6.000 miliardi di lire a fronte dei 61 miliardi di lire pagati dall'Ina-Bnl nel 1996, per l'acquisto del 51 per cento del Banco di Napoli dal tesoro;
tale valutazione appare ineccepibile, a meno che non si voglia, ricorrendo a sospetti ed a congetture, ritenere che il prezzo così basso di acquisto nel 1996 non fosse finalizzato al salvataggio della Bnl, all'epoca in grave crisi finanziaria, e non a quello ipocritamente enunciato con enfasi del Banco di Napoli;
nonostante il Banco di Napoli sia considerato, come gli incontrovertibili dati finanziari dimostrano, del tutto risanato, nei confronti dei dipendenti, a cui espressamente la nuova proprietà ha prospettato licenziamento in massa, vengono operate trattenute in forza della citata legge e di incredibili accordi sindacali;
tale modus procedendi ha fatto sì che, alla fine, i dipendenti finiscano per essere le uniche vittime di un'operazione poco trasparente, per tentare il salvataggio di un sistema creditizio in affanno;
a rendere più grave, se non tragica, la situazione è l'intenzione, peraltro non celata, del San Paolo-Imi di provvedere, così come emerge anche dai comunicati delle varie organizzazioni sindacali, ad una riduzione di 1.500 unità - o del 15 per cento dell'organico a regime (se non di 3.000 unità, come sostenuto da alcune fonti attendibili) - dell'istituto partenopeo, decisione che, se confermata, apparirebbe palesemente iniqua e paradossale. Infatti, il maxi-esubero potrebbe sembrare essere stato annunciato non per salvare il Banco, ma per trasferire il potere decisionale -:
se non si ritenga di dover urgentemente intervenire per salvaguardare l'enorme impegno professionale e l'ammirevole sforzo prodotto dal Banco di Napoli per risanare i propri bilanci ed affinché siano neutralizzati gli effetti della legge n. 588 del 1996, al fine di dare ai lavoratori del Banco di Napoli un trattamento uguale a quello dei dipendenti di tutto il settore;
se non sia indispensabile ed indifferibile prendere provvedimenti ed assumere iniziative per la difesa dei livelli occupazionali, sia diretti che dell'indotto, affinché i sacrifici sostenuti in questi anni dai lavoratori e dai contribuenti non vengano vanificati in un'operazione di mero carattere finanziario che annienta una realtà economica del Mezzogiorno e distrugge migliaia di posti al Sud.
(3-05883)

Interrogazioni a risposta scritta:

ERRIGO. - Al Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica. - Per sapere - premesso che:
i proventi del Coni derivanti dai concorsi a pronostici (Totocalcio, Totogol e Totosei) non sono più in grado di far fronte alle necessità finanziarie dello sport italiano;
secondo i vertici del Coni l'unica strada percorribile per un rilancio del Totocalcio, e degli altri giochi legati al calcio, sarebbe quella di un accordo con l'Enel, che garantirebbe il finanziamento necessario per un progetto di ammodernamento della rete di ricevitorie;
l'Enel, nonostante la partecipazione del Tesoro, è a tutti gli effetti una società per azioni largamente privata;
l'Enel ha già da tempo avviato un progetto di diversificazione entrando nel mercato delle telecomunicazioni, delle televisioni e dei servizi idrici -:
se non sia opportuno che il processo di diversificazione dell'Enel si rivolga ora a mercati complementari attinenti alla sua vocazione, come avviene per le grandi


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«utilities» degli altri paesi industrializzati, e non a quello dei giochi e delle scommesse, totalmente estraneo alla sua missione e già occupato da soggetti, pubblici, misti e privati, fortemente competitivi e dotati di risorse;
se non si corra il rischio di far diventare l'Enel l'ente predestinato a succedere all'Iri nella fornitura di «servizi a perdere», o comunque di prodotti e servizi «i più diversi tra loro», senza che esista una linea strategica capace di dare garanzie agli investitori e rendere il titolo credibile sulle piazze finanziarie.
(4-30461)

