Allegato B
Seduta n. 739 del 13/6/2000


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TESORO, BILANCIO E PROGRAMMAZIONE ECONOMICA

Interrogazione a risposta immediata:

ARMAROLI, SELVA e GASPARRI. - Ai Ministri del tesoro, del bilancio e della programmazione economica e per gli affari regionali. - Per sapere - premesso che:
la Liguria aveva perduto larga parte degli aiuti di Stato alle imprese, in quanto l'ex presidente della giunta regionale, Giancarlo Mori, aveva lasciato cadere - a quanto pare - l'invito dell'allora Ministro del tesoro professor Giuliano Amato a rivolgersi agli altri presidenti delle regioni del nord, al fine di operare una compensazione tra le zone territoriali interessate;
nella riunione dei presidenti delle regioni del nord, indetta a Genova nei giorni scorsi dal presidente «polista» della giunta della regione Liguria, Sandro Biasotti, è stata raggiunta un'intesa per una riscrittura della mappa degli aiuti di Stato alle imprese, in guisa tale da avvantaggiare da un lato la Liguria e il Friuli-Venezia Giulia e, dall'altro, da non penalizzare le altre regioni settentrionali partecipanti, tutte governate dal centro-destra;
si è verificata una solidarietà tra regioni del nord favorita dall'omogeneità di direzione politica, circostanza che in precedenza non si era verificata, a dispetto del fatto che giunta regionale della Liguria e Governo nazionale fossero espressione del medesimo schieramento politico;
si deve registrare, con viva sorpresa, che esponenti di spicco della maggioranza di Governo hanno espresso sprezzanti giudizi sulla intesa intervenuta a Genova, e che in particolare il Ministro dei trasporti dottor Pier Luigi Bersani ha addirittura parlato, al riguardo, di «fatto eversivo», forse perché in qualità di Ministro dell'industria del secondo Governo D'Alema non si era fatto minimamente parte diligente per agevolare l'imprenditoria ligure -:
se non ritengano un fatto estremamente positivo che dopo un estenuante contenzioso, che si era concluso con un nulla di fatto e che per sovrammercato ha comportato un grave ritardo nella ripartizione dei fondi comunitari rispetto agli altri Stati della Unione europea, le regioni del nord abbiano raggiunto un'intesa che sblocca definitivamente la vexata quaestio degli aiuti di Stato alle imprese, con soddisfazione di tutte le regioni interessate.
(3-05816)

CARAZZI. - Ai Ministri del tesoro, del bilancio e della programmazione economica e del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
dal 1989 al 1999, e particolarmente il 1991 e il 1993, secondo i dati della Banca d'Italia, si è accresciuta la diseguaglianza nella distribuzione dei redditi tra le famiglie. I redditi da pensione, per le famiglie prive di altre risorse, non sempre riescono a fornire una tutela rispetto al rischio della povertà -:
quali interventi si intendano prendere per migliorare la condizione dei percettori di pensioni minime.
(3-05817)

