Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 640 del 13/12/1999
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(Ripresa esame articolo 1 - A.C. 6557)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame degli emendamenti riferiti all'articolo 1, accantonati nella seduta del 9 dicembre (per l'articolo e gli emendamenti accantonati vedi l'allegato A - 6557 sezione 1).
Avverto che è stato presentato l'ulteriore emendamento 1.86 del Governo (vedi l'allegato A - 6557 sezione 1).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.

ROBERTO DI ROSA, Relatore per la maggioranza. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 1.86 del Governo e parere contrario sugli emendamenti Molgora 1.5 e Teresio Delfino 1.2.

PRESIDENTE. Il Governo?

PIERO DINO GIARDA, Sottosegretario di Stato per il tesoro, il bilancio e la programmazione economica. Il Governo concorda con il parere espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.86 del Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Possa. Ne ha facoltà.

GUIDO POSSA. Signor Presidente, comprendo che il Governo abbia dovuto fare una sintesi molto difficile tra l'obiettivo generale di tutta la legislatura, consistente nel risanamento dei conti pubblici, da noi condiviso, e le esplicitazioni legislativamente precisate, in particolare, dalla legge n. 133 del 1999 per un utilizzo parziale delle possibili maggiori entrate a seguito della lotta all'evasione fiscale...

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, vi invito a tenere un tono più basso di voce. Onorevole Saia, per cortesia, si accomodi. Onorevole Guarino, per cortesia, prenda posto al suo banco. Onorevole Soro, per cortesia.
Prego, onorevole Possa, può continuare.

GUIDO POSSA. Dunque, apprezziamo questo sforzo di conciliazione e di sintesi tra la prima istanza - la grande istanza di questa legislatura - e determinate articolazioni legislative che precisano utilizzazioni parziali del maggior gettito e, in particolare, di quello derivante dalla lotta all'evasione; tuttavia, non possiamo assolutamente condividere la nuova edizione del comma 4 dell'articolo 1 del disegno di legge in esame.
In particolare, la seguente frase dell'emendamento 1.86 del Governo risulta assolutamente confliggente con la citata legge n. 133 del 1999: «In quanto eccedenti rispetto a tali obiettivi, le eventuali maggiori entrate derivanti dalla lotta all'evasione fiscale, determinate ai sensi della legge n. 133 del 1999, e le minori spese sono destinate alla riduzione della pressione fiscale, salvo che si renda necessario finanziare interventi di particolare rilievo per lo sviluppo economico ovvero far fronte a situazioni di emergenza economico-finanziaria».
Tali eccezioni - che si riferiscono alle maggiori entrate eccedenti rispetto agli obiettivi del raggiungimento del risanamento generale dei conti pubblici - rendono evanescente quanto disposto dall'articolo 1 della legge n. 133 del 1999. Tale norma prevede, al comma 1, lettera c), l'utilizzo del maggior gettito derivante dalla lotta all'evasione fiscale, in misura prevalente mediante la sua restituzione ai


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contribuenti, con priorità ai titolari di redditi compresi negli scaglioni più bassi. Noto un conflitto in ciò. Infatti, non so quanto delle eventuali maggiori entrate derivanti dalla lotta all'evasione fiscale potrà sopravvivere alle eccezioni di importanza maggiore, di cui all'emendamento 1.86 del Governo: così l'articolo 1 della legge n. 133 del 1999 verrebbe privato della sua efficacia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Armani. Ne ha facoltà.

PIETRO ARMANI. Signor Presidente, stimo molto il sottosegretario Giarda, che conosco da molti anni, visto che, come me, si interessa di questioni economiche. Tuttavia, signor sottosegretario, devo dirle che questa mi sembra veramente una presa in giro. Infatti, stabilire che prima si realizzano gli obiettivi sui saldi e sull'indebitamento netto della pubblica amministrazione e dopo si destina quello che avanza alla riduzione della pressione fiscale - salvo, come ha sottolineato l'onorevole Possa, esigenze dovute ad un terremoto, ad interventi di rilievo per lo sviluppo economico o, forse, all'apparizione dell'anticristo -, mi sembra sia una presa in giro, perché la riduzione della pressione fiscale avverrebbe solo dopo il 2003. Infatti, voi avete previsto il pareggio del bilancio per il 2003 - non so se ci riuscirete: io sono molto dubbioso, vista la lentezza con cui cresce il prodotto interno lordo in termini reali - e questo significa prendere in giro l'opposizione: ma noi non abbiamo scritto «Giocondo» sulla fronte.
Inoltre, vorrei ricordare al sottosegretario Giarda, che è più giovane di me, un vecchio giornale satirico - Il travaso - che pubblicava una vignetta con la cosiddetta «vedova scaltra» la quale, rivolgendosi al Padreterno, chiedeva di essere chiamata nel mondo dei più solo dopo il conseguimento di una serie di obiettivi impossibili.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molgora. Ne ha facoltà.

