Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 720 del 10/5/2000
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Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 6935 (ore 10,40).

(Ripresa esame articoli - A.C. 6935)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame del disegno di legge di conversione n. 6935. Dobbiamo ora passare alla votazione dell'emendamento Michielon 1.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Michielon. Ne ha facoltà.

MAURO MICHIELON. Signor Presidente, con questo emendamento si chiede di aggiungere la seguente frase: «, ove richiesto da carenze di organico presso i vari uffici giudiziari,». Nel dossier presentato su questo provvedimento non si comprende bene se vi sia carenza o meno di organici. Per questo abbiamo presentato questo emendamento in quanto riteniamo che i lavori socialmente utili erano nati con un fine, quello di dare una certa remunerazione da una parte e, dall'altra, quello di far sì che questi ragazzi potessero svolgere un lavoro proficuo e utile per la collettività. Purtroppo, abbiamo visto, con gli anni, che più che dare un lavoro si è dato uno stipendio. Riteniamo, dunque, opportuna questa aggiunta, anche se sono convinto che il sottosegretario ci dirà che è superflua. Noi, però, la riteniamo importante perché è un segnale di inversione di tendenza su come si intende operare con i lavori socialmente utili.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.

GIACOMO STUCCHI. Signor Presidente, desidero sostenere le ragioni dell'opposizione della Lega nord a questo provvedimento, soprattutto perché esso è chiaramente fondato su una logica assistenziale e non su un principio di vera produttività. Quando sosteniamo che è necessario creare sviluppo e occupazione, è perché riteniamo necessario creare lavoro, non posti di lavoro: ci interessa, quindi, la mentalità produttiva per il lavoro, non la logica assistenziale. Purtroppo, però, constatiamo che questo Governo, con la politica di centrosinistra che porta avanti, mira a garantirsi il consenso


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elettorale in tutti i modi, probabilmente anche ricorrendo a questa sorta di ricatto con quattro soldi dati in cambio di consenso elettorale a persone che, purtroppo, vivono in una situazione molto difficile dal punto di vista economico e sociale.
Non riteniamo che sia assolutamente possibile tacere su questi aspetti e consideriamo giusto, quindi, denunciare in ogni sede il tipo di logica aberrante portata avanti dal Governo con una sorta di ricatto, ripeto, nei confronti di cittadini che devono subire la sua volontà e non riescono a godere di un possibile sviluppo dell'economia che porti a condizioni di vita migliori rispetto alle attuali. Per tale ragione, facciamo un'opposizione dura al provvedimento in esame e riteniamo sia necessario non perdere occasione per ribadire il nostro punto di vista di contrasto con la logica governativa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Molgora. Ne ha facoltà.

DANIELE MOLGORA. Signor Presidente, il decreto-legge al nostro esame prevede interventi per circa 24 miliardi nel 2000, 83 miliardi nel 2001 ed oltre 11 miliardi nel 2002: in totale, si tratta di oltre 115 miliardi, quasi 120 miliardi, con i quali vengono finanziati lavori socialmente utili. Mi chiedo quindi se, con gli stessi fondi impiegati in altro modo, non si potessero avere risultati più utili al fine di migliorare l'efficienza del settore della giustizia.
Non si capisce, poi, per quale motivo il Governo, per coprire i posti vacanti e consentire una riduzione dei tempi nelle cause civili e penali in corso, non abbia provveduto con appositi concorsi secondo le necessità ed i compiti che devono essere affidati agli assunti. Questo è l'interrogativo che poniamo: per quale motivo non si è utilizzato il percorso che normativamente e normalmente deve essere seguito? Per quale motivo si prosegue con i lavori socialmente utili stanziando, appunto, circa 120 miliardi per intervenire nel settore della giustizia? Questo è il vero problema che dobbiamo affrontare ed è anche il motivo per cui manteniamo la nostra opposizione ferma e decisa sul provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, desidero ribadire quanto già affermato in precedenza: siamo nettamente contrari a forme di assistenzialismo varate con decreti-legge da trasformare in legge. L'assistenzialismo, infatti, determina una perdita di ricchezza per il paese, oltre che situazioni di precarietà. Il rinnovo di contratti a termine ogni dodici mesi, o diciotto mesi, crea alla fine determinate aspettative: quelle, appunto, che stanno portando alle richieste di questi giorni portate avanti dai soggetti impegnati in lavori socialmente utili. In tal modo, si passa da contratti a tempo determinato a contratti a tempo indeterminato, passando sopra i contratti nazionali di lavoro. Si assumeranno così persone che non hanno partecipato a concorsi e che continueranno a lavorare per 20 ore settimanali su posti di lavoro senza mansioni specifiche. Accadrà quanto è già successo a Napoli quando era sindaco l'allora ministro Bassolino: dopo due o tre rinnovi del contratto le persone sono state mandate in pensione. Visto che l'attuale situazione economica del paese non permette di continuare a seguire queste logiche, ribadiamo la nostra contrarietà alle forme di decretazione d'urgenza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Galli. Ne ha facoltà.

DARIO GALLI. Signor Presidente, intervengo in dissenso e desidero sottolineare la posizione del mio gruppo che è assolutamente contrario a quanto si sta cercando di fare perché, come dicevo


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nell'intervento precedente, anche il nuovo Governo, dal quale ci si aspettava un'inversione di tendenza o, almeno, una correzione di rotta, intende continuare sulla vecchia strada. Mi riferisco al fatto di inventare posti di lavoro inesistenti e gli stipendi, spendendo i soldi che vengono versati dai lavoratori che pagano regolarmente le tasse. Da un punto di vista economico ciò non ha alcun senso, ma soprattutto è dannoso dal punto di vista morale: nel modo di ragionare, nella testa di molti giovani si inculca l'idea che il posto di lavoro non sia dovuto ad un processo economico normale che, da una parte, vede la necessità di produrre e, dall'altra, la volontà di farlo nel miglior modo possibile, ma che il posto di lavoro sia qualcosa di virtuale che arriva non si sa da chi, magari dal parlamentare del collegio al quale in cambio si è promesso qualcosa e non dipenda, invece da un processo economico regolare. Oltretutto non si capisce bene come questi lavori socialmente utili verranno distribuiti, perché vi debbano essere persone fortunate che, per qualche motivo incomprensibile, rientrano in queste liste e altre, a parità di caratteristiche e di condizioni, invece no.
In questo modo, si continua a seguire una logica perversa, come anche in altre situazioni, per cui il Governo, la maggioranza e i sindacati tendono, ad esempio nel caso dei disoccupati, a privilegiare coloro che hanno già il lavoro e non cercano di creare nuovi posti di lavori per chi non l'ha mai avuto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.

DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, nulla è cambiato rispetto ai vecchi Governi della cosiddetta prima Repubblica perché, a distanza di un anno - come vorrebbe la maggioranza - o magari meno dalle prossime elezioni politiche, che sanciranno il termine della XIII legislatura, che tanto ha pesato sull'economia e sul futuro del nostro paese, ci troviamo a discutere, per l'ennesima volta, di un provvedimento prettamente clientelare, assistenzialista, votato alla ricerca del consenso. Lo si fa ancora attraverso lo strumento dei lavoratori socialmente utili. Questo Governo di sinistra continua nell'incessante opera di raccolta del consenso attraverso simili provvedimenti; ricordo che la Camera ne ha votati già sei, che ve ne sono altri tre ad hoc, quelli per Napoli e per la provincia di Palermo e che l'attuale maggioranza è riuscita a partorire due decreti legislativi nel corso della legislatura. Tutti vanno in un'unica direzione: bypassare le dinamiche del mercato e ricreare la condizione cara ad un certo modo di concepire l'economia e il rapporto tra il Parlamento, il Governo e gli elettori, creando un tessuto di clientelismi...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Caparini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Rizzi. Ne ha facoltà.

CESARE RIZZI. Signor Presidente, fino ad oggi questa maggioranza - questa strana maggioranza - è riuscita a produrre ben sei leggi sui lavori socialmente utili: la n. 608 del 1996, la n. 30 del 1997, la n. 196 del 1997, la n. 176 del 1998, la n. 144 del 1999 e la n. 494 del 1999, alle quali devono aggiungersi i provvedimenti varati ad hoc per i lavoratori socialmente utili di Napoli e provincia e di Palermo, cioè la legge n. 450 del 1997, la n. 448 del 1998 e la n. 449 del 1998. Per finire l'elenco, mi preme poi ricordare anche i due decreti legislativi in materia di revisione della normativa sui lavoratori socialmente utili: il n. 468 del 1o dicembre 1997 e il n. 181 del 28 febbraio 2000.
Questa produzione legislativa la dice lunga sulla capacità e, più probabilmente, sul coraggio nell'affrontare una situazione diventata intollerabile e insostenibile per tutti i disoccupati e gli inoccupati, che non hanno avuto la fortuna di essere assunti in maniera clientelare presso enti locali o Ministeri in qualità di lavoratori socialmente


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utili, ma - poveri ragazzi - hanno creduto ingenuamente che studiare e formarsi avrebbe dato loro maggiori e migliori opportunità.
A questo punto c'è da chiedersi - ma chiaramente la domanda è retorica - come faccia la sinistra a «vendersi» come forza politica in tutela dei lavoratori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Calzavara. Ne ha facoltà.

FABIO CALZAVARA. Signor Presidente, tra le voci del deficit pubblico italiano, che gode di un poco invidiabile primato nel mondo, vi sono quelle improduttive, le più importanti delle quali sono relative alle pensioni sociali, alle finte pensioni, alle pensioni dei falsi invalidi, alle spese per la cassa straordinaria integrazione guadagni nonché ai lavori socialmente utili. Sono tutte voci che si possono capire in un contesto di extrema ratio, di ultima risorsa, in un momento di emergenza, mentre diventa assurdo, diabolico e controproducente, se tali misure straordinarie vengono perpetuate nel tempo.
Anche i lavori socialmente utili costituiscono uno di questi casi e, purtroppo, a proposito delle spese sottoposte ad approvazione, dobbiamo rilevare che, anche se non sono esorbitanti, sommandole, vengono fuori cifre veramente incredibili, di migliaia di miliardi. Ad esempio, facciamo riferimento a quanto è stato stanziato solo per i lavori socialmente utili a Napoli dal 1984 ad oggi - quindi in diciassette anni: questo è il diciassettesimo anno e ci auguriamo che porti sfortuna -, dove sono stati spesi 1.601 miliardi, tra l'altro senza creare alcun posto di lavoro stabile. La stessa sorte hanno subito i lavori socialmente utili a Palermo, istituiti con una legge del 1986 per dare lavoro a 1.600 lavoratori edili rimasti disoccupati a seguito della conclusione dei lavori. In questo caso la spesa si è aggirata intorno ai 721 miliardi in 15 anni. Se sommiamo anche...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Calzavara.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Anghinoni. Ne ha facoltà.

UBER ANGHINONI. Signor Presidente, intervengo velocemente, anche perché credo si sia detto tutto di tutto e che il motivo per cui si è ricorsi a questo tipo di impegno finanziario sia molto chiaro a tutti.
I lavori socialmente utili sono soltanto una presa in giro per creare clientelismo, per finanziare lavoratori che tali non sono e per togliere ufficialmente gente dalla circolazione; ciò al fine di avere poi un resoconto statistico, sulla base del quale si può dire: «quanto siamo bravi: abbiamo aumentato le opportunità di lavoro, abbiamo fatto diminuire la disoccupazione ed abbiamo risposto alle istanze dei giovani».
Sapete meglio di me che queste sono falsità, fandonie, e che i lavori socialmente utili servono solo per dare soldi a gente che di lavorare non ha assolutamente voglia; diversamente, non capisco perché gli extracomunitari debbano venire nel nostro paese per fare alcuni lavori e noi paghiamo la nostra gente per non lavorare! Chiamiamo le cose con il proprio nome: questi sono interventi clientelari finalizzati a mettere soldi in tasca alla gente che troppo spesso non ha voglia di fare assolutamente nulla (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Borghezio. Ne ha facoltà.

