Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 703 del 28/3/2000
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(Riduzione del credito alle piccole e medie imprese da parte del sistema bancario italiano)

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Fiori n. 3-04569 (vedi l'allegato A - Interpellanza ed interrogazioni sezione 4).
Il sottosegretario di Stato per il tesoro, il bilancio e la programmazione economica ha facoltà di rispondere.

PIERO DINO GIARDA, Sottosegretario di Stato per il tesoro, il bilancio e la programmazione economica. Signor Presidente, nell'interrogazione dell'onorevole Fiori vengono sollevate quattro separate questioni, due di natura squisitamente bancaria e due che investono temi più generali di politica industriale e finanziaria.
Per quanto riguarda la questione relativa ai problemi della tassazione delle transazioni finanziarie di tipo esclusivamente speculativo, vorrei segnalare che il Governo, con la riforma della tassazione dei guadagni di capitale, ha introdotto importanti modifiche nella tassazione dei redditi da capitale connessi a legittime operazioni di tipo speculativo, che sono proprie di un'economia di mercato. I risultati che si sono avuti in materia di tassazione dei redditi da capitale in capo


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agli intermediari finanziari sono stati molto importanti, tanto è vero che nei primi mesi di quest'anno si è realizzato un rilevante incremento di gettito tributario, proprio associato alla tassazione delle operazioni di borsa, all'andamento dei mercati finanziari, che risentono dell'attività e della propensione dei risparmiatori e degli investitori italiani ad assumersi rischi di natura finanziaria.
Un'altra questione di tipo generale è quella che riguarda il problema se lo Stato debba e in quale misura intervenire per definire una politica del credito funzionale a sostenere lo sviluppo e l'occupazione. Su questo argomento, bisogna dire - come avrò modo di richiamare rispondendo alle questioni più specifiche sollevate nell'interrogazione - che il credito nel nostro paese è sempre stato disponibile in misura abbondante e soprattutto che esso è determinato dalla domanda del sistema produttivo, che ha uno sviluppo fortemente ciclico. La forte accelerazione del credito bancario che si rileva nel nostro sistema economico e che è stata messa in evidenza anche nell'ultimo bollettino della Banca d'Italia può essere assunta come un indicatore del fatto che nel nostro paese, in sintonia con quanto sta avvenendo negli altri paesi europei, è in corso un processo di ripresa ciclica dell'attività economica. Quindi, sembra che il nostro sistema bancario stia reagendo positivamente alla domanda che proviene dal sistema economico, fornendo le risorse che servono per finanziare lo sviluppo.
Quanto alle scelte locative, cioè dove viene diretto il credito e a chi viene dato, naturalmente bisogna dire che ciò appartiene alla sovranità degli organi di gestione delle singole aziende di credito e non sembra un compito pubblico quello di intervenire specificamente nell'allocazione del credito nei diversi settori del sistema economico e nei diversi comparti della nostra economia.
Sulle questioni più specifiche che l'onorevole Fiori ha voluto sollevare nella sua interrogazione, si può mettere in evidenza come i dati più recenti mostrino un rilevante aumento degli impieghi del sistema bancario (gli ultimi dati rilevati indicano un tasso di crescita del 9 per cento su base annua) che, a fronte di un andamento non corrispondente della raccolta bancaria, sono stati finanziati in parte significativa mediante lo smobilizzo di titoli nel portafoglio bancario, per cui l'osservazione che viene fatta nell'interrogazione deve essere letta nel senso che il sistema bancario, per finanziare la crescita del finanziamento dell'economia ha dato il via, soprattutto nell'ultimo anno, ad un'importante fase di smobilizzo dei propri impieghi in attività finanziarie non direttamente produttive, in particolare di smobilizzo di titoli del debito pubblico.
Quindi, la strategia dei comportamenti bancari è stata quella di finanziare l'espansione o i cenni di ripresa dell'economia italiana sostituendo gli impieghi in titoli di Stato con gli impieghi bancari.
Credo che questo comportamento sia stato reso necessario dall'andamento non particolarmente dinamico della raccolta bancaria. Il risparmiatore italiano si è diretto prevalentemente verso i mercati azionari in questi ultimi tempi e quindi il sistema bancario ha reagito procurandosi le risorse attraverso la smobilizzazione dei titoli del debito pubblico per finanziare l'economia.
All'interno di questa crescita degli impieghi bancari complessivi che è stata molto elevata, il settore che ha avuto il maggiore tasso di crescita è quello delle famiglie consumatrici. Il consumatore italiano, al pari di quanto sta avvenendo nei paesi più avanzati, sta aumentando la propria propensione all'indebitamento per finanziare le proprie attività, dall'acquisto delle abitazioni alle proprie scelte di finanziamento e di vita.
Il secondo settore che ha avuto il maggiore ricorso ai finanziamenti bancari sono le famiglie produttrici, cioè quella categoria nella quale si incarna maggiormente la piccola impresa (il piccolo operatore che opera, secondo le statistiche della Banca d'Italia come produttore e come unità familiare dedicata anche all'attività


