Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 704 del 29/3/2000
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La seduta, sospesa alle 9,10, è ripresa alle 9,30.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 6848.

(Ripresa esame degli articoli - A.C. 6848)

PRESIDENTE. Prego i colleghi di prendere posto.
Avverto che l'onorevole Cherchi ha ritirato la richiesta di votazione nominale.

ELIO VITO. Signor Presidente, a nome del gruppo di Forza Italia, chiedo la votazione nominale.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Malentacchi 1.60, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 265
Maggioranza 133
Hanno votato
8
Hanno votato
no 257
Sono in missione 51 deputati).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dozzo 1.22, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 270
Votanti 269


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Astenuti 1
Maggioranza 135
Hanno votato
113
Hanno votato
no 156
Sono in missione 51 deputati).

RENZO PENNA. Chiedo di parlare per una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENZO PENNA. Signor Presidente, il dispositivo elettronico di voto della mia postazione non ha funzionato nelle due votazioni che hanno avuto luogo.

PRESIDENTE. Ne prendo atto, onorevole Penna, provvediamo subito.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Scarpa Bonazza Buora 1.51.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole de Ghislanzoni Cardoli. Ne ha facoltà.

GIACOMO de GHISLANZONI CARDOLI. Signor Presidente, il mio emendamento 1.51 mira a fare chiarezza su una frase estremamente generica e sibillina. Fare riferimento ai giovani agricoltori per l'assegnazione delle quote latte significa determinare la genericità della richiesta. A nostro avviso, è necessario specificare che la quota assegnata agli imprenditori agricoli, che sono favoriti nell'assegnazione in base alla legge sull'imprenditoria giovanile, è destinata ai produttori di latte e non, genericamente, ai giovani agricoltori. In un settore quale quello lattiero-caseario, infatti, sovraccarico di produzione rispetto alle quote di assegnazione, sarebbe strano se chiunque potesse chiedere tale assegnazione. Ripeto, quindi, che il mio emendamento 1.51 è volto a precisare che la richiesta di assegnazione deve essere riferita solo ai produttori di latte.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, premesso che condividiamo l'emendamento in esame, desidero soffermarmi sul merito del mio emendamento 1.22 che è stato respinto. Il Senato ha introdotto una strana norma...

PRESIDENTE. Prego, onorevole Dozzo, la ascoltiamo.

GIANPAOLO DOZZO. Presidente, per il brusio non riesco a sentire la mia voce.

PRESIDENTE. Onorevole Dozzo, la situazione mi sembra abbastanza tranquilla.

GIANPAOLO DOZZO. Lei è il Presidente, cerchi ...

PRESIDENTE. Onorevole Dozzo, la sento benissimo. Non può pretendere un religioso silenzio: i colleghi la stanno ascoltando.

GIANPAOLO DOZZO. Io non pretendo niente, pretendo che lei faccia il Presidente.

PRESIDENTE. Infatti, onorevole Dozzo, prosegua.

GIANPAOLO DOZZO. Come stavo dicendo, il Senato ha introdotto una strana regola, nei confronti della quale, vista la situazione di emergenza di questo settore, è poca cosa dire che davvero i colleghi del Senato hanno «toppato» clamorosamente.
Mi riferisco alla norma che dà la possibilità di ottenere nuove quote di produzione a chi in questo momento vuole costituire una nuova azienda e costruire nuove stalle. Mi chiedo con quale coraggio si sia introdotta questa norma, visto che, come tutti sappiamo, vi è una situazione di emergenza e vi sono tantissimi produttori che non riescono ad avere quote in più per la loro produzione.
Ebbene, il Senato ha introdotto una regola in base alla quale in certi casi si possono costituire nuove aziende e mettere in produzione nuove quote e, quindi,


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avviare una nuova produzione lattiera. Ciò dal punto di vista giuridico è incostituzionale, come vedremo poi, ed inoltre va contro le norme per la programmazione del settore: è veramente inaudito. Dare in questo momento la possibilità a qualcuno di costituire nuove aziende, in questo stato di emergenza, ci sembra una cosa veramente al di fuori di ogni regola.
Con il nostro emendamento volevamo, quindi, eliminare tale possibilità, naturalmente per far sì che le aziende che sono tuttora in produzione possano continuare a vivere. Infatti, succederà che in certe zone nuove aziende potranno sorgere, avere quote di produzione ed andare avanti, mentre in altre zone, che sono zone vocate, molte aziende purtroppo chiuderanno i battenti, perché non potranno più sostenere il ritmo incessante ed incalzante delle multe che vengono loro «appioppate». Con il nostro emendamento volevamo fare chiarezza e ritornare al testo originario del decreto-legge, che non prevedeva questa norma.
Per quanto riguarda l'emendamento Scarpa Bonazza Buora 1.51, noi della Lega nord Padania voteremo a favore, perché è giusto fare una puntualizzazione relativa ai produttori di latte. Qualcuno dice che ciò è sottinteso, ma abbiamo visto che nel periodo storico della gestione delle quote latte non è stato così; abbiamo visto che tantissimi non produttori hanno violato le norme tramite un maneggio cartaceo ed in buona parte anche loro hanno impedito la gestione del settore.
Signor Presidente, si tratta, quindi, di un emendamento di buon senso che non comporta grandi stravolgimenti al testo, ma costituisce una puntualizzazione che andava fatta. Pertanto, il nostro gruppo voterà a favore su di esso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aloi. Ne ha facoltà.

FORTUNATO ALOI. Signor Presidente, preannuncio il voto favorevole dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale sull'emendamento Scarpa Bonazza Buora 1.51, per una serie di motivazioni di ordine diverso, una delle più importanti delle quali è la seguente: nel momento in cui si va incontro ai giovani imprenditori, la legge approvata in favore dell'imprenditoria giovanile costituisce un punto di riferimento importante.
Sulla quota del 20 per cento nutrivamo alcune perplessità, in quanto la ritenevamo, in fondo, riduttiva. Tuttavia, con il nostro voto favorevole vogliamo puntualizzare e sottolineare la necessità di valorizzare, incentivare ed incoraggiare coloro che sono veramente giovani imprenditori ed evitare, quindi, che accadano fatti che hanno poco o nulla a che vedere con l'imprenditoria giovanile. Questa, dunque, è la motivazione, la ratio del nostro voto favorevole sull'emendamento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Calzavara. Ne ha facoltà.
All'onorevole Calzavara ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione.

FABIO CALZAVARA. Signor Presidente, intervengo per primo tra i deputati del gruppo della Lega nord Padania, dopo l'onorevole Dozzo con il chiarissimo intento di ostruzionismo nei confronti del provvedimento in esame. Esso, difatti, ricalca precedenti leggi che non hanno assolutamente recato giustizia a chi lavora, fatica e suda e, soprattutto, agli allevatori che lavorano 365 giorni all'anno in gravissime condizioni. Si perpetua, ancora, la triste vicenda - che è divenuta una truffa legalizzata - delle quote latte di carta. Vogliamo opporci ad un tale sistema ed abbiamo proposto una redistribuzione più coerente e di maggior livello nei confronti degli allevatori del nord. Infatti, è il nord Italia che ha tale vocazione e la maggior produzione lattiero-casearia. Vi è una cultura dell'agricoltura europea e continentale, per cui, purtroppo, ci vediamo sfavoriti...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Calzavara.


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Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Michielon. Ne ha facoltà.

MAURO MICHIELON. Signor Presidente, vorrei richiamarmi brevemente all'emendamento Dozzo 1.22, che è stato precedentemente respinto. Posso comprendere che il Governo D'Alema sia in difficoltà con la creazione di posti di lavoro; egli è arrivato ad affermare che nel 1999 sono stati creati 256 mila posti di lavoro, ma ha dimenticato di dire che circa 200 mila sono lavori atipici e per tre quarti sono stati creati al nord dove, come ben sappiamo, fortunatamente nella maggior parte delle aree, non vi sono gravi problemi di disoccupazione.
Probabilmente, attribuendo il 20 per cento delle quote ai giovani imprenditori, il Governo D'Alema pensa di poter dare una mano ai giovani che non sono titolari di quote. Solo un Governo suicida può fare in modo che, mentre esiste una grave...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Michielon.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Vascon. Ne ha facoltà.

LUIGINO VASCON. Signor Presidente, come abbiamo potuto chiaramente ascoltare dall'illustrazione del collega Dozzo, dobbiamo prendere in considerazione la possibilità di rischio, non inflattivo, bensì in termini di dispersione del capitale, rappresentato dalla quota, qualora la stessa venga assegnata a soggetti che hanno una concezione marginale o, comunque, integrativa dell'agricoltura; si vogliono assegnare quote a coloro per i quali l'agricoltura non rappresenta l'attività di impiego primario, bensì collaterale, con effetti distorsivi nei confronti del settore. Abbiamo, dunque, l'ingresso nel comparto di soggetti che attingeranno ricche risorse che dovrebbero, invece, essere reinvestite e destinate a chi, effettivamente, lavora e produce in agricoltura. Pertanto, si dovrebbe porre attenzione...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Vascon.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Molgora. Ne ha facoltà.

DANIELE MOLGORA. Signor Presidente, l'attribuzione delle quote a chi non è ancora produttore, non ci sembra una scelta di buon senso. Vi sono aziende in difficoltà, che rischiano di chiudere per mancanza di quote e si vogliono attribuire nuove quote a coloro che, invece, non sono produttori.
Mi sembra che questo sia uno schiaffo al buonsenso. Quindi il testo originario del decreto-legge non ci sembra condivisibile, ma le modifiche che potranno essere apportate con l'approvazione degli emendamenti potrebbero riportare una situazione di normalità e, soprattutto, di equità. La mancanza di quote in certe aree del paese, infatti, per certe aziende...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Molgora.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Galli. Ne ha facoltà.

DARIO GALLI. Presidente, voglio sottolineare anche in questa occasione l'assurdità di certe decisioni, che sono assolutamente incomprensibili. Non si capisce peraltro come emendamenti che cercano di porre rimedio a scelte tanto assurde non vengano presi in considerazione.
È evidente che in una situazione di competizione europea, nella quale i problemi di costi e di razionalizzazione delle imprese e, contestualmente, la necessità di ridurre i costi fissi diventano sempre più importanti, non si deve inibire la possibilità di espansione ad aziende già sostanzialmente sane che potrebbero essere più forti dal punto di vista economico sul mercato. Invece si inventano e si attribuiscono quote in zone nelle quali attualmente non vi sono stalle e nelle quali, quindi, evidentemente, la vocazione all'allevamento da latte non è particolarmente forte, dando la possibilità di inventare nuove stalle...


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PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Galli.

GIANPAOLO DOZZO. Presidente, aveva detto che il tempo a disposizione era di un minuto! Non cerchiamo di fregare i secondi!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Pirovano. Ne ha facoltà.

ETTORE PIROVANO. Signor Presidente, ricordo che nel 1996, durante una discussione sempre sulle quote latte, forse in forma provocatoria - e sottolineo il forse - avevo chiesto che venisse istituito anche il sistema delle quote pesce, ricordando il prezioso tonno d'altura delle nostre valli bergamasche, che è penalizzato. Nei nostri torrenti peschiamo uno splendido tonno, ma abbiamo poche quote pesce... Proposi allora, in quella occasione, di fissare un limite per i pescatori di Mazara del Vallo, che conseguentemente sarebbero stati costretti a venire da noi per comprare le quote pesce per continuare a pescare (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)! Queste quote, però, non sono state istituite! Noi - lo ripeto - saremmo anche disposti a rinunciare al nostro prezioso tonno d'altura della val Seriana purché, finalmente, si definisca il principio che al nord si produce il latte e che nel mare si pesca il pesce (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)!

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Pirovano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Oreste Rossi. Ne ha facoltà.

ORESTE ROSSI. Presidente, non è la prima volta che questa coalizione governativa punisce le persone che lavorano e che producono. L'esempio classico è quello della provincia di Alessandria, dove per errori dell'AIMA negli estratti catastali verranno puniti alcuni agricoltori con l'accusa di aver sgarrato nell'assegnazione del terreno e nelle quote PAC. Lì per gli errori dell'AIMA sono stati sospesi per mesi i contributi agricoli: si continua a punire non chi non lavora, non chi sfrutta, non chi ruba i contributi, ma chi con il proprio lavoro produce beni e ricchezza che dovrebbero portare vantaggio a tutta l'Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Faustinelli. Ne ha facoltà.

ROBERTO FAUSTINELLI. Signor Presidente, gli interventi che i deputati del gruppo della Lega nord Padania stanno svolgendo sul provvedimento in esame hanno la finalità di affermare la necessità del rispetto dei diritti degli allevatori sulle quote latte. Sappiamo che sono state assunte iniziative assai gravi, soprattutto per la Lombardia (naturalmente con riferimento agli allevatori).
Il provvedimento in esame non riporta la situazione alla normalità, ma conserva quelle forme di ingiustizia e di mancata redistribuzione delle quote, sulle quali non possiamo essere d'accordo. Pertanto manterremo la nostra posizione ampiamente critica e contraria a questo decreto-legge e cercheremo di fare di tutto per modificarlo.
Con la redistribuzione delle quote parzialmente riconosciuta dall'Unione europea l'attuale Governo avrebbe la possibilità di porre rimedio ad una serie di errori clamorosi compiuti in passato. Nel nostro paese si verifica una situazione veramente strana e, per certi versi, incredibile...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Faustinelli.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Rizzi. Ne ha facoltà.

CESARE RIZZI. Presidente, sarebbe bene ricordare che in sede europea l'argomento delle quote latte fu affrontato e


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malamente risolto nel lontano 1983. L'allora Presidente del Consiglio Craxi ed il ministro degli affari esteri Andreotti indussero il ministro dell'agricoltura ad accettare il regime delle attuali quote latte in cambio di finanziamenti CEE agli impianti siderurgici di Taranto, poi miseramente falliti. Dal 1983 in poi i vari ministri dell'agricoltura dei Governi Craxi, Goria, De Mita, Fanfani, Andreotti, Amato e Ciampi hanno sempre garantito i falsi produttori, consigliando loro di tenersi le quote, perché prima o poi sarebbero diventate un capitale a danno dei veri produttori che ogni mattina e sera mungono realmente le loro vacche.
Nel periodo 1988-1992 la gestione del regime delle quote è stata delegata dall'unione nazionale fra le associazioni di produttori di latte...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Rizzi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Domenico Izzo. Ne ha facoltà.

DOMENICO IZZO. Signor Presidente, colleghi, appare inverosimile che faccia fatica ad essere convertito in legge dal Parlamento un decreto-legge che attribuisce maggiori quote di produzione agli allevatori. Tali quote sono ripartite, secondo quanto stabilito dal decreto, nella misura dell'82 per cento a favore delle regioni del nord, dell'8 per cento circa a favore di quelle del centro e del 12 per cento circa a favore di quelle del sud.
Questa ripartizione concede 308.300 unità di quote, sulle 384 mila complessivamente disponibili, alle regioni Piemonte, Valle D'Aosta, Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Liguria ed Emilia-Romagna, nonché alle province autonome di Trento e di Bolzano.
Signor Presidente, deve essere chiaro che chi si assume la responsabilità di non convertire in legge questo decreto-legge è la Lega nord per l'indipendenza della Padania.

GIANPAOLO DOZZO. Grazie, perché non l'avevi capito?

GENNARO MALGIERI. Non si chiama più così!

DOMENICO IZZO. Gli allevatori delle regioni del nord che ci stanno ascoltando devono sapere che c'è una forza politica che si sta assumendo la responsabilità di conculcare i loro interessi (Applausi dei deputati del gruppo dei Popolari e democratici-l'Ulivo); devono sapere che, mentre il Governo del paese e tutto il resto del Parlamento,...

DANIELE MOLGORA. Sei bugiardo!

DOMENICO IZZO. ...perché devo ringraziare anche i colleghi dell'opposizione che, in maniera dialettica, ma corretta, stanno concorrendo a fare in modo che gli allevatori italiani dispongano di maggiori strumenti per poter esercitare la propria attività,...

DARIO GALLI. Presidente, orologio!

DOMENICO IZZO. ...in quest'aula la Lega ha assunto un atteggiamento inverosimilmente ostruzionistico che danneggia gli interessi del nord (Applausi dei deputati del gruppo dei Popolari e democratici-l'Ulivo - Proteste dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania). I cittadini del nord che ci ascoltano devono sapere chi ringraziare...

DANIELE MOLGORA. Sei un falso!

DOMENICO IZZO. ...se vedranno conculcate le loro legittime aspettative (Commenti del deputato Molgora).
Invito tutti i colleghi a prendere i resoconti stenografici di queste sedute e a farli circolare fra gli allevatori del nord (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania), perché in questo modo si riuscirà a comprendere che esistono persone che reputano quegli allevatori intelligenti, mentre altre, come i deputati della Lega, hanno di questi allevatori la stima che si ha nei confronti di persone con l'anello al naso (Commenti del deputato Molgora).


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Visto che le cose stanno in questo modo, la garanzia degli interessi degli allevatori del nord dobbiamo assumerla noi, perché gli elettori che hanno votato per la Lega nord Padania hanno sbagliato (Commenti dei deputati del gruppo della Lega nord Padania). Pertanto, annuncio che, d'ora in avanti, per non accedere all'ostruzionismo della Lega nord Padania, i deputati del gruppo dei Popolari e democratici-l'Ulivo non interverranno più, non per accettare con il silenzio le menzogne o la campagna di odio che la Lega sta scatenando in quest'aula (Commenti dei deputati del gruppo della Lega nord Padania), ma solo per fare, con il voto e con la nostra presenza, gli interessi degli allevatori del nord, del centro e del sud del paese (Applausi dei deputati dei gruppi dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, Comunista e dei Democratici-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Dalla Rosa. Ne ha facoltà.

