Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 665 del 3/2/2000
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La seduta, sospesa alle 15,20, è ripresa alle 18.

Si riprende la discussione del disegno di legge n. 6483 e delle abbinate proposte di legge.

PRESIDENTE. Ricordo che per questa fase sono assegnati dieci minuti a ciascun gruppo e quaranta minuti al gruppo misto. Sono previsti inoltre quindici minuti complessivi per le dichiarazioni di voto espresse a titolo personale.
Il tempo attribuito al gruppo misto è così ripartito tra le componenti: Verdi: 8 minuti; CCD: 7 minuti; Rifondazione comunista: 7 minuti; Socialisti democratici italiani: 4 minuti; Rinnovamento italiano: 3 minuti; Federalisti liberaldemocratici repubblicani: 3 minuti; CDU: 3 minuti; Minoranze linguistiche: 3 minuti; Patto Segni riformatori liberaldemocratici: 2 minuti.
Ricordo infine che per le dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo misto è assicurata la ripresa televisiva diretta.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 6483)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Taradash. Ne ha facoltà.

MARCO TARADASH. Signor Presidente, questa è una legge bugiarda già nel titolo. Si chiama legge sulla par condicio e invece la cancella.
Che cos'è la par condicio? È l'uguaglianza di tutti di fronte alla competizione elettorale e nello scontro politico. Voi fate l'esatto opposto. Invece di dire che a tutti è riservato un tetto di pubblicità elettorale per cui non si può superare un certo limite, voi dite: aboliamo per tutti lo spazio per la pubblicità.
Così, chi non ha accesso alle trasmissioni di Vespa, di Costanzo e ai telegiornali non potrà sfondare il muro della disinformazione. Poi, voi dite: diamo uno spazio uguale a tutti i soggetti politici. Questo significa che il centrosinistra che, per le divisioni al suo interno, ha dieci o dodici liste di partito avrà dodici spazi, il centrodestra ne avrà tre, la lista Bonino ne avrà uno e così via discorrendo. Questa voi la chiamate par condicio.
In realtà voi vi comportate come si è comportata oggi la Corte costituzionale che ha «ghigliottinato» i due terzi dei referendum perché evidentemente si ritiene, qua e fuori di qua, che i cittadini siano degli stupidi, che debbano accettare quello che cala dall'alto.
Questa è una cultura illiberale e contro questa cultura illiberale e questi comportamenti che alterano la democrazia in questo paese è necessaria la più dura opposizione con un no in Parlamento e con un sì grande come una casa al momento del voto sui referendum (Applausi del deputato Calderisi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zeller. Ne ha facoltà.

KARL ZELLER. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento in esame costituisce a nostro giudizio una accettabile mediazione tra i principi costituzionali della libertà della manifestazione


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del pensiero e della libertà del cittadino di formarsi liberamente un'opinione in ordine all'esercizio del voto. La correttezza dell'informazione e la salvaguardia della genuinità della decisione del voto sono esigenze sentite non solo in Italia, ma anche negli altri paesi europei.
Sia la Germania sia la Francia, la Spagna e l'Inghilterra, dispongono di normative simili a quelle della presente legge. Colmare tale lacuna è un atto dovuto, a maggior ragione se si considera l'anomalia dell'attuale sistema politico italiano, dove ben tre reti televisive sono di proprietà del capo dell'opposizione e dove l'opposizione a sua volta dubita dell'imparzialità del servizio radiotelevisivo pubblico. La necessità dell'intervento del legislatore per stabilire la parità delle armi ci pare pertanto incontestabile. Ciò riguarda in particolar modo lo strumento dei cosiddetti spot radiotelevisivi.
A nostro parere, la politica non può essere propagandata come un bene di consumo. Si tratta di questioni e di fenomeni complessi che non si prestano alla diffusione per mezzo di messaggi pubblicitari. La inevitabile massima semplificazione e brevità ci porterebbe alla superficialità inducendo i cittadini a comportamenti precodificati invece che alla riflessione seria. La previsione di una durata minima dei messaggi è pertanto saggia e condivisibile; lo stesso dicasi per l'obbligo delle emittenti di assicurare, con imparzialità ed equità, a tutti i soggetti politici l'accesso all'informazione ed alla comunicazione. La rigidità del sistema è peraltro temperata dal fatto che le modalità applicative vengono stabilite dalla Commissione parlamentare per l'indirizzo e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi e dall'autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni. Rispetto al testo votato dal Senato, peraltro, sono state introdotte alcune modifiche che rendono più flessibile il sistema.
Siamo soddisfatti per il fatto che si è avuta una particolare sensibilità riguardo alle minoranze linguistiche riconosciute, mettendo in evidenza che i soggetti politici rappresentativi delle stesse hanno diritto di partecipare al riparto degli spazi per la comunicazione politica. Senza questa normativa speciale, le minoranze linguistiche sarebbero escluse, in quanto, per la loro configurazione essenzialmente locale, non potrebbero essere presenti in tanti collegi...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Zeller.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzocchin. Ne ha facoltà.

GIANANTONIO MAZZOCCHIN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, anche a nome dei colleghi Sbarbati e Marongiu dichiaro il nostro voto favorevole sul provvedimento in esame.
Sarebbe stato certo meglio se avessimo già risolto i problemi connessi con l'assetto della RAI e con il conflitto di interessi, approvando i provvedimenti all'esame del Parlamento. Non possiamo dire che il testo sia perfetto e che non potesse essere migliorato, ma certo non ha contribuito al suo miglioramento l'atteggiamento assunto dal Polo in contrasto netto con la dichiarata non influenza degli spot sui risultati elettorali. Poteva essere migliorato riguardo alle percentuali assegnate ai vari partiti ed è certo che la scelta compiuta favorisce i piccoli partiti e chi si presenta per la prima volta. Si poteva migliorare anche per quanto riguarda le limitazioni imposte alle televisioni locali.
Siamo favorevoli alla libertà di informazione, ma siamo contrari alle smaccate esagerazioni, alle invadenze su diverse reti: l'informazione politica deve essere il più possibile completa, controllabile e non ingannevole. Ho visto alcuni spot natalizi di Forza Italia e confesso che spesso li ho trovati irritanti, se non offensivi ed ingannevoli, tant'è vero che ormai ero convinto che a Natale o per la Befana qualcuno d'importante di Forza Italia avrebbe portato dei doni a tutti gli italiani. Io non ho ricevuto nulla, evidentemente perché sono cattivo, ma vedendo


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quanto è successo in diversi partiti penso che qualche regalo a qualcuno Forza Italia lo abbia fatto, o almeno promesso (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo e dei Democratici-l'Ulivo).
Per gli impegni che abbiamo assunto con la maggioranza nella quale siamo stati eletti e della quale condividiamo il progetto politico, come repubblicani e liberaldemocratici, confermiamo quindi il nostro voto favorevole sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo e dei Democratici-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Teresio Delfino. Ne ha facoltà.

TERESIO DELFINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, i deputati del CDU voteranno contro il provvedimento in esame (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e dei Popolari e democratici-l'Ulivo). Siamo consapevoli che la questione in esame tocca il diritto fondamentale dei cittadini elettori ad essere informati sui programmi e sui progetti politici, nonché sulle candidature di tutte le forze politiche.
Al di là del giudizio di merito sull'articolato, da noi chiaramente espresso nella discussione generale, abbiamo sempre sostenuto con forza che le regole fondamentali della partecipazione alla politica devono essere definite mediante un'intesa vera, forte, alta tra maggioranza ed opposizione.
Così non è stato: la vicenda della par condicio si è sviluppata con tempi e modi che hanno impedito un serio e costruttivo approccio parlamentare. La maggioranza era chiaramente orientata ad approvare, comunque, una legge che limitasse pesantemente la possibilità di comunicazione politica dell'opposizione. La contrapposizione frontale ha impedito un'analisi obiettiva dell'anomalia, tutta italiana, di un servizio televisivo pubblico sostanzialmente piegato alla volontà della maggioranza e del Governo e di un servizio di informazione televisiva libera, largamente orientata a precise opzioni politiche.
Noi sosteniamo la necessità di rimuovere gli ostacoli che impediscono un'equilibrata opportunità per tutte le forze politiche, superando l'attuale situazione che è sicuramente penalizzante per le forze politiche minori. Dal provvedimento emerge, invece, un impianto del tutto insufficiente, che riduce gli spazi di libertà e di comunicazione; il provvedimento è inadeguato a contemperare le libertà costituzionali in gioco.
Signor Presidente, abbiamo registrato anche un uso ardito del regolamento della Camera. A nostro giudizio non si può in nessun modo lasciar trasparire che il regolamento possa essere piegato ad esigenze di parte. Infine, vi è la ragione irrinunciabile ed intransigente della difesa del diritto delle opposizioni a svolgere fino in fondo il loro ruolo.
La demonizzazione delle iniziative assunte dall'opposizione, in quest'aula e nel paese, manifesta una volontà di non riconoscere il diritto all'ostruzionismo, il diritto a protestare e si vuole negare persino legittimità politica a tutti quegli strumenti democratici che possono evitare abusi della maggioranza.
Siamo contrari alla strisciante omologazione che questo Governo e questa maggioranza vogliono imporre al paese con questo provvedimento e con altre riforme, dalla scuola...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Teresio Delfino. Vorrei invitarla a consultare i dati dell'attività, in modo che possa correggere il giudizio che ha dato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bastianoni. Ne ha facoltà.

STEFANO BASTIANONI. Signor Presidente, colleghi, par condicio significa che in una competizione a tutti i concorrenti devono essere date pari opportunità, pari condizioni per poter concorrere in maniera eguale. Diversamente, questa competizione, questa gara non si può tenere,


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perché sarebbe già chiaro in partenza chi vince e chi perde. Si tratta di un principio generale che, però, vale in particolare nella competizione elettorale quando sono in gioco i valori supremi della democrazia.
Inoltre, sappiamo quale sia il peso, il ruolo della televisione nella formazione dell'opinione pubblica, lo rilevava anche il CENSIS nell'ultimo rapporto sulla situazione sociale del paese. Ecco che, allora, in tutta Europa i nostri partner hanno deciso, valutato e verificato che era opportuno disciplinare tale materia; in Italia ciò non è stato fatto, ma noi abbiamo un problema in più rispetto ai nostri partner europei e cioè che il proprietario di metà del sistema televisivo è il leader dell'opposizione e, quindi, è anche proprietario del sistema televisivo privato (Commenti del deputato Santori). Ciò crea un'oggettiva difficoltà nelle relazioni con le forze politiche che, all'interno delle suddette televisioni, possono avere una pubblicità, gli spot a costo zero, mentre gli altri dovrebbero pagarli al leader dell'opposizione.
È stato detto che il sistema pubblico sarebbe di proprietà della maggioranza. Così non è perché vi è una Commissione parlamentare di vigilanza che certamente deve garantire, in maniera equilibrata, il rispetto del pluralismo ed è presieduto da un rappresentante autorevole dell'opposizione.

ANGELO SANTORI. Ma non ci credi neanche tu!

STEFANO BASTIANONI. Dicevamo che in Italia è opportuno regolamentare il settore perché ancora non è stato fatto, mentre ciò già avviene per quanto riguarda la pubblicità dei manifesti, la pubblicità sonora e tutte le altre forme. Quindi non si può lasciare scoperto proprio questo settore, altrimenti - come osservava qualcuno - non solo a Natale con i panettoni, ma anche nell'uovo di Pasqua non vorremmo che gli italiani trovassero un'altra sorpresa del genere. Crediamo che sia importante questa legge, che non è contro qualcuno, ma è a favore della democrazia e della libertà, di una effettiva libertà per tutti (Applausi dei deputati dei gruppi misto-Rinnovamento italiano e dei Popolari e democratici-l'Ulivo - Applausi polemici dei deputati Biondi e Santori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crema. Ne ha facoltà.

GIOVANNI CREMA. Signor Presidente, il testo di legge sulla par condicio che stiamo per approvare corrisponde solo parzialmente alle esigenze a suo tempo manifestate in proposito dai socialisti. Noi siamo sempre stati del parere che ci debba essere una regolamentazione dei messaggi pubblicitari televisivi e siamo contrari allo spot selvaggio; siamo altrettanto contrari al black out degli spot. Si tratta di una posizione che abbiamo più volte espresso al Governo e nella maggioranza.
La soluzione individuata nel testo del provvedimento non ci soddisfa, ma raccoglie indubbiamente alcune istanze sollevate dai socialisti. Abbiamo l'impressione che sulla par condicio si sia sovraccaricata la tensione politica e parlamentare, poiché non si è risolto, o non si è voluto risolvere, il problema di fondo, rappresentato dal conflitto di interessi. In qualche modo la legge sulla par condicio è stata considerata un surrogato per risolvere subito alcuni aspetti paradossali del conflitto di interessi. Se questa è stata la scelta compiuta, noi socialisti non la condividiamo.
In Italia si è creata una situazione anomala di duopolio, con la RAI che ricade nella sfera del Governo e Mediaset che è sotto l'influenza della principale forza di opposizione. Se il Polo vincesse le prossime elezioni politiche, ci verremmo a trovare in una situazione nella quale sia la RAI, sia Mediaset risponderebbero, per motivi diversi, a Silvio Berlusconi.
Esiste, quindi, il rischio di passare da un pluralismo malato, come quello attuale, ad un monopolio politico dei mezzi di informazione televisiva, inaccettabile da


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qualsiasi punto di vista liberale e democratico: ecco da dove nasce l'esigenza di affrontare rapidamente la questione del conflitto di interessi. Solo un mercato nel quale sia consentito l'accesso di più soggetti può garantire il pluralismo; bisogna incentivare a tale scopo la crescita e lo sviluppo di nuovi soggetti, soprattutto attraverso il serbatoio prezioso delle televisioni locali. Nel contempo, bisogna impedire che qualsiasi azienda possieda più di due canali televisivi.
Il mercato televisivo deve essere effettivamente liberalizzato, affrontando il nodo dell'ibrida commistione tra canone pubblico e pubblicità che si verifica nella RAI, con una evidente e grave alterazione delle regole della concorrenza. Liberalizzare e privatizzare il mercato delle telecomunicazioni significa favorire il pluralismo - base fondamentale di una crescita di libertà -, incentivare l'innovazione tecnologica, ampliare l'offerta di lavoro, incrementando l'occupazione complessiva.
La nostra posizione, quindi, è critica rispetto all'attuale assetto delle televisioni in Italia. Non riteniamo che l'attuale equilibrio che si è creato corrisponda ad una situazione di piena libertà di informazione. La nostra posizione è critica sul modo in cui viene gestita la RAI, dove non solo è prevalente il peso del Governo, ma spesso solo quello di alcune tra le forze della maggioranza. Noi socialisti siamo critici sul modo in cui è gestita Mediaset, che in diverse occasioni favorisce l'opposizione, ma, anche in questo caso, alcune delle sue componenti.
Questo nostro atteggiamento, che nasce da una riflessione generale, si riflette sul nostro giudizio a proposito del testo sulla par condicio che stiamo per approvare. Non ci è piaciuto l'atteggiamento del Governo, che, andando comunque alla ricerca di una maggioranza, ha dato l'impressione di praticare la politica «dei due forni», quello socialista e quello di Rifondazione comunista. Non ci sono proprio piaciuti gli artifici parlamentari messi in atto per garantirsi una maggioranza nella Commissione affari costituzionali, che hanno provocato l'esclusione dell'onorevole Rebuffa.
Apprezziamo peraltro gli sforzi che sono stati fatti dal relatore per approvare significativi miglioramenti, a cui noi abbiamo dato il nostro contributo; ma la nostra insoddisfazione resta.
Per questi motivi, signor Presidente, i deputati Socialisti democratici italiani esprimeranno un voto di astensione (Applausi dei deputati del gruppo misto-Socialisti democratici italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.

PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, vorremmo parlare di scuola - di una scuola libera e moderna -, di una giustizia severa ma equa, di un'economia che non fosse troppo dirigista, di lavoro, cioè dei drammatici problemi che interessano gli italiani.
Se invece oggi ci troviamo qui a parlare di altro, se oggi siamo chiamati a contrastare con durezza una legge che limita i diritti e le libertà di comunicazione, è perché su quella legge, e solo su di essa, la maggioranza ha esercitato tutto il suo impegno, la sua forza, la sua prepotenza e il suo improvviso decisionismo.
In questi anni il Governo non ha deciso quasi su nulla: non ha deciso sulla riforma dello Stato sociale, sulle pensioni, sulla scuola privata, sulla sicurezza o sull'occupazione. Ha deciso e decide solo su questo: sulla televisione. Tutto ciò significa che con una mano il Governo tiene in pugno il servizio pubblico radiotelevisivo (la RAI), in modo assolutamente singolare rispetto all'esperienza degli altri paesi europei; con l'altra mano, lo stesso Governo vieta gli spot, soprattutto quelli degli altri.
Voi richiamate di continuo le buone regole europee della comunicazione, ma la prima regola che vige in Europa è che su questi temi non si decide né a colpi di maggioranza, né contro l'opposizione; è


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qui l'anomalia italiana: non esiste in nessun altro paese europeo una televisione pubblica che sostenga l'attività del Governo e della maggioranza, con tanta amichevole assiduità; non esiste nessun altro paese europeo nel quale un ministro (Livia Turco) che è anche candidato a presidente di una regione, venga ospitato per un'ora in un'innocente trasmissione per bambini; non esiste nessun altro paese europeo nel quale venga cancellata una trasmissione sulla satira, per non disturbare il Presidente del Consiglio che ha fatto causa ad un vignettista.
Questa legge cancella gli spot e al loro posto offrirà ai telespettatori un polpettone immangiabile, una successione di lunghi e noiosi monologhi politico-televisivi, che sembrano confezionati apposta per indurre i telespettatori a cambiare canale. In questo modo, nell'era di Internet e del villaggio globale, si fa ritorno - come se il tempo non fosse passato - alle tribune politiche di Jader Jacobelli. Sarà un danno per le emittenti, un danno per la politica, un danno per i cittadini.
Dietro questa decisione, si nasconde a malapena un'idea arcaica e antidiluviana della comunicazione politica e, peggio ancora, si annida un pregiudizio verso i cittadini. La maggioranza, con questa legge, mostra di avere così poca fiducia negli elettori e nella loro capacità critica, nella loro passione civile, da immaginare che bastino pochi secondi alla televisione per cambiare o, addirittura, capovolgere le loro scelte politiche ed elettorali.
Cancellati gli spot, avevamo almeno chiesto che gli altri spazi di comunicazione fossero divisi con equità. Infatti, è noto che la frammentazione e la moltiplicazione di partiti nel centrosinistra con queste nuove regole finisce per aumentare la visibilità politica di ciascuno di essi, incoraggiando ancor di più lo «spezzatino» della politica. Esiste una maggioranza ed un'opposizione. L'opposizione, il Polo, è fatto di tre partiti uniti tra di loro. La maggioranza è fatta di sette, otto, dodici o chissà quante sigle, che più divise non si può. Non è corretto, non è giusto che si faccia pagare a noi il costo e il valore della nostra chiarezza, consentendo al centro sinistra di trarre vantaggio dal fatto di continuare a dividersi e a litigare. Ma anche su questo c'è stato risposto «no».
L'onorevole D'Alema ha obiettato che alcune delle proposte del Polo sarebbero antidemocratiche. Facciamo una certa fatica, signor Presidente del Consiglio, a considerarla un maestro di democrazia! La realtà è che su questi argomenti la maggioranza ha stipulato un patto di ferro con Rifondazione comunista, un patto che ci riporta agli accordi sottobanco di quattro anni fa, un patto che riguarda il potere televisivo e il muro opposto alla privatizzazione della RAI, un patto che per domani mattina si prepara alla spartizione del potere regionale e che per dopodomani annuncia già una vera e propria alleanza politica.
Voteremo contro questo provvedimento. Contestiamo alla maggioranza la forzatura che compie scrivendo da sola, a proprio uso e consumo, e imponendo quelle regole di comunicazione elettorale che in una democrazia matura e moderna non possono essere né il privilegio, né tantomeno il sopruso di una sola parte.
I cittadini sanno bene che per tre, quattro anni, la maggioranza non ha mai affrontato questi temi. D'un tratto, sconfitta alle elezioni europee, la maggioranza si è svegliata dal suo torpore, si è dedicata ad inventare in quattro e quattr'otto il provvedimento che le conveniva di più e ha scritto una legge su misura per i suoi interessi elettorali. Noi crediamo che questo calcolo si rivelerà sbagliato. Quanto più la sinistra sale in cattedra e pretende di dettare ai telespettatori quello che possono vedere e quello che non debbono vedere, tanto più i cittadini italiani imparano a riconoscere che dall'altra parte, nel Polo delle libertà, c'è un maggiore rispetto della loro indipendenza. La maggioranza si porta oggi a casa la sua legge, ma come tutte le prepotenze speriamo che anche questa non le porti fortuna (Applausi dei deputati dei gruppi misto-CCD, di Forza Italia e di Alleanza nazionale - Congratulazioni).


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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bertinotti. Ne ha facoltà.

FAUSTO BERTINOTTI. Signor Presidente, signore e signori deputati, è un'esigenza elementare per il paese regolare il messaggio pubblicitario televisivo della politica e dei partiti. Noi, quando questa discussione ha preso avvio al Senato, abbiamo manifestato il nostro dissenso, perché ci sembrava che la maggioranza ponesse attenzione ad una pagliuzza e non vedesse la trave del conflitto di interessi e del modo di fare informazione della RAI e che anche il provvedimento specifico non desse luogo a pari opportunità. Quando il Governo e il centrosinistra hanno acquisito l'idea di avere bisogno del nostro consenso e del confronto con noi, si è avviato un dialogo positivo, in cui abbiamo dimostrato di essere un'opposizione costruttiva, ed il Governo si è aperto alle nostre istanze. Vorremmo che accadesse lo stesso anche per qualche provvedimento che riducesse la disoccupazione, che aumentasse i minimi pensionistici, che introducesse un salario sociale per i disoccupati, ma così purtroppo non è (Applausi dei deputati del gruppo misto-Rifondazione comunista-progressisti).
Il centrodestra ha portato un attacco a questa legge modificata con una osservazione che non regge, quella secondo cui si tratterebbe di cambiare le regole mentre la partita è in corso: la partita, invece, deve ancora cominciare. Tanto meno regge l'accusa secondo cui questo sarebbe un provvedimento liberticida. Questo è un provvedimento modesto, che regolamenta un tempo definito delle trasmissioni televisive. Dice cosa non può fare nessuno e dice cosa possono fare tutti, offrendo a tutti pari opportunità di garanzie e gratuità: una volta tanto, e solo per questo segmento, i poveri e i ricchi potranno esercitarsi allo stesso modo.
Facciamo conto che il provvedimento sia già in essere. Vorrei dire all'onorevole Berlusconi: ma davvero se la sente di affermare che Forza Italia e Rifondazione comunista si trovano nelle stesse condizioni nel comunicare le loro idee al paese? Onorevole Berlusconi, i ricchi restano ricchi e i poveri restano poveri (Commenti del deputato Armani)! Vogliamo provare a fare un giro per le strade di Roma e paragonare i manifesti di Forza Italia, di Alleanza nazionale, e così via, affissi sui muri di questa città? I vostri manifesti la riempiono, mentre i nostri non trovano uno spazio, sia perché gli spazi costano, sia perché costano le multe che solo chi è ricco può pagare.
Ma parliamo della comunicazione di massa. Non abbiamo mai pensato che Berlusconi potesse aver vinto in grazia delle televisioni, ma consideriamo la comunicazione uno strumento fondamentale della democrazia. Allora vorremmo dire che le televisioni oggi - tutte, pubbliche e private - lavorano in senso conservatore, diffondono un pensiero unico che valorizza il mercato, l'impresa, il liberismo. Tutte. In tutte, se parla il Fondo monetario internazionale contro le pensioni diventa una notizia oggettiva, mentre le quattro persone che ogni giorno muoiono sul lavoro nel nostro paese non si vedono e non si vede la vita grama della gente. La televisione veicola ragioni conservatrici.
Le televisioni italiane, poi, hanno due grandi tare. La prima è la concentrazione della proprietà privata di un blocco poderosissimo come quello di Mediaset. Noi non ce l'abbiamo con Mediaset, poniamo il problema del conflitto di interessi per tutti. Se uno ha un potere forte, una concentrazione di proprietà, specie su mezzi che condizionano la vita pubblica, ebbene, deve scegliere tra i poteri forti e le istituzioni. Può scegliere di essere proprietario, ma allora non deve rappresentare il popolo; può scegliere di voler rappresentare il popolo, ma allora non può essere un grande proprietario (Applausi dei deputati dei gruppi misto-Rifondazione comunista-progressisti, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Democratici-l'Ulivo e misto-Rinnovamento italiano). Deve scegliere. Nessuna misura vessatoria, solo una richiesta di scelta.


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La seconda grande distorsione riguarda la RAI. In questo caso c'è una critica che viene da più parti e che è giusta. Vorrei invitare le forze del centrosinistra a non chiudersi in quello che può sembrare oggi un fortino a propria difesa. La RAI ha un vizio governativista, una propensione ad essere non pubblica, ma di governo (Applausi del deputato Biondi). Lo sappiamo anche noi che abbiamo provato, nel momento in cui rompemmo con il Governo, una operazione di demonizzazione che è sintomo di questa condizione più generale. Noi che, stando all'opposizione, organizzammo una manifestazione di 100-150 mila persone che quasi non si videro, là dove alle forze di Governo gliene bastano qualche migliaio per essere molto apparenti.
Pubblico, non di Governo: questo deve essere il servizio. È qui che va riformato e forse bisogna sottrarre la televisione pubblica al potere politico e riformare il modo di governo della televisione pubblica, partendo dai lavoratori dell'azienda pubblica e dall'utenza per definire nuove forme di governo democratico di questo settore decisivo dell'informazione. Oggi noi compiamo un primo passo in questa direzione: spero si possa proseguire e che da questa piccola vicenda degli spot si possa affrontare la grande questione dell'informazione e della democrazia del paese (Applausi dei deputati del gruppo misto-Rifondazione comunista-progressisti e di deputati dei gruppi Democratici di sinistra-l'Ulivo e Popolari e democratici-l'Ulivo - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per dichiarazione di voto, l'onorevole Paissan. Ne ha facoltà.

MAURO PAISSAN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questa legge ci voleva. Il testo che stiamo per approvare - lo dico subito - è assai diverso e migliore, anche per merito del Verdi, di quello originario presentato dal Governo. Il dibattito ed il confronto di questi mesi sono serviti. Abbiamo condotto una battaglia culturale e politica insieme ad altre forze della maggioranza e a parte dell'opposizione per rendere più aperta la disciplina della comunicazione politica.
Il cittadino deve avere più e non meno informazioni, più e non meno notizie sulle diverse proposte politiche, più e non meno motivi di riflessione e di giudizio sui diversi partiti e sui diversi candidati. Un maggior flusso di comunicazione politica è l'esatto contrario della situazione attuale dove si è investiti, in campagna elettorale, da torrenti di pubblicità politica di tipo monocolore o di pochissimi colori. Ma un maggior flusso di comunicazione politica è anche cosa assai diversa da una serie di divieti di transito. Noi siamo per una regolamentazione, mentre ci piacciono assai poco le proibizioni.
Perché è necessaria una legge sulla pubblicità elettorale? A mio parere vi sono due motivi su tutti. Il primo motivo è che le leggi in vigore sono un colabrodo: vi si dice che gli spot sono vietati, mentre, di fatto, non c'è libertà, ma licenza di spot. Questo vuol dire che chi ha più soldi da investire in pubblicità politica a pagamento può schiacciare la presenza di partiti che non possono permettersi simili spese. Invece di presentare le liste elettorali basterebbe presentare la dichiarazione dei redditi. Le elezioni rischia di vincerle il più ricco del reame (Applausi dei deputati del gruppo misto-Verdi-l'Ulivo)! Perciò noi chiediamo regole, come avviene in tutte le altre democrazie.
Il secondo motivo sta nel conflitto di interessi. Sappiamo che per il leader di Forza Italia fare pubblicità sulle televisioni da lui controllate non comporta un costo. Si tratta di una partita di giro e, dunque, la partita è truccata. A questo proposito vorrei leggere un passo di un articolo di un giornale non propriamente bolscevico, come vedete dal colore: è Il Sole 24 Ore, l'organo della Confindustria. Leggo il passo dell'articolo: «Non ci sarebbe battaglia sugli spot politici nel nostro paese se non esistesse il macigno del conflitto di interessi che grava sul capo dell'opposizione. L'Italia è sotto questo profilo un caso unico, un'eccezione da libri di testo. Agli occhi di qualsiasi


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osservatore straniero risulta inspiegabile che un leader politico possa avere la disponibilità di un settore rilevante del sistema televisivo e che (...)» - sottolineo questa conclusione - «(...) in prospettiva possa addirittura trarre vantaggi economici dalla necessità dei suoi avversari di apparire sulle sue emittenti». Questa è l'analisi fatta dal «Il Sole 24 Ore», organo della Confindustria, e queste sono le motivazioni di fondo, colleghi, di un provvedimento che all'inizio, a nostro avviso, era stato scritto in modo affrettato ed eccessivamente vincolistico, ma che poi, via via, nei passaggi parlamentari, è stato molto migliorato.
Per quanto riguarda la pubblicità, gli spot, la soluzione finale è a nostro avviso equilibrata. Non c'è più il divieto rigido (cosa che a noi non piaceva) e c'è la possibilità di trasmettere messaggi politici autogestiti attraverso il servizio pubblico ed anche attraverso le radio e le TV private, con un sostegno diretto alle emittenti radiotelevisive locali.
È vero che gli spot sono un po' quel che nel dopoguerra erano i manifesti murali. Ci ricordiamo lo storico manifesto della DC «In cabina elettorale Dio ti vede, Stalin no!». Cos'è questo se non uno spot, e a mio avviso anche un bello spot?

PIETRO ARMANI. E meno male! Così non abbiamo avuto il comunismo.