MARIO BORGHEZIO. Signor Presidente, mentre questa mattina venivo alla Camera, sentivo per radio l'intervento puntuale e dettagliato, direi mirato, del ministro Bassanini sui provvedimenti che il suo Ministero sta attuando per la modernizzazione della pubblica amministrazione. Sono rimasto colpito e ammirato


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nel sentire finalmente un ministro della Repubblica parlare in termini di produttività della pubblica amministrazione, di modernizzazione, di informatizzazione, elencando una serie di dati e di risultati. Sembrava un bollettino trionfale, un bollettino della vittoria di cui perfino un rappresentante dell'opposizione si è dovuto compiacere: se le cose vanno davvero così - diceva l'onorevole Costa - speriamo che funzionino davvero.
Poi, entrando alla Camera dei deputati, mi imbatto in un provvedimento nel quale il Governo parla una lingua completamente diversa e ci informa che sta per assumere 1.800 persone al Ministero della giustizia provenienti dai ranghi dei lavori socialmente utili. Se c'è un comparto della pubblica amministrazione che ha bisogno, come il pane, di efficienza, di produttività e di personale qualificato sotto tutti i punti di vista è proprio quello della giustizia, che va in pezzi da tutte le parti, come gli esempi poco edificanti di queste ultime settimane hanno dimostrato a tutti. Il Governo ci spieghi la ratio di questo provvedimento: è forse quella di «rimpinzare» la pubblica amministrazione di gente senza arte né parte o quella di aumentare la produttività? La risposta è nei fatti: è quella di continuare sulla vecchia strada e quindi il provvedimento in esame ha un'intestazione sbagliata. Mi riferisco all'intestazione «Repubblica italiana» che dovrebbe invece essere «Regno borbonico, firmato viceré Bassolino, viceré di Napoli e delle due Sicilie» (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Michielon 1.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 270
Votanti 266
Astenuti 4
Maggioranza 134
Hanno votato
55
Hanno votato
no 211
Sono in missione 45 deputati).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Michielon 1.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Michielon. Ne ha facoltà.

MAURO MICHIELON. Signor Presidente, l'emendamento da me presentato fa un piacere al Governo, dal momento che nella legge finanziaria all'articolo 39, comma 2, si prevede la riduzione progressiva dei dipendenti dei ministeri. Io parto dal presupposto che il Governo sia coerente con se stesso e in questi termini avrebbe dovuto chiarire subito se il Ministero della giustizia si trovi nella pienezza di organico perché, se così fosse, il provvedimento in discussione avrebbe dovuto prevedere una deroga a quanto stabilito dall'articolo 39, comma 2, della legge 27 dicembre 1997, n. 449.
Il rischio è che le assunzioni a tempo determinato servano ad aggirare quella normativa, ma a mio avviso ciò non è possibile.
È altresì singolare che la fonte di finanziamento di questi lavori socialmente utili non sia soltanto il Ministero della giustizia, ma che si faccia riferimento anche al fondo per l'occupazione. Si tratta di un fatto grave, perché significa che si sottraggono risorse destinate a creare occupazione per destinarle ai lavori socialmente utili. Il Governo, per coerenza, dovrebbe votare a favore del mio emendamento 1.4, in quanto esso richiama testualmente l'articolo 39 della legge n. 449 del 1997 che fu varata da questa maggioranza con la finalità di ridurre il numero dei dipendenti dei Ministeri. Visto che il Ministero della giustizia si trovava in difficoltà, il Governo avrebbe potuto


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proporre un emendamento per procedere, in deroga a quella disposizione normativa, ad assunzioni a tempo determinato.
Signor Presidente, non esprimendo un voto favorevole sul mio emendamento 1.4, la maggioranza ammetterebbe che le leggi da essa varate valgono certe volte sì e certe volte no: questo non è un bell'esempio per il paese!

NICOLA BONO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NICOLA BONO. Signor Presidente, ritengo opportuno che si verifichino le tessere di votazione, perché abbiamo una certa sensazione.

PRESIDENTE. Invito i deputati segretari ad effettuare la verifica delle schede. La collega Burani Procaccini potrà controllare da quella parte e lei, onorevole Boato, potrà controllare da quest'altra (I deputati segretari ottemperano all'invito del Presidente).

ELIO VITO. Facciamo votare i vivi!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Michielon 1.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera non è in numero legale per deliberare. Pertanto, a norma dell'articolo 47, comma 2 del regolamento, rinvio la seduta di un'ora.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE

La seduta, sospesa alle 11, è ripresa alle 12,10.

PRESIDENTE. Dobbiamo ora nuovamente procedere alla votazione dell'emendamento Michielon 1.4, sul quale è precedentemente mancato il numero legale.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Michielon 1.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 318
Votanti 317
Astenuti 1
Maggioranza 159
Hanno votato
91
Hanno votato
no 226).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Taborelli 1.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Michielon. Ne ha facoltà.

MAURO MICHIELON. Signor Presidente, il nostro gruppo voterà a favore di questo emendamento, volto ad aggiungere, dopo le parole «scadenza dei progetti» l'espressione «o delle convenzioni». Qui si fa esplicito riferimento ad una convenzione già in essere tra i Ministeri del lavoro e della giustizia, firmata il 7 gennaio 1999, in cui appunto si prevedeva la possibilità di usufruire dei lavoratori socialmente utili. Il vantaggio è anche quello di avere la certezza che saranno assunti e continueranno a lavorare gli stessi dipendenti che erano stati richiesti dal Ministero e nelle stesse posizioni lavorative. Riteniamo perciò che si tratti di un emendamento di buon senso e soprattutto che vada nella direzione di dare una mano a questa riforma del giudice unico, in quanto la convenzione è stata firmata dal Ministero della giustizia, che ha indicato anche i ruoli che aveva bisogno di ricoprire.


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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Taborelli. Ne ha facoltà.

MARIO ALBERTO TABORELLI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, colleghi, non è necessario che oggi ripetiamo in quest'aula il giudizio fortemente negativo sullo strumento dei lavori socialmente utili, di scarsa efficacia come ammortizzatore sociale, inutile per espletare con efficacia le mansioni - per esempio in materia giudiziaria - che si affidano a questi lavoratori e foriero di iniquità tra i disoccupati, come nel caso di questo provvedimento di sanatoria. Tuttavia, ci sembra che un minimo di coerenza sia un requisito utile nel legiferare. Se il ricorso ai lavoratori socialmente utili è efficace, come voi colleghi della maggioranza lo considerate, se oggi la sostanziale sanatoria che riguarda questi lavoratori è giusta e necessaria, come voi dite, allora sarebbe deplorevole non considerare anche quei lavoratori che svolgono attività a seguito di convenzioni stipulate dall'amministrazione della giustizia e non solo, quindi, in attuazione di determinati progetti. Non vediamo perché lavoratori impiegati in compiti anche delicatissimi, con professionalità specifica pluriennale, come ad esempio quelli svolti nei centri di prima accoglienza per minori, debbano essere discriminati rispetto ad altri lavoratori e non possano godere della stessa opportunità o - diciamolo pure - dello stesso privilegio di cui godranno, per effetto di questo decreto, molti dei loro colleghi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Galli. Ne ha facoltà.
Onorevole Galli, ha un minuto a sua disposizione.

DARIO GALLI. Signor Presidente, vorrei tornare su quanto stavo dicendo nel mio intervento precedente, vale a dire sul principio che è alla base delle modalità di assunzione dei lavoratori socialmente utili. Non si capisce, infatti, per quale motivo debbano esserci cittadini che per qualche motivo - anche se è intuibile - riescono ad entrare in queste liste, mentre altri, aventi le stesse caratteristiche, non vi riescono.
Non è ben chiara la logica con cui si dà lavoro ad alcuni e ad altri no: se ci sono persone disoccupate, che magari non riescono neanche a mantenere la propria famiglia, si dovrebbe seguire un'altra strada. Bisognerebbe fare una politica seria in materia di occupazione e ai disoccupati veri dovrebbe essere dato un sussidio di disoccupazione adeguato; quando a questi ultimi, però, si riesce a trovare un posto di lavoro, se non lo dovessero accettare, dovrebbero essere cancellati dalle liste di disoccupazione, come avviene nei paesi seri.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Covre. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE COVRE. Signor Presidente, i lavori socialmente utili sono fondamentalmente utilizzati con due modalità. Al nord - almeno dalle mie parti -, dove la disoccupazione non esiste o è quanto meno molto contenuta, sono state impegnate in lavori socialmente utili persone che usufruiscono dell'indennità di mobilità (la vecchia cassa integrazione) e l'esperimento, in molti casi, ha funzionato: l'ho potuto verificare io stesso in qualità di sindaco della mia città.
Al sud, invece, l'esperienza dei lavori socialmente utili è servita a distribuire un salario, una mensilità ai moltissimi disoccupati del sud...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Covre.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Molgora. Ne ha facoltà.

DANIELE MOLGORA. Signor Presidente, è costume di questo Governo, ma anche di quelli precedenti, adottare decreti-legge


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che hanno un titolo diverso dal loro contenuto. Ne abbiamo già parlato ieri in merito al decreto-legge antinflazione, ma la stessa cosa di può dire anche per il decreto-legge al nostro esame, che dovrebbe riguardare un intervento per la copertura dei posti di lavoro presso il Ministero della giustizia, mentre, in realtà, si tratta di un provvedimento sostanzialmente di natura assistenziale.
È contro questo tipo di interventi che noi ci stiamo battendo. Non è possibile...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Molgora.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, vorrei denunciare queste forme di assistenzialismo che provocano solo precarietà. La Lega nord Padania insiste per una politica dell'occupazione capace di dare dignità ai lavoratori e non in grado solo di distribuire carità. Torneremo ad esprimerci su questi concetti, perché li riteniamo fondamentali.
Pensiamo che i lavoratori socialmente utili delle due più importanti città del meridione meritino, da parte di questo Governo, attenzioni maggiori della mera carità. Infatti, con 800 mila lire al mese si riesce solo a «vivacchiare» e non si risolvono i problemi della propria famiglia. Vorrei ricordare un'intervista rilasciata dal nuovo presidente della regione Puglia...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Luciano Dussin.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Rodeghiero. Ne ha facoltà.

FLAVIO RODEGHIERO. Signor Presidente, ritengo inutile emendare questo decreto-legge. Le realtà del sud - penso a Napoli e Palermo -, che soffrono per la carenza di lavoro, hanno bisogno di prospettive di sviluppo e queste ultime non passano certamente attraverso un posto momentaneo di lavoro. Questo mi sembra il modo demagogico di raccogliere consensi politici che ha caratterizzato la politica per il sud nel passato e che continua anche oggi. Ma quale vantaggio ne ha tratto la gente del sud? Si è trovata ancora una volta avvinghiata, per necessità, al politico di turno e peraltro così si è fatto anche il gioco della criminalità che non vuole lo sviluppo del sud altrimenti non può più controllarne le genti e il territorio sul quale far passare i propri traffici, dai quali trarre i proventi per arricchirsi, i clandestini, le armi, i rifiuti tossici e tutto il resto. Peraltro, basta vedere dove la criminalità investe i propri proventi: nelle aree ipersviluppate (magari nel nord Italia e ne sa qualcosa in questo senso il Ministero dell'interno).
Creare lavoro per il sud significa rendere libera dal controllo della criminalità l'economia del sud. In questo senso servono...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Rodeghiero.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Calzavara. Ne ha facoltà.

FABIO CALZAVARA. Perpetuare lavori socialmente utili crea un danno perché in questo modo continua ad esserci una precarietà del lavoro che tra l'altro va a danneggiare proprio il sud. Ricordo che oltre i due terzi dei lavoratori disoccupati, nel settore dei lavori socialmente utili, sono impegnati in un lavoro precario al sud; ciò indebolisce ulteriormente la possibilità della classe lavoratrice meridionale di avere la prospettiva di un lavoro sicuro. Ciò incide anche sui meccanismi concernenti i pubblici concorsi, in cui vediamo che viene favorita in maniera scandalosa questa classe di lavoratori. In tal modo viene dequalificata anche l'assunzione attraverso i pubblici concorsi. Su tali aspetti abbiamo presentato alcune interrogazioni anche perché su di essi esistono dubbi di natura costituzionale o di manovre poco chiare, poco nobili per le amministrazioni, con riferimento all'assunzione di questi lavoratori.


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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Stucchi. Ne ha facoltà.

