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PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
MARCO TARADASH. Signor Presidente del Consiglio, sulla crisi che portò alla formazione del primo Governo D'Alema aleggiava il fantasma di Aldo Moro, che sia lei che Cossiga evocaste. Su questo incombe l'ombra di Bettino Craxi: non ne poteva e non ne può uscire niente di buono per il paese.
di vedere che dopo la prevista, straordinaria vittoria elettorale, passata la festa, gabbato lo santo, il timone del Governo ci sarà di nuovo strappato di mano.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Taradash.
MARCO TARADASH. No, signor Presidente, non ho consumato due minuti, mi scusi!
PRESIDENTE. Sì, è andato oltre: due minuti e undici secondi.
JOHANN GEORG WIDMANN. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghe e colleghi, innanzitutto desidero esprimere il nostro sconcerto per questa crisi di Governo del tutto inutile. Infatti è stata considerata dai cittadini un atto irresponsabile di una classe politica che non ha ancora capito che dovrebbe essere al servizio del paese e dei cittadini. Questo fatto lede l'immagine del paese, del Governo, del Parlamento, delle istituzioni e di tutta la classe politica.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, il Presidente D'Alema ha avuto la cortesia finalmente di spiegarci, nell'intervento con cui ha presentato il nuovo Governo, le ragioni vere della crisi: si è esaurita la formula politica di centrosinistra, la formula politica su cui il Governo D'Alema è nato che vedeva il centrosinistra come alleanza paritaria e periodicamente ricontrattabile tra il centro e la sinistra e si configura invece
l'Ulivo 2, nuovo superpartito della nuova sinistra italiana. A differenza di quello che dicono a volte i colleghi della destra, il centro può fare alleanze con la sinistra, ma un centro il quale entra in un'alleanza pensata per durare per sempre, il centro che si appresta a rinunciare alla propria identità nelle liste elettorali, smette di essere centro e diventa un elemento della sinistra.
MASSIMO D'ALEMA, Presidente del Consiglio dei ministri. Il processo è stato fatto!
ROCCO BUTTIGLIONE. ... che hanno fruito di finanziamenti illeciti per finanziare una politica in difesa della libertà italiana, i processi li hanno subiti e sono stati condannati dai tribunali.
MASSIMO D'ALEMA, Presidente del Consiglio dei ministri. Il processo è stato fatto!
ROCCO BUTTIGLIONE. I fenomeni di malcostume politico...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Buttiglione (Applausi dei deputati del gruppo misto-CDU).
RENATO CAMBURSANO. Dovevi parlare più in fretta!
ROCCO BUTTIGLIONE. Credo si sia arrabbiato per il riferimento agli ex comunisti!
PRESIDENTE. No, onorevole Buttiglione, non è così: lei ha diritto ad usare il suo tempo come tutti gli altri e non può essere beneficiato in alcun modo. Ha gli stessi diritti degli altri deputati. Comunque la inviterei ad essere più prudente nelle sue affermazioni.
GIANNI MARONGIU. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, ho l'onore di preannunciare il voto favorevole al suo Governo a nome della maggioranza del gruppo misto-Federalisti liberaldemocratici repubblicani, che si è diviso: tre di noi voteranno a favore e due si asterranno.
stabilità dei Governi: solo questi possono realizzare quei propositi di rinnovazione di cui abbiamo tanto bisogno. Violata, ahimè, una volta la regola della stabilità, non è proprio il caso di rifarlo un'altra volta: repetita non iuvant.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bastianoni. Ne ha facoltà.
STEFANO BASTIANONI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, colleghi, crediamo che la rapidità con la quale si sono concluse la verifica politica e la crisi sia un fatto positivo. È stato un elemento di certezza per l'Italia, non solo perché i tempi incombono e il Natale è vicino, ma perché è necessario dare un Governo al paese e occorre assumere decisioni importanti, in sede sia interna sia internazionale. Non potevamo, dunque, lasciare gli impegni che abbiamo assunto senza proseguire un percorso positivo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boselli. Ne ha facoltà.
ENRICO BOSELLI. Signor Presidente del Consiglio, non riassumerò, anche per ragioni di tempo, le posizioni che sono state ripetutamente espresse dai Socialisti, dagli amici dell'Unione per la Repubblica e del partito Repubblicano che, come lei sa, sono uniti nel Trifoglio. Mi limiterò ad una valutazione generale.
Il Governo da lei presieduto non rappresenta, come è evidente, tutte le componenti del centrosinistra e non è riuscito a configurare quel rilancio della coalizione da tutti auspicato sul piano politico e programmatico. È un Governo debole, sicuramente più debole di quello da lei precedentemente presieduto. Noi avremmo voluto un Governo forte, stabile ed autorevole, per portare avanti una grande riforma delle istituzioni ed una grande riforma dello Stato sociale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.
PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente del Consiglio, la nostra opposizione al suo Governo sarà leale, ma dura e risoluta: dura per quanto vago è il suo programma, per quanto ambiguo è il patto che tiene insieme la sua maggioranza, per quanto oscuri sono i termini del chiarimento che lei ha invocato e poi in qualche modo disatteso.
più debole nella composizione politica, poiché è venuta meno una forza - il Trifoglio - rilevante e non così marginale come la sua conduzione della crisi l'ha voluta far apparire. È più debole, soprattutto, nel credito morale di cui dispone, perché, a dispetto delle parole con cui l'ha condannato, il trasformismo parlamentare ha avuto molto, troppo a che vedere con le fortune del suo gabinetto.
ALFREDO BIONDI. I sette nani!
PIER FERDINANDO CASINI. ...di una coalizione che non ha una sola idea in comune su come riedificare lo Stato sociale o su come garantire la sicurezza dei suoi concittadini. La sua coalizione non sa se la scuola privata sia un bene o un male, se la droga leggera vada consentita o messa al bando, se le coppie di fatto costituiscano una famiglia oppure no. Non lo sa, perché ospita chi la pensa in un modo opposto all'altro, non riuscendo a pensare la stessa cosa. La strategia che segue è quella di rinviare ogni problema, sperando che con il tempo si consumi la corda dei nodi che non è capace né di sciogliere né di tagliare.
conservatore che parla dei figli, ma si tiene strette le cattive abitudini dei padri, che parla di liberalizzazione dell'economia, ma utilizza le risorse dello Stato padrone, che parla di posti di lavoro, ma tiene in serbo la legge sulle rappresentanze sindacali e quella sulle 35 ore, che parla di pluralismo scolastico, ma poi ritira i suoi stessi timidi emendamenti in materia, che parla di federalismo, ma solo a secondo delle convenienze.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bertinotti. Ne ha facoltà.
FAUSTO BERTINOTTI. Signori Presidenti, signore e signori deputati, noi abbiamo dato un giudizio molto severo su questa crisi così scarsamente comprensibile, una crisi che, anche alla luce delle parole del Presidente del Consiglio che oggi ex post ha cercato di dare ad essa un senso, continua ad essere largamente incomprensibile, non solo a noi ma al paese. È una crisi senza né capo né coda.
del Consiglio, da regole incerte e incompiute: nasce dalla crisi della politica, nasce dalla crisi delle idealità, nasce dal colpo inferto all'ideologia come grande idea di organizzazione della società. Quando la politica si affolla al centro, le trasmigrazioni avvengono nel centro, sotto la calamita del potere esecutivo. Questa era la realtà di Giolitti e questa è la realtà di oggi (Applausi dei deputati del gruppo misto-Rifondazione comunisti-Progressisti e di deputati dei gruppi di Alleanza nazionale e di Forza Italia)!
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Bertinotti.
FAUSTO BERTINOTTI. Mi lasci solo dire una cosa, signor Presidente... (Applausi dei deputati del gruppo misto-Rifondazione comunista-Progressisti e di deputati di Forza Italia).
PRESIDENTE. Non posso dare a lei più tempo che ad altri, le chiedo scusa onorevole Bertinotti. Se vuole può consegnare
agli uffici il testo di sue considerazioni integrative, di cui la Presidenza autorizza fin d'ora la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna.
MAURO PAISSAN. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, colleghi, i deputati Verdi voteranno a favore del nuovo Governo.
del Trifoglio di dare la propria disponibilità ed il proprio contributo per la formazione di questa commissione programmatica.
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Paissan.
MAURO PAISSAN. Signor Presidente, concludendo mi permetta di rivolgere un augurio - considerato anche che siamo alla vigilia delle feste natalizie -, a nome dei deputati Verdi al Presidente del Consiglio e a tutti i colleghi, alle donne e agli uomini che ci stanno seguendo da casa (Applausi dei deputati del gruppo misto-Verdi-l'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piscitello. Ne ha facoltà.
RINO PISCITELLO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, colleghi, ci accingiamo a votare la fiducia ad un «nuovo» Governo. Credo sia giusto utilizzare questo termine perché le condizioni e le scelte politiche nelle quali si è formato, il documento politico che ne ha costituito la premessa ed, infine, gli impegni assunti dal Presidente del Consiglio ieri al Senato ed oggi alla Camera consentono di dire che questo, di fatto, è un nuovo Governo e la presenza qualificata dei Democratici sta lì a testimoniarlo.
semplice rimpasto; è peraltro noto, quantomeno dal numero delle offerte da noi respinte in precedenza, che i Democratici non sarebbero stati interessati ad esso, ma che avrebbero comunque continuato a sostenere il Governo con lealtà, come è avvenuto in questi mesi. Si tratta, invece, di un reale spostamento dell'indicatore di direzione: una semplice e contingente alleanza si avvia a diventare coalizione; se ne delineano i contorni, se ne intravedono le alleanze.
sua legge costitutiva che non è una sede per mettere sotto processo la magistratura e che non costituisce un quarto grado di giudizio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Armando Cossutta. Ne ha facoltà.
ARMANDO COSSUTTA. Signor Presidente, colleghi, è stato detto ed è noto che questa è la più rapida conclusione di una crisi di Governo in tutta la storia di mezzo secolo e più di vita repubblicana, certamente perché la scadenza natalizia spinge obiettivamente a fare presto, ma non soltanto per questo: la verità è che
questo Governo esprime la chiarissima volontà di continuare l'opera già intrapresa nel 1996, prima con la direzione di Romano Prodi e poi con la sua direzione, Presidente D'Alema.
SERGIO COLA. E Misserville?
ARMANDO COSSUTTA. Naturalmente, si tratta di valutare come concretamente si combatte e come si può vincere contro la destra; ho ben chiare, peraltro, le grida di chi crede, o finge di credere, che occorre alzare il tiro di volta in volta per obiettivi che di fatto non sono a portata né di risultati, né di movimenti atti a perseguirli. Il massimalismo parolaio è duro a morire, anche se non ha mai concluso niente e non concluderà mai niente, tant'è che oggi esso non sa abbassare neppure di poco i toni della propaganda più consunta e non sa tentare di corrispondere all'opposto ad un'impresa costruttiva, ancorché audacemente ambiziosa, che potrebbe essere quella di cercare di dare da sinistra, esplicitamente o meno, direttamente o indirettamente, più nerbo all'alleanza democratica dopo la rinuncia di una componente di tale alleanza, di certo non la più a sinistra della stessa.
rapporto fra scuola privata e scuola pubblica nel rispetto del dettato costituzionale, vale a dire senza oneri finanziari per lo Stato per la scuola privata.
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Cossutta. Per cortesia, colleghi, smettetela, è la quarta volta che vi richiamo. Se dovete parlare, andate fuori.
ARMANDO COSSUTTA. Dicevo, una discussione seria sulla storia politica dei decenni trascorsi non soltanto è utile, ma francamente è auspicabile. Si vada a vedere fino in fondo come si è agito, si aprano gli archivi, si analizzino meriti e colpe di tutti, con il massimo di trasparenza. Chi ha operato per garantire libertà e democrazia, chi ha agito per la conquista di diritti sociali e civili, chi si è dedicato a perseguire i propri ideali non ha nulla da temere dalla verità, da tutta la verità, ma soltanto da guadagnare in rispetto e riconoscenza. Si discuta di tutto, dunque, ma seriamente, senza pregiudiziali a favore o contro alcuno e nel rispetto scrupoloso dei diversi ruoli: quello storico, quello culturale, quello politico e quello giudiziario. Non vendette, né rivincite, nessun processo ai processi, la verità non deve essere strumentalizzata e, comunque, bisogna guardare avanti, bisogna andare avanti. I Comunisti italiani danno fiducia al Governo di Massimo D'Alema per andare avanti (Applausi dei deputati dei gruppi Comunista e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
LUCA VOLONTÈ. Avanti compagni!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mastella. Ne ha facoltà.
MARIO CLEMENTE MASTELLA. Signor Presidente, siamo giunti ... (Commenti del deputato Gasparri)... siamo tutti stati un po' fascisti, anche lei credo. Siamo giunti al passaggio finale di questa difficile prova ... (Commenti del deputato Gasparri).
PRESIDENTE. Onorevole Gasparri, la richiamo all'ordine per la prima volta.
MARIO CLEMENTE MASTELLA. ... per il Presidente del Consiglio e per il Governo al quale annunciamo il nostro leale sostegno... (Commenti del deputato Gasparri).
PRESIDENTE. Onorevole Gasparri, la richiamo all'ordine per la seconda volta.
MAURIZIO GASPARRI. Presidente, lui mi ha insultato.
MARIO CLEMENTE MASTELLA. È stata una crisi rapida e difficile, la cui soluzione va equamente addebitata alla tempestiva iniziativa dell'onorevole D'Alema, al senso di responsabilità delle forze che si riconoscono nel progetto di centrosinistra, che condividono l'idea che esso debba essere rilanciato perché corrisponde alle attese del paese e guardano essi stessi con attenzione, con molta attenzione, onorevole Boselli, onorevole La Malfa, onorevole Sanza, a quelle componenti che si asterranno dal voto, alle cui ragioni non siamo stati, non siamo e non saremo insensibili.