DANIELE MOLGORA. Signor Presidente, allibisco davanti a questo emendamento presentato dal Governo. Non si tratta di un emendamento, ma di una porcheria. È stato presentato per evitare di votare il mio emendamento 1.5, il quale prevedeva che l'eventuale maggiore gettito fosse utilizzato per la riduzione della pressione fiscale.
Per aggirare il problema, è stato presentato un emendamento con il quale viene mantenuta la previsione dell'utilizzo dell'eventuale maggiore gettito per la riduzione del saldo netto da finanziare e poi si aggiungono altre cose. Solo le eventuali maggiori entrate derivanti dalla lotta all'evasione fiscale saranno destinate alla riduzione della pressione fiscale: tuttavia noi sappiamo dai risultati statistici degli ultimi anni che le maggiori entrate derivanti dalla lotta all'evasione ammontano tra i 1.300 e i 2.300 miliardi, mentre le maggiori entrate tributarie a settembre del 1999 sono state stimate in 38 mila miliardi, secondo i dati forniti dalla Banca d'Italia.
Ebbene, solo alcune briciole sarebbero destinate alla riduzione della pressione fiscale e, in più, con una serie di deroghe che sono più grandi della norma generale. Si dice infatti nell'emendamento 1.86 del Governo: «salvo che si renda necessario finanziare interventi di particolare rilievo per lo sviluppo economico». In queste parole vi è compresa qualsiasi possibilità. Questa è una presa per il culo, scusate il termine.

PAOLO COLOMBO. È vero!

PRESIDENTE. Onorevole Molgora, cerchi di parlare come parlerebbe normalmente.

DANIELE MOLGORA. Questa non è una cosa seria, ma una presa in giro. Qui non si tratta di un emendamento né di politica economica o fiscale: questo emendamento è un minestrone in cui viene messo tutto! L'intenzione dell'emendamento accantonato era ben chiaro. Voi sapete che ci sono queste maggiori entrate


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fiscali e volete portarle a diminuzione del saldo netto da finanziare soltanto perché volete fare maggiori spese di tipo assistenziale, magari in previsione di elezioni, visto e considerato come stanno andando le cose nella maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo della Lega forza nord per l'indipendenza della Padania - Dai banchi dei deputati del gruppo della Lega forza nord per l'indipendenza della Padania si grida: «Vergogna!»)! È questo il vero problema ed è questa la mancanza di serietà da parte del Governo. È qui che si vede la mancanza di trasparenza! Questa - lo ripeto - non è politica economica né politica fiscale ma solo una presa in giro (Applausi dei deputati del gruppo della Lega forza nord per l'indipendenza della Padania)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bono. Ne ha facoltà.

NICOLA BONO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, tutto è nato da una discussione svoltasi in aula la scorsa settimana sulla portata del quarto comma dell'articolo 1, in cui il Governo, che probabilmente quando redige i testi non sempre li rileggi prima di presentarli, aveva lasciato una frase per così dire di stile con la quale si affermava il principio secondo cui le maggiori entrate rispetto alle previsioni andavano a ripianare il disavanzo. Il che era in contraddizione con la legge n. 133, con le più volte affermate prese di posizione da parte della maggioranza e del Governo di dare seguito ad una lotta ad oltranza contro l'aumento della pressione fiscale. In altre parole le maggiori entrate rispetto a quelle previste, dovevano essere utilizzare per contrastare la pressione fiscale. Una contraddizione grave in termini politici