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PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
ROSA JERVOLINO RUSSO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, come lei ha detto, sostituisco la collega Rosanna Moroni, relatrice, che ha lavorato con molto impegno a questo provvedimento e che non è presente in aula perché ammalata.
il contributo possa essere destinato anche a progetti che vadano a beneficio delle comunità più direttamente colpite dal nazismo, cioè che esso non vada solo a favore di singole persone, ma anche di comunità.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
PIERO DINO GIARDA, Sottosegretario di Stato per il tesoro, il bilancio e la programmazione economica. Signor Presidente, mi associo alle osservazioni fatte dal relatore sul provvedimento. Il Governo auspica che esso venga approvato il più rapidamente possibile.
PRESIDENTE. Il primo iscritto a parlare è l'onorevole Niccolini. Ne ha facoltà.
GUALBERTO NICCOLINI. Signor Presidente, credo che sia pressoché inutile dire quanto i deputati del gruppo di Forza Italia - ma anche tutto il Polo - siano completamente d'accordo con lo spirito del disegno di legge in esame. È ben singolare (ma qualche volta i segni del destino sono significativi) che esso arrivi in aula due giorni dopo le discussioni assai animate su temi di politica estera che, bene o male, si riallacciano al tema di fondo del disegno di legge. È importante, anche se abbiamo visioni differenti su questioni contingenti, che si sia tutti d'accordo sulle risposte vere da dare alla storia.
iniziative occorrenti per l'attuazione della legge, comprese le forme di vigilanza sull'utilizzo dei fondi. Tuttavia, dalle note di sintesi che accompagnano il provvedimento, sappiamo che i fondi dovrebbero essere gestiti dal Governo britannico. Sarebbe necessaria, pertanto, solo un po' di chiarezza sulla gestione del fondo di assistenza; dico ciò, non perché non ci fidiamo di come i contributi saranno gestiti da un Governo o dall'altro, ma per comprendere come si possa aderire ad un fondo (che, in quanto tale, dovrebbe avere una sua amministrazione) e, contestualmente, porre «paletti» all'amministrazione italiana che dovrà seguire l'attività del fondo stesso.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Serafini. Ne ha facoltà.
ANNA MARIA SERAFINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, come hanno già rilevato la presidente Jervolino ed il collega Niccolini, è importante che questo provvedimento sia stato posto all'ordine del giorno dell'Assemblea ed è anche importante che venga approvato al più presto e con le stesse modalità con cui è stato approvato dalla Commissione affari costituzionali in sede referente, ossia all'unanimità. Proprio in questi giorni, infatti, esso sarebbe in grado di dare un segnale forte a coloro che hanno maggiormente sofferto per gli orrori del nazismo.
disagio, a coloro che si trovino al di sotto della soglia di povertà. Trovo questa scelta molto significativa.
Si può rendere onore alle vittime dell'Olocausto in diversi modi: si può certamente coltivarne la memoria - lo ha affermato recentemente, in una bella intervista, il presidente Jervolino -, ma per fare ciò bisogna dire la verità su di esso e sulla non cultura che ha portato ad esso. In secondo luogo, bisogna aiutare concretamente coloro i quali ne sono state vittime e che ancora oggi pagano le conseguenze di quell'azione. In terzo luogo, va reso continuamente onore a quel sacrificio, sbarrando la strada a razzismi di ogni tipo, a partire dall'antisemitismo. Questo lo possiamo fare solo se rendiamo più forte la democrazia, perché essa riesce a risolvere i problemi, aiuta a vincere le paure, accresce la fiducia nello scambio, nell'arricchimento di identità e nel rapporto con l'altro, concependolo come una ricchezza.
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Armaroli, iscritto a parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha facoltà di parlare il presidente della I Commissione, onorevole Jervolino Russo, in sostituzione del relatore, onorevole Moroni.