MAURO PAISSAN. Attenti, però, perché anche i manifesti avevano ed hanno una loro rigida regolamentazione. Per la loro affissione ci sono anzitutto gli appositi tabelloni, con spazi - lo dico a Forza Italia - uguali per tutte le liste (Applausi dei deputati dei gruppi misto-verdi-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e dei Popolari e democratici-l'Ulivo). Nessun partito, nessun leader può essere proprietario di quei cartelloni! Noi chiediamo semplicemente il trasferimento di queste regole dal campo dei manifesti murali a quello del settore televisivo.
In questi giorni si è poi molto discusso sulla ripartizione degli spazi nelle tribune e nei confronti televisivi. Il Polo, in particolare Forza Italia - debbo dirlo -, chiedeva e chiede la suddivisione dei tempi in proporzione alle dimensioni dei partiti. Una proposta illiberale per un sistema politico che non è come quello degli altri paesi europei. Il nostro sistema politico, infatti, è in continua evoluzione e in costante ebollizione; continua a cambiare e nuovi protagonisti vanno sulla scena (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia). Tanto è vero che, nel 1994, Forza Italia (che non preesisteva a quella tornata elettorale) non avrebbe avuto con le regole che oggi chiede nemmeno un minuto in televisione (Applausi dei deputati dei gruppi misto-verdi-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e dei Popolari e democratici-l'Ulivo)!
La stessa cosa accadrebbe in queste elezioni regionali per la lista Bonino e per i Democratici che non sono presenti in nessun consiglio regionale uscente, in nessuna assemblea regionale da rinnovare! È questa la democrazia che propongono, in questo momento, quelli di Forza Italia!
Visto che Forza Italia aderisce all'internazionale democristiana, anzi al partito popolare europeo, allora impari qualcosa di buono anche dalla vecchia Democrazia cristiana! Le tribune elettorali del mitico Jader Jacobelli, a cui ha accennato poc'anzi il collega Casini, duravano - lo ricordo - lo stesso tempo (un'ora) sia per il piccolo partito liberale italiano di Malagodi o il piccolo partito repubblicano di Ugo La Malfa sia per la Democrazia cristiana o il partito comunista, che in termini elettorali valevano dieci volte di più. Quindi, un atteggiamento un po' più democratico e più pluralista da parte di Forza Italia non guasterebbe.
Signor Presidente, concludo confermando che questa legge era necessaria, noi la votiamo. Non è certo una legge perfetta, sperimentiamola in queste elezioni del 16 aprile e poi, sulla base di questa esperienza, magari miglioriamola per le elezioni politiche del prossimo anno (Applausi dei deputati dei gruppi misto-verdi-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo


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e dei Popolari e democratici-l'Ulivo - Applausi polemici dei deputati di Forza Italia)!

PAOLO GALLETTI. Libertà! Libertà!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piscitello. Ne ha facoltà.

RINO PISCITELLO. Presidente, colleghi, il tema che stiamo discutendo non è attinente soltanto al problema, relativamente semplice, della ricerca di parità di condizioni di accesso alle forze e ai movimenti politici nel sistema radiotelevisivo e neanche alla possibilità di utilizzare strumenti radiotelevisivi per la comunicazione politica. Non ci troviamo di fronte allo stesso problema davanti al quale si sono trovati i Parlamenti di tutti i paesi a democrazia liberale e che essi hanno affrontato già tanti anni fa in maniera diversa tra loro. Viviamo in un paese con una forte e profonda anomalia che segna profondamente, come una ferita, la democrazia italiana e che la mette nella difficile condizione di dover affrontare, con caratteristiche emergenziali, i nodi naturali di ogni democrazia moderna.
Il leader del più forte partito italiano possiede la gran parte del sistema televisivo privato e lo utilizza per rafforzare quel partito e lo schieramento al quale quel partito appartiene. Questa anomalia si chiama conflitto d'interessi e rende non solo debole sotto il profilo del rischio il nostro sistema democratico, ma persino inadeguate le risposte ad ogni problema che affrontasse il libero sviluppo del dibattito democratico a prescindere da esso.
È a tutti noto che i Democratici hanno una loro opinione in merito alla comunicazione politica durante e oltre il periodo delle campagne elettorali. Un'opinione che, in una certa misura, si discosta dalla legge che oggi approveremo e che, tuttavia, i Democratici voteranno senza esitazioni.
In un paese normale, dove i politici e i titolari dei mezzi radiotelevisivi fossero soggetti diversi, avremmo ribadito con forza le nostre perplessità, ma - mi rivolgo all'onorevole Berlusconi - gli spot televisivi che con ossessione le sue reti stanno mandando in onda, con una ripetitività, questa sì, un po' orwelliana, da grande fratello, ci impediscono di affrontare questo argomento con il distacco e la serenità che esso merita in un paese normale.
Si sta così alterando la prossima campagna elettorale, si sta ipotecando il diritto dei cittadini a confrontare davvero i programmi delle diverse forze e si sta semplicemente rendendo monotematico il dibattito.
Non demonizziamo l'avversario politico, non lo facciamo per convinzione e per cultura: crediamo che la politica sia confronto di idee e di progetti, ma crediamo anche che la libertà sia fatta di regole certe, chiare, trasparenti ed uguali per tutti. L'idea di libertà non può essere quella di una giungla in cui chi possiede gli strumenti e i soldi ha il diritto alla parola, mentre gli altri, tutt'al più, il diritto all'ascolto. Nel dibattito in corso, i colleghi del Polo hanno più volte sostenuto che i cittadini sono capaci di scegliere e che non si lasciano certo influenzare da uno spot. È vero, i cittadini sono in grado di comprendere e di giudicare ma, per poterlo fare, deve essere loro garantito il diritto ad una informazione plurale, non distorta e non unilaterale; così adesso, il nostro paese non è per molte ragioni, la principale delle quali è il conflitto di interessi.
Questa legge avrebbe potuto e avrebbe dovuto essere migliore. Sicuramente non è la soluzione ottimale al problema della comunicazione politica nel sistema radiotelevisivo, ma da parte dell'opposizione non vi è stato il tentativo di migliorarla, vi è stato soltanto il tentativo apertamente ostruzionistico di non arrivare a nessuna legge, di mantenere la forte disparità di accesso esistente e, per quanto ci riguarda, non può passare più una sola settimana di bombardamento unilaterale.


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Ad un altro argomento è necessario rispondere in modo determinato: secondo i colleghi di Forza Italia questa legge non divide gli spazi tra i poli, ma li assegna in modo proporzionale e incentiva la frammentazione politica ed ostacola il bipolarismo. Gioverebbe un po' di coerenza! Il problema non è la legge, bensì il sistema elettorale. Cambiamo il sistema elettorale, appoggiamo il «sì» al referendum e questo problema sarà risolto! Certo, se si sostiene il sistema proporzionale, è poi difficile condurre una battaglia che si limiti a contrastare la frammentazione dei soli spazi televisivi.
Vogliamo parlare con il massimo di franchezza possibile ai nostri alleati; a fronte di un'impostazione del centrodestra primitiva e legata ad interessi precostituiti, il centrosinistra ha dato una risposta importante, ma che certamente non affronta in pieno l'esigenza della modernità. Sulle prime, vi è stata un'incapacità di affrontare i nodi che l'evoluzione del sistema radiotelevisivo pone alla comunicazione politica; una sorta di approccio proibizionista che noi, fin dall'inizio, abbiamo cercato di modificare ed, in parte, vi siamo riusciti.
Il divieto assoluto di spot, che rischiava di identificare il pericolo con il mezzo di comunicazione e non con la disparità di accesso ad esso, ha predominato in tutta la prima parte del dibattito ed è stato modificato grazie alla nostra ostinazione e alla nostra fiducia nella capacità del centrosinistra di comprendere le innovazioni. Insieme a noi altre forze del centrosinistra hanno condiviso e sostenuto questo impegno e le modifiche al disegno di legge sono un risultato comune.
Il provvedimento che oggi approveremo è per noi una risposta all'emergenza. Non escludiamo che anche in un futuro ravvicinato si possa giungere ad una normativa che superi sempre più l'approccio proibizionista, per giungere al risultato di una reale parità di accesso al sistema radiotelevisivo di tutte le forze per la loro comunicazione politica, garantendo ad ogni partito o movimento la libera scelta del mezzo di comunicazione attraverso il quale manifestare le proprie idee.
Lo diciamo senza infingimenti: siamo convinti che anche lo spot sia uno dei mezzi attraverso i quali esprimere la comunicazione politica nella società del 2000. Nel contempo, però, chiediamo a tutti di impegnarsi per approvare in tempi strettissimi una legge che risolva in modo netto il nodo del conflitto di interessi, così come è in tutte le democrazie moderne, per ridare serenità al dibattito politico, per rendere paritarie le condizioni di confronto e di svolgimento delle campagne elettorali ed anche - consentitemelo, colleghi del centrodestra - per non determinare nel nostro paese pericoli di democrazia bloccata e paure nei confronti di una normale alternanza tra i Poli.
Dobbiamo poi modificare l'intero sistema radiotelevisivo, lavorando al superamento del duopolio e rafforzando il sistema delle televisioni locali, che costituiscono la garanzia migliore di pluralismo e di rappresentanza del territorio. Dobbiamo inoltre garantire il massimo del pluralismo nel sistema radiotelevisivo pubblico - voglio dirlo con chiarezza - perché anche questo non ha aiutato ed è diventato un alibi da parte di chi non voleva la legge sulla par condicio.
La RAI non ha garantito in questi ultimi anni il pluralismo dell'informazione e la presenza di tutte le posizioni ed ha mantenuto un'impostazione che va superata in tutti i modi. Anche per questo abbiamo chiesto e chiediamo con forza ai Presidenti delle Camere di non riconfermare il consiglio di amministrazione della RAI e di avviare un percorso che non si basi su criteri di spartizione tra i partiti ed i movimenti, ben inteso anche il nostro.
Signor Presidente, colleghi, i Democratici voteranno a favore di questa legge perché è necessaria e perché rappresenta un primo passo in avanti per la parità di condizione tra tutte le forze politiche. Speriamo che l'anomalia italiana venga al più presto superata e che il centrodestra ed il centrosinistra, in un'ottica bipolare,


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sappiano in futuro costruire insieme le regole del confronto politico ed elettorale come adesso non è stato per colpa, sia chiaro, del conflitto di interessi (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Armando Cossutta. Ne ha facoltà.

ARMANDO COSSUTTA. Signor Presidente, colleghi, parlerò pochi minuti, meno di quanti mi spetterebbero, perché è ora di concludere e perché questo provvedimento giunge finalmente al voto. Vi giunge in ritardo, in grave ritardo; avremmo dovuto regolare da tempo l'assurda anomalia e gli insopportabili abusi nel campo delle telecomunicazioni politiche. Mi riferisco agli abusi di Silvio Berlusconi e delle reti Mediaset, che da sole rappresentano la metà del potenziale televisivo italiano.
Ogni lamentela vittimistica da parte del centrodestra è del tutto fuori luogo, rasenta il ridicolo. Ma come - diciamo la verità -, noi siamo qui a discutere e da mesi, da prima di Natale, ogni giorno e più volte al giorno, Berlusconi invia i suoi messaggi a milioni di cittadini, utilizzando il suo potere di padrone di non so quante reti: Canale 5, Italia 1, Rete 4 e tante altre collegate a queste e ad esse subordinate? È giusto, è cosa equa, è cosa democratica? Le vittime, onorevoli colleghi, siamo noi, non è Silvio Berlusconi. Noi siamo qui a discutere, ed anzi ci attardiamo ad adottare regole che in tutta Europa sono in vigore da sempre, ma in Italia no.
In Europa, si diceva, tutti in Europa e fare tutto come si fa in Europa, ma non per le televisioni. È cosa giusta? È cosa equa? È cosa democratica? La verità è che, contro ogni norma elementare di democrazia...

VALENTINA APREA. Nostro dovere e fonte di salvezza!

ARMANDO COSSUTTA. ...in Italia, come dappertutto, dovrebbe essere l'opposizione a chiedere regole in materia perché, da che mondo è mondo, le maggioranze parlamentari e di governo sono portate ad abusare del loro predominio pubblico, avvantaggiandosi rispetto alle opposizioni, per fare propaganda alla propria attività. Per tali ragioni, sono necessarie regole di equità, al fine di evitare, appunto, abusi da parte delle maggioranze e permettere alle minoranze l'esercizio dei loro diritti di informazione e di critica.
Ma quel che è logico in tutto il mondo, qui non vale; qui le minoranze non vogliono regole di sorta perché, pur essendo minoranze, si trovano nella particolare condizione per la quale il capo dell'opposizione è di fatto padrone dell'etere, dispone da solo di più strumenti di propaganda di tutte le forze di maggioranza e di governo messe insieme. Figurarsi che cosa avverrebbe nel caso in cui quel capo dell'opposizione potesse utilizzare a suo piacimento, se divenisse capo del Governo, anche le reti del servizio pubblico; se non ci saranno regole, il giorno sciagurato in cui Berlusconi diventasse capo del Governo, saremmo, nel campo televisivo, in pieno regime totalitario (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e misto-CCD).

PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

ARMANDO COSSUTTA. Basta col vittimismo; siamo noi forze democratiche (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e misto-CCD), noi società civile le vittime (Commenti del deputato Becchetti)...

PRESIDENTE. Colleghi! Onorevole Becchetti!
Prego, onorevole Armando Cossutta.

ARMANDO COSSUTTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo stati e siamo troppo permissivi nel consentire abusi e soprusi a Berlusconi (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e misto-CCD). Usque tandem, leggevo negli anni del liceo; usque


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tandem davvero: sino a quando, Berlusconi, abuserai della nostra pazienza? (Applausi dei deputati dei gruppi Comunista, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e dei Popolari e democratici-l'Ulivo - Applausi polemici dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e misto-CCD).
Che Berlusconi si lamenti è ben comprensibile: ci sono di mezzo, oltre che incommensurabili interessi politici, anche corposi, corposissimi interessi economici e finanziari. Da qui la violenza della sua avversità al provvedimento in esame, con un miscuglio di prepotenza, arroganza, violenza, tipiche delle componenti più reazionarie e di destra.
Berlusconi è la destra; è lui oggi l'espressione di una destra mercantile e corruttrice, prepotente e ingannatrice, che è destra e basta (Applausi dei deputati dei gruppi Comunista, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e dei Popolari e democratici-l'Ulivo). Riflettano gli italiani sul pericolo di questa destra e si uniscano nel fronteggiarlo. Si tratta di un pericolo che si fa serio, serio per davvero, in Italia e fuori dell'Italia.

BENITO PAOLONE. Vergognati, comunista!

ARMANDO COSSUTTA. Vorrei vedere un sussulto democratico contro l'alleanza tra Berlusconi e Bossi, l'amico del neonazista austriaco Haider (Proteste dei deputati del gruppo della Lega forza nord per l'indipendenza della Padania)...

SERGIO COLA. Di Prodi!

VALENTINA APREA. Bertinotti va bene!

