Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 693 del 14/3/2000
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(Decesso di un giovane a seguito del trapianto di un rene presso il policlinico Umberto I di Roma)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Tassone n. 2-01866 (vedi l'allegato A - Interpellanze e interrogazioni sezione 8).
L'onorevole Tassone ha facoltà di illustrarla.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, vorrei brevemente illustrare questa interpellanza. Lo faccio ovviamente per me stesso e non certamente per l'onorevole sottosegretario per la sanità, che ritengo abbia utilizzato il ritardo del suo aereo per approfondire le questioni poste da questo strumento di sindacato ispettivo al quale è chiamato a rispondere.
Si tratta di una vicenda molto strana e drammatica che non so se definire di malasanità. Credo sia stato superato ogni limite, visto quello che abbiamo saputo dalla stampa (mi riferisco alle notizie de Il Messaggero e del Corriere della Sera del 12 giugno 1999). La vicenda riguarda il trapianto di rene ad un ragazzo di sedici anni a cui è stato trapiantato il rene espiantato al padre. Dopo l'intervento, i medici hanno dichiarato che il decorso era normale e tranquillo, ma la vicenda si è conclusa tragicamente.
Ci siamo posti interrogativi profondi su questa vicenda, in modo particolare per l'atteggiamento assunto dal personale medico e sanitario che ha dimostrato scarsa sensibilità. Mi riferisco alla vicenda che ha coinvolto Luigi Parisi ed il professor Cortesini. In questo nostro paese vi sono molti baroni, nonostante sia entrato «fortemente» nell'era repubblicana; tuttavia, abbiamo sostituito la vecchia nobiltà che accompagnava i reali con una nuova, vera aristocrazia arrogante e supponente. Ritengo che la vicenda che abbiamo sottoposto all'attenzione del Parlamento sia drammatica. Quanti casi di questo tipo si sono verificati? Vorrei sapere se il Governo abbia intrapreso iniziative al fine di stabilire il diritto, le regole e il loro rispetto. Non vi è stato, infatti, sia da parte del personale, sia da parte del professor Cortesini un atteggiamento rispettoso nei confronti del paziente e dei suoi familiari: non vi è stata un'assistenza sufficiente.
Eppure parlare male di Cortesini oggi sembra ... ci sono dei moloc. Quanti baroni ci sono nelle università? Se dovessimo approfondire quanto avviene presso l'università La Sapienza di Roma, ad esempio, ci sarebbe molto da riflettere (avremmo modo di parlare dell'argomento). Ed allora noi ci rendiamo conto, onorevole Mangiacavallo, che il nostro impegno si infrange dinanzi ai veri poteri reali che esistono all'interno di questo paese. Stiamo parlando di un ragazzo che è morto a sedici anni e questo non è un fatto di routine! Onorevole Mangiacavallo, proprio per il rapporto di amicizia personale e di simpatia che esiste tra lei e il sottoscritto, le chiedo, qualora il suo Ministero le abbia confezionato una risposta stereotipata, di routine, di non


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darla. In tal caso, chiediamo alla Presidenza di rinviare questo confronto tra il Governo e un parlamentare.

PRESIDENTE. Onorevole Tassone, lei sa che può, diciamo, reiterare, eventualmente arricchendolo, un documento di sindacato ispettivo, ma non è possibile censurare il modo con il quale il Governo vuole rispondere.

