Allegato A
Seduta n. 726 del 25/5/2000


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(Sezione 7 - Iniziative del Governo circa la fuga di notizie verificatasi sull'inchiesta per l'omicidio del professor Massimo D'Antona)

G)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
domenica 14 maggio 2000 nella cronaca romana de La Repubblica viene pubblicata la notizia che il supertestimone dell'inchiesta sull'omicidio del professor Massimo D'Antona è un bambino di dieci anni che avrebbe riconosciuto il telefonista delle Brigate rosse;
lunedì 15 maggio 2000 vari organi d'informazione rivelano maggiori particolari sul presunto telefonista e sulle tecniche investigative adoperate per individuarlo; mentre la procura della Repubblica di Roma apre un'inchiesta per scoprire chi abbia divulgato tali notizie commettendo il delitto di rivelazione di segreto;
martedì 16 maggio viene arrestato Alessandro Geri, il presunto telefonista, su ordine del gip Lupacchini, con motivazioni, contenute nell'ordinanza di custodia cautelare, che confermano le intercettazioni, i pedinamenti e le testimonianze cui faceva riferimento l'anticipazione giornalistica del 14 maggio;
nella stessa ordinanza il gip Lupacchini afferma la necessità di interrompere la delicata fase di accertamenti in corso e di accelerare la cattura del Geri, a causa della fuga di notizie di origine «istituzionale» che aveva consentito lo scoop giornalistico;
mercoledì 17 maggio il Corriere della Sera, narrando i retroscena dell'arresto del presunto telefonista in un articolo siglato «C.B.», ha rivelato che: a) il Ministro dell'interno Enzo Bianco aveva telefonato personalmente alla signora Olga D'Antona annunciandole la cattura degli assassini del marito entro il 20 maggio, anniversario della morte; b) la signora D'Antona riferì della telefonata al segretario dei democratici di sinistra Valter Veltroni; c) lo stesso Ministro aveva fatto sapere agli investigatori che le date gradite per gli arresti erano i giorni precedenti il 16 o il 20 maggio, cioè la vigilia della festa della Polizia o del primo anniversario dell'omicidio; d) nel febbraio scorso il Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza decise che le informazioni di Polizia e Carabinieri sulle indagini sarebbero state scambiate da allora in poi solo nelle sedi istituzionali, cioè negli uffici della procura della Repubblica;
giovedì 18 maggio il Corriere della Sera ha pubblicato un'intervista del Ministro Enzo Bianco, che tra l'altro ha affermato: «Le parole di Lupacchini sono ineccepibili. S'è trattato di una fuga di notizie istituzionale. E dal momento che non credo che qui al Viminale ci sia un abusivo che intercetta notizie, ritengo che la fuga si sia verificata in uno dei passaggi istituzionali dell'inchiesta. Il danno provocato da chi irresponsabilmente ha rivelato ciò che non doveva rivelare è stato gravissimo... c'è stato dolo. O, comunque, si è trattato di una negligenza inescusabile»;
lo stesso giovedì 18 maggio il Corriere della Sera ha riportato una lettera firmata dalla vedova D'Antona e dall'onorevole Veltroni, i quali smentiscono la ricostruzione dei retroscena e precisano: «In questi ultimi giorni c'è stata una sola telefonata ed è quella con cui Bianco ha annunciato a D'Antona, la mattina di martedì 16, l'avvenuto arresto del presunto telefonista delle Brigate rosse» -:
se il Governo abbia avviato una rapida e rigorosa inchiesta amministrativa per appurare chi e come abbia diffuso le notizie segrete;
quali esiti l'inchiesta amministrativa abbia eventualmente già prodotto indipendentemente dalla rilevanza penale dei fatti, rimessa all'esame della magistratura;
quali conseguenze la fuga di notizie abbia prodotto sulle indagini in corso e se sia stata pregiudicata la possibilità di identificare,


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oltre al presunto telefonista, tutti gli altri componenti della banda terrorista;