VASCON, COVRE, LUCIANO DUSSIN, GUIDO DUSSIN, DALLA ROSA, STEFANI e DONNER. - Al Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica. - Per sapere - premesso che:
come appreso da Il Gazzettino del 21 giugno 2000, risulta che tale signor Giancarlo Trevisan, di anni quarantasei, abitante in Vicenza, da molti anni sia affetto da diabete;
le difficoltà rappresentate dalla malattia medesima inducono il signor Trevisan a sottoporsi ad una serie di visite e controlli, sulla base dei quali nel 1995, il ministero del tesoro gli comunica di averlo cancellato dalle liste protette, in quanto come si può leggere dalla notifica «La Commissione sanitaria per l'invalidità civile ha ritenuto che la signoria vostra non possiede residue capacità lavorative e relazionali, che possono essere utilmente impiegate in attività lavorative»;
la malattia del signor Trevisan nel suo progredire porta nel 1996 alla amputazione del piede sinistro. Nei mesi a seguire al Trevisan viene applicata una protesi alla gamba, in modo che lo stesso possa comminare;
a seguito, al signor Trevisan l'Inps eroga una pensione mensile di invalidità per un importo di lire 370 mila circa e un assegno di accompagnamento di 800 mila lire circa;
successivamente, con il continuo evolversi della malattia, nel luglio del 1998 al signor Trevisan viene amputato anche l'altro piede, quindi lo stesso si ritrova a dovere affrontare una situazione drammatica, in quanto la moglie che fungeva da accompagnatrice si ritrova anch'essa ammalata. Stando a quanto riportato, la signora Trevisan soffre di una malattia rarissima, se non addirittura individuata come unico caso in Italia, (protoporfiria-eritropoietica), malattia diagnosticata all'ospedale civile di Firenze, in pratica la signora non tollera la luce del sole e nemmeno la luce artificiale, quindi deve vivere sempre al buio;
venti giorni fa circa, la prefettura di Vicenza, informa il signor Trevisan che in data 27 ottobre 1999, la sua indennità di accompagnamento è stata revocata, e non solo ma che lo stesso deve anche restituire l'importo sino ad oggi riscosso dal 27 ottobre 1999;
quindi con un piede solo lo stesso aveva diritto alla indennità, ora che non ne ha neanche uno, lo stato gli revoca l'indennità -:
se della cosa il Ministro ne sia al corrente;
se non ritenga il caso di promuovere una inchiesta interna volta alla individuazione dei o del responsabile di simile inaccettabile accaduto, giustamente denunciato dall'organo di stampa Il Gazzettino;
se non ritenga più che doveroso un suo rapido, immediato, e personale intervento, un intervento che vada nello specifico a risolvere subito questa vergognosa parentesi di mala e scriteriata gestione amministrativa che vede coinvolti loro malgrado dei cittadini completamente inermi e indifesi, i quali devono subire sulla propria pelle tutte le deficienze amministrative burocratiche che il caso rappresenta.
(4-30462)