FIORENZO DALLA ROSA. Voglio riprendere il breve intervento che avevo iniziato a fare ieri, e dire che con questo disegno di legge si è voluto inserire nel testo addirittura la possibilità per chi allevatore non è di poter godere di quote di produzione. Il colmo è che mentre c'è chi paga multe assurde, dall'altro si pretende di attribuire quantitativi di produzione a gente che per ciò non ha alcuna vocazione.
Viene quindi da pensare che nel prossimo futuro il riparto delle quote deciso dal Governo produrrà effetti negativi su tutto il settore lattiero-caseario. La conseguenza è che le regioni del sud potranno godere di un volume di quote superiore alla produzione; tutto ciò, anche in considerazione dell'esistenza delle norme sulle compensazioni, porrà tali regioni al riparo di qualsiasi forma di sanzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Cavaliere. Ne ha facoltà.

ENRICO CAVALIERE. Caro collega, i cittadini del nord capiscono benissimo chi «è dala so parte» e chi no! Basta infatti sentire la lingua che si parla (Applausi dei deputati Molgora e Cè).
La questione è molto semplice: se oggi gli allevatori del sud non riescono ad usare tutte le quote di cui già dispongono perché debbono averne altre? Non ne hanno bisogno! Non riescono infatti a mungere tutto il latte che potrebbero mungere. Al nord, invece, mancano le quote. È questo il criterio illogico che ha fatto nascere la nostra dura opposizione a questo provvedimento.
In questo caso viene aggiunta la possibilità di ripartire nuove quote anche tra nuovi produttori, gente che non ha mai avuto quote. Ma come, sono stati investiti fior di miliardi per migliorare la qualità delle stalle, della produzione, di tutti gli allevatori, sia del nord sia del sud, e adesso si vanno ad assegnare le nuove quote non a chi produce?

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Cavaliere.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Fontan. Ne ha facoltà.

ROLANDO FONTAN. Non possiamo accettare la falsa demagogia portata avanti, in questo caso, dal collega Domenico Izzo e dal PPI. Caro Izzo, tu hai detto che le quote sono l'82, l'8 e il 12 per cento, la cui somma, da noi, al nord, non fa 100 ma 102.

DANIELE MOLGORA. Impara a fare i conti!

ROLANDO FONTAN. Per le quote voi ragionate in questo modo (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)!
Caro Izzo, noi non siamo per un campagna di odio ma siamo per la verità: i produttori del nord vogliono produrre


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tranquillamente e liberamente quelle quote perché le producono! È vero che agli allevatori del sud sono state assegnate quote minoritarie, ma è altrettanto vero che tali allevatori non producono nemmeno queste quote.
Mi pare quindi che tu stai falsando e imbrogliando i dati, in quest'aula. Non c'è dubbio che saremo noi e non certo voi a far circolare i resoconti stenografici che spiegheranno la verità.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Fontan.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Bosco. Ne ha facoltà.

RINALDO BOSCO. Negli anni passati ho fatto parte dei picchetti che gli agricoltori formavano sulle strade e ai confini di Stato per impedire l'importazione di latte.
Credo che gli agricoltori (che erano disperati ed io ho potuto constatare tale loro disperazione) non condividano affatto quanto detto dal collega Izzo che magari comprende nelle quote anche quelle di... piazza Navona, quote famose ma che non ci sono mai state. Mi chiedo come mai questo Parlamento riesca a penalizzare dei lavoratori che operano tutto l'anno (compresi i giorni di Natale, Pasqua e Capodanno, perché le bestie debbono comunque essere adeguatamente nutrite) mentre in altri settori si cerca di creare lavoro.
Le quote sono quelle che sono e cioè inadeguate, perché gli agricoltori del nord producono quel latte che non può poi essere commercializzato perché sulla carta non esiste, mentre al sud vengono assegnate quote sovrabbondanti nonostante il latte non venga prodotto.
Credo dunque che questo Parlamento debba riflettere su questi fatti. Non è possibile pensare che questa gente...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Bosco.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Alborghetti. Ne ha facoltà.

DIEGO ALBORGHETTI. Presidente, per quanto riguarda la situazione delle quote latte si è detto che questa è una fase nuova. Noi riteniamo che ciò non sia assolutamente vero e che ci si trovi ancora in una fase di transizione e di emergenza. Si è detto che per quanto riguarda il quantitativo assegnato all'Italia vi sarebbero nuove soluzioni, ma purtroppo vediamo che vengono ripercorse le solite strade. Mi riferisco, in particolar modo, alla tabella di ripartizione delle prime 384 mila tonnellate. Questa ripartizione ha fatto sì che a regioni che detengono quote di produzione superiori alle quantità prodotte siano assegnate nuove quote, mentre altre regioni, come la Lombardia, il Piemonte, il Veneto e l'Emilia-Romagna, che hanno produzioni superiori alle quote assegnate, ricevano in proporzione meno di quanto...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Alborghetti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Pittino. Ne ha facoltà.

DOMENICO PITTINO. Presidente, francamente non sarei voluto intervenire su questo argomento, ma dopo avere sentito le esternazioni del collega Domenico Izzo, mi sento in dovere di prendere la parola. In quest'aula, io che mi ritengo una persona tranquilla e serena, ho dovuto ascoltare nefandezze incredibili. Sono qui da quattro anni e ho dovuto assistere a finanziamenti per il Banco di Sicilia, per il Banco di Napoli, per il dissesto dell'acquedotto pugliese, per le zone dell'obiettivo 1; ho dovuto assistere alle agevolazioni fiscali, ma quando si tratta di discutere di un argomento che ha coinvolto pesantemente tutti gli allevatori del nord, si viene a contrabbandare una misera quota aggiuntiva di 600 mila...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Pittino.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Martinelli. Ne ha facoltà.


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PIERGIORGIO MARTINELLI. Presidente, vorrei dire all'onorevole Izzo del Partito popolare che mi risulta che il ministro che ha sbagliato la contrattazione a livello comunitario venga dalle sue file; mi risulta sia stato un certo ministro Pandolfi, il quale non ha saputo mantenere ed ottenere le quote pari al livello del consumo interno italiano (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).
Oggi vediamo lo stesso settore di deputati accusare la Lega di errori fatti dal loro partito. Non sanno fare la contrattazione a livello comunitario e adesso danno le colpe perché mancano le quote necessarie a «coprire» le attività produttive del nord e ad aiutare, nello stesso tempo, anche a far crescere...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Martinelli.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Presidente, anch'io intervengo in risposta all'onorevole Izzo del partito Popolare. Sarei anche curioso di sentire cosa pensi su questo argomento l'onorevole Ferrari che segue da vicino, ormai da tempo, la questione delle quote latte. Ufficiosamente mi ha sempre detto che dietro questa gestione delle quote latte vi è uno scandalo enorme. Allora, sarebbe stato questo il momento giusto per porre rimedio a tale scandalo. Le solite affermazioni demagogiche in perfetto stile democristiano, in questo caso, sono assolutamente fuori luogo perché non è sufficiente dire che l'Italia deve essere pronta a recepire un aumento delle quote latte...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Cè.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Rodeghiero. Ne ha facoltà.

FLAVIO RODEGHIERO. Presidente, la Lega nord Padania interviene per fare ostruzionismo su questo provvedimento che soffoca il settore lattiero-caseario là dove funziona e produce.
Il Governo ha deciso che devono essere chiuse le stalle che funzionano; sarà una strategia europea, chissà... Certamente, succede quello che è accaduto nel settore tessile: si è deciso che tali imprese dovessero chiudere e si è fatto di tutto perché accadesse ritardando la legge sulla subfornitura, non controllando il traffico di perfezionamento passivo. Si sono messi perfino in campo gli ispettori dell'INPS e i sindacati, che si sono accaniti senza fondamento contro questi artigiani, facendo sì che i dipendenti si licenziassero uno alla volta per mettere in difficoltà le aziende povere di liquidità, considerato che dovevano anticipare l'IVA ed aspettare poi che i grandi produttori pagassero.
In sintesi, anche in questo caso il Governo appoggia gli interessi delle grandi lobby del settore lattiero-caseario, come in quello ha appoggiato gli interessi della grande industria.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Rodeghiero.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Scarpa Bonazza Buora. Ne ha facoltà.

PAOLO SCARPA BONAZZA BUORA. Presidente, come vede - e come ha notato persino l'onorevole Izzo - non stiamo facendo una battaglia ostruzionistica su questo provvedimento, ma l'onorevole Izzo dovrebbe capire che vi può essere un comprensibile ostruzionismo dal momento che il Governo e la maggioranza, ancora una volta, si sono rifiutati di accogliere la minima proposta emendativa che proveniva dalle opposizioni.
Ci troviamo ancora una volta di fronte, signor Presidente, ad un ennesimo decreto-legge che va a disciplinare in modo disorganico, disordinato ed incomprensibile ai produttori la materia delle quote latte, ad un atteggiamento da parte del Governo di netta chiusura e di totale sordità verso le proposte migliorative dell'opposizione.


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Ciò è veramente vergognoso. Questa è la vergogna, Izzo, non l'ostruzionismo della Lega! La vergogna è la vostra mentalità ostruzionistica nei confronti... (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Scarpa Bonazza Buora.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Scarpa Bonazza Buora 1.51, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 341
Maggioranza 171
Hanno votato
146
Hanno votato
no 195).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Losurdo 1.2 e Scarpa Bonazza Buora 1.52.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aloi. Ne ha facoltà.

FORTUNATO ALOI. Signor Presidente, gli identici emendamenti al nostro esame, che potrebbero apparire la proposta di una semplice soppressione di una parte del comma 1, ubbidiscono, per la verità, ad una logica che a nostro avviso va in direzione degli interessi dei giovani agricoltori. È chiaro infatti che si fissano limiti e paletti che non vanno in direzione della salvaguardia degli interessi dei giovani agricoltori, ma rendono quasi più farraginosa dal punto di vista burocratico la posizione di costoro, i quali dovrebbero essere destinatari del beneficio di quote che vengono ridistribuite. La posizione di chi è sottoposto a questa condizione, di cui all'inciso oggetto degli emendamenti, «iscritti nell'apposita gestione previdenziale», è diversa rispetto a quella di chi non è iscritto in quella gestione previdenziale. Si tratta quindi, sotto un certo profilo, di una discriminazione.
Se allora vogliamo veramente andare incontro, come si dice, con quell'irrisorio 20 per cento, ai giovani agricoltori, dobbiamo fare in modo che vengano eliminati alcuni lacci e laccioli - come si dice con un linguaggio a volte abusato - e che si mettano i giovani agricoltori in condizioni di poter veramente usufruire del beneficio di quelle quote, senza tutta una serie di filtri che non garantiscono, sia ben chiaro, l'identificazione dei giovani agricoltori, e che quindi siano tali da far venire meno anche alcune condizioni negative.
La sostanza del nostro emendamento riguarda la possibilità che gli stessi giovani agricoltori, di cui tanto si è parlato e per i quali abbiamo varato una legge, siano destinatari di un beneficio senza però che si creino loro condizioni ostative attraverso filtri e una certa farraginosità burocratica, che poi finisce per vanificare una legittima esigenza da parte della categoria dei giovani imprenditori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole de Ghislanzoni Cardoli. Ne ha facoltà.

GIACOMO de GHISLANZONI CARDOLI. Signor Presidente, gli emendamenti al nostro esame mirano ad eliminare un inciso che potrebbe generare interpretazioni in contrasto con l'obiettivo della norma, che, facendo esplicito riferimento alla legge sull'imprenditoria giovanile, presuppone che i beneficiari delle nuove assegnazioni, oltre ad essere in possesso dei requisiti oggettivi per essere qualificati come giovani agricoltori, rivestano anche la qualifica di imprenditore, ovvero siano soggetti che a qualunque titolo - affitto, comodato o altro - gestiscono, quale titolare o contitolare, l'azienda agricola in veste di imprenditore.
Non possiamo varare, signor Presidente, una legge sull'imprenditoria giovanile che va a tutelare i giovani imprenditori e poi fissare dei paletti che al proprio interno introducono un discrimine.


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Ciò è inaccettabile ed è per questo che vogliamo eliminare l'inciso in oggetto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, stiamo esaminando una norma un po' contorta e bisogna vedere da quale angolo visuale si intenda recepirla. Mi spiego: non ci sarebbe bisogno di alcuna sottolineatura, come quella dell'iscrizione nell'apposita gestione previdenziale, se fino ad oggi, specialmente nel settore lattiero-caseario, le cose fossero andate nel verso giusto, cioè se non vi fossero stati gli abusi che tutti conosciamo. Mi riferisco, in particolare, a quelle persone che, pur non essendo né coltivatori diretti né imprenditori agricoli a titolo principale, detenevano e detengono ancora - spero non più, ma ho la netta sensazione che non sia così - parte della produzione. Allora si può capire che il rafforzativo vada in quella direzione. Però se vi è la necessità di sottolineare che devono essere iscritti nella gestione previdenziale, ciò vuol dire che purtroppo vi è ancora una zona grigia che non è stata ancora ben visionata. A questo punto occorre mettere dei paletti, perché molto probabilmente, come dicevo, alcuni soggetti che non sono assolutamente agricoltori ancora detengono delle quote.
D'altro canto l'osservazione del collega de Ghislanzoni è logica. Si dice che questo Parlamento ha varato una legge per l'imprenditoria giovanile, per cui si vogliono mettere alcuni sbarramenti affinché i giovani possano entrare nel settore. Ebbene, anche qui vi è il rovescio della medaglia, perché purtroppo, anche se venisse approvato l'emendamento, nel testo rimarrebbe la previsione di assegnare quote a coloro che in questo momento non hanno né stalle, né vacche da latte, né strutture aziendali e così via. Occorre sottolineare anche questo problema.
Per queste ragioni il mio gruppo si asterrà.
Da ultimo vorrei invitare il collega Izzo, che con il suo gruppo è salito sull'Aventino, a partecipare alla discussione, a far sentire la voce del Partito popolare in quest'aula, a far conoscere la sua posizione e il motivo per cui vi è un diniego su un determinato ordine del giorno, visto che in quest'aula di ordini del giorno se ne sono votati a iosa. I produttori del nord ed io vorremmo capire, caro collega Izzo, il motivo della vostra posizione sulla riassegnazione della seconda tranche delle 216 mila tonnellate previste dal 1o aprile 2001. Vorrei capire il perché del diniego. Diciamoci queste cose e non saliamo sull'Aventino! Confrontiamoci e troviamo delle soluzioni. A meno che non ci sia già una preclusione nei confronti di ogni cosa che la Lega nord fa e ciò non mi sorprende. Mi rivolgo specialmente, caro Presidente, al collega Ferrari, che è un membro illuminato della Commissione agricoltura e che proviene dal bresciano, per cui sa benissimo quale sia la situazione. Vorrei instaurare con il collega Ferrari in quest'aula un confronto sui temi che noi proponiamo. Non chiudetevi in voi stessi, ma partecipate attivamente a questa discussione.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Dozzo.

GIANPAOLO DOZZO. Datemi una risposta sul diniego per quanto riguarda le future 216 mila tonnellate, se avete coraggio!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Losurdo. Ne ha facoltà. Onorevole Losurdo, lei interviene in dissenso?

STEFANO LOSURDO. Sì. È opportuno fare alcune specificazioni aggiuntive, che poi possono anche essere configurate come sostanziale o parziale dissenso. Chi si vuole che siano i destinatari effettivi di questa ripartizione di quote per quanto riguarda i giovani agricoltori e i giovani imprenditori? Coloro che sono definiti dalla legge n. 441 sull'imprenditoria giovanile, che - è questo forse il punto che


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è stato trascurato in questa discussione - impone i requisiti che la normativa comunitaria richiede. Quindi, non si può andare contro una legge, quella sull'imprenditoria giovanile, che in questo Parlamento abbiamo approvato tutti. A mio avviso, i «paletti» e gli orpelli burocratici che sono inseriti in questo articolo devono essere assolutamente eliminati perché ci sia l'effettiva destinazione di questa ripartizione di quote a favore dei giovani imprenditori così come definiti dalla legge sulla imprenditoria giovanile (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso al proprio gruppo, l'onorevole Galli. Ne ha facoltà.

DARIO GALLI. Il precedente intervento del collega Izzo grida veramente vendetta. È vero che la sua è la cultura prevalente nella terra del sud da cui egli proviene, in particolare nella sinistra, ma devo dire che rilevo un peggioramento. Se fino a qualche mese fa la sinistra almeno era in grado di contare fino a 400, oggi si ferma a 99 e già ha qualche difficoltà ad arrivare fino a 100. Comunque, concordo pienamente sull'ipotesi del collega Izzo: siccome al nord si produce l'80 per cento del latte, gli diamo l'80 per cento del surplus. Benissimo, allora con la stessa regola, restituiamo al nord le tasse che si pagano, oppure diamo al nord la stessa percentuale di forze dell'ordine del resto del paese, non dieci volte meno, o la stessa copertura negli uffici pubblici, oppure diamo alla Lombardia la stessa percentuale di guardie forestali che hanno la Basilicata e la Calabria, non cento volte meno, anche se il territorio boscato è il doppio...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Galli.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Rizzi. Ne ha facoltà.

CESARE RIZZI. Agli amici Popolari che hanno deciso di non parlare più, di salire sull'Aventino, vorrei dire - in particolare all'onorevole Izzo - che questo non è un male per il paese, in quanto in questi cinquant'anni di Repubblica hanno parlato fin troppo, procurando danni irreparabili (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).
Quello che è certo è che la nebulosa gestione 1988-1992 è costata al paese 3.600 miliardi di superprelievo imposto dalla Comunità europea. Infatti, non ha mai saputo o voluto mettere a disposizione del Ministero dati produttivi certi da utilizzare per la rendicontazione in sede comunitaria, per cui per il periodo in questione è stata semplicemente dichiarata ...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Rizzi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Cavaliere. Ne ha facoltà.

