Allegato A
Seduta n. 740 del 14/6/2000


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(Sezione 4 - Riconoscimento di indennizzi ai soldati italiani della seconda guerra mondiale fatti prigionieri dagli americani)

CREMA. - Ai Ministri del tesoro, bilancio e programmazione economica e della difesa. - Per sapere - premesso che:
dopo l'8 settembre del 1943, dei 50 mila prigionieri italiani catturati dagli americani e trasferiti negli Usa, 33 mila accettarono di lavorare per gli


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Stati Uniti, percependo un terzo della retribuzione direttamente, mentre la rimanenza veniva versata in un Prisoner Fund destinato ad essere loro restituito a guerra finita;
tale somma, ammontante ad oltre 26 milioni di dollari ed equivalente, attualmente, a 400 miliardi di lire, fu consegnata tra il 1948 ed il 1949, insieme all'elenco completo dei Pow (Prisoners of war) cui erano destinati, al Ministro del tesoro Giuseppe Pella e fu versata presso la tesoreria provinciale dello Stato di Roma, dove era stata istituita apposita contabilità speciale, intestata all'Ufficio di amministrazione personali militari vari del ministero della difesa, che tramite i distretti militari effettuava il pagamento agli interessati delle somme dovute;
il ministero della difesa nel 1966 considerò esaurite tutte le pratiche di indennizzo e ritenne opportuno chiudere la contabilità suddetta, le cui rimanenti disponibilità furono versate all'Erario;
per 50 anni alcuni dei prigionieri di allora hanno inutilmente tentato di rientrare in possesso delle somme loro dovute, ammontanti a un decina di milioni a testa, costituendo un «Comitato rivendicazioni prigionieri di guerra» e riuscendo - fin dal 1996 - ad accedere negli Stati Uniti alla documentazione riguardante i 33 mila prigionieri di guerra, comprese le liste nominative;
recentemente la trasmissione radiofonica «Radioacolori» condotta da Oliviero Beha ha dedicato i suoi spazi all'approfondimento della questione, più volte denunciata dagli interessati e oggetto di atti di sindacato ispettivo;
da numerose dichiarazioni dei diretti interessati e dal raffronto con il «Libro Bianco sugli assegni corrisposti ai prigionieri italiani in Usa», del 1961 e a cura del ministero della difesa, ad un primo esame risultano evidenti notevoli discrepanze: nel libro Bianco sono presenti quasi esclusivamente i nomi di soldati italiani che furono tenuti prigionieri dagli americani in Nord Africa e Francia, ma uno solo risulta essere stato prigioniero negli Stati Uniti;
inoltre, le testimonianze sinora raccolte mostrano differenti tipologie di prigionieri: alcuni tra quelli presenti nel Libro Bianco confermano di essere stati pagati per intero, altri sostengono di essere stati pagati solo in parte, altri ancora di non essere stati pagati affatto e, ancora, tra i non inclusi nel Libro Bianco, alcuni risultano non essere mai stati pagati;
l'Associazione nazionale reduci dalla prigionia afferma che lo stato italiano ha liquidato a pochi ex prigionieri solo la prima tranche (4 milioni di dollari) dei soldi ricevuti dagli Usa, peraltro «truffandoli» in quanto i certificati di credito rilasciati dagli americani furono liquidati con un cambio dalle 100 alle 300 lire per dollaro, mentre il cambio era di 573 lire per dollaro, e del rimanente se ne persero le tracce;
l'associazione suddetta sostiene inoltre che, all'epoca, pur di non pagare, le autorità italiane sostennero la necessità di una legge applicativa che rendesse possibile il pagamento, senza che la proposta di legge poi presentata fosse mai convertita e, successivamente, l'Avvocatura di Stato rispose che gli ex collaboratori dovevano ritenersi pagati con la corresponsione del denaro ricevuto in prigionia: il solo capitano Domenico Salvatore riuscì a vincere una causa contro il ministero della difesa, ma lo Stato fece ricorso alla Corte Suprema, che capovolse la sentenza a lui favorevole -:
se non si ritenga opportuno porre in essere tutte le iniziative possibili ed in tempi ragionevoli, affinché non ci si trinceri ulteriormente dietro le difficoltà di reperimento dei dati e sia riconosciuto ai diretti interessati o ai loro eredi quanto già loro dovuto in tempi ormai racchiusi sui libri di storia. (3-05820)
(13 giugno 2000)