Allegato B
Seduta n. 746 del 22/6/2000


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BENI E ATTIVITĄ CULTURALI

Interpellanza:

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per i beni e le attività culturali, per sapere - premesso che:
con il decreto legislativo 20 luglio 1999, n. 273, la Triennale di Milano è stata trasformata in fondazione. Il decreto annovera, tra i soci di diritto della fondazione stessa, soltanto il Comune di Milano e il ministero per i beni e le attività culturali. Tuttavia, in sede di prima applicazione, è previsto che anche la regione Lombardia possa farvi parte, versando un miliardo l'anno per quattro anni;
al termine del primo mandato, la regione potrà tornare a far parte della Triennale seguendo le norme stabilite per la partecipazione dei privati: o versando da sola una somma annua pari al 15 per cento del patrimonio stimato della fondazione (ovvero circa 6 miliardi all'anno), oppure versando una cifra minore in associazione con altri soggetti, pubblici o privati -:
se il Governo, valendosi delle facoltà previste dalla legge Bassanini, non ritenga di provvedere a modificare l'aliquota del 15 per cento stabilita dal decreto legislativo, che di fatto rende impossibile la partecipazione dei privati alla fondazione Triennale;
se non ritenga di provvedere, sempre in sede di modifica del decreto legislativo, a determinare, in forma fissa e indipendente, dall'ingresso di eventuali privati, la partecipazione della Regione Lombardia alla fondazione.
(2-02492)«La Russa, Alboni».

Interrogazioni a risposta scritta:

BALLAMAN. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
all'interrogante risulta che da quasi sette mesi gli obiettori di coscienza che


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lavorano presso il vostro ministero sono senza stipendio;
visto che lo stipendio, se di stipendio si può parlare vista la cifra, è di 178.000 mensili per trentasei ore settimanali;
visto il numero degli obiettori non elevatissimo, sono infatti 2.300 -:
quali iniziative il ministero interrogato intenda applicare al fine di far finire codesta vergogna, rapportata ad esempio con gli importi puntualmente erogati ad extracomunitari e disoccupati che farebbero lavori socialmente utili.
(4-30460)

CAPARINI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
l'altopiano di Ossimo-Borno, in provincia di Brescia, è sede da circa trent'anni di ritrovamenti archeologici. Nel 1988, grazie a Giancarlo Zerla, è stata realizzata la prima campagna scavi, condotta sin da allora da Francesco Fedele ad Avola, 860 metri di quota, a circa due chilometri dall'abitato di Ossimo Superiore. Il professor Fedele, docente di antropologia preistorica alla Seconda Università di Napoli e all'Ateneo di Caserta, nelle sue campagne di scavi ha rinvenuto ad Ossimo un'area sacra risalente all'età del Rame (3200-2200 a.C.) caratterizzata dalla collocazione di grandi pietre simboliche dette statue menhir, massi di speciale significato abitualmente istoriati con segni e figure, che alludono alla forma umana. Proprio il sito archeologico di Avola aggiunge elementi di conoscenza tali da permettere la piena riscoperta di questo capitolo di preistoria, grazie a un programma di ricerca che fa di Ossimo una capitale dell'archeologia preistorica alpina. Tuttavia i rinvenimenti archeologici dell'altopiano di Borno, per un problema di competenze, rischiano di essere portati altrove, non solo danneggiando gli studi che sul luogo di rinvenimento sono ancora da portare avanti, ma soprattutto privando Ossimo di una potenziale risorsa turistica, quale potrebbero sicuramente essere in futuro i reperti di Avola;
Giancarlo Zerla, artista-ricercatore di Ossimo, lamenta sulle pagine del Brescia oggi del 16 marzo 2000 che tanti, troppi reperti preistorici e archeologici giacciono «dimenticati» fuori dalla Valcamonica; oltre trenta stele istoriate (una ventina di questi monoliti sono stati scoperti dallo stesso Zerla) e addirittura un'intera necropoli romana con 12 tombe contenenti arredi e corredi appartenenti ad artigiani e alla gens altolocata, sono usciti dalla Valcamonica destinati ad altri siti;
il professor Francesco Fedele sostiene le richieste di Giancarlo Zerla scrivendo alla direzione generale del Parlamento europeo per chiedere che i reperti archeologici (in prevalenza stele e massi istoriati) venuti alla luce sull'altopiano di Ossimo-Borno vengano conservati sul posto: «Mi permetto di scriverle - si legge nella missiva - come studioso di archeologia alpina e come responsabile, in particolare, del programma di ricerche e scavi avviato nel 1988 sull'altopiano di Ossimo-Borno, che ha goduto e gode del sostegno dei comuni e di numerosi privati del territorio e che ha impartito un impulso decisivo alla comprensione del patrimonio archeologico, soprattutto preistorico. Patrimonio che anzitutto dovrebbe essere acquisito come inalienabile dotazione dell'altopiano, secondo quanto indicato da Zerla, e in secondo luogo potrebbe e dovrebbe essere valorizzato come significativo polo culturale alpino e quindi europeo». Il professore Fedele «questi monumenti intrattengono con la terra d'origine rapporti specifici e indissolubili, al punto da far apparire arbitrario e negativo il sottrarli e trasferirli. Altri tipi di reperti archeologici potranno essere spostati senza danno sul piano scientifico e storico, ma questi no». Il professor Fedele fa poi notare che nella zona si è cominciato a ricostruire la storia naturale, cioè l'habitat umano e ambientale, ragione per cui ogni mutilazione finisce col rovinare irreparabilmente il quadro d'insieme. «I siti e i materiali di cui si parla - spiega - corrispondono a luoghi