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SAONARA. - Al Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano Il Sole 24 Ore di lunedì 19 giugno 2000 riporta che la legge 7 marzo 1996 n. 108, «Disposizioni in materia d'usura», era stata chiara: «l'attività di mediazione o di consulenza nella concessione di finanziamenti (...) è riservata ai soggetti iscritti in apposito albo istituito presso il ministero del tesoro, che si avvale dell'ufficio italiano cambi» (articolo 16). L'albo avrebbe finalmente regolamentato un'attività fino ad allora consentita a chiunque avesse voglia di esercitarla, con tutte le conseguenze negative che questo poteva comportare non solo per la potenziale clientela ma anche per le migliaia di mediatori seri e preparati che lavorano nel nostro Paese;
le intenzioni fossero buone è dimostrato dal fatto che la prima bozza di regolamento istitutivo dell'albo (proposto dalla Presidenza del Consiglio) risale a pochi mesi dopo l'entrata in vigore della legge. A cambiare le carte in tavola ci pensa, però, il decreto legislativo n. 319 del 1998 di riordino dell'ufficio italiano cambi, che all'articolo 5 prevede espressamente che i compiti attribuiti all'Uic dalla legge n. 108 del 1996 vengano svolti «a titolo principale e diretto». Vuol dire che la titolarità dell'albo dei mediatori creditizi passa di mano? Sì, per l'Uic. No, per il tesoro, che ha ricevuto dal Governo l'incarico di elaborare il regolamento;
a fine 1998 interviene un parere del Consiglio di Stato che dà ragione all'Uic, ma il tesoro impiega ancora un anno per produrre un testo che, a novembre 1999, viene inviato a tutte le amministrazioni competenti per il parere. La vicenda sembra avviarsi a conclusione il 14 marzo scorso, giorno in cui l'ufficio legislativo del tesoro invia finalmente la bozza di regolamento a Palazzo Chigi. Ma ancora una volta tutto si arena. Si è appena insediato il Governo Amato quando il «preconsiglio» dei Ministri, incaricato di vagliare la conformità degli atti sottoposti all'approvazione dell'esecutivo, registra l'esistenza di «osservazioni» da parte di alcune amministrazioni centrali e rinvia l'esame del regolamento a data da destinarsi. Da allora il provvedimento, di cui il ministero del tesoro ha chiesto recentemente di diventare «coproponente», non compare più nell'ordine del giorno delle riunioni del Governo -:
quali iniziative il Governo intenda porre in atto per superare l'attuale situazione ed evitare - quindi - la proliferazione di personaggi senza scrupoli in una attività che presenta evidenti rischi di ricaduta in dinamiche di truffa, usura e riciclaggio.
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FRAGALÀ, LO PRESTI e GIUDICE. - Al Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica. - Per sapere - premesso che:
nel 1999 è stato perfezionato l'acquisto del gruppo Mediocredito Centrale - Banco di Sicilia da parte del gruppo Banca di Roma;
precedentemente il gruppo Mediocredito Centrale - Banco di Sicilia aveva avviato un processo di risanamento con un accordo sindacale del 25 febbraio 1998 in materia di esodo volontario del personale, sulla base di quanto espressamente previsto dalle leggi nn. 388 e 449 del 1997 e che ha disciplinato l'esodo di circa 1.800 lavoratori;
l'indennità di accompagnamento è una «indennità equipollente al trattamento di fine rapporto», in virtù del regime fiscale attribuitole dalla combinata disposizione dell'articolo 59, comma 3, della legge n. 449 del 1997 e delle circolari del ministero delle finanze n. 326/E del 23 dicembre 1997 e n. 3 del 9 ottobre 1998, e la differenza con il TFR consiste, pertanto, nel fatto che l'indennità di accompagnamento, per una scelta consentita dalla stessa legge n. 449 del 1997, è corrisposta «ratealmente» e non in unica soluzione;


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agli esodati veniva garantita una prestazione previdenziale integrativa al momento della maturazione del diritto alla pensione AGO, mentre agli esodati di provenienza Sicilcassa, che hanno maturato l'accesso alle prestazioni AGO, non viene erogata la prestazione previdenziale integrativa (per la quota relativa al premio di rendimento virtuale fissato nell'accordo) malgrado tale impegno sia sancito esplicitamente sempre nello stesso accordo del 25 febbraio 1998;
non si ha notizia dell'avvenuto versamento da parte del Banco di Sicilia dei contributi volontari, né dell'unificazione dei periodi contributivi per il lavoro svolto presso il Banco con altri già versati all'Inps, con conseguenti erogazioni di pensioni decurtate;
inoltre, non è stato definito lo status giuridico e fiscale del personale esodato, determinando per lo stesso l'impossibilità di fare la dichiarazione dei redditi e di poter fruire delle detrazioni fiscali previste dalla legge;
risulta agli interroganti, infine, che il costituendo Fondo per gli esuberi del settore creditizio, pur prevedendo delle condizioni più favorevoli rispetto a quelle adottate per gli esodati con l'accordo del febbraio 1998 non le estenderebbe alla categoria di cui in oggetto -:
in quale modo il Governo intenda intervenire per risolvere la situazione di stallo nella quale versano gli esodati del Banco di Sicilia e della ex Sicilcassa in seguito all'accordo di cui in oggetto ed ai danni dei quali si sta consumando una vera e propria azione discriminatoria rispetto a tutto il restante personale del settore creditizio.
(4-30467)