Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 736 dell'8/6/2000
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(Utilizzazione della struttura sanitaria «San Raffaele» per il polo oncologico di Roma)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Gramazio n. 2-02462 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 12).
L'onorevole Gramazio ha facoltà di illustrarla.

DOMENICO GRAMAZIO. La ringrazio, signor sottosegretario, e mi auguro che lei abbia partecipato in questi giorni alle trattative per l'acquisizione del San Raffaele per la costituzione del polo oncologico nella nostra regione.
Non devo illustrare al sottosegretario, che di questi problemi se ne intende, quanto sia importante arrivare alla conclusione di una vertenza - mi permetta di dire di una contrapposizione - che io e il collega Conti abbiamo voluto evidenziare più volte anche nella XII Commissione affari sociali nei confronti del ministro. Ricordo anche all'onorevole Di Capua,


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allora sottosegretario, quante volte sollecitai il Governo a fare chiarezza sulla sua impostazione circa il polo oncologico nella nostra regione.
Ricordo che l'attuale struttura del Regina Elena è completamente al di fuori di ogni norma; vi è una situazione che ritengo grave anche sotto i profili del lavoro del personale e dei malati che ricorrono alle cure dell'IFO e di quella struttura. Gli operatori hanno più volte sottolineato la necessità di trovare una soluzione ai problemi del polo oncologico del centro-sud. È vero, infatti, che si tratta del polo oncologico del Lazio, ma è anche vero che attorno ad esso si muovono tutto il centro-sud e addirittura le isole, che fanno riferimento a questa struttura.
Non voglio ricordare che è innanzitutto necessario che l'IFO non sia più commissariato, ma abbia finalmente un proprio consiglio di amministrazione, con un proprio responsabile ed un proprio presidente, perché sono ormai anni che si corre dietro ai commissariamenti. Questo non è però l'aspetto importante della questione, che è invece il fatto che ogni giorno i quotidiani romani, laziali e credo di ogni parte d'Italia parlano della necessità o meno del trasferimento del polo oncologico.
Il 14 aprile vi fu il comunicato dell'allora ministro della sanità, onorevole Rosy Bindi, la quale, in accordo con il sindaco di Roma, con il presidente della regione e con l'assessore alla sanità ed alla salute della regione, comunicò ufficialmente che la struttura del San Raffaele era stata acquisita a bene dell'IFO. Mentre veniva rilasciata questa dichiarazione, di cui quindi i giornali erano pieni (finalmente il polo oncologico in una struttura moderna), qualche ora dopo interveniva un comunicato ufficiale della Tosinvest (il gruppo che ha acquistato da don Verzè la proprietà della struttura San Raffaele), che diceva che non vi era stata alcuna vendita, ma che tra i vari enti locali e il Governo era stato solo predisposto un protocollo per l'acquisizione del bene.
Sicuramente sul San Raffaele vi è stata una brutta figura, ma non quando il Governo il 14 aprile ha dichiarato di aver acquisito il bene, mentre non era vero, bensì un anno prima, quando, in una trattativa lunga e serrata, don Verzè - quindi la proprietà, che era la fondazione Monte Tabor -, decise di vendere al Governo, quindi allo Stato italiano, ossia all'IFO e al Ministero della sanità, il bene San Raffaele.
Quest'ultimo, per chi lo conosce, è una struttura modernissima, dislocata in una zona d'oro, perché quando si parla dello svincolo di Mostacciano e quindi di una collocazione in quel luogo sappiamo perfettamente che si fa riferimento ad una situazione ottimale e che l'area stessa è un luogo ottimale, al punto che qualche tempo fa lo stesso preside della facoltà di medicina dell'università La Sapienza, il professor Frati, ha parlato più volte della possibilità di trasferire in quel luogo la seconda facoltà di medicina dell'università stessa, contrapponendosi anche ad un vecchio discorso ed al vecchio interesse che aveva la facoltà di medicina di Tor Vergata. Su questo bene, quindi, vi è stato anche un conflitto.
Mentre tale conflitto era in atto (sembra una lunga telenovela, ma bisogna ricordarla tutta per arrivare alle conclusioni) e mentre era in corso la trattativa tra il Governo - quindi il ministro Rosy Bindi - e don Verzè - quindi la fondazione del Monte Tabor -, quando si stava per firmare e sembrava che l'operazione fosse completamente conclusa, don Verzè, invece, firma e vende al gruppo sanitario Tosinvest, che diventa il proprietario della struttura per circa 280 miliardi (275, miliardo più, miliardo meno, non è questo il problema). Il Governo - cioè lo Stato italiano - fu beffato all'ultimo momento da un imprenditore privato, che fu più veloce e credo più intelligente nell'operazione, perché quando si compra un bene chi è più bravo sul mercato riesce ad acquistarlo e il gruppo Tosinvest acquisì il bene San Raffaele.
Il sottosegretario Labate, la quale è attenta a questi problemi, sa benissimo che cominciò poi una trattativa con l'allora assessore alla sanità della regione


