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PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Mancuso n. 2-02356 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 7).
FILIPPO MANCUSO. Signor Presidente, rinuncio ad illustrarla e mi riservo di intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri ha facoltà di rispondere.
MARCO MINNITI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, onorevoli deputati, l'onorevole Mancuso nell'interpellanza ribadisce alcune ipotesi e considerazioni già avanzate nella replica alla mia risposta all'interpellanza urgente del 7 ottobre dello scorso anno e chiede al Governo di intraprendere specifiche iniziative e, in particolare, che in ordine alla vicenda della riscossione della somma di 8 miliardi, a suo dire avvenuta il 28 gennaio 1987, venga sentito dal Governo il signor Massa, all'epoca dei fatti delegato alla riscossione. Chiede inoltre che vengano effettuati accertamenti presso il Credito industriale sammarinese sui conti monetari intestati a persona o persone aventi il nome Scalfaro. In ordine al primo punto, nella risposta del 7 ottobre 1999 affermavo che, sulla base degli elementi allora disponibili, non si poteva dedurre con certezza - cito testualmente - «se il prelievo degli 8 miliardi sia avvenuto il 26, il 27 o il 28, anche se le prime due date» - dicevo allora - «appaiono le più plausibili» (Commenti del deputato Mancuso).
nella sostanza e nel merito, l'utilità o addirittura l'asserita necessità di ascoltare il signor Massa, né si comprende a quale titolo e con quale autorità il Governo potrebbe sentirlo, non essendo emerse, allo stato degli atti, nel caso di specie, irregolarità né profili di rilievo penale sui quali, tuttavia, è competente l'autorità giudiziaria. D'altra parte, se il signor Massa fosse in possesso di informazioni o di elementi di interesse diversi o ulteriori rispetto a quelli da me forniti, potrebbe porli a disposizione in qualunque momento.
PRESIDENTE. L'onorevole Mancuso ha facoltà di replicare.
FILIPPO MANCUSO. Signor Presidente, colleghi più lontani che vicini, nel tentativo di allontanare i miasmi di questa indegna vicenda di peculato, desidero cominciare il mio intervento, signor Presidente, rivolgendole un complimento personale. Lei, questa mattina, pronunciando l'epicedio di un nostro collega mancato ai vivi, ha detto cose nelle quali ho scorto una qualche consonanza con il mio sentire e, cioè, che la politica, vorace e talvolta eccessiva, dovrebbe far salva la decenza della moralità riposta in tutti noi. Me ne son sentito confortato poiché anch'io, nei miei limiti, svolgo un compito politico ispirato in questo modo. Non così lei, signor sottosegretario, che usa ogni artifizio e insincerità per ribadire, per occultare, per ingannare il Parlamento e il paese su una circostanza grave e sicura, che ricostruisce a modo suo, occulta continuamente persino in ciò che essa ha di più trasparente: la sua ricostruzione, ad esempio, telematica o informatica della data del pagamento (il 28 febbraio) non la ricavo da nulla, se non dalla stampigliatura che lei conosce, che lei ha detto di aver conosciuto, che lei ha qui nella precedente occasione dimostrato di sapere, di avere acquisita. La data è il 28 febbraio.
signor Massa, che lei delicatamente dispensa dal disturbo di servire lo Stato, la verità e la decenza - lo ripeto ancora una volta - di dire quale ragion d'essere ha avuto l'operazione.
PRESIDENTE. Onorevole Mancuso, qui devo richiamarla!
FILIPPO MANCUSO. Avete posto in crisi la Presidenza di Cossiga per assai meno. Lo stavate travolgendo in impeachment, forse immeritato, allora.
valori, dei suoi beni, delle sue prerogative propositive e istituzionali, ma non possiamo misconoscere che il miglior modo di servire lo Stato è contestare coloro che approfittano dell'autorità. Voi vi siete scoperti ora istituzionalisti, ogni cosa tocca l'istituzione: giusto, ma vi è un limite anche a questo; come il rivendicare il diritto di dire ai traditori, appunto dell'istituzione, ciò che essi sono e quale egli, la persona di cui parliamo, è.
L'onorevole Mancuso ha facoltà di illustrarla.