GIACOMO STUCCHI. Presidente, poc'anzi il collega Luciano Dussin stava citando l'intervista del neopresidente della regione Puglia Fitto il quale ritiene, con riferimento alla regione Puglia ma anche a tutto il Mezzogiorno, che bisogna finirla con la carità, che serve un lavoro vero per uno sviluppo reale dell'economia. Ma tale sviluppo non si crea certamente con i lavori socialmente utili. Noi siamo d'accordo su questi obiettivi per il Mezzogiorno ma proprio per questo non possiamo condividere gli strumenti di logica assistenziale proposti dal Governo.
Siamo anche preoccupati perché persone, che dispongono di una professionalità limitata, vengono chiamate ad operare all'interno del Ministero della giustizia, che è molto delicato, e che per questo ha bisogno di professionalità specifiche, sempre aggiornate e al passo con i tempi. Non è certamente con questa soluzione che si dà la possibilità di migliorare il funzionamento...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Stucchi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Parolo. Ne ha facoltà.

UGO PAROLO. Oltre all'inutilità di questo provvedimento, di cui abbiamo già parlato a lungo, vorrei far presente che esso ha anche un'aggravante visto che tira in ballo anche la questione della giustizia e del relativo Ministero, nonché quella relativa all'attuazione del giudice unico.
Il provvedimento oltre ad essere inutile è anche offensivo per ciò che riguarda la problematica della giustizia; non è, infatti, possibile tentare di raggirare per due volte la soluzione dei problemi. Infatti, i problemi della disoccupazione e quelli cronici della giustizia in Italia non si risolvono immettendo nei Ministeri gente che non ha la benché minima preparazione in una materia delicata come questa. Se veramente si vogliono risolvere i problemi della giustizia, come si dovrebbe fare, occorre ristrutturare completamente i nostri tribunali e la loro organizzazione.
Non è possibile che in uno Stato civile le cause civili possano durare decine di anni e quelle penali poco meno. Non sarà certamente grazie all'immissione di questi lavoratori cosiddetti socialmente utili...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Parolo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Rizzi. Ne ha facoltà.

CESARE RIZZI. Presidente, vorrei far notare che l'articolo 1 del decreto, recante assunzioni con contratti a tempo determinato presso il Ministero della giustizia, attribuisce a tale Ministero la facoltà di assumere a tempo determinato per diciotto mesi, fino ad un massimo di 1.850, soggetti già impegnati in lavori socialmente utili presso il medesimo dicastero.
Innanzitutto, non si comprende per quale motivo queste soluzioni debbano durare diciotto mesi anziché dodici, considerato che l'ultimo decreto legislativo di revisione della normativa (il già citato decreto legislativo n. 81 del 18 febbraio scorso), nel prorogare ancora di un anno la durata dei lavori socialmente utili, ha fissato quale termine ultimo il 1o maggio 2001. Prevedendo, invece, una durata di diciotto mesi per i contratti a termine...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rizzi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Anghinoni. Ne ha facoltà.

UBER ANGHINONI. Presidente, il lavoro socialmente utile non è altro che un ulteriore tentativo di mistificazione della realtà, perché questo Governo sta cercando di trovare un modo per creare nuova occupazione dando un senso accettabile ad un'operazione che non è altro che una distribuzione clientelare di denaro; tuttavia, smentisce se stesso quando


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afferma che in Italia gli extracomunitari, specialmente i clandestini, rappresentano una ricchezza nazionale perché svolgono lavori che gli italiani non vogliono più fare.
In questa realtà mi sembra vi sia un netto controsenso: da una parte, vi sono lavori che non vogliono essere svolti dai disoccupati italiani, stando alle dichiarazioni di questo Governo, dall'altra, elargiamo fondi senza adeguati controlli - a parte i controlli burocratici - perché nessuno sa a cosa servano in realtà questi soldi stanziati per andare incontro alle esigenze di 4 mila ex detenuti...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Anghinoni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Presidente, ho l'impressione che questo Governo e questa maggioranza abbiano ormai acquisito un'impronta di tipo masochistico. Come è possibile che il nuovo Governo lavori avendo all'ordine del giorno dei lavori dell'Assemblea quattro o cinque decreti-legge uno peggiore dell'altro e che non abbia neanche la forza di controbattere alle argomentazioni dell'opposizione né, tanto meno, di ottenere l'approvazione dei disegni di legge di conversione?
Vogliamo ancora una volta stare qui due giorni a parlare dei lavori socialmente utili, senza sentire la voce di un membro della maggioranza, senza sentire il Governo dire la sua argomentando in maniera efficace sull'importanza, sulla necessità e sulla congruenza di questo provvedimento rispetto alle necessità della giustizia? Prima di me è già stato detto più volte che se realmente, e noi non siamo molto d'accordo, perché crediamo che la giustizia abbia oggi caratteristiche che si possono connotare come...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cè.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Borghezio. Ne ha facoltà.

MARIO BORGHEZIO. Presidente, proseguendo nelle osservazioni che avevo cercato di sviluppare nell'intervento precedente, devo ribadire che questo provvedimento disattende a due obiettivi che il Governo sembrerebbe essersi posto: in primo luogo, a quello di risolvere il problema della disoccupazione del sud. Questo è un provvedimento contro il sud perché proseguire nella strada sbagliata dell'assistenzialismo è un delitto contro i diritti e le aspirazioni del sud. Tutto ciò deve essere chiarito in maniera inequivocabile, specialmente dai nostri banchi. Altro avrebbe potuto fare un Governo serio che avesse voluto intraprendere una via positiva o innescare il circolo virtuoso delle attività produttive e, soprattutto, preparare i giovani del sud ad un'attività lavorativa produttiva introducendo, per esempio, i computer nelle scuole del sud. Tutto ciò non avviene, si preferisce sprecare...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Borghezio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Fontan. Ne ha facoltà.

ROLANDO FONTAN. Questo decreto-legge reca la data del 10 marzo 2000, giorno in cui il Presidente Amato, che lo ha firmato, era ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica.
Ora si discute di questo decreto-legge quando il ministro Amato è diventato Presidente del Consiglio. Nel dibattito sulla fiducia abbiamo sentito il Presidente del Consiglio Amato fare tutta una serie di ragionamenti e dire agli italiani che è un uomo di centro, che vuole porre rigore alla spesa pubblica, rilanciare l'economia e, soprattutto, il Mezzogiorno, ridurre la disoccupazione e creare lavoro vero e che vuole fare tutta una serie di passaggi.
Ecco, mi pare invece che...

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanardi. Ne ha facoltà.


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CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, intervengo solo per esporre una notazione che mi sento in dovere di fare. Nel dibattito di questa mattina sono stati introdotti elementi che, a mio avviso, vanno al di là della dialettica tra maggioranza ed opposizione, nel senso che si può essere o meno favorevoli ai lavori socialmente utili (ed io ho molte riserve su questi istituti ed anche, in particolare, sul provvedimento che stiamo discutendo, concernente la conferma e l'utilizzo per il funzionamento del giudice unico di lavoratori precari), ma quello che non posso accettare - e ci tengo a dirlo nell'aula della Camera - è che ragazzi e ragazze giovani, i quali hanno studiato, hanno speso energie, che hanno speranze, ambizioni e voglia di lavoro, possano essere in qualche modo insultati in questa sede, com'è accaduto questa mattina, e possa essere messa in dubbio la loro capacità di lavoro, la loro volontà di sentirsi utili, il loro bisogno di essere protagonisti nella società anche attraverso quello strumento fondamentale che è il lavoro.
Possiamo confrontarci come classe politica responsabile, di maggioranza e di opposizione, sugli strumenti, possiamo non essere d'accordo sui mezzi da utilizzare, ma non possiamo far scaturire il problema da una supposta mancanza di volontà di lavorare e di impegnarsi - e quindi la responsabilità - di giovani che vorrebbero invece lavorare ed impegnarsi, che sono pieni di volontà di fare ma che, purtroppo, non sempre ne trovano l'occasione.
Credo si debba dire alto e forte che noi dobbiamo essere dovunque e comunque dalla parte di questi giovani, specialmente di quelli del sud, che vivono la disperazione della mancanza di lavoro e sentirci vicini a loro, non criticarli e non pensare che questi strumenti, che sono costretti ad utilizzare, siano per loro il meglio, siano un modo per scansare la fatica o per non lavorare.
Voglio pertanto portare una testimonianza di solidarietà e sentirmi vicino ai giovani disoccupati del sud o a coloro i quali devono accedere a lavori precari (Applausi dei deputati del gruppo misto-CCD e di deputati del gruppo dei Popolari e democratici-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Carotti. Ne ha facoltà.

PIETRO CAROTTI. L'emendamento alla nostra attenzione che conferma l'impressione che avevo avuto ieri, ad aula più vuota, ossia che ci troviamo di fronte ad una conoscenza assolutamente imperfetta di quello che è stato l'iter legislativo e che ha portato ad espressioni di consenso, sia in Commissione sia in aula, che francamente mi danno un po' la sensazione di vivere in un'atmosfera surreale.
Il provvedimento sul giudice unico di primo grado fu votato da quest'Assemblea pressoché all'unanimità. In quell'occasione (in cui tra l'altro vi era un relatore di minoranza di opposizione, il quale sostenne molto strenuamente ed efficacemente quelli che dovevano essere i traguardi espressivi, anche a livello di utilizzazione di risorse) si convenne di stralciare un emendamento, che recava la mia firma, che era esattamente la copia conforme del decreto che viene oggi in conversione.
In Commissione la stragrande maggioranza (non voglio parlare di unanimità, perché non ho un ricordo perfetto, ma certamente, come dicevo, la stragrande maggioranza) convenne di dare il via all'entrata in vigore del provvedimento sul giudice unico di primo grado, riservando ad un decreto l'utilizzazione di lavoratori socialmente utili. Questi ultimi, peraltro, vengono definiti - con molta superficialità e naturalmente con una buona dose di ignoranza del problema sottostante - come non dotati di quella professionalità che invece costoro hanno acquisito in un periodo pregresso. Oggi, quindi, ci troviamo di fronte ad un atteggiamento silenzioso, di opposizione strisciante o manifesta, come fa la Lega nord (il cui ultimo nome mi sembra sia Lega nord Padania), che in qualche modo rende impossibile il funzionamento di un meccanismo


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processuale che viene rivendicato come abbisognevole di interventi e di personale e che qui viene poi negato sotto il profilo politico.
So che parlare alle opposizioni in un clima come l'attuale è piuttosto difficile, anche se alcuni interventi mostrano come sempre grande senso di responsabilità. È però opportuno che il paese sappia chi vuole che vi sia comunque un incremento di unità lavorative e chi vuole che la giustizia funzioni. Se vogliamo far decadere il decreto-legge in esame, dobbiamo avere nella coscienza individuale, di ogni deputato, la consapevolezza che la giustizia ne avrà un grandissimo effetto negativo e che mandiamo a casa 1.850 famiglie (Applausi dei deputati dei gruppi dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, Comunista e misto-Rinnovamento italiano).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zacchera. Ne ha facoltà.

MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, rispondo subito al collega che mi ha preceduto e che ho ascoltato con molto rispetto che nessuno vuole mandare a casa 1.850 persone perché ce l'ha con loro, ma ritengo molto strano che in un paese che si definisce moderno occorra continuare ad avvalersi di 1.850 persone socialmente utili perché questo Governo, questa maggioranza, questi Governi non sono stati in grado di dotare il Ministero di grazia e giustizia prima, il Ministero della giustizia ora, di adeguate strutture per far funzionare la giustizia italiana; questo è il punto.
La responsabilità è dei Governi che in questi anni non hanno provveduto ad espletare i concorsi a tempo debito; che non sono stati in grado di assumere queste persone in pianta stabile, anche se sovente lo meritano; che non hanno tenuto conto, come ha affermato in precedenza il collega Giovanardi, che migliaia di persone sarebbero pronte, felici ed in grado a lavorare nelle strutture giudiziarie del nostro paese, specialmente al nord - aggiungo io - dove si registrano le maggiori carenze; non si è in grado di fare ciò (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).
Non sono contrario a questo decreto-legge, anzi; penso che il problema vada affrontato con serietà e serenità, ma non si può continuare ad andare avanti con decreti-legge tampone. Questa è la verità dei fatti. Quasi tutti i lavoratori socialmente utili, che tre anni fa furono chiamati a lavorare nei palazzi di giustizia, oggi sono diventati addirittura i più bravi perché hanno maturato maggiore esperienza; infatti, senza di loro si andrebbe avanti con le assunzioni trimestrali e le persone verrebbero chiamate, con una lista d'attesa infinita, a dare il proprio contributo operativo e lavorativo senza alcuna preventiva capacità, ma solo dopo una prova di dattilografia, come se le capacità per lavorare nei palazzi di giustizia si misurino soltanto dalla velocità delle battute (oltretutto le macchine da scrivere non si usano più, ma questo è un altro discorso).
Ritengo non sia giusto scaricare su un decreto-legge questa situazione. Posto che il provvedimento in esame venga approvato oggi - non mi pare che vi sia una grande volontà ostruzionistica, almeno da parte nostra -, il metodo non può funzionare. Mi rendo conto che esiste un risvolto umano: non si possono tenere impegnate persone da tre anni, non si può dare loro una certa professionalità e, di mese in mese, di semestre in semestre, continuare a rimandare, come si fa con i condannati a morte ai quali ogni sei mesi viene differita l'esecuzione della pena a seguito di un ricorso. Questo metodo non è funzionale. Se il sistema funziona in questa maniera, tra due mesi, finché dura questo Governo, assisteremo forse ad un decreto-legge tampone per assumere 3.000 agenti di custodia, 3.000 nuovi membri della polizia penitenziaria. E non ditemi che ciò non si può fare perché essi hanno a che fare con i detenuti: alcune operazioni poste in essere dai lavoratori socialmente utili, che fanno funzionare le cancellerie dei tribunali e delle corti d'appello