ORLANDO. - Al Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica. - Per sapere - premesso che:
il giorno 8 giugno i presidenti di 4 regioni a statuto ordinario del nord si sono incontrati in Liguria per gettare le basi di un'azione comune nei confronti del governo centrale e dello Stato nazionale per l'attribuzione alle regioni di nuove competenze in un contesto federale;
fra tali competenze è stata inclusa la ridistribuzione degli aiuti di stato alle singole regioni secondo nuovi parametri fissati dalle regioni stesse;
nei giorni immediatamente successivi i presidenti delle regioni Friuli-Venezia Giulia e del Veneto hanno avanzato l'idea di attribuire alle regioni stesse la gestione dell'IRPEF e il potere di variare le aliquote fiscali;
fra i progetti ci sarebbero quello di una «legge Tremonti» su misura per il Veneto, per detassare ancor più ampiamente gli utili reinvestiti;
tali progetti in materia fiscale si aggiungono a quelli già fumosamente enunciati in tema di scuola, sanità, istruzione professionale e sicurezza;
il sottosegretario al Tesoro Piero Giarda ha già replicato ironicamente sottolineando che all'eventuale devoluzione di quote molto rilevanti del gettito delle principali imposte erariali alle regioni dovrebbe corrispondere un equivalente impegno delle regioni stesse nel rimborso del debito pubblico;
occorrerebbe una riforma della Costituzione per attribuire maggiori competenze alle regioni, le quali già oggi dispongono dell'IRAP, che fornisce 55.000 miliardi di gettito annuale e dal 2001 potranno disporre del 26 per cento dell'IVA (pari ad altri 35.000 miliardi) e inoltre potranno usufruire di un'addizionale IRPEF dell'1,4 per cento, per un totale di 5.000 miliardi;
in passato le regioni non hanno dimostrato particolare solerzia nell'imporre, ai loro abitanti, prelievi fiscali, consentiti dall'ordinamento -:
se il governo nazionale intenda porre immediatamente argine al dilagare di tante proposte e provocazioni prima che, per iniziativa di altri esponenti regionali, si arrivi, come del resto ha ieri ammonito il presidente della regione Campania, Antonio Bassolino, alla rottura della Conferenza dei presidenti di Regione, con il rischio di far fallire sul nascere la nuova esperienza degli esecutivi regionali eletti dai cittadini e di compromettere la serena approvazione della riforma del federalismo, di cui il Parlamento tornerà ad occuparsi nella prossima settimana.
(3-05819)

CREMA. - Ai Ministri del tesoro, bilancio e programmazione economica e della difesa. - Per sapere - premesso che:
dopo l'8 settembre del 1943, dei 50 mila prigionieri italiani catturati dagli americani e trasferiti negli Usa, 33 mila accettarono di lavorare per gli Stati Uniti, percependo un terzo della retribuzione direttamente, mentre la rimanenza veniva versata in un Prisoner Fund destinato ad essere loro restituito a guerra finita;


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tale somma, ammontante ad oltre 26 milioni di dollari ed equivalente, attualmente, a 400 miliardi di lire, fu consegnata tra il 1948 ed il 1949, insieme all'elenco completo dei Pow (Prisoners of war) cui erano destinati, al Ministro del tesoro Giuseppe Pella e fu versata presso la tesoreria provinciale dello Stato di Roma, dove era stata istituita apposita contabilità speciale, intestata all'Ufficio di amministrazione personali militari vari del ministero della difesa, che tramite i distretti militari effettuava il pagamento agli interessati delle somme dovute;
il ministero della difesa nel 1966 considerò esaurite tutte le pratiche di indennizzo e ritenne opportuno chiudere la contabilità suddetta, le cui rimanenti disponibilità furono versate all'Erario;
per 50 anni alcuni dei prigionieri di allora hanno inutilmente tentato di rientrare in possesso delle somme loro dovute, ammontanti a un decina di milioni a testa, costituendo un «Comitato rivendicazioni prigionieri di guerra» e riuscendo - fin dal 1996 - ad accedere negli Stati Uniti alla documentazione riguardante i 33 mila prigionieri di guerra, comprese le liste nominative;
recentemente la trasmissione radiofonica «Radioacolori» condotta da Oliviero Beha ha dedicato i suoi spazi all'approfondimento della questione, più volte denunciata dagli interessati e oggetto di atti di sindacato ispettivo;
da numerose dichiarazioni dei diretti interessati e dal raffronto con il «Libro Bianco sugli assegni corrisposti ai prigionieri italiani in Usa», del 1961 e a cura del ministero della difesa, ad un primo esame risultano evidenti notevoli discrepanze: nel libro Bianco sono presenti quasi esclusivamente i nomi di soldati italiani che furono tenuti prigionieri dagli americani in Nord Africa e Francia, ma uno solo risulta essere stato prigioniero negli Stati Uniti;
inoltre, le testimonianze sinora raccolte mostrano differenti tipologie di prigionieri: alcuni tra quelli presenti nel Libro Bianco confermano di essere stati pagati per intero, altri sostengono di essere stati pagati solo in parte, altri ancora di non essere stati pagati affatto e, ancora, tra i non inclusi nel Libro Bianco, alcuni risultano non essere mai stati pagati;
l'Associazione nazionale reduci dalla prigionia afferma che lo stato italiano ha liquidato a pochi ex prigionieri solo la prima tranche (4 milioni di dollari) dei soldi ricevuti dagli Usa, peraltro «truffandoli» in quanto i certificati di credito rilasciati dagli americani furono liquidati con un cambio dalle 100 alle 300 lire per dollaro, mentre il cambio era di 573 lire per dollaro, e del rimanente se ne persero le tracce;
l'associazione suddetta sostiene inoltre che, all'epoca, pur di non pagare, le autorità italiane sostennero la necessità di una legge applicativa che rendesse possibile il pagamento, senza che la proposta di legge poi presentata fosse mai convertita e, successivamente, l'Avvocatura di Stato rispose che gli ex collaboratori dovevano ritenersi pagati con la corresponsione del denaro ricevuto in prigionia: il solo capitano Domenico Salvatore riuscì a vincere una causa contro il ministero della difesa, ma lo Stato fece ricorso alla Corte Suprema, che capovolse la sentenza a lui favorevole -:
se non si ritenga opportuno porre in essere tutte le iniziative possibili ed in tempi ragionevoli, affinché non ci si trinceri ulteriormente dietro le difficoltà di reperimento dei dati e sia riconosciuto ai diretti interessati o ai loro eredi quanto già loro dovuto in tempi ormai racchiusi sui libri di storia.
(3-05820)


