Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 736 dell'8/6/2000
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(Rimborso da parte degli enti locali degli oneri per i permessi retribuiti dei propri dipendenti titolari di cariche elettive)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Soave n. 2-02450 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 9).
L'onorevole Abbondanzieri, cofirmataria dell'interpellanza ha facoltà di illustrarla.

MARISA ABBONDANZIERI. Signor Presidente, il senso dell'interpellanza è pienamente dispiegato in quanto è stato scritto. Si è reso necessario farla in quanto probabilmente il decreto attuativo dell'articolo inerente allo status degli amministratori ha messo ulteriormente in evidenza il problema e il disagio che gli amministratori locali vivono soprattutto nei comuni minori.
Certo, si potrà pensare che la nuova tabella delle indennità possa sopperire all'intera problematica, ma così non è perché comunque vi è una soglia sotto la quale anche l'aspettativa non può risolvere il problema di un giusto indennizzo, come avviene nel caso dei sindaci. Infatti, soprattutto nei comuni fino a cinquemila abitanti, vi è una serie di motivazioni prevalenti che portano il sindaco e gli amministratori a non prendere l'aspettativa non retribuita, ma ad usufruire dei permessi retribuiti. Ricordo che i permessi retribuiti si distinguono in tre fattispecie: il permesso retribuito per il sindaco di ventiquattro ore (raddoppiabili a quarantotto); i permessi retribuiti per gli assessori e le giornate dei consiglieri. Poiché ormai i permessi retribuiti devono essere rifusi alle amministrazioni pubbliche (che devono riavere la giornata, le ore, il quantum che il sindaco, la giunta e i consiglieri comunali utilizzano), si crea una situazione per la quale gli amministratori dei comuni, soprattutto di quelli minori (che sono moltissimi), rischiano di non poter più utilizzare il cosiddetto tetto dei permessi retribuiti.
La questione sta creando una situazione di disagio che ha dell'incredibile e che oggi risulta a fronte del dibattito che si è aperto sulle nuove indennità dei sindaci, ulteriormente più pesante e significativa.
Nei comuni, la maggioranza decide se applicare la tabella, come applicarla e se ne assume ogni responsabilità dinanzi ai consigli comunali ed ai propri cittadini. In altri termini, deciderà se applicare subito la tabella oppure no, oppure a regime in un biennio o in un triennio e se ne assume la responsabilità politica. Sulla questione dei permessi retribuiti invece non c'è niente di tutto questo. Non c'è discrezionalità politica. Per i permessi


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retribuiti, la rifusione agli enti di provenienza va fatta, punto e basta, e il costo è considerevole.
Il Sole 24 ore in un articolo di lunedì ha sollevato questo problema (perché evidentemente lo stato di disagio con la legge n. 265 del 1999 sta crescendo) e ha affermato che l'intera operazione grava sulle casse dei comuni, soprattutto di quelli più piccoli, per importi che si aggirano intorno ai 300 miliardi, anche se, per la verità, ancora non vi è una stima effettiva.
Comunque si viene a creare di fatto una situazione che vede il costo dei permessi retribuiti nettamente superiore al costo per le indennità. È facilmente comprensibile, quindi, che nelle realtà minori si rifletta su tale aspetto e si scelga di rinunciare ai permessi retribuiti. Pertanto, credo che il Governo debba valutare tale problema che sta creando gravi difficoltà e sta mettendo a rischio le effettive possibilità di lavoro degli amministratori. Di fatto, si finisce per dire loro che in tema di status si è fatto quasi un passo indietro rispetto alla legge n. 265, compromettendo disponibilità e, in alcuni casi, qualità del lavoro. Non credo sia possibile prefigurare una situazione nella quale, nei comuni grandi si hanno gli staff, si fanno le riunioni a tutte le ore del giorno, prevalentemente la mattina o il pomeriggio, mentre nei comuni più piccoli non si ha il personale e ci si ritrova a fare la riunione di giunta esclusivamente dopo le nove di sera o, addirittura, si convocano i consigli comunali il sabato o la domenica mattina perché, in questo modo, si evitano i rimborsi alle amministrazioni di provenienza.
Capisco che si può dire che il pubblico è trattato allo stesso modo del privato, ma ritengo opportuno considerare il rimborso agli enti pubblici alla stregua di una partita di giro, della quale si deve far carico il sistema istituzionale, perché, diversamente, ci vanno di mezzo la qualità e la disponibilità.
Attendo la risposta del rappresentante del Governo, ma premetto che ritengo che il problema debba essere affrontato nella maniera più decisa possibile, anche al fine di assegnare un ruolo vero alle autonomie e a tutti coloro che si sono messi al servizio delle stesse con gli incarichi e le responsabilità che tutti conosciamo.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno ha facoltà di rispondere.

GIAN FRANCO SCHIETROMA, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, rispondo all'interpellanza urgente iscritta all'ordine del giorno della seduta odierna con la quale gli onorevoli Soave, Abbondanzieri ed altri pongono il problema del rimborso da parte degli enti locali per le spese relative ai permessi retribuiti ai lavoratori dipendenti, sia pubblici sia privati, che svolgono mandato elettivo.
Gli onorevoli interpellanti chiedono di conoscere quali provvedimenti si intendano approvare per risolvere la questione. Il problema posto è senz'altro fondato, soprattutto alla luce delle modifiche introdotte dalla legge n. 265 del 1999, che estende anche ai dipendenti pubblici l'obbligo di rimborso a carico degli enti locali. L'aumento del numero dei soggetti, conseguente all'innovazione legislativa, comporta inevitabilmente una maggiore spesa a carico degli enti locali. Il problema del rimborso da parte di questi ultimi per le spese relative ai permessi retribuiti dei lavoratori dipendenti sia pubblici sia privati, che svolgono mandato elettivo, è stato affrontato recentemente dal Ministero dell'interno. Per quanto concerne i lavoratori dipendenti pubblici, rispetto ai quali la nuova disciplina prevede che i rimborsi siano a carico dei bilanci comunali, il ministero presenterà un emendamento al disegno di legge sulla finanza locale, attualmente in esame al Senato, nel quale verrà presentata una richiesta di abrogazione dell'articolo 24, comma 5 della legge n. 265 del 3 agosto 1999, al fine di ripristinare la previsione normativa di cui all'articolo 4 della legge n. 816 del 1985, secondo la quale gli oneri per i permessi dei lavoratori dipendenti da privati


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o da soggetti pubblici economici è a carico dell'ente o dell'organismo di cui sono amministratori.
Detto ente, su richiesta, è tenuto a rimborsare al datore di lavoro per quanto corrisposto per le ore o giornate di effettiva assenza dal lavoro. In tal modo, vale a dire con il ripristino della normativa precedente, verrà eliminato l'onere a carico dei comuni, che la legge n. 265 aveva previsto indistintamente per tutti i lavoratori sia pubblici sia privati.

PRESIDENTE. L'onorevole Abbondanzieri ha facoltà di replicare.

MARISA ABBONDANZIERI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per ciò che ha detto.
La risposta è buona e proprio per questo è importante che sia conosciuta, affinché si possa dire che l'attenzione è proporzionata al problema. Pertanto, ringrazio il sottosegretario.

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