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in Italia, sono delicate esattamente come il lavoro svolto dagli agenti di polizia penitenziaria.
Il discorso sulla giustizia è drammatico proprio per i continui rinvii di questi Governi, per la sottovalutazione dei problemi. Meno male che il Senato, all'articolo 1, comma 1, del decreto-legge, ha specificato che si ricorre al decreto-legge «in particolare» per i problemi legati all'istituzione del giudice unico; infatti, non è vero che tali lavoratori socialmente utili vengono impiegati a causa del giudice unico: essi sono chiamati a tamponare situazioni insostenibili in ogni parte d'Italia, specialmente al nord dove i posti vengono lasciati immediatamente scoperti. Tali lavoratori sono «carne da macello» per tamponare più o meno alcune situazioni. Al di là del merito delle singole parole contenute nel decreto-legge, è il metodo che non funziona.
Per tali ragioni mi trovo veramente in imbarazzo: la responsabilità imporrebbe un voto, se non favorevole, di continuità su questo decreto-legge, perché ci troviamo in un cul-de-sac dal quale non si può uscire, ma il senso di responsabilità imporrebbe anche di opporsi a tale provvedimento perché non è questo il modo di governare (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Taborelli 1.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 310
Votanti 308
Astenuti 2
Maggioranza 155
Hanno votato
100
Hanno votato
no 208
Sono in missione 45 deputati).

Passiamo all'emendamento Gazzara 1.29.

ANTONINO GAZZARA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONINO GAZZARA. Signor Presidente, ritiro il mio emendamento 1.29 e, se possibile, aggiungo la mia firma ai successivi emendamenti Michielon 1.7 e 1.8, che sono simili al mio.

PRESIDENTE. Va bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Michielon 1.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Michielon. Ne ha facoltà.

MAURO MICHIELON. Signor Presidente, ritengo che con un decreto redatto in questi termini si vadano a creare - tra la disperazione di chi ritiene i lavori socialmente utili l'unico mezzo per operare - lavoratori socialmente utili di serie A e B.
Con il decreto legislativo n. 81 del 28 febbraio 2000, il Governo ha stabilito che i lavori socialmente utili che interessano gli enti locali avranno termine nel maggio del 2001. Con questo decreto, invece, si stabilisce che chi opera come lavoratore socialmente utile presso il Ministero della giustizia avrà una proroga di sei mesi e potrà lavorare fino a novembre del 2001.
Il Governo aveva un mandato contenuto nella delega disposta nella finanziaria per risolvere il problema dei lavoratori socialmente utili, per porre un termine e per trovare una soluzione. Vorrei capire come faccia il Governo ad emanare un decreto legislativo nel quale stabilisce che il termine è fissato al maggio 2001 e, successivamente, ad adottare un decreto-legge con il quale stabilisce che i lavoratori socialmente utili impiegati nel comparto della giustizia completeranno il proprio


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contratto di lavoro nel novembre 2001. Non ha senso! Ciò significa non risolvere i problemi.
Accanto a questa, vi è la questione del Giubileo. Con il grande Giubileo sono stati assunti 1.500 ragazzi che svolgevano lavori socialmente utili ed il cui contratto scadrà il 30 giugno 2001. Tutte queste date sono differenti tra loro.
Se il Governo ha chiesto la delega per trovare una soluzione per le persone che svolgono lavori socialmente utili, per coerenza avrebbe dovuto fare in modo che i loro contratti terminassero lo stesso mese e lo stesso giorno in modo che queste persone fossero messe nelle stesse condizioni.
Si prende atto invece che questo Governo approva un decreto per i lavoratori socialmente utili degli enti locali, ritenendo però che quelli utilizzati presso il Ministero della giustizia e dei beni culturali possano lavorare di più. Non so quale sia il criterio adottato. È un mistero. Ho cercato di capirlo, ma non mi è stata data risposta. Perché i mesi sono diciotto e non dodici?
Con questo emendamento si stabilisce che i lavoratori socialmente utili siano allineati alla stessa scadenza (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, siamo oltremodo convinti che per far funzionare la giustizia servano altri espedienti. Occorrono giudici, strutture adeguate, tecnici, leggi, strumenti di comunicazione moderni, personale qualificato, ma che non servano 1.800 persone (che sono state, probabilmente, prese in giro finora) da mandare in giro in tutta Italia con ottocentomila lire di stipendio al mese per svolgere alcuni lavori senza che esse conoscano per lo svolgimento di quali mansioni saranno utilizzati. Non si capisce nemmeno con quali soldi si pagheranno gli stipendi per aiutare i giudici di pace che si trovano in qualche città, magari a quattrocento chilometri di distanza da casa.
Tutto il progetto non sta in piedi e noi continuiamo a denunciarne le incongruenze. Tutti sappiamo, peraltro, che l'assistenzialismo provoca il collasso dell'economia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Fontan. Ne ha facoltà.

ROLANDO FONTAN. Signor Presidente, lei è stato a suo tempo magistrato e quindi le rivolgo una domanda: crede veramente che per far funzionare un po' meglio la giustizia italiana siano sufficienti questi 1.850 giovani che non hanno una preparazione giuridica e che non riesco a capire cosa possano fare, oltre a spostare qualche fascicolo o battere a macchina qualche lettera all'interno di questi tribunali. Con questi venti, trenta o quaranta miliardi all'anno che vengono spesi non sarebbe meglio assumere, per un anno o due, duecento o trecento magistrati, a parità di spesa? Signor Presidente, le porgo questa banale domanda.
Due o trecento magistrati (con una spesa pari a quella necessaria per assumere 1.850 persone che non potrebbero dar niente alla giustizia) potrebbero, in questo cul-de-sac, risolvere qualcosa!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Galli. Ne ha facoltà.

DARIO GALLI. Signor Presidente, non credo, come alcuni colleghi della maggioranza ritengono, che noi stiamo cercando di impedire alla giustizia di funzionare; non credo, infatti, che 1.800 persone che lavorano venti ore alla settimana possano dare un vero contributo ad un sistema che fa acqua da tutte le parti e non funziona assolutamente. Se il nostro è un paese serio ed importante, come sembra dalle


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vostre parole, ben altri dovrebbero essere gli interventi da effettuare, in particolare di tipo strutturale, sulle modalità di funzionamento della giustizia.
Cito un piccolo esempio: per questioni del mio comune, mi è capitato spesso di dover andare al tribunale di Varese per cause civili; ebbene, se vi sono cinque o sei cause da trattare in una mattinata, tutti gli interessati vengono convocati alle otto del mattino, magari per essere chiamati all'una di pomeriggio! A questo punto, non si è neanche in grado di fare il calcolo del salumiere, per lo meno di scaglionare...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Galli.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Covre. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE COVRE. Signor Presidente, continuando il ragionamento di prima, ribadisco l'idea che l'occupazione dei giovani, soprattutto meridionali, attraverso il meccanismo dei lavori socialmente utili, di fatto, non risolve assolutamente i problemi dell'occupazione al sud, perché distribuisce un piccolo salario mensile senza risolvere il problema della sopravvivenza di una famiglia (comunque, il salario è abbastanza modesto). Inoltre, si disincentivano i giovani dalla ricerca di un lavoro serio e duraturo, che in prospettiva dia sicurezza. D'altro canto, in molte aree del paese vi è offerta di lavoro ma purtroppo i giovani del sud non vengono incentivati a spostarsi verso quelle aree del paese...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Covre.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Pirovano. Ne ha facoltà.

ETTORE PIROVANO. Signor Presidente, se vi sono giovani che hanno bisogno di essere aiutati, invece di farli lavorare per finta venti ore alla settimana, dato che vi è un'atmosfera di «buonismo» che pervade le istituzioni, adottiamoli noi! Facciamo una sottoscrizione, ci autotassiamo e così possiamo dare a questi giovani 800 mila lire al mese e farli stare a casa loro! Oppure ricominciamo a prevedere false pensioni di invalidità: ne sono già state date centinaia di migliaia! Perché dobbiamo crearci questo alibi, disonesto intellettualmente, creando lavoro che non c'è, inventandolo a tutti i costi? Si può utilizzare una trasmissione televisiva del tipo di Telethon: facciamo qualcosa, aiutiamoli, hanno bisogno di 800 mila lire al mese, provvediamo in qualche modo! Oppure chiediamo l'aiuto della Chiesa perché si raccolgano le offerte fuori dalle parrocchie!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Paolo Colombo. Ne ha facoltà.

PAOLO COLOMBO. Signor Presidente, mi rivolgo a lei e ai colleghi del centrosinistra per chiedere di avere un minimo di correttezza e di cercare di smetterla di fare confusione, come sta facendo anche qualcuno dei deputati del centrodestra.
La situazione è molto semplice: nessuno vuole mettere in discussione il fatto che la nostra giustizia è veramente da terzo mondo e che non funziona - quindi dovrebbe essere ristrutturata, - o che vi è il problema della disoccupazione al sud, ma la legge parla chiaro! Il decreto legislativo n. 29 del 1993 prevede espressamente che l'assunzione nelle pubbliche amministrazioni avvenga tramite procedure selettive oppure dalle liste di collocamento. I decreti Bassanini hanno ulteriormente disciplinato questa materia e addirittura l'accoppiata vincente del centrosinistra D'Alema-Amato ha emanato un disegno di legge in cui si insiste sulla materia e si chiedono, ai fini del reclutamento del personale nelle pubbliche amministrazioni...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Colombo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Calzavara. Ne ha facoltà.


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FABIO CALZAVARA. Signor Presidente, abbiamo sentito, abbiamo capito, abbiamo anche detto che questi lavori socialmente utili, prolungati e perpetuati, sono un danno per l'immagine, la serietà, la qualità del lavoro e soprattutto per la coscienza degli stessi lavoratori in essi impiegati. Abbiamo anche visto che, in alcuni casi, essi vengono utilizzati in maniera positiva per la comunità, tuttavia assistiamo anche alla loro sottoccupazione. I lavoratori socialmente utili, infatti, sono stati inutilmente impiegati come guardamacchine, guardaporte o altro e ciò fa capire che l'utilità va ricercata anche in altri campi. Purtroppo, invece, alla base della stessa vi è solo il clientelismo, con l'intento di agevolare certe forze politiche che...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Calzavara.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Molgora. Ne ha facoltà.

DANIELE MOLGORA. Signor Presidente, ieri avevo posto una domanda al Governo per sapere se sia a conoscenza dei risultati dell'utilità apportata dai 1.850 lavoratori all'interno del settore della giustizia. Sarebbe importante saperlo perché delle due l'una: o i lavoratori addetti ai lavori socialmente utili hanno effettivamente apportato un miglioramento del servizio, una velocizzazione delle pratiche, quindi non si capisce per quale motivo non vengano assunti in via definitiva; oppure essi si limitano esclusivamente a ritirare le loro 850 mila lire mensili senza fare assolutamente nulla. Non si capisce, allora, perché si debba continuare con questo tipo di provvedimenti. Vi è la netta impressione che il Governo non sappia assolutamente nulla di questi lavoratori socialmente utili...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Molgora.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Caparini. Ne ha facoltà.

DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, vorrei richiamare l'attenzione soprattutto sul fatto che stiamo parlando di un ulteriore provvedimento sui lavoratori addetti ai lavori socialmente utili, che costano oltre mille miliardi all'anno. Si tratta di soldi letteralmente gettati al vento; se si vogliono fare provvedimenti al fine di ricreare un circolo virtuoso nell'economia meridionale e finalmente dare una risposta alla richiesta di occupazione, ritengo sia necessario invertire la rotta, dare un taglio a questo tipo di provvedimenti strumentali, elettoralistici e migliorarne la qualità...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Caparini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Vascon. Ne ha facoltà.