ARMANDO COSSUTTA. ...che rappresenta una minaccia reale per la vita sociale e per la condizione democratica del paese.
Vorrei poter vedere sorgere in tutto il Mezzogiorno d'Italia un moto di protesta contro l'alleanza fra Berlusconi e Bossi, che rappresentano i nemici del sud e delle sue genti. Vorrei vedere una nuova presa di coscienza civile e razionale del popolo del nord. Vorrei vedere il costituirsi di uno schieramento vastissimo di donne e di uomini, di lavoratori, di intellettuali, contro la minaccia che incombe sulla vita nazionale, quella della destra, quella di una vera e propria restaurazione.

VALENTINA APREA. Comunisti!

STEFANO LOSURDO. Agit-prop!

ARMANDO COSSUTTA. Noi, colleghi della sinistra e del centro, noi parlamentari democratici abbiamo il dovere, non solo il diritto (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e misto-CCD)...
Voi di democrazie non vi potete neanche sciacquare la bocca (Applausi dei deputati dei gruppi Comunista, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici-l'Ulivo, dell'UDEUR, misto-Verdi-l'Ulivo e misto-Rinnovamento italiano - Vive proteste dei deputati del gruppo di Forza Italia)!
Noi, colleghi della sinistra e del centro, noi parlamentari democratici, abbiamo il dovere, non solo il diritto, di prodigarci per questo, anche con il provvedimento in esame e ovviamente non solo con esso (Applausi dei deputati dei gruppi Comunista, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici-l'Ulivo, dell'UDEUR, misto-Verdi-l'Ulivo e misto-Rinnovamento italiano - Molte congratulazioni - Alcuni deputati del gruppo di Forza Italia, rivolgendosi verso il deputato Armando Cossutta, mostrano il pugno chiuso).

PRESIDENTE. Colleghi, se non permettete agli oratori di esprimere la loro opinione, non credo che chi ci sta seguendo in televisione potrà cogliere i motivi di fondamento delle vostre ragioni (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Comunista).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mastella. Ne ha facoltà.


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MARIO CLEMENTE MASTELLA. Al termine di un confronto aspro e serrato, dichiaro, signor Presidente, onorevoli colleghi, il voto favorevole dei deputati del gruppo dell'UDEUR.
Con questo atto politico il Parlamento italiano non compie certo un gesto eccezionale, ma opera una scelta di ordinaria civiltà, allineando l'Italia ai paesi europei che immagino nessuno - senza provocare ilarità - potrebbe definire illiberali, arretrati o, peggio, totalitari. Io non so, e me lo chiedo, perché si sia voluto e scelto di inasprire i toni dello scontro; chi abbia avuto interesse, o ancora ne abbia, a tenere alta la tensione su una questione di libertà per tutti e non solo per alcuni. Non so quanto ne abbia guadagnato l'immagine del nostro paese, in presenza di toni forzati, di indignazioni manifestate fin troppo sopra le righe per apparire vere. La verità è che avevamo il dovere di disciplinare il confronto elettorale trovando regole che fossero in grado di fargli riacquisire toni meno frivoli e artificiosi, di sottrarlo al mercato degli ammiccamenti e dei sotterfugi; di elevarlo, insomma, come accade in tante realtà diverse dalla nostra, alla dignità di un dialogo tra maggioranza e opposizione sulle questioni alte della vita internazionale e nazionale.
Nel corso del dibattito sono state esplorate le esperienze vissute a livello occidentale. Si è preso atto della coerenza complessiva rispetto alla normativa italiana della legislazione in vigore nei paesi europei. Salvo, onorevoli colleghi, il Lussemburgo e l'Irlanda, l'Europa democratica si è data regolamenti che valorizzano in larga misura il confronto elettorale e sottolineano il valore dei progetti che entrano in competizione tra loro limitando, escludendo o confinando gli spazi devoluti alla pubblicità elettorale. Nessun divieto, dunque, nessun bavaglio, nessuna guerra ideologica, ma solo e soltanto una sana e legittima regolamentazione!
La differenza tra la propaganda elettorale e la pubblicità è emersa in tutta chiarezza in questi giorni, pur nella durezza di uno scontro che non ha offerto purtroppo varchi a mediazioni che avremmo auspicato ed erano utili e possibili.
La propaganda è cosa diversa dalla pubblicità: essa si affida al ragionamento, allo sforzo di persuasione, alla dialettica civile; mentre la pubblicità è il veicolo di mediazioni effimere, di messaggi subliminali che non giovano, il più delle volte e assai spesso, alla qualità della politica; naturalmente, se la politica vuole ancora essere lo specchio - e fa difficoltà ad esserlo - di un pensiero complesso e non lo schermo di una semplificazione portatrice di illusioni ottiche e di facili inganni.
Direte, onorevoli colleghi, che questa impostazione - la nostra: quella dell'UDEUR - riflette una qualche preoccupazione pedagogica e si porta dietro qualche riflesso arcaico. Tuttavia, riflettendo attentamente e fuori dalle polemiche anguste che hanno dominato in quest'aula, vi accorgerete che così non è. Non è vero che una politica rispettosa dei grandi valori di riferimento, capace di tradurli nel linguaggio adeguato e di trasmetterli in maniera efficace sia figlia del vecchio paternalismo. A me pare più paternalistica e ingannevole la «messaggistica» rapida, icastica, sommaria, semplificatrice dello spot commerciale. Senza contare che qui, signor Presidente, onorevoli colleghi, si apre un secondo argomento assai importante: che la pubblicità costa; che non tutti possono permettersela; e che quindi è assolutamente ingiusto che in una condizione di comunicazione senza regole, alla pubblicità si affidi solo chi abbia risorse ingenti da investire.
Dice o recita un vecchio adagio dalle mie parti (un adagio «concretista») che non si fa mai nulla per nulla!
Il fatto che ella, onorevole Berlusconi, insuperabile e intelligente persuasore politico (e lo dico con rispetto e ammirazione), abbia fatto e faccia spot a ripetizione la dice lunga sulla presenza continuata e non regolata sulle televisioni e le radio italiane: prima con gli auguri di Natale, che ricambio di cuore a lei e agli italiani, utilizzando questa occasione (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDEUR,


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dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici-l'Ulivo e Comunista - Si ride), ora con parole suadenti e amorose, lei ci da la dimostrazione che gli spot servono, servono eccome! Però che ella - e gliel'ho detto anche quando eravamo alleati, onorevole Berlusconi - corra i 100 metri avendone 20 di vantaggio non è giusto; che invece lei, eventualmente (questa sì è la democrazia che piace a noi), vinca alla pari, questo mi va bene e questo ci convince.
Non si può accettare cioè che il possesso disinvolto dei media e di denaro siano le uniche nuove divinità della videopolitica italiana e poiché oggi contano di più ai fini del consenso elettorale il salotto televisivo, i simboli e i messaggi in rete che non una platea di partito, l'esigenza di un bilanciamento equilibrato è democraticamente indispensabile. Se fosse legittimata una situazione così evidente di disparità, verrebbe meno il principio dell'eguaglianza dei punti di partenza. Verrebbe vulnerata cioè una essenziale questione di libertà. Se la possibilità di comunicare fosse consentita solo a chi ha mezzi da investire e ricchezze di cui disporre sarebbe una democrazia da ricco epulone che non ci piace.
Noi abbiamo tentato in questi giorni e abbiamo fatto la nostra parte per cercare dei punti di incontro che consentissero una verifica obiettiva e realistica della possibilità di intesa fra i due poli, trattandosi di una legge posta a base della convivenza democratica e del suo regolare svolgimento: oggi a noi, domani a voi e viceversa.
Non ci siamo perciò sottratti a mediazioni che fossero rispettose dell'impianto della proposta di legge e abbiamo atteso inutilmente che il Polo formulasse ipotesi in grado di riaprire un dialogo pur in un clima avvelenato da sospetti, insulti e gratuite insinuazioni. Purtroppo, non è stato così.
Non è scaturita una posizione, se non soltanto una posizione di principio scarsamente credibile, proprio perché formulata in presenza di quella che, non a caso, viene definita dai più la evidente anomalia della democrazia italiana. Si pensi per un istante all'ultima proposta formulata dagli esponenti di Forza Italia di garantire spazi di pubblicità televisiva proporzionali alla forza dei singoli partiti per intendere quanta ansia di tutela della libertà di tutti, anche dei gruppi meno cospicui o di quelli di nuova formazione, fosse presente nelle ipotesi di questi amici che sono state formulate. Si dimentica e, mi dispiace, lo dimentica l'onorevole Berlusconi, che nel nostro paese anche le forze politiche minori devono avere, ed è giusto così, pari dignità.
Del resto, come non ricordare che nel 1994, appena nato, il partito di Forza Italia, il suo partito onorevole Berlusconi, era perfettamente sconosciuto, ma proprio grazie agli spot televisivi, agli enormi mezzi e alle tre televisioni, è cresciuto imponendosi, e ci fa piacere, all'attenzione dell'opinione pubblica e dell'elettore?

AMEDEO MATACENA. Vergogna! Ladro di voti.

PRESIDENTE. Onorevole Matacena, la richiamo all'ordine per la prima volta.

AMEDEO MATACENA. Vergogna!

PRESIDENTE. Onorevole Matacena, la richiamo all'ordine per la seconda volta.

AMEDEO MATACENA. Vergogna! Sei passato alla sinistra.

PRESIDENTE. Onorevole Matacena, la richiamo all'ordine per la terza volta.
Onorevole Matacena, la prego di allontanarsi dall'aula. La prego di allontanarsi dall'aula! Rientrerà poco prima del voto. La prego (Il deputato Matacena abbandona l'aula).

MARIO CLEMENTE MASTELLA. Se qualcuno in quest'aula ha potuto ricordare che la democrazia cristiana quando aveva il 40 per cento dei voti non prendeva certo il 40 per cento degli spazi nelle tribunale politiche, vorrà dire che qualche


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nostalgia (Applausi dei deputati del gruppo dei Popolari e democratici-l'Ulivo) rispetto ad una diversa liberalità di impostazione che ha caratterizzato quella stagione che ci ha preceduto si affaccia anche nelle coscienze più critiche e meno predisposte a considerare obiettivamente i cinquant'anni di storia che abbiamo vissuto.
Diciamoci la verità, onorevoli colleghi e cittadini che ci ascoltate, il problema vero, immanente, al di là della definizione di regole eque nella comunicazione elettorale, è quello di tagliare con senso di giustizia - lo sottolineo - e quindi senza pregiudizi e accanimenti, il nodo del conflitto di interessi tenendo conto che esso, se nella fattispecie sembra toccare in prima persona (mi dispiace, ma è così) il leader dell'opposizione, a ben vedere lambisce, quando non interessa, anche altre potenziali situazioni di conflitto alle quali occorre guardare con obiettività e con alto senso di correttezza istituzionale.
In questa vicenda sono mancate le condizioni di serenità e di obiettività che devono accompagnare chiunque, maggioranza ed opposizione, i passaggi più significativi dei processi di riforma, specie quando questi processi toccano i nervi scoperti della dialettica politica ed elettorale. Ognuno perciò si assuma da qua in avanti le proprie responsabilità.
Per quanto ci riguarda, crediamo di avere una concezione obiettiva dal nostro punto di vista della natura e degli interessi che sono in gioco e anche delle ragioni che ci inducono in questo momento ad alzare i toni.
Signor Presidente, siamo ad un passaggio cruciale della nostra vita democratica. In questo passaggio incontriamo diversi e diversamente dislocati ostacoli al libero svolgimento della vita civile. Li troviamo a destra e a sinistra. Il nostro compito come UDEUR è di tenere alta la bandiera di una libertà critica che non vuole né padroni a destra né condizionamenti a sinistra (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia).
Un paese come il nostro dovrà ancora lavorare molto sul tema delle pari opportunità, occupandosi a fondo del valore che assume la funzione del servizio pubblico radiotelevisivo perché anche su questo versante, signor Presidente, e lei ne ha la piena responsabilità, noi abbiamo posto con serietà il problema d'un conflitto di interessi non meno grave e non meno invadente.
Per ora, ci basta accennare a questo tema, rinviandone la trattazione ad ulteriori passaggi legislativi, che troveranno il gruppo dell'UDEUR non meno intransigente ed attento, come ben sa il ministro Cardinale, alla cui obiettività ed alla qualità del cui impegno intendo dare pubblicamente atto (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia) al termine di questo difficile confronto parlamentare. Molte cose, dunque, onorevoli colleghi, ci lasciano perplessi; così come, per la verità, ci lascia perplessi e stupefatti la richiesta inedita al Capo dello Stato di non firmare questa legge, per la quale, invece, l'UDEUR dà il suo consapevole consenso parlamentare (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDEUR, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici-l'Ulivo, Comunista e Misto-Rinnovamento italiano).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bossi. Ne ha facoltà.

UMBERTO BOSSI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, una legge sull'informazione non poteva che essere causa di profondi dissidi, per i quali non si riesce a trattare, né a trovare la via pragmatica per venire a capo di un problema vitale come quello di un'informazione equa e corretta. Si fa così una par condicio che fraziona l'informazione in tante sigle politiche, spesso create dal trasformismo e dalla compravendita di parlamentari.
Il Governo vuole le elezioni con il sistema maggioritario e l'informazione elettorale con un sistema informativo di tipo proporzionale, perché, verrebbe da dire, l'Ulivo è pieno di piccoli frammenti da accontentare, ne ha certamente più del Polo. È una legge da applicare in toto anche alle piccole emittenti, che si troveranno


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in difficoltà; una legge figlia del consociativismo, che un tempo fu indicato come compromesso storico tra il partito comunista, che ufficialmente era all'opposizione, e la democrazia cristiana, che nel 1976 ufficialmente iniziò a governare il paese con il PRI (per ricordarlo, era il Governo Moro) ma in realtà lo governava non solo con il PRI ma anche con il partito comunista.
Eliminato Craxi, che per dieci anni aveva messo il suo piedone tra democrazia cristiana e partito comunista, bloccando il controllo totale del paese da parte dei poteri forti, che amano immensamente il compromesso storico, dove si annullano i valori, le diverse ideologie e restano gli affari, oggi i poteri forti, con il maggioritario, con l'Ulivo che racchiude la democrazia cristiana, con le sue correnti, e l'ex partito comunista, hanno preso la rivincita, sono riusciti ad istituzionalizzare il compromesso storico che un tempo aveva dato vita ai grandi ladrocini nel paese. Come allora il compromesso storico, oggi l'Ulivo è docile strumento nelle mani dei poteri forti, ne segue le direttive, ne completa i progetti. Questa legge, a mio parere, finirà per frammentare l'informazione politica in cento pezzettini: però, il vero motivo di questo dibattito è la scossa che sta intralciando i poteri forti ed il loro strumento politico, l'Ulivo.
Berlusconi ed il Polo hanno finalmente abbandonato le incertezze ed accettano di farsi strumento del cambiamento del paese (Applausi dei deputati del gruppo della Lega forza nord per l'indipendenza della Padania - Applausi polemici dei deputati del gruppo dei Popolari e democratici-l'Ulivo - Nei banchi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e dei Popolari e democratici-l'Ulivo si ride), sulla base di garanzie precise; dopo che la moneta unica europea ha archiviato la possibilità di secessione, la Lega, stipulando l'accordo con il Polo, ha dato il via ad un'alleanza che porterà alla sconfitta storica ed irreversibile del compromesso storico (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega forza nord per l'indipendenza della Padania, di Forza Italia e di Alleanza nazionale), al superamento del centralismo con il federalismo e la devolution, ad un deciso contrasto del ladrocinio dei poteri forti, che stanno saccheggiando lo Stato ed il paese, grazie alla loro truppa politica (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega forza nord per l'indipendenza della Padania, di Forza Italia e di Alleanza nazionale)!
Davanti allo spettro della fine dei loro interessi, sono stati gettati in campo perfino Capi di Stato, Primi ministri, che sentono che tali resteranno ancora per poco tempo, perché sentono che, se in due paesi importanti cessa il governo del consociativismo, cambia il vento in tutta Europa (Applausi dei deputati del gruppo della Lega forza nord per l'indipendenza della Padania). Ognuno dei membri di quella che sembra una vera e propria famiglia Addams sente avvicinarsi la sconfitta, il rischio di tornare a casa sua per scelta degli elettori, il rischio che riguarda i loro interessi prosaici.
Soprattutto, lanciano accuse di nazismo ad Haider e, subito dopo, la stessa accusa viene girata da D'Alema a me, che fino a qualche settimana fa, sempre da D'Alema, venivo definito assolutamente democratico ed essenziale al processo della democrazia del paese (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega forza nord per l'indipendenza della Padania, di Forza Italia e di Alleanza nazionale).
Tutto va male, tutto va male, bisogna cercare un nemico, l'euro è fallimentare...