A seguito di ulteriori accertamenti, posso confermare quanto già comunicato in data 12 ottobre al Presidente della Camera e cioè che l'operazione di pagamento di 8 miliardi a favore del Sisde è avvenuta il 27 gennaio 1987, attraverso il cosiddetto conto sospeso di tesoreria. L'operazione è stata scaricata dal suddetto conto sospeso e, contestualmente, contabilizzata anche a livello informatico il successivo 28 gennaio 1987. Ciò si evince chiaramente dal registro di cassa dell'ufficio di tesoreria del Ministero del tesoro e dal relativo tabulato, trasmessi dallo stesso ufficio con lettera esplicativa del 12 ottobre 1999. Conseguentemente, voglio ribadire che la data del 28 gennaio costituisce solo la data di registrazione di un'operazione avvenuta il 27 e non, come sostiene l'interpellante, il 28.
Confermo qui la mia disponibilità a fornire alla Presidenza della Camera la documentazione in argomento, affinché venga posta a disposizione dell'onorevole Mancuso e degli altri deputati interessati. È del tutto evidente, quindi, la gratuità e l'infondatezza dell'accusa di mendacio rivoltami in proposito dall'onorevole Mancuso (Commenti del deputato Mancuso).
Nella sua interpellanza, l'onorevole Mancuso fa riferimento anche alla necessità di acquisire informazioni circa la finalità e la destinazione di quel prelievo irregolare. In ordine a tali asserzioni, dalla documentazione che pongo a disposizione si può verificare che la somma di 8 miliardi è stata acquisita dal Sisde per le sue finalità e che il prelievo fu regolarmente effettuato sulla base delle vigenti disposizioni di cui agli articoli 546, 547 e 556 delle istruzioni generali del tesoro, che prevedono il ricorso al già citato conto sospeso, che pure sono disponibile a trasmettere alla Presidenza.
Allo stato degli atti, dunque, l'operazione è legittima e trasparente; conosciamo, infatti, la data del prelievo e l'allocazione della somma prelevata. Su tali basi di evidenza, non si comprende,
Infine, l'onorevole interpellante sollecita il Governo ad un accertamento presso il Credito industriale sammarinese in ordine alla costituzione di un conto monetario di 8 miliardi a disposizione di persona o persone aventi il nome «Scalfaro». Poiché, per quanto ci riguarda, abbiamo proceduto alla esauriente ricostruzione dell'itinerario di quella somma, non vi sono elementi, a nostro avviso, sulla base dei quali procedere per ulteriori accertamenti.
Per tali motivi, la reiterazione di accuse e di insinuazioni mi appare ancora una volta chiaramente infondata.
L'incasso degli otto miliardi a mano di Massa e su delega dell'allora capo della polizia avvenne - perché vi è scritto sul documento liquidato - nella data del 28. La ricostruzione a posteriori, ammesso che abbia la rilevanza enfatica sulla quale lei si è soffermato, non è discutibile; e se c'è qualcosa che pone in dubbio, anzi nella certezza che lei riferisce cose sbagliate, è proprio quel timbro, che lei ha detto di aver considerato; tant'è vero che in quella impropria lettera post factum che ha mandato al Presidente della Camera questa circostanza lei la pone come dubbia; la pose come dubbia discutendo qua e poi la risolse affermando apoditticamente, e mentendo sul documento, che fosse il 28. Ammettiamo che abbia l'importanza drammatica che le ha attribuito: era comunque quello il tempo in cui il destinatario della somma, il capo della polizia di allora, lasciava quell'ufficio. Egli mandò Massa ad incassare nel momento stesso, forse qualche ora prima che egli lasciasse l'ufficio!
Come è possibile, in buona fede - direi - in condecenza, sostenere che quella somma (otto miliardi e non sette!) sia stata destinata a fini istituzionali da un funzionario che più non rivestiva quell'incarico che lo avrebbe legittimato alla riscossione?