LUIGINO VASCON. Signor Presidente, il problema che stiamo affrontando è serio perché trattandosi sia di giustizia sia di lavoro, si dovrebbe compiere una riflessione più attenta e serena, ma ciò non accade. Le persone alle quali è stata promessa un'occupazione vengono sostanzialmente prese in giro. Quale motivazione possono trovare i suddetti lavoratori per andare a lavorare chissà dove, se si danno loro 850 mila lire al mese? Il costo della vita è ben diverso e questa è una grande presa in giro perché, di certo, non si incentivano coloro i quali, in teoria, dovrebbero diventare, per così dire, i supervisori della legalità. Di fatto, viene annacquato non solo il senso delle possibilità occupazionali, ma anche del lavoro. Ecco dunque che ciò che abbiamo ascoltato fino ad ora trova riscontro...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Vascon.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Borghezio. Ne ha facoltà.

MARIO BORGHEZIO. Signor Presidente, un altro profilo critico che, con la massima serenità, ci permettiamo di sottoporre


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all'attenzione dell'Assemblea riguarda il meccanismo totalmente distorto che consiste in una via surrettizia all'assunzione nel settore pubblico, in particolare nei ranghi dei dipendenti pubblici dello Stato in un'amministrazione importante e delicata quale quella della giustizia, di una categoria di per sé rispettabile, ma certamente non qualificata, quale quella dei lavoratori addetti ai lavori socialmente utili. A tale proposito, vorrei citare un cattivo esempio rappresentato dal recente concorso-truffa dell'INPS per 1.940 posti per la VII qualifica funzionale, profilo di collaboratore di amministrazione bandito ad hoc, nel quale su 1.790 soggetti partecipanti...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Borghezio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, siamo nel duemila e parlare ancora di lavoro precario dato da un Governo di sinistra lascia veramente perplessi tutti noi. Si vuole combattere la piaga della disoccupazione, specialmente in alcune zone del nostro paese, attraverso il precariato, attraverso la mancanza di dignità del lavoro, perché, se si intende dare un emolumento così basso, anche per un'opera minimale, ciò vuol dire che non c'è alcuna legittimazione nei confronti di questi lavoratori.
Ancora una volta ci troviamo di fronte ad un provvedimento di puro stampo assistenzialistico e ciò fa pensare a proposito della programmazione del Governo nella lotta alla disoccupazione. Signor Presidente, se non riusciamo nelle strutture...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Dozzo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Malavenda. Ne ha facoltà.

MARA MALAVENDA. Signor Presidente, intervengo innanzitutto per dire che sono veramente indignata, perché la melina di stamattina probabilmente nulla ha a che vedere e si svolge sulla pelle dei lavoratori socialmente utili, che vi ostinate a definire «giovani che hanno bisogno di sussidio».
Mi chiedo se uno solo di voi conosca, abbia vissuto la trafila dei lavoratori socialmente utili, a partire dalla lista di mobilità. Non si tratta di giovani - i giovani sono pochi -, ma di lavoratori ultraquarantenni e addirittura ultracinquantenni, che sostengono la famiglia con 800 mila lire dopo essere stati licenziati, che sono stati assunti per un progetto e che hanno cambiato mille mestieri.
Questo decreto-legge è semplicemente deprecabile, per un fatto molto semplice: esso non tiene conto che questi lavoratori, non solo nella giustizia, ma nella scuola, nei musei e in tutta la pubblica amministrazione, hanno riempito vuoti di organico, hanno fatto andare avanti gli uffici, hanno tenuto aperte le scuole, hanno vigilato sui bambini: questo hanno fatto questi lavoratori! Ora pretendete puramente e semplicemente di cancellarli, magari per decreto. Vergognatevi! Vergognatevi semplicemente, perché...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Malavenda.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Oreste Rossi. Ne ha facoltà (Il deputato Malavenda prosegue nel suo intervento).
Onorevole Oreste Rossi, il tempo decorre lo stesso.

ORESTE ROSSI. Signor Presidente, la ringrazio, ma mi dispiaceva interrompere la collega.

PRESIDENTE. Anche a me.

ORESTE ROSSI. Vorrei semplicemente ricordare alla collega che solo per Napoli e provincia sono stati spesi 1.600 miliardi in lavori socialmente utili.
Invito la collega, visto che è di quelle parti, ad andare a Pompei, una delle perle


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del turismo nazionale, a vedere lo stato in cui versano gli scavi e gli affreschi di Pompei, che si rovinano di anno in anno. Ebbene, lì sono stati usati moltissimi lavoratori socialmente «inutili» (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania), perché, se si fossero assunte, invece, persone in regola, competenti e capaci, probabilmente gli scavi di Pompei attirerebbero il doppio dei turisti che attirano (Commenti del deputato Malavenda) e avremmo creato dei posti di lavoro veri. Di tutti quei lavoratori, invece, solo una minima parte entra definitivamente nel mondo del lavoro (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stelluti. Ne ha facoltà.

CARLO STELLUTI. Signor Presidente, quando si parla in continuazione di un argomento, si può correre il rischio di perdere il senso del nostro ragionamento. Vorrei tentare, quindi, di precisare nuovamente il significato del provvedimento in discussione, soprattutto ai colleghi che hanno sollevato molti problemi, sui quali forse varrebbe la pena di ragionare e di intenderci.
La prima questione è che tale provvedimento fa parte di un piano di rientro e di prosciugamento del serbatoio dei lavori socialmente utili oggi esistenti in Italia. Il provvedimento, quindi, è parte di tale processo. Inoltre, occorre ricordare che questi lavoratori da tre anni stanno svolgendo attività, anche all'interno del settore della giustizia, per recuperare un arretrato enorme di attività prevalentemente esecutive.
Quindi, non sono persone che non stanno facendo nulla, stanno svolgendo un'azione tesa a favorire una maggiore efficienza all'interno del settore della giustizia, che viene invocata da tutti.
Per quanto riguarda la terza questione, occorre precisare che i 1.850 lavoratori non vanno a coprire future vacanze di organico, non sono quindi 1.850 persone in aggiunta, ma, a chi abbia una cultura organizzativa e provenga dalle aree industriali, è noto che, quando si fa una riforma, vi è la necessità che essa venga messa a regime anche attraverso un'attività particolare affinché essa possa rispondere alle esigenze del paese. In questo senso la riforma del giudice unico necessita proprio di attività di accompagnamento di carattere operativo che mettano i giudici nella condizione di operare in maniera adeguata.
Aggiungo che non si tratta di sopperire a nuove esigenze organizzative perché questi lavoratori vengono inseriti, come è scritto nel provvedimento, a tempo determinato - per diciotto mesi - perché si pensa che sia un tempo sufficiente per compiere quell'operazione di carattere organizzativo che ricordavo prima. Nel frattempo, il Governo dovrà mettere a fuoco la dimensione della pianta organica necessaria rispetto al nuovo assetto di carattere organizzativo. Da questo punto di vista l'impianto del provvedimento ha una sua razionalità complessiva e molte delle osservazioni qui espresse appaiono fuori luogo.
Se questo decreto-legge dovesse decadere, poiché la scadenza è domani, dobbiamo avere la consapevolezza che non solo creiamo ostacoli di carattere organizzativo alla messa a regime di un'importante riforma nel settore della giustizia, ma allontaniamo anche dal lavoro 1.850 persone che da lunedì non avranno più, oltre al posto di lavoro, neppure un'opportunità di inserimento (Commenti del deputato Dozzo).
Credo che per queste ragioni varrebbe la pena di fare una riflessione molto attenta sulle conseguenze di un'operazione di questi tipo e quindi sulla necessità di convertire il decreto-legge al nostro esame (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo e Comunista - Commenti del deputato Formentini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Alborghetti. Ne ha facoltà.


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DIEGO ALBORGHETTI. Signor Presidente, è intellettualmente disonorevole trattare i propri cittadini come accattoni, elargendo la carità con il sistema dei lavori socialmente utili. Abbiamo assistito a tutti gli sprechi operati in cinquant'anni di attività della Cassa del Mezzogiorno e non vorremmo che si continuasse su questa strada per altri cinquant'anni creando danni alle finanze dello Stato senza portare alcun beneficio al meridione d'Italia.
Con questo sistema si toglie la speranza soprattutto ai giovani meridionali che imparano ad accontentarsi dell'elemosina statale senza puntare al miglioramento della propria situazione. Con questo provvedimento si produce solo precarietà ed è per questo che credo che si debbano utilizzare i fondi qui previsti per creare nuovi posti di lavoro duraturi e non fasulli. Riconosciamo dignità anche ai disoccupati meridionali creando economia e non posti fittizi.

FRANCESCO GIORDANO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO GIORDANO. Signor Presidente, vorrei sapere, se è possibile, come mai di fronte alla Camera dei deputati in piazza Montecitorio vi siano lavoratori della CGIL, CISL e UIL e delegazioni RSU che, giunti per chiedere che il Parlamento affronti finalmente l'ormai annosa legge sulla rappresentanza, vengono mantenuti dietro le transenne, mentre di fronte a palazzo Chigi i radicali, che hanno allestito un gazebo, non sono per nulla ostacolati nella loro manifestazione da alcuna transenna (Applausi dei deputati dei gruppi misto-Rifondazione comunista-progressisti, della Lega nord Padania e misto-CCD). Davanti a Montecitorio c'è uno schieramento di forze dell'ordine contro i lavoratori, mentre davanti a palazzo Chigi i manifestanti hanno addirittura un gazebo. Vorrei chiederle il motivo di questo diverso trattamento (Applausi dei deputati dei gruppi misto-Rifondazione comunista-progressisti, della Lega nord Padania e misto-CCD).

PRESIDENTE. Onorevole Giordano, io sono l'interlocutore sbagliato, perché la sua domanda dovrebbe essere rivolta a palazzo Chigi e non al Presidente della Camera.

FRANCESCO GIORDANO. Lei potrebbe far avvicinare quegli altri!

PRESIDENTE. No, queste sono le disposizioni che abbiamo da circa cinquant'anni. Dovrei chiedere a palazzo Chigi per quale motivo non seguano disposizioni analoghe.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Ballaman. Ne ha facoltà.

EDOUARD BALLAMAN. Signor Presidente, si è tanto sentito parlare - soprattutto da parte della sinistra che sembra la abbia inventata - della new economy. Ebbene, mi sembra che ci troviamo proprio di fronte ad un caso di new economy: lavoro assolutamente virtuale, lavoratori virtuali, nessun risultato realmente concreto si può dire sia stato realizzato (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)! Tutto ciò malgrado siano stati spesi mille miliardi all'anno per sovvenzioni a persone che, svolgendo un lavoro socialmente utile, non si preoccupavano nemmeno di andare a cercare un altro lavoro. Infatti, è molto più facile e comodo lavorare in nero che...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Ballaman.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Anghinoni. Ne ha facoltà.

UBER ANGHINONI. Signor Presidente, è comprensibile che i nostri giovani rifiutino opportunità di lavoro quando possono ottenere, senza lavorare, un assegno per i lavori socialmente utili. È sbagliato pensare che questi giovani siano incentivati


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ad intraprendere nuove attività imprenditoriali: di fatto essi sono stimolati a continuare a rimanere passivi in attesa che «papà Stato» soddisfi le loro esigenze!
D'altra parte, la risposta è stata data dal collega della maggioranza seduto al banco della Commissione, che è intervenuto un attimo fa affermando che questi lavoratori...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Anghinoni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Rizzi. Ne ha facoltà.

CESARE RIZZI. Signor Presidente, mi stavo chiedendo se facciano parte dei lavoratori socialmente utili quelle forze di polizia che stanno controllando quella specie di teatrino che è stato allestito davanti Palazzo Chigi e quella specie di burattinai che si trovano lì. Condivido pienamente quanto affermato dal collega Giordano: hanno messo in piedi quella specie di teatrino, quella specie di mercato delle vacche davanti Palazzo Chigi e nessuno ha detto niente, malgrado vi siano forze di polizia impegnate a controllare quel che sta accadendo. Allora, tra i lavori socialmente utili, inseriamo anche loro!
Signor Presidente, è fuori dubbio che quei 1.850 posti di lavoro...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Rizzi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Pittino. Ne ha facoltà.