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Lazio, Lionello Cosentino, per l'accreditamento dei posti letto. Il sottosegretario sa altresì perfettamente (lo ricorda anche l'allora sottosegretario Di Capua) che poi, negli ultimi giorni di consiglio regionale, la regione permise l'accreditamento di 70 posti letto di vecchie strutture del gruppo Tosinvest, trasferiti nei beni della nuova struttura e quindi del San Raffaele.
Qualche giorno fa la giunta regionale del Lazio, presieduta da Storace, era riunita per stabilire la possibilità anche per la regione di intervenire in modo concreto nella trattativa, dopo una serie di incontri, signor sottosegretario, che il ministro Veronesi ebbe con il presidente Storace e con l'attuale assessore alla sanità, il professor Saraceni. A tali incontri partecipò, proprio per la sua competenza specifica, il commissario straordinario dell'IFO, attuale direttore generale del Ministero della sanità. Nel corso di un incontro ufficiale, la regione dichiarò la sua disponibilità ad una operazione dell'IFO, in favore del polo oncologico, per l'acquisizione del San Raffaele.
Nel corso di una riunione della giunta, si verifica l'altra telenovela: il gruppo Tosinvest dichiara che non è più disponibile, o meglio non è più disponibile sulla base dei precedenti accordi, alla vendita del bene allo Stato ed avanza una sua proposta, ossia una società mista pubblico-privato per la gestione del San Raffaele.
Mentre avviene tutto ciò, mentre la telenovela seguita a richiamare l'attenzione della stampa quotidiana e degli organi preposti (il Governo, la regione, il comune, la provincia, i soggetti interessati ai problemi della sanità nella nostra regione e non solo in essa), la controparte dichiara di non essere più disponibile. Il presidente della giunta regionale Storace comunica che il polo oncologico si deve fare; lo stesso fa, in un'intervista rilasciata qualche giorno fa ad un grande quotidiano, il ministro della sanità Veronesi, che abbiamo più volte sollecitato in Commissione a dare risposte precise. Ricordo le domande poste dal sottoscritto e dal collega Conti durante la sua audizione.
Mentre si verifica detta situazione, il presidente della regione Lazio dichiara l'indisponibilità della regione all'accreditamento di nuovi posti letto, perché ciò farebbe saltare il piano regionale sanitario. Infatti, la regione Lazio presenta la più alta spesa sanitaria; abbiamo appreso l'altro giorno dalle dichiarazioni ufficiali del Ministero della sanità che il debito della regione Lazio - oggi ce lo ha confermato in un incontro il presidente della regione Storace - è superiore ai 3.300 miliardi. Si tratta di un debito pesantissimo che grava sulle spalle della regione. L'accreditamento di un posto letto, allora, potrebbe far saltare ulteriormente la spesa.
Al termine dell'indicata riunione della giunta regionale, il presidente Storace comunica l'indisponibilità della regione ad una trattativa che potesse determinare l'accreditamento di posti letto nella struttura del San Raffaele; anzi, il presidente Storace conferma che, in caso di mancata acquisizione del San Raffaele, vi è la volontà del trasferimento in altra struttura, facendo l'esempio - da noi poi ribadito e ricordato in questi giorni con una visita che, quale parlamentare, ho fatto in quella struttura - del Forlanini, un vecchio complesso che potrebbe essere rimodernato. Vi è stata, quindi, una contrapposizione.
Qualche giorno fa il ministro ha ricevuto una comunicazione del gruppo Tosinvest e credo abbia avuto pure una serie di incontri; così, per lo meno, abbiamo letto sui giornali e chiediamo a lei, gentile sottosegretario, di farci sapere qualcosa di più. Qualche giorno fa la regione Lazio, ma anche il ministro Veronesi in un'intervista rilasciata al quotidiano Il Messaggero, hanno dichiarato di essere pronti all'acquisizione del bene e che avrebbero avuto un incontro con la proprietà, ossia con il gruppo Tosinvest (è notizia di ventiquattro ore fa).
Qualche giorno fa ho chiesto al Presidente della Camera di sollecitare il Governo affinché rispondesse ad un'antica serie di interrogazioni parlamentari su una situazione che, sicuramente, interessa