ENRICO CAVALIERE. Sempre tornando sull'argomento dell'informazione, è fondamentale che gli allevatori conoscano le posizioni dei gruppi parlamentari, quello che succede oggi nell'aula parlamentare e noi cerchiamo di provvedervi anche attraverso le trasmissioni di Radio Padania libera. Stranamente, però, Radio radicale non sta diffondendo i lavori di questo ramo del Parlamento, ma si dedica - evidentemente per opportunità diverse - al Senato. Ma non si preoccupi, onorevole Izzo, Radio Padania libera arriva in quasi tutto il territorio della Padania e sarà forse questo il motivo per il quale il suo partito incontra ultimamente notevoli difficoltà a raccogliere voti e firme al nord.
Evidentemente la categoria degli allevatori ormai sa chi fa i suoi interessi e chi gli va contro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Calzavara. Ne ha facoltà.

FABIO CALZAVARA. È ben strano questo nostro paese, centralista per vocazione e unitario in teoria.


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Quando trattiamo di prodotti mediterranei come pomodori olive o agrumi, tutti sono ben felici di dare fiumi di finanziamenti - «a pioggia», naturalmente, secondo il costume italiota - e poi anche di dare previdenza e assistenza in nome di un'unità e di un patriottismo inaspettato, mentre quando andiamo a trattare di prodotti continentali, come quelli del settore lattiero-caseario che, guarda caso, sono prodotti quasi esclusivamente al nord, s'innesta un meccanismo di rivalsa che si fonda addirittura, come ho sentito dal collega Domenico Izzo, sul razzismo e sull'odio. Mi dispiace, collega Izzo, caso mai sono stati il suo tono e il suo discorso a voler continuare a dividere e a tenere divisa l'Italia per comodo e per clientela (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Dozzo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Molgora. Ne ha facoltà.

DANIELE MOLGORA. Signor Presidente, se gli allevatori del nord si trovano in questa situazione lo devono anche al mancato intervento di gente del nostro territorio, come ad esempio l'onorevole Ferrari o l'onorevole Delbono che accettano supinamente le scelte del Governo (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania) e, anzi, le condividono. Questo è ciò che gli allevatori e la gente del nord devono sapere. Abbiamo gente nostra che sta tagliando le gambe agli allevatori! È infatti una questione matematica: potrebbero essere attribuite ai nostri produttori (che le utilizzerebbero) quote che invece vanno a finire in altre zone del paese dove non servono. Questa è una questione di logica, non è questione di partito, non è questione di destra o di sinistra, non è questione di nord o sud, ma è questione di logica e di sapere intervenire nell'economia dove serve. Questo è il problema vero! Quindi...

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Pirovano. Ne ha facoltà.

ETTORE PIROVANO. Signor Presidente, ho ascoltato parole pesantissime dal rappresentante del Partito popolare (Applausi del deputato Dozzo) che verificheremo, poi, nel resoconto stenografico, che ha sostenuto sostanzialmente che la Lega stimerebbe gli agricoltori come delle persone che hanno l'anello al naso. Nelle parole del Partito popolare, attraverso l'onorevole Domenico Izzo, si dice che la Lega vuole l'odio e che è un odio razziale, ma io l'odio lo sento nelle parole del Partito popolare e dell'onorevole Izzo. Non ho mai visto il Partito popolare né tanto meno l'onorevole Izzo ai blocchi degli agricoltori del nord per aiutarli, per sostenerli, per consigliarli quando lottavano per il diritto di produrre latte, eppure il suo mandato parlamentare, come quello di tutti noi, ha carattere nazionale. Lo invito, a nome dei produttori del nord, a venire in Lombardia per divulgare il suo pensiero e le sue considerazioni sulla legittimità di questo decreto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Pittino. Ne ha facoltà.

DOMENICO PITTINO. Signor Presidente, in questo modo posso concludere il pensiero che avevo iniziato nel mio precedente intervento sull'argomento. Abbiamo letto oggi sui giornali la polemica tra il Presidente D'Alema e il commissario Monti sugli aiuti al Mezzogiorno. D'Alema dice chiaramente che nel nostro paese bisogna intervenire differentemente tra nord e sud. Ecco, quindi, che questo decreto-legge, che avrebbe potuto sanare in parte alcune gravi inadempienze nei confronti del nord, ancora una volta ha un risultato negativo, perché, come diciamo noi, «il tacon a l'è pies del bus», ovvero la pezza che si vuole mettere crea più danni che altro al buco che c'è già. Se veramente questo Governo avesse avuto


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coraggio, avrebbe dovuto dare tutta la nuova quota esclusivamente agli allevatori del nord (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Pittino.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Oreste Rossi. Ne ha facoltà.

ORESTE ROSSI. Signor Presidente, mi dispiace che i colleghi del Partito popolare non abbiano più intenzione di prendere la parola perché avrei fatto una richiesta ed avrei anche desiderato una risposta. Il collega Domenico Izzo accusa noi della Lega di essere razzisti perché chiediamo di tutelare in questo caso una produzione tipica del centro nord. Perché avete accettato allora la decisione del vostro Prodi, perché fa parte della vostra coalizione dell'Ulivo, di assegnare dei fondi comunitari per il 2000 nella misura dell'85 per cento alle otto regioni del sud e il restante 15 per cento a tutte le altre regioni del centro e del nord? Anche questo, allora, è razzismo (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Michielon. Ne ha facoltà.

MAURO MICHIELON. Signor Presidente, è chiaro che i parlamentari del Partito popolare italiano dopo l'intervento dell'onorevole Izzo non parlano più, perché possono solo vergognarsi di quell'intervento (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania-Commenti dei deputati del gruppo Popolari e democratici-l'Ulivo); se, infatti, tra i parlamentari del PPI vi è ancora qualcuno che ha un senso di dignità, sa che se l'agricoltura in Italia è ridotta in tali termini è perché per cinquant'anni è stato un feudo dei democristiani (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania). Se la Federconsorzi è saltata, è colpa di questi signori che ora vengono qui a dare lezioni di agricoltura in questo Parlamento! È bene che si vergognino (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Vascon. Ne ha facoltà.

LUIGINO VASCON. Non vorrei fare eco al collega che mi ha preceduto, ma di fatto che cosa succede? Si verifica che purtroppo abbiamo intrapreso i lavori su tale provvedimento anche a suon di insulti e di ingiurie. Abbiamo avuto poc'anzi la possibilità di avere conferma di questo ascoltando le «proprietà lessicali» dell'onorevole Domenico Izzo.
Va ricordato però che proprio il Partito popolare tira i fili di quella grande confederazione che si chiama Coldiretti, il quale va a pescare i voti all'interno di questa organizzazione quando è il momento! Dove siete adesso per rispondere a tutti gli agricoltori che lavorano il sabato, la domenica e nei giorni di Natale e di Pasqua? Voglio vedere con quale faccia vi presenterete loro chiedendo di votarvi, quando la tutela si riduce all'insulto, all'accusa e ad infamia, pronunciate...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Vascon.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Alborghetti. Ne ha facoltà.

DIEGO ALBORGHETTI. Vorrei completare il pensiero che stavo esponendo in precedenza.
Dicevo che, ad alcune regioni che detengono quote di produzione superiori alla quantità prodotta vengono assegnate nuove quote; mentre altre regioni (la Lombardia, il Piemonte, il Veneto e l'Emilia-Romagna), che hanno produzioni superiori alle quote assegnate, ricevono in proporzione meno di quanto corrisponderebbe alla loro produzione.


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Presidente, il provvedimento in esame dimostra come gli slogan della Lega non siano falsità, ma realtà! Quando parliamo di «Roma ladrona», infatti, ci riferiamo a provvedimenti come questo, che ne sono un chiaro esempio! Oltre che a mungere il nord con le tasse, mungono infatti sia il latte sia quote di cui non hanno diritto...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Alborghetti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Ho chiesto la parola per ricordare ai democristiani dell'Ulivo presenti in aula che ho conosciuto degli agricoltori che manifestavano per il diritto al lavoro, e non per chiedere la carità, e che ora sono sotto processo nei tribunali di Venezia e Milano; tribunali che, pochi giorni fa, hanno rilasciato alcuni mafiosi per decorrenza dei termini (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania), ma che oggi continuano a perdere tempo per processare i nostri contadini! Ribadisco che questi ultimi hanno protestato per chiedere il rispetto del loro diritto al lavoro, e non per chiedere la carità come fanno gli amici di Izzo, che evidentemente sono abituati da anni a chiedere la carità! Questi ultimi non chiedono assistenza o solidarietà, ma la carità! Bisogna dire le cose come stanno!
Noi siamo stanchi di concedere carità gratuitamente: vogliamo decidere noi a chi farla o meno!
Ritorneremo poi sulla questione dei processi perché è una cosa molto grave.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Losurdo 1.2 e Scarpa Bonazza Buora 1.52, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 318
Votanti 292
Astenuti 26
Maggioranza 147
Hanno votato
100
Hanno votato
no 192).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Dozzo 1.20.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Riprendendo il discorso che facevo prima sui vari aspetti che pone l'inciso sulla iscrizione nella gestione previdenziale, vorrei illustrare il nostro emendamento 1.20. Abbiamo presentato tale emendamento affinché certi nuovi titolari di quote potessero disporre di loro quote per la produzione che a tutt'oggi non hanno; abbiamo previsto come anno di riferimento di iscrizione a questa gestione previdenziale il 1999. Si è inteso, quindi, porre un punto fermo, indicando una data precisa, affinché, nell'ipotesi sciagurata che il decreto-legge venisse convertito in legge, non vi sia la corsa all'iscrizione previdenziale dei soggetti che, in questo momento, non sono assolutamente agricoltori. Abbiamo posto un «paletto» ben preciso perché, fin da ora, vi sia una chiarezza per quanto riguarda l'iscrizione e ci sembrava che, tutto sommato ciò andasse incontro alle esigenze del Governo stesso. Il Governo - giustamente, dico io - si pone il problema che i beneficiari delle nuove assegnazioni di quote non possono assolutamente né vendere né affittare, per almeno tre periodi, ciò che hanno ottenuto, direi per sempre; si tratta di quote una tantum e quindi non devono essere assolutamente commercializzate perché in teoria, ma purtroppo in pratica abbiamo visto che non è così, dovrebbero essere assegnate a quei soggetti che non hanno tuttora quote di produzione per compensare la loro effettiva carenza.
Signor Presidente, l'emendamento in esame va proprio in aiuto al decreto-legge.


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Signor sottosegretario Borroni, torno a ripetermi, giustamente avete messo dei «paletti» per la nuova distribuzione, e dobbiamo riconoscerlo, tuttavia non capiamo perché, se l'intenzione era quella di intraprendere una nuova via, quando si è trattato di determinare le varie quote regionali si sia agito in questo modo. Sapete colleghi, è vietato dire quote regionali! Di conseguenza, i colleghi della Lega nord Padania non stanno operando un ostruzionismo, ma stanno cercando di riportare la verità rispetto a questa gestione e di dare ristoro ai veri produttori.
Signor Presidente, ci sembra un emendamento logico, consequenziale all'impianto stesso, ma abbiamo visto che anche su questo è stato espresso parere contrario. Abbiamo sentito l'illustre relatore, il collega Tattarini, fare riferimento a molti nostri emendamenti, condividendone una parte, ma sottolineando che non sono collocati opportunamente nel decreto-legge e forse sarebbe stato meglio inserirli nella futura riforma della legge n. 468. Tuttavia, il collega Tattarini sa che con ogni decreto-legge il Governo ha tentato, e c'è riuscito, di rivedere la suddetta legge; infatti, anche in quello che stiamo discutendo vi sono norme che la intaccano.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Dozzo.

GIANPAOLO DOZZO. Ci si chiede di avere un occhio di riguardo, ma poi il Governo naturalmente non fa lo stesso nei confronti del Parlamento. Capisco che il provvedimento è fermo dal maggio del 1999; ricordo che il collega relatore Di Stasi, che in questo momento non c'è...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Dozzo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Rizzi. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Presidente, lei mi toglie la parola!

GINO SETTIMI. E sì, era ora! Basta!

CESARE RIZZI. Signor Presidente, visto che l'onorevole Domenico Izzo ha tacciato la Lega nord di essere razzista - e purtroppo non è la prima volta che si sentono questi termini da una certa parte dell'aula - , vorrei dire che, per avallare le sue esternazioni, lo inviterei a venire dalle nostre parti, così almeno gli allevatori, per parificare le quote, ricorreranno a lui per mungerlo.
Signor Presidente, l'argomento delle quote latte fu affrontato e malamente risolto in sede europea nel lontano 1983. Fin da allora e nel periodo 1988-1992 la gestione del regime delle quote è stata delegata dall'unione nazionale fra le associazioni...

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Oreste Rossi. Ne ha facoltà.

ORESTE ROSSI. Signor Presidente, vorrei davvero chiedere a questa coalizione di Governo cosa sta cercando di portare a casa dall'Europa per il nostro paese, perché, a parte il fatto che ci costa di più l'appartenenza all'Unione europea di quello che prendiamo in contributi sul territorio, vorrei anche ricordare che ultimamente l'Unione europea ci sta solo creando danni: dal tentativo di cancellare completamente i nostri prodotti tipici locali, all'imposizione non solo delle quote latte, ma anche delle quote sul vino e sui contributi PAC, arrivando persino a cercare di rovinare produzioni come quella della cioccolata, permettendo di metterci dentro qualunque schifezza e definendo comunque il prodotto come cioccolata. Vi è, inoltre, il tentativo di vietare di scrivere sulle etichette dei prodotti che finiscono sulle nostre tavole se essi contengano derivati da organismi geneticamente modificati, nonché il tentativo, con la trattativa millenium round, che per fortuna sembra ancora in crisi, ma se dovesse passare...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Oreste Rossi.


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Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Calzavara. Ne ha facoltà.

FABIO CALZAVARA. Signor Presidente, credo sia giusto ed opportuno che i colleghi della maggioranza intervengano in maggior numero per spiegarci il perché di questo decreto-legge e di tutte le sue sfaccettature e per controbattere le nostre accuse, che sono doverose e giuste, perché noi abbiamo il compito di difendere la nostra gente e la nostra economia.
Possiamo capire che l'onorevole Domenico Izzo dimentichi le vergognose rapine, i furti e i ladrocini dell'AIMA e dei democristiani che vi hanno soprasseduto - e a proposito di tale vicenda non è stata ancora resa giustizia, perché non c'è chiarezza e non c'è volontà di perseguire la giustizia -, ma egli è la persona più sbagliata. Il Partito popolare ha fatto parlare la persona sbagliata, perché l'onorevole Izzo è meridionale e non può comprendere esattamente il problema degli allevatori del nord. Io sfido i parlamentari del nord del Partito popolare ad intervenire su questo argomento...

PRESIDENTE La ringrazio, onorevole Calzavara.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Vascon. Ne ha facoltà.

LUIGINO VASCON. Signor Presidente, proprio in riferimento all'emendamento in discussione verifichiamo la collocazione cosiddetta previdenziale. Si tratta peraltro di un settore che ha permesso grandi spazi di manovra a tutte quelle forze politiche che sistemavano, collocavano e procuravano una pensione o comunque un'assistenza mutualistica sanitaria a persone che non sanno neanche come è fatto un pezzo di terra, e come si lavora la terra.
Guarda caso, in determinate zone d'Italia vi è una densità enorme di questi assistiti e sembra addirittura che l'attività nazionale primaria sia l'agricoltura, ovviamente sulla base dei dati ricavati dal numero di assistiti. È evidente che qualcuno deve pagare, che comunque si è pagato e si continua a pagare, ma, guarda caso, sempre ed ancora con il sudore degli agricoltori e dei produttori del nord.
Allora, caro collega Izzo, se magari, prima di aprire la bocca, pensassi per dieci secondi a cosa devi dire, invece di dire cose insensate, senza fondamento...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Vascon.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Cavaliere. Ne ha facoltà.

ENRICO CAVALIERE. Signor Presidente, ormai resta da pensare che in realtà il contenuto di questo provvedimento abbia semplicemente un carattere elettoralistico, ovvero pare di capire che il centrosinistra e la sinistra abbiano ormai dato per perse le regioni del nord, nelle quali è presente la Lega nord Padania, e quindi, di fatto, rinuncino ad intervenire - mi dispiace, ad esempio, per i colleghi del Partito popolare eletti al nord -, sostenendo un comparto produttivo che è tipicamente del nord. Evidentemente, pensano ancora di poter in qualche modo arginare l'ondata di dissenso nei confronti di questo Governo a livello nazionale, puntando sul sud. Tuttavia, credo che anche lì otterranno poco, perché in realtà il provvedimento in esame aiuta solo pochi grandi produttori e posizioni già acquisite di potere locale; si limita, dunque, ad assegnare quote che costoro potranno poi rivendere al nord, garantendosi una sorta di rendita di posizione basata su...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Cavaliere.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Molgora. Ne ha facoltà.

DANIELE MOLGORA. Signor Presidente, continuo a non capacitarmi del motivo per cui il partito Popolare non intervenga. I suoi esponenti, che affermano


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di difendere i diritti degli allevatori, si astengono dall'intervenire perché sanno di non avere alcun motivo per farlo e che, altrimenti, si imbroglierebbero con le parole, come spesso avviene all'onorevole Ferrari (Applausi polemici del deputato Ferrari). Essi sanno di non avere ragioni e motivi per sostenere la propria posizione, che è esclusivamente di schieramento, e non saprebbero sostenere le rivendicazioni vere degli allevatori i quali, in questo momento, hanno la necessità di essere sostenuti da tutti coloro che sono realmente vicini ad essi. In realtà, accade esattamente il contrario e coloro...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Molgora.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Galli. Ne ha facoltà.