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produttiva) che hanno sperimentato tassi di crescita compresi tra il 6 e il 7 per cento su base annua.
La terza categoria in questa classifica è rappresentata globalmente dalle imprese non finanziarie, restando quindi come categoria residuale quella delle imprese finanziarie che, nel complesso delle imprese, sono quelle che negli ultimi tempi hanno avuto meno accesso al credito. Non è stato così nel passato, ma i dati più recenti sembrano evidenziare un andamento particolarmente qualificato dell'espansione del credito bancario, finanziato in parte con lo smobilizzo di titoli di Stato dedicato - in parte preponderante - alle famiglie intese sia come consumatori sia come piccole imprese produttive. Questa parte relativa a chi ha usato l'espansione del credito bancario, può essere anche illustrata facendo riferimento (non essendovi statistiche dirette per dimensione di impresa) alle statistiche per classi di fido accordato. Si osserva, allora, che, utilizzando i dati della centrale dei rischi della Banca d'Italia, l'espansione dei crediti accordati è stata maggiore per le basse classi di credito accordato complessivo: per esempio, nelle classi di credito tra i 150 e i 250 milioni, che è la parte più piccola delle rilevazioni del sistema centrale dei rischi della Banca d'Italia, i tassi di crescita si aggirano attorno al 15 per cento su base annua, mentre per le classi di credito accordato superiori a 500 milioni il tasso di crescita è stato del 3 per cento, con tassi di crescita del 9 per cento per le classi di credito intermedie comprese tra i 250 e i 500 milioni. Questi dati dell'espansione del credito sembrano mostrare quindi che i maggiori utilizzatori del credito bancario siano proprio stati le piccole imprese o i piccoli utilizzatori e che, non solo l'accordato, ma anche il fido effettivamente utilizzato dalle imprese mostra che le classi di fido più piccole sono cresciute del 33 per cento contro un tasso di crescita del 14 per cento delle classi maggiori.
Le informazioni disponibili sembrano quindi mostrare e confermare alcune caratteristiche già note del nostro sistema produttivo: che la ripresa si sta svolgendo e sviluppando soprattutto grazie alla piccola e alla media impresa e che il sistema bancario ha «accomodato» questa domanda proveniente dal sistema produttivo, che sembra nascere soprattutto dalla piccola e media impresa.

PRESIDENTE. L'onorevole Fiori ha facoltà di replicare.

PUBLIO FIORI. Ho presentato questa interrogazione perché alcuni dati nazionali, europei e soprattutto americani mi avevano ingenerato una qualche preoccupazione. Professor Giarda, la sua risposta ha accentuato questa preoccupazione, e le spiego perché.
Sono molto preoccupato perché nella sua attenta analisi contenuta in quella parte della risposta relativa alle percentuali all'interno dell'erogazione di credito in questi ultimi tempi (tra l'altro, questa non ha rappresentato una risposta alla mia interrogazione), vi è una sua frase molto significativa. Lei, infatti, nel deserto dei numeri e delle percentuali forniti con riferimento alla domanda centrale - sapere l'entità della esposizione bancaria italiana nei confronti degli investimenti speculativi: questa era la domanda centrale, alla quale lei non ha potuto o voluto rispondere -, ad un certo momento ha detto una frase che a mio avviso rappresenta la risposta vera che nasconde tutto ciò che vi è sotto a questo gioco di interpretazioni e di percentuali. Quando lei ha fatto riferimento ai finanziamenti alle imprese finanziarie, ad un certo punto, ha detto che dai dati risulta che gli investimenti bancari sulla piccola e media impresa sono in crescita e che, invece, quelli sulle imprese finanziarie sono in diminuzione. Lei ha affermato che oggi è così, ma purtroppo ciò non è vero per il passato. Questo è il problema e ritengo che il Parlamento debba esserne a conoscenza.
Mi dispiace che il Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione economica sottovaluti che l'economia nazionale sta viaggiando su una bolla speculativa,