DOMENICO PITTINO. Signor Presidente, non sono un esperto in materia di giustizia ma, come ha giustamente affermato il Presidente del Consiglio Amato, non è necessario, in questo Parlamento, essere esperti per accedere a cariche di Governo (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).
In merito al provvedimento in esame, vorrei rilevare che esso assomma i tre grandi mali della vita italiana e dell'incapacità di questa classe dirigenti di risolverli. Il primo grave problema è quello della giustizia e non credo che si risolva assumendo 1.850 persone che non sono, a mio giudizio, neanche in grado di trovare i faldoni dispersi negli archivi sotterranei dell'amministrazione della giustizia (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)!
Il secondo grave problema è quello della disoccupazione; ebbene, non credo che si risolva tale problema con questi lavori socialmente utili. Infatti, parlando anche a nome dei cittadini che rappresento, ritengo che non sia giusto...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Pittino.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Chiappori. Ne ha facoltà.
Vorrei informare i colleghi che la prossima sarà l'ultima votazione che effettueremo nella mattinata.

DOMENICO ROMANO CARRATELLI. I colleghi della Lega nord stanno facendo lavoro nero per conto di Forza Italia!

GIACOMO CHIAPPORI. Signor Presidente, voglio richiamarmi per un attimo all'intervento dell'onorevole Stelluti: non è vero quello che ha detto, abbiamo provato con i prepensionamenti, che sono stati un errore ed hanno creato false aspettative in tanti prepensionati. Non era quello il modo per creare posti di lavoro. Abbiamo provato con i lavori socialmente utili, o di pubblica utilità, ed ecco che ci troviamo di fronte ad uno Stato che comunque non ha preparato una pianta organica e che quindi si rifugia in questo sistema per poter, magari, domani dire ai precari della scuola - come è successo a Genova - che chi ha lavorato per quindici anni viene escluso nel momento in cui finalmente viene bandito il concorso. Continuiamo ancora sulla stessa strada e vorrei dire che le 35 ore saranno...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Chiappori, il suo tempo è scaduto.


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ANTONELLO SORO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONELLO SORO. Signor Presidente, vorrei aggiungere alle argomentazioni già svolte dal collega Carotti due brevissime considerazioni.
Questo provvedimento non tratta questioni di assistenza, storie vecchie che pure hanno avuto una parte negli atti parlamentari del nostro paese. È un provvedimento che punta a dare efficienza, a ridurre gli inconvenienti che si possono determinare nell'amministrazione della giustizia per effetto di una riforma...

GIACOMO CHIAPPORI. È un falso!

ANTONELLO SORO. ...che abbiamo largamente condiviso. Quando a suo tempo decidemmo di individuare nel giudice unico uno strumento per rendere più snella, ma anche più efficiente, la macchina della giustizia nel nostro paese, ci ponemmo ragionevolmente anche il problema di attenuare l'impatto che sull'ordinario funzionamento degli apparati giudiziari questa legge poteva determinare. È una piccola cosa, ma una piccola cosa che non può essere confusa né con l'assistenza né con la difesa tout court del posto di lavoro, che pure è cosa verso la quale noi popolari non siamo indifferenti.
A me appaiono chiare, dalle parole messe in fila negli interventi della Lega (non posso parlare di «argomenti», perché ho avuto difficoltà a cogliere una sequenza logica in quelle parole).

Una voce dai banchi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania: Perché sei poco intelligente!...

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, avete parlato a lungo senza essere disturbati!

ANTONELLO SORO. Colgo due cose, che vorrei fossero chiare a tutti i colleghi. La prima è il disprezzo per l'espressione «socialmente utile», un dato comune che ho colto nei diversi interventi: è bene che il Parlamento apprezzi, in una valutazione oggettiva, che questa è la linea conduttrice della politica della Lega (Commenti dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)...

MAURO MICHIELON. Ma va', stai zitto! Vai a casa!

FABIO CALZAVARA. Ostruzionista!

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, calmatevi, tanto potrete parlare dopo.

ANTONELLO SORO. La seconda cosa che appare con molta evidenza è la volontà di impedire la conversione di questo decreto-legge (Applausi polemici dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).
Rispetto a queste due cose saremmo interessati a conoscere l'opinione anche delle altre componenti dell'opposizione, del Polo delle libertà, perché non è chiaro se queste posizioni siano condivise o contrastate: non è data una terza ipotesi. Mi riferisco non agli argomenti e neanche al merito del decreto-legge, ma al disprezzo che viene manifestato per l'espressione «socialmente utili»...

FABIO CALZAVARA. Non hai capito nulla!

ANTONELLO SORO. ...nonché alla volontà di impedire la conversione di questo decreto-legge.
Desidero sottolineare brevissimamente un altro aspetto, che credo sia anch'esso non indifferente, né per la maggioranza né per l'opposizione. C'è un problema di contraddizione nel nostro ordinamento, perché la nostra democrazia, che stenta a coniugare partecipazione ed efficienza, contempla ancora, tra le possibili forme di attività legislativa, il decreto-legge: io credo che le maggioranze ed i Governi abbiano il diritto di utilizzare, quando lo


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ritengano necessario, la forma del decreto-legge (Commenti del deputato Molgora)...

PRESIDENTE. Onorevole Molgora, per cortesia. Onorevole Molgora, la richiamo all'ordine!

ANTONELLO SORO. Naturalmente, hanno il dovere (Interruzione del deputato Molgora) ... Caro collega, sto parlando di questioni che forse non ti interessano...

PRESIDENTE. Onorevole Molgora, la richiamo all'ordine per la seconda volta! Si accomodi, stia tranquillo.
Prego, onorevole Soro.

ANTONELLO SORO. I Governi hanno, oltre al diritto di emanare decreti-legge, anche il dovere di assicurare, al momento del voto, una maggioranza capace di approvarli. L'opposizione ha il diritto di opporsi all'approvazione dei decreti-legge, ma non può impedire, se non in una logica estranea alla nostra civiltà democratica, l'esercizio del voto da parte del Parlamento.
Il regolamento della Camera dei deputati, che appartiene, in qualche misura, ad un'epoca molto lontana, vale a dire ad un tempo in cui forse non era diffusa la partecipazione al dibattito politico sotto questa forma, consente all'opposizione - non solo a tutta l'opposizione, ma anche ad un solo gruppo di essa, come, ad esempio, alla Lega nord Padania - di impedire al Parlamento l'esercizio del diritto di voto, diritto a cui, credo, siamo tutti affezionati.
Signor Presidente, si pone una questione che ci riguarda: tutti noi diciamo di volere una democrazia più efficiente, capace di decidere e abbiamo speso tante parole, riempito atti parlamentari, istituite Commissioni, speciali o bicamerali, per discutere la questione della riforma delle nostre istituzioni, nel senso di coniugare partecipazione ed efficienza. Non mi rivolgo alla Lega, che è, normalmente, disinteressata a questi temi, ma al Polo delle libertà e, in particolare, ai gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale: è per voi indifferente che il nostro Parlamento possa esprimere liberamente un voto che consenta alle maggioranze di verificare se esistono e all'opposizione di esprimere il proprio dissenso, consentendo al Parlamento di funzionare? Questa non è una questione di maggioranza. Non occorre molta intelligenza né molte forze per impedire la conversione in legge di un decreto-legge: basta avere dieci persone capaci di leggere un libro, come è avvenuto in questi giorni. Tuttavia, questa non è una grande prova di forza parlamentare: è una prova di debolezza di argomenti, ma anche di sfiducia nella possibilità che il nostro sistema venga riformato.
Mi rivolgo ai colleghi dell'opposizione che hanno intelligenza politica per tali questioni e che hanno manifestato, in diverse occasioni, interesse per la riforma della nostra forma di Governo: è mai possibile, in attesa di grandi riforme, paralizzare il Parlamento? A chi giova? Credo che la maggioranza abbia il dovere di stare in aula per votare e convertire in legge decreti-legge quando questi siano stati adottati. Abbiamo invitato il Governo, vista la procedura che si sta seguendo in quest'ultimo periodo, a non ricorrere in futuro allo strumento dei decreti-legge. Mi chiedo, tuttavia, che colpa abbiano le persone che hanno lavorato con competenza...

GIACOMO CHIAPPORI. Dovevi fare prima la pianta organica!

PRESIDENTE. Onorevole Chiappori, la prego!

ANTONELLO SORO. ...e che non sono state raccolte per strada, ma che hanno messo a disposizione la loro competenza. Mi chiedo quale possa essere l'interesse degli italiani nei confronti di una decisione come questa che non può che paralizzare ulteriormente e rallentare l'amministrazione della giustizia.
Vorrei che a queste domande, insieme alla riflessione che tutti noi, parlamentari della maggioranza, siamo chiamati a fare,


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anche i gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale fornissero la loro risposta (Applausi dei deputati dei gruppi dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Democratici-l'Ulivo e Comunista - Applausi polemici dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

CARLO PACE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CARLO PACE. Signor Presidente, vorrei raccogliere l'invito, almeno per quanto riguarda il gruppo di Alleanza nazionale, a chiarire la nostra posizione.
In primo luogo, non si può dire che la questione della scadenza del periodo previsto per lo svolgimento delle attività socialmente utili sia emersa improvvisamente. Le proroghe avrebbero potuto essere evitate se si fosse proceduto con l'adozione di un disegno di legge. Questo non c'è stato e non si può dire che da un giorno all'altro siate stati folgorati e sia emersa una nuova esigenza: il ricorso allo strumento del decreto-legge è consentito non in base a folgorazioni che colgono improvvisamente persone altrimenti disattente, ma quando emergono problemi nuovi che prima non c'erano. Non potete dire che la questione sia emersa a seguito dell'istituzione del giudice unico. Anche allora, quando si trattò di questo tema, noi indicammo i problemi organizzativi che l'istituzione del giudice unico avrebbe comportato. Non si può quindi, sulla linea di principio dell'adozione dello strumento dei decreti-legge, considerare una scarsa sensibilità quella manifestata dall'opposizione allorquando si schiera in netto contrasto con il metodo del ricorso, ingiustificato ed estremamente ampio, al decreto-legge.
Per quanto riguarda l'espressione «lavori socialmente utili», vorrei richiamare l'attenzione dei colleghi sulla circostanza che non basta chiamarsi Pietro per essere santo! Non basta cioè usare una terminologia per trasferirne la valenza sui fatti che in tale terminologia si vorrebbero comprendere.
Ciò che voglio dire è che qui ci troviamo dinanzi a carenze di organizzazione del sistema giudiziario e non a questioni secondarie (ricordo che in varie occasioni ho presentato interrogazioni in materia di carenze di organico di numerose preture). Lo Stato (il Ministero della giustizia) deve procedere a realizzare quanto necessario per consentire la piena organizzazione degli uffici, ricorrendo non a persone tenute appese, sotto il ricatto, diciamo così, del filo del rinnovo di un contratto del tutto temporaneo e precario, ma a persone inserite sistematicamente nel sistema, sempre che ve ne sia bisogno.
Quella della giustizia è una funzione primaria dell'amministrazione pubblica, dello Stato e ad essa si deve corrispondere dando agli uffici le necessarie dotazioni umane. Se si pone un problema di risorse e occorre far quadrare i conti, allora bisogna rinunciare a sprechi e ad altre spese, concentrando invece le risorse sui settori prioritari che richiedono d'essere rafforzati. Questa è la posizione del nostro gruppo (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).

GIUSEPPE DEL BARONE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE DEL BARONE. Signor Presidente, l'onorevole Giovanardi ha già espresso in maniera precisa la posizione del CCD. Colgo l'occasione per aggiungere qualche rapida considerazione perché a me pare che stamane vi sia una netta deviazione su un dato di fatto. Pare che ci troviamo in quest'aula per dimostrare ad ogni costo la colpevolezza dei lavori socialmente utili, partendo da presupposti che, se a livello di battute possono piacere o non piacere (ma le battute rimangono tali), a livello di sostanza sono assolutamente inaccettabili.
Forse anche perché sono un deputato napoletano, non ho assolutamente gradito


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la richiesta di fare qui tra di noi ... la colletta per dare 800 mila lire (mi pare che sia questa la cifra fissata) a persone che hanno lavorato e che sicuramente non meritano l'elemosina. Né mi è piaciuto sentir dire: guardate cosa è successo a Pompei! Non mi è piaciuto perché a Pompei ci sono persone che hanno lavorato. Vorrei suggerire a coloro che hanno detto certe cose di andare a vedere se questi lavoratori siano stati utilizzati nella maniera migliore. Lo dico perché ciò, evidentemente, sposta alquanto i termini della discussione.
C'è un dato di fatto molto preciso, cioè che i lavori socialmente utili hanno vissuto alla luce di una grande parola, che possiamo anche dimenticare o sminuire ma che comunque esiste: la prorogatio. Parlo della paura della prorogatio! Se tale parola esiste - ed esiste da anni - come mai in questo momento, di punto in bianco si vuole, per così dire, far scappare un decreto-legge che a mio modo di vedere è inconcludente nella sostanza perché cerca di riattivare una strada che è nata tortuosa e che con il decreto-legge rimane tale?