DARIO GALLI. Signor Presidente, quel che sta accadendo è davvero incredibile! Dopo il voto precedente, che ha bocciato la possibilità di ridistribuire le quote non utilizzate a chi ne ha bisogno, bisognerebbe riuscire a comprendere la base del ragionamento che si sta portando avanti in quest'aula. Il motivo è semplice: vi è uno schieramento antinordista, ovvero contrario ai cittadini e alle categorie produttive del nord, anche a scapito dell'interesse del paese. Infatti, accadrà che le aziende del nord dovranno, comunque, produrre oltre le quote e pagheranno multe che rappresentano una parte di ricchezza del paese che se ne andrà, mentre le inesistenti stalle del sud riceveranno quote che resteranno inutilizzate.
Signor Presidente, concludo, affermando che in quest'aula vi è davvero del razzismo, come sosteneva il collega Izzo, ma è quello dei parlamentari che rappresentano una certa realtà contro i cittadini del nord (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Martinelli. Ne ha facoltà

PIERGIORGIO MARTINELLI. Signor Presidente, la XII Commissione, nell'esprimere il parere sul disegno di legge in esame, formula inoltre la seguente osservazione: «Si valuti, altresì, l'opportunità di prevedere che gli enti e le organizzazioni private debbano operare senza scopo di lucro e anche i settori dell'assistenza (...)». Dunque, se queste quote aggiuntive non possono essere assegnate a fine di lucro, a quale titolo si approvano leggi che sottraggono quote a settori produttivi per distribuirle a settori che non avranno la capacità di copertura e che non potranno utilizzarle a fine di lucro? Questa è...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Martinelli.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Pirovano. Ne ha facoltà.

ETTORE PIROVANO. Signor Presidente, ritengo che il nostro mandato, a carattere nazionale, dovrebbe essere pienamente sfruttato; dopo l'invito che ho rivolto all'onorevole Izzo di venire il Lombardia, ritengo che anche i parlamentari lombardi di qualsiasi partito - anche quelli del partito Popolare - dovrebbero recarsi nelle regioni del sud per parlare con gli allevatori e verificare se veramente essi chiedano quote latte o se abbiano altre necessità. Dovrebbero accertare se le quote latte vengano nuovamente distribuite al sud per altri motivi, per accontentare alcune lobby o per l'eterno e scontato sistema dei voti di scambio. Credo che dovremmo essere più presenti sul territorio, su tutto il territorio, per comprendere quali siano le vere necessità e non accontentarci...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Pirovano.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Presidente, questo è un paese strano: si processano i contadini e si mettono in libertà gli ergastolani.


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È quanto sta succedendo a Venezia, dove gli ultimi trentasette mafiosi della Riviera del Brenta condannati per omicidio, sequestro di persona e quant'altro sono stati rilasciati perché non vi era tempo per andare avanti con i processi. I giudici però perdono giornate di lavoro per processare i contadini (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)!
La nostra presenza a fianco degli agricoltori in quei giorni era tesa a ribadire il principio del diritto al lavoro. Ma in questa Repubblica è visto con maggiore benevolenza l'interesse dell'ergastolano piuttosto che quello del contadino che vuole solo lavorare. Io mi vergognerei di far parte di questa maggioranza, che copre tali nefandezze (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Frosio Roncalli. Ne ha facoltà.

LUCIANA FROSIO RONCALLI. Sono convinta che, se i cittadini assistessero a questo dibattito, saprebbero sicuramente per chi votare e anche per chi non votare; specialmente i cittadini del nord, ma pure quelli del sud che, comunque, capiscono cosa sta avvenendo in quest'aula. Tutti saranno molto presto chiamati alle urne per le elezioni regionali e, successivamente, per i referendum. Mi chiedo allora con quale animo andranno a votare per abrogare determinate norme, quando ci si trova di fronte in aula all'esempio lampante di un referendum disatteso: mi riferisco al sottosegretario per le politiche agricole! Quel Ministero non dovrebbe più esistere, perché è stato abrogato da un referendum (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania e del deputato Fei)!
L'agricoltura...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Frosio Roncalli.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Alborghetti. Ne ha facoltà.

DIEGO ALBORGHETTI. Dicevo che Roma munge il nord realmente e non solo metaforicamente, espropriandolo delle quote latte che gli sono dovute. Munge le quote del nord e foraggia gli Agnelli: li foraggia con la rottamazione, perché devono sostenere la triplice. Contestualmente penalizza chi realmente lavora e si dà da fare, non chi vive dell'assistenzialismo dello Stato.
Con questo provvedimento, ancora una volta, si è voluto fare un pateracchio per non scontentare nessuno e, ancora una volta, si è andati contro quel concetto che a parole tutti riteniamo fondamentale: quello delle zone vocate per le varie produzioni (in questo caso per il latte). Si dice sempre, infatti, che dobbiamo sostenere le zone vocate...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Alborghetti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Faustinelli. Ne ha facoltà.

ROBERTO FAUSTINELLI. Signor Presidente, ormai è già stato assodato che l'82 per cento di queste quote si realizza al nord e che solo il rimanente 18 per cento si produce nel resto della penisola. Abbiamo visto, però, che la percentuale di ripartizione delle 394 mila tonnellate di latte prodotto purtroppo non risponde a questi parametri e regioni che non sono riuscite a produrre nella misura prevista, grazie alla tabella del ministro, si vedono assegnare ulteriori quote di produzione. Mi domando, allora, dove andranno a finire queste nuove quote, visto che quelle precedentemente assegnate agli allevatori di quelle regioni non sono state prodotte.
Ecco dunque la ragione per la quale ci battiamo contro questo decreto-legge e per la quale continueremo a fare opposizione, perché con esso si aumentano quote alle regioni del sud che non le utilizzeranno. Quelle quote devono andare al nord: ecco il nostro obiettivo!
Non vorrei che, ancora una volta, si facessero circolare nuove quote di produzione...


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PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Faustinelli.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Dalla Rosa. Ne ha facoltà.

FIORENZO DALLA ROSA. Presidente, prima ho concluso il mio intervento dicendo che alcune regioni possono ritenersi al riparo da qualsiasi forma di sanzione. Quindi, se ci sarà chi potrà godere di questa specie di immunità, ci sarà, al contrario, chi le multe dovrà pagarle (e salate) e chi per aver difeso i propri diritti dovrà subire pesanti conseguenze anche giudiziarie.
Comunque, in breve tempo ci troveremo in una situazione a dir poco paradossale: si apriranno nuove stalle nelle aree del Mezzogiorno, mentre al nord si accentuerà il fenomeno della chiusura degli allevamenti.
La distribuzione effettuata dal Governo evidenzia come si tolgano quote alle regioni del nord per regalarle ad altre. Infatti, se confrontiamo le ipotesi di riparto in base alla media della produzione, risulta evidente come la scelta del Governo abbia sicuramente penalizzato le aree del nord.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Fontanini. Ne ha facoltà.

PIETRO FONTANINI. Signor Presidente, la Costituzione della Repubblica italiana stabilisce che le regioni abbiano, nel settore dell'agricoltura, ampia autonomia e che al Governo centrale spettino ancora compiti di coordinamento, nonostante la volontà popolare si sia espressa nel senso dell'abolizione del Ministero per le politiche agricole con il conseguente trasferimento delle sue attribuzioni alle regioni.
Con questo provvedimento si toglie a chi produce la possibilità di restare, dal punto di vista economico, ancora sul mercato e non si dà una risposta credibile a coloro che hanno investito in un settore fondamentale quale quello dell'agricoltura. Si tratta di una politica molto curiosa: da una parte si prevede autonomia e federalismo e dall'altra il potere centrale continua a fare confusione e a danneggiare coloro che vorrebbero autonomamente portare avanti...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Fontanini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Michielon. Ne ha facoltà.

MAURO MICHIELON. Signor Presidente, con l'emendamento Dozzo 1.20... Non vedo più presente in aula il sottosegretario Borroni: avrei voluto rivolgergli una domanda.

ANTONIO SAIA. Il Governo c'è!

MAURO MICHIELON. Con l'emendamento Dozzo 1.20 s'intende aggiungere al comma 1, dopo le parole: «iscritti nella apposita gestione previdenziale,» le seguenti: «anno 1999,». Credo che ciò non stravolga il senso del testo del decreto-legge e aiuti il Governo ad avere un punto di riferimento quando ripartirà le quote fra i giovani. È una questione di metodo.
Prendo atto che il sottosegretario non risponde; forse è in difficoltà, come il Governo, perché si rende conto cosa questa maggioranza gli impone di far... È presente un nuovo sottosegretario? Allora...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Michielon.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Ballaman. Ne ha facoltà.

EDOUARD BALLAMAN. Signor Presidente, in questo paese si parla molto di par condicio, ma a me sembra che in realtà non vi sia, visto che chi ha manifestato per le quote latte è stato processato, mentre nei confronti dei disoccupati napoletani organizzati, che, ad esempio, hanno bruciato gli autobus, non è stata neanche alzata la voce. Non volevo crederci, ma ritengo esista


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veramente questo tipo di razzismo. Probabilmente non ha ragione la Lega a dire che si tratta di un razzismo del nord nei confronti del sud, perché forse si tratta di un vero e proprio razzismo tra coloro che lavorano e coloro che lavorano invece proprio grazie a questo Governo...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Ballaman.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Signor Presidente, le argomentazioni più volte sostenute hanno sicuramente un loro fondamento, visto che sono documentate dalle vicende avvenute in passato riguardo alle quote latte. Sarebbe, quindi, rispettoso nei confronti di quest'Assemblea, che si sta confrontando su un tema così importante, che il sottosegretario Borroni si degnasse di intervenire per spiegare le motivazioni che hanno portato il Governo e la sua maggioranza ad assegnare ancora una volta le quote in una maniera che noi riteniamo assolutamente ingiusta. Se gli argomenti da noi sostenuti sono realmente privi di fondamento, il sottosegretario Borroni dovrebbe avere la cortesia...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Cè.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Collavini. Ne ha facoltà.

MANLIO COLLAVINI. Signor Presidente, è chiaro che questo Governo consideri l'Italia a macchia di leopardo: alle regioni «rosse» si dà più latte e a quelle che non lo sono se ne dà di meno (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia - Commenti del deputato Olivieri).
La maggioranza considera ostruzionismo il nostro tentativo di illustrare gli emendamenti presentati. Vorrei invitarvi a considerare che, se noi non fossimo presenti in aula, non potreste garantire il numero legale, visto che non siete in numero sufficiente. Avete, infatti, molti colleghi che sono in missione o, per meglio dire, in campagna elettorale. Noi stiamo qui per garantire il mantenimento del numero legale e quindi lasciateci almeno parlare (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Rodeghiero. Ne ha facoltà.

FLAVIO RODEGHIERO. Presidente, al di là delle sperequazioni geografiche che comunque il provvedimento sulle quote latte al nostro esame contiene, la Lega nord Padania ritiene doveroso intervenire su questo provvedimento perché è illogico ed ingiusto. Invece di promuovere e premiare la produzione lattiero-casearia là dove questa produce ricchezza, si adotta una soluzione tecnica nella distribuzione delle quote, che penalizza chi lavora e premia invece le grandi lobby lattiero-casearie, sulla scia di quella volontà politica che nel remoto e recente passato non ha mai voluto fare chiarezza sulla reale produzione di latte nel nostro paese, onde appoggiare gli interessi della grande industria di lavorazione del latte e quei traffici illeciti di latte in polvere importato dall'estero.
In sintesi, una politica, quella di questo Governo che va contro i reali lavoratori e contro i consumatori sia del nord che del sud.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dozzo 1.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 341
Votanti 321
Astenuti 20
Maggioranza 161
Hanno votato
122
Hanno votato
no 199).


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Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Dozzo 1.21 e Scarpa Bonazza Buora 1.57.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, vorrei anzitutto chiarire ai colleghi della maggioranza il motivo di questa dura presa di posizione del gruppo Lega nord Padania, perché è giusto che i colleghi della maggioranza lo conoscano.
Noi abbiamo sempre detto che siamo contrari a questo decreto: lo abbiamo sostenuto al Senato e qui alla Camera, prima in Commissione ed ora in aula. Ma al di là della nostra contrarietà che si basa su mille motivi che egregiamente i miei colleghi del movimento stanno illustrando, vorrei dire che c'è anche un piccolo particolare di cui occorre tener conto.
Noi abbiamo solamente chiesto al Governo di accettare un misero ordine del giorno in cui si dice testualmente: «(...) impegna il Governo a ripartire la seconda frazione dell'aumento comunitario di quota, pari a 216 mila tonnellate, in base alle esigenze di adeguamento delle quote, alle capacità e potenzialità produttive dei diversi territori, quali risultano dalla differenza calcolata su base regionale tra i quantitativi prodotti e commercializzati e le quote disponibili nel periodo compreso tra le campagne 1995-1996 e 1998-1999».
Mi chiedo il motivo del diniego a questo ordine del giorno. Se si dice, tra le quinte, non vi preoccupate, le prossime 216 mila tonnellate verranno ripartite esclusivamente tra le regioni del nord, perché allora state facendo questo ostruzionismo?
Mi rivolgo in particolare al presidente del gruppo dei DS, anzi, le chiedo scusa, Presidente, ma mi rivolgo esclusivamente a lei, per ripeterle quanto si dice, dietro le quinte: se è cosa logica che le prossime 216 mila tonnellate debbano essere ripartite fra le zone produttive del nord, perché allora fate questo?
Per noi è sufficiente che tale ordine del giorno venga accolto e che il ministro delle politiche agricole e forestali Paolo De Castro venga qui ad affermare che è vero che le prossime 216 mila tonnellate saranno ripartite esclusivamente tra le regioni del nord.
Ci basta questo semplice impegno, anche se, a dire il vero, per le vicende che abbiamo vissuto, abbiamo verificato che molti impegni sono stati disattesi; comunque, ci basta esclusivamente questo. Non chiediamo la luna né cose impossibili, ma solamente una giusta ed equa ripartizione.
Vorrei si desse risposta qui in aula a questo mio interrogativo.
Per tornare, Presidente, all'emendamento che propone di sopprimere le parole «anche non titolari di quota», torno a ripetere - mi scuso con i colleghi per la ripetizione - che in questo decreto-legge si vogliono attribuire quote latte a persone che non hanno né stalle né vacche da mungere. Già prima, relativamente ad un emendamento che intendeva sopprimere tutto il capoverso, abbiamo detto che non ci sembra giusto, in un momento di crisi, in cui i produttori stanno pagando fior di miliardi di multe, dare una tale possibilità a gente che non ha mai fatto questo mestiere.
Se non fossimo in uno stato di emergenza, ma in una situazione normale, se il quantitativo totale assegnato all'Italia fosse superiore a quello che attualmente è, benissimo, sarebbero bene accolte nuove aziende! Ma siamo in uno stato di emergenza e, quindi, non possiamo tollerare che vi siano queste deviazioni non solo dal punto di vista logico, ma anche da quello dell'equità per quanto riguarda gli agricoltori. Di qualunque parte essi siano, nord, sud, centro, non vi è equità!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Scarpa Bonazza Buora. Ne ha facoltà.

PAOLO SCARPA BONAZZA BUORA. Presidente, sono state ampiamente celebrate sui giornali, in corrispondenza dell'accordo


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di Agenda 2000, le imprese del ministro De Castro che è riuscito ad ottenere 6 milioni di quintali aggiuntivi alla quota nazionale italiana. Sono state celebrate come un fasto del Governo di centrosinistra.
Dopo di ciò è stato emanato un decreto-legge come questo, con molti mesi di ritardo rispetto all'accordo di Agenda 2000, un decreto-legge confuso - come abbiamo già detto -, ma soprattutto in fortissimo ritardo che introduce non un privilegio per i giovani agricoltori, che già producono latte - cosa sulla quale siamo assolutamente d'accordo, considerato che siamo stati tra i sostenitori della legge per l'imprenditoria giovanile in agricoltura -, ma inserisce i giovani agricoltori non produttori di latte e non titolari di quota.
Francamente, non riesco a capire la ratio che si cerca di introdurre con questo decreto-legge, allorché non si cercano di «coprire» le défaillance relative a produttori di latte che hanno bisogno di nuove quote, ma che sono già produttori di latte, e si inseriscono nuovi soggetti che, fino ad ora, non erano produttori di latte. Rispetto agli obiettivi dichiarati, questa parte del decreto-legge - e complessivamente l'intero decreto - mi pare assolutamente distonica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Aloi. Ne ha facoltà.

FORTUNATO ALOI. Signor Presidente, il gruppo di Alleanza nazionale esprimerà voto favorevole su questo emendamento. In precedenza, avevamo presentato un emendamento soppressivo dell'inciso relativo alla gestione previdenziale. Per dimostrare che la posizione di Alleanza nazionale è di grande responsabilità, ora non vorremmo che si desse l'impressione che se, da un lato, devono essere eliminate tutte le bardature e le farragini burocratiche, dall'altro, si vada verso un'eccessiva riduzione di punti importanti e identificativi dell'attività di operatori quali i giovani imprenditori. Se da una parte è giusto che costoro debbano essere destinatari di interventi e di incentivi, dall'altra è bene che non si determini una situazione tale per cui coloro i quali non sono titolari di alcuna quota possano essere beneficiari di interventi a loro favore. Si tratta di una sottolineatura per noi importante che va in direzione della salvaguardia dei diritti - perché tali li riteniamo - di coloro, quali i giovani imprenditori, che con grande difficoltà restano sul campo (mai come in questo caso credo che l'espressione sia appropriata), i quali non devono essere confusi con chi va a mistificare la loro attività. Potremmo infatti giocare nel quadro di una logica che è quella delle quote di carta, che tanti problemi e tante falsità ha determinato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Rizzi. Ne ha facoltà.