DOMENICO IZZO. Padania libera, Padania libera!

PRESIDENTE. Onorevole Domenico Izzo, la richiamo all'ordine.

UMBERTO BOSSI. Le politiche domestiche di questi membri della famiglia Addams che si danno da fare: ecco il tentativo di creare il nemico. È tornato il nazismo. Ebbene, parliamoci onestamente: il livello di apertura della società dei paesi dell'Europa occidentale è così alto che non possono tornare alle vecchie dittature, fascismo, nazismo e comunismo. L'imperialismo


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europeo occidentale, che un tempo caratterizzava fascismo e nazismo - per limitarsi a questo -, era basato sulla società nazionale chiusa, compattata dal nazionalismo e dal centralismo, che serviva ai grandi interessi sia ad evitare la concorrenza esterna, impedita con le barriere doganali, sia a sostenere la conquista di nuovi mercati attraverso la guerra. Ci fu chi cercò il posto al sole, certo, chi come la Germania non aveva colonie e cercò, con Hitler, di assoggettare l'intera Europa. Ebbene, oggi, gli interessi economici che allora spinsero i paesi alle dittature si sono internazionalizzati.

Una voce dai banchi del gruppo dei deputati dei Democratici di sinistra-l'Ulivo: «Ignorante!».

UMBERTO BOSSI. La loro politica di espansione commerciale aggressiva non la fanno più chiudendo gli Stati, ma distruggendo i popoli, la società, i valori dell'uomo, la sua identità, con immigrazioni senza controllo (Applausi dei deputati del gruppo Lega forza nord per l'indipendenza della Padania e di deputati del gruppo di Forza Italia). Semmai, questo nuovo nazismo, il nuovo fascismo sono nella politica, o molta parte della politica, che sento portare avanti dall'Ulivo e dai grandi poteri di cui è al servizio.
La democrazia significa il governo migliore possibile del popolo, che non è un concetto astratto, al contrario, il popolo è fatto di uomini, donne, bambini, dei loro affetti, delle loro culture. Ebbene, oggi c'è chi gioca sporco, chi ripete tronfio che il consumismo ha reso impossibile la dittatura perché le dittature sono possibili solo nelle società chiuse - e questo è vero -, che dal punto di vista quantitativo la democrazia è aumentata. Certo, è aumentata, ma se considerassimo la somma algebrica della quantità e della qualità della democrazia, scopriremmo che la democrazia non è così aumentata, amici del consociativismo. C'è il declino dei parlamenti o addirittura la loro sterilizzazione con il sistema elettorale maggioritario; c'è il dispotismo illuminato; ci sono le authority proliferanti; c'è la mistica della sovranità del mercato, di chi ha fatto quello che gli americani indicano come un voltafaccia totale from Marx to market, da Marx al mercato, da un giorno all'altro, in cerca dei protettori migliori che garantiscono maggiormente la vittoria (Applausi dei deputati del gruppo Lega forza nord per l'indipendenza della Padania).

MAURO GUERRA. Guarda là, i banchi del Polo.

LUIGI OLIVIERI. Guarda là!

UMBERTO BOSSI. Voi, voi, non là. Oggi, sentendo suonare la campana dell'ultimo giro, fanno ragliare il soggetto più debole, l'organo meno qualificato della partita europea: il club dei Capi di Stato, dei Presidenti del Consiglio che, nei vari Stati, sono i perdenti prossimi venturi della socialdemocrazia e del compromesso storico che inquina ancora l'Europa. Il tentativo di interferire con il processo democratico in Austria rappresenta un'inaccettabile forzatura del club dei Capi di Stato, che stanno per essere mandati a casa dagli elettori. Essi non sono i soggetti forti dell'Europa, che sono la Commissione e il Parlamento e non certo il club dei Capi di Stato.
Noi siamo contrari all'enfasi di accusa non corrispondente ai fatti; ovunque montano le perplessità e la protesta davanti a questa riedizione della dottrina di Breznev, vale a dire quella della sovranità limitata dei paesi del blocco sovietico, per cui dovevano subire la volontà di Mosca oppure essere schiacciati (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega forza nord per l'indipendenza della Padania, di Forza Italia e di Alleanza nazionale). È tanto debole l'accusa di nazismo nei confronti di Haider che fino a due sere fa, fino all'ultimo momento, la sinistra chiedeva di fare un Governo tecnico con Haider.

GIOVANNI BRUNALE. Ma cosa stai dicendo?


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UMBERTO BOSSI. Quindi, il problema erano le poltrone, non il nazismo; era il tentativo di salvare il salvabile (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega forza nord per l'indipendenza della Padania, di Forza Italia e di Alleanza nazionale).
Noi siamo contenti che l'Austria, grazie ad Haider, esca dal compromesso storico - democrazia cristiana ed ex partito comunista, la sinistra, oggi Ulivo -, che possa stroncare con forza democratica il ladrocinio, la finta democrazia, che purtroppo è ancora presente nel nostro paese, ma per poco. Il paese diventerà federalista e cambierà, nonostante voi e nonostante quelli che proteggete, i poteri forti (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega forza nord per l'indipendenza della Padania, di Forza Italia e di Alleanza nazionale - Molte congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Soro. Ne ha facoltà.

ANTONELLO SORO. Signor Presidente, colleghi, caro Bossi, voteremo a favore di questa legge, con la serena consapevolezza di aver concorso ad allargare il diritto di cittadinanza degli italiani. Lo abbiamo fatto nel rispetto delle regole che presiedono a questo libero Parlamento, rifiutando e respingendo il clima e i toni di una rissa verbale che spesso abbiamo avvertito come ingiusta violenza.
Noi sappiamo che questo clima ha molto a che vedere con la grande anomalia italiana, quel conflitto di interessi per cui una stessa persona assume in sé il titolo di capo di uno schieramento politico e di proprietario della più grande azienda radiotelevisiva del nostro paese; una mostruosità che non esiste in nessuno Stato al mondo.
Tuttavia, vogliamo separare le due questioni: ci sentiamo impegnati a risolvere in modo serio e rigoroso, attraverso una legge del Parlamento, il conflitto di interessi, ma oggi votiamo una legge che ha fondamento e valore autonomi, perché risponde alla domanda di eguaglianza che viene dai cittadini italiani, per aggiornare le leggi ai cambiamenti intervenuti nella nostra società, nelle abitudini di vita di tutti noi.
Nessuno può negare che l'orientamento elettorale nel nostro tempo è fortemente influenzato dalla comunicazione radiotelevisiva. Sappiamo che quattro italiani su dieci ricevono informazioni esclusivamente attraverso la televisione, mentre gli altri sei ne sono comunque fortemente condizionati.
La grande piazza mediatica ha sostituito la vecchia piazza dei comizi, più o meno felicemente confinati nella memoria dei meno giovani. Alla nuova piazza si accede in Italia attraverso due soli balconi, due finestre: uno è il balcone del servizio pubblico, governato da una Commissione parlamentare di vigilanza presieduta da un uomo dell'opposizione, l'onorevole Storace, attuale candidato per il Polo alla presidenza della regione Lazio. L'altro balcone dal quale si accede alla piazza mediatica è proprietà di un privato, al quale occorre chiedere il permesso, pagando, per averne la disponibilità, a discrezione del proprietario.
Noi pensiamo che sia assolutamente indispensabile disciplinare questo sistema, trovare una regola. Vogliamo che sia garantita a tutti, proprio a tutti gli italiani, in egual misura e tendenzialmente a titolo gratuito, la possibilità di affacciarsi al balcone di questa moderna piazza mediatica, perché ognuno possa far conoscere le sue idee e i suoi programmi.
Sarebbe incomprensibile - credo che nessuno davvero lo capirebbe - dover selezionare in qualche modo l'accesso a questa piazza, a questo balcone, a questa finestra, vagliando le richieste secondo una regola non paritaria. Sarebbe ancora più incomprensibile l'idea di conservare in modo esclusivo i vincoli, gli obblighi, le condizioni esistenti in Italia da cinquant'anni per i vecchi strumenti della propaganda elettorale, quali i manifesti murali, e negarli per gli strumenti più moderni della comunicazione radiotelevisiva.
È questa una pretesa illiberale, un colpo di Stato (come ha detto l'infelice


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senatore La Loggia), un rigurgito statalista e stalinista? In questi giorni abbiamo ascoltato con rispetto le amenità dell'onorevole Armaroli e le improbabili argomentazioni dei molti lettori di interventi in fotocopia, ma anche gli argomenti di chi ha difeso, con sincera passione, la richiesta di conservare l'attuale regime. Non abbiamo colto però al di là delle parole, delle suggestioni e delle polemiche, la volontà di un accordo vero.
Quando l'onorevole Berlusconi eccita gli animi dei suoi, dicendo che si vuole togliere la parola all'opposizione, di fatto confessa che oggi l'opposizione gode di un vantaggio indebito.

ELIO VITO. Quale?

VINCENZO ZACCHEO. E la RAI?

ANTONELLO SORO. Avete cercato di presentare agli italiani questa legge come un atto di rapina, un esproprio di beni privati, un'indebita imposizione di vincoli e costrizioni alla libertà di impresa (Commenti del deputato Garra). In particolare, più di uno ha ripetuto che l'obbligo di favorire l'informazione, il confronto e il contraddittorio, imposto alle reti private, è un atto di violenza statalista, un bavaglio all'opposizione e un esproprio per il leader della stessa
Vorrei sommessamente ricordare che la concessione delle frequenze non è un'eredità che l'onorevole Berlusconi ha ricevuto dai nonni (Applausi dei deputati dei gruppi dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Democratici-l'Ulivo, Comunista e misto-Rinnovamento italiano - Proteste dei deputati del gruppo di Forza Italia), ma nasce da un preciso rapporto giuridico tra l'amministrazione dello Stato e il concessionario: questo rapporto comporta diritti e doveri, opportunità, ma anche obblighi. Pensiamo che allargare gli spazi di informazione e favorire la partecipazione consapevole degli italiani sia un obbligo ineludibile.
Si è posta, da parte di molti, una questione di libertà. Noi Popolari, che abbiamo consuetudine non recente con l'idea di libertà e di democrazia, valori che non abbiamo scoperto negli ultimi tempi, sappiamo che la libertà di informare e di essere informati si esercita all'interno di una regola. La mancanza di regole consente la libertà solo ai più forti e l'ineguaglianza nella comunicazione delle idee altera in profondità il meccanismo democratico. Per questo, sentiamo che è giusto sostenere questa legge.
Ci siamo divisi, inoltre, su un altro aspetto non secondario. Abbiamo scelto un modello che propone più informazione e meno spot, meno pubblicità. Abbiamo scelto un modello, esattamente come avviene in Gran Bretagna, in Francia, in Spagna e in Germania, paesi che non sono annoverati tra i più illiberali del nostro pianeta. Pensiamo che l'informazione stia alla politica come la pubblicità sta al commercio. La pubblicità è la forma più adatta per cogliere l'umore, sollecitare la simpatia, evocare suggestioni, acquisire consumatori, ma non per favorire la consapevolezza e la critica, il paragone e il confronto, la percezione delle differenze (Applausi dei deputati dei gruppi dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Democratici-l'Ulivo, Comunista e misto-Rifondazione comunista-progressisti). Nello spot manca il contraddittorio. Lo spot rende possibile l'equivoco, l'illusione e le bugie! Può accadere che taluno si proponga come alfiere della civiltà dell'amore e, senza alcun affanno, approvi nello stesso giorno il voto di una mozione di solidarietà per Jorg Haider, il leader austriaco della xenofobia (Applausi dei deputati dei gruppi dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Democratici-l'Ulivo, Comunista e misto-Rinnovamento italiano - Proteste dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega forza nord per l'indipendenza della Padania). Per noi il cittadino di una democrazia non virtuale è titolare di un diritto di scelta e non oggetto di una campagna pubblicitaria, un consumatore da imbonire. Il Governo delle istituzioni non è un detersivo!


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MICHELE RALLO. È meglio Santoro!

ANTONELLO SORO. Da questa concezione non commerciale della democrazia deriva la scelta di approvare una legge che allinea l'Italia alle principali democrazie europee anche in questo campo. Ma esiste un aspetto che mi pare sottovalutato in questo dibattito. Questa legge, introducendo la gratuità dei messaggi nelle TV nazionali, sia in quelle del servizio pubblico sia in quelle in concessione, diventa un serio, concreto, efficace strumento per ridurre i costi della politica e quindi elimina una pericolosa distorsione che rischia di crescere nella nostra vita pubblica: quella che per fare politica sia necessario spendere miliardi e miliardi per le campagne elettorali (Applausi dei deputati dei gruppi dei Popolari e democratici-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo). Contenere i costi della politica serve assai più di molte gride manzoniane per affrontare la questione morale e per battere la corruzione (Commenti di deputati del gruppo di Forza Italia)... Non so quale sia la vostra esperienza di corruzione (Applausi dei deputati dei gruppi dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Comunista), noi sappiamo cosa è avvenuto in Italia e vorremmo che su questo la memoria degli italiani non si appannasse.
In questi mesi il Polo ha rinunciato a proporre un modello alternativo a quello del Governo...

ELIO VITO. È falso!

ANTONELLO SORO. ... ha oscillato tra la polemica gridata sopra le righe con parole pesanti e poco meditate e la richiesta di un blocco della vita parlamentare ordinaria, l'ostruzionismo, la minaccia di più gravi rotture. Ora viene annunciato un ricorso al Capo dello Stato e viene effettuata una pressione che noi consideriamo irrituale e indebita. Ma noi abbiamo fiducia nel Capo dello Stato, abbiamo fiducia nella Corte costituzionale, in tutti i presidi della democrazia italiana ed abbiamo fiducia nelle nostre ragioni. Noi, però - e questa è la differenza -, non rovesceremmo mai il tavolo del gioco politico e parlamentare quando dovessimo perdere...