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO GIOVANARDI (ore 13,23)

GIUSEPPE DEL BARONE. Allora, rimango dell'idea - di cui sono estremamente convinto - che il lavoratore socialmente utile è quel soggetto che ha prestato la propria opera agli scavi di Pompei, nei musei, nella sanità e dovunque gli sia stato chiesto un contributo, ma che ha dovuto subire una condizione di prorogatio assolutamente negativa e precaria tale da non consentirgli una vita possibile idonea a «tirare avanti» la famiglia.
Noi del CCD siamo contro l'impostazione di questo provvedimento, non perché non condividiamo il concetto di lavoratore socialmente utile, ma perché si presenta come un fungo nato improvvisamente. In questo momento sarebbe necessario un passaggio che non ripercorresse la strada della prorogatio, ma affrontasse gli eterni problemi della giustizia di cui si è parlato per anni e che dovrebbero essere finalmente risolti. Questo decreto-legge non ci convince e non ci piace, ma questa affermazione è ben lungi dall'essere un atto d'accusa contro lavoratori che hanno ben meritato e che ora dovrebbero probabilmente concludere l'iter della prorogatio ed intraprendere - vedremo come - una strada che non ci piace e che vorremmo diversa, un iter di lavoro che sia degno di questo nome.

LUCA CANGEMI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCA CANGEMI. Presidente, ritengo che il paragone fatto in quest'aula tra le false pensioni di invalidità e i lavori socialmente utili sia non solo offensivo, ma falso perché opera un autentico capovolgimento della realtà. Una superficiale conoscenza della realtà ci dice che questi lavoratori svolgono sottocosto - vorrei sottolineare questo termine - e in modo precario un lavoro indispensabile che tiene in piedi grandi settori pubblici e grandi «pezzi» dell'amministrazione pubblica di questo paese. Se questi lavoratori socialmente utili non svolgessero la loro attività (anche se talora lo fanno in condizioni inaccettabili), in alcuni settori non si potrebbero svolgere compiti essenziali. Questa è la realtà e rispetto ad essa il Governo non deve essere accusato di essere stato troppo arrendevole nei confronti di tali lavoratori ma semmai, al contrario, di non aver individuato i necessari percorsi di stabilizzazione e di uscita dalla precarietà. È questa l'accusa che noi rivolgiamo al Governo, e non certo di essere stato, in qualche modo, troppo sensibile; non lo è stato, anzi ha usato questi lavoratori socialmente utili come grimaldello per l'esternalizzazione di una serie di servizi pubblici e per inserire forme di precarietà anche nel cuore della pubblica amministrazione.
Bisogna farsi carico maggiormente delle esigenze e dei diritti di tali lavoratori ed anche in questo caso ci atterremo a


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questo principio ispiratore generale. Ma detto ciò e risposto così con un principio di realtà alla propaganda della Lega, credo che la raffigurazione dell'onorevole Stelluti contenga anche elementi di irrealtà, che sia cioè una rappresentazione irenica e pacificata della politica, dell'iniziativa del Governo e del Ministero della giustizia. Purtroppo, onorevole Stelluti, le cose non stanno così come lei ce le raffigura perché anche questo decreto-legge si inserisce in una politica del personale sbagliata quale è quella che è stata condotta negli ultimi anni dal Ministero della giustizia. È innanzitutto una politica che crea una guerra fra poveri: lavoratori socialmente utili contro trimestrali, dipendenti del Ministero contro idonei ai concorsi. È una politica da cui si deve uscire, ma lo si deve fare in avanti e lo si può fare in questa situazione di difficoltà - tanto più grave perché si realizza in un versante così delicato quale quello dell'amministrazione della giustizia - solo se si opera una scelta netta per l'estensione di un lavoro pubblico stabile e qualificato, dando risposta agli idonei, di cui sono state prorogate le graduatorie, ai lavoratori socialmente utili, ai trimestrali, ai dipendenti del Ministero della giustizia. Questa è la scelta che noi porteremo in Assemblea, anche con un ordine del giorno, e su cui è impegnata Rifondazione comunista (Applausi dei deputati del gruppo misto-Rifondazione comunista-progressisti).

ELIO VITO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELIO VITO. Signor Presidente, colleghi, non intervengo per rispondere direttamente al pur pacato e cortese invito del collega Soro, ma credo sia utile a questo punto della giornata, forse della settimana, forse anche della legislatura (Commenti)... Lo dico senza scherzare. Sappiamo tutti che c'è un altro anno di lavoro davanti a noi e proprio per questo è bene ragionare su questo ulteriore anno.
La riflessione del collega Soro sui decreti-legge è certamente giusta, ma io aggiungo due considerazioni. La prima è che già in questa legislatura è stata realizzata, con il nostro consenso determinante, una profonda riforma del regolamento - mai attuata in passato -, che ha dato al Governo corsie molto ampie e molto rapide di lavoro ordinario. Per intesa reciproca da questa corsia restavano fuori i decreti-legge. Se ciò non è stato inteso (non certo dal Governo Amato, che si è appena costituito, ma dai precedenti), questa non è responsabilità dell'opposizione. Indipendentemente dai ritardi (settimana di Pasqua, elezioni regionali) in questa settimana abbiamo all'esame tre decreti-legge ed iniziamo - l'onorevole Soro lo sa, non per responsabilità nostra o sua - a discutere di questo decreto-legge, come è capitato la settimana scorsa, a quarantott'ore dalla scadenza. Aggiungo che alle 14,30 - lei non lo sa, o forse sì; noi ce ne preoccupiamo - in Commissione affari sociali si svolgerà l'audizione del presidente dell'ANFFAS, che non è stato possibile tenere prima, per discutere dell'altro decreto-legge in scadenza e che abbiamo chiesto - questo è il nostro senso di responsabilità - avesse luogo nonostante l'esame del decreto-legge sia già iniziato, per sapere se vi sia o meno il risanamento di quell'organismo. Quell'audizione, come dicevo, si terrà alle 14,30. Questo è il modo con il quale ci costringete a procedere e che ci vede a lavorare responsabilmente, accettando queste condizioni, in Commissione ed in aula. Il decreto-legge arriva al nostro esame a quarantott'ore dalla scadenza. Cosa significa questo?
Rispetto ai poteri, ai doveri ed ai diritti dell'esecutivo di ricorrere anche, qualora lo richieda, allo strumento del decreto-legge, aggiungiamo che da parte delle opposizioni vi è molta difficoltà a riconoscere questo diritto costituzionale, in questa particolare situazione politica, ad un Governo che, per quanto ci riguarda, non solo è stato costituito senza alcuna legittimazione popolare, ma si è costituito al solo fine di evitare la legittimazione popolare


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e le consultazioni politiche. Questo è un aspetto che occorrerà tenere presente per il prossimo anno. Infatti, all'inizio della legislatura si era fatto lo sconto sulle deleghe, si erano fatte delle cose ma, per parte nostra, vi era comunque una situazione diversa. Oggi, invece - lo abbiamo detto -, al Governo del professor Amato questa situazione non può essere riconosciuta. Sicuramente non è il contesto nel quale un Governo dica «sono stato legittimato dal voto degli elettori e voi opposizioni siete irresponsabili se non mi fate governare e se non mi fate varare i decreti-legge»: questo nella chiarezza e nella responsabilità reciproca delle situazioni.
A questo Governo, nato in questo contesto politico, senza consenso popolare, ma anzi per evitare il voto popolare, è difficile riconoscere il diritto di poter adottare anche tutti i decreti-legge che vuole.
Non sfuggo però neanche alla questione di merito dei lavori socialmente utili. Innanzitutto, diamo tutta la nostra solidarietà alle persone, ai cittadini, ai lavoratori impegnati in questi lavori, che però restano una forma di lavoro assistenziale e precaria, che umilia soprattutto loro. A costoro diamo questa solidarietà personale e diciamo che è responsabilità del Governo se non è riuscito e non ha voluto trovare delle soluzioni rispetto alla riforma del giudice unico che fossero definitive. Quale è stata, in fin dei conti, l'unica richiesta che abbiamo avanzato durante la discussione generale ed in Commissione, anche con gli emendamenti e gli ordini del giorno presentati, richiesta alla quale partecipano anche i colleghi della Lega? A questi ultimi direi comunque che certi atteggiamenti, che possono sembrare od essere letti come antimeridionali, sono a mio giudizio poco utili all'altezza ed alla qualità del confronto politico e dell'opposizione politica che la Lega è in grado di condurre rispetto all'assistenzialismo del lavoro socialmente utile e non rispetto ai lavoratori, i quali sono vittime di questo sistema.
Qual è la richiesta che abbiamo fatto? La pianta organica del Ministero della giustizia. Perché non sono state trovati rimedi strutturali che, se è vero che la riforma del giudice unico è un motivo e non una scusa accampata in seguito, consentissero di trovare soluzioni più idonee per questi o altri lavoratori? Ancora oggi siamo in attesa della risposta in ordine alla riforma della pianta organica del Ministero della giustizia, un dicastero che, comunque, dispone di altre forme di assunzione, anche in via straordinaria, più sicure e definitive, meno precarie, umilianti e soggette all'altalenante situazione politica di questa maggioranza, come questo decreto-legge sui lavoratori socialmente utili.
Signor Presidente, in conclusione, stiamo scontando gli effetti di una serie di decreti-legge emanati in campagna elettorale, come quello sulle assicurazioni; si trattava di provvedimenti un po' elettorali, un po' assistenziali, senza futuro, che danneggiavano i lavoratori ai quali si rivolgevano e che, ora, si scontrano con la situazione esistente in Parlamento.
Si scopre solo ora, dopo che lo stiamo dicendo da tempo - sembra che il ministro stia venendo in questo ramo del Parlamento ad ascoltate il Comitato dei nove e le opposizioni...

PRESIDENTE. Onorevole Vito!

ELIO VITO. Concludo, Presidente, anche se mi pare che le condizioni dell'Assemblea consentano, forse, un minuto di sforamento.

PRESIDENTE. No!

ELIO VITO. La nostra contrarietà ai lavori socialmente utili siffatti è piena; la nostra solidarietà alle persone coinvolte in tali lavori è altrettanto piena e totale; ...

DOMENICO IZZO. Ipocrita!

ELIO VITO. ...il nostro impegno a trovare soluzioni definitive è evidente


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(Proteste dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e dei Popolari e democratici-l'Ulivo), ...

PRESIDENTE. Onorevole Vito, per cortesia, concluda!

MAURA CAMOIRANO. Gli tolga la parola!

ELIO VITO. ...ma noi non copriremo le responsabilità di questo Governo e di questa maggioranza.

PRESIDENTE. Ricordo ai colleghi della maggioranza che vi è stato un autorevole invito da parte di un capogruppo della maggioranza stessa, rivolto ai gruppi dell'opposizione, ad esprimersi.

ELENA CIAPUSCI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELENA CIAPUSCI. Signor Presidente, avrei preferito parlare con il Presidente Violante perché è una risposta che può darmi soltanto lui.
Ho notato che, in precedenza, è intervenuta l'onorevole Malavenda che, come la sottoscritta, fa parte del gruppo misto. All'onorevole Malavenda, come a tutti i rappresentanti del gruppo della Lega nord Padania, che ovviamente stanno facendo ostruzionismo su questo malcapitato disegno di legge di conversione, è stata tolta la parola. Vorrei chiedere al Presidente se possano intervenire e quanto tempo abbiano i rappresentanti del gruppo misto in quest'aula per esprimere le proprie opinioni sul disegno di legge di conversione in esame; è mia intenzione prendere la parola, ma non vorrei essere «stoppata» su un provvedimento così importante, che credo riguardi l'intero lavoro italiano, non solo i lavori socialmente utili.