CESARE RIZZI. Signor Presidente, il problema è a monte. L'Unalat, di fatto, ha perseguito esclusivamente gli obiettivi, in primo luogo, di rendere credibile una potenzialità produttiva nazionale ben superiore a quella effettiva, con ciò ritenendo di poter incidere sulle decisioni comunitarie in ordine all'aumento del quantitativo di riferimento, in secondo luogo di creare strumentalmente una cortina fumogena sui diritti individuali delle quote di produzione e di evitare che l'eccedenza complessiva della produzione nazionale rispetto alla quota comunitaria venisse posta a carico dei singoli produttori in esubero, scaricandone l'onere sull'erario. In terzo luogo, ha inteso sfruttare la strumentale nebulosità dei diritti individuali per riaffermare nei confronti dei produttori una sorta di potestà di gestione delle quote da parte dell'Unione, di fatto...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Rizzi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Cavaliere. Ne ha facoltà.


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ENRICO CAVALIERE. Signor Presidente, ho ascoltato l'intervento del collega Collavini. In effetti vi sono validi motivi per fermare questo provvedimento, collega Collavini, e per farlo possono esservi due metodi: uno è quello di intervenire su ogni emendamento facendo parlare tutti i deputati del gruppo, come sta facendo in questo momento la Lega nord Padania; l'altro potrebbe essere quello di abbandonare l'aula facendo mancare in questo modo il numero legale e richiamando la maggioranza alla propria responsabilità di dover assicurare in aula il numero legale stesso per votare i propri provvedimenti quando, come in questo caso, sono vergognosi. Ciò senza invece mandare in giro ministri, sottosegretari e parlamentari a fare campagna elettorale utilizzando anche questo tipo di provvedimento, che è tipicamente assistenziale e non produce ciò che invece deve produrre, ossia allargare nei confronti dei produttori una coperta già strettissima. In questo caso si conferiscono quote latte cartacee anche a chi non ha mai prodotto latte...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Cavaliere.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Calzavara. Ne ha facoltà.

FABIO CALZAVARA. La legge n. 468 del 1992, che regolamenta il settore alla nostra attenzione, secondo gli addetti ai lavori non è più sufficiente e quindi è meritevole di rivisitazione. Purtroppo, ci sembra proprio il caso di criticare il fatto che vengano introdotti elementi legislativi attraverso la decretazione d'urgenza, che, come sappiamo, è molto poco democratica ed impedisce di avere una visione coordinata, comprensiva degli interessi di tutte le categorie e di tutti i settori.
Il decreto-legge al nostro esame si presta a questa critica anche per l'approssimazione e per l'eterogeneità delle misure e quindi degrada il provvedimento come un'urgenza necessaria ma assolutamente mal affrontata. Questo nonostante le promesse di questa maggioranza e di questa sinistra di non ricorrere, se non in extremis, alla decretazione d'urgenza.
In realtà, questa maggioranza sta battendo tutti i record per quanto riguarda i decreti-legge, per di più senza tenere esattamente conto della situazione globale del paese. Non è infatti ammissibile che un decreto-legge di questa portata vada ad incidere solo a danno delle regioni Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, che sappiamo prossimamente...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Calzavara.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Tribunale di Milano: il mese scorso sono stati rilasciati 11 ergastolani e un assassino con 59 omicidi sulle spalle, perché non vi era tempo per andare avanti con i processi. Gli stessi giudici, a Milano, perdono settimane di lavoro per continuare a processare 300 agricoltori che manifestavano per le quote latte. Questa è la magistratura, tanto cara all'Ulivo, che noi continuiamo a condannare perché difende i delinquenti e va contro i diritti dei lavoratori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Vascon. Ne ha facoltà.

LUIGINO VASCON. Grazie, Presidente. Come giustamente ha sottolineato il collega Dozzo, il Governo è stato completamente insensibile alla richiesta contenuta nell'ordine del giorno. Magari, tra qualche minuto vedremo qualche solerte collega salterino che concorderà qualche ordine del giorno con il Governo.
Al di là di questo, siamo qui per fare il nostro dovere e per rispettare il nostro mandato anche se, come forza di opposizione, in questo momento stiamo reggendo il numero legale, mentre altri signori componenti del Governo, figure illustri, se ne vanno per mesi e mesi in giro in missione anche se in missione non


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sono, perché vanno a farsi i propri comodi e la campagna elettorale, pagati dai contribuenti, godendo di ogni tipo di indennità (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania e del deputato Filocamo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Pirovano. Ne ha facoltà.

ETTORE PIROVANO. Per rispetto nei confronti dei cittadini, dei produttori di latte e di questo Parlamento e per l'importanza del problema delle quote latte, vogliamo che il nostro diretto interlocutore sia il ministro De Castro. Se egli, nei suoi viaggi, predilige scivolare comodamente verso il sud, se vuole accuratamente evitare il nord per non dover giustificare le contraddizioni del suo Ministero, si può anche ipotizzare che le sue linee politiche non siano perfettamente in sintonia con quelle del sottosegretario oggi presente. È questo il maggioritario. Che venga il ministro Di Castro in aula a sostenere il suo decreto!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Alborghetti. Ne ha facoltà.

DIEGO ALBORGHETTI. Dispiace che alcuni colleghi anche del nord non capiscano quanto grave sia la situazione del settore di cui ci occupiamo nella pianura Padana. Dispiace anche perché - lo ricordo ai colleghi - vi sono ben 14 mila produttori ai quali è stata comminata una forte multa, il famoso superprelievo. Questi produttori sono stati colpiti in maniera esclusiva perché - guarda caso -, nel resto d'Italia a coloro che avevano prodotto oltre la quota assegnata, è stata tolta la multa, ossia il superprelievo, poiché la loro azienda era ubicata in zone depresse o di montagna o vocate.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Michielon. Ne ha facoltà.

MAURO MICHIELON. Comprendo che il sottosegretario, un esperto stimato in Commissione agricoltura, preferisca non replicare o spiegare perché bisogna votare contro questi emendamenti, in quanto sono convinto che in realtà egli sia favorevole, poiché si tratta di emendamenti basati sul buonsenso. Mi preoccupa invece il fatto che al suo fianco vi è continuamente l'onorevole Apolloni e non vorrei - conoscendolo bene - che facesse presentare dal Governo un emendamento con il quale si impone l'amministratore condominiale anche per le stalle (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania e del deputato Armani)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Oreste Rossi. Ne ha facoltà.

ORESTE ROSSI. Signor Presidente, non accetto assolutamente lezioni di morale dai signori del Partito popolare che dovrebbero guardare casa loro e leggere i giornali di oggi: su Milano finanza vi è scritto che un ministro di questo Governo, nonché candidato a presidente della regione Piemonte, da due mesi, eccetto oggi e ieri, è stato messo in missione per fare la campagna elettorale. Sono riportati tutti i suoi impegni ora per ora, mentre risultava in missione (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania). Violante venga a rispondere di queste cose e non venite a dirci che il provvedimento non passa perché noi facciamo ostruzionismo. I provvedimenti non passano perché voi consentite a certe persone di fare campagna elettorale a spese del popolo italiano (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega nord Padania, di Forza Italia e di Alleanza nazionale)! Non si è presa neanche la famosa sanzione! Si è presa 10 milioni - ed è scritto sui giornali - per fare campagna elettorale! Violante l'ha messa in missione: vergognatevi!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Collavini. Ne ha facoltà.


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MANLIO COLLAVINI. Molti si chiedono e mi chiedono cosa se ne fanno delle quote latte certe regioni che poi non hanno un numero di vacche tale da produrre le quantità loro assegnate. Ebbene, secondo l'opinione di molti tecnici del settore, sembra che queste quote latte vengano cedute e poi alcune industrie producano latte da latte in polvere o addirittura formaggio da latte in polvere: quindi, abbiamo latte non latte e formaggio non formaggio. Sembra che questo Governo si sia specializzato nel produrre surrogati. Infatti, vi è una normativa europea, che sembra stia per essere approvata anche dal nostro Parlamento, per il cioccolato fatto con il surrogato di burro di cacao...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Collavini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Molgora. Ne ha facoltà.

DANIELE MOLGORA. Ci troviamo a dover intervenire su questo provvedimento e risulta evidente la posizione di assoluto diniego da parte della maggioranza, che risulta ingiustificata. Non ci sono interventi da parte di alcun gruppo della maggioranza che forniscano la minima giustificazione di quanto sta accadendo in quest'aula. Tutti supinamente stanno accettando quanto qualcuno, al di fuori di quest'aula, ha già deciso alle nostre spalle. Non voglio accettare questa posizione supina del Parlamento, perché questo vuol dire che c'è un Parlamento «moscio», che non sa imporre le proprie decisioni, che non sa che cosa sta votando: questa è la realtà dei fatti. Chiunque leggesse questo provvedimento capirebbe che cosa sta votando e capirebbe che è un provvedimento contro logica. Non è una questione di schieramenti...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Molgora.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Cè. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CÈ. Grazie, Presidente Petrini. Mi piacerebbe che fosse a presiedere il Presidente Violante, perché vorrei continuare il discorso che ha fatto il collega Oreste Rossi. Mentre noi siamo accusati di assenteismo, di non partecipare ai lavori, di non consentire il corretto funzionamento di questo Parlamento, guarda caso, alcuni giornali riportano che il ministro Turco, tranquillamente, gira per l'Italia a fare campagna elettorale! Ma il Presidente Violante si accorge di queste cose o stigmatizza solo la Lega nord e l'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)? Si accorge di come vengono spesi male i soldi dei cittadini italiani? Si accorge di questo? Il ministro Turco adesso non è più in missione, ma sapete perché? Perché deve fare campagna elettorale anche a Montecitorio, perché la riforma dell'assistenza, dopo essere stata dimenticata per mesi e mesi, guarda caso, arriva in aula dieci giorni prima delle elezioni...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Cè.
Passiamo ai voti (Proteste dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Dozzo 1.21 e Scarpa Bonazza Buora 1.57, non accettati dalla Commissione né dal Governo (Vive proteste dei deputati del gruppo della Lega nord Padania e del deputato Tarditi). Onorevole Tarditi, chieda di parlare per tempo!
(Segue la votazione).

DANIELE MOLGORA. Si guardi intorno, Presidente! Guardi l'aula! Più d'uno ha chiesto di intervenire!

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 306
Votanti 305
Astenuti 1
Maggioranza 153
Hanno votato
106
Hanno votato
no 199
Sono in missione 51 deputati).


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Passiamo alla votazione dell'emendamento Scarpa Bonazza Buora 1.71.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole de Ghislanzoni Cardoli. Ne ha facoltà. Colleghi, vi prego di prendere posto!

DANIELE MOLGORA. Guardi, Presidente!

PRESIDENTE. Onorevole Molgora, si accomodi e stia calmo!
Prego, onorevole de Ghislanzoni Cardoli.

GIACOMO de GHISLANZONI CARDOLI. Vorrei cercare di fare chiarezza sulla questione che sta impegnando l'Assemblea questa mattina. Ci troviamo di fronte ad una situazione del settore lattiero-caseario estremamente complicata. Una delle motivazioni di questa crisi, che sempre è stata addotta, è il coacervo di leggi di difficile applicazione, tante volte contraddittorie tra loro. Adesso ci accingiamo a votare una legge che dovrebbe fare chiarezza almeno su un settore, quello della distribuzione delle quote aggiuntive che sono state ottenute a Berlino nel giugno dello scorso anno (le 600 mila tonnellate, ma per ora discutiamo della prima tranche di 384 mila tonnellate). Poi, subito, nel primo articolo di questo decreto-legge, ancora una volta, andiamo a generare confusione. Mi riferisco al fatto che, mentre noi attribuiamo alle regioni la possibilità di distribuire questa quota aggiuntiva ai titolari di quota e, all'interno di questa, riserviamo una quota del 20 per cento ai giovani imprenditori, mettiamo però l'inciso «anche non titolari di quota» che è veramente contraddittorio e in antitesi con lo spirito di questa legge.
Noi sappiamo che una delle motivazioni che ha portato il Governo ad ottenere un'ulteriore assegnazione di 600 mila tonnellate era quella di consentire un adeguamento della capacità produttiva a quelle strutture di allevamento in attività che si trovano in difficoltà con le quote loro assegnate. Noi non possiamo, in questo momento, consentire al non produttore di latte di partecipare alla spartizione di queste quote che nello spirito della legge dovrebbero consentire l'adeguamento delle capacità produttive alle strutture in attività. Questo mi sembra veramente contraddittorio e soprattutto irride tutti quei produttori che stanno pagando multe salatissime dovute allo «splafonamento» della loro quota. Questa è veramente una cosa vergognosa ed invito il relatore ed il Governo a prendere atto di queste osservazioni perché non ci si può dire che il decreto-legge sta per scadere quando avevamo otto mesi di tempo per affrontare serenamente il provvedimento. Un provvedimento non può giungere alla Camera blindato, come è stato blindato in questo momento, malfatto, per come è stato proposto, e che andrà ancora una volta a contribuire ad ingenerare confusione tra tutti gli allevatori (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franz. Ne ha facoltà.

DANIELE FRANZ. Signor Presidente, oltre alle sottoscrivibili considerazioni testé effettuate dal collega de Ghislanzoni, giova anche ricordare al sottosegretario, quando avrà la bontà di ascoltarmi, che l'unico modo che la legge consente per garantire una forma di circolazione effettiva delle quote tra le realtà produttive, si verifica qualora le regioni non riescano ad attribuire le quote per mancanza di richieste o semplicemente per mancanza di produttori.
Inserire una clausola per cui possono beneficiare di questa riassegnazione anche coloro i quali produttori non sono, di fatto rende inevitabile che sempre e comunque queste quote troveranno alloggio


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presso qualcuno che alla bisogna potrebbe anche solo fingere di voler cominciare a interessarsi di latte. Dunque, credo che non solo andiamo contro gli interessi delle realtà produttive, ma addirittura contro quelle che, a chiacchiere, erano state le intenzioni del Governo.
Credo che tutto sommato i tempi, di fronte ad una modifica di questa portata che è sicuramente condivisibile da qualunque forza politica, ci potrebbero consentire questa minima iniziativa emendativa. Qualora questo venisse smentito, giova forse ricordare a tutti i colleghi che è stata insabbiata la proposta di riforma della legge n. 468 del 1992 (sulla quale paradossalmente si era svolta la discussione generale in quest'aula) alla vigilia della fase di esame degli articoli e degli emendamenti, evidentemente con una precisa volontà politica.
Se tutto quello che è stato detto dal Governo in quella proposta corrisponde al vero e se tutte le rassicuranti parole riportateci dal Governo medesimo sulle intenzioni di questo decreto sono effettivamente vere, il Governo non può fare altro che sostenere questo emendamento presentato dai colleghi Scarpa Bonazza Buora e dai colleghi di Forza Italia, perché effettivamente con esso si evita che alcune quote vengano parcheggiate presso qualcuno che fino a quel momento non si era mai interessato di latte né della sua produzione. Quindi, invito tutti i colleghi a prendere atto della situazione e ad esprimersi coerentemente con il voto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Mi sto chiedendo che cosa stia pensando in questo momento il generale Lecca, presidente della commissione di indagine sul settore lattiero-caseario. Mi chiedo se ora non sia preso da un momento di sconforto e se non stia pensando che tutto il lavoro che la commissione di indagine ha svolto sia stato annullato dal decreto-legge in esame. Non è tanto una questione di giovani o non giovani, ma è una questione esclusivamente di carattere etico - per la quale tutti, almeno a parole - anche se sono stati poi pochi nei fatti - si sono battuti in quest'aula - relativa al risanamento del comparto. Ora, rispetto alla previsione di assegnare parte della produzione anche a chi a tutt'oggi non ha mai fatto il mestiere dell'allevatore (e quindi ingenerando tutto un altro tema per quanto riguarda la certezza del diritto dei veri produttori), mi chiedo come si possa sentire in questi giorni il generale Lecca.
Qualcuno ha messo in discussione e in dubbio quanto era stato scoperto da quella commissione di indagine; ha messo in dubbio le conclusioni alle quali essa era pervenuta. Ebbene, oggi abbiamo purtroppo constatato che, dalle parole e dai dubbi, si è passati effettivamente ai fatti!
Mi sto chiedendo ancora quale altra via voglia intraprendere la maggioranza (la quale a suo tempo votò l'istituzione della commissione di indagine sul settore lattiero-caseario). Non è che si vuole intraprendere la strada di un ritorno al passato, di un ritorno alla gestione - lo dico tra virgolette - che si è avuta in tutti questi anni in tale settore? Vorrei che questo mio dubbio fosse subito fugato dai colleghi della maggioranza e vorrei anche - se fosse possibile - avere una risposta al quesito che ho posto in precedenza sulle ragioni per le quali è stato espresso un diniego alla possibilità di dare alle regioni maggiormente produttrici di latte quella seconda tranche del quantitativo di quelle famose 216 mila tonnellate. Non mi è stato ancora risposto! Io do ancora del tempo alla maggioranza: molto probabilmente essa ha dei problemi al proprio interno (peraltro, sono problemi sui quali non voglio entrare). Do ancora del tempo in particolare al presidente del gruppo dei DS, onorevole Mussi, per dare spiegazioni su tutto ciò.
Signor Presidente, la lotta condotta su tale questione ci ha visti in minor parte protagonisti, perché abbiamo fatto poche cose rispetto a ciò che i produttori hanno fatto, stanno subendo e subiranno nei prossimi anni. Questo Parlamento purtroppo


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non è riuscito nemmeno a garantire un po' di giustizia e di equità a questi produttori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Tarditi. Ne ha facoltà.