MARIO TASSONE. Presidente, lasciavo la decisione alla libera discrezionalità del bravo sottosegretario, onorevole Mangiacavallo.
Se di fronte all'ottusità del professor Cortesini, che è stato scorretto anche nei confronti dei familiari del ragazzo (che non ha mai visitato e assistito), che è stato supponente e arrogante ci sarà da parte del Ministero della sanità una risposta pilatesca, ovviamente non potrò che riservarmi di utilizzare nuovamente gli strumenti regolamentari previsti.
Signor Presidente, conosco bene il nostro regolamento; è evidente che la mia è stata una provocazione e certamente il sottosegretario si può riservare di integrare un'eventuale risposta burocratica fornita quest'oggi. Dinanzi ad una tale risposta degli uffici del Ministero della sanità farò alcune considerazioni e valutazioni, avendo fatto, per così dire, questo mestiere da ragazzo e sapendo che molte volte si può evitare di prestare il fianco ad una visione angusta che purtroppo dimostrano di avere gli uffici o taluni settori ministeriali.
Noi abbiamo una diversa sensibilità; ci facciamo carico di diversi problemi e, soprattutto noi meridionali siamo in contatto con il territorio e con le tragedie delle nostre popolazioni. Ecco perché una parola forte, una parola di giustizia e di equità, capace di ristabilire i diritti umani e di ridare dignità alla persona, va pronunciata in quest'aula. Se invece tutto risultasse un atto ripetitivo e per così dire appiattito, sarebbe un fatto non accettabile, non accoglibile e da rigettare con forza. Ecco perché, signor Presidente, attendo con grande fiducia la risposta che il sottosegretario di Stato Mangiacavallo vorrà dare a questa nostra interpellanza.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la sanità ha facoltà di rispondere.

ANTONINO MANGIACAVALLO, Sottosegretario di Stato per la sanità. Onorevole Presidente, onorevole interpellante, per la verità mi avvio a rispondere con una elevata dose di imbarazzo e di disagio derivanti dalla sollecitazione precisa e scrupolosa fatta dall'onorevole Tassone con riferimento a quella che potrebbe eventualmente essere considerata una risposta burocratica. Lo dico contraccambiando la stima e l'amicizia nei confronti dell'onorevole Tassone. Vorrei anzitutto precisare che il compito del Ministero della sanità è quello di accertare la successione dei fatti, e individuare eventuali responsabilità. E ciò è quanto ha fatto il Ministero della sanità per rispondere alla sua puntuale, precisa e accorata interpellanza. Se poi la descrizione dei fatti e le valutazioni successive verranno considerati una risposta burocratica, avremo modo, ritengo, di ritornare sull'argomento con un ulteriore approfondimento.
Tuttavia, nel formulare questa risposta, cercherò di avvalermi del minimo di competenza acquisita in venti anni di attività medica non tanto per esprimere un giudizio sugli operatori, quanto per aggiungere elementi strettamente tecnici e scientifici ai dati che potranno anche essere burocratici, ma che sono indispensabili e che mi sono stati forniti dal Ministero della sanità.
Mi rendo conto che la morte di un giovane sedicenne lascia sempre il segno e incide in maniera particolare su chi ha elevata sensibilità ed è fortemente impegnato nel sociale come l'onorevole interpellante, ma - non per giustificare la sanità italiana che non ha bisogno di giustificazioni o di avvocati difensori - ritengo che generalizzare casi che, ahimè, non per negligenza o per noncuranza si possono verificare potrebbe essere un grosso errore. Infatti, in base alle statistiche


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e agli studi effettuati nel 1999 sul territorio nazionale, risulta che l'83 per cento degli italiani sia soddisfatto delle linee generali della sanità e, in maniera particolare, dei grandi interventi effettuati nell'ospedalità pubblica e privata italiana.
In base ai dati che mi sono stati forniti - se questa è considerata procedura burocratica, la prego di accettarla, perché è indispensabile prenderla in esame - devo dirle che a noi risulta che il giovane Parisi - a me risulta che il nome fosse Mariano, ma verosimilmente era soprannominato Gigi...

MARIO TASSONE. Gigi è il padre, signor sottosegretario!