Una democrazia è caratterizzata - come ricordò in quest'aula Aldo Moro - sotto due diversi profili: dell'alternativa e del confronto. L'alternativa, per quanto ci riguarda, è con il Polo; il confronto è con gli alleati. Nasce oggi, quasi a dire un «grazie» storico postumo, ritardato, il nuovo Governo D'Alema con l'astensione, forse determinante, del Trifoglio; nacque in quest'aula, venti anni fa, il Governo Andreotti sollecitato dall'abile, paziente tessitura politica dell'onorevole Moro, di cui Cossiga fu prestigioso ministro degli interni, per l'astensione determinante del partito comunista italiano. Mai dire mai, quindi.
Noi dobbiamo andare avanti tentando tutti assieme di trovare delle soluzioni.
GENNARO MALGIERI. Non c'è Berlusconi! Chiamate Berlusconi!
MARIO CLEMENTE MASTELLA. ... che, nella crisi dei partiti, è un fatto certamente importante ma ricorda troppo il protagonista di Quarto Potere. Onorevole Berlusconi, lei è per la verità, per la sua verità. L'ISTAT dichiara che i posti di lavoro sono aumentati? Lei dice che l'ISTAT è bugiarda! Mastella sostiene - ieri sera ho parlato a Porta a porta, anzi, non mi è stato consentito di parlare a Porta a porta - che il senatore Grillo fu determinante trasformisticamente per il suo Governo, onorevole Berlusconi, e che è stato eletto nel 1994 in un collegio e nel 1996 in un altro? Berlusconi ha detto ieri sera a Porta a porta: io credo a Grillo e non a Mastella, credo a Grillo e non a Lauricella, non agli altri parlamentari. Questa è l'ideologia berlusconiana per cui gli altri sono falsi e bugiardi mentre lui è la verità e la certezza.
PRESIDENTE. Colleghi, sentiamo come va a finire.
MARIO CLEMENTE MASTELLA. Allora parlo all'onorevole Fini, il quale sa che nel 1994 (Proteste dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale)...
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia!
MARIO CLEMENTE MASTELLA. Pensate che io mi fermi di fronte alle vostre proteste?
MARIO LANDOLFI. Perché non ti abbiamo voluto!
IGNAZIO LA RUSSA. Non ti abbiamo voluto!
MARIO CLEMENTE MASTELLA. Non l'abbiamo fatta perché non volli fare lo strappo rispetto alla mia storia!
PRESIDENTE. Onorevole Mastella, il tempo a sua disposizione sta terminando (Commenti del deputato La Russa). Onorevole La Russa!
GENNARO MALGIERI. Ero io il tuo antagonista nel 1994! La verità la devi dire tutta!
PRESIDENTE. Onorevole Malgieri, la richiamo all'ordine per la prima volta.
GENNARO MALGIERI. Voglio dire la verità!
PRESIDENTE. La verità la dirà quando avrà la parola.
MARIO CLEMENTE MASTELLA. Tra i problemi che abbiamo posto all'attenzione del Governo, primo tra tutti c'è il divario sociale, territoriale, generazionale. Il luogo di incubazione e di misura di questi divari è il Mezzogiorno nel quale questione sociale, territoriale e giovanile si consumano in una miscela che minaccia di esplodere.
IGNAZIO LA RUSSA. Bravo! Bravo!
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Mastella.
MARIO CLEMENTE MASTELLA. Presidente, vorrei fare una richiesta.
PRESIDENTE. Prego, onorevole Mastella.
MARIO CLEMENTE MASTELLA. Vorrei chiedere alla Presidenza l'autorizzazione alla pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di considerazioni integrative alla mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, onorevole Mastella.
UMBERTO BOSSI. Grazie signor Presidente. Onorevole D'Alema, c'è quasi da complimentarsi con lei perché, pur tra mille traversie, ce la sta facendo a dar vita al suo nuovo Governo. Il suo è un grosso impegno, ma non so se alla fine ne sarà valsa la pena, in quanto il prezzo che ha dovuto pagare la sua parte è veramente alto e lo sarà ancor di più quello che pagherà il paese.
nota dei pani e dei pesci! Quello di Bagliani è solo il caso più noto (Commenti del deputato Bagliani)...
FABIO CALZAVARA. Bagliani, stai zitto!
UMBERTO BOSSI. ...ma nell'ombra vi sono tanti altri casi simili che riguardano parlamentari di varia provenienza: dalla Lega nord, ad esempio, vi è arrivato tale Apolloni di Vicenza che, mi dicono, pretenderebbe l'impossibile, cioè la stima e il rispetto dei cittadini, anziché gli insulti (Applausi dei deputati del gruppo della Lega forza nord per l'indipendenza della Padania)!
rischio di subire una mattanza militare, era andata benissimo. Ora che non c'è più la lotta di classe, lei aveva saputo comportarsi, ha detto qualcuno, come un democristiano da manuale ed io penso sia esatto. Ciò è garanzia di voti. Non ha perso tempo a rappresentare, a curare i ceti emergenti o quelli in lotta per la sopravvivenza, come le piccole e medie imprese: no, lei si è collegato al nord con i traffici, cioè con la finanza, e al sud con l'assistenzialismo, in entrambi i casi con ceti parassitari, proprio come la Democrazia cristiana. Perché mai avrebbe dovuto temere di andare a votare? Dicono che si sia accorto tardi che quello della finanza è un ceto impalpabile, anche se non si può prescindere da esso: impalpabile, senza carne né voti. Io non credo che sia questo il motivo: a lei piace troppo frequentare bene, altolocato; lei ormai parla in Parlamento come un amministratore delegato della FIAT, distaccato, compassato, dall'alto, come un amministratore delegato di razza, che non batte ciglio anche quando legge un bilancio fallimentare. Onorevole Presidente, non parla più come noi poveri politici: D'Alema è altrove, più che mai, grazie a cianfrusaglie dei vecchi partiti in cui si intravede, nel lifting facciale, la vecchia partitocrazia della prima Repubblica.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pistelli. Ne ha facoltà.
LAPO PISTELLI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, si chiude oggi con questo voto una crisi che le statistiche ci dicono essere stata la più breve della storia della Repubblica. Breve non significa né chiara, né che abbia risolto i problemi in via definitiva. Noi popolari non abbiamo chiesto questa crisi né l'abbiamo alimentata. Abbiamo, anzi, condiviso con la maggioranza dei cittadini un giudizio negativo sulle troppe alchimie delle settimane passate, alchimie che fanno la gioia di un circuito ristretto di società politica e di addetti ai lavori, ma che lasciano quanto meno indifferente o perplessa la gran parte degli italiani che hanno fatto fatica a riconoscere la ragione del contendere.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, stiamo svolgendo i nostri lavori... Onorevole Buttiglione, la prego di prendere posto.
LAPO PISTELLI. Abbiamo chiesto di completare rapidamente la riforma della scuola, con la riforma dei cicli e la legge sulla parità, impegnandoci ad estendere le detrazioni fiscali per le spese sostenute dalle famiglie per la propria autoformazione, dai computer agli strumenti musicali.
durezza della responsabilità di governo e la fatica di tradurre in atti concreti le proprie convinzioni politiche.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fini. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO FINI. Onorevole Presidente, onorevole Presidente del Consiglio, colleghi, il Governo D'Alema-bis che si presenta questa sera alla Camera per ottenere il voto di fiducia è stato definito nei giorni scorsi in molti modi, in particolare dai commenti giornalistici. A caso: governicchio, un Governo nato mezzo morto, un Governo balneare d'inverno, un Governo da saldi di fine stagione. Giudizi certamente non lusinghieri, che probabilmente il Presidente del Consiglio giustificherà in base alla sua nota e mai rinnegata avversione nei confronti della stampa. Giudizi che credo, al contrario, siano condivisi da molti tra gli italiani e forse, anche se non lo ammetteranno mai, da molti dei colleghi della maggioranza.
poltrona, ma - gliene diamo atto in modo del tutto leale - avrebbe salvato la faccia in termini politici.
perché è evidente che, votando per se stessi, votano anche per il Governo (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale e di Forza Italia).
del Presidente del Consiglio, al fine di avere qualche momento di riconoscenza...
FABIO CALZAVARA. Pensa a Gnaga!
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Fini (Vivi, prolungati applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale, di Forza Italia, misto-CCD, misto-CDU e del deputato Sgarbi - Molte congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Berlusconi. Ne ha facoltà.
SILVIO BERLUSCONI. Signor Presidente, colleghi deputati, le dichiarazioni rese in aula dal Presidente del Consiglio non cambiano il nostro giudizio negativo sul rimpasto natalizio offerto in dono agli italiani.
Governo più forte e rinnovato. Ci viene offerto un Governo a scartamento ridotto e ad ambizioni limitate, che per di più porta con sé le contraddizioni irrisolte che hanno innescato la crisi, cioè il riequilibrio dei pesi all'interno della maggioranza e il problema della leadership futura. Ma soprattutto questa crisi incomprensibile non ha sanato la ferita che si è aperta nel corpo del paese quando è stato tradito il mandato elettorale ed è stato avvilito a baratto quel famoso bipolarismo maturo che pure viene da tante parti evocato. Un ribaltone - si fa per dire - passi, ma fare del trasformismo e della transumanza parlamentare un metodo, un sistema, persino un mercimonio supera il livello di guardia e di tollerabilità di una società democratica (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e misto-CCD)!
ed è per questo che da mesi resistete ad ogni nostra giusta protesta e calpestate i diritti dell'opposizione (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e misto-CCD)!
LUIGI OLIVIERI. Dell'Utri! Previti!
SILVIO BERLUSCONI. È la moralità che regola i rapporti tra individui nella dimensione privata: prima di tutto, non tradire la parola data e gli impegni assunti. Che esempio si offre ai giovani quando un Governo nasce grazie al tradimento di un patto fondamentale come quello fra eletto ed elettori (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e misto-CCD)? Prima chiedi quello che desideri, fai poi quello che ti pare, te ne infischi di ogni vincolo, negozi tutto all'ombra in un corridoio: questa è la lezione morale che tanti professionisti della virtù, tanti acrobati del moralismo si apprestano a dare ai nostri giovani con il voto di fiducia a questo Governo (Proteste dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Demoratici-l'Ulivo e Comunista). È quella fiducia che noi, signor Presidente del Consiglio, naturalmente le neghiamo (Vivi, prolungati applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e misto-CCD - Molte congratulazioni - Vive proteste dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Demoratici-l'Ulivo e Comunista - Dai banchi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e misto-CCD si grida: «Venduti, venduti, buffoni!»).
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia!
FABIO MUSSI. Signor Presidente, non seguirò l'onorevole Berlusconi nel genere del comizio (Proteste dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e misto-CCD)...
PRESIDENTE. Colleghi, io credo che quella parte degli italiani che sta assistendo alla seduta si faccia un'idea dai comportamenti (Vive proteste dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e misto-CCD - Il deputato Gasparri mostra banconote).
MARIO BRUNETTI. Devi darli a Berlusconi i soldi che hai in mano!
PRESIDENTE. Colleghi, gli italiani si stanno facendo un'idea dai vostri comportamenti!
FABIO MUSSI. Signor Presidente, chiedo la parola come l'ha avuta finora l'onorevole Berlusconi (Proteste dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e misto-CCD).
NICOLA BONO. Mussi, facci sognare!
PRESIDENTE. Colleghi, nessuno ha interrotto prima. Se impedite ad un membro del Parlamento di parlare, è una cosa
grave: smettetela (Proteste dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e misto-CCD)!
FABIO MUSSI. Signor Presidente del Consiglio...
PRESIDENTE. Onorevole Caparini!
FABIO MUSSI. Signor Presidente, chiedo solo di poter recuperare questo tempo.
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia! Invito i presidenti dei gruppi ad attivarsi per consentire all'onorevole Mussi di intervenire.
FABIO MUSSI. Signor Presidente del Consiglio, sabato scorso, prima dell'apertura formale della crisi, lei ha fornito qui, prima di tutto, una puntigliosa esposizione di cifre in ordine ai risultati dell'azione del suo Governo e di quello presieduto dall'onorevole Prodi dal 1996 ad oggi. Sono i numeri di un successo: l'Italia era in una condizione disperata sette anni fa, nel 1992; l'Italia era ancora in ginocchio, fuori dall'Europa, nel 1996...
SABATINO ARACU. Per colpa tua!
FABIO MUSSI. L'Italia è un paese pieno di problemi, che conosciamo e vogliamo guardare in faccia: non siamo venditori all'incanto di immagini truccate; partiamo dalla realtà, anche quando è sgradevole, e guardiamo in faccia anche i nostri errori ed insuccessi. Oggi, però, il nostro è un paese in piedi, un paese libero, più forte, con i conti pubblici risanati e con un'opera di rinnovamento e di riforma in corso; è un paese che può camminare con le sue gambe, un risultato che voi non avreste mai ottenuto (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici-l'Ulivo, Comunista, dell'UDEUR, misto-Verdi-l'Ulivo, misto-Minoranze linguistiche e misto-Rinnovamento italiano).
PIETRO ARMANI. Meno male!
FABIO MUSSI. A volte sono più complicate, allora ci vuole più pazienza e uno sforzo di comprensione. Lei, signor Presidente del Consiglio, è stato chiaro qui alla Camera, poco più di un anno fa, al momento della presentazione del suo Governo, disse che si formava una maggioranza al cui interno convivevano due prospettive strategiche: quella di una coalizione organica di centrosinistra, per l'oggi e per il domani, e un'altra idea di un'alleanza più contingente tra il centro e la sinistra, nel futuro alternative, ma oggi inevitabile, innanzitutto per fronteggiare i rischi di un centrodestra guidato dall'uomo che il senatore Cossiga definì, un anno fa, il «tuttocrate». Oggi, Cossiga è assai più comprensivo verso Berlusconi; si sa, gli capita spesso di interpretare l'eroe di una famosa commedia di Plauto e autan timoroumenos. Lo traduco, non per questa parte, fatta di «comunisti trinariciuti», ma perché per l'altra è necessario (Applausi polemici dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale). La traduzione è: colui che combatte contro se stesso, così come mi è apparso il senatore Cossiga in questi giorni.
nodo di una maggioranza a doppia prospettiva strategica. Oggi il nodo si è sciolto; in questa sede, D'Alema ha parlato onestamente di una scelta di chiarezza e di rischio: la scelta di una coalizione di centrosinistra in un sistema bipolare è compiuta. D'Alema ha richiamato anche quello spirito dell'Ulivo, la scelta del 1996, che è stata una grande idea politica. Coalizione vuol dire programma, progetto comune, valori condivisi, leadership, scelte in comune, regole e anche simboli, bandiere, senza le quali la politica rischia di non parlare più a nessuno.