VITTORIO TARDITI. Signor Presidente, riprendo il discorso dei colleghi Cè e Oreste Rossi perché mi riesce difficile raccontare, ai nostri agricoltori, a Novara, una zona nella quale il latte viene consumato in grande misura per la produzione del gorgonzola, che, mentre noi stiamo irrogando loro sanzioni pesantissime, vi sono ministri che girano per il Piemonte, a spese del contribuente italiano, per fare campagna elettorale. Signor Presidente, colleghi, questo non è il solo spreco che viene denunciato quotidianamente dai giornali e che insiste proprio sulla mia città, ve ne è anche un altro che, oggi, è portato alla ribalta da un noto quotidiano. Mi riferisco al fatto che un ex Presidente della Repubblica...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Tarditi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Collavini. Ne ha facoltà.

MANLIO COLLAVINI. Signor Presidente, riprendo l'argomento che ho dovuto interrompere prima perché, in così poco tempo, sono costretto a parlare a puntate. Desidero denunciare l'ipocrisia di questo Governo che, da un lato, chiede di cancellare il debito pubblico ai paesi poveri e, dall'altro, li affama. Infatti, proprio con il provvedimento che riguarda l'utilizzo di surrogati di cacao per la produzione del cioccolato, si affamano paesi, quali il Venezuela, l'Ecuador, la Colombia, la Malaysia e la Costa d'Avorio, per i quali l'esportazione del cacao costituisce un'entrata vitale. Infatti, a seguito del provvedimento in discussione a Strasburgo, il prezzo del cacao è diminuito da 180 mila lire a 90 mila lire al quintale. Probabilmente dopo il voto di Strasburgo, diminuirà ancora...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Collavini, alla prossima puntata!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Cavaliere. Ne ha facoltà.

ENRICO CAVALIERE. Signor Presidente, appare strano come, ancora oggi, stiamo parlando di un provvedimento che riguarda la nuova assegnazione delle quote latte e di quote latte in generale. Anche un comune cittadino che guarda la televisione e legge il giornale ha capito cosa sono e come l'AIMA sia arrivata a stabilire il numero dei capi e dei produttori, attraverso società di servizi molto vicine al «signore di Torino», i cui addetti andavano in giro per le stalle a contare le mucche, contando le zampe e poi dividendo per quattro. Ecco il motivo per il quale i conti non tornavano mai e non sono tornati per anni; ancora oggi si assegnano le quote latte in base ai vecchi criteri, tenendo come punto di riferimento le vecchie quote latte, che hanno creato tanti problemi e hanno dato tanti riscontri anche nella commissione Lecca, come ricordava il collega Dozzo...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Cavaliere.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Rizzi. Ne ha facoltà.

CESARE RIZZI. Signor Presidente, vorrei denunciare un fatto scandaloso: mentre discutiamo di un provvedimento così importante, fin dal lontano 1997, non è presente il ministro delle politiche agricole e forestali, Paolo De Castro. Si capisce che sarà impegnato in Piazza Navona a controllare «la mungitura delle vacche»! Signor Presidente, tra le persone che contano in questo Governo, abbiamo un ministro che fa campagna elettorale alle spese dei cittadini - come più volte hanno sottolineato i miei colleghi - un ministro


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che sta facendo una confusione, a dir poco colossale, fra quote latte e immigrati; il ministro interessato...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Rizzi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Martinelli. Ne ha facoltà.

PIERGIORGIO MARTINELLI. Signor Presidente, vorrei tornare al testo del decreto-legge, nel quale si affermano princìpi importanti. Ad esempio, all'articolo 1, comma 1, si legge: «In nessun caso possono beneficiare delle suddette assegnazioni i produttori che nel corso degli ultimi tre periodi hanno venduto, affittato o comunque ceduto, in tutto o in parte, le quote di cui erano titolari». Si vuole, appunto, penalizzare chi ha abusato nel passato; tuttavia, vengono assegnate quote anche ai non titolari di quota, prevedendo: «salvo il caso di mancanza di sufficienti richieste».
Noi stiamo denunciando che le richieste esistono e non sono tutte soddisfatte; stiamo denunciando questo abuso per cui, da una parte, penalizziamo chi ha approfittato, mentre, dall'altra, apriamo una porta ad altri abusi. Non riesco a capire questo passaggio del provvedimento relativo a chi non è detentore di quote e non ha le mucche da mungere. Questa legge è un obbrobrio... (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Martinelli.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Vascon. Ne ha facoltà.

LUIGINO VASCON. Signor Presidente, come del resto è stato giustamente denunciato dai miei colleghi, non si capisce, ad esempio, per quale motivo questo Governo non abbia voluto utilizzare tutti i dati raccolti dalla commissione Lecca. Prima ha commissionato l'indagine e, una volta raccolti i frutti, che non piacevano di certo al Governo, non li ha utilizzati: quindi, oltre al danno, vi è anche la beffa.
Ci ritroviamo pertanto a dover analizzare un provvedimento, un decreto-legge, basato su dati irreali, non rispondenti alla verità, altrimenti non si capisce perché i dati dell'indagine Lecca non siano stati utilizzati per la stesura del provvedimento stesso. Il Governo ci deve spiegare che fine abbiano fatto, quale riferimento sia stato fatto ai dati ricavati dall'indagine Lecca.
Immagino che anche su queste mie insistenti richieste cadrà il silenzio e l'indifferenza di un'Assemblea che deve essere retta per forza con la coercizione dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania), che viene obbligata a rimanere in aula. Vergognatevi: non avete il fiato, non avete il coraggio per mantenere una maggioranza! La gente è stanca! Andatevene a casa: è ora! Finitela di dissanguare il paese (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania)!

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Vascon.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Calzavara. Ne ha facoltà.

FABIO CALZAVARA. Signor Presidente, purtroppo ho sentito alcuni colleghi della maggioranza sostenere la pretestuosità delle motivazioni della Lega nord a proposito della difesa degli allevatori delle regioni del nord. Io credo che sia un po' disdicevole ed umiliante, non tanto per noi che stiamo facendo il nostro lavoro, ma per gli allevatori. Infatti, mi sembra veramente insensato sostenere che gli allevatori abbiano fatto tutto ciò per motivi pretestuosi. Non credo che gli imprenditori delle piccole e medie imprese del settore abbiano sfidato le intemperie, rischiando la loro salute, spendendo soldi e tempo, in un clima di tensione, sfidando la polizia e andando anche agli scontri fisici, oltre alle denunce in cui moltissimi di loro sono coinvolti, per motivi inutili e non per ragioni di sopravvivenza e di stanchezza nei confronti di questo regime...


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PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Calzavara.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Teresio Delfino, al quale ricordo che ha a disposizione un minuto di tempo. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Perché? Chi ha parlato del gruppo misto, signor Presidente? Dovrei avere cinque minuti, visto che, tra l'altro, parlo così poco. Gli uffici mi avevano detto che avevo cinque minuti: lo conferma, signor Presidente?

PRESIDENTE. No, onorevole Delfino, lei ha un minuto e poi le spiegherò perché. Intervenga pure (Commenti).

ELIO VITO. No, Presidente, non è così!

PRESIDENTE. Prego, onorevole Teresio Delfino.

DANIELE FRANZ. Prima deve spiegare perché ha solo un minuto!

TERESIO DELFINO. Chiedo scusa, signor Presidente, ma prima ho interpellato gli uffici e mi è stato detto che il gruppo misto aveva a disposizione cinque minuti di tempo ed io, come suo componente, potevo parlare per cinque minuti.

PRESIDENTE. Sì, lei è il primo del gruppo misto ad intervenire e, quindi, può parlare per cinque minuti. Prego (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega nord Padania).

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, noi seguiamo con preoccupazione questo provvedimento, anche perché siamo dell'opinione che un provvedimento fosse necessario, ma, stante i tempi trascorsi e la ridda delle proposte normative che il Governo ha più volte avanzato su questa materia, sulla quale il Parlamento è più volte intervenuto, ritenevamo che sarebbe stato necessario arrivare all'allocazione delle quote disponibili con un provvedimento diverso dal decreto-legge, considerato il tempo trascorso dalla disponibilità di queste nuove quote.
Intervenendo nel merito dell'emendamento in esame, voglio ricordare che il provvedimento, come risulta dalla discussione generale e dagli atti della Commissione, è stato più volte descritto dal Governo e dalla maggioranza come necessario a rispondere all'emergenza, ma esso trova, a nostro giudizio, un ulteriore elemento di difficoltà in questa disposizione. Ci sembra incredibile, a fronte di una ripartizione che assegna nuove quote a regioni che non hanno esaurito quelle che già avevano a disposizione, introdurre (nell'ambito dei criteri che spettano - per volontà della norma - alla regione) un ulteriore elemento di conflitto tra i produttori con l'inciso «anche non titolari di quota». Per risanare il comparto e superare le difficoltà riscontrate negli ultimi cinque anni di legislazione, si dovrebbe agire diversamente.
Signor sottosegretario, riconosco che sono stati compiuti alcuni sforzi: non mi pongo tra coloro che affermano che non è stato fatto nulla, ma tra coloro che chiedono una reale attenzione alla situazione del paese. Anche se risponde alla finalità di rilanciare la zootecnia in regioni in cui non esiste una particolare vocazione - il che è già abbastanza discutibile - è assolutamente inaccettabile che l'ottimizzazione dell'utilizzo delle quote e l'incentivazione dei giovani non siano rivolte, in questa fase di emergenza, a chi possiede già un'azienda a vocazione zootecnica ed una attività in corso. Diversamente, accanto a produttori che hanno superato il plafond, aggiungiamo un ulteriore elemento di disagio e di scontro.
Dunque, se è pienamente condivisibile la riserva di quote a favore dei giovani imprenditori, in quanto si deve rinnovare la presenza di forze produttive nelle aziende zootecniche del paese e garantire una possibilità di reddito reale ai giovani impegnati nell'agricoltura, la scelta di aprire nuove possibilità per chi non è titolare di quota non mi sembra condivisibile in questa fase.


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Signor sottosegretario, se fossimo in presenza di vere e proprie disponibilità, potremmo condividere tale scelta; ma poiché dobbiamo far fronte ad una situazione drammatica che ha generato scontri e grandi incomprensioni, non riesco a comprendere - né l'ho compreso dalla lettura degli atti del dibattito in Commissione ed in aula - le ragioni di una tale proposta.
In conclusione, ritengo sia il caso di prestare la massima attenzione ad un elemento che qualcuno potrebbe giudicare secondario ma che, invece, può creare nuove situazioni di tensione; mi riferisco a quelle tensioni che, invece, il provvedimento in esame, dovrebbe eliminare.

PRESIDENTE. Onorevole Delfino, le ho consentito di parlare per cinque minuti perché così le era stato assicurato dagli uffici. Debbo, però, ribadire che avevo ragione: il regolamento, infatti, stabilisce che su ciascun articolo, emendamento o subemendamento, intervenga un deputato per gruppo per non più di cinque minuti. Oltre a ciò, il Presidente concede la parola ad un deputato per ciascuna delle componenti politiche costituite nel gruppo misto e ai deputati che intendano esprimere un voto diverso rispetto a quello dichiarato dal proprio gruppo, stabilendo le modalità e i limiti di tempo degli interventi. S'intende che le modalità e i limiti di tempo siano gli stessi per le componenti del gruppo misto e per i deputati che intervengono in dissenso dal proprio gruppo. Ed essi sono, in questo caso, obiettivamente limitativi per lei; comunque abbiamo ovviato in questo modo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Molgora. Ne ha facoltà.

DANIELE MOLGORA. Presidente parlerò solo per qualche minuto, anche perché il regolamento non mi consente di farlo più a lungo. Mi preme evidenziare, ancora una volta, l'assenza del ministro, che non si assume le sue responsabilità. Non è possibile, infatti, che un ministro che adotta un decreto-legge come quello al nostro esame non abbia il coraggio di presentarsi in aula per difendere le sue posizioni. Se è vero che questo è un luogo di confronto delle idee, anche il ministro deve avere il coraggio di confrontarsi; guarda caso, egli è della stessa parte politica che sul territorio dichiara di difendere gli allevatori ma che poi, in realtà, fa tutto questo disastro: promette che darà le quote e, al sud, che concederà i contributi...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Molgora.

ELIO VITO. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELIO VITO. Presidente, intervengo in relazione all'articolo 85, comma 7, del regolamento, che lei ha citato.
A mio giudizio, la sua interpretazione non corrisponde alla norma e neanche alla prassi che si è instaurata in questa legislatura, dopo che è stato modificato ed applicato quell'articolo. È evidente, Presidente, che non vi è alcuna disposizione che consenta di accomunare due ipotesi completamente diverse: il diritto della componente politica costituita nel gruppo misto a manifestare la propria opinione su un emendamento e l'ipotesi ostruzionistica dei deputati che intervengono in dissenso dal proprio gruppo.
L'intervento dell'onorevole Teresio Delfino e, in generale, gli interventi dei deputati delle numerose componenti del gruppo misto, come è testimoniato da altri dibattiti sul regolamento, devono essere parificati agli interventi di una componente politica su un emendamento.
Peraltro, Presidente, occorre tener presente che in questa legislatura paradossale vi sono alcune componenti politiche che si sono dovute costituire nel gruppo misto per pochi voti e che corrispondono a partiti politici che hanno ottenuto nelle ultime elezioni una percentuale di voti due o tre volte superiore a quella di partiti politici che sono qui rappresentati


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come gruppi. Quindi, si verrebbe a creare una situazione di enorme disparità: forze politiche che, per situazioni contingenti o per divisioni che si sono verificate al loro interno, non si sono potute costituire in gruppo parlamentare, ma in componente politica del gruppo misto, sarebbero di fatto equiparate in Parlamento ai deputati che intervengono in dissenso dal proprio gruppo, il quale magari nel paese vale un quarto di quella componente del gruppo misto!
Presidente, questa mi parrebbe un'interpretazione davvero assurda ed illogica! Quindi, io credo che debba essere riconosciuta alle componenti politiche costituite nel gruppo misto, così come è sempre avvenuto in tutte le occasioni in cui abbiamo esaminato gli emendamenti, il diritto ad intervenire come componente politica costituita nel gruppo misto che equivale al gruppo. Passare da questo, Presidente, all'altro eccesso di dare un tempo uguale a quello dei dissenzienti - in questo caso di un minuto - mi pare sia un modo di procedere ad un'interpretazione irrazionale del regolamento, che non tiene neanche conto della particolare situazione politica di questa legislatura, nella quale si registra un abnorme numero di formazioni che fanno parte del gruppo misto, ma che hanno una rispondenza nel paese ben superiore a quella di alcuni gruppi che si sono costituiti.
Presidente, vorrei che lei tenesse conto di quanto ho detto. Quella che lei ha fornito è un'interpretazione nuova e quindi credo che se ne possa sospendere l'applicazione per questa seduta, per poi rimetterla alla Giunta per il regolamento, così come avviene per tanti altri aspetti che devono essere riesaminati e che attengono alla situazione del gruppo misto e delle sue diverse componenti. Non vorrei che la sua decisione relativa all'onorevole Teresio Delfino costituisse un precedente che, a mio giudizio, è molto sbagliato.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Vito. In realtà io penso che abbiamo ragione tutti e due: io ho affermato che l'onorevole Teresio Delfino non aveva diritto ai cinque minuti previsti per tutti gli altri gruppi, facendo parte di una componente del gruppo misto. Non ha, infatti, questo diritto. Lei sostiene che nella discrezionalità del Presidente di stabilire le modalità e i limiti di tempo degli interventi possano essere disgiunte le due posizioni dei dissenzienti - quando siano in numero così copioso e quindi con tempi limitati - e le componenti del gruppo misto. Ed è quanto, in buona sostanza, ha fatto la Presidenza, concedendo all'onorevole Delfino un tempo addirittura pari a quello dei gruppi. Quindi, come vede, onorevole Vito, abbiamo ragione entrambi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Pirovano. Ne ha facoltà.

ETTORE PIROVANO. Signor Presidente, le regioni del nord conoscono sicuramente bene le necessità dei loro cittadini, nonché le realtà dei produttori di latte. Perché il Governo, che sproloquia in materia di federalismo, persevera nell'imporre a chi lavora la sovranità dell'AIMA, vale a dire di un carrozzone costoso che non rispetta le necessità di chi lavora? Diamo alle regioni la responsabilità di gestire i problemi produttivi; operiamo un federalismo concreto. Smettetela di fare i politicanti e cominciate a pensare di dover diventare politici (Applausi dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).
Perché il Governo nella sua maggioranza non accetta almeno che le 216 mila tonnellate di produzione del latte ancora da assegnare vengano concesse a chi lo produce veramente e non solo a chi detiene quote già assegnate in base a parametri sbagliati?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Michielon. Ne ha facoltà.

MAURO MICHIELON. Signor Presidente, l'emendamento Scarpa Bonazza Buora 1.71 intende sostituire, al comma 1,


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le parole: «anche non titolari di quota» con le seguenti: «purché titolari di quota». Queste parole erano state introdotte nel testo dalla Commissione. Preso atto che il ministro non è presente in aula e che il sottosegretario non risponde, perché sa bene che i deputati del gruppo della Lega nord Padania hanno ragione, vorrei che almeno la maggioranza, che le ha inserite nel testo e che, quindi, le ritiene giuste, ci spieghi i motivi per cui intende respingere questo emendamento.
Dico questo perché l'onorevole Domenico Izzo vorrebbe far circolare i resoconti stenografici di queste sedute tra gli allevatori del nord al fine di far loro comprendere come la Lega faccia opposizione, mentre noi vorremmo che gli stenografici circolassero per far sapere agli allevatori e ai produttori di latte i motivi in base ai quali vengono stabilite norme che vanno contro la logica ed il buonsenso.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Scarpa Bonazza Buora 1.71, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (
Vedi votazioni).
(Presenti 311
Votanti 303
Astenuti 8
Maggioranza 152
Hanno votato
116
Hanno votato
no 187
Sono in missione 51 deputati).