ANTONINO MANGIACAVALLO, Sottosegretario di Stato per la sanità. Come dicevo, il giovane Parisi fu ricoverato presso il servizio trapianti di organo dell'università degli studi La Sapienza di Roma il giorno 28 settembre 1996. Il successivo 30 settembre il paziente veniva sottoposto a trapianto di rene da donatore vivente e compatibile; il rene era stato donato dal padre Luigi Parisi. Subito dopo l'intervento - come si è soliti procedere - veniva instaurato il consueto protocollo di terapia immunosoppressiva su base farmacologica. Il paziente in quell'occasione veniva anche sottoposto ad una trasfusione di due unità di sangue. Nell'immediato decorso postoperatorio si è avuta l'immediata ripresa della diuresi e della funzionalità del rene trapiantato, funzionalità che è risultata stabile - almeno da quanto si evince dalla lettura della cartella clinica - fino all'ottava giornata di ricovero postoperatorio, più precisamente fino all'8 ottobre 1996, con valori di creatinina di 1,4 milligrammi per decilitro, valori che da medico considero nella norma.
Il giorno seguente, sulla base di una manifesta contrazione della diuresi e del rialzo dei valori della creatininemia, che era arrivata già a 2 milligrammi per decilitro, veniva formulata la diagnosi di rigetto, per cui vennero effettuate un'ecografia e una scintigrafia renale a base di nanocolloidi cui fece seguito un adeguato trattamento farmacologico.
Nel corso della sedicesima giornata postoperatoria, più precisamente il 16 ottobre, la funzionalità renale - verosimilmente a seguito del trattamento farmacologico - ritornava nei valori normali con valori di creatinina di 1,4 e 1,6 milligrammi. Un ulteriore accertamento scintigrafico evidenziava un indiscusso miglioramento del quadro di rigetto. La funzionalità dell'organo trapiantato rimaneva stabile fino alla trentesima giornata postoperatoria, più precisamente il 30 ottobre 1996 (come risulta dalla cartella), con una creatinina che oscillava tra l'1,4 e l'1,8 milligrammi.
Il giorno dopo si registrava una nuova contrazione della diuresi, con un aumento della creatinina che raggiungeva il valore di 2,3 milligrammi per decilitro di sangue, che indicava la somministrazione di un nuovo trattamento farmacologico antirigetto che, dopo un transitorio quadro di alterata funzionalità renale, determinava di nuovo il progressivo miglioramento della stessa funzionalità con una totale normalizzazione accertata il 5 novembre a seguito, tra l'altro, di un'ecografia renale risultata normale con creatinina di 1,5. Un'ulteriore ecografia renale, eseguita in data 8 novembre, confermava l'efficacia del trattamento antirigetto che era stato instaurato già da qualche giorno, ponendo in evidenza un quadro di assoluta normalità del rene che era stato trapiantato.
Il successivo 11 novembre (quindi, nella quarantaduesima giornata postoperatoria) la comparsa di una nuova contrazione della diuresi e l'aumento dei valori della creatininemia, che andava al di là di 2,3 milligrammi, imponeva un ulteriore trattamento farmacologico antirigetto dopo un esame ecografico renale che escludeva qualsiasi patologia alternativa (sono questi elementi riportati nella cartella clinica con il supporto di un quadro facilmente riscontrabile).
Dal 5 novembre, inoltre, era comparsa una piastrinopenia, che si è protratta fino al 21 novembre, raggiungendo dei valori compresi fra 70 mila e 90 mila piastrine