ENZO SAVARESE. Aumentate i soldi che date!
FABIO MUSSI. Ogni tanto si fa una migliore figura stando zitti e soprattutto quando l'aula è in grado di ascoltare (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo). Daremo un contributo unitario anche sulla Commissione d'inchiesta su Tangentopoli e onoreremo gli impegni assunti in questa sede dal Presidente del Consiglio. Sinceramente ribadiamo qui che in noi si presentano rafforzati le sue perplessità esposte, le sue contrarietà e i suoi dubbi non nascosti. Non vi è alcuna preoccupazione di partito, ma avvertiamo la necessità di binari ben tracciati, dai quali non deragliare, perché vediamo il rischio di un potere politico che giudica quello giudiziario, che istituisce per sé un tribunale di quarto grado ed il rischio di una classe politica che si autoassolve. Guai a creare il caos istituzionale, la confusione dei poteri dello Stato sarebbe la rovina della Repubblica, che nessun democratico può volere.
ROBERTO MENIA. Le cooperative!
FABIO MUSSI. Un solo quesito: come vogliamo camminare, con la testa girata indietro? Se così fosse, noi avremo restaurazione, non innovazione e riforma. Non c'è niente da fare: se la metafora della metà del guado non è mai stata adatta a descrivere una situazione, mai come in questo momento è adatta a descrivere il sistema politico istituzionale.
FABIO CALZAVARA. Corruttore! Corruttore!
FABIO MUSSI. Il voto di Bagliani non ci interessa (Commenti dei deputati del gruppo della Lega forza nord per l'indipendenza della Padania)!
deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici-l'Ulivo, Comunista, dell'UDEUR, misto-Verdi-l'Ulivo, misto-Minoranze linguistiche, misto-Rinnovamento italiano - Proteste dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).
PAOLO ARMAROLI. Ma sono all'opposizione!
SERGIO COLA. Sono all'opposizione!
FABIO MUSSI. ...e, in uscita, «traditori»!
Dai banchi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale si grida: Sono all'opposizione!
FABIO MUSSI. All'opposizione, ma da parti contrapposte: se no, è il gioco delle tre carte! (Vivi commenti dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).
PRESIDENTE. Colleghi, smettetela!
FABIO MUSSI. Onorevole Fini, un leader politico si chiede il perché ed allora lo trova in una evoluzione incompiuta del sistema.
TIZIANA MAIOLO. Tu sei giustizialista!
FABIO MUSSI. ...onorevole Berlusconi, lei è continuista, proporzionalista, neocentrista...
PAOLO ARMAROLI. Trasformismo!
FABIO MUSSI. ...Mentori della prima Repubblica!
misto-Verdi-l'Ulivo, misto-Minoranze linguistiche, misto-Rinnovamento italiano - Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale).
PRESIDENTE. Passiamo ora alle dichiarazioni di voto dei deputati che hanno chiesto di intervenire a titolo personale.
MARIO LANDOLFI. Acierno è a Ceppaloni!
TEODORO BUONTEMPO. Libertà per Acierno!
PRESIDENTE. Colleghi, spero che vi rendiate conto che siete in Parlamento e non allo stadio. È chiaro questo?
MARIO LANDOLFI. Acierno libero!
PRESIDENTE. Landolfi, la smetta! Si comporti come se fosse un deputato.
VITTORIO SGARBI. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, non essendo appassionato dal tema della emigrazione dei deputati e dei loro tradimenti (ritengo che il tradimento almeno in un settore della vita privata vada perseguito e ricercato, e che forse non andrebbe invece praticato nella vita pubblica, così come io ho scelto di fare), mi sono applicato piuttosto a fare alcune considerazioni estemporanee e letterarie che sono venute, ad esempio, da ultimo, dal fine grecista onorevole Mussi. Egli, disturbato forse dalle zanzare che aleggiano sul Governo da lui prediletto, ha parlato di autan piuttosto che di «eautòn timoroumenos» (Si ride - Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale), forse per scacciare... Questo dipende dal fatto che anche le persone di buoni studi talvolta, nell'eccesso di citazione, riescono a dire cose diverse da quelle che vorrebbero dire rispetto ai punitori di se stessi, come egli è diventato in tal modo. Quindi «matita blu» per l'onorevole Mussi (Si ride - Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale)!
Ha facoltà di parlare per dichiarazioni di voto l'onorevole Taradash. Ne ha facoltà. Le ricordo che ha due minuti di tempo.
È Natale, ma lei porta al Parlamento un giocattolo rotto. Il regolamento dei conti tra Cossiga e D'Alema non si è risolto. Il suo Governo potrà al massimo vivacchiare. Sessantacinque sottosegretari sono uno scandalo ma soprattutto un errore: per ogni bocca sfamata, altre cinque annunciano vendetta (è cosa di ora).
Lei ha preannunciato la Commissione d'inchiesta su Tangentopoli: se sarà, potrà essere un fatto positivo. Ha detto «il referendum elettorale non si aggira»: è bene e ne prendiamo volentieri atto. Per il resto, un nulla carico di tensione.
Ma anche l'opposizione non si è comportata meglio: tutti pronti a festeggiare la sua disfatta e l'annuncio delle elezioni anticipate e pronti ad allearsi di nuovo - all'ombra di questo sistema elettorale corrotto e corruttore - con Bossi e Cossiga, i signori del ribaltone. Ciechi, ed incapaci
Signor Presidente, i 21 milioni e mezzo di italiani che votarono contro la proporzionale nell'aprile dell'anno scorso chiedono di essere rappresentati. Il milione e mezzo di italiani che sotto il sole di agosto hanno firmato il referendum elettorale e quelli contro le usurpazioni compiute dalla consociazione dominante di partiti, sindacati, magistrati e burocrati chiedono di essere rappresentati. Contro le loro speranze liberali si muove chi è armato per preparare il ritorno...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Widmann. Ne ha facoltà.
Questa crisi ha manifestato in modo preoccupante quanto profondo sia il divario tra la politica e la realtà del paese. I cittadini disprezzano questi giochi di bassissimo profilo e di egoismo politico. Essi hanno altre prospettive, altre necessità e soprattutto altre speranze che dovrebbero essere prese in seria considerazione. Da noi attendono risposte chiare e semplici. Apprezziamo la rapidità con cui è stata risolta questa inutile crisi che così permette al Governo di continuare con il proprio programma di lavoro.
Abbiamo registrato con interesse le dichiarazioni del Presidente del Consiglio in merito alla volontà di perfezionare e portare a termine le riforme intraprese, riforme che devono tener conto dei cambiamenti e che devono stimolare nuove iniziative economiche e sociali.
I cittadini e le aziende si aspettano una sensibile riduzione della pressione fiscale, l'eliminazione di tutti quei vincoli che intralciano ed ostacolano le iniziative economiche. I cittadini sono d'accordo su una riforma dello Stato sociale, ma essa deve garantire il sostegno a chi veramente ne ha bisogno ed impedire lo sfruttamento. Posso constatare con soddisfazione che il primo Governo D'Alema ha mantenuto le promesse fatte nei nostri confronti ed è stato comprensivo verso le nostre particolari esigenze.
La nomina a sottosegretario del collega Caveri è un ulteriore segno di riconoscimento e di apprezzamento verso le minoranze linguistiche. Ora ci auguriamo che il Presidente D'Alema e tutta la sua compagine governativa continuino ad avere questo atteggiamento favorevole nei nostri confronti. Premesso quanto sopra, dichiaro il nostro voto favorevole ed auguro buon lavoro (Applausi dei deputati del gruppo misto-Minoranze linguistiche e del deputato Olivieri).
Coloro che non entrano in questo Governo evidentemente non condividono questa prospettiva. Ci è dunque lecito rivolgere loro, dai banchi dell'opposizione, l'invito ad un dialogo politico per costruire una nuova formula politica, diversa da quelle oggi esistenti, capace di vincere le prossime elezioni e condurre il paese fuori dalla crisi, che è morale e sociale prima ancora che economica e politica.
Lei ci promette, Presidente D'Alema, una Commissione sul finanziamento illecito della politica e sulla commistione di politica e affari. La ringraziamo. Stia tranquillo, noi non vogliamo fare il processo ai processi che sono stati fatti. Vogliamo invece fare il processo ai processi che non sono stati fatti. Per esempio, quelli ad illustri esponenti dell'ex partito comunista che hanno preso i soldi del KGB e non lo negano, se ne vantano e godono il meritato riposo dopo una onorevole carriera politica o sono ancora sulla breccia e partecipano alla guida di questa maggioranza mentre altri ...
Se vuole, può consegnare fin d'ora il testo di sue considerazioni integrative, di cui la Presidenza autorizza agli uffici la pubblicazione in calce al resoconto delle seduta odierna.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marongiu. Ne ha facoltà.
Votammo a favore anche nell'ottobre 1998 e la logica ed il buonsenso ci inducono a votare a favore anche questa volta. Lo dico in applicazione di quella che ritengo una regola aurea, per la quale solo il giudizio negativo sull'operato svolto da un esecutivo può impedire di rivotarlo.
È difficile, tuttavia, esprimere un giudizio negativo su di lei e sul suo Governo. Non in politica estera, non in politica economica, non in politica finanziaria: infatti, nei giorni scorsi non ho sentito considerazioni negative su tali versanti. Ma se questo è vero, come è vero, ne viene il dovere di votare a favore, anche perché l'Europa nella quale siamo entrati e per la quale abbiamo fatto tanti sacrifici esige
Ciò detto, resta però il fatto che abbiamo bisogno anche di nuove regole per garantire l'auspicata solidarietà e solidità. Tali regole sono emerse inequivocabilmente quando venti milioni di italiani, nella scorsa primavera, hanno mostrato la strada da percorrere e la meta da raggiungere. Infatti, non sempre capiterà a lei, o ai suoi successori, la fortuna di trovare un Presidente della Repubblica così attivo ed autorevole da riuscire a risolvere in tempi rapidissimi una crisi politica che alle opinioni pubbliche europee è parsa incomprensibile. E non sempre troverà tre deputati, che non sono stati coinvolti e non sono stati consultati, pronti a votare a favore, per amore di una patria che non può non avere istituzioni salde; tale deve essere anche la funzione di Governo.
Insomma, dedizione, rinnovato credito e generosità, tanto più apprezzabili nel caso di specie ove si colga la «cantilena goviana» che connota il mio intervento. Ecco, mi permetta questa breve annotazione che non vuol essere retorica perché retorica non è la cultura di quel lembo di terra negletto che, stretto tra gli Appennini e il mare, tanto ha fatto per l'Italia e per l'Europa. Ebbene, ancora una volta, votiamo ispirandoci all'insegnamento del profeta disarmato di quella terra: le fortune degli uomini sono caduche - e, qualcuno direbbe, fortunatamente caduche -, ma forti devono essere le regole e le istituzioni (Applausi dei deputati dei gruppi misto-Federalisti liberaldemocratici repubblicani e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
Riteniamo che l'azione riformatrice intrapresa dal primo Governo D'Alema debba proseguire nell'interesse delle famiglie, così come si è cominciato con la legge finanziaria appena approvata - per la prima volta abbiamo avuto una redistribuzione del reddito alle famiglie, cominciando da quelle più bisognose - e proseguendo nell'azione di sviluppo, aiutando le imprese e diminuendo il costo del lavoro, favorendo la competitività internazionale e lavorando per la sicurezza: i cittadini italiani hanno diritto, infatti, ad essere tutelati e difesi nella loro sfera privata.
Non servivano e non servono nuove elezioni, senza nuove regole si riprodurrebbe una situazione di instabilità e di incertezza. Credo, quindi, che debbano procedere il lavoro e l'impegno e si debbano raccogliere gli inviti a voler ricomporre una più ampia maggioranza oltre quella che si è costituita su questo Governo, per proseguire nel processo positivo che fino ad oggi ha dato importanti risultati nell'interesse del paese e dei cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo misto-Rinnovamento italiano).
Lei ha indicato una serie di dati positivi in relazione all'andamento della nostra economia. Ebbene, ci sono molti altri dati che ingenerano preoccupazione: la crescita ancora debole, i prezzi in aumento, la perdita di competitività; ma è soprattutto il dato della disoccupazione che, nonostante il miglioramento conseguito, racchiude il dramma di milioni di persone senza lavoro e delle loro famiglie, soprattutto nel Mezzogiorno.
La sua dichiarazione favorevole all'istituzione di una Commissione bicamerale di inchiesta sul sistema di finanziamento illegale e irregolare ai partiti è di grande rilievo politico ed istituzionale; non è però, né può essere considerata, una concessione al Trifoglio, o in particolare ai socialisti. Non voglio pensare neppure per un momento che il suo impegno sia scritto sulla sabbia: ne andrebbe non della nostra, ma della sua personale credibilità. È un suo impegno per la ricerca della verità. L'istituzione di questa Commissione è fondamentale, perché serve a chiudere il passato, ma dobbiamo anche guardare al futuro, dobbiamo porre termine ad una transizione infinita (signor Presidente, da quando è stato introdotto il sistema elettorale maggioritario sono caduti e sono nati cinque Governi, uno all'anno) affrontando il tema cruciale della creazione di un nuovo sistema politico.
Noi crediamo che la proposta di prendere a modello il sistema in vigore per comuni, province e regioni non possa essere liquidato come un semplice ritorno al proporzionale: non è così, e neppure è un modo per aggirare il referendum. Noi proponiamo un sistema misto che accompagni alla stabilità politica anche la rappresentatività, che riaffermi il bipolarismo e l'alternanza, per risolvere insieme, appunto, i due punti. Su questa nostra proposta apriremo un confronto sia con gli antireferendari sia con i referendari.