Il provvedimento che abbiamo oggi in discussione, signor Presidente e colleghi, è molto semplice, ma di grande significato. Infatti, nella memoria e nella coscienza collettiva è ancora vivo il ricordo delle atrocità subite dalle vittime del nazismo. È altrettanto viva, sia nella comunità internazionale sia nella comunità italiana, la volontà di compiere gesti di riparazione, nella piena consapevolezza che non è possibile monetizzare la sofferenza, ma che, anche gesti a contenuto economico, possono avere ed hanno il significato di espressione di solidarietà e, soprattutto, dell'impegno volto a far sì che non abbiano a ripetersi tragedie simili a quelle vissute, appunto, soprattutto dalla popolazione ebraica durante il periodo del nazismo.
In questo contesto, Presidente e colleghi, nasce il disegno di legge che oggi abbiamo in discussione e che è stato presentato dall'allora ministro del tesoro pro tempore, l'attuale Presidente della Repubblica Ciampi, fin dal gennaio del 1999. Il contesto nel quale si colloca il suddetto disegno di legge è quello della conferenza svoltasi a Londra nel 1997 sulle vicende relative ai beni sottratti dai nazisti alle vittime delle loro persecuzioni nel periodo della seconda guerra mondiale. Alla fine di questo importante incontro, su iniziativa del Governo britannico, è stata decisa la costituzione di un fondo, mediante il quale consentire un risarcimento a favore, appunto, delle vittime del nazismo.
L'osservazione della situazione di queste ultime evidenzia che vi sono state altre iniziative sul piano nazionale ed internazionale, ma che, malgrado ciò, sono ancora molte le persone che vivono stati di disagio e di vera e propria povertà. Nel corso della conferenza, che, come ho detto prima, si è svolta a Londra nel dicembre 1997, hanno dichiarato di aderire al fondo vari Stati - Stati Uniti, Argentina, Brasile, Grecia, Lussemburgo, Austria e Croazia - e, alla fine di questo incontro, si è deciso di aprire un apposito conto corrente presso la Federal Reserve Bank di New York, destinato ad essere alimentato dai primi Stati aderenti e da eventuali altri Stati aderenti.
Con il disegno di legge oggi in discussione, del quale mi auguro la rapida approvazione, tenendo anche conto che esso è stato presentato fin dal gennaio 1999, il Governo propone di assicurare la partecipazione dell'Italia all'iniziativa assunta nella conferenza di Londra e prevede a tal fine una contribuzione di 12 miliardi di lire.
Signor Presidente e colleghi, come ho detto all'inizio, il disegno di legge è di grande significato; esso è peraltro molto semplice e consta soltanto di tre articoli. Il primo articolo autorizza la partecipazione dell'Italia al fondo; con l'articolo 2 si stabilisce che il contributo italiano sarà impiegato prioritariamente in favore di quanti, a causa delle persecuzioni naziste, hanno subito danni alla salute o la perdita di beni di proprietà o del reddito e che vivono in condizioni precarie.
A tal fine voglio sottolineare che la Commissione affari costituzionali, in sede di esame del disegno di legge, ha ritenuto opportuno aggiungere che si debba avere un'attenzione prioritaria per coloro che vivono al di sotto della soglia di povertà. In via sussidiaria, l'articolo 2 prevede che
Il terzo aspetto, che a me sembra di grande portata e di grande valore, soprattutto in un momento come l'attuale - nel quale, con molta preoccupazione, vediamo sorgere anche nel nostro paese possibili rigurgiti di antisemitismo -, è che possano essere finanziati progetti di prevenzione di fenomeni così drammatici come quelli che si sono verificati a danno della comunità ebraica durante il periodo del nazismo.
L'articolo individua poi, come è naturale, nell'Unione delle comunità ebraiche italiane l'organizzazione non governativa che gestirà le risorse del fondo per l'Italia. È stata effettuata tale scelta perché si ritiene, secondo me a ragione, che l'Unione delle comunità ebraiche sia la comunità più rappresentativa delle vittime del nazismo e che essa sia in grado di garantire, con la sua struttura organizzativa e periferica, il più corretto svolgimento di tutte le iniziative indicate dall'articolo 2 del disegno di legge.