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non solo gli aspetti sanitari della regione Lazio, ma anche la politica sanitaria del Governo ed i finanziamenti della sanità pubblica, se è vero come è vero che il ministro Bindi, qualche ora prima di lasciare il Ministero della sanità, ha dichiarato che erano a disposizione dell'IFO 320 miliardi per l'acquisizione del San Raffaele.
C'è, allora, una posizione precisa: il San Raffaele deve essere acquistato per trasferirvi il polo oncologico; a risposta negativa, non può esservi alcuna combinazione per la gestione di un bene non più acquisito dall'IFO (se non glielo si vende, all'IFO non lo si può nemmeno affittare). Infatti, come ha dichiarato l'allora ministro Bindi e come ha confermato l'attuale ministro, professor Veronesi, i 320 miliardi servono per l'acquisizione di un bene e non per il suo affitto, perché si potrebbe affittare qualsiasi altro bene. Negli ultimi mesi, l'intera politica sanitaria è stata indirizzata verso la costituzione di un importante polo oncologico in una struttura moderna.
È questo quindi il richiamo che ci siamo permessi di fare giorni fa al Presidente della Camera affinché si potessero avere dal Governo notizie più precise per chiudere anche questa telenovela. La regione ha la necessità di capire meglio questa vicenda ed il Parlamento di conoscere quali siano gli investimenti per la sanità che il Governo intende fare; non si possono buttare a mare i 320 miliardi stabiliti per l'acquisizione, ricordando che il gruppo Tosinvest aveva acquistato quel bene per 280 miliardi. Pertanto lo Stato si è fatto scippare da una società privata un bene che un anno e mezzo fa costava 280 miliardi e che oggi - lo ha dichiarato il ministro Rosy Bindi prima di lasciare il Ministero della sanità - viene valutato 320 miliardi. Si è trattato quindi di un'operazione che ha arrecato un danno sul piano economico, ma che è sicuramente valida su quello della salute, della costruzione di un polo oncologico, nonché dal punto di vista della volontà, più volte ribadita dai direttori generali e da quanti operano al Regina Elena, di trasferirlo in una struttura moderna.
Negli anni passati era stato stabilito che il polo oncologico dovesse essere collocato nell'ospedale Sant'Andrea, che risulta costruito in un luogo inaccessibile, perché alcuni vincoli paesaggistici fanno sì che in quella zona non possano essere aperte altre strade; invece lì è stato trasferita, dopo lo smembramento del policlinico Umberto I, la seconda cattedra di medicina dell'università di Tor Sapienza. Qualche giorno fa il presidente della regione Storace, insieme all'assessore Saraceni, ha visitato quella struttura ed è stato accolto dalle massime autorità dell'università di Roma: stranamente era assente proprio colui il quale non avrebbe dovuto esserlo, e cioè il direttore generale di quella struttura, nominato qualche mese fa dall'assessore Lionello Cosentino, il quale non ha sentito il diritto-dovere, pur essendo presenti il rettore dell'università, il preside della facoltà di medicina, il presidente della regione nonché l'assessore alla sanità, neanche di farsi vedere. Riteniamo che quella nomina sia stata arbitraria: l'allora assessore alla sanità ha nominato un soggetto che era già direttore generale del San Filippo Neri anche direttore generale della struttura del Sant'Andrea. Mi è sembrato, questo, un accorpamento alquanto dubbio, che ci ha lasciato veramente perplessi, a maggior ragione perché tale direttore generale non ha sentito il diritto-dovere di essere presente alla visita, annunciata ufficialmente, del presidente della regione.
Desidero ricordare che il Sant'Andrea fu costruito per ospitare l'IFO e che, dopo la decisione di dividere l'Umberto I, vi si è invece insediata una struttura importante come la II facoltà di medicina, cosa che pertanto cozzerebbe con un eventuale trasferimento del polo oncologico, il quale ha come possibile unica struttura quella del San Raffaele. In alternativa, se non è possibile la vendita, vi sarebbe la possibilità di un trasferimento alla struttura del Forlanini. Spetta al Governo tentare di risolvere questo problema. I soldi ci sono:


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investiamoli in una struttura moderna, che sia anche di accoglienza per i malati oncologici che fanno riferimento agli ospedali del centro-sud.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la sanità ha facoltà di rispondere.

GRAZIA LABATE, Sottosegretario di Stato per la sanità. Desidero innanzitutto dire all'onorevole Gramazio che mi atterrò al contenuto della sua interrogazione, in quanto il suo ragionamento ha spaziato su una serie di questioni che, anche in relazione al polo oncologico, hanno messo a fuoco tutte le problematiche che la politica sanitaria della regione Lazio deve affrontare in ordine all'efficienza sia dei poli universitari sia di quelli oncologici. Pertanto mi limiterò strettamente alle questioni che l'onorevole Gramazio ha posto con la sua interrogazione.
Per quanto riguarda le prime questioni poste, relative ad una intervista apparsa sul quotidiano Il Giornale del presidente della fondazione del Monte Tabor, credo che parte delle affermazioni fatte ora in quest'aula dall'onorevole Gramazio diano conto del fatto che non si è trattato né della volontà di espellere nessuno né di estorcere consensi ad operazioni non chiare e trasparenti in ordine a questa materia.
L'onorevole Gramazio ricordava che erano in corso trattative con il Ministero della sanità e la fondazione Monte Tabor proprio per le capacità con cui aveva costituito in Roma il polo del San Raffaele con le caratteristiche qui descritte. Che cosa sia accaduto nell'arco di brevissimo tempo per cui la fondazione del Monte Tabor e la Tosinvest abbiano deciso la transazione e chiuso il contratto credo che occorrerebbe chiederlo al presidente della fondazione Monte Tabor e chiedergli anche se vi siano state ragioni di mercato che invece hanno fatto valutare alla fondazione Monte Tabor più conveniente la cessione al gruppo Tosinvest che non proseguire la trattativa con il Ministero della sanità.
La seconda parte dell'interpellanza chiama in causa l'autorità del Governo nella persona del ministro della sanità e dell'attuale Ministero della sanità per esprimere la propria opinione su una questione così importante per la capitale del nostro paese come quella di un adeguato trasferimento del polo oncologico dal Regina Elena alla struttura, visti gli accordi che sono poi venuti avanti tra il gruppo Tosinvest, gli enti locali ai diversi livelli e il Ministero della sanità allorché si è riproposta la questione che, fatta quell'acquisizione immobiliare da parte del gruppo Tosinvest, per la capitale del nostro paese si pone sempre in relazione allo stesso oggetto di tanti anni precedenti: come è possibile, essendovi una realizzazione così efficiente dal punto di vista qualitativo come quella descritta, realizzare il trasferimento del Regina Elena nella suddetta realtà? Da qui le dichiarazioni ufficiali del precedente ministro della sanità. Conosco il riferimento alla smentita, ma da questo punto di vista non abbiamo strumenti di controllo delle dichiarazioni apparse sui giornali e delle controdichiarazioni successive. Sta di fatto che vi era un protocollo d'intesa con un impegno economico sostanziale e formale del Ministero per realizzare l'operazione del passaggio del Regina Elena al San Raffaele Monte Tabor di Roma. Questo era ed è un impegno sostanziale.
Vorrei ricordare al collega Gramazio che esattamente in data 17 maggio il presidente dell'attuale giunta regionale del Lazio, Storace, e l'assessore regionale Saraceni hanno incontrato il ministro della sanità Veronesi proprio per riproporre questa delicata questione, anche se, cambiando l'amministrazione regionale, il gruppo Tosinvest ha fatto sapere dai giornali della sua non piena disponibilità a portare in porto questa operazione. Inoltre, dalla lettura dei giornali si sa che probabilmente a un gruppo economico di quella portata interessa fare altre operazioni sul San Raffaele piuttosto che realizzare il trasferimento del polo oncologico.