in quali specifici episodi sia emerso lo scoordinamento, se non addirittura l'antagonismo, delle forze investigative ed a quali inadempienze ed inefficienze abbia dato luogo;
se il Governo sia a conoscenza che il Ministro dell'interno abbia convocato, in una o più occasioni, gli investigatori della Digos e del Ros per assumere informazioni sullo sviluppo delle indagini, e cioè sui profili rimessi al controllo e alla direzione dell'autorità giudiziaria, interferendo in tal modo nella conoscenza di elementi che avrebbero dovuto restare segreti anche all'autorità di Governo;
se sia dovuta alla consapevolezza di tale indebita interferenza l'assenza del Sottosegretario Brutti agli incontri del Ministro Bianco con gli investigatori;
se di tali inammissibili incontri e di alcuna delle informazioni acquisitevi il Ministro Bianco abbia informato la signora D'Antona anche in una sola occasione;
se il segretario dei democratici di sinistra, onorevole Veltroni, sia stato informato dell'arresto del presunto telefonista dalla signora D'Antona o, secondo altre ipotesi, dal Sottosegretario Brutti, e quando;
se il Governo, di fronte alle indebite interferenze sul corso delle indagini, di fronte all'evidente imputazione di responsabilità del gip Lupacchini a carico di sedi istituzionali ancora imprecisate, ma presumibilmente del ministero dell'interno, di fronte alla carenza di coordinamento e di direzione politica che ha accentuato la perniciosa inclinazione all'antagonismo tra i corpi investigativi, di fronte al discredito riversatosi sullo Stato e segnatamente sugli organi preposti alla sicurezza, non ritenga che il Ministro dell'interno sia venuto meno ai suoi doveri istituzionali, specie se si considera la persistente pericolosità della minaccia terroristica.
(2-02415)
«Pisanu, Vito, Frattini, Prestigiacomo, Alessandro Rubino, Tarditi, Becchetti, Bertucci, Donato Bruno, Cosentino, Di Luca, Frau, Leone, Misuraca».
(22 maggio 2000)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri ed i Ministri dell'interno e della giustizia, per sapere - premesso che:
gravi e ripetute fughe di notizie hanno condizionato e, secondo il Ministro dell'interno, obiettivamente danneggiato il lavoro degli investigatori sull'uccisione di Massimo D'Antona, avvenuta lo scorso 20 maggio 1999;
quel delitto, ad opera delle nuove Brigate rosse, ha riproposto drammaticamente il problema della ripresa del terrorismo nel nostro paese e proprio la tragicità dell'episodio e la sua pericolosità esigono una risposta forte dello Stato, capace di sconfiggere sul nascere ogni ipotesi terroristica, partendo dall'individuazione dei colpevoli e dei mandanti;
ma proprio una «fuga di notizie» nella fase più delicata del lavoro degli inquirenti pare avere recato danno notevole al lavoro degli investigatori e messo a rischio un lavoro paziente e tenace che invece si stava portando avanti e che stava per produrre fatti concreti;
il 14 maggio scorso il giornale «La Repubblica» pubblica nella cronaca romana un articolo a firma dei giornalisti Massimo Lugli e Giuseppe Cerosa che ricostruisce il modo di lavorare usato dagli investigatori e indica in un bambino di 10 anni il super teste per D'Antona, che ha visto in faccia il telefonista delle Brigate rosse. Si spiega nell'articolo della pista elettronica che ha portato poi alla individuazione del telefonista. Ma nell'articolo non si parla di eventuali arresti;
il giorno successivo sullo stesso giornale un articolo di Claudia Fusani spiega


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come nel mirino sia un ristretto gruppo di persone e che si sta per procedere a degli arresti. Sul «Corriere della Sera» lo stesso giorno esce un titolo «D'Antona, identificato il telefonista. Svolta nell'inchiesta BR, coinvolte 20 persone: forse individuato il comando omicida»;