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che sono stati voluti, prescelti e appositamente creati nel paesaggio di cui si è cominciato a ricostruire la storia ambientale. La rimozione dei monumenti preistorici di questo altopiano assume il carattere di una spoliazione a danno di un territorio alpino che proprio in tali manifestazioni ancestrali può invece trovare patrimonio di storia e motivi di identità». A giudizio del professor Fedele non bisognerebbe dimenticare che siamo in presenza «di una delle più rimarchevoli manifestazioni della preistoria alpina e sudeuropea, che ha raggiunto il suo culmine nel terzo millennio avanti Cristo» -:
se il Ministro non intenda rispettare i diritti dei comuni di presentare la storia e i valori culturali della loro terra mantenendo il loro patrimonio archeologico e preistorico nel luogo d'origine anche al fine di valorizzarlo conferendogli la giusta dimensione europea.
(4-30464)

BOVA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
la giunta comunale di Cosoleto (Reggio Calabria) ha adottato una deliberazione immediatamente eseguibile, la n. 31 del 31 maggio 2000, con la quale venivano decisi i lavori di demolizione di «ruderi» siti in pieno centro storico;
i lavori di demolizione sono stati avviati con sorprendente celerità e sospesi, dopo il coraggioso intervento di un consigliere comunale che si è frapposto fra la ruspa e quello che rimaneva da demolire, intendendo così difendere beni ritenuti patrimonio storico della città;
i «ruderi» sono ciò che rimane delle mura perimetrali di Cosoleto e sono comprensive di un prezioso portale, opera di valenti artigiani locali, di un antico «Palazzotto» - così identificato anche dalla popolazione locale - testimonianza storico-architettonica sopravvissuta al catastrofico terremoto del 1783;
nessuna autorizzazione parrebbe essere stata richiesta alle competenti Autorità;
la stessa relazione tecnica allegata alla richiamata deliberazione giudica «... irrecuperabile il rudere di che trattasi salvo un mirato intervento di consolidamento ed adeguamento...» -:
quali urgenti misure intenda assumere al fine di accertare:
a) il valore storico-architettonico del manufatto in questione;
b) se sussistono le condizioni atte a ripristinare lo stato dei luoghi;
c) la concreta possibilità del Ministero di intervenire con propri mezzi e risorse, nonché di sensibilizzare le competenti autorità regionali al fine di recuperare il «Palazzotto»;
d) ogni eventuale responsabilità amministrativa ed assumere le determinazioni del caso;
e) se sono state rispettate le norme vigenti in materia.
(4-30471)