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Fortunatamente, la giunta regionale Storace ha assunto una posizione molto forte in relazione alla non possibilità di effettuare accreditamenti spuri nella nostra realtà, ancorché gli accreditamento stiano in una strategia di programmazione regionale attraverso la quale si dosano le forze pubbliche e private per corrispondere in termini di prestazioni socio-sanitarie alle effettive necessità della popolazione del Lazio e anche della popolazione del Mezzogiorno che gravita intorno a queste strutture ospedaliere. Vi è dunque questa ferma posizione. Peraltro nelle discussioni e sui giornali si è evidenziata una strana filosofia - così almeno ritiene il Governo - sulla necessità di affittare queste strutture. Tuttavia, il rapporto costo-benefici dell'affitto della struttura San Raffaele Monte Tabor non poteva portare non solo la giunta regionale del Lazio, ma nemmeno il Ministero della sanità ad accedere ad una tale soluzione posto che il Ministero della sanità non ha mai cambiato opinione. Il San Raffaele di Monte Tabor deve essere acquisito perché possa avvenire un regolare ed efficace trasferimento del polo oncologico del Regina Elena in quella struttura.
Veniamo all'oggi, per dare una risposta soddisfacente all'interrogazione dell'onorevole Gramazio: esattamente ieri, 7 giugno, si è riunito il consiglio d'amministrazione della Tosinvest che ha dato mandato alla famiglia Angelucci di riprendere la trattativa con il Ministero della sanità per la vendita dell'ospedale privato San Raffaele di Mostacciano. Questa amministrazione ritiene che l'acquisto di detto ospedale sia, non solo la soluzione adeguata, ma anche la più immediata per ospitare il polo oncologico, le cui caratteristiche sono state illustrate, in maniera molto chiara, dal collega Gramazio. Infatti, il trasferimento dal Regina Elena al San Raffaele di Mostacciano potrebbe avvenire in tempi brevissimi, mentre, per la soluzione ventilata dal presidente della giunta regionale del Lazio, il trasferimento al Forlanini, sarebbero necessari lavori di ristrutturazione che, nella migliore delle ipotesi, durerebbero non meno di due anni.
L'indicazione del ministro della sanità Umberto Veronesi data il 17 maggio al presidente Storace e all'assessore Saraceni è chiara: il Ministero è interessato ad avere il San Raffaele di Roma, una struttura molto bella, efficiente e di qualità. L'incontro si è concluso con l'intesa che l'accordo si sarebbe raggiunto.
Per amore della verità - il collega Gramazio sa della nostra reciproca stima e di quanto entrambi siamo ancorati a tale principio - devo dire che il Ministero della sanità ha sempre svolto la sua attività secondo i princìpi di massima trasparenza e, nel rispetto degli stessi, auspica di avere rapporti chiari, a partire dalle affermazioni fatte nel consiglio di amministrazione della Tosinvest proprio ieri, al fine di riprendere celermente la trattativa. Il ministro della sanità si augura di incontrare, nella prossima settimana, gli organi della regione Lazio perché, a comunicazione avvenuta della volontà della ripresa delle trattative, si possa chiudere questa annosa questione.
Sono d'accordo con l'onorevole Gramazio quando parla di telenovela, ma non condivido quanto affermato in relazione sia all'intervista apparsa su Il Giornale sia ad alcuni passaggi fatti nel suo discorrere più ampio intorno alla questione, vale a dire sull'insinuarsi di un sospetto: che qualcuno abbia voluto non fare le cose corrette o, come dice don Verzè in quell'intervista a Il Giornale, che vi sia stata una volontà della sua espulsione, ancorché don Verzè sappia che il tentativo di venderla alla società Tosinvest fu dettato da una situazione economica debitoria più complessiva, che metteva in stato di necessità il San Raffaele del Monte Tabor che decideva di vendere.
Desidero fare un'affermazione formale e sostanziale, in qualità di rappresentante del Ministero della sanità: dalla prossima settimana si potranno davvero riprendere le trattative con tutti i soggetti annunciati in quel protocollo al quale lei faceva riferimento. Non vi sono problemi di risorse economiche, quindi il Ministero è pronto a fare la sua parte.