In conclusione, signor Presidente del Consiglio, il Trifoglio esprime un voto di astensione che consente al suo Governo di evitare di affidarsi alla cabala dei numeri. Sappiamo bene che la nostra astensione permette la nascita del Governo da lei presieduto, quindi la nostra è un'astensione politica e non tecnica, è un atto politico autonomo e non contrattato, che compiamo per la nostra collocazione nel centrosinistra e per garantire la stabilità del paese.
Ho già detto e ripeto che, nonostante le divisioni, rimane un filo di dialogo tra lei, signor Presidente del Consiglio, ed il Trifoglio: vedremo se questo filo si spezzerà, si assottiglierà oppure si rafforzerà. Certo, dipende da noi, ma molto di più da quello che lei vorrà fare (Applausi dei deputati dei gruppi misto-Socialisti democratici italiani e misto-Federalisti liberaldemocratici repubblicani).
Mi pare di tutta evidenza che avete imboccato il cammino dei gamberi. Le parole volenterose ed ottimistiche del Presidente del Consiglio non riescono a nascondere la realtà. Il suo Governo rinnovato è più debole, molto più debole di quello che l'ha preceduto. È più debole nei numeri, perché difficilmente questa sera raggiungerà la quota di 316, la maggioranza assoluta di questa Camera. È
È più debole, ma è costruito su un patto di potere per le prossime elezioni regionali dove, tra l'altro, si preannunciano candidature eccellenti di suoi ministri. A tal proposito, le chiediamo formalmente di essere garante della regolarità di queste elezioni, impegnando alle dimissioni quelli, fra i suoi ministri, che riterranno di candidarsi alla presidenza delle giunte regionali.
Qualche giorno fa, in quest'aula, lei ci ha offerto una descrizione irreale e immaginaria di un paese che non c'è: ci ha cantato la filastrocca natalizia di un'economia che cresce, di una disoccupazione che cala, di un'inflazione che non dà pensiero. Non è così e lei non può non saperlo. L'Italia dei nostri giorni non è fatta solo di Internet: è fatta di negozi che chiudono, di fabbriche che licenziano, di trasporti in panne, di code agli sportelli dello Stato, di cittadini inermi di fronte ad una criminalità che cresce in maniera esponenziale. È fatta, altresì, di posti di lavoro che vengono meno, al di là dei lavori socialmente utili tra i quali lei ha voluto evidentemente considerare le mansioni dei sottosegretari, mai così numerosi (Applausi dei deputati dei gruppi misto-CCD, di Forza Italia e di Alleanza nazionale).
Lei è riuscito, con qualche acrobazia, a mettere insieme i sette partiti della sua nuova maggioranza, ma non sono i sette generosi samurai: sono piuttosto sette soci...
Dalle nebbie di questa crisi abbiamo visto riemergere ieri, d'un tratto, il miraggio di una Commissione che accerti la verità sugli anni di Tangentopoli. Il Presidente del Consiglio, con il suo partito, è stato tra quanti hanno bocciato, a più riprese, questa proposta nei mesi passati e ora la ripropone contro voglia, come un'esca lanciata furbescamente verso quella parte che si è appena allontanata.
Su questo punto, onorevoli colleghi, non è lecito un inganno ulteriore né verso l'opposizione, né verso il paese, né verso la verità che dovremmo cercare di ritrovare. Nell'evocare questa Commissione, l'onorevole D'Alema ha ammesso di essere perplesso e si è rivolto ad una maggioranza che sa essere contraria, quasi per prepararla alla remota eventualità di un cedimento. Ma se non è convinto l'onorevole D'Alema, si può mai pensare che convinca i suoi alleati? Se tutti voi credete così poco a questa esigenza di verità e di trasparenza, ci si può illudere che la Commissione verrà istituita solo per dialogare con una formazione che è appena nata e che è stata esclusa dalla maggioranza e con un'opposizione alla quale si è riservata, fin qui, un'irritante disattenzione?
Resta tutto il nostro scetticismo, ma resta anche, in tutta la nostra forza, la nostra richiesta di verità: su questo punto cruciale la aspettiamo alla prova dei fatti. Voi vi presentate, per l'ennesima volta, come il Governo che vorrebbe fare le riforme: la realtà è che non siete disposti a nessuna riforma che non coincida con i vostri interessi di parte. Siete un blocco
Oggi troverete in questo Parlamento una maggioranza fittizia e raccogliticcia; sapete bene, come lo sappiamo noi, che quella maggioranza non è tale nel paese. Lo sapete voi e lo sanno gli elettori, ai quali un giorno o l'altro sarà pur data l'ultima parola, quella che conta. Vi gloriate di una stabilità insicura e tremolante, improduttiva e inconcludente, ma questa stabilità è destinata a non durare. Una lunga onda trasformistica vi ha portato fino a qui: per quanto ci riguarda, faremo di tutto per rovesciarla in nome dei diritti dei cittadini (Applausi dei deputati dei gruppi misto-CCD, di Forza Italia e di Alleanza nazionale).
Quando il Presidente del Consiglio ha annunciato qui le sue dimissioni veniva da chiedergli perché, visto che non aveva risuonato in quest'aula la parola che glielo chiedeva. Oggi sentiamo una spiegazione che non convince e, in ogni caso, contraddice quello che il Presidente del Consiglio ebbe a dire il 14 dicembre quando dichiarò: «O nasce un Governo più forte o vado via». Con tutta evidenza oggi non nasce un Governo più forte, ma un Governo che, dopo aver impresso al paese molta precarietà, si vede per la legge del contrappasso investito da un'analoga precarietà. E la sua stabilità risiede più nella rete di protezione dei poteri forti e nella crisi della politica che non in una capacità di consenso.
Del resto, come potrebbe vivere la politica nel paese in una condizione in cui nessuna realtà sociale riesce a riconoscersi in questa politica? Lei stesso, signor Presidente, ha detto che nella crisi non è entrato nessun elemento programmatico. Oggi addirittura non si riescono a capire le ragioni di chi entra e di chi esce dal suo Governo, perché esca l'onorevole Jervolino e perché entri l'onorevole Misserville. Non si capisce: questa è la chiave principale della crisi. E non si capisce neanche la novità prevalente del suo insediamento, questa Commissione d'inchiesta che lei ed il suo Governo proponete: davvero non si capisce perché oggi la proponiate dopo averla rifiutata ieri. Oggi che ancora il giudizio storico su Tangentopoli, cioè su un gigantesco processo di corruzione che ha investito la classe dirigente italiana, è così consolidato che un autorevole esponente del mondo imprenditoriale come Leopoldo Pirelli ha detto che, se di una cosa si pente, è di non aver chiamato alla rivolta gli imprenditori contro quel sistema. Allora, perché farla?
Noi siamo contrari per come ci si arriva, siamo contrari perché avviene in un clima di restaurazione così profonda, segnato anche da un degrado della politica come quello messo in luce dallo stesso Giurì d'onore dei giorni scorsi. Davvero, signor Presidente della Camera, è credibile che un singolo parlamentare si disponga ad acquisire consensi come merci di scambio? È possibile che questo non segnali un degrado della politica? E cosa capita a questo deputato? Viene forse fatto decadere dal suo ruolo? Qui, sì, ci vorrebbe una Commissione d'inchiesta sulle condizioni ambientali!
Il Presidente del Consiglio dice che questa è la transizione: no, questo è il trasformismo. E non nasce, signor Presidente
Ecco perché noi salutiamo come una novità buona, invece, la riflessione che si è aperta in tante forze politiche di diversa collocazione, che sembra uscire dall'ubriacatura del maggioritario; questo maggioritario che dà così pessima prova di sé riproponendo proprio il vizio più antico di questo paese: il trasformismo. Si fa strada l'idea di un sistema elettorale possibile che favorisca, insieme alla stabilità del Governo - che noi speriamo quello buono -, un pluralismo politico, una possibilità per gli elettori di scegliere secondo coscienza programmi, uomini, partiti e formazioni di Governo perché oggi il deserto è quello programmatico.
Oggi, signor Presidente del Consiglio, non abbiamo potuto capire che cosa aspetti il paese dai 400 o 500 giorni del suo prossimo Governo; l'impressione è che lei intenda tirare a campare. Lei conta sì su una possibile crescita, peraltro non esaltante, dell'economia e conta su risorse che sono andate accumulandosi, nonché su una possibilità di spesa ma, onorevole D'Alema, questo non è Keynes! Il keynesismo realizza la ripresa, non si affida ad essa se e quando verrà.
Lei sembra non vedere: quello di cui ha bisogno il paese oggi non è solo una qualche politica che elargisca una nuova distribuzione di risorse. No, vi è una crisi più profonda; non ci faccia diversi da quelli che siamo! Noi non pensiamo ad un paese arretrato e povero, noi pensiamo che questo paese così fortemente dinamico crei una povertà nella qualità del lavoro, della vita della gente e dell'ambiente.
Vada a vedere e pensi a come si vive oggi nelle grandi periferie urbane, provi a pensare come vive un ammalato in un ospedale, provi a vedere che povertà viene dalla nostra scuola!
Lei si affida a qualche trionfalismo statistico, ieri sulla povertà, oggi sull'occupazione. Vede la pagliuzza, non la trave. L'85 per cento di nuovi posti di lavoro sono lavori atipici, quelli che generano infortuni mortali che, signor Presidente, aumentano malgrado le commissioni del Governo.
Lei non vede che la disoccupazione giovanile è al 33 per cento, di cui il 56 per cento nel Mezzogiorno. Lei non vede che l'Italia detiene in Europa il record della disoccupazione giovanile e della disoccupazione di lunga durata. Lei finalmente si è accorto oggi che esiste una posizione di sinistra. Si era distratto ieri, signor Presidente del Consiglio, quando abbiamo avanzato, durante tutta la discussione della legge finanziaria, proposte di merito e di contenuto per correggere le ingiustizie.
Sa quale è stato il ceto sociale più favorito dal fisco? Non i poveri, come lei dice, ma la grande impresa che ha lucrato su un'altra gigantesca rendita di posizione (Applausi dei deputati del gruppo misto-Rifondazione comunista-Progressisti). E allora noi vogliamo contribuire - ho finito - ad un confronto reale: le proponiamo di istituire una grande Commissione d'inchiesta sul lavoro del Parlamento italiano, come i Governi liberali inglesi della fine del secolo scorso, quando istituirono la prima legislazione sul lavoro...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paissan. Ne ha facoltà.
Nonostante tutto - come cercherò di spiegare - daremo questo voto di fiducia volentieri per due ordini diversi di motivi, l'uno forse opposto all'altro. Voteremo volentieri a favore perché ci riconosciamo nel campo di centrosinistra e perché abbiamo sottoscritto il documento politico che è alla base di questo Governo, ma volentieri voteremo oggi la fiducia anche perché, con questo atto, finisce una crisi che non abbiamo condiviso. Termina finalmente una parte confusa che ha impedito l'emergere dei veri, reali, serissimi problemi programmatici e politici che avevamo di fronte, problemi che ci ritroveremo intatti nell'anno nuovo.
Lei, signor Presidente del Consiglio, aveva preso l'iniziativa formale della crisi di Governo per provocare quello che lei stesso ha chiamato «chiarimento radicale». Ebbene, questo chiarimento non c'è stato, se non in piccola misura. Ciò certo non per sua responsabilità o, meglio, non per sua esclusiva responsabilità, ma il risultato è questo e l'opinione pubblica è giustificatamente perplessa.
Pensiamo sia stato giusto ad un certo punto chiudere velocemente la crisi, formare il Governo e tenere aperte porte e finestre del dialogo con le forze del Trifoglio, assumendosi però la responsabilità di non lasciare sospeso il paese. Noi però esprimiamo riguardo a questo esito un disagio politico; un disagio, signor Presidente del Consiglio, che riguarda anche, per taluni suoi aspetti, la composizione del Governo. Mi riferisco al numero dei sottosegretari ed anche a qualche presenza, a dir poco discutibile, se non proprio inaccettabile. Io la invito, signor Presidente del Consiglio, a tornare a valutare qualcuno di quei nomi.
Evitare le elezioni anticipate, come è stato fatto, significa anche consentire il voto popolare sui referendum. Io personalmente spero che i molti referendum, che io non condivido, vengano battuti, ma per farlo sono a disposizione le armi del voto contrario o dell'astensione dal voto, che sono modi e metodi assai diversi dall'uso, pur legittimo, della bomba al neutrone dell'interruzione traumatica, anticipata, della legislatura.
A questo punto ci aspettano compiti gravosi. Molte sono le questioni che abbiamo davanti: l'economia, l'ambiente e il territorio, il lavoro, la qualità della vita, i diritti civili, le aspettative sociali, i giovani alla ricerca forse più di futuro che di lavoro, la sicurezza di ciò che mangiamo, beviamo e respiriamo (a questo proposito torniamo a riproporre la moratoria della coltivazione di piante geneticamente modificate), il dramma della tossicodipendenza, con tutte le ricadute in termini di criminalità, dramma questo che non si può più affrontare con la ricetta banale, scontata, ripetitiva, ma soprattutto assolutamente inefficace della politica proibizionistica.
A proposito della questione ambientale e della cura del territorio, noi abbiamo apprezzato, signor Presidente del Consiglio, le parole e le affermazioni che ha appena pronunciato nella sua replica. Abbiamo apprezzato, in particolare, il legame che lei ha affermato tra ecologia ed economia come faro per l'azione di governo. È una conferma interessante che speriamo rimanga costante nell'operato del Governo. Comunque, tutte queste questioni ed altre ancora ci interpellano come Governo, come maggioranza e come Parlamento ed a questo proposito noi Verdi torniamo a riproporre la costituzione di quella commissione programmatica della coalizione di centrosinistra (dunque, maggioranza governativa più Trifoglio) che dovrebbe servire per scegliere le priorità tematiche e per elaborare proposte e risposte. Chiediamo allo SDI ed alle forze
Due temi, signor Presidente del Consiglio, lei ha posto in evidenza tra ieri ed oggi: la Commissione d'inchiesta sul finanziamento illecito ed il sistema elettorale. Sul primo tema, la cosiddetta Commissione su Tangentopoli, ci dispiace - perché è antipatico farlo - ricordare alla maggioranza che, se più di un anno fa avesse ascoltato i Verdi e fatta propria la loro proposta, oggi non sarebbe nell'imbarazzo di accettare in ritardo ciò che si poteva accettare e fare già allora, proprio per sconfiggere le strumentalizzazioni da parte del Polo.