la procura della Repubblica di Roma intanto apre un fascicolo sulla fuga delle notizie e il giudice per le indagini preliminari Otello Lupacchini nell'ordinanza scrive il giorno martedì 16 maggio: «Proprio la fuga di notizie, che non si esita a definire istituzionale, comporta un gravissimo e concreto pericolo»;
analoghe considerazioni sulla fuga di notizie sono state fatte dal Ministro dell'interno Bianco, che ha tra l'altro affermato alla Festa della Polizia che si è recato danno obiettivo alle investigazioni sul delitto D'Antona e ha auspicato che l'autorità giudiziaria individui e punisca i responsabili, anzi gli irresponsabili, e successivamente ha dichiarato: «La talpa può essere tra noi. Può nascondersi certamente in organi istituzionali dello Stato, può essere nell'apparato investigativo. C'è poi una dichiarazione del Sottosegretario, senatore Massimo Brutti, del 20 maggio secondo cui »la fuga di notizie continua su diversi livelli delle indagini, che chi ha parlato sapeva di recare un danno all'inchiesta«;
rispetto poi allo stato di fermo del presunto telefonista delle Brigate Rosse, Alessandro Geri, si intrecciano indiscrezioni e dichiarazioni sulle indagini in cui l'unica cosa certa è la non chiarezza e la difficoltà dell'indagine stessa -:
quale sia il giudizio del Governo su questa inquietante vicenda della fuga di notizie;
quali iniziative il Governo abbia assunto, fatte salve le competenze dell'autorità giudiziaria, per individuare i responsabili;
quali misure abbia adottato, nell'ambito delle proprie competenze e responsabilità, per evitare che fughe di notizie possano ripetersi.
(2-02420)
«Mussi, Bielli, Leoni, Bonito, Soda».
(23 maggio 2000)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
il tre maggio 2000, dopo quasi un anno di indagini sull'assassinio dell'avvocato Massimo D'Antona, il Ministro Bianco, a commento di alcuni arresti eseguiti a Milano dai carabinieri contro un gruppo di autonomi, afferma «sarebbe bellissimo che in occasione dell'anniversario del delitto D'Antona, le indagini in corso potessero dare ulteriori buoni risultati»;
dopo solo undici giorni dall'«auspicio» esternato dal Ministro dell'interno viene rivelata sul quotidiano La Repubblica l'esistenza di un testimone che avrebbe visto in faccia il telefonista delle Brigate rosse. Il superteste è un bambino di dieci anni;
il quindici maggio giornali e agenzie annunciano che è stato individuato il telefonista: la Digos avrebbe individuato in Alessandro Geri l'uomo descritto dal bambino di dieci anni, mentre divampano le polemiche sulla fuga di notizie;
il sedici maggio viene aperta una indagine penale per individuare i responsabili della fuga di notizie. Nel merito il gip, Otello Lupacchini, dichiara «proprio la fuga di notizie, che non si esita a definire istituzionale, comporta un gravissimo e concreto pericolo per la possibilità di smascherare la struttura logistica dell'organizzazione»;
il diciassette maggio l'agenzia Ansa riporta una dichiarazione del Ministro Bianco che si lamenta delle fughe di notizie, responsabili del rallentamento delle investigazioni sull'omicidio D'Antona;
il diciotto maggio il senatore Pellegrino arriva ad affermare che le affermazioni del gip Lupacchini gli avrebbero fatto pensare all'esistenza di un doppio livello


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istituzionale: «uno che contrasta il terrorismo e uno che gli dà una mano» -:
se non ritenga che la fuga di notizie, abbia pregiudicato la possibilità di identificare altri componenti, di più alto livello, della banda terroristica;
se il Governo abbia già avviato una scrupolosa inchiesta amministrativa, al fine di accertare le gravissime responsabilità «istituzionali» che hanno portato alla diffusione di notizie riservate, che hanno minato la credibilità degli organi preposti alla sicurezza dello Stato, nonché rallentato in maniera evidente il corso delle indagini sul delitto D'Antona e, in caso di risposta affermativa, quali siano gli esiti della stessa.