PRESIDENTE. Onorevole Ciapusci, la durata degli interventi dipende dalle fasi del dibattito. Per esempio, in questa fase il Presidente ha aperto un giro di interventi sull'ordine dei lavori della durata di cinque minuti per ogni rappresentante di gruppo che intenda intervenire, compresi quelli del misto.

PIER PAOLO CENTO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER PAOLO CENTO. Signor Presidente, credo che molte cose siano state dette, ma alcune vanno puntualizzate (Commenti del deputato Chiappori).
Stai zitto, dopo che, in maniera vergognosa, hai insultato con tutti i tuoi interventi...

GIACOMO CHIAPPORI. Ce l'hai con me?

PIER PAOLO CENTO. Sì, ce l'ho con te!

GIACOMO CHIAPPORI. Allora sei scemo!

PIER PAOLO CENTO. Stai zitto, perché, dopo che in maniera vergognosa (Proteste dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia!

PIER PAOLO CENTO. ...hai insultato i lavoratori socialmente utili...

GIACOMO CHIAPPORI. Allora sei scemo!

PRESIDENTE. Onorevole Cento! Onorevole Chiappori! Per cortesia!

GIACOMO CHIAPPORI. Sei scemo!

PIER PAOLO CENTO. Stai buono, stai!

PRESIDENTE. Onorevole Chiappori, per cortesia. È un'opinione come la sua.

GIACOMO CHIAPPORI. È scemo!


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PRESIDENTE. Onorevole Chiappori, la richiamo all'ordine per la prima volta.

ANTONIO SAIA. Lei non può permettere che insultino i colleghi!

PRESIDENTE. Ho già richiamato all'ordine... (Proteste del deputato Saia).
Onorevole Saia, il Presidente lo faccio io.
Ho già richiamato all'ordine l'onorevole Chiappori, che ha aderito all'invito.
Prego, onorevole Cento.

PIER PAOLO CENTO. Deve essere chiaro in questo momento e, mi auguro, nel lavoro che si svolgerà oggi pomeriggio per tentare di raggiungere un accordo sulle regole che ci consentirà di approvare domani mattina il disegno di legge di conversione di questo decreto, che vi è un elemento politico rilevante che non credo possa essere taciuto in un confronto legittimo anche se aspro nell'Assemblea. Da una parte vi è l'Assemblea che deve il rispetto ai 1.800 lavoratori socialmente utili, al di là del giudizio sul decreto, e dall'altra vi sono alcuni toni che sono stati utilizzati.
Cari colleghi della Lega, in questa vicenda siete utilizzati come manovalanza dal Polo che non ha il coraggio di condurre questa battaglia politica e che usa voi perché in campagna elettorale sulla vicenda dei lavoratori socialmente utili ha fatto affermazioni molto diverse da quelle dette in quest'aula (Applausi dei deputati dei gruppi misto-Verdi l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e dei Popolari e democratici-l'Ulivo - Vivi commenti dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)! Presidente, vorrei poter continuare. Faccia il Presidente imparziale dell'Assemblea!

PRESIDENTE. Onorevole Cento, lei attira l'attenzione dell'Assemblea, quindi dovrebbe esserne gratificato.

PIER PAOLO CENTO. Quello che non può essere consentito è, da una parte, il dileggio al di là del giudizio di merito e, dall'altra, che questa Assemblea nella seduta di oggi e soprattutto in quella di domani non si assuma la responsabilità democratica e politica di dire sì o no a questo decreto-legge. Questa responsabilità riguarda nel merito una soluzione parziale dei lavoratori socialmente utili della giustizia rispetto al problema del diritto al reddito e consente di superare, almeno per diciotto mesi, una condizione di precarietà che contraddistingue in maniera vergognosa quel tipo di situazione. Consente, inoltre, di garantire che una riforma approvata da questa Assemblea, dopo un dibattito ampio come quello sul giudice unico, possa trovare gli strumenti, anche attraverso l'assunzione per diciotto mesi di questi 1.800 lavoratori per essere completata e portata a termine (Commenti dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, lasciate concludere l'onorevole Cento!

PIER PAOLO CENTO. Credo che su questo non ci possano essere giochi politici, legittimi nel confronto tra maggioranza e opposizione, fatti sulla pelle di cittadini, di lavoratori e di lavoratrici perché credo che questo sarebbe inaccettabile per la dignità dell'Assemblea. Confido dunque che domani vi sarà l'impegno per giungere ad una conclusione, votando liberamente, a favore o contro, ciascuno assumendosi la propria responsabilità, e che ciò sarà garantito da chi presiede i lavori di quest'aula attraverso l'applicazione del regolamento ed anche - mi auguro - grazie ad un ragionamento politico che svolgeremo nelle prossime ore e che ci potrà consentire di convertire questo decreto per assumerci una responsabilità politica di fronte al paese e non solo di fronte ai 1.800 lavoratori che sono oggetto di questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo misto-Verdi-l'Ulivo).

PIERLUIGI PETRINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.


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PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI PETRINI. Mi permetto di rubare qualche minuto di attenzione ai colleghi per riprendere alcuni concetti, egregiamente espressi dall'onorevole Soro, che io avevo già cercato di esporre in occasione dell'ultimo episodio ostruzionistico relativo al sanitometro. Prescindo dal merito dell'ostruzionismo sui lavoratori socialmente utili o sul sanitometro per rilevare come lo strumento dell'ostruzione non sia più un fatto sporadico legato a temi forti e caratterizzanti l'azione politica dell'uno o dell'altro gruppo, ma sia diventato ormai uno strumento abitudinario per esprimere, come è stato chiaramente detto da autorevoli esponenti dell'opposizione, una totale, univoca e irreversibile avversione ad un Governo ritenuto illegittimo e che, pertanto, deve essere osteggiato sempre e comunque. Il fatto è che in occasione dei decreti-legge si sta configurando un vero e proprio diritto di veto dell'opposizione nei confronti dell'azione del Governo e del Parlamento che non è compatibile con una convivenza democratica. Una democrazia paralizzata non è una democrazia. Una democrazia per essere tale deve essere funzionale.

ANTONINO LO PRESTI. Voi avete alterato la democrazia!

PIERLUIGI PETRINI. Signor Presidente, è assolutamente chiaro che la Costituzione, quando all'articolo 77 assegna al Governo la facoltà di intervenire nella legislazione con lo strumento del decreto-legge, lo fa in subordine alla facoltà del Parlamento di esercitare un controllo stretto ed immediato: non a caso, l'articolo 77 della Costituzione obbliga il Parlamento a riunirsi entro cinque giorni dalla decretazione ed obbliga il Governo a darne annuncio immediato alla Camera, proprio perché questo esercizio del controllo sia immediato e tempestivo.
Questo concetto è stato rinforzato dalla sentenza della Corte costituzionale nel momento in cui essa ha stabilito la non reiterabilità dei decreti-legge, perché in quella reiterabilità vi era una valvola di sfogo rispetto a questo strumento di controllo. D'altra parte, tale controllo è assolutamente ammesso nel ramo parallelo del Parlamento, perché al Senato esiste una clausola regolamentare che permette di arrivare sempre e comunque alla deliberazione, cioè all'atto democratico. È altrettanto vero che il nostro regolamento non disconosce affatto tutto ciò, onorevoli colleghi; semplicemente, lo tiene relegato da tempo immemorabile nelle norme transitorie, prevedendo che dovrà essere regolamentato. Quando dovrà esserlo? Quando questa democrazia avrà ormai esaurito qualsiasi credibilità? Perché questo oggi stiamo facendo in questo Parlamento!

PAOLO BECCHETTI. Fatevi eleggere e poi parlate di democrazia!

PIERLUIGI PETRINI. Stiamo togliendo ogni credibilità a questa istituzione, che continuiamo a paludare con abiti retorici, dicendo che è il cuore e il sale della democrazia. Che cosa è il cuore e il sale della democrazia? Questo spettacolo osceno? (Applausi dei deputati dei gruppi misto-Rinnovamento italiano, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici-l'Ulivo, Comunista, dell' UDEUR e misto-Verdi-l'Ulivo - Commenti dei deputati del gruppo della Lega nord Padania). Attraverso le regole e gli strumenti del regolamento, viene disconosciuto il principio assoluto di un confronto democratico, in cui un parere, anche assolutamente contestabile come il vostro, onorevoli colleghi, deve essere accolto ma anche discusso per arrivare ad una deliberazione.
Siete contrari a questa norma sui lavori socialmente utili? Ciò è nel vostro pieno diritto, ma non potete impedire a questo Parlamento di deliberare! Questo non siete in diritto di farlo! (Applausi dei deputati dei gruppi misto-Rinnovamento italiano, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici-l'Ulivo, Comunista, dell'UDEUR


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e misto-Verdi-l'Ulivo - Commenti dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Onorevole Petrini, volevo solo ricordarle il vecchio broccardo qui suo iure utitur, neminem laedit: vi è un regolamento oggi in vigore; quando si parla di esercitare diritti, la Presidenza della Camera non può fare altro che dare applicazione al regolamento in vigore...

DOMENICO IZZO. Presidente, faccia il suo lavoro, non le ha chiesto niente nessuno!

PRESIDENTE. Vi è un'esigenza di adeguamento del regolamento? È un problema che prescinde dal diritto di ognuno di esercitare strumenti che sono a sua disposizione.
Nella storia di questo Parlamento...

DOMENICO IZZO. Basta!

PRESIDENTE. ...molti decreti-legge sono decaduti sulla base di atteggiamenti di questo tipo. Vi è poi il problema della sentenza della Corte costituzionale, dell'utilizzo dello strumento del decreto-legge, ma in questa fase è chiaro che la Presidenza deve solo garantire la legittimità dei comportamenti.

MAURO MICHIELON. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURO MICHIELON. Signor Presidente, prendo atto del fatto che in Parlamento vi è un altro tuttologo, l'onorevole Soro che, senza neanche aver letto uno stralcio del dossier, viene qui e dà lezioni a tutti. Allora, sarà bene che il signor Soro sappia che i lavoratori socialmente utili attualmente impiegati presso il Ministero della giustizia sono 1.542 ed invece il decreto-legge parla di 1.850, per cui la Lega ha sempre chiesto spiegazioni a tale riguardo. I lavori socialmente utili nell'ambito del Ministero della giustizia coinvolgono anche tutte le città del nord: noi abbiamo sempre fatto opposizione sui lavori socialmente utili e ci assumiamo le nostre responsabilità!
Dovete spiegarci come mai nel 1999 abbiate speso mille miliardi per i lavori socialmente utili e non abbiate creato un solo posto di lavoro fisso: questo dovete spiegare e non fare demagogia (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)!. Se questo Governo e questa maggioranza tenevano veramente a fare convertire il decreto-legge, avrebbero potuto iscriverlo all'ordine del giorno della seduta di lunedì pomeriggio e passare alle votazioni martedì mattina, proseguendo fino a giovedì pomeriggio. Evidentemente, il problema è un altro: questo Governo pretende di fare ciò che vuole perché ha la maggioranza. A questo punto, da quanto ho capito dall'intervento dell'onorevole Petrini, l'opposizione dovrebbe stare a casa o, al massimo, venire in questa sede per garantire il numero legale lasciando alla maggioranza la possibilità di fare ciò che vuole. Non è così! Non è così (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)! Fino a quando saremo qui, faremo il nostro lavoro, perché siamo stati eletti dai cittadini per rappresentarli. Se non vi sta bene, vi ripeto che avreste potuto inserire la discussione del decreto-legge lunedì pomeriggio, in modo che il martedì mattina avremmo potuto votare. Purtroppo, però, all'ordine del giorno vi era il cosiddetto decreto antinflazione. Se questo Governo e questa maggioranza non sanno organizzare i propri lavori, sono problemi vostri, non nostri, e dovete assumervi le vostre responsabilità. Pensate a come è stato approvato il famoso «decreto pulisci-liste» al Senato. Come maggioranza dovreste solo vergognarvi (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Michielon 1.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.


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La Camera non è in numero legale per 33 deputati. A questo punto, rinvio la votazione e il seguito del dibattito alla seduta di domani.
Ricordo che alle 15 avrà luogo lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata e, successivamente, vi saranno due adempimenti importanti, l'elezione di un segretario di Presidenza, alle 16,15 e alle 18 la riunione del Parlamento in seduta comune per l'elezione di un componente del Consiglio superiore della magistratura.
Sospendo la seduta.

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