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Il gruppo Tosinvest, a giudicare dagli ordini del giorno e dalle conclusioni del consiglio di amministrazione, finalmente ha dichiarato nuovamente la disponibilità a vendere al Ministero della sanità, che prende sul serio tale intenzione e, insieme con la Regione Lazio, riaprirà la negoziazione.

PRESIDENTE. L'onorevole Gramazio ha facoltà di replicare.

DOMENICO GRAMAZIO. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per le parole precise che ha voluto usare nel tentativo di chiudere la telenovela. Quando citavo alcune affermazioni di don Verzè, mi riferivo alle dichiarazioni virgolettate nell'intervista che egli rilasciò al quotidiano Il Giornale, quindi niente di mio.
A proposito della volontà politica espressa, ringrazio il sottosegretario per i modi e i termini con cui ha voluto rispondere a questa nostra interpellanza, che non vuole contrapporre l'opposizione al Governo e viceversa. Vogliamo collaborare insieme affinché da lunedì si possa dire ai cittadini che hanno bisogno di un polo oncologico che la regione, lo Stato, il Governo, gli enti locali e il Parlamento stanno lavorando insieme per tentare di risolvere il problema e per dare ai cittadini del centro-sud e delle isole un polo oncologico serio in locali adeguati.
Gentile sottosegretario, richiamo la sua attenzione sugli aspetti di carattere tecnico che lei ha voluto sottolineare e che io sottolineo ulteriormente. In particolare, sottolineo la necessità dell'acquisizione dell'intero bene, per la somma stabilita, in accordo e in base alle dichiarazioni rilasciate allora dall'ex ministro Rosy Bindi, che disse che vi era una disponibilità di 320 miliardi.
A questa operazione sono poi collegate alcune precise richieste che mi risultano essere state fatte dal gruppo Tosinvest e che non investono il Ministero della sanità e tanto meno la regione Lazio, ma investono alcuni aspetti della politica sanitaria, concordata o da concordare con il comune di Roma, riguardante alcuni beni che la società Tosinvest vuole investire in una zona della città per la costruzione di una struttura ospedaliera.
Ciò non riguarda sicuramente il Parlamento, ma io sono certo, gentile sottosegretario, che lei voglia agire di conseguenza e far conoscere nel più breve tempo possibile al Parlamento - e, per esso, alla Commissione affari sociali - le possibilità di chiusura di questa trattativa, che non può riguardare l'affitto del locale, ma la sua acquisizione ai beni dello Stato - e, quindi, dell'IFO in questo caso -, e che vi sia la volontà politica di concludere l'antica storia del commissariamento dell'IFO in questa regione, affinché quest'ultimo possa avere un presidente, un consiglio di amministrazione e la piena facoltà di operare.
Gentile sottosegretario, credo fermamente che vi sia la volontà da lei espressa - che mi è stata ribadita anche in un colloquio telefonico di alcune ore fa con il ministro della sanità - e che stavolta si possa fare un comunicato congiunto, che non possa essere smentito da dichiarazioni successive in cui si dice che non si è acquistato, non si vuole vendere e si intende affittare, ma che si possa giungere alla conclusione della vicenda.
Esiste la possibilità del trasferimento del polo oncologico in brevissimo tempo. Della sua dichiarazione mi piace anche che lei abbia affermato che il trasferimento dall'istituto Regina Elena al San Raffaele si può realizzare in pochissimo tempo, mentre la possibilità di trovare un'altra collocazione nella struttura del Forlanini, riferita dal presidente della giunta regionale del Lazio, Francesco Storace, comporterebbe almeno due anni di lavoro. Io, che ho visitato tale struttura, concordo con lei sulla necessità di due anni di lavoro e, quindi, concordo sulla necessità di concludere in breve tempo questa «telenovela» - mi permetta la battuta -, che si concluderà con l'acquisizione del bene, con la possibilità immediata del trasferimento e con le attività che il ministro della sanità, la regione Lazio e gli enti locali della città e della


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regione svolgeranno per avere un grande polo oncologico all'altezza della città, a beneficio dei malati e degli operatori sanitari (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Gramazio.
È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

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