L'articolo 3 stabilisce il sistema di copertura dell'onere previsto e, a tal proposito, va rilevato che sostanzialmente tale onere di 12 miliardi non costituisce un vero e proprio esborso da parte dell'erario dello Stato, perché corrisponde esattamente ai proventi derivanti dalla restituzione all'Italia dell'ultima tranche dell'oro sottratto dalle truppe naziste, il cui affidamento all'Italia è stato deciso dalla commissione tripartita che si occupa appunto di questo problema. In Commissione affari costituzionali, in sede referente, vi è stata una discussione che ha visto tutte le forze politiche convergenti ed il provvedimento è stato approvato all'unanimità. Nell'esprimere, anche a nome della Commissione, il ringraziamento perché il provvedimento è stato posto all'ordine del giorno dei nostri lavori, ne auspico la rapida approvazione.
Signor Presidente, vi sono alcune osservazioni da fare sul disegno di legge in quanto, per come è stato scritto, suscita alcune perplessità: da una parte è prevista l'autorizzazione per il contributo al fondo di assistenza; si tratta di un fondo gestito dal Governo inglese, che dovrebbe seguire le operazioni del conto presso la Reserve Bank di New York; dall'altra parte, invece, secondo quanto disposto dall'articolo 2, il contributo italiano, per certi versi, sarà sottoposto ad un forte controllo del Governo italiano. Non si comprende, dunque, il meccanismo. Si assegnano contributi al fondo di assistenza, che dovrebbe essere gestito a livello internazionale ma, allo stesso tempo, dovrà essere il Governo italiano ad individuare chi dovrà gestire il contributo italiano. Infatti, il comma 4 dell'articolo 2 dispone che sarà cura del ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica assicurare le
Al di là dell'aspetto tecnico, siamo certamente d'accordo con lo spirito della legge. Non per polemica, ma perché le azioni talvolta hanno più valore delle parole, fa piacere notare che l'adesione a questa iniziativa provenga, oltre che dagli Stati Uniti, anche da paesi come la Croazia e l'Austria; si tratta di due paesi che (il primo fino a qualche tempo fa, l'altro in questi giorni) sono nell'occhio del ciclone a causa di fenomeni nazionalistici e di antisemitismo. Ebbene, il fatto che versino dei fondi e partecipino a questa iniziativa importante da un punto di vista storico è un segnale che va seguito con particolare attenzione. Certamente, se la nuova Austria dovesse in qualche modo uscire da questa iniziativa, avremmo una risposta più precisa ai timori sollevati in quest'aula.
In conclusione, rinnovo la richiesta di alcune precisazioni, non per motivi polemici, sul funzionamento del contributo italiano al fondo di assistenza e sul controllo, nonché per sapere se vi è un conto nazionale o un conto internazionale; si tratta di domande che formuliamo affinché il disegno di legge possa procedere rapidamente e raccogliere il voto favorevole di tutta l'opposizione, compresa la Lega nord Padania.
Questo provvedimento trae origine da una vicenda particolare, ossia dall'iniziativa assunta da alcuni paesi in occasione della conferenza di Londra sull'oro depredato dal nazismo. Restituire l'oro sottratto dai nazisti anche al nostro paese significa fare una valutazione specifica: si restituisce ciò che ci è stato sottratto e si destina quanto recuperato a lenire le conseguenze della sofferenza creata dai nazisti medesimi. È evidente, come sottolineavano la presidente Jervolino e l'onorevole Niccolini, che le sofferenze non sono mai quantificabili, però è comunque importante che noi diamo un segnale per quanto riguarda, in particolare, la responsabilità della civiltà europea ed anche del nostro paese per non aver saputo bloccare allora, fino in fondo, quell'orrore: è stato fatto poi, ma non negli anni in cui venivano perpetrati i crimini più gravi. Restituire, quindi, alle vittime del nazismo l'oro sottratto dai nazisti significa affermare che quelle conseguenze sono sentite anche da noi come qualcosa che ci appartiene.