I Verdi sono favorevoli da più legislature ad una Commissione d'inchiesta e non solo perché hanno tutte le carte in regola riguardo al finanziamento della loro attività politica. Di recente, l'ha dovuto certificare in qualche modo, in una lettera inviata al Presidente Violante, anche il procuratore capo di Milano D'Ambrosio, secondo il quale sul conto dei Verdi nulla c'è e nulla è mai emerso. Ma non è solo per questo; noi pensiamo che una seria rivisitazione di quegli anni, senza «pruriti» e senza moralismi, cioè storicizzando gli eventi, possa essere utile a svelenire i rapporti politici, depurandoli di ciò che fu.
Un anno fa, noi ponemmo alcune condizioni per la costituzione della Commissione: che non interferisse in nulla nell'attività della magistratura; che non ne facessero parte parlamentari in qualche modo implicati nelle vicende che dovrebbero essere sottoposte alla sua attività; che l'organismo - dicevamo allora - iniziasse i propri lavori all'indomani dell'elezione del nuovo Capo dello Stato e, dunque, delle elezioni europee, che vi sarebbero state da lì a poco. Tali condizioni corrispondevano ad altrettanti emendamenti firmati dal collega Boato e dal sottoscritto.
Il nostro tentativo non ebbe successo, allora, presso la maggioranza. Peccato, perché oggi quella Commissione sarebbe già a buon punto nello svolgimento dei propri lavori. Oggi si «ripesca» la questione: nulla in contrario da parte nostra. Si faccia, si faccia pure, ma ci sia consentito un certo rammarico per il tempo e per le energie politiche sprecate.
Ha ragione il Presidente D'Alema: questa non è stata una crisi programmatica, ma una crisi determinata da una chiara scelta politica. Credo che, per spiegare quanto avvenuto, si possa utilizzare sinteticamente la seguente frase: il centrosinistra italiano ha scelto in modo definitivo la strada del bipolarismo e della coalizione, superando ogni ipotesi di mera alleanza tra i partiti. Si è superata, quindi, la ferita che si era oggettivamente aperta con la nascita di un Governo che sostituiva quello di Romano Prodi, nato, di fatto, su mandato degli elettori. Sbaglia, pertanto, chi pensa che si sia operato un
Certo, tutto ciò non è ancora compiuto, ma abbiamo la certezza che è stato avviato. Le sette forze politiche che compongono il Governo hanno sottoscritto, nei giorni scorsi, un documento che testualmente afferma: «È intenzione comune procedere ad un vero, forte rilancio politico e culturale della coalizione di centrosinistra. Non consideriamo questa scelta solo come una necessità per il paese, ma come la forte volontà di rafforzare, su basi nuove, una grande intuizione strategica: unire le culture riformiste, produrre una sintesi feconda, com'è avvenuto in questi anni, nell'azione di governo tra i valori della sinistra, del cattolicesimo democratico e liberale, dell'ambientalismo, delle tradizioni laiche e liberaldemocratiche».
Questo documento rappresenta l'architrave dell'accordo politico sul quale si fonda questo Governo. La consapevolezza che il centrosinistra, che ha prodotto enormi risultati per lo sviluppo, sia della democrazia sia dell'economia del nostro paese, resta insieme con un progetto e un programma per governare il paese in quest'ultimo scorcio di legislatura, ma anche per restare insieme nel 2001 e fino al 2006, come proprio d'un sistema maggioritario bipolare. Per fare questo costituisce un nuovo Governo che oggi riceverà la fiducia ed avvia in modo definitivo il percorso per la nuova coalizione impegnandosi a definirne regole di funzionamento e regole di scelta del candidato Premier. Ci auguriamo che alle sette forze che hanno firmato il documento e, quindi, composto questo Governo, se ne aggiungano altre in condizioni di chiarezza e senza ambiguità, ma al contempo con l'impegno che verrà impedita ogni visione egemonica nei rapporti interni alla coalizione. Di questo i Democratici si fanno garanti.
Questo è un nuovo Governo, ma al contempo è la continuazione dei due Governi precedenti che hanno ridato al nostro paese prestigio e dignità internazionale e al contempo hanno dato ai cittadini italiani la consapevolezza che l'Italia può farcela: il Governo guidato da Romano Prodi fin dall'aprile 1996 e il Governo D'Alema precedente a questo.
È stata avviata una straordinaria opera di modernizzazione e trasformazione del paese; l'Italia è entrata in Europa, e tutti sappiamo che l'obiettivo non era scontato, con la credibilità di chi ha potuto ottenerne la Presidenza della Commissione grazie all'impegno sostenuto e alla capacità di Romano Prodi e all'unanime stima da lui goduta.
Ora, questo lavoro va proseguito e completato. Abbiamo il dovere di far completare questa legislatura attuando il programma di Governo e indicando la prospettiva. Dobbiamo al contempo, come ha detto un autorevole componente di questo Governo, volare alto e superare ogni tentazione, che a volte pervade anche pezzi del centrosinistra, di lavorare nelle segrete stanze della politica.
Abbiamo il dovere di operare con il massimo di trasparenza, facendoci comprendere dai cittadini ai quali è rivolto il nostro progetto di Governo e di coalizione. Non possiamo rimanere prigionieri del passato e allo stesso tempo non possiamo e non dobbiamo dimenticare.
Vorrei esprimere il parere dei Democratici sulla proposta di Commissione parlamentare sul fenomeno del finanziamento illecito ai partiti. Autorevoli esponenti dei Democratici hanno più volte avanzato questa proposta. Noi siamo per l'accertamento delle verità, quelle comode e quelle scomode, e soprattutto crediamo che i fenomeni di corruzione non si siano conclusi e che vadano sempre perseguiti. È chiaro che la Commissione può nascere solo a condizione che si garantisca nella
Noi abbiamo manifestato la nostra posizione e allo stesso tempo la consegniamo alla coalizione e al Governo affinché venga assunta una posizione comune.
La maggior parte delle forze politiche italiane ha ormai assunto la riforma elettorale come il punto di riferimento principale della riforma del sistema politico e istituzionale. Il centrosinistra su questa questione aveva assunto in questi anni posizioni diverse. Nel documento comune (questo ci sembra un altro dato di straordinaria rilevanza) vi è oggi invece una posizione unitaria (cito testualmente) su una nuova legge elettorale maggioritaria in grado di garantire il completamento della transizione istituzionale, di assicurare la stabilità e di dare sempre più ai cittadini elettori il potere di scelta delle maggioranze e dei Governi.
Credo che sia a tutti chiaro che il cambiamento non è marginale. La legge elettorale maggioritaria è diventata un impegno di tutta la coalizione. L'idea di costruire un sistema politico stabile, coeso, bipolare, è ormai patrimonio comune del centrosinistra. Nel centrodestra osserviamo invece posizioni frastagliate e anche conflittuali: auspichiamo su questo un confronto e una maggiore coesione anche in quella coalizione.
A questo Governo spetta il compito importante di portare a compimento la legislatura. Nel programma di questi (quasi) 500 giorni, deve diventare prioritario il tema del lavoro e quindi delle zone svantaggiate del nostro paese e del meridione d'Italia. Non v'è sviluppo, non v'è innovazione senza mettere al centro il tema del lavoro. Questa è la scommessa di fine legislatura! È una scommessa importante quanto l'entrata in Europa.
Il centrosinistra italiano ha dimostrato in questi anni di avere cultura di Governo. L'Italia è oggi un paese pronto al confronto tra due posizioni politiche alternative. Il centrosinistra ha dimostrato di essere pronto; non possiamo non rilevare però che la destra italiana non è ancora adeguata a questa scommessa. Abbiamo infatti un centrodestra profondamente condizionato dal conflitto di interessi, che si oppone alle fondamentali regole di parità di accesso e di condizioni al sistema radiotelevisivo. Noi non siamo contenti di questo ed auspichiamo che anche in Italia si formi un centrodestra conservatore moderno ed europeo, che si confronti con un centrosinistra innovatore, moderno ed europeo, ma purtroppo così non è ed insieme dobbiamo lavorare perché al più presto ciò avvenga.
Oggi, si forma il nuovo Governo nello spirito dell'Ulivo: per noi, questo nome è importante, ma ancora più importante è la sostanza di una forte coalizione del centrosinistra che si dà un programma, un progetto e delle regole. Al suo Governo, Presidente D'Alema, i Democratici esprimono il loro convinto sostegno, anche attraverso il coinvolgimento diretto di autorevoli esponenti del movimento: se oggi insieme raggiungiamo questo importante risultato politico, utile per il paese, è certo merito di tutti e - lo riconoscerà lei stesso, signor Presidente del Consiglio - merito anche della nostra ostinazione, che a volte può essere stata scambiata per inopportuna conflittualità, ma che invece era la volontà di non disperdere e di rilanciare l'eredità politica dell'esperienza del 1996, il cui valore ci consente di costituire oggi questo Governo e di avviare la costruzione della coalizione del nuovo Ulivo (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici-l'Ulivo).
Manca ora organicamente la componente dei socialisti democratici e mi dispiace: non condivido, non ho neppure colto per la verità, le ragioni del disimpegno, ma rispetto le decisioni di Enrico Boselli. A lui ed ai suoi colleghi voglio dire semplicemente, con animo sincero, quali ne siano le motivazioni, valide o meno, a seconda dei punti di vista, che esse non dovrebbero e non possono oscurare la drammatica valenza della posta in gioco: fare comunque argine contro il pericolo della destra. In me, lo so, è la cultura di un vecchio comunista, ma vecchio sono io, non la cultura democratica e repubblicana, proletaria e nazionale, che fa della battaglia contro la destra, sempre, in ogni circostanza, l'imperativo categorico (Applausi dei deputati del gruppo Comunista).
Sarà necessario, dunque, signor Presidente del Consiglio, accingerci a percorrere la strada del rinnovamento democratico e del progresso sociale con la piena consapevolezza delle difficoltà che ad essa si frappongono. Non mi preoccupano i dibattiti sui principi, anzi è bene che essi si sviluppino sempre più marcatamente: dal confronto, i valori, gli ideali riformatori e progressisti potranno emergere più limpidamente di quanto in questa fase convulsa, persino oscura, essi si manifestino. Mi preoccupa non il dibattito, ma il rifiuto al dibattito, l'accodarsi senza oppugnare alle concezioni più accomodanti o la rincorsa senza fine alle frasi fatte, alle ricette prefabbricate dei benpensanti: tante espressioni di moda, tante parole ad effetto non producono risultati.
La possibilità di ottenere più posti di lavoro, venendo al concreto, sta nel determinare le condizioni, specialmente nel Mezzogiorno, di una politica di investimenti produttivi, pubblici e privati, con una capacità imprenditoriale libera e nello stesso tempo coordinata e seriamente programmata. Ancora troppo esigui sono i segni di miglioramento; io ho fiducia ma la fiducia non basta.
Esistono oggi le condizioni, ed è merito del Governo Prodi e del Governo D'Alema l'avere contribuito a crearle, per forzare leggi e comportamenti in senso espansivo, irrobustendo le azioni destinate allo sviluppo, particolarmente del Mezzogiorno, all'ampliamento quantitativo e qualitativo del sistema produttivo e quindi all'occupazione. Al Governo chiediamo questo e alla maggioranza che lo sostiene chiediamo franche discussioni per giungere a positive decisioni.
Sono numerose, Presidente, le questioni aperte e non risolte: la legge sulla rappresentanza sindacale, rimasta a metà strada, la proposta del trattamento di fine rapporto, una vera e propria riforma che coinvolge la sicurezza del salario differito di milioni di lavoratori, il trattamento fiscale della previdenza pubblica nei confronti di quello della previdenza privata, l'attuazione piena della riforma sanitaria, il riordino dei servizi pubblici locali, la ristrutturazione dei servizi televisivi e, quindi, il futuro della RAI, il difficile
Ben nota, poi, è la nostra posizione, ed è fermissima, sul sistema pensionistico; la campagna fatta nei mesi scorsi per anticipare la data concordata tra tutte le parti sociali, il 2001, al fine di una verifica, ha destato preoccupazioni, allarme e sfiducia verso lo Stato. Tali comportamenti non dovranno più ripetersi. In ogni caso, il nostro partito non cambierà di una virgola la sua netta opposizione a qualsiasi tentativo di riaprire un capitolo che, viceversa, è chiuso fino al 2001.
Noi crediamo alla validità, oltre che alla necessità, della coalizione di centrosinistra; operiamo per rafforzarne la coesione, ma siamo convinti che essa sarà tanto più positiva e tanto più efficace, quanto più sapremo riempirne l'azione con contenuti riformatori e cioè progressisti. Una nuova legge elettorale s'impone e una discussione seria sulla storia politica dei decenni ...
Il senso di responsabilità verso i cittadini, verso i loro problemi, il valore che attribuiamo alla stabilità in un passaggio delicato dell'economia impegnata a reggere il passo con i vincoli europei: ecco, questo ci ha indotto ad operare, pur tra tante incomprensioni, strumentalizzazioni e veleni, purché un esecutivo nella pienezza dei poteri potesse continuare a svolgere fino in fondo il suo servizio al paese.
Si è parlato, con eccesso di intenzione polemica, di «Governo debole». Ho visto, onorevole D'Alema e colleghi, nella mia ormai lunga, ventennale esperienza parlamentare, Governi forti cadere come grattacieli di cartapesta, anche perché i Governi forti sono assai spesso presuntuosi politicamente. I Governi deboli, invece, sapendo di esserlo hanno bisogno di ricercare con pazienza un consenso parlamentare che li riporti in questo caso ad eliminare l'astensione e realizzare l'accordo pieno, programmatico e parlamentare.
L'onorevole Berlusconi cita assai spesso in televisione le zie; anch'io voglio ricordare due dei miei zii. Uno era abbastanza malaticcio e temevamo che da un momento all'altro potesse morire: campò fino a novant'anni. L'altro, invece, che sembrava una persona forte in salute, stabile, oserei dire una quercia, ma non lo faccio per evidenti ragioni (Si ride), morì con un infarto, purtroppo, prima del prevedibile (Si ride - Applausi)!