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Interrogazione a risposta orale:

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica. - Per sapere - premesso che:
da giugno 1999 a maggio 2000 la raccolta netta di fondi di diritto italiano è risultata negativa per 5.267 milioni di euro;
nello stesso periodo, al contrario, la raccolta di strumenti finanziari di diritto estero di società italiane è risultata positiva per 37.556 milioni di euro;
è evidente la maggiore difficoltà per la Banca d'Italia a tenere sotto controllo diretto i flussi di liquidità;
è altrettanto evidente che il «saldo negativo» finisce per sottrarre all'erario italiano ingenti risorse, poiché ogni società italiana che costituisce una succursale all'estero si garantisce risparmi fiscali di considerevole rilevanza;
il Presidente di Assogestioni dottor Mario Arcelli, nel corso della sua audizione dinanzi alla Commissione finanze della Camera dei deputati il 7 giugno 2000 ha senza mezzi termini affermato che una delle ragioni principali che spinge le società italiane ad aprire branch e succursali in Irlanda e Lussemburgo è di carattere fiscale;
la convenienza fiscale dell'espatrio è così elevata che sarebbe francamente puerile pensare che le società italiane non decidano conformemente;
appare ineludibile affrontare il problema tenendo conto dei dati significativi e del «saldo passivo» del nostro Paese in tema di raccolta di fondi -:
se il «saldo negativo» della raccolta netta di fondi italiani venga effettivamente considerato, come affermato dal presidente di Assogestioni, espressione dell'enorme vantaggio fiscale che ritraggono le società italiane, sol che aprano, in Irlanda o in Lussemburgo, una succursale;
in caso affermativo, quali interventi intenda operare il Governo per tentare un auspicabile riequilibrio delle condizioni fiscali che consentirebbe un consistente vantaggio erariale per il nostro Paese.
(3-05812)

Interrogazione a risposta scritta:

LUCCHESE. - Al Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica. - Per sapere:
se - visto il fallimento di tutta la linea economica dei governi di sinistra - non


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intendano almeno cambiare indirizzo, metodi e sistemi;
se il Governo si renda conto che la netta diminuzione dei consumi delle famiglie italiane è conseguenza di una politica economica sbagliata, degli sconsiderati aumenti delle tariffe della luce, telefono, gas, della grossa speculazione sulla benzina, nonché delle imposte e tasse che piovono ogni giorno sui bilanci delle famiglie ormai ridotte all'osso, bastevoli solo per la sopravvivenza;
cosa intenda fare il Governo di fronte a questa triste realtà, si vuole proseguire nella linea del disastro, che ormai ha portato allo sfacelo il Paese ed alla disperazione e alla miseria gran parte degli italiani, tranne i grossi speculatori che hanno visto moltiplicarsi i loro profitti.
(4-30238)