ANTONIO GUIDI. L'avete fatto!

VINCENZO ZACCHEO. L'avete già fatto!

ANTONELLO SORO. ... perché non è nel nostro codice genetico un'idea proprietaria delle istituzioni (Commenti)... Ma sentite, voi della Lega per qualche settimana dovreste astenervi dal parlare (Applausi dei deputati dei gruppi dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, i Democratici-l'Ulivo, Comunista, misto-Rifondazione comunista-progressisti e misto-Rinnovamento italiano)!

DANIELE MOLGORA. Ma guarda che hanno parlato da laggiù!

ANTONELLO SORO. Noi non abbiamo, dicevo, un'idea proprietaria delle istituzioni e sarebbe molto bello se in Italia anche l'opposizione accettasse questo costume e questo stile (Vivi, prolungati applausi dei deputati dei gruppi dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Democratici-l'Ulivo, Comunista, dell'UDEUR, misto-Verdi-l'Ulivo, misto-Rifondazione comunista-progressisti e misto-Rinnovamento italiano - Molte congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fini. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO FINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, molti dei deputati del centrodestra che sono intervenuti nel dibattito hanno messo in evidenza come la forte determinazione e - come confermano alcuni interventi - addirittura l'ossessione con cui la maggioranza ha impegnato tutta se stessa, e per diversi giorni, al fine di far approvare questa legge, trovino origine nel periodo immediatamente


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successivo alle elezioni di giugno (il voto per le europee, il voto amministrativo). Credo che non soltanto noi, ma anche chi ci segue da casa ricordi quel voto, l'affermazione alle europee di Forza Italia e dei Radicali e, soprattutto, la sconfitta della sinistra in quella che per tanti anni era stata la sua roccaforte.

GINO SETTIMI. Pensa al tuo partito!

GIANFRANCO FINI. Il Polo espugnò Bologna e ci fu in quel momento - lo dico senza offendere nessuno - un evidente sconforto a sinistra. Ci fu, ed apparve evidente, qualche segnale di panico. Da più parti si chiesero, anche per consolare i compagni depressi: ma come mai la sinistra ha perso? Come mai il messaggio più o meno suadente non è stato raccolto? Come mai sono stati sconfitti i presunti artefici del buon governo, perfino dove avevano governato per oltre cinquant'anni? Posti di fronte al bivio - perché il risultato elettorale di giugno fu inequivocabile -, si trovarono davanti alla necessità di dar vita ad un esame serio per capire i motivi per cui avevano perso a Bologna e alle europee (Commenti del deputato Olivieri)... E credo di poterlo dire senza suscitare alcuna ilarità, perché tutti sanno che le elezioni europee per Alleanza nazionale non andarono bene, per cui non capisco davvero quale sia il senso dell'ilarità. Parlo a voi, che siete lì, ossessionati da questa legge, posti di fronte alla necessità di capire perché il voto di giugno avesse fatto avanzare Forza Italia e la lista Bonino ed avesse visto la sinistra sconfitta anche là dove aveva governato per cinquant'anni; anziché fare quello che a mio modo di vedere sarebbe stato serio fare, cioè chiedere a voi stessi il perché della sconfitta, avete scelto la strada tipica di trovare il nemico, il capro espiatorio.
Dopo non so quali e quante meditazioni avete individuato il nemico nello spot di quindici o venti secondi con cui si fa propaganda televisiva. Lo dico, onorevoli colleghi della sinistra, proprio perché, come tante volte avete detto, Alleanza nazionale di spot ne ha fatti pochi o non ne ha fatti per niente, ma è stata una nostra scelta...

VASCO GIANNOTTI. Ha perso...

GIANFRANCO FINI. ... non è stata un'imposizione. Poiché qui si parla come se gli italiani sapessero esattamente quel che dice la legge che oggi volete cambiare votando, deve essere ribadito che lo spot è una possibilità di cui, se si vuole, si può disporre. Infatti, se foste onesti con voi stessi, dovreste dire che, se non li avete fatti, non è stato perché le televisioni private non li hanno voluti, ma perché avete legittimamente, al pari di altri, deciso di non farli. Va ricordato che gli spot possono essere pagati da tutti, perché avete approvato una legge, con il nostro dissenso, che prevede il rimborso per le spese elettorali. Non dite inoltre che si può spendere quel che si vuole, perché c'è un'altra legge che pone tetti massimi in campagna elettorale (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale, di Forza Italia e misto-CCD).
Molto più semplicemente, voi avete deciso di individuare il nemico. È una vecchia tecnica. C'è una sconfitta? Si deve individuare la ragione di tale sconfitta, il nemico. Avete scelto lo spot e, come sempre accade quando, almeno in una certa sinistra, si individua il nemico, è scattato il riflesso incondizionato, il DNA più antico: c'è un nemico? Sopprimiamolo! Facciamo una bella legge che vieti lo spot, annulliamo la causa della sconfitta. Ma così facendo, onorevoli colleghi, avete dimostrato quanto sia stato strumentale non soltanto tutto l'accanimento di questo dibattito, ma soprattutto quanta ragione abbia il centrodestra complessivamente e quanta ragione abbia tutta l'opposizione nel dire che si tratta di una legge fatta ad uso e consumo della maggioranza, perché, avendo rivendicato come libera scelta la possibilità di non trasmettere spot, se oggi dico che state alterando le regole del gioco penso di poterlo fare, creduto dagli italiani, non per difendere i miei interessi, ma per difendere un sacrosanto diritto che è quello, se si vuole, di fare gli spot.


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Se uno non li vuol fare non li fa (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale, di Forza Italia e misto-CCD).
Ma c'è di più. Vorrei che qualcuno spiegasse per quale motivo, fino al giorno successivo alla sconfitta di Bologna e al voto europeo, non c'è stato uno solo nella maggioranza che abbia detto: «Perché mai il decreto sulla par condicio, presentato per sette volte, non è stato convertito in legge dal Parlamento?». Evidentemente perché il Parlamento non reputava quella norma - il decreto Dini - una questione di vita o di morte. Mi spiegate perché - mi rivolgo in particolare a lei, onorevole Soro - coloro i quali oggi dicono che la politica ha una dignità e non è un detersivo, non si preoccupavano di questo aspetto nel momento in cui facevano i ribaltoni e determinavano, con una politica trasformista, un'offesa nei confronti della politica? (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale, di Forza Italia e misto-CCD).

ANTONIO BORROMETI. Chiedilo a Bossi!

GIANFRANCO FINI. La politica non viene offesa se si fa uno spot che possono fare tutti. La politica non la offende uno spot che è a disposizione di tutti. La politica viene offesa da atteggiamenti ipocriti e voi siete i maestri dell'ipocrisia (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale, di Forza Italia e misto-CCD).

EMILIO DELBONO. Chiedilo a Bossi!

GIANFRANCO FINI. Siete i maestri dell'ipocrisia, come dimostra il fatto che considerate degno di essere interlocutore soltanto colui che si allea con voi.
Nei confronti della Lega, da parte nostra c'è stata e c'è chiarezza (Dai banchi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e dei Popolari e democratici-l'Ulivo si grida: «Eh!»). Devono cambiare proprio come hanno detto di voler fare; devono ripudiare la secessione, come hanno detto di voler fare.

DOMENICO IZZO. Brava Lega!

GIANFRANCO FINI. Lei, onorevole D'Alema, dovrebbe rispondere a quello che le ha detto adesso l'onorevole Bossi: perché lei non smentisce che faceva la corte a Bossi quando era secessionista, infischiandosene allegramente delle loro posizioni? (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale, di Forza Italia e misto-CCD e dei deputati Bampo, Cavaliere e Galli).
Al di là di questo aspetto che credo sia importante, mi chiedo perché, fino a prima del voto di giugno, non vi siate posti il problema di quello che fa l'Europa in termini di comunicazione televisiva e di propaganda televisiva. Magari perché pensavate che fosse più che sufficiente una RAI-radiotelevisione di Stato che fa spot quotidiani ma occulti in favore del Governo (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale). Infatti capita, come capita, di sentir nominare il ministro Turco, o la ministra Turco, come ministro dei bambini, o che il Presidente del Consiglio sia ospite di un talk show televisivo, il sabato sera, in un'ora di massimo ascolto, senza che vi sia da parte dell'opposizione il sacrosanto diritto alla par condicio, o, come accade tutti i giorni, che nell'ambito della televisione pubblica siano invitati a commentare certi fatti unicamente esponenti del pensiero politico e della cultura di sinistra. Ebbene prima delle elezioni di giugno, non vi ponevate il problema di cosa fa l'Europa! Vi bastava la RAI e non pensavate che attraverso gli spot potesse esservi un atteggiamento diverso da parte degli elettori.
In conclusione, avete dimostrato di considerare gli italiani talmente ottusi da essere influenzati da uno spot che è a disposizione di tutti. Credo che sia il caso di ricordare, dopo aver sentito in particolar modo l'onorevole Cossutta, visto che mi sembra fermo ad un'epoca in cui ancora non c'era la televisione (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale e di Forza Italia), che oggi almeno c'è il telecomando, che è a disposizione di tutti e chi non vuol vedere gli spot può


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cambiare canale, e lo possiamo fare tutti se lo vogliamo!
Avete dimostrato di essere poco rispettosi dell'intelligenza degli italiani, ma soprattutto avete dimostrato di barare al gioco, e questo è l'aspetto più serio. Ci avete detto, in particolar modo, durante i lavori della bicamerale, onorevole D'Alema... Mi rivolgo a lei perché è Presidente del Consiglio di un Governo che si è schierato. Fosse stato un dibattito parlamentare con il Governo neutro... invece abbiamo avuto un Governo impegnato in modo parossistico, minuto dopo minuto, perché venisse approvata la legge. Quando presiedeva la bicamerale, diceva: le regole sono tali se valgono per tutti, se sono condivise da tutti.
Voi adesso date vita ad una normativa della campagna elettorale che è fatta a vostro uso e consumo. Coloro che hanno visto questo dibattito dalla televisione se ne sono già accorti, perché nello stesso momento in cui si dà parità di accesso, in base a quella che è non la presenza parlamentare ma la divisione tra maggioranza e opposizione, si bara sapendo di barare. Poiché siete otto-dieci-dodici - nemmeno voi sapete quanti siete! - mentre il centrodestra è compatto, ed ha soltanto tre soggetti politici...

LUIGI MASSA. Siete quattro!

GIANFRANCO FINI. ...non potete pensare di dire che è par condicio nello stesso momento in cui voi parlate per dodici volte e riservate all'opposizione il diritto di parlare tre volte!
Concludo, Presidente. Con buona pace degli spot, l'inflazione al 2,2 per cento, il perdurare della criminalità, il dramma dei disoccupati nel sud, il carico fiscale, il disastro nei trasporti non sono spot elettorali, e oggi potete vietare tutti gli spot che volete ma sappiate che quando, dopo le regionali, vi renderete conto ancora una volta di aver perso, non sarà stato per lo spot, ma perché siete arroganti e non avete idee, progetti e programmi da comunicare agli elettori (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale, di Forza Italia e misto-CCD - Molte congratulazioni - L'onorevole Matacena rientra in aula).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Berlusconi. Ne ha facoltà.

SILVIO BERLUSCONI. Signor Presidente, signori deputati, sono stato tentato fino all'ultimo di rinunziare a prendere la parola. Sembrava infatti del tutto inutile, visto l'andamento del dibattito, aggiungere ulteriori argomentazioni alle tante altre svolte in quest'aula dai colleghi di Forza Italia e del Polo per le libertà. Argomentazioni alle quali la maggioranza non ha mai voluto prestare attenzione, chiusa com'era e com'è nel suo pregiudizio politico e nella difesa faziosa dei suoi interessi di parte.
Se ho respinto questa tentazione, l'ho fatto solo per il rispetto che porto a quest'Assemblea e per la fiducia incrollabile che, nonostante tutto, continuo a nutrire nel metodo della democrazia parlamentare.
Ugualmente forte è la tentazione di rispondere alle tante provocazioni, sconfinate spesso nell'insulto e nell'offesa, di cui siamo stati fatti bersaglio in questi giorni. Non farò neppure questo. Non posso però fare a meno di ribadire che Forza Italia è e resta un partito moderato anche quando è costretta alla massima intransigenza per difendere non solo i suoi diritti ma i diritti di libertà di tutti (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale)!
La moderazione non può essere mai, ripeto mai, acquiescenza ai soprusi; non può essere nemmeno acquiescenza alla menzogna ancorché praticata con gli artifizi della retorica e le astuzie della politica. In questa vicenda la maggioranza ha fatto un uso spregiudicato degli uni e delle altre. La verità è che la sinistra ha sentito il bisogno di questa legge - come ha appena ricordato Gianfranco Fini - solo dopo la sconfitta delle elezioni europee, preoccupata che lo stesso risultato potesse ripetersi alle prossime elezioni.


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Dopo il voto di giugno si è aperto così un vero e proprio festival delle menzogne.
Voi della sinistra avete ripetuto fino alla noia che questa materia non era regolamentata. Sapete che è una menzogna, che questa materia è regolamentata nella legge elettorale che voi avete proposto e approvato nel 1993, quando Forza Italia non era neppure nata; la regolamentazione è precisa e garantisce a tutti, dico a tutti, uguale accesso alle televisioni che vogliono programmare gli spot; regola il prezzo con uno sconto che è precisato nella misura del 65 per cento; regola nel dettaglio anche il contenuto, prevedendo che non si possano usare elementi spettacolari e che si possano soltanto raccontare i programmi che il partito presenta agli elettori.
Avete anche affermato che alcune forze politiche non avevano i soldi per pagare gli spot. Non è vero neppure questo, perché tutte le forze politiche hanno avuto il finanziamento pubblico, ma voi avete preferito utilizzarlo in modo diverso, concentrando le vostre risorse sulla vecchia struttura di partito: funzionari, sedi e giornali. Noi, invece, abbiamo scelto liberamente - come tutti potevano fare - di usare questi finanziamenti per informare i cittadini sui nostri impegni. Avete affermato anche che non potevate dare soldi al vostro nemico. È solo un pretesto: avreste potuto benissimo acquisire spazi sulle altre emittenti televisive nazionali e locali e sulla stessa RAI che, per vostra unica decisione, è rimasta chiusa alla comunicazione politica. Per una vostra precisa decisione - lo ripeto - perché evidentemente avete altri modi per garantirvi una RAI totalmente schierata a vostra difesa (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e misto-CCD)!
Avete continuato anche a mentire, in tutte le occasioni (Proteste dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici-l'Ulivo e Comunista - Commenti del deputato Palma)!

PRESIDENTE. Onorevole Palma, la richiamo all'ordine!

SILVIO BERLUSCONI. Tutti i protagonisti della sinistra hanno continuato a mentire dicendo che in nessun paese europeo è consentita la comunicazione politica sotto forma di spot. Sapete bene che non è vero, che vi sono molti paesi in cui vi è libertà totale.

GIUSEPPE PETRELLA. In quali?