(2-02422)
«Follini, Armosino, Baccini, Balocchi, Buttiglione, Carmelo Carrara, Chincarini, Collavini, D'Alia, Teresio Delfino, Di Comite, Dozzo, Fronzuti, Galati, Gastaldi, Giannattasio, Giancarlo Giorgetti, Giovanardi, Giovine, Lavagnini, Lembo, Marras, Michielon, Peretti, Piva, Rizzi, Oreste Rossi, Santandrea, Savelli, Viale, Alborghetti, Amato, Vincenzo Bianchi, De Ghislanzoni Cardoli, Del Barone, Gazzilli, Giudice, Liotta, Lucchese, Marinacci, Scarpa Bonazza Buora, Taborelli, Vitali».
(23 maggio 2000)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
domenica 14 maggio nelle pagine di Roma de «La Repubblica» è stata pubblicata la notizia che il testimone dell'inchiesta sull'omicidio del professor Massimo D'Antona è un ragazzino di dieci anni che avrebbe riconosciuto il telefonista delle Brigate Rosse;
lunedì 15 maggio altri organi di informazione hanno rivelato maggiori particolari sul presunto telefonista e sulle tecniche utilizzate nelle indagini. La procura della Repubblica di Roma contestualmente ha aperto un'inchiesta per scoprire chi abbia favorito la fuga di notizie;
martedì 16 maggio è stato arrestato, su ordine del gip Lupacchini, Alessandro Geri, il presunto telefonista. Nelle motivazioni, contenute nell'ordinanza di custodia cautelare, sono confermate le intercettazioni e le testimonianze già riferite dalla stampa il 14 maggio;
nella stessa ordinanza il gip Lupacchini afferma la necessità di interrompere la delicata fase di accertamenti in corso e di accelerare la cattura del Geri, a causa della fuga di notizie di origine «istituzionale» che aveva consentito lo scoop giornalistico;
mercoledì 17 maggio il «Corriere della Sera», riportando i retroscena dell'arresto di Alessandro Geri in un articolo siglato «CB.», ha rivelato che: a) il Ministro dell'interno Enzo Bianco aveva telefonato personalmente alla signora Olga D'Antona annunciandole la cattura degli assassini del marito entro il 20 maggio, anniversario della morte; b) la signora D'Antona riferì della telefonata al segretario dei democratici di sinistra Valter Veltroni; c) lo stesso Ministro aveva fatto sapere agli investigatori che le date gradite per gli arresti erano i giorni precedenti il 16 o il 20 maggio, cioè alla vigilia della festa della Polizia o del primo anniversario dell'omicidio; d) nel febbraio scorso il Comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza decise che le informazioni di Polizia e Carabinieri sulle indagini sarebbero state scambiate da allora in poi solo nelle sedi istituzionali, cioè negli uffici della procura della Repubblica;
giovedì 18 maggio sempre il «Corriere della Sera» ha pubblicato un'intervista del ministro Enzo Bianco, in cui, tra l'altro, affermava: «Le parole di Lupacchini sono ineccepibili. S'è trattato di una fuga di notizie istituzionale. E dal momento che non credo che qui al Viminale ci sia un


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abusivo che intercetta notizie, ritengo che la fuga si sia verificata in uno dei passaggi istituzionali dell'inchiesta. Il danno provocato da chi irresponsabilmente ha rivelato ciò che non doveva rivelare è stato gravissimo... c'è stato dolo. O, comunque, si è trattato di una negligenza inescusabile»;
lo stesso giovedì 18 maggio il «Corriere della Sera» ha riportato una lettera firmata dalla vedova D'Antona e dall'onorevole Veltroni, i quali smentiscono la ricostruzione dei retroscena e precisano: «In questi ultimi giorni c'è stata una sola telefonata ed è quella con cui Bianco ha annunciato a D'Antona, la mattina di martedi 16, l'avvenuto arresto del presunto telefonista delle BR» -:
se il Governo abbia già avviato una rigorosa inchiesta amministrativa per appurare chi e come abbia diffuso le notizie segrete;
quali esiti l'inchiesta amministrativa abbia eventualmente già prodotto;
in quali specifici episodi sia emersa la mancanza di coordinamento delle forze investigative ed a quali inadempienze ed inefficienze abbia dato luogo;