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per millimetro cubo, rendendo quindi impossibile l'effettuazione di una biopsia, perché con questo valore di piastrine qualsiasi intervento poteva diventare particolarmente rischioso ai fini della coagulazione e quindi della chiusura dell'eventuale ferita.
Il perdurare dell'insufficienza renale rendeva necessario il trattamento di dialisi dal 19 novembre e due ecografie renali, eseguite il 18 ed il 20 novembre, con esiti che oserei definire allarmanti. Leggo testualmente il referto: «rene trapiantato nettamente aumentato di volume con presenza di ecostruttura molto disomogenea con aree anecogene riferibili ad aree di edema e di necrosi. Una di tale aree, a sezione triangolare, giunge fino alla capsula renale, che in tale sede appare irregolare, con netto ispessimento delle pareti delle vie escretrici, che sono dilatate». Queste ecografie, quindi, indicavano l'esplorazione chirurgica a cielo aperto del rene trapiantato che, a causa del grave quadro macroscopico in atto, a quel punto doveva essere espiantato.
A seguito dell'esame istologico dell'organo, effettuato a seguito dell'espianto, veniva purtroppo accertata la presenza di un linfoma maligno del tipo non-Hodgkin. Tale patologia, tra l'altro, è risultata presente a livello di tutti gli organi del paziente, non solo a livello renale.
Occorre rilevare che, durante il ricovero del paziente presso il servizio trapianti d'organo, il dosaggio della ciclosporinemia è risultato sempre compreso tra i valori normali di 150 e 300 nanogrammi per millilitro. Al momento del ricovero, tra l'altro, il paziente presentava Ig G positive e Ig M negative per il virus Epstein-Barr.
Durante il ricovero lo stesso veniva sottoposto a monitoraggio virologico, con risultati che credo doveroso riportare: il 5 ottobre le Ig G erano positive e le Ig M negative; il 10 ottobre le Ig G erano sempre positive, le Ig M erano già positive (2,06); il 16 ottobre le Ig M diventano negative (0,50) con un modestissimo aumento già il 30 ottobre, quando salgono a 0,77; il 7 novembre arrivano a 0,73, il 14 novembre sono sempre negative con un valore di 0,60. Infine, il 22 novembre - siamo al periodo in cui viene riscontrata la grave patologia neoplastica - le Ig M sono altamente positive, con un valore di 4,37, nonostante la terapia immunosoppressiva fosse stata già sospesa.
Il 21 novembre 1996 un prelievo di sangue periferico veniva inviato alla cattedra di ematologia e le analisi effettuate presso questo centro evidenziavano la presenza di circa il 12 per cento di elementi plasmacellulari. Nella stessa giornata il paziente veniva trasferito presso il centro di rianimazione del policlinico Umberto I, dove, purtroppo, decedeva il successivo 25 novembre a causa di una CID, ossia di una coagulopatia intravascolare diffusa.
In sintesi, dopo un'immediata ripresa della funzione del rene trapiantato, il paziente ha subito ben tre episodi di rigetto acuto, che erano comunque receduti con il trattamento con farmaci antirigetto; sempre dopo l'intervento, la monitorizzazione ecografica del rene trapiantato ha costantemente messo in evidenza la normalità dello stesso organo e solo in data 18 novembre 1996 comparivano le alterazioni ecografiche allarmanti già testualmente indicate, che venivano confermate con un esame del 20 novembre: per tale motivo, veniva poi disposto l'intervento di espianto del rene trapiantato.
Faccio presente che l'esame istologico ha dimostrato la presenza di un linfoma non-Hodgkin ad alto grado di malignità; giova ricordare che tale patologia era presente in tutti gli organi del soggetto, rendendo ancora più grave, allarmante e pesante il quadro patologico. È bene sottolineare, più da medico che da sottosegretario, che questi tumori rappresentano una delle più gravi complicanze della terapia immunosoppressiva e che, attualmente, nei confronti di linfomi ad elevata malignità, quale quello che si è sviluppato nel giovane Mariano Parisi, purtroppo non esiste una terapia efficace.
Non è stato possibile, infatti, nonostante i controlli clinici e di laboratorio,


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diagnosticare precocemente il linfoma non per trascuratezza, noncuranza o negligenza, ma perché non vi era alcuna risultanza positiva (le ecografie e gli altri esami effettuati lo dimostrano). Quando, in data 20 novembre, si è riscontrata la positività, è stata subito eseguita la nefrectomia del rene trapiantato. Non si poteva fare altro; del resto, i dati della letteratura internazionale confermano che, nei casi di linfoma ad elevata malignità, non esistono terapie alternative.
L'immediata sospensione della terapia immunosoppressiva - è giusto ricordarlo -, efficace nei casi a bassa malignità, purtroppo non è in grado di modificare l'evoluzione nei casi più gravi, come quello purtroppo occorso al giovane Parisi.
Da ciò che è stato riferito - desidero precisarlo - dalle autorità sanitarie, risulta che il professor Cortesini, al quale si faceva riferimento nell'interpellanza, ha eseguito il trapianto e ha controllato l'intero periodo della degenza postoperatoria. Nella circostanza, è stato comunicato al Ministero della sanità che il professor Cortesini ha frequentemente dialogato con il paziente e con i suoi familiari che, addirittura, dopo l'avvenuto decesso, lo hanno ringraziato per le cure praticate, pur non acconsentendo all'effettuazione dell'autopsia che lo stesso professor Cortesini aveva richiesto più volte e con grande insistenza.