ANTONIO SAIA. Signor Presidente, vorrei segnalare che il mio dispositivo elettronico non ha funzionato.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Saia.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Caparini 1.29.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, più che intervenire sull'emendamento al nostro esame vorrei chiedere per l'ennesima volta al Governo e, in particolare, al sottosegretario Borroni - visto che il ministro delle politiche agricole e forestali non è presente: anzi, non viene mai in quest'aula quando si tratta di esaminare non solo la questione del settore lattiero-caseario, ma anche altri problemi concernenti il comparto agricolo - per quale motivo il Governo non intenda accogliere il mio ordine del giorno n. 9/6848/5, presentato a nome del mio gruppo. Chiedo al Governo di rispondermi su tale questione.

ROBERTO BORRONI, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole e forestali. Chiedo di parlare (Commenti dei deputati del gruppo della Lega nord Padania).

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO BORRONI, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole e forestali. Signor Presidente, non siamo ancora arrivati all'esame degli ordini del giorno, pertanto il Governo non ha ancora espresso alcun tipo di parere (Commenti del deputato Menia).
L'onorevole Dozzo ha posto una questione che, per la verità, è stata posta anche dalla maggioranza con l'ordine del giorno Trabattoni n. 9/6848/4 sul quale il Governo intende manifestare fin da adesso un orientamento positivo. Tuttavia, vi è un problema. Infatti, un conto è porre una questione in termini di assunzione di responsabilità politica e un conto è decidere di approvare oggi una tabella, perché la seconda parte dell'ordine del giorno Dozzo n. 9/6848/5 è, di fatto, una tabella. Mi limito a ricordare all'onorevole Dozzo e agli altri colleghi che il decreto che stiamo esaminando fissa delle procedure ben precise. In esso si prevede infatti che


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sia sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato e le regioni e che siano sentite le Commissioni parlamentari. Anche in ragione di una scelta che abbiamo fatto, cioè quella di distribuire prima una parte, poi fare una verifica anche rispetto all'andamento di un mercato che è molto dinamico, e successivamente definire i criteri di distribuzione dell'altra parte, penso che oggi sarebbe una forzatura votare una tabella; ma non posso che confermare un orientamento politico, che è quello di tener conto delle questioni poste con l'ordine del giorno presentato dalla maggioranza e con la prima parte dell'ordine del giorno presentato dall'onorevole Dozzo.
Valuteremo comunque gli ordini del giorno al momento del loro esame.

GIANPAOLO DOZZO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Presidente, non voglio far torto all'intelligenza del sottosegretario Borroni e spero che lo stesso rispetto egli lo abbia nei confronti della mia persona.
Se si dice che il Governo accoglierà l'ordine del giorno che reca come prima firma quella dell'onorevole Trabattoni, in cui si parla di impegnare il Governo ad «avere più attenzione alle necessità delle regioni maggiormente vocate alla produzione di latte vaccino», non posso fare a meno di rilevare che questa è una formulazione ampia e fumosa; ormai è dal 1994 che questo problema ricade sulle spalle di pochi parlamentari ma di molti produttori. È una formulazione talmente fumosa, dicevo, che io non voglio pensare che l'onorevole Borroni volesse far torto alla mia poca intelligenza!
Il sottosegretario Borroni ha poi detto che la seconda parte del mio ordine del giorno equivale ad una vera e propria tabella. Ma io non ho allegato alcuna tabella! Ho invece indicato dei parametri anche perché, se quest'aula approverà tale ordine del giorno, la conseguenza per il Governo sarà quella di rispettare gli impegni presi. Da qui a dire che si va a determinare una vera e propria tabella ce ne corre! Del resto anche con l'accoglimento dell'ordine del giorno presentato dal collega Trabattoni, quando si andrà a rideterminare la distribuzione delle quote regionali di 216 mila tonnellate, si dovrà redigere una tabella.
Ed allora, colleghi, visto che c'è questo orientamento del Governo, che è sostenuto da buona parte della maggioranza, perché non andare fino in fondo? Si pone il problema di sentire la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato e le regioni e le Commissioni parlamentari? È questo il problema? Non mi sembra. Se volevate ottenere un impegno forte da parte da tale organi, non avreste dovuto mettere nel decreto la parola «sentita». Qui tutti sappiamo il significato di questa parola! Dunque, sottosegretario Borroni, andiamo al concreto, faccia un piccolo sforzo e ci venga incontro! Certo, ora non ha detto che l'ordine del giorno non lo accoglierà, ma dalla discussione sulle linee generali e dall'esame degli emendamenti mi è sembrato di capire che non vi fosse un particolare entusiasmo ad accogliere l'ordine del giorno.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUCIANO VIOLANTE (ore 12)

GIANPAOLO DOZZO. Quindi, fate uno piccolo sforzo, accogliete l'ordine del giorno! In tal modo, si potranno determinare le condizioni già da ora in quest'aula, per la prima volta. In questo settore non abbiamo mai determinato niente perché, per le questioni di fiducia poste su provvedimenti relativi alle quote latte, non si è mai potuto discutere.
Meno male che è arrivato il Presidente Violante, che saluto ricordandogli che dal mese di maggio 1999 è all'esame dell'Assemblea la riforma della legge n. 468. Pregherei il Presidente di mettere all'ordine del giorno dei lavori dell'Assemblea la possibilità di riformare l'intero comparto lattiero-caseario.


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Facciamo un piccolo sforzo e cerchiamo di trovare un punto di incontro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Parolo. Ne ha facoltà.

UGO PAROLO. Presidente, approfitto della sua presenza per richiamare l'attenzione dei colleghi.
Credo sia importante che, quando si richiama l'attenzione sul senso di responsabilità dei parlamentari, vicenda che ha avuto un rilievo notevole su tutti i massmedia - non voglio entrare nel merito del suo richiamo, che spero sia stato fatto nel senso giusto -, tale senso di responsabilità deve riguardare tutti, soprattutto del Governo.
È già stato detto che stiamo discutendo di un provvedimento importante e il ministro non è presente. Ma quel che è ancora peggio, signor Presidente, è che il sottosegretario Borroni è intervenuto in aula, alcuni minuti or sono, con le mani in tasca, con entrambe le mani in tasca! L'ho osservato attentamente, non mi dica che questo è un comportamento da tenere in un'aula parlamentare. A me sembra soprattutto un atteggiamento da aula...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Parolo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Vascon. Ne ha facoltà.

LUIGINO VASCON. Presidente, per riprendere quanto detto dal nostro collega Dozzo che sta seguendo dal banco del Comitato dei nove l'esame del provvedimento, si chiede maggiore sensibilità ed attenzione per quanto riguarda l'accoglimento di questo nostro ordine del giorno. Ci accorgiamo, tuttavia, che si dedica attenta considerazione ad altri ordini del giorno, proposti, peraltro, dalla maggioranza e, quindi, concordati per l'accoglimento. Ci accorgiamo che proprio il senso del nostro ordine del giorno, sintetizzato nelle poche righe, non viene accolto.
Per l'ennesima volta, faccio appello alla sensibilità, all'attenzione e a tutto ciò che può essere utile alla conduzione serena dei lavori parlamentari. È un'attenzione che deve essere equa nella ripartizione di quanto stiamo trattando. Discutiamo, invece, purtroppo, signor Presidente, un provvedimento che perpetra nuovamente errori già commessi per anni ed anni. In sostanza, stiamo ripetendo gli errori!
Il nostro accorato appello e la nostra forma di ostruzionismo vogliono, appunto, risvegliare la coscienza di questi parlamentari che voteranno provvedimenti che procedono contro persone che chiedono semplicemente di poter lavorare; non chiedono niente altro: né sussidi né aiuti, ma semplicemente la possibilità...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Vascon.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, in dissenso dal proprio gruppo, l'onorevole Calzavara. Ne ha facoltà.

FABIO CALZAVARA. Presidente, l'ostinazione della Lega nord nel criticare questo provvedimento e nel difendere gli emendamenti presentati, che non hanno finalità ostruzionistiche, ma sono di contenuto tecnico, è pari all'ostinazione del Governo di non voler migliorare né modificare in nulla il testo del decreto-legge rispetto alle osservazioni importanti e positive che abbiamo fatto.
Ciò significa che, purtroppo, non si vuole rendere giustizia agli allevatori e che la maggioranza è prigioniera di interessi clientelari, delle multinazionali del settore, che è preda degli interessi di banche e di gruppi finanziari. Tutto ciò è contro il programma che la maggioranza ha promesso agli elettori.
Le regioni maggiormente penalizzate sono il Veneto, il Piemonte, la Lombardia e l'Emilia Romagna che stanno per andare ad elezioni regionali fondamentali ed importanti. Le regioni sempre più nel futuro, quando vi sarà un cambiamento di questa maggioranza, per un processo federalista, dovranno rendersene conto. Se ne renderanno conto senz'altro e si riapproprieranno


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anche di quelle prerogative che sono state vergognosamente cancellate da questi continui provvedimenti, ignorando invece un referendum che ha abolito...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Calzavara.

ELIO VELTRI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELIO VELTRI. Signor Presidente, ho chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori perché stiamo assistendo in quest'aula ad uno scontro politico che non è nuovo, che ha visto anche delle manifestazioni nelle piazze italiane e sappiamo tutto quello che è accaduto. L'Assemblea di Montecitorio, peraltro, è rappresentata in tutti i suoi settori. Quindi, di fronte ad uno scontro di questo tipo - non entro nel merito - e considerato che non è la prima volta che i colleghi della Lega fanno una battaglia su questo tema, credo sia doveroso che, se il ministro della Repubblica competente è a Roma, venga in quest'aula. Ciò perché la questione è rilevante ed anche perché, altrimenti, non la chiuderemo, dato il numero di emendamenti presentati. Dobbiamo pertanto trovare una soluzione ed il più titolato a fornire una risposta è il ministro.

PRESIDENTE. Onorevole Veltri, credo che il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri stia prendendo contatto con gli organi di Governo in ordine a tale questione.

DANIELE MOLGORA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DANIELE MOLGORA. Signor Presidente, siamo davanti ad un problema serio e ribadisco - come avevo fatto nel precedente intervento - la necessità di un confronto con il ministro. Ciò anche perché dalle parole del sottosegretario Borroni, il quale riconosce l'aspetto positivo degli ordini del giorno, ma non dà in concreto una risposta, vogliamo sapere in sostanza se la seconda tranche verrà attribuita al nord secondo i parametri che noi chiediamo. Questo è un problema fondamentale.
Vorremmo sapere se anche da quale parte della maggioranza vi sia un veto su una posizione di questo tipo, perché vi sono responsabilità politiche che debbono emergere, soprattutto quando mi si dice che è il partito popolare che ha impedito ed impedisce l'approvazione di un indirizzo di questo genere. Si tratta di una questione importante su cui da parte della maggioranza vogliamo chiarezza, una chiarezza che non può che arrivare dall'intervento del ministro. Ciò mi sembra molto evidente.
Da ultimo chiedo anche, signor Presidente, che alla prossima votazione si effettui il controllo delle schede.

ELENA MONTECCHI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELENA MONTECCHI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il collega Borroni nel suo intervento ha già ricordato, a proposito di questioni sollevate ora, quindi non nella fase finale dell'esame del provvedimento, quale sia l'indirizzo del Governo a proposito di un tema così complesso e spinoso. Peraltro, si tratta di un indirizzo dell'esecutivo nella sua collegialità.
Non vi è alcun dubbio che ragioni di opportunità possano consigliare che vi siano numerosi ministri presenti. Non spetta a me difendere il Governo sotto il profilo, quasi sindacale, della presenza dei sottosegretari. Tuttavia, in questa sede l'esecutivo è rappresentato nella sua collegialità e dal punto di vista della presenza di merito.
Comprendo che per illustrare molti emendamenti occorra usare argomenti di


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varia natura, uno dei quali viene ora addotto. Dico questo in termini di precisazione. Non vi è alcun dubbio peraltro che, a fronte della discussione che si sta svolgendo, vi sia la necessità da parte del Governo di procedere ad ulteriori approfondimenti anche su diversi emendamenti presentati. Mi permetto, dunque, di chiedere al Presidente e all'Assemblea di considerare l'opportunità di passare ad altro punto all'ordine del giorno, naturalmente con l'impegno del Governo a riferire in sede di Comitato dei nove e successivamente in aula (ciò quando il presidente della Commissione riterrà di convocare il Comitato dei nove; per noi è ipotizzabile anche a fine giornata), e di proporre tale possibilità.

PRESIDENTE. Colleghi, vi è una richiesta di sospendere l'esame del provvedimento e di passare al punto successivo dell'ordine del giorno. Su questa questione darò la parola, ove ne facciano richiesta, ad un oratore a favore e ad uno contro.

GIANPAOLO DOZZO. Chiedo di parlare a favore.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, sono a favore della proposta, sentite le spiegazioni del sottosegretario Montecchi. Vorrei dire al sottosegretario che nessuno del gruppo della Lega nord Padania - e tantomeno io - ha messo in dubbio le capacità dei due sottosegretari presenti questa mattina in aula, specialmente del sottosegretario Borroni, del quale conosciamo la capacità. Quello che ci sorprende, però, è che purtroppo, per quanto riguarda questi problemi vitali, il ministro è sempre stato latitante: probabilmente sarà a Bruxelles a difendere l'agricoltura italiana, oppure al convegno di qualche organizzazione professionale. Non so dove sia, ma certo è che qui non si è mai visto. Allora non vorrei - lo ha detto en passant il collega Molgora - che qualcuno del Governo andasse in giro per l'Italia una volta a parlare di quote latte rassicurando gli agricoltori della zona che sarà fatto tutto il necessario affinché alle loro esigenze venga data risposta e un'altra volta andasse in Sicilia ad assicurare agli agrumicoltori il giusto pronto intervento, anche in termini di soldoni, per la crisi degli agrumi, per poi non riuscire, a distanza di un mese, a mantenere le promesse.
Oltre alle notizie che noi della Commissione, a parte in qualche occasione, apprendiamo dal Ministero delle politiche agricole e forestali, da Agrisole, cioè a Il Sole 24 Ore, se non fosse per il sottosegretario Borroni, ben poca cosa avremmo a che spartire col ministro «disastro».

PRESIDENTE. Poiché colleghi di altri gruppi hanno chiesto di intervenire, darò la parola ad un deputato per gruppo, modificando la precedente decisione.

ELIO VITO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELIO VITO. Rilevo innanzitutto l'irritualità della richiesta dell'onorevole Montecchi, poiché stavamo svolgendo le dichiarazioni di voto sull'emendamento, per cui forse sarebbe opportuno concluderle, sempre che l'emendamento sia mantenuto dai colleghi della Lega.
Credo che dobbiamo dare ai colleghi che sono qui in aula e ai pochi che ci seguono - e che forse saranno sempre meno se continueremo in questo modo - il senso della trasparenza di quello che sta accadendo. Infatti, ieri sembrava che l'esame del provvedimento potesse essere concluso rapidamente, poi si è passati all'ostruzionismo della Lega e alla riunione della Conferenza dei capigruppo di ieri sera, nel corso della quale il Governo, nella persona del ministro per i rapporti con il Parlamento, Loiero, ha detto che insisteva nel porre al primo punto dell'ordine del giorno di oggi l'esame del decreto-legge, piuttosto che il provvedimento sull'assistenza o altro. La Lega ha proseguito con il suo atteggiamento, avendo sostanzialmente una sola richiesta


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e ora il Governo, di fatto, accetta la sede della trattativa, propone di andare in Comitato dei nove...

GIANPAOLO DOZZO. Non c'è nessuna trattativa.

FRANCESCO FERRARI. Non avete fatto altro!

ELIO VITO. Vedremo. Se anche ci fosse, sarebbe un elemento positivo.
Presidente, credo che per motivi di trasparenza sia utile dire che i problemi, ancora una volta, sono tutti esclusivamente interni alla maggioranza, che quanto sta accadendo su questo provvedimento è quello che accade da quando è stato nominato ministro dell'agricoltura il rappresentante dei Democratici, De Castro. Si tratta di un atteggiamento legittimo che però manifesta l'insofferenza di una componente importante del Governo, quale quella dei Popolari, nei confronti del ministro dell'agricoltura. Questa è la verità. C'è stata addirittura una discussione in aula, un question time (a volte i question time sono seguiti in diretta televisiva ma purtroppo non dai colleghi), nella quale legittimamente e anche condivisibilmente il rappresentante dei Popolari ha attaccato il ministro dell'agricoltura davanti al Presidente del Consiglio. La sensazione che abbiamo è che sia questo il problema politico sul testo in esame.

FRANCESCO FERRARI. Confermo, confermo!