Un Governo è debole davvero, signor Presidente della Camera, quando nasce dall'emergenza e dal caso, quando prescinde da un progetto, quando non ha conoscenza della gravità dei problemi, quando insomma si muove nel vuoto di tensione etica e di grande passione civile e politica. Non è certo il caso del Governo D'Alema, per la cui costituzione il mio gruppo e il mio partito hanno operato subendo anche qualche perdita (di gran lunga inferiore però a quella subita l'anno scorso: a Palermo questo Governo è amato da alcuni, forse non è amato da altri), suscitando qualche malanimo ed esponendosi al fuoco di fila di attacchi ingenerosi. Abbiamo vissuto tutto questo con grande sufficienza e questi avvenimenti ancora continuiamo a soffrirli.
L'impegno però che mettiamo per oggi e per il domani è innanzitutto di raccogliere intenzioni, necessità, bisogni, nell'interesse nazionale pur di uscire dalla lunghissima transizione che non si limita certamente alla questione Tangentopoli, per la quale siamo d'accordo con l'ipotesi del Presidente D'Alema, purché anche in maniera giubilare si possa arrivare ad una soluzione di grande riconciliazione nazionale.
Gli stessi problemi con i quali abbiamo avuto a che fare in questi giorni e che gettano discredito sulle istituzioni sono certamente l'effetto di una lunga parentesi che la politica deve saper chiudere. C'è malessere e crisi: guai quando il malessere diventa permanentemente crisi; rischia di essere in crisi la democrazia di un paese. A noi credo non stia tanto condannare il trasformismo, come si è fatto ipocritamente in questi giorni. Faremo la conta finale non solo, onorevole Presidente del Consiglio, della base parlamentare, ma anche di quanti alla fine saranno transitati di qua e di là, come «er Piotta» della vita parlamentare.
A noi quindi non credo stia tanto di condannare il trasformismo ma di trovare soluzioni politiche, che non si fermino però soltanto alla semplice legge elettorale.
Si è anche parlato in questi giorni e ho ascoltato alcuni amici della maggioranza dire «il centro esce mortificato e indebolito da questa esperienza di Governo, subisce l'egemonia soprattutto degli altri». Fare il centro, amici del centro, dipende da noi e soltanto da noi. Il centro, per quanto mi riguarda, da questo Governo non esce assolutamente mortificato, anzi, ne segna la rinascita, anzi ancora, paradossalmente, il centro uscì mortificato lo scorso anno, non certamente quest'anno. Però, un centro che rimane frammentato - riconosciamolo, amici popolari - è un centro debole. Ma quando parlo di riaggregazione del centro, quando guardo ad esso, guardo, onorevole Berlusconi, ad un centro che non è il suo. Lei si propone ormai, onorevole Berlusconi, come l'ideologo di quest'area, dopo essere stato in anni non troppo lontani quasi fervido partecipante all'Internazionale socialista di Mitterand e di Gonzales. Non penso davvero all'esperienza tedesca, come tutti amano dire. Kohl, nasce nella memoria storica dei democratici cristiani, quando entrano in crisi, in diaspora e vanno in esilio in Italia i democratici cristiani ma prima, molto prima, la democrazia cristiana italiana era alternativa alla democrazia cristiana di Kohl, alla democrazia cristiana della Germania, perché mai, da Moro in poi, a Fanfani, a De Mita, ad Andreotti, a Cossiga, la democrazia cristiana - il partito di cui sono e sono stato degno e fiero rappresentante nel passato - mai volle essere partito conservatore, mai volle usare i toni di Strauss, mai volle essere un partito duro, antagonista rispetto agli altri. Sempre - questo è il sogno della mia riedizione del centro - penso alla mia democrazia cristiana, a quella che nei momenti più drammatici della vita politica nazionale seppe mitigare le asprezze sociali, addolcire le asperità, smussare gli angoli (Commenti del deputato Armani). Questo è il sogno di un centro che sia collocato in alleanza strategica con la sinistra. Non mi piace, onorevole Berlusconi, la «declinazione arcoriana» dei telegatti con un capo carismatico come fu per noi piccoli Mike Bongiorno. Questa è per me la storia che vorrei continuasse.
Lei, onorevole Berlusconi, lo dico con grande rispetto, è in fondo l'ideologia di se stesso...
In fondo, però, mi è simpatico a differenza di altri, onorevole Berlusconi!
Tra i problemi che abbiamo posto all'attenzione del Governo, primo tra tutti c'è il divario sociale, territoriale e generazionale.
Signor Presidente, poiché la cosa viene spesso richiamata, voglio rivolgermi anche ai telespettatori. Mastella è accusato di essere stato trasformista (Commenti dei deputati dei gruppi della Lega forza nord per l'indipendenza della Padania e di Alleanza nazionale), io...
Onorevole Fini, lei sa che nel 1994 ci furono due collegi in Italia dove non si verificò l'alleanza del Polo con la destra: uno fu il mio, dove fui eletto, e l'altro fu l'Abruzzo. Quindi, non feci alleanza con la destra.
Abbiamo molto insistito su questa priorità; ma non c'è soltanto il sud; c'è il nord, c'è l'Italia, c'è anche una questione settentrionale, perché i problemi della sicurezza e della solidarietà sociale valgono per il centro, per il nord e per il sud (Applausi dei deputati del gruppo della Lega forza nord per l'indipendenza della Padania).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bossi. Ne ha facoltà.
Innanzitutto, mancando i numeri, i suoi hanno dovuto impegnarsi nell'ultimo mese in un pressing a tutto campo che, in certi momenti, ha trasformato il Parlamento in una specie di «mercato delle vacche»; l'esempio più illuminante e produttivo viene dal partito dell'onorevole Mastella, che in poco tempo è passato da dodici a ventiquattro membri: una vera moltiplicazione miracolosa, come quella
Ciò che è grave, onorevole D'Alema, è che la sua parte ha pensato di sfruttare il trasformismo: un grave fenomeno antidemocratico che ha sempre fatto buona compagnia al sistema elettorale maggioritario. Fino a qualche anno fa era il sistema politico e sociale stesso che metteva al bando chi tradiva il proprio partito; oggi i trasformisti, questi reietti, sono tollerati o, peggio, ricercati dalla sua parte; sembra di essere ritornati ai tempi di Giolitti, quando compravano i parlamentari nei corridoi, dietro un angolo furtivo o in uno slargo compiacente. Dopo novant'anni, insomma, è tornato il sistema elettorale maggioritario e con esso ecco rispuntare la corruzione diffusa da corridoio.
La crisi in cui si dibatte da tempo l'Ulivo ha finito per tracimare e ora, anche se per illudersi di potersi salvare con questi metodi, onorevole D'Alema, non avrebbe dovuto dar vita a nessun Governo, se questo era il prezzo da pagare. C'è un dato su cui riflettere: da quando l'Ulivo ha vinto le elezioni politiche, la percentuale di coloro che vanno a votare è sprofondata dall'82 per cento al 50 per cento. È chiaro che nessuno ha più voglia di andare a votare, se la politica è teatrino falso e, adesso, anche corrotto.
In questo clima plumbeo, il grande nemico da battere è divenuta l'indifferenza della gente: in questo Palazzo, e in generale nei Palazzi della politica, vi è la stessa sensazione di impunità che si avvertiva ai tempi del sodalizio democristiano e socialista. Una paradossale conseguenza di tale clima è il fatto che questo Parlamento non applichi l'immunità parlamentare nei casi dei reati di opinione: i guai, cioè, vengono solo per chi parla contro il regime. I parlamentari possono fare tutto, tranne che parlare contro o male del «padrone del vapore» e dei suoi amici. Parlo per caso personale, in quanto una settimana fa sono stato condannato ad un anno di carcere - condanna sancita dalla Corte di cassazione - per aver detto che bisognerebbe andare a prendere i fascisti casa per casa: una barzelletta, al limite un reato di opinione.
Compagno D'Alema, quanto sono cambiati i tempi da quando lei tirava le molotov contro la polizia e da quando c'è il Governo delle sinistre (Applausi dei deputati del gruppo della Lega forza nord per l'indipendenza della Padania)! Chi lo avrebbe mai detto!
Nel merito del Governo che nasce, dirò che questo ha gli stessi problemi di quello di prima, lo stesso sostegno infido della compagine e, in più, il veleno della «legione straniera» di Mastella.
Questo nuovo Governo non potrà certo fare riforme, perché è più debole di quello di prima, che già non riusciva a farle. Onorevole D'Alema, sarà costretto a galleggiare senza neppure potersi aggrappare, come nel passato, ad un nuovo «patto della crostata». Perché vuol dar vita a questo Governo? In fondo, con quello precedente certi risultati li aveva raggiunti: si era legittimato a livello internazionale (con la guerra, certo) ed era stato fortunato, perché una guerra che all'inizio si pensava dovesse essere lunga ed insidiosa, per la quale si paventava la necessità di un sanguinoso intervento di terra, si era conclusa prima del previsto, lasciandole l'aureola del saggio e del giusto. Tutte balle, certo, ma gli elettori non lo sanno, la gente non sa certo che se lei non si fosse prestato ai bisogni della NATO non ci sarebbe mai stato neppure il primo Governo dell'ex comunista D'Alema. In fondo, per un certo verso, pur con il
Occorrono le riforme e lei non ha la forza di farle; occorre devolvere i poteri dello Stato alle regioni ed ai loro coordinamenti, ma lei non ha la forza per affrontare il centralismo e lo statalismo che in questo paese sono diventati feticci, tabù: è come toccare la mamma. Perché mai la Gran Bretagna riesce a dare il Parlamento alla Scozia, e lei non riesce a darlo al nord o al sud del nostro paese? Perché lo Stato, che dovrebbe essere garante del bene supremo comune, continua a non funzionare e a non essere riformato. Ricordi, Presidente, che adesso noi padani siamo nella forbice tra euro e Mezzogiorno, siamo tra l'incudine dell'euro ed il martello degli aiuti al sud. Ricordi che per effetto dell'euro è aumentato il costo delle importazioni e sono diminuite le esportazioni delle nostre imprese, il che significa che non ci sono più soldi da distribuire a pioggia, che deve ridurre le incidenze fiscali e parafiscali sul costo del lavoro, nonché la tassazione complessiva sui redditi di impresa; che deve ridurre il costo del lavoro al sud - le gabbie salariali -, più che aumentare l'assistenzialismo. Ricordi, soprattutto, che l'attuale struttura dei rapporti nord-sud ha progressivamente esaurito i suoi aspetti funzionali più positivi e che possono emergere in queste condizioni, senza riforme, gravi elementi di conflitto.
Dicono anche che il suo Governo nasca solo per cambiare la legge elettorale, cioè per far passare il maggioritario secco, ovverosia portare a compimento il passaggio verso la fine della democrazia: da Governo di guerra a Governo della normalizzazione e dello «sbancamento» della libertà. La preghiamo di non fare tutto questo, ricordi che la libertà è nel benessere materiale, ma non solo; la libertà è anche nella possibilità dell'uomo di scegliere, di avere un lavoro, ma anche di avere un popolo e le sue tradizioni, di avere una famiglia, dei figli, è nella possibilità per il cittadino di votare il suo partito. Non faccia diventare la politica una maschera indossata dal nulla.
Il suo, onorevole Presidente, mi sembra un «governicchio»: dovrebbe attraversare Capo Horn, affrontare la furia dei venti, scalare montagne d'acqua più alte del pennone della nave, ma non mi sembra che lei disponga né di marinai né di capitani coraggiosi. In prima battuta, il suo Governo sembra costituito più da una pletora di cambusieri (Applausi dei deputati del gruppo della Lega forza nord per l'indipendenza della Padania e di deputati del gruppo di Forza Italia) che da un insieme di marinai coraggiosi! Andrete trotterellando in crociera, con le vostre bananiere, lungo i mari del sud ed il paese andrà a catafascio. Io rivolgo gli auguri a lei, ma soprattutto auguro buona fortuna al paese. La lega voterà contro il suo Governo. (Applausi dei deputati del gruppo della Lega forza nord per l'indipendenza della Padania - Congratulazioni).
Noi oggi vogliamo rivolgerci esplicitamente a quegli elettori del centrosinistra che ci hanno rimproverato, in queste settimane, il risultato paradossale del nostro comportamento: da un lato, abbiamo approvato una legge finanziaria che chiude un ciclo restrittivo di finanza pubblica durato sette anni e che ci ha permesso di entrare nel circuito dell'euro, abbiamo restituito al sistema delle famiglie e delle imprese oltre 10 mila miliardi, abbiamo abbassato, seppur di poco, la pressione fiscale e abbiamo introdotto consistenti detrazioni per i figli ed incentivi per alcuni settori produttivi; dall'altro - ecco il paradosso -, con le nostre contraddizioni abbiamo spedito questi risultati a pagina 15 dei quotidiani.
Questo autunno il Polo conservatore non ha neanche tentato di inventare la controfinanziaria degli ultimi anni, una manovra alternativa per spiegare agli italiani una propria ricetta di politica economica: si è limitato a giocare di rimessa sulle nostre difficoltà interne. Non ci possiamo più permettere simili ingenuità.
Questa crisi risolve, però, solo transitoriamente la difficoltà politica sulla formula del nuovo centrosinistra, ma noi popolari vogliamo ricordare che, quando abbiamo iniziato a parlare di rilancio del Governo, avevamo anche un altro obiettivo: rifare l'agenda di lavoro per i prossimi quindici mesi per risintonizzarci sulle tesi degli italiani e per poterci mettere in condizione di vincere la sfida elettorale con il Polo, facendoci affidare un altro mandato dagli italiani.
Per questo motivo noi abbiamo apprezzato le dichiarazioni programmatiche del Presidente del Consiglio e anche la replica di oggi, che ha dipinto un paese sano, in crescita, in trasformazione. Magari - mi consenta signor Presidente del Consiglio - c'è stato un abuso della locuzione: «per la prima volta». Vorremmo sommessamente ricordare al Presidente del Consiglio che la storia che egli ha ereditato non è una storia di discredito o di sconfitte e che anche altri avevano portato il nostro paese in quelle condizioni di sviluppo e di consolidamento democratico che egli ha trovato.