PRESIDENTE. L'onorevole Tassone ha facoltà di replicare.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, ho ascoltato con molta attenzione la risposta del sottosegretario alla nostra interpellanza.
A dire la verità, signor sottosegretario, nella nostra interpellanza facevamo riferimento anche ad una vicenda che caratterizzava quel periodo: sulla stampa, infatti, erano apparse notizie raccapriccianti sul commercio degli organi, sulle miserie e sulle disperazioni diffuse nel nostro paese e non solo in esso.
Il fenomeno così raccapricciante del commercio degli organi non si è esaurito perché, signor Presidente, il nostro è un paese strano: di un problema si parla per una stagione e poi non se ne parla più non perché sia stato risolto, ma perché non fa più notizia. Quando non fa più notizia e la stampa non incalza più, nessuno si preoccupa di risolvere questi problemi. Non a caso io e i miei colleghi abbiamo fatto menzione nella nostra interpellanza del fenomeno drammatico del commercio degli organi; non a caso abbiamo fatto tale riferimento, parlando della vicenda così tragica di cui ci stiamo interessando.
Quindi, signor sottosegretario, a nostro giudizio ci dovrebbe essere un supplemento di attenzione da parte del Ministero della sanità. Non ci si può dichiarare, come fa qualche ministro, favorevoli al grande rinnovamento e disposti a sostenere i ceti più deboli e meno protetti e poi nel concreto schierarsi sempre a favore dell'«aristocrazia» e dei «baroni» dell'università, dei grandi proprietari della cliniche private, magari coprendoli rispetto a storie raccapriccianti. Cosa ha fatto il Governo in relazione al commercio degli organi? Finché non avremo risultati seri, vi sarà sempre il sospetto che chi è vestito da galantuomo e da aristocratico, è persona che ha buon gusto, ma sostanzialmente delinque. E questo sospetto vi è! Occorre chiedersi, infatti, nel commercio degli organi chi faccia gli espianti: li fa il meccanico, onorevole Mangiacavallo? Li fanno il commerciante o il proprietario di distributori di benzina? Chi li fa, se non medici di grande professionalità? E questo commercio noi sappiamo che esiste! Non ci si venga poi a dire che ci si batte per il rinnovamento, per l'evoluzione civile ed umana di questo paese dal momento che, come dicevo poc'anzi, si fa parte di un'area politica che difende i ceti più deboli! Qui, purtroppo, si cambiano le carte, ma si difendono sempre i ceti forti!
Non vi è dubbio, signor Presidente: il professor Cortesini è un'autorità. Non so se sia un'autorità scientifica, ma certo è un'autorità, si è fatto una fama - non so su cosa sia basata - e ha un grande potere. Un grande potere! Un grande


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potere, signor sottosegretario, se è vero, come è vero, che l'accertamento non dico della verità, perché purtroppo in questo mondo la verità non esiste, ma dei fatti, come lei diceva, è avvenuto sulla base della lettura delle cartelle cliniche che all'ufficio legislativo del Ministero della sanità sono state inviate dagli uffici amministrativi dell'università.
Non ci troviamo, dunque, di fronte ad una risposta burocratico-amministrativa, onorevole sottosegretario: ci troviamo di fronte alla comunicazione di un epistolario tra - lo ripeto - l'ufficio legislativo del Ministero della sanità e gli uffici del professor Cortesini, il quale, in questa circostanza, onorevole Mangiacavallo, non è stato neanche disturbato. Non si può disturbare il professor Cortesini per una fesseria di questo genere! Quindi non è stato disturbato, non gli è stato chiesto nulla: sono i suoi assistenti che hanno collaborato con gli uffici amministrativi. Questa è routine! Certo, lo è, ma occorre pensare a chi muore e a chi vive!
Signor sottosegretario, lei ha fatto riferimento a tutto il decorso della malattia del giovane Mariano Parisi, ha riportato alcuni valori, ha parlato del violento fenomeno di rigetto: tutto questo cosa presuppone? Presuppone che, rispetto a quanto è stato detto, e cioè che il trapianto era perfettamente compatibile, vi è stata qualche disattenzione, oppure vi è stato qualcosa che non poteva essere previsto, una sorpresa che non poteva essere prevista (vi è sempre una sorpresa che non poteva essere prevista)...