ELIO VITO. Ciò che ha impedito che l'ordine del giorno della Lega, come inizialmente preannunciato, fosse accolto già ieri dal Governo e che il provvedimento fosse approvato, come previsto, è stato l'irrigidimento di una componente interna del Governo e della maggioranza, quella dei Popolari, che si sono opposti e hanno dovuto presentare un loro ordine del giorno. Evidentemente siamo in una situazione in cui un ministro del Governo D'Alema non gode della fiducia della sua maggioranza. Ora dovrà venire in aula - forse sarebbe stato meglio se lo avesse fatto prima -, ma, Presidente, è chiaro che a questo punto, su questo tema dell'agricoltura e delle quote latte, non si può andare avanti in questo modo, con il Governo che cerca di superare il fatto che non ha una maggioranza con i rapporti con l'opposizione. Lo abbiamo dichiarato anche in Commissione; siamo stanchi di ricevere continue telefonate dal ministro per le politiche agricole, che dichiara: «i miei non mi sostengono, sostenetemi voi»! Lo ha dichiarato in Commissione il nostro capogruppo, onorevole Scarpa Bonazza Buora. Questo è quello che accade e noi non ci siamo prestati a questo gioco! Abbiamo detto anche su questo provvedimento quale sia la nostra posizione. Abbiamo presentato i nostri emendamenti, non stiamo facendo ostruzionismo, ma sicuramente manteniamo un atteggiamento di opposizione. Mi dispiace che l'onorevole Montecchi si infastidisca, ma so che lei personalmente riconosce che questa è la verità, è la precisa verità.

ELENA MONTECCHI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Lei non sa assolutamente nulla, perché con lei non ho mai discusso di nulla!

ELIO VITO. Quindi, Presidente, concludo dicendo: il Governo decide di abbandonare il decreto-legge sulle quote latte? Il Governo decide di abbandonare il ministro De Castro? Per quanto mi riguarda, il Governo dovrebbe prendere atto che non ha più una maggioranza. Non l'ha su alcun provvedimento. Non l'ha per ragioni politiche di divisioni interne delle sue componenti, di antagonismi proprio di quelle componenti che dovrebbero essere quelle centriste o centrali rispetto alla componente di sinistra e che soffrono per l'egemonia politica dei DS e della componente di sinistra rispetto a quelle centriste o centrali, che troppo tardi se ne accorgono e non se ne vogliono accorgere.
Presidente, trovo paradossale che ora il Governo molli il decreto. Vorrei che ciò


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avvenisse con un po' di trasparenza e mi auguro che questa trasparenza possa essere recuperata in aula. Mi auguro che, quando il decreto tornerà - perché tornerà, o con qualche forzatura politica, che non credo il Governo sia in grado di fare, o perché saranno superate le resistenze interne di alcune componenti, in nome di principi generali, magari anche del voto per le regionali -, si faccia finta di nulla e si consenta di approvare quell'ordine del giorno che era stata l'unica e trasparente richiesta che la Lega aveva fatto sin dall'inizio.
Per quanto ci riguarda, possiamo anche rilevare, Presidente, che, a parte questo disastro politico della maggioranza e del Governo, si cerca ora di utilizzare anche contingentemente il fatto che si ritiene preferibile - piuttosto che evidenziare queste divisioni - rinunciare al decreto-legge, perdere i contributi in esso previsti, per incassare invece un provvedimento elettorale, quale quello che interessa al ministro Turco, impegnato in campagna elettorale (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale).

ANTONELLO SORO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONELLO SORO. Presidente, credo che l'onorevole Vito non perda occasione per attribuire ad una discussione parlamentare, che non so quanto abbia seguito, una intenzione polemica nei confronti dell'una o dell'altra parte. I Popolari non hanno mai espresso dissenso su questo provvedimento. Abbiamo condiviso con il Governo, con il ministro De Castro il contenuto di questo decreto-legge. Siamo convinti che possa e debba essere convertito. Il collega Izzo ha prima richiamato le ragioni e gli interessi reali verso i quali vogliamo offrire una risposta. Abbiamo condiviso con il Governo un emendamento soppressivo che ripristina il testo originariamente formulato dal Governo.
Non abbiamo ancora capito bene quale sia la posizione del Polo, se condivida l'ostruzionismo della Lega oppure se voglia convertire questo decreto-legge.

ELIO VITO. Lo abbiamo detto!

ANTONELLO SORO. Ma è una questione che riguarda voi, ne risponderete voi. Noi vogliamo convertire questo decreto-legge e, di fronte ad una manovra ostruzionistica, non vogliamo lasciare nessun ambito di ambiguità. Se da parte di diverse componenti viene la richiesta di avere presente in aula il ministro, credo non si possa negare la disponibilità del Governo a cogliere anche questa occasione per offrire un ulteriore contributo di comprensione di un testo che non so quanto l'onorevole Vito conosca, ma se lo conosce - io credo di sì - dovrebbe sapere ...

ELIO VITO. Lo conosco.

ANTONELLO SORO. ... che la richiesta avanzata dalla Lega attraverso un meccanismo ostruzionistico non ha a che vedere con questo decreto-legge, ma con una questione più generale.

GIANPAOLO DOZZO. Il comma 8!

ANTONELLO SORO. Quel gruppo pone in discussione un atteggiamento generale della politica di questo Governo rispetto alle necessità di un'attenzione uguale e non privilegiata nei confronti delle diverse parti d'Italia e delle iniziative economiche che nelle diverse parti d'Italia sono affrontate con strumenti selettivi. È una questione più generale rispetto alla quale non abbiamo difficoltà a prendere atto che il Polo condivide le posizioni della Lega, se questo è: finora, per la verità, non è apparso con molta chiarezza se il Polo condivida o meno la manovra ostruzionistica in corso da parte della Lega.
Noi siamo favorevoli all'approvazione di questo decreto-legge, siamo impegnati ad approvarlo nei tempi più brevi possibili


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e stiamo contrastando, secondo l'intelligenza di cui disponiamo determinate iniziative. Ognuno sceglie i suoi strumenti; con l'ostruzionismo della Lega viene avanzata la richiesta di un aggiornamento di alcune ore per consentire al ministro De Castro di essere presente in aula. Noi siamo favorevoli.
Se questo non fosse, se alla Lega e al Polo non interessasse avere il ministro De Castro...

ELIO VITO. Come no!

ANTONELLO SORO. ... andiamo avanti in questo modo fino alla fine. Chiederemo al Presidente di disporre una seduta notturna, ma chiediamo che questo decreto-legge venga convertito perché vogliamo rappresentare gli interessi degli allevatori italiani, tanto al nord quanto al sud, perché siamo il Parlamento che rappresenta tutta l'Italia e non una parte separata (Applausi dei deputati del gruppo dei Popolari e democratici-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

DANIELE FRANZ. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DANIELE FRANZ. Signor Presidente, entrando immediatamente nel merito della proposta rivolta all'Assemblea dal sottosegretario Montecchi, devo sottolineare la mia contrarietà. Non mi sembra assolutamente il caso di procedere ad un rinvio dell'esame del provvedimento, seppure motivato anche in maniera opportuna dal sottosegretario. Eventualmente, si potrebbe addivenire ad una sospensione dei lavori e non ad un rinvio dell'esame.
Innanzitutto, per arrivare ad una soluzione celere di questa questione che è diventata dirimente, ma soprattutto per evitare ulteriori manovre (che mi permetto di definire propagandistiche) che si stanno realizzando non solo in quest'aula, ma anche sul territorio, su questo decreto-legge e per fornire un minimo spunto di riflessione al collega del gruppo dei Popolari che mi ha preceduto, vorrei dire che l'atteggiamento del Polo, per quanto mi concerne, è innanzitutto di opposizione alla forma che il Governo ha voluto utilizzare.
La necessità e l'urgenza di questo decreto-legge risiedono esclusivamente nell'inerzia che il Governo ha scelto come via politica da percorrere per arrivare alla soluzione costituita da questo provvedimento. Non vi erano necessità ed urgenza all'indomani della Conferenza di Berlino, data in cui sono state attribuite all'Italia le citate 600 mila tonnellate. Non vi erano necessità ed urgenza quando il Governo approntò il disegno di legge di riforma della legge n. 468 del 1992, che, come ricordava il collega Dozzo, è ancora impantanato nei meandri dell'aula. La necessità e l'urgenza sono diventate sostanzialmente un alibi per permettere al Governo, alla sua maggioranza o a parte della stessa, di decidere sulle quote latte. Punto!
Di certo non si uccide il dibattito, ma la possibilità che le opposizioni possano inserirsi nel dibattito in maniera costruttiva presentando delle proposte emendative. Non si è trattato di necessità e di urgenza, ma di scelta premeditata del Governo.
Il Polo non può rinunciare, comunque, a cercare di migliorare un testo che oggettivamente non è il migliore dei testi possibili e neanche vi si avvicina.
Riconosciamo che si è arrivati a questa formulazione attraverso una pesante opera di mediazione che si è verificata principalmente all'interno della maggioranza che sostiene il Governo. Credo che il sottosegretario Borroni su questo sia buon testimone ricordando gli agguati che il disegno di legge di riforma della legge n. 468 ha subito in Commissione non dall'opposizione, ma da una parte sostanziale e sostanziosa della maggioranza che sostiene il Governo. Non ultimo, vi è il caso che si è verificato nel corso della discussione in Commissione sul presente decreto da parte di esponenti della maggioranza, tanto che il Governo ha dovuto presentare un emendamento soppressivo di un emendamento accolto in Commissione


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che tendenzialmente stravolgeva gran parte di quanto è stabilito dal decreto. Quindi, signor sottosegretario Montecchi, vi sarà probabilmente bisogno di un ulteriore momento di riflessione che dovrà concretizzarsi in maniera del tutto trasparente.
Riteniamo pertanto opportuno procedere ad una sospensione dei lavori piuttosto che ad un rinvio dell'esame che rimanderebbe questo provvedimento non dico alle calende greche, ma che lo relegherebbe principalmente ad un utilizzo strumentale e propagandistico, cioè l'unica cosa che in questo momento non servirebbe al comparto lattiero-caseario in Italia.
Riguardo alla proposta di riprendere domani mattina l'esame del provvedimento dopo che questa sera si sarà svolta la riunione del Comitato dei nove, osservo che, se si sospendessero i nostri lavori, i tempi di esame potrebbero essere oggettivamente più celeri.
Credo altresì che sia stato posto un problema in maniera improvvida poiché, nel momento in cui si stavano votando gli emendamenti, si è iniziato a parlare di un ordine del giorno; quindi, anche da un punto di vista procedurale, si è compiuto qualche piccolo inghippo.
La domanda da porre è quindi la seguente: o si decide di sostenere un criterio di riassegnazione per il quantitativo che verrà, o si decide di approvarne un altro, oppure si stabilisce di decidere in un'altra data! Non è quindi una questione di grande rilevanza politica: o si decide oggi, o tra sei mesi, oppure si decide di non decidere!
Ribadisco che tutto ciò non richiede un rinvio dell'esame, un approfondimento di giorni o di ore, ma sarebbe sufficiente una sospensione dei nostri lavori - peraltro fisiologica, poiché tra poco sospenderemo comunque la seduta - per consentire effettivamente di riprendere la riflessione su tale argomento.

SAURO SEDIOLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SAURO SEDIOLI. Signor Presidente, colleghi, siamo favorevoli alla proposta di sospendere l'esame del provvedimento avanzata per il Governo dall'onorevole Montecchi. Siamo d'accordo perché riteniamo che una riflessione, anche sul dibattito che si è svolto fino ad ora, potrebbe favorire la conversione - nei tempi prescritti - del decreto-legge al nostro esame. Noi riteniamo quindi che non sarebbe una perdita di tempo, ma una scelta che potrebbe accelerare, chiarire e creare le condizioni per giungere alla conversione del decreto-legge.
Voglio ricordare che non è in gioco la conversione del decreto-legge, ma la possibilità di assegnare le 600 mila tonnellate di quote che abbiamo ricevuto dalla Comunità europea in tempo per la campagna lattiero-casearia 2000-2001, che partirà la prossima settimana. Se il decreto-legge non sarà convertito, non avremo tale possibilità! In gioco, quindi, vi sono gli interessi dei produttori.
Voglio inoltre ricordare che, nel tempo che avremo a disposizione per la riflessione, dovremo chiarire anche alcuni aspetti che riguardano la denuncia, che ho sentito fare in questa sede, di centralismo da parte del Governo e del Ministero (un Ministero che ha perso gran parte dei suoi poteri). Non è così! La tabella allegata al decreto-legge per la ripartizione della quota tra le regioni è stata stabilita non dal Ministero, non dal Governo, ma attraverso un accordo tra le regioni, tra tutte le regioni del nord, del centro e del sud d'Italia! Quella tabella riflette una mediazione tra due criteri: quello sostenuto dalle regioni del nord di una ripartizione in rapporto alla quota commercializzata e quello sostenuto dalle regioni del sud in rapporto alle quote assegnate.
Ognuno di noi può certamente avere una preferenza rispetto a questi due criteri. Debbo dire, però, che le regioni hanno cercato una soluzione attraverso un dibattito anche acceso - questo, naturalmente, ha provocato anche un allungamento dell'iter per la presentazione del decreto-legge in aula - la quale dovrebbe contemperare le diverse esigenze e le


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diverse richieste. Sarebbe un peccato se il Parlamento dovesse pregiudicare questa soluzione, che è di buon senso!
Ritengo che la riflessione che vogliamo svolgere debba tenere conto anche di questo elemento perché, nel momento in cui parliamo di decentramento e del ruolo che le regioni debbono avere, non lo possiamo poi negare per assumere atteggiamenti pregiudiziali o per sostenere soluzioni predefinite nelle quali le regioni non potrebbero più intervenire (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

FRANCESCO MONACO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MONACO. Signor Presidente, se ho inteso bene, il Governo non ha affatto intenzione di abbandonare il decreto-legge - se lo riterrà opportuno, potrà puntualizzarlo - ma più semplicemente chiede un supplemento di riflessione e approfondimento, con la speranza di poter venire a capo dei dissensi e dell'ostruzionismo conseguente.
Fino a prova contraria, il ministro De Castro è parte integrante di un Governo che ha una responsabilità collegiale rispetto al provvedimento che stiamo discutendo. Mi pare curiosa e, francamente, un po' bizzarra, la teoria secondo la quale si debba personalizzare la responsabilità di questo decreto-legge; infatti, come insegna un'elementare cultura istituzionale, è il Governo nella sua collegialità ad assumere la responsabilità dei suoi atti.
Io ho inteso che si tratta di una divergenza di merito tra la Lega nord Padania, da un lato, e la maggioranza e il Governo dall'altro. Non mi è chiarissima la posizione del Polo, tuttavia mi sembra chiaro che da una parte vi è la Lega, che legittimamente dissente, dall'altra il Governo e la sua maggioranza.
Registro che l'onorevole Vito ama origliare le chiacchiere di corridoio o le telefonate private...

ELIO VITO. L'ha detto in Commissione.

FRANCESCO MONACO. Io mi attengo agli atti e gli atti sono quelli ai quali abbiamo assistito, vale a dire una divergenza di merito che si è espressa in aula in un certo modo; prendo atto della smentita rispetto alla teoria maliziosa avanzata da Vito, specialista in questo campo, secondo la quale vi sarebbero un dissenso e una pregiudiziale mirata nei confronti del ministro De Castro da parte dei Popolari.

ELIO VITO. Sì.

FRANCESCO MONACO. La circostanza è stata testé smentita dal presidente del gruppo, onorevole Soro. Questi sono gli atti e le parole qui pronunciate e non sussurrate nelle telefonate private o nelle chiacchiere di corridoio (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici-L'Ulivo e dei Popolari e democratici-l'Ulivo).

GIORGIO MALENTACCHI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO MALENTACCHI. Signor Presidente, per la verità noi siamo meno interessati alle telefonate o ai chiacchiericci di corridoio, ma una cosa è chiara: non vi è dubbio che siamo di fronte a questioni che attengono alla capacità della maggioranza a sostenere il Governo e gli atti che propone. Ne prendiamo atto come opposizione di sinistra e come Rifondazione comunista. Rispetto al provvedimento in discussione una cosa è certa: il ricorso alle decretazioni d'urgenza in materia di quote latte, fin dal 1996, ha finito per creare ulteriore confusione nel settore e per non dare quella trasparenza che l'Assemblea sembra voler cercare, nonché certezze. Tutto ciò, tra l'altro, nonostante vi siano state indagini, inchieste parlamentari e governative numerose. In sostanza, credo che la decretazione elimini la possibilità reale di confronto tra maggioranza


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e opposizione, come più volte ho avuto modo di sostenere, anche nel corso delle sedute della Commissione agricoltura sull'argomento.
Tutti gli emendamenti che avevamo presentato, e che abbiamo sottoposto nuovamente all'attenzione dell'Assemblea, sono a nostro avviso non solo migliorativi, ma necessari per il settore; comunque, siamo preoccupati per gli interessi dei produttori e, in tale logica, il nostro tentativo è quello di anteporre questo reale problema a qualsiasi altro aspetto.
In merito alla sospensione dell'esame, dal momento che occorre innanzitutto trasparenza nel confronto, siamo d'accordo; tuttavia, riteniamo che anche le richieste di Rifondazione comunista debbano trovare un confronto reale ed avere la possibilità di essere accolte, proprio perché pensiamo che prima di tutto venga l'interesse dei produttori.

PRESIDENTE. Colleghi, dobbiamo deliberare in merito alla richiesta di sospendere l'esame del disegno di legge di conversione per passare all'esame del provvedimento al successivo punto dell'ordine del giorno, in modo che il Comitato dei nove si riunisca e valuti le considerazioni che sono state svolte anche dopo l'intervento del sottosegretario Montecchi.
Pongo in votazione la proposta di sospendere l'esame del provvedimento, formulata dal sottosegretario Montecchi.
(Segue la votazione).

Poiché vi è incertezza sull'esito della votazione, ai sensi del comma 1 dell'articolo 53 del regolamento, dispongo la controprova mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazioni di nomi, la proposta di sospendere l'esame del provvedimento.
(È approvata).

LINO DE BENETTI. Chiedo di parlare per una precisazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LINO DE BENETTI. Signor Presidente, vorrei segnalare che il dispositivo di voto della mia postazione non ha funzionato.

PRESIDENTE. Ne prendo atto.

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