SILVIO BERLUSCONI. Sapete bene, tuttavia, che negli altri paesi vi è un criterio che non è quello che avete stabilito come punto fermo di questa legge. La ripartizione dei tempi e degli spazi è presente in tutti i paesi, in proporzione alla rappresentanza elettorale.
Avete definito antidemocratica la mia proposta basata sulla ripartizione proporzionale dei tempi. Ma allora le chiedo, signor Presidente, è antidemocratica la ripartizione dei tempi che lei fa in quest'aula in base alla consistenza dei gruppi? È antidemocratica la ripartizione del finanziamento pubblico in base alla forza dei gruppi parlamentari? Voi diessini, i soldi li avete presi in base ai vostri voti o in base a quelli del più piccolo dei vostri alleati? (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e misto-CCD). Assegnando ad ogni partito, od anche ad un partito come Forza Italia che, nelle recenti elezioni europee, ha ottenuto il 25 per cento dei voti, uno spazio del 4 per cento, quale risulterà dalla ripartizione per il numero dei partiti che esistono, voi private il 25 per cento degli elettori italiani della possibilità di ascoltare la libera voce di Forza Italia (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e misto-CCD).
Avete sempre proceduto nella mistificazione affermando che le regole del gioco democratico le avreste concordate con l'opposizione, così come avviene in ogni società libera ed in ogni democrazia liberale. Al contrario, oggi sulla comunicazione politica, che è parte fondamentale


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di queste regole, procedete con un autentico colpo di maggioranza, con un autentico colpo di mano.
Alla fine di un percorso parlamentare segnato da gravi irregolarità il risultato è una legge incostituzionale, liberticida, antistorica e illiberale che imbavaglia l'opposizione e distorce così le scelte degli elettori.

MAURA COSSUTTA. Ma se sei entrato in politica per toglierti i debiti!

SILVIO BERLUSCONI. È una legge anticostituzionale e liberticida, perché vieta alle forze politiche l'uso del più moderno e diretto mezzo di informazione di massa e lo fa proprio in campagna elettorale, quando il bisogno di comunicazione tra politica e cittadini è quanto mai indispensabile. È una legge antistorica e distorsiva della volontà popolare, perché la libertà del dibattito è inseparabile dalla libertà di scegliere il mezzo migliore con cui comunicare il proprio pensiero; una legge che va nella direzione opposta rispetto alla costruzione di quel bipolarismo che, a parole, non vi stancate mai di invocare.
La pretesa di mettere sullo stesso piano forze politiche di peso tanto diverso tra loro alimenta la tanto deprecata frammentazione ed anzi favorisce la polverizzazione della rappresentanza popolare, l'esatto opposto del bipolarismo. Infatti, questa legge apre gli schermi della televisione a tutti i partiti nella stessa identica misura, che abbiano il 30 o lo 0,1 per cento dei voti.
Vi abbiamo proposto il criterio proporzionale europeo, per garantire a tutti il giusto spazio secondo la volontà popolare, ma senza escludere nessuno perché, contrariamente a quello che avete cercato di far credere, una quota congrua era riservata alle nuove formazioni politiche.
La verità è che avete concepito una legge fatta contro di noi e nell'interesse di quella decina, di quella dozzina di partiti e partitini che compongono la vostra coalizione (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale, di deputati del gruppo della Lega forza nord per l'indipendenza della Padania e del deputato Bampo). Con questa legge voi volete soltanto consolidare il vostro strapotere comunicativo (Dai banchi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo si ride). Lo dimostrano i fatti; il resto sono parole!

PRESIDENTE. Colleghi!

SILVIO BERLUSCONI. Nelle recenti elezioni europee (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)... Fatti, non parole, signori della sinistra!
Nelle recenti elezioni europee i leader della sinistra hanno avuto più di 5 mila minuti di presenza sulle televisioni nazionali, pubbliche e private; i leader dell'opposizione 1.500 minuti. Significa che avete avuto cinque volte - rispetto ad una volta e mezza nostra - di prevalenza comunicativa (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e misto-CCD)! Se poi applichiamo al minutaggio il numero degli spettatori (perché è chiaro che Retequattro può arrivare ad un milione di spettatori, mentre il TG1 della RAI ne ha 9 milioni), se dunque applichiamo questo moltiplicatore, arrivate ad avere dieci volte i contatti che abbiamo avuto noi nei sei mesi precedenti le elezioni europee (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale) e l'uso degli spot è stata una piccolissima, legittima difesa, perché è servito soltanto parzialmente a riequilibrare il divario comunicativo, che è stato ed è tutto a vostro favore (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale)!
Altro che par condicio: la televisione e soprattutto la televisione pubblica è vostro bottino; è bottino della maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale)!

MAURA COSSUTTA. Pensa al TG2!

SILVIO BERLUSCONI. Ormai avete imboccato una strada pericolosa per la


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democrazia. Quando si cominciano a violare i diritti dell'opposizione, passo dopo passo, si arriva al regime. Su questa strada avete già camminato troppo (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e Comunista).

PRESIDENTE. Colleghi!

SILVIO BERLUSCONI. Basta pensare alle leggi, confezionate su misura per colpire l'avversario politico, approvate poche settimane fa in quest'aula, all'abuso di leggi delega attraverso le quali avete sottratto al Parlamento la decisione su materie importanti ed importantissime, come quella dell'imposizione fiscale. Basta pensare all'aberrazione dell'uso politico della giustizia (Proteste dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo), di cui siete stati e siete pienamente gli unici beneficiari (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega forza nord per l'indipendenza della Padania - Commenti del deputato Duca).
Avevate promesso di guidarci nella transizione verso una Repubblica più libera e moderna...

PRESIDENTE. Mi scusi, ma deve concludere.

SILVIO BERLUSCONI. ...ma con leggi come questa ci conducete - concludo, signor Presidente - ad una deriva dirigista, autoritaria ed illiberale.
Questa legge toglie ai cittadini un altro pezzo importante di libertà. Noi non la voteremo e continueremo a contrastarla con ogni possibile mezzo democratico (Vivi applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega forza nord per l'indipendenza della Padania e Misto CCD - Molte congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mussi. Ne ha facoltà.

FABIO MUSSI. Signor Presidente, le regole sono opportunità ed, effettivamente, sono anche limitazioni; esse tracciano il confine tra ciò che si può e ciò che non si può fare, tra il lecito e l'illecito. La democrazia è un sistema di regole e un qualche sistema di regole ha sempre riguardato anche la comunicazione politica, già nel periodo dell'oralità e della stampa: non si può diffamare; non si possono affiggere manifesti elettorali fuori dagli spazi, nelle chiese, nei luoghi pubblici; non si possono gettare volantini dagli aerei e dalle macchine, né, il giorno del voto, si possono distribuire fuori dai seggi; non si può più parlare dopo la mezzanotte dell'ultimo giorno di campagna elettorale in piazza o, prima dell'ultimo giorno, negli orari riservati ad altri; non si possono distribuire manifesti e volantini privi del nome del committente e dello stampatore.

GIACOMO BAIAMONTE. Devi ricordarlo a te stesso!

FABIO MUSSI. Vedete quanti «non si può» al servizio della libertà, non della censura (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

IGNAZIO LA RUSSA. E prima?

FABIO MUSSI. Vedete, colleghi del Polo, confesso che mi interessa e mi intriga un po' quest'idea estrema, apparentemente anarchica e libertaria, ma sostanzialmente, consentitemi, primitiva e regressiva della libertà intesa come pura licenza; si tratta di un'idea sulfurea, suggestiva, da bassifondi della civiltà giuridica moderna.

GIOVANNI FILOCAMO. Ma che capisci della civiltà? Questo è russo!

FABIO MUSSI. No, la libertà e la civiltà umana si costituiscono attraverso la legge, non in sua assenza. La libertà non è arbitrio, legge del più forte: per un liberale questo dovrebbe essere un credo assoluto.


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GIOVANNI FILOCAMO. Ma se sei comunista!

FABIO MUSSI. È evidente, cari colleghi, che, con lo sviluppo delle tecniche, alle regole della comunicazione politica a mezzo stampa si sono aggiunte, via via, quelle della comunicazione radiotelevisiva.
Ci si dice: avete scoperto, dopo le elezioni europee, l'urgenza?. No, caro onorevole Fini, perché la norma sulla par condicio era originariamente nel testo del progetto di legge n. 1138 di riordino del sistema radiotelevisivo; abbiamo «tirato fuori» tale norma anche su richiesta dei vostri capigruppo e dei vostri gruppi.
È in discussione questa norma (Commenti del deputato Bampo), ma ecco il grido: regime, fine della libertà, colpo di Stato! Sono parole irresponsabili (Commenti del deputato Zaccheo), leggerezze.

GIOVANNI FILOCAMO. Cretino!

FABIO MUSSI. Ecco, però, quando si arriva al voto, giunge il contrordine in extremis. Cito una dichiarazione di Berlusconi: «Va bene, gli spot si possono anche vietare» - ed ecco caduto il castello di carte della campagna contro il regime - «purché gli spazi siano distribuiti con un proporzionale puro», sostanzialmente riservati ai partiti già esistenti. Per noi andrebbe di lusso...

GIANFRANCO MICCICHÈ. Bugiardo!

FABIO MUSSI. ...perché siamo il gruppo parlamentare più ampio.

ALBERTO DI LUCA. No!

PRESIDENTE. Onorevole Di Luca!

FABIO MUSSI. «Gli spot comprateli, visto che avete i soldi del finanziamento pubblico». No, noi i soldi del finanziamento pubblico non li vogliamo dare a lei perché ci possa fare un'altra parte della sua campagna elettorale (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici-l'Ulivo, Comunista e misto-Rifondazione comunista-progressisti)!
Ma il grido artificiale s'infrange e si è infranto, come le onde del mare sulle opposte scogliere, contro l'obiezione semplice semplice: se questo è comunismo, stalinismo, gulag, totalitarismo, com'è che esistono leggi anti-spot in Spagna, in Francia, in Svezia, in Norvegia, in Danimarca, in Germania (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo), insomma in quasi tutte le democrazie liberali europee? Hanno preso il potere i bolscevichi, nottetempo?

PAOLO ARMAROLI. È falso!

FABIO MUSSI. Onorevole Selva, lei ha citato gli slogan brevissimi della campagna elettorale tedesca. Li ha citati in tedesco; consenta che io ricambi con un punto della legge della Repubblica federale tedesca. Al punto 7 della legge si dice Werbung politischer, weltanschaulicher oder religiöser Art ist unzulässig (Applausi polemici dei deputati del gruppo di Forza Italia). Selva, è la legge tedesca! Tale frase ha il seguente significato: la propaganda di tipo... (Commenti)

PRESIDENTE. Colleghi, queste urla non vi giovano. È chiaro? Quindi, smettetela!

FABIO MUSSI. Lasci fare, Presidente, è bene che la gente veda in televisione (Proteste dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale).
Dicevo che il significato è il seguente: la propaganda (anzi, meglio: la pubblicità) di tipo politico, ideologico, religioso non è concessa, non è ammessa!
Una volta l'onorevole Berlusconi ha risposto: va bene, se è così vuol dire che arretrata è l'Europa. Io penso che arretrato sia lei, non l'Europa.
Regime? Berlusconi perseguitato politico? Vediamo: tre reti nazionali, concessionarie di un bene di proprietà pubblica, l'etere. Sentite a tale proposito questo bel pensiero del novembre 1993: Berlusconi


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non scenderà in campo (e questa è una previsione sbagliata), perché con tre reti televisive non farebbe una gara alla pari, come se in America corresse Ted Turner, il padrone della CNN. Onorevole Urbani, è sua questa frase, è della fine del 1993 (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici-l'Ulivo, Comunista, dell'UDEUR, misto-Rifondazione comunista-progressisti, misto-Socialisti democratici italiani, misto-Verdi-l'Ulivo, misto-Minoranze linguistiche, misto-Rinnovamento italiano applausi polemici del deputato Urbani). Tre reti nazionali, la più grande casa editrice, la più importante catena di quotidiani di proprietà o d'area, il settimanale più diffuso, rotocalchi, una imponente quota del mercato pubblicitario sotto controllo! Già, si dice: ma la RAI! I dati sono quelli forniti qui dal sottosegretario Vita (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Colleghi, questa ovazione per Vita va bene, però consentite al collega di continuare il suo intervento.

FABIO MUSSI. Sono i dati dell'osservatorio di Pavia, non li ha elaborati nottetempo a casa sua: un terzo per la maggioranza, un terzo per l'opposizione, un terzo per il Governo; come avviene in tutta Europa! Questa regola è stata violata solo quando al Governo c'era lei, onorevole Berlusconi: in quei sette mesi era del 41 per cento (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici-l'Ulivo, Comunista, dell'UDEUR, misto-Rifondazione comunista-progressisti, misto-Verdi-l'Ulivo, misto-Minoranze linguistiche e misto-Rinnovamento italiano).

ALFREDO BIONDI. Bugiardo!

FABIO MUSSI. Onorevole Berlusconi, ho visto come predica, vuol sapere come «razzola» (Si ride)? Vi citerò i dati dell'osservatorio di Pavia, ovvero di una fonte da voi spesso invocata; sono dati relativi al 1999 sul tempo dedicato all'attività dei partiti politici nei telegiornali, nelle rubriche giornalistiche, nelle reti Mediaset: partiti: Forza Italia: 38,3 (parlato dei politici: 45); Rifondazione comunista: 4,1 (parlato dei politici: 5); Alleanza nazionale: 3,9 (parlato dei politici: 4,9); SDI: 3,7 (parlato dei politici: 5); i Democratici: 3,4 (parlato dei politici: 2,2); DS (ringraziamo per la benevolenza): 3,4 (parlato dei politici: 1,9). Ecco il suo pluralismo preferito: Silvio in tutte le guise e gli altri fuori (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)!
Perseguitato politico dal regime comunista? Da quando c'è il Governo di centrosinistra, che ha risanato la finanza pubblica e tonificato la Borsa, l'impero economico del capo dell'opposizione - bravo, eh? Imprenditore di prim'ordine - è particolarmente florido!

PAOLO RUSSO. Pinocchio con i baffi!

VINCENZO ZACCHEO. È uno spot, non lo puoi fare!

PRESIDENTE. Onorevole Zaccheo!

FABIO MUSSI. Lei impersona il più colossale concentrato di potere economico, finanziario, politico, mediatico che si sia mai visto (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia).
Perseguitato? Qui ci vuole il principe De Curtis, il grande Totò: ma ci faccia il piacere (Vivi, prolungati applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici-l'Ulivo, Comunista, dell'UDEUR, misto-Rifondazione comunista-progressisti, misto-Verdi-l'Ulivo, misto-Minoranze linguistiche, misto-Rinnovamento italiano)! La legge sulla par condicio...

Dai banchi dei deputati del gruppo di Forza Italia si grida: Buffone!


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PRESIDENTE. Colleghi, non potete impedire l'intervento (Proteste dei deputati del gruppo di Forza Italia)!

FABIO MUSSI. ...è un passo verso l'Europa!
Pensa che vìoli i diritti fondamentali di libertà? Sono stati avanzati in questa sede numerosi suggerimenti: si rivolga alla Corte costituzionale; presenti una mozione al Parlamento europeo dove Forza Italia è partecipe del gruppo di maggioranza; si rivolta all'Alta corte europea...