ANTONINO MANGIACAVALLO, Sottosegretario di Stato per la sanità. Purtroppo!

MARIO TASSONE. Tuttavia, credo che la situazione del linfoma debba essere approfondita, poiché il relativo dato non era nella normalità! Allora, qualcosa non è stato valutato negli accertamenti precedentemente effettuati, cioè in quelli che vengono fatti in preparazione dell'intervento chirurgico? Ritengo che al riguardo sia necessaria un'ulteriore riflessione, se il Ministero della sanità ha interesse a farla.
Signor sottosegretario, quando lei mi parla di linfoma, credo che vi sia qualcosa che doveva essere prevista; non può non essere previsto un discorso di questo genere!
Non sono un medico, ma una cosa così tragica e drammatica...

ANTONINO MANGIACAVALLO, Sottosegretario di Stato per la sanità. Purtroppo non è come dice lei!

MARIO TASSONE. ...non è possibile che non possa essere prevista!
Signor sottosegretario, come lei ben sa, nel mondo della scienza medica ci si confronta in termini molto forti e molto intensi: a lei hanno fatto dire una cosa non vera, perché Cortesini non ha visitato mai quel ragazzo! I burocrati del Ministero le hanno fatto dire quelle cose al Parlamento su La Sapienza, che è un'università che dovrebbe rappresentare certamente oggetto dell'attenzione dell'autorità giudiziaria; ma quest'ultima, ovviamente, si ferma al «ciglio dei santuari», per carità di Dio! L'obbligatorietà dell'azione penale? È un fatto ridicolo anche parlarne, ed è fonte di una provocazione! Il nostro in realtà non è uno Stato di diritto, onorevole Presidente; il nostro Stato è peggiore di uno Stato sudamericano...

PRESIDENTE. Speriamo di no!

MARIO TASSONE. Speriamo di non ricevere qualche protesta da qualche ambasciatore di un paese sudamericano perché so bene come vengono diffuse le notizie nel nostro paese: potrebbe verificarsi che qualche ambasciatore di qualche paese sudamericano, accreditato presso il nostro paese, possa protestare per questo accostamento e per questa analogia!
Signor sottosegretario, ribadisco che le hanno fatto dire cose non vere, perché Cortesini non ha visitato quel ragazzo ed ha rifiutato il confronto con i familiari dello stesso.
Perché, allora, in Parlamento dobbiamo dirci cose non vere?


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Poiché queste cose le ha dette lei (l'interrogazione porta, ovviamente, il suo «nome e cognome»), nel rispetto del suo orgoglio, del suo amor proprio e della sua dignità, le chiedo di fare accertamenti sul comportamento del professor Cortesini. Non entro nel merito delle ragioni per cui sia stato definito un «luminare» (ha i «lumi», non lo so?), ma in ogni caso le chiedo di accertarsi del suo comportamento umano.
Si tratta, ovviamente, di un grande imprenditore e non vorrei che fosse un imprenditore di cose illecite. Avevo avanzato qualche dubbio e avevo formulato qualche richiesta all'esecutivo, ma il Governo ha «bypassato per la tangente»: ovviamente, si continuano a salvare i «baroni», mentre muoiono i poveri disgraziati! Ci troviamo evidentemente in un paese che difende i forti e sempre meno i deboli.

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