Se lei distoglie dal suo artefatto ragionamento il punto essenziale della corrispondenza al 28 febbraio del momento in cui il capo della polizia, ora defunto, lasciava l'ufficio di capo del SISDE; se lei stabilisce che in quello stesso giorno in cui egli lasciava, appunto, il Sisde ma incassava quella somma, vuol chiedere allora al
Perché non volete sentire Massa se perfino un giornale satirico, un quotidiano televisivo è andato a trovarlo? Vi ho detto dove abita; vi ho detto che fa; vi è stato dimostrato che esiste. Voi, che sobillate i generali alla fellonia, avete tanta delicatezza nei confronti di un pensionato dello Stato; voi che occultate che la Corte costituzionale è malamente composta; voi che non presentate i contratti - come definirli - di pentimento di un Brusca! Sappia, tra parentesi, che quel contratto non è stato firmato da Brusca! Sappia che il sottosegretario Brutti non ha dato al Parlamento il regolamento di questo rapporto, unilaterale dunque. Voi avete la delicatezza, la finezza d'animo, il consiglio virtuoso di non sentire colui che su questo grave caso può dare - ed è l'unico - una informazione comunque attendibile in principio.
Lei si duole che io le abbia dato del mentitore, ma, a parti rovesciate, lei darebbe a me che scendessi al suo livello la qualifica di mentitore? Si risponda!
Io riprenderò questo argomento fintanto che la sua impaziente bugiardaggine non si sarà stancata perché quegli 8 miliardi sono andati per un verso, si ricordi, che lei l'altra volta ha detto essere ignoto e oggi non ne parla più. Il reversale di questa somma, nello stesso giorno, dall'incasso indiscutibile nelle stesse casse da cui era stato prelevato, cioè incassato e al tempo stesso riversato, che ragione aveva d'essere? Prelevo attraverso una persona e attraverso questa stessa persona o altre lo riverso da dove l'ho ricavato!
Mi dica: lei non comprende l'importanza dell'intelligenza altrui o manca della propria? Questo caso, al culmine del quale vi è una sicura peculazione da parte di un ex ministro dell'interno (una delle sue tante), non si chiuderà con le vostre menzogne.
Purtroppo, la vostra tendenza è questa: occultare, mistificare, rabbonire la verità, mentire quale strumento di un potere che vi cede dalle mani come un'acqua sudicia.
Questo caso ritornerà, forse al cospetto di un sottosegretario di un Governo che abbia il senso comune - almeno quello! - di comprendere che è complicità morale quella che si risolve in un favoreggiamento. Voi sapete come me che quel personaggio è un peculatore!
L'altro giorno, per aver detto una parola analoga, un altro disavveduto mi ha addirittura mandato via da quest'aula perché la consorteria che ancora lo protegge e che discende dai favori che egli vi ha largito non si allenta, ma neppure si allenterà la nostra passione, quella che lei, signor Presidente, oggi richiamava come elemento assolutorio dell'asprezza della vita politica.
Lei, signor sottosegretario, e il suo Governo vi dovete rendere finalmente conto che coprendo questo misfatto, dovuto sicuramente alle lunghe e rapaci mani di un perbenista fasullo che ha avvelenato la vita dello Stato per sette anni, fate cosa che non vi conviene tuttora.
Perché non ricavate da quel tanto che c'è, forse anche in voi, di senso morale e dello Stato, per dire o per far comprendere che vi dissociate, che condannate, che queste cose non sono né d'esempio per oggi, né di promozione per domani?
Lei, signor sottosegretario, ci ha ingannato ancora una volta. Mi dispiace, ma - lo ripeto - non sarà questa l'ultima fase della nostra contestazione. Il peculatore deve essere definito, non dico necessariamente condannato (quest'ansia di manette è talvolta persino oscena), ma dato che il ruolo è stato quello che è stato, che egli sia, una volta per tutte, qualificato per quello che è stato.
Mi dispiace, perché noi tutti apparteniamo allo Stato, siamo gelosi dei suoi
Non mi permetto di usare la parola ammonimento, ma mi limito a quella di consiglio. Non si progredisce mai attraverso i tunnel della menzogna: ove si sbuca, vi è un'altra ragione di crisi. Quindi, nel dichiararmi insoddisfatto al colmo, la prego, proprio per la funzione istituzionale che lei ha e che, in certo modo, condivide con noi tutti, perché tutti apparteniamo all'istituzione, di mutare rotta. Lei potrà dirmi, l'ennesima volta che io presenterò questo problema, che l'ho annoiata; io le dico subito che lei mi ha scandalizzato (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)!