ELIO VITO. Faremo il referendum e lo vinceremo!

FABIO MUSSI. Faccia un referendum!
Una raccomandazione: non faccia pressioni sul Presidente Ciampi! Lo avete votato, ma quel voto non è una cambiale che si mette all'incasso: ci vuole rispetto (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici-l'Ulivo, Comunista, dell'UDEUR, misto-Rifondazione comunista-progressisti, misto-Socialisti democratici-italiani, misto-Verdi-l'Ulivo, del misto-Minoranze linguistiche e misto-Rinnovamento italiano - Proteste del deputato Matacena).

PRESIDENTE. Onorevole Matacena, di nuovo?

FABIO MUSSI. Voi dite naturalmente che, poi, tutto sommato, la gente non si fa manipolare dagli spot. È una bella affermazione perché si affida alla fiducia, all'intelligenza, alla responsabilità. Giusto!
Infatti, tutti ragionano con la loro testa. Quasi tutti. Il segreto è in quel «quasi», perché gli esperti di quella parte che conoscono la letteratura scientifica sanno che si stima fra il 10 e il 15 per cento la percentuale degli influenzabili da massicce campagne di stampa, ed è questa quota marginale che decide chi vince e chi perde con il maggioritario. Per questo, in tutte le democrazie si tenta di impedire che il sovrano vero sia non il popolo, ma il denaro e il controllo dei media perché chi ha media e soldi può vincere, in assenza di regole, la competizione anche se le sue idee e i suoi programmi sono tutt'altro che competitivi.

GIOVANNI FILOCAMO. Fatti visitare da uno psichiatra!

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Mussi.

FABIO MUSSI. Misuriamoci, ma misuriamoci alla pari.
Signor Presidente, noi con questa legge rendiamo un servigio - chiunque governerà in futuro - alla democrazia italiana e alla libertà, la libertà di tutti e non di uno solo (Vivi e prolungati applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e Democratici-l'Ulivo, dei Democratici-l'Ulivo, Comunista, dell'UDEUR, misto-Rifondazione comunista-progressisti, misto-Socialisti democratici italiani, misto-Verdi-l'Ulivo, misto-Minoranze linguistiche e misto-Rinnovamento italiano - Dai banchi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e dei Popolari e democratici-l'Ulivo si scandisce: «libertà, libertà!» - Molte congratulazioni)!

PRESIDENTE. Passiamo ora agli interventi a titolo personale. Vi sono cinque colleghi che hanno chiesto di parlare a titolo personale, ai quali ricordo che hanno quattro minuti ciascuno a disposizione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Leone Delfino. Ne ha facoltà.

LEONE DELFINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ogni qualvolta si stabiliscono limitazioni alla libertà di espressione del pensiero, si verifica un attentato alla libertà e alla democrazia, senza contare poi i dubbi seri e argomentati di incostituzionalità espressi da importanti costituzionalisti, tra l'altro, da alcuni ex presidenti della Corte costituzionale.
Infine, il procedere chiaramente strumentale della maggioranza, che ha inteso


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alternare discussioni e voti sulla par condicio e sulla legge istitutiva della Commissione d'inchiesta sul finanziamento illegale ai partiti, quasi si volesse tenere sotto ricatto alcune presenze politiche, è assolutamente da respingere per ogni coscienza libera, con il risultato, per me mortificante, di aver dovuto votare positivamente, indotto dalla convinzione e dalla coscienza, l'istituzione della Commissione di inchiesta sul finanziamento illecito, pur sapendo che si trattava di un atto privo di efficacia dati i tempi ristretti di lavoro forzatamente assegnati, e di dover probabilmente subire una legge certamente restrittiva della libertà di espressione, frutto di un deteriore ed inutile momento di scambio tra i partiti che a vario titolo sostengono il Governo.
Il timore, quindi, della perdita di un pezzo di libertà, i dubbi di incostituzionalità e il ricatto strisciante messo in atto dalla maggioranza, inducono il Partito socialista ad esprimere un giudizio fortemente negativo sulla par condicio così come viene presentata e il sottoscritto parlamentare del Partito socialista a votare contro (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Comino. Ne ha facoltà.

DOMENICO COMINO. Signor Presidente, ci troviamo in una situazione di incostituzionalità gravissima, da Sud America: un uomo ha ottenuto dallo Stato la concessione delle licenze televisive per condizionare la gente ed orientarla nel voto; non accade in nessuna parte del mondo, è ora di mettere fine a questa vergogna! Discutere di par condicio è troppo poco, propongo una Commissione d'inchiesta sugli arricchimenti di Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici-l'Ulivo)!
«La Fininvest ha qualcosa come trentotto holding, di cui sedici occulte furono fatte nascere da una banca di Palermo a Milano, la Rasini, la banca di cosa nostra»: signor Presidente, queste non sono parole mie, sono pubbliche e recenti dichiarazioni dell'onorevole Umberto Bossi (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo e dei Democratici-l'Ulivo), il quale pare sia stato folgorato nei giorni scorsi sulla via di Roma e sulla via delle poltrone, al punto da costringere se stesso ed il proprio partito ad un ennesimo, repentino cambiamento di rotta, di nome e di valori ideali.
Che cosa sia avvenuto nell'arco di appena quattro mesi non ci è dato sapere: possiamo solo supporre che certe scelte politiche possano essere state determinate da fattori extrapolitici e, tra questi, un ruolo non secondario potrebbe essere stato svolto dal fattore economico. Ho assistito alla penosissima querelle sulla presunta compravendita di parlamentari in occasione della fiducia al Governo D'Alema-bis: in quest'aula, tutti in quell'occasione, con perfetto spirito evangelico, si sono permessi di scagliare pietre, pur trovandosi nella non immacolata situazione di essere tutti più o meno peccatori. Anche i mezzi di informazione non sono stati da meno nell'enfatizzare, con pagine e pagine, l'immoralità del Parlamento, quando, a ben vedere, le facce dei presunti colpevoli e dei protagonisti della vicenda ci dicono che appare quanto meno improbabile che quanto ipotizzato sia avvenuto.
Quello che ci stupisce, però, è che in questi giorni sia avvenuta di fatto una compravendita (il prezzo in questi casi è un elemento totalmente di secondaria importanza, anche se gli economisti sostengono che il prezzo nella compravendita sconta tutte le altre condizioni) da parte di una persona fisica nei confronti di un intero partito (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo e dei Democratici-l'Ulivo) e su questo nessun mezzo democratico di informazione ha avuto niente da obiettare.
Lincoln sosteneva che si può ingannare tanta gente per poco tempo, oppure poca gente per tanto tempo, ma mai tanta


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gente per tanto tempo: il tempo saprà verificare la validità delle affermazioni di Lincoln.
Signor Presidente, gli autonomisti per l'Europa non possiedono le certezze e le informazioni sullo stato patrimoniale dell'onorevole Berlusconi possedute dall'onorevole Bossi, ma provengono tutti da un'esperienza politica che per anni si è nutrita di conflitto di interessi, di antitrust, di pari condizioni nell'accesso ai mezzi di informazione, in ciò difendendo anche le forze politiche minori, e noi oggi difendiamo le legittime opzioni dei movimenti come la Lega, Alleanza nazionale, che hanno bisogno del loro spazio per farsi sentire.
Un uomo deve avere il coraggio di difendere le proprie idee, poiché, se ciò non avviene, o quell'uomo non vale niente oppure quelle idee non valgono niente: per questo, signor Presidente, cari colleghi, il voto degli autonomisti per l'Europa sarà a favore del provvedimento, non per proteggere chi governa, non per penalizzare chi è temporaneamente all'opposizione, ma semplicemente per garantire a tutti la possibilità di accedere alle competizioni elettorali e far sì che queste possano essere in qualche modo paritetiche. Tanti auguri a tutti voi (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici-l'Ulivo, Misto-Verdi e dei deputati Barral e Roscia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciapusci. Ne ha facoltà.

ELENA CIAPUSCI. Signor Presidente, non mi occorrono quattro minuti perché desidero solo dichiarare la mia astensione dal voto, motivata dalla farsa di questa proposta di legge, che parla di pari condizioni, di pari opportunità. Ho ascoltato l'onorevole Mussi che prima trattava gli elettori come quote; onorevole Mussi, gli elettori non sono quote, ma persone che sanno capire anche gli spot e chi ha questa forza.
Ho ascoltato le motivazioni e non è sulla base di queste ultime che mi asterrò dal voto, ma a seguito di un'altra riflessione: come si andrà a votare nelle prossime elezioni politiche se la maggioranza dovesse essere diversa? Voi siete responsabili della mancanza di democrazia che avete realizzato; voi ne sarete i responsabili! Ciò costituisce un pericolo per la democrazia. Se questo paese dovesse dare in mano ad una stessa forza le sei televisioni che attualmente vi sono, vedrebbe morta la democrazia, questa è una responsabilità che vi assumete voi, maggioranza attuale!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bampo. Ne ha facoltà.

PAOLO BAMPO. Signor Presidente, nell'intervenire a nome del forum popolare federalista per l'assemblea costituente, ritengo giusto aprire questo intervento con una frase attribuita al Cancelliere Bismark, che ben si relaziona al dibattito che ha preceduto il voto sul provvedimento in esame. Non mi riferirò agli errori di gioventù nelle valutazioni di Urbani o di Bossi, ma ai fatti odierni, che caratterizzano le azioni della maggioranza. Bismark diceva, in un momento di populismo - che probabilmente nell'Europa odierna sarebbe bastato a tacciarlo di chissà quali nefandezze - che: «La gente non dice mai tante bugie, come dopo una caccia, durante una guerra o prima di un voto». Vale anche per gran parte delle motivazioni che questa maggioranza, forse afflitta da aerofagia perniciosa, quanto simbolica, ha fornito per giustificare il provvedimento sulla cosiddetta par condicio. Dico «cosiddetta» guardando alle innumerevoli volte che siamo stati chiamati a valutare provvedimenti come quello in esame, che ne spostano i confini sempre più in là e sempre a danno di una sola parte politica.
Potremmo dire che la par condicio è come l'araba fenice: che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa; quasi come la democrazia, parola alla quale in molti e molto spesso demagogicamente sono ricorsi in questo dibattito.


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Voi, colleghi della sinistra, vi nascondete dietro un dito, come nel caso Haider; per voi la par condicio è un modo strumentale per affrontare un problema, un modo per gettare fumo negli occhi della gente. Voi usate la questione della par condicio dicevo, così come usate la storia del presunto, quanto improbabile, nazismo di Haider. Entrambe le vicende sono solo il bastone con il quale volete randellare una parte politica, forse un uomo che oggi riveste ruoli anche scomodi, che comunque ha stretto un accordo con Bossi, reo, quest'ultimo, di avere invitato Haider ad un suo comizio.
Il progetto della sinistra, in altre parole, intende ridurre gli spazi dell'opposizione e comprimerla in aree improprie ed impopolari. La conferma di quanto dico viene proprio da questa ennesima lettura della par condicio. Una parola che, ieri, il maggior-domo d'Italia pronunciava con la erre rotonda, che faceva veementi e snob, e che, oggi, è paravento per una legge consona solo alle particolari esigenze di una sinistra reazionaria e restauratrice, che offende l'intelligenza di ogni cittadino elettore. È una sinistra che sa solo spostare sul terreno dei divieti la sua impostazione antimoderna, che rifiuta a priori di cogliere il senso dell'evoluzione indotta alla politica proprio dall'utilizzo del mezzo televisivo, che intende vietare la pubblicità politica attraverso gli spot, che non vuole che il manovratore sia disturbato e sembra pensare in chiave antimoderna che il tempo in cui l'uomo comunicava...

PRESIDENTE. Onorevole Bampo, deve concludere.

PAOLO BAMPO. ...con i segnali di fumo e i piccioni viaggiatori fosse migliore di quello in cui viviamo.
In nome del buon senso, che la sinistra ha smarrito, in nome della libertà di espressione politica, in nome della modernità, che la sinistra reazionaria vuole fermare, in nome di forum popolare federalista, che in quest'aula rappresento, voterò contro il provvedimento in esame (Applausi di deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Guidi. Ne ha facoltà (Commenti).

ANTONIO GUIDI. Signor Presidente, colleghi, ringrazio del rispetto per le minoranze di oggi, maggioranze di domani.
Vorrei esercitare in pochi secondi la mia azione di parlamentare per comunicare una grande amarezza. Non condividevo certi toni troppo alti, ma devo dire che ero un ottimista e me ne dolgo. Ciò che ho ascoltato in questi giorni mi rende preoccupatissimo su quello che sarà il destino della nostra nazione.
Signor Presidente, quando una donna straordinaria, che non ha mai rifiutato il comunismo, come l'onorevole Iotti, viene commemorata in vita in occasione delle sue dimissioni - ed è giusto - da tutti i gruppi e lo stesso accade quando purtroppo muore e poi il premier esule Craxi non viene (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)...

PRESIDENTE. Colleghi, smettetela!

ANTONIO GUIDI. ...commemorato da tutti, nel bene e nel male, ma solo dai principali antagonisti, ciò rappresenta le prove tecniche di qualcosa che non mi piace.
Non vorrei eccitare gli animi, ma voglio dire solo che le piazze, alle quali si rivolge una certa sinistra, sono quelle del Cremlino, che ancora sono presenti, con un comunismo latente che dovrebbe essere rifiutato da voi quando definisce l'opposizione pericolosa. Vergogna! L'opposizione è garanzia e non pericolo!
Presidente D'Alema - lo dico con il rispetto con cui ho sempre seguito ciò che lei ha fatto -, sono fortemente preoccupato e non per la presenza o meno degli spot. È evidente che lo spot tende a bilanciare una situazione di impar condicio tutta spostata in favore della maggioranza.


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So che nei telegiornali, nei talk show, nelle rappresentazioni più o meno ironiche vi sarà un overdose di notizie, di leggi, di denunce che vedranno tutte protagonista la maggioranza. Vedremo spettacoli con cuochi, ballerine, soubrette, clown, che diranno quanto è bella la sinistra e quanto è brutto il centrodestra.
Allora, non avendo conosciuto i negri in televisione, come l'onorevole Porcu, ma avendo conosciuto la scuola in televisione, so che la scuola è libertà e vi dico: se volete una vittoria con le soubrette, con i clown, con gli attori, prendetevela! Noi ci batteremo perché nelle piazze, nelle associazioni e con i referendum ci sia quella libertà che ci state negando, quando con il monopolio delle piazze e dei sindacati non ve l'ha tolta nessuno (Dai banchi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e dei Popolari e democratici-l'Ulivo si grida: «Basta!»). Oggi volete togliere la libertà di parola. Avete rifiutato un mio emendamento sulle radio e sulle televisioni locali, che avrebbe dato voce anche agli handicappati, agli anziani, alle associazioni, alle persone deboli. Ricorrerò alla Corte dell'Aja, ricorrerò alla Corte dei diritti dell'uomo perché credo che questa legge leda profondamente tali diritti e, per una volta, non vi dirò grazie (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.

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