quali conseguenze la fuga di notizie abbia prodotto sulle indagini in corso e se sia stata pregiudicata la possibilità di identificare altri componenti della banda terrorista;
se il Governo sia a conoscenza che il Ministro dell'interno abbia convocato, in una o più occasioni, gli investigatori della Digos e del Ros per assumere informazioni sullo sviluppo delle indagini che avrebbero dovuto restare segrete anche all'autorità di Governo;
se di tali incontri e di alcuna delle informazioni acquisitevi il Ministro Bianco abbia informato la signora D'Antona anche in una sola occasione;
se il segretario dei democratici di sinistra, onorevole Veltroni, sia stato informato dell'arresto del presunto telefonista dalla signora D'Antona o, secondo altre ipotesi, dal Sottosegretario Brutti ed in quale occasione;
se il Governo, di fronte alle indebite interferenze sul corso delle indagini, di fronte all'evidente imputazione di responsabilità del gip Lupacchini a carico di sedi istituzionali ancora imprecisate, ma presumibilmente del ministero dell'interno, di fronte alla carenza di coordinamento e di direzione politica che ha accentuato la perniciosa inclinazione all'antagonismo tra i corpi investigativi, di fronte al discredito riversatosi sullo Stato e, segnatamente, sugli organi preposti alla sicurezza, non ritenga che il Ministro dell'interno sia venuto meno ai suoi doveri istituzionali, specie se si considera la persistente pericolosità della minaccia terroristica.
(2-02423)
«Pagliarini, Stucchi, Molgora, Fontanini».
(24 maggio 2000)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere - premesso che:
nei giorni 14 e 15 maggio vari organi d'informazione hanno pubblicato la notizia che il supertestimone dell'inchiesta dell'assassinio del professor Massimo D'Antona è un bambino di dieci anni che avrebbe riconosciuto il telefonista delle Brigate rosse;
nella giornata del 15 maggio, la procura della Repubblica di Roma ha aperto un'inchiesta per scoprire chi abbia divulgato tale notizia, nonché altri particolari riguardanti aspetti delicati dell'inchiesta, che sarebbero dovuti rimanere segreti per consentire il completamento delle indagini e l'individuazione dei responsabili dell'assassinio di un anno fa;
il giudice per le indagini preliminari, dottor Otello Lupacchini, ha parlato di fuga istituzionale di notizie, lasciando intendere che vi è stata una precisa scelta da parte di organi dello Stato nella diffusione delle notizie in questione;


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questo insieme di fatti rappresenta una violazione del segreto istruttorio tanto più grave, in quanto commesso da persone che avrebbero dovuto, per il ruolo istituzionale ricoperto, garantire la massima riservatezza;
il Ministro dell'interno, dottor Enzo Bianco, ha confermato, in un'intervista al Corriere della Sera, che la fuga di notizie istituzionali si è effettivamente verificata e che le parole del gip, Otello Lupacchini, nei termini in cui sono state espresse, erano ineccepibili -:
quali immediate iniziative il Governo abbia adottato per accertare i retroscena della vicenda e scoprire chi si è reso responsabile della fuga di notizie istituzionali;
se, e in che misura, la violazione del segreto istruttorio abbia determinato ripercussioni sulle indagini, impedendo, di conseguenza, l'individuazione della cattura del commando brigatista responsabile dell'efferato omicidio;
se, come si è appreso, il Ministro dell'interno abbia sollecitato la Digos e il Ros a riferirgli sull'andamento dell'inchiesta in corso, interferendo, in tal modo, sull'attività e sulle competenze proprie della magistratura;
se il Ministro dell'interno, per la parte avuta nell'intera vicenda, sia venuto meno ai doveri istituzionali con grave discredito per le stesse istituzioni.
(2-02424)
«Selva, Carlo Pace, Gasparri, Benedetti Valentini».
(24 maggio 2000)