I criteri seguiti per individuare i fondi da erogare ed i soggetti che dovranno gestirne la distribuzione mi sembrano il filo conduttore più importante di questo provvedimento. Concordo con l'emendamento approvato dalla Commissione affari costituzionali in sede referente volto a dare la precedenza, nella ripartizione dei fondi tra quanti versino in condizioni di
Come dicevo, considero questo provvedimento importante perché rappresenta un segnale della responsabilità del nostro paese e della civiltà europea, ma ritengo che esso sia anche un simbolo, perché mostra in modo evidente che l'olocausto è esistito e che del suo orrore esistono ancora le prove concretissime in individui reali e nella loro sofferenza. È per questo che l'individuazione delle comunità ebraiche italiane come l'organizzazione non governativa che dovrà gestire i fondi ed individuare le persone ed i progetti cui indirizzarli non è un fatto meramente pratico, né la mera scelta di un criterio astratto. È evidente che, se l'olocausto è esistito nella forma che sappiamo, alla domanda relativa a chi debba gestire questi fondi non si può che rispondere: le comunità ebraiche italiane.
Vorrei citare un passo di un'intervista che Wiesel, premio Nobel per la pace, ha rilasciato lo scorso 2 febbraio, a margine di una lezione che ha tenuto all'università di Bologna. È un passo molto bello che ci aiuta a comprendere la congruità del testo del provvedimento. Afferma Wiesel: «Occorre essere chiari, dire e ripetere questo: nessun delitto, in tempi moderni, è avvenuto, come il genocidio razzista, ad occhi aperti, propositi annunciati, risultati esaltati e celebrati. Nessun delitto è avvenuto ad un livello così alto. Case regnanti, Capi di Stato, silenzi discreti di autorità morali, sostegno esplicito di borghesie, Parlamenti, intellettuali, burocrati, militari ed un mare di gente comune che, di propria iniziativa, non avrebbe fatto male a nessuno, ma, ricevuti ordini ed incoraggiamenti, ha scrupolosamente fatto morire ciascun bambino, ciascuna donna, ciascun adulto, vecchio, malato o morente, indicato come ebreo da leggi regolarmente approvate. Tutto ciò è finito solo quando coloro che si erano dedicati ad un simile progetto sono stati fermati dalla sconfitta, sono stati costretti, con la forza, a finire: non quando è finito il consenso. Qualcuno dirà che sto pensando sempre alle vittime, ma vittima, in modo anche peggiore, sono tutti coloro, un'intera civiltà europea, che sono stati indotti ad essere complici».
Sono parole durissime quelle di Wiesel, ma sono soltanto la verità. Niente potrà mai curare le ferite di quell'infinito orrore che è stato l'olocausto. Possiamo solo cercare di rendere queste ferite meno dolorose. In questi giorni abbiamo cercato di farlo, votando risoluzioni che, in modo fermo e netto, hanno schierato il Parlamento italiano accanto ai familiari delle vittime della risiera di San Sabba ed hanno riaffermato con limpidezza i cardini e l'anima della casa europea, sorta propria perché molti uomini e donne hanno avuto il coraggio di rompere quella complicità con il nazismo.
Le classi dirigenti che si sono create allora hanno posto a fondamento delle costituzioni dei propri paesi e del Trattato dell'Unione europea i valori calpestati dal nazismo: quello della libertà, della democrazia e del rispetto di ogni uomo e di ogni donna, di qualunque razza o religione. Tuttavia, questi valori non devono essere considerati al riparo. In Europa, ci sono molte inquietudini e paure, specialmente rispetto ai cambiamenti e ai processi di globalizzazione, molte identità sono in crisi e chi ha meno identità ed ha paura può essere ancora preda del razzismo. Noi abbiamo l'onere di interpretare queste paure. L'Europa deve porsi sempre più come soggetto e come idea; i diritti fondamentali devono essere posti in un quadro più chiaro e impegnativo; la costituzione che si sta discutendo in sede di Parlamento europeo deve necessariamente costituire un legame più organico tra democrazia e diritti, tra la sovranità dei singoli paesi e l'Europa. Cosa significa questo? Significa definire con maggiore lucidità il ruolo di un'Europa sovranazionale e la sovranità dei singoli Stati rispetto ai diritti fondamentali.
Quindi, dobbiamo interrogarci sul ruolo che l'Europa e il nostro paese devono assumere nei confronti del razzismo. Dobbiamo prendere sul serio i campanelli d'allarme.
Questo provvedimento rappresenta solo un piccolo tassello, ma rende onore a quel sacrificio.
Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.