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che, peraltro, non è solo nazionale, ma internazionale e mondiale. Si tratta di una preoccupazione talmente seria, che non sarà sfuggito al professor Giarda che, sul New York Times del 26 marzo scorso, un grande esperto della materia, Stephen Roach, ha lanciato l'allarme dicendo che la bolla speculativa sui mercati finanziari è ormai fuori controllo. In Germania è stata aperta un'indagine del Governo sul tema e in Italia ancora giochiamo su una rappresentazione del fenomeno del finanziamento bancario che non fotografa la realtà. Non vi è dubbio, infatti, professor Giarda, che le cifre da lei citate siano esatte perché lei ci ha spiegato che in questo momento, nell'ambito dei finanziamenti, le famiglie e le piccole imprese hanno un accesso privilegiato. Tuttavia, il problema non è questo; è importante sapere piuttosto quanta parte degli investimenti delle banche italiane, in questi ultimi cinque anni, sono stati destinati ad investimenti speculativi e non produttivi.
In sostanza, il Parlamento chiede al Governo di sapere quanta carta straccia di titoli derivati giace nelle casseforti delle banche che hanno investito nei suddetti titoli.
Signor sottosegretario, le dico, con estrema franchezza, che il rischio di una crisi finanziaria, di un crack finanziario bancario, non solo in Italia, ma nel mondo occidentale, non è un'ipotesi remota perché se ne comincia a parlare a tutti i livelli, con grande preoccupazione. Naturalmente l'onorevole Fiori non chiede al Governo italiano di risolvere un simile problema, ma chiede al Governo italiano di rendersi conto che stiamo viaggiando, anche nel nostro paese, su un sistema bancario che probabilmente - dico probabilmente perché i dati non sono conosciuti - viaggia su una bolla speculativa.
Vorrei sapere, cioè, quante centinaia o migliaia di miliardi le banche hanno investito in titoli derivati per acquisire un forte guadagno immediato, a breve termine, anziché investirli sul mercato produttivo. Vorrei sapere quante migliaia di miliardi le banche hanno investito e speso per comprare titoli dietro i quali non vi è una realtà economica; si tratta di titoli derivati, cioè titoli dietro i quali non vi è un'impresa, una ricchezza, ma vi è una scommessa, ovvero nulla, con il rischio che nei prossimi mesi, nel momento in cui qualcuna di queste grandi operazioni dovesse fallire, si crei una reazione a catena, che potrebbe determinare una crisi finanziaria in molti paesi, primo fra tutti il nostro.

PRESIDENTE. Onorevole Fiori, deve concludere.

PUBLIO FIORI. Signor sottosegretario, presenterò un'altra interrogazione, perché credo che il Parlamento abbia il diritto ed il dovere di sapere oggi, 28 marzo 2000, quali siano gli investimenti che le banche hanno fatto e quali siano le loro esposizioni, suddividendole tra quelle per investimenti finanziari - titoli speculativi, titoli derivati, «bolla speculativa» - e quelle che riguardano, invece, investimenti fatti per la ripresa, per lo sviluppo e per finanziare le piccole e medie imprese, in modo particolare.
Sono, quindi, insoddisfatto, perché lei non mi ha fornito gli elementi che avevo chiesto. La mia soddisfazione è soltanto riferita alla frase da lei pronunciata, quando ha detto che non è stato così per il passato. Ciò mi dà la conferma che il problema esiste, che sicuramente è esistito, che forse oggi è minore, ma che un investimento massiccio da parte delle banche sui titoli derivati, speculativi è un dato presente nell'economia finanziaria del paese, a proposito del quale - mi spiace dirlo - il Ministero del tesoro finge, glissa o, comunque, non interviene e non ci dà neanche la garanzia che in futuro questo fenomeno possa essere posto sotto controllo.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno.
Sospendo la seduta fino alle 16.

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