Noi abbiamo segnalato alcune priorità: l'innovazione come chiave per creare nuova occupazione e sviluppare il Mezzogiorno; l'impegno sulla sicurezza per restituire alle nostre comunità slancio e fiducia verso il futuro; istituzioni amiche e socievoli per far sentire gli italiani a casa loro e per rinsaldare quei legami che tengono unita una comunità nazionale.
Abbiamo proposto al Governo una terapia d'urto per far nascere, in cinque anni, 50 mila nuovi tecnici informatici e far sì che il nostro paese, medio consumatore di nuove tecnologie, possa diventare produttore di innovazione e possa cogliere queste straordinarie opportunità della nuova alfabetizzazione informatica.
Abbiamo chiesto di dialogare di più con i nuovi lavoratori parasubordinati, con il grande popolo delle partite IVA, costituito in gran parte da giovani.
Abbiamo chiesto di riprendere l'impegno a disboscare la nostra giungla legislativa con una task force che elimini tutte quelle leggi tramontate o desuete.
Abbiamo proposto di impegnarci in un programma straordinario di lotta al tumore e all'Alzheimer per andare incontro ai drammi di migliaia di famiglie.
Abbiamo chiesto a questo Governo di costituirsi davanti alla Corte costituzionale sui quattro referendum in materia sociale - sanità, infortuni sul lavoro, previdenza e sostituto di imposta -, perché questi referendum, se approvati in un momento di ubriacatura di nuovismo, smantellerebbero quelle protezioni sociali che abbiamo messo a tutela dei più deboli.
Abbiamo proposto un programma che sostenga l'acquisto, da parte dei giovani, della prima casa a condizioni agevolate e abbiamo anche chiesto di aiutare le nuove famiglie per i primi tre anni dopo il matrimonio con un abbattimento delle imposte sui redditi, come accade in Francia.
Chiediamo di restringere le maglie dell'ordinamento penale nei casi di reati gravi contro la persona e, in misura ancor più severa, quando siano violati i minori ed i bambini.
Abbiamo chiesto di lanciare, dopo un apposito emendamento inserito nella legge finanziaria, i patti territoriali per la sicurezza, al fine di aumentare il controllo sul territorio e fissare obiettivi di contrasto alla criminalità. Abbiamo proposto queste e tante altre cose al nuovo Governo non per ingenuità né per velleitarismo: siamo fatti così, vorremmo cercare di trasmettere anche al cinismo e al disincanto di quest'aula che tornare allo spirito del 1996 vuol dire tornare allo spirito del periodo in cui l'alleanza di centrosinistra seppe parlare al cuore degli italiani perché seppe indicare ricette concrete, che ci hanno permesso di centrare molti degli obiettivi sui quali ci sentivamo impegnati. E invece spesso nel nostro dibattito prevalgono altri temi e, di fatto, anche l'attenzione di tutti si è incentrata su due temi cosiddetti più politici (esprimo qualche dubbio che siano questi i temi che riguardano la maggioranza degli italiani): la Commissione sull'illecito finanziamento della politica e la legge elettorale.
Noi non ci sottraiamo a questi temi e a rispondere su di essi; siamo disponibili ad una rilettura del nostro passato per la semplice circostanza che abbiamo pagato assieme a pochi altri tutto quello che doveva essere pagato, probabilmente anche qualcosa di più, e perché prima o poi dovremo pur consegnare al nostro paese una storia condivisa. Ma anche questa scelta richiederà a tutta quest'aula buonsenso e serenità d'animo, poiché non sarebbe sopportabile utilizzare un tema così delicato per strumentalizzazioni incrociate e rese dei conti.
Siamo anche disponibili a ritentare un'iniziativa sulle riforme possibili, in particolare su quella elettorale, ma avvertiamo qui, ora, che, se davanti all'iniziativa referendaria e con il poco tempo a disposizione una ripresa del dialogo divenisse l'ennesima parentesi di chiacchiericcio politico inconcludente, quello che verrebbe ad essere delegittimato complessivamente sarebbe l'intero Parlamento, non un partito o una coalizione.
Signor Presidente e colleghi, ogni Governo che si rinnova prevede degli avvicendamenti. Noi vorremmo qui ringraziare per il lavoro svolto al servizio del paese i ministri e i sottosegretari che hanno lasciato il loro incarico, ed in particolare uno per tutti, Rosetta Jervolino, che con il suo operato e con lo stile dimostrato in questi giorni ha ancora una volta insegnato molto a tutti noi (Applausi dei deputati dei gruppi dei Popolari e democratici-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo). A lei noi chiediamo di tornare a contribuire al lavoro del Parlamento con la dedizione e la competenza che in quest'aula è a tutti nota. Auguriamo invece un buon lavoro ai ministri e ai sottosegretari nuovi, che scopriranno la
A lei invece, signor Presidente del Consiglio, e ai suoi ministri chiediamo di recuperare quella passione civile che il troppo tatticismo consuma, chiediamo di impegnarsi ad eliminare la diffidenza che mina i rapporti politici, chiediamo di saper alimentare una coesione nella sua compagine di Governo che, sola, può restituire coraggio ed entusiasmo a coloro che con il loro voto ci hanno mandato in quest'aula a servire il paese.
Nei giorni scorsi siamo stati tutti attoniti spettatori del dramma che ha colpito in quest'aula, durante una faticosa seduta, Nino Andreatta, che oggi combatte la più dura delle sue battaglie. In una vecchia locandina elettorale appesa nel suo ufficio è scritta una frase semplice, che dovrebbe essere di ammonimento per chiunque faccia politica: «La verità: niente di più sovversivo». La politica ha, oggi più che mai, bisogno di verità, di politici che dicono quello che pensano e che fanno quello che dicono. Questa è stata e deve tornare ad essere l'anima e la cifra di questa alleanza di centrosinistra.
Signor Presidente del Consiglio, i popolari voteranno la fiducia al suo Governo con senso di responsabilità, convinti che la stabilità sia un bene e che essa richieda di saper anteporre gli interessi del paese al pur legittimo interesse di parte e di partito. Sta a lei, però, farsi carico delle difficoltà richiamate e del dialogo da consolidare con la sua base parlamentare: noi le daremo il nostro contributo con lealtà e chiarezza. Buon lavoro (Applausi dei deputati dei gruppi dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e dei Democratici-l'Ulivo).
Un Governo, in ogni caso, politicamente molto più debole rispetto al D'Alema uno. Un Governo in cui vi è qualche asinello in più, vi è un trifoglio in meno, senza che un solo italiano abbia capito la ragione per la quale vi è stata questa divisione nella maggioranza, eccezion fatta per il contenzioso sulla legge elettorale; un Governo che - lo possiamo dire francamente - non è veramente nulla di esaltante.
Eppure, credo che quel radicale chiarimento, che il Presidente del Consiglio aveva richiesto, ci sia stato, anche se in senso opposto rispetto alle sue aspettative. Che cosa oggi è certamente più chiaro, radicalmente chiaro? Innanzitutto, è chiaro che a palazzo Chigi non vi è né Blair né Clinton; vi è, al contrario, un Presidente del Consiglio che è la reincarnazione con i baffi del peggior doroteismo della prima Repubblica (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale e di Forza Italia) con un unico obiettivo dichiarato, magari cinicamente ostentato: mantenere il potere e non perdere la poltrona di palazzo Chigi.
Da questo punto di vista notiamo una discontinuità con il suo predecessore. Non vi è ombra di dubbio che il Presidente Prodi, quando dagli schermi televisivi fece suonare quel suo triplice «no», nello stesso momento in cui aveva compreso che, per salvare la poltrona avrebbe dovuto sostituire i deputati dell'onorevole Bertinotti con gli straccioni di Valmy del Presidente Cossiga, fosse cosciente che con quel suo triplice «no» avrebbe perso la
Oggi abbiamo un Presidente del Consiglio discontinuo rispetto al suo predecessore perché ha certamente salvato la poltrona, ma ha perso la faccia, e non soltanto per Forattini (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale e di Forza Italia)! L'ha persa anche per i tantissimi italiani che l'hanno vista e l'hanno sentita dire esattamente l'opposto di ciò che diceva quando tuonava contro il sistema partitocratico, contro la prima Repubblica, contro la corruzione, contro i rituali e contro tutto quello che caratterizzava quella fase di cui l'onorevole Mastella ha tanta nostalgia. Ecco, quando sedeva sui banchi dell'opposizione, l'onorevole D'Alema diceva esattamente l'opposto di quello che oggi ha fatto. Per questo ci permettiamo di dire che oggi ha perso la faccia, in termini politici, non soltanto per noi.
Altro che preoccupazione per gli interessi del paese! Vi è stata la preoccupazione costante per il proprio interesse, il che è politicamente legittimo, ma non consente ad alcuno di fare ad altri prediche di carattere morale. La preoccupazione di non essere sfrattato in tempi anticipati, la preoccupazione di non essere Presidente del Consiglio in occasione del voto delle regionali, la preoccupazione, quindi, di non essere il candidato premier, in occasione delle elezioni politiche del 2001. Lo sanno tutti che queste sono state le preoccupazioni per cui l'onorevole D'Alema ha fatto la crisi e l'ha chiusa in 48 ore, accettando un Governo purchessia. Un Governo che avrebbe potuto essere tutto e il contrario di tutto, purché fosse un Governo tale da presentarsi in Parlamento prima di Natale ed ottenere la fiducia.
Se questo è stato il primo risultato della crisi e, quindi, il primo elemento per cui ci permettiamo di dire che il radicale chiarimento vi è stato, ve ne è un altro che riguarda non solo il Presidente del Consiglio, ma tutta la maggioranza. Il centrosinistra non può vantare alcuna diversità rispetto a quella che è stata definita la peggiore partitocrazia perché la crisi, che si è aperta e chiusa in poche ore, ha richiamato alla memoria tutti i rituali, tutti i bizantinismi, tutte le liturgie e - permettetemelo - anche tutte le brutte abitudini della peggiore partitocrazia, compresi i vertici notturni, le liste dei ministri cambiate all'ultimo minuto, con tutto il corollario che fa tanto colore e su cui i colleghi della stampa si divertono, ma che, al contrario, dà tanto disgusto agli italiani. Vi sono coloro che sono miracolati e che scoprono di essere ministri o sottosegretari apprendendolo dalla radio o dalla televisione e coloro che, invece, speravano di essere ministri o sottosegretari e, al contrario, vengono bocciati e diventano immediatamente allusivi e minacciosi.
Abbiamo letto oggi interviste di coloro che si sentivano fino a ieri ministri o sottosegretari che valgono più di qualsiasi condanna di carattere morale circa l'immoralità presente. Un rituale che si è ripetuto, che ha richiamato alla memoria le pagine più brutte della prima Repubblica e, come avevano detto - e come hanno detto - in tanti, è proprio vero che, quando la storia si ripete, anche la storia politica, diventa una farsa. Coloro che sono qui da qualche anno certamente ricordano negli ultimi anni della cosiddetta prima Repubblica alcuni Governi ed alcuni ministri.
Credo che le vicende del Governo D'Alema siano la farsa di una storia che abbiamo già conosciuto. Quando abbiamo appreso che tra i ministri ve ne era uno trasformista, l'onorevole Agazio Loiero, ci siamo pentiti di aver tanto contestato l'indimenticabile - per chi c'era - ministro Facchiano il quale, al confronto, è un illustre statista, signor Presidente del Consiglio, perché almeno fu eletto da una parte e non cambiò opinione (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale e di Forza Italia).
La storia si ripete e si ripete in farsa e nella farsa vi è la perla dei 66 sottosegretari, alcuni dei quali sono stati nominati per avere la certezza del voto,
Tra questi 66 sottosegretari ce ne sono alcuni - come riportano le cronache di oggi - che evidentemente sono stati folgorati sulla via di Damasco (la moralità della politica, tutte cose che abbiamo detto) ed io le consiglio, signor Presidente del Consiglio, di chiedere all'onorevole Malavenda alcune di quelle catene, perché forse ha bisogno lei di incatenare qualcuno dei colleghi della sua maggioranza, in quanto, se non li nomina sottosegretari, al primo rimpasto se ne vanno e, poiché di numeri già ne ha pochi, rischia per davvero di non avere più il consenso per continuare a non governare il paese.
È una situazione francamente intollerabile dal punto di vista della moralità politica che, per quel che ci riguarda, vogliamo stigmatizzare in particolar modo con riferimento ad uno dei sottosegretari, che non voglio nominare anche perché è a tutti chiaro; un professionista che, quando era ancora iscritto ad Alleanza nazionale e quindi militava nel Polo di centrodestra in cui era stato eletto, ci invitava a non essere troppo generosi nei confronti di D'Alema perché diceva - le cronache giornalistiche lo confermano - che il lupo non diventerà mai vegetariano. Evidentemente, la considerava un lupo, colui che ancora poteva minacciare se non certi valori, perlomeno la salute. Oggi è sottosegretario del suo Governo ed avete fatto bene a spostarlo dalla difesa ai trasporti, perché, essendo uno che si muove spesso da un gruppo all'altro, i trasporti sono il posto di sottosegretario sicuramente più idoneo per questo volgare trasformista (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale e di Forza Italia).
Qui mi faccio serio, perché prendo spunto da questa occasione per annunciare ai colleghi della Camera, ed in particolare al Presidente, che Alleanza nazionale porrà con tutta la forza di cui è capace la questione morale. Tale questione la solleveremo ovviamente più nel paese che nelle Camere, perché questo è un Parlamento in cui la questione morale viene considerata soltanto un elemento per il dibattito politico, ma non c'è dubbio che siamo di fronte - si faccia o meno la Commissione su Tangentopoli - alla necessità di porre chiaramente ai nostri connazionali il problema di un tasso di trasformismo che non ha precedenti e che in molti casi supera il pudore. Mi chiedo cosa scriverebbe se fosse ancora vivo quel grande maestro di giornalismo che fu Alberto Giovannini (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale), il quale alla fine degli anni cinquanta bollò con l'epiteto che solitamente il popolo usa nei confronti delle donne che fanno il più antico mestiere del mondo alcuni consiglieri comunali di Napoli che passarono dalla destra al centro per far nascere una consiliatura di carattere diverso rispetto alla volontà degli elettori. Siamo in presenza - nessuno si offenda perché è un neologismo che è finito nei vocabolari - di comportamenti da «puttani» della politica (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale) e quella morale è una questione che va posta anche e soprattutto perché c'è l'ipocrisia di un Presidente del Consiglio che dice «Ma io stigmatizzo certi comportamenti».
Onorevole D'Alema, mi guardi in faccia e prenda atto che, se lei volesse infliggere un colpo mortale al trasformismo, dovrebbe dire: «Io non accetto i voti di chi è stato eletto con il centrodestra ed oggi è determinante per tenere in vita il mio Governo» (Vivi applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale, di Forza Italia, Misto-CCD e Misto-CDU - Dai banchi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale si grida: «Bravo!»). Questa è un'ipocrisia che continueremo a rinfacciarle, anche perché mi rendo conto che non posso chiedere tanto - altrimenti il Governo questa sera cade -, ma qualcosa di più modesto come costo personale.
Ho ascoltato l'intervento dell'onorevole Folena: il comportamento di un parlamentare - che o era un millantatore, oppure era babbo Natale, cioè comprava i deputati gratis per metterli sotto l'albero
Onorevole D'Alema, le costa molto dire che lei non vuole il consenso del poco onorevole Bagliani? Le costa molto dire che per ripristinare la moralità...
I cittadini sono sempre più infastiditi dal teatrino della politica e non hanno certo torto se guardiamo allo svolgimento tormentato ed oscuro della crisi; nessuno ha ancora capito perché si sia aperta, perché e come si sia potuta concludere in maniera così frenetica, con una accelerazione che lei stesso, signor Presidente, ha definito tumultuosa.
Le prove generali della commedia duravano, purtroppo, da mesi: per mesi ci sono state imposte discussioni bizantine sulla leadership, sull'equilibrio tra partiti, correnti e sottocorrenti della coalizione, e tutto fa temere che un tale tormentone non sia affatto finito. Da qui alle elezioni regionali, da qui ai referendum, da qui alle elezioni politiche, il paese deve purtroppo rassegnarsi a fare i conti con una maggioranza risicata, che esce dalla crisi indebolita non solo nei numeri, ma anche nella qualità, avendo perduto tre componenti politicamente significative, che determinarono la nascita del primo Governo a conduzione postcomunista.
Ci diceste allora, per giustificarla, che quell'operazione aveva un alto significato morale, civile e politico, un significato addirittura di portata storica. Che ne è stato di quelle ragioni nel corso di questa crisi e che cosa vi ha uniti ancora una volta? Soltanto il naturale collante del potere e la rigorosa spartizione di tutto ciò che è pubblico; non certo il programma, debole, anzi debolissimo nelle idee, negli slanci, nelle innovazioni, che non siete neppure capaci di recepire dai vostri colleghi socialisti al governo in Europa.
Gli italiani chiedono più libertà, ma è Tony Blair che la concede ai sudditi di sua maestà, completando il programma liberale della signora Thatcher; gli italiani vorrebbero uno Stato più efficiente nella gestione dei servizi, nella ristrutturazione dell'economia e nella riorganizzazione dell'amministrazione pubblica, ma è Lionel Jospin a realizzare tutto ciò per i francesi; gli italiani vorrebbero una riforma dello Stato sociale ed un forte ribasso dell'oppressione fiscale, ma è il Cancelliere Schroeder a spingersi su questa strada in Germania (è di ieri l'annuncio di una riduzione delle imposte sulle imprese dal 40 al 25 per cento).
I socialisti europei compiono anche grandi errori, intendiamoci - noi non siamo certo d'accordo su tutto quello che fanno -, ma da popolari europei faremo di tutto per evitare che le conseguenze degli errori più macroscopici ricadano sui cittadini dei nostri paesi. Ma voi, voi postcomunisti italiani, con i vostri alleati, che cosa avete fatto durante questa crisi? Avete mai parlato di tali problemi? Vi siete limitati soltanto ad una vorticosa girandola di poltrone, con un esercito di sottosegretari mai visto (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e misto-CCD).
I Governi democratici devono, di regola, fondarsi su almeno tre elementi di legittimazione: il voto degli elettori, che li consacra, un programma di lunga lena, che li giustifica agli occhi dei cittadini, una solida e vasta maggioranza, che consente loro di funzionare. Di tutto questo non c'è traccia nel Governo che oggi chiede la fiducia. C'era stato promesso un
Il Presidente Violante ha detto giustamente che la stabilità del quadro parlamentare uscito dal voto è garanzia di stabilità dei Governi ed è insieme il necessario complemento di una visione moralmente accettabile della politica e, appena ieri, si è dichiarato pronto a promuovere regole che vietino la simonia nel tempio parlamentare della democrazia repubblicana e lei, signor Presidente del Consiglio, come ha appena ricordato Gianfranco Fini, gli ha fatto eco; ma nello stesso tempo, con una logica che è pura ipocrisia, una maggioranza fondata ancora una volta sul voto di deputati eletti nelle file dell'opposizione chiede senza pudore la fiducia alle Camere (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e misto-CCD)!
È chiaro, signor Presidente del Consiglio, che noi questa fiducia non gliela diamo, anzi ci ripromettiamo di esercitare una radicale e sistematica azione di controllo e di contrasto sull'operato del Governo. Lo faremo responsabilmente, come sempre abbiamo fatto, guardando anzitutto all'interesse del paese.
Noi non siamo interessati alla nascita di un Governo debole perché il paese ha bisogno di esecutivi forti, di esecutivi autorevoli, di esecutivi capaci di prendere decisioni di fondo sul suo futuro e di realizzare decisive riforme di struttura.
Noi sappiamo che le tentazioni illiberali e le spinte verso il regime allignano più spesso nei ministeri deboli che in quelli «sicuri di sé» e forti di un vasto consenso nel paese ed è anche per questo, per la difesa di elementari diritti di libertà, dall'informazione alla giustizia, che ci batteremo con forza per costruire una credibile alternativa.
Noi siamo sicuri, con il sostegno di quella maggioranza di cittadini che oggi investe la sua fiducia sull'opposizione costituzionale, di poter candidare alla guida del paese la nuova classe dirigente di cui l'Italia ha bisogno. In questa prospettiva, continueremo la nostra battaglia per le riforme e nello stesso tempo ribadiremo le nostre più profonde convinzioni anche per scongiurare la consacrazione di fatto del trasformismo e della transumanza parlamentare.
Signor Presidente del Consiglio, noi prendiamo atto che si è finalmente aperto uno spiraglio, almeno nelle sue parole, sul tema della verità e della giustizia. Una opposizione sicura di sé può accettare senza timore le sfide che ha lanciato e che i suoi avversari raccolgono: la sfida di una Commissione parlamentare d'inchiesta sulla storia tormentata di questi anni l'abbiamo lanciata appunto perché fosse raccolta e vigileremo perché anche questa promessa non venga smentita, contraddetta e sacrificata sull'altare dell'unità della maggioranza. Proprio per questo, noi siamo convinti che la Commissione parlamentare d'inchiesta, ferme restando le prerogative previste dall'articolo 82 della Costituzione, debba trovare nella legge istitutiva l'indicazione rigorosa degli obiettivi e delle modalità d'azione. Non vogliamo fare il processo ai processi, ma soltanto accertare la verità, tutta la verità sul finanziamento illecito della politica (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo - Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e misto-CCD), sui temi come la verità storica. Questa verità temo vi colpisca al cuore, signori della sinistra,
Sui temi come la verità storica, come la memoria comune della Repubblica, sarà bene che tutti adottino comportamenti seri e rigorosi. La storia e la memoria sono infatti la parte più alta e il contenuto più prezioso del patrimonio di una società democratica. La vita pubblica ha le sue regole ed anche i suoi compromessi, ma in ogni momento devono restare fermi i principi, i comandamenti morali universalmente validi, quelli che regolano i rapporti tra gli individui (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo - Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e misto-CCD)!
Voi non immaginate nemmeno quanta moralità vi sia nel mondo che è fuori di qui, nel paese, nel mondo del lavoro, nelle imprese: una moralità che voi non conoscete neppure (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e misto-CCD - Proteste dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e dei Popolari e democratici-l'Ulivo)!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mussi. Ne ha facoltà.
Prego, onorevole Mussi.
Prego, onorevole Mussi.
Il Polo può buttarsi sulla propaganda quanto vuole, ma noi rivendichiamo orgogliosamente con lei, signor Presidente del Consiglio, i meriti del centrosinistra, di quell'alleanza tra diverse culture riformiste che ha avuto il consenso della maggioranza dei cittadini nel 1996, ha ben operato ed oggi guarda al futuro. Già, ma la domanda che è giustamente risuonata è: allora perché la crisi di Governo, la seconda della legislatura? La prima fu chiara, perché Bertinotti lasciò la maggioranza ed il Governo Prodi entrò in crisi; questa i cittadini l'hanno certamente capita meno, è arrivato un messaggio più confuso, capita che a volte le cose siano più semplici.
La verità è che è venuto effettivamente al pettine un punto puramente politico: il
Noi auspichiamo che di questa coalizione, in un futuro prossimo, possano far parte anche i colleghi e i compagni dello SDI, che vanno verso l'astensione. Il Governo può nascere, il dialogo deve essere lasciato aperto. Non nascondo la preoccupazione dei Democratici di sinistra per il fatto che in Parlamento la coperta si è fatta effettivamente più corta. Da parte nostra, allora, vi sarà uno sforzo unitario in più perché ...
Ricostruire un pezzo delle vicende della storia italiana? Benissimo, non desideriamo di meglio. Rifare i processi, fare i processi ai processi, una mano lava l'altra e tutte e due lavano il viso, questo no! Noi non vorremmo mai che di nuovo, in Europa, ci si trovasse a paragonare, ad esempio, il rigore tedesco - quanta severità anche nella CDU verso un grande leader vero come Kohl, grande leader vero - e i tarallucci e vino italiani. A questo non vogliamo arrivare; consapevoli degli scogli comunque collaboreremo.
Allora, o si va all'approdo, o si torna al punto di partenza!
Quella del trasformismo rappresenta una grande questione, a parte gli episodi vergognosi e grotteschi del «parlar di soldi tra sbandati della Lega» (Proteste dei deputati del gruppo della Lega forza nord per l'indipendenza della Padania). E a noi il voto di Bagliani non ci interessa!
Mi rivolgerò ora a Berlusconi e a Fini e farò riferimento al flusso costante di cambiamenti di postazione in Parlamento. Naturalmente, non è buona una doppia morale: in entrata, sono «figliol prodighi» (Commenti del deputato Fini)...
Si guardi intorno, nel suo gruppo, onorevole Fini e vedrà deputati della Lega come Gnaga e Lembo che fanno parte del gruppo di Alleanza nazionale (Applausi dei
In questa legislatura abbiamo bruciato due grandi occasioni: quella della bicamerale, abbattuta dall'onorevole Berlusconi (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici-l'Ulivo, Comunista, dell'UDEUR, misto-Verdi-l'Ulivo, misto-Minoranze linguistiche, misto-Rinnovamento italiano - Proteste dei deputati del gruppo di Forza Italia, di Alleanza nazionale e misto-CCD); e quella del referendum sulla legge elettorale. E ricordo ancora quella sera il sorriso, a cinquantatré denti dell'onorevole Berlusconi quando venne la notizia che il quorum referendario era stato mancato... D'altronde, oggi l'onorevole Berlusconi è tornato annunciando il suo «no» nella eventualità che si riproponga l'occasione di un referendum! È uno strappo da Alleanza nazionale, anche se ho visto un armistizio fino alle elezioni regionali.
E non posso non notare questa metamorfosi di Forza Italia per cui, nel 1994 (se la ricorda?) era «novista», giustizialista, presidenzialista e bipolarista (gli alfieri della seconda Repubblica!); ed oggi (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia)...
Benissimo, se la sfida è questa, noi stiamo con il bipolarismo, il maggioritario, il riformismo e il cambiamento di questo paese, come hanno ricordato in questa sede gli onorevoli Veltroni e Folena (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo). Vogliamo cambiare lo Stato e le istituzioni, prima di tutto nel senso di quel federalismo di cui si sta concretamente discutendo, collega Pagliarini (Commenti dei deputati del gruppo della Lega forza nord per l'indipendenza della Padania)... So che non vi piace il titolo, ma apprezzate quella norma costituzionale di riforma qui discussa come un passo avanti (Commenti dei deputati del gruppo della Lega forza nord per l'indipendenza della Padania). Benissimo, noi su questo insisteremo: stiamo con il bipolarismo, il maggioritario ed il riformismo; stiamo con il progetto del centrosinistra e con il Governo D'Alema!
Signor Presidente del Consiglio, confermiamo la nostra piena fiducia e il nostro impegno per arrivare al 2001 con un proficuo lavoro del suo Governo: buon lavoro a tutti (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici-l'Ulivo, Comunista, dell'UDEUR,
Avverto che ciascun collega disporrà di due minuti di tempo.
Constato l'assenza dell'onorevole Acierno, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale: si intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sgarbi. Ne ha facoltà.
Per quello che riguarda invece l'illetterato Bossi, devo dire che la pagina più letteraria e pirandelliana l'ha fatta lui parlando della «maschera indossata dal nulla», che è la metafora più alta di questo Governo, il quale indossa la maschera di una dignità e di un onore e di una questione morale perduta delle cose, perduta nei comportamenti criminali rispetto ai beni artistici distrutti in tutta Italia e qui, a palazzo Chigi, a palazzo Montecitorio, al Gianicolo, ovunque. Una maschera di una dignità perduta, salvo le ottime iniziative dell'onorevole Melandri, che è proprio quella che ha portato al risultato di dare quello che chiedevano, strillando e ragliando, gli asini che volevano qualche posto al Governo e per questo la crisi...