Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 740 del 14/6/2000
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(Attuazione del progetto industriale relativo all'azienda Lebole ad Arezzo)

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Giannotti n. 3-05821 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 7).
L'onorevole Giannotti ha facoltà di illustrarla.

VASCO GIANNOTTI. Signor Presidente, signor ministro, il 7 luglio 1999 è stato firmato un accordo tra Marzotto e i sindacati per mantenere ad Arezzo la produzione della divisione uomo (500 capi al giorno, 300 occupati). Si tratta dell'ultimo degli accordi, che fa seguito a ripetuti piani di ristrutturazione - spesso siglati anche al tavolo del Ministero del lavoro o di quello dell'industria - che sono costati molto alle lavoratrici ed ai lavoratori, operai ed impiegati della Lebole. Dai 2.480 occupati del 1987 si è passati ai circa 300 di oggi, con continuo ricorso alla cassa integrazione ed alla mobilità. Sono stati compiuti errori strategici e di gestione, vi è stata una volontà di ridimensionare e di smobilitare l'azienda, giustificando tutto questo con la mancanza di competitività. Non doveva andare per forza così, diversi erano gli impegni assunti nel 1987, all'atto della cessione da parte dell'ENI alla Marzotto. Cantarelli, che acquisì anch'egli dall'ENI nel 1987, lo stabilimento di Terontola, ha portato gli occupati da 160 a 320, produce ad Arezzo e compete nel mondo.
Ciò che le chiedo, signor ministro, è che la Marzotto sia richiamata al rispetto integrale dell'accordo del luglio 1999.

PRESIDENTE. Il ministro del lavoro e della previdenza sociale ha facoltà di rispondere.

CESARE SALVI, Ministro del lavoro e della previdenza sociale. Signor Presidente, come ha ricordato l'onorevole Giannotti, nel luglio dello scorso anno era stato raggiunto un accordo complesso ed articolato con le organizzazioni sindacali presso le associazioni industriali per consentire, sia pure con un graduale contenimento degli organici, la continuazione dell'attività della divisione uomo in Arezzo. È da segnalare come, a seguito dell'accordo, la nuova struttura organizzativa prevedesse l'utilizzo di meno di un terzo degli spazi disponibili nell'area Lebole di Arezzo.
Il 24 febbraio scorso si è svolto presso il comune di Arezzo un incontro tra le istituzioni locali - regione, provincia e comune - e tutte le organizzazioni economiche e sindacali della provincia di Arezzo al fine di esaminare la situazione della Lebole, con l'obiettivo della difesa dell'occupazione e della riattivazione delle aree non più utilizzate. Da questo incontro sono emerse due linee di lavoro, che riguardano, su un versante, l'attuazione degli accordi del luglio 1999 e, sull'altro, l'elaborazione di un progetto per l'utilizzazione delle aree non necessarie alla residua attività della Lebole, per risolvere esigenze di servizio per la città e per sviluppare l'innovazione e la qualificazione del sistema produttivo.
Sulla base delle notizie che mi sono state fornite dalla regione, è stata convocata dall'assessore regionale una riunione per il 24 luglio prossimo, con comune, provincia, gruppo Marzotto e sindacati provinciali per la verifica di quegli accordi. Posso comunque ulteriormente rassicurare l'onorevole Giannotti in ordine alla mia piena disponibilità ad aprire a livello nazionale un tavolo di confronto con il ministro dell'industria, per verificare,


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insieme ovviamente alle istituzioni locali ed alle organizzazioni produttive interessate, sia il rispetto degli accordi sia le modalità di utilizzazione dell'area Lebole eccedente la produzione industriale.
Questo credo richieda che vengano privilegiate le vocazioni territoriali, nonché i progetti che nascono anche grazie alla valorizzazione delle forze economiche locali.

PRESIDENTE. L'onorevole Giannotti ha facoltà di replicare.

VASCO GIANNOTTI. Signor ministro, sono soddisfatto per la sua risposta. Mi permetta di sottolineare ancora che il 24 febbraio 2000 - neanche quattro mesi fa, come anche lei ha giustamente ricordato - è stata sottoscritta un'intesa tra comune, provincia di Arezzo e regione Toscana per chiedere a Marzotto il rispetto dell'accordo del 1999 per lo sviluppo produttivo dello stabilimento Lebole, impegnandosi a rispettare essi stessi quella parte dello stesso accordo che prevede l'utilizzazione delle aree non necessarie all'attività industriale per progetti di servizi alla città di innovazione e qualificazione del sistema produttivo aretino.
Comune, provincia e regione hanno dunque detto di essere pronti a fare la loro parte: le chiedo, signor ministro, di operare, come lei stesso ha detto, di concerto con il ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, affinché gli impegni siano rispettati da tutti, a cominciare da Marzotto. Il tavolo nazionale, che lei si è impegnato a promuovere, di concerto con quello regionale, credo risponda a questa esigenza. Vorrei invitarla a proseguire su questa strada affinché, in tempi brevi, si possa davvero tornare ad una pratica di concertazione.
La città di Arezzo ha dato molto a Marzotto, come le lavoratrici e i lavoratori della Lebole hanno dato molto ad Arezzo. Con la Lebole, nei primi anni sessanta, è nata quella che poi è diventata una delle capitali della moda in Italia. C'è dunque motivo per chiedere una soluzione che, garantendo un futuro alla produzione Lebole, veda sorgere in quell'area servizi innovativi alle attività industriali e commerciali legate al made in Arezzo e servizi legati - perché no? - allo sviluppo di un turismo culturale d'affari, vista la posizione geografica della città di Arezzo. Tutto questo deve avere Marzotto quale protagonista, insieme ad altri imprenditori aretini: un progetto non calato dall'alto, non importato dall'esterno, ma capace di stimolare energie e risorse locali aderenti, quindi, alle esigenze e alle vocazioni naturali di Arezzo e del suo territorio.
Questo è quello che hanno chiesto le istituzioni e le forze sociali ed economiche di Arezzo. Mi aspetto una disponibilità dell'imprenditore Marzotto. Mi auguro che l'iniziativa del Governo possa aiutarci ad andare in questa direzione: è quello che dobbiamo alla città ed è anche quello che Marzotto deve ad Arezzo ed alle lavoratrici ed ai lavoratori della Lebole, che tanto hanno dato e che non devono rischiare di perdere il lavoro senza nemmeno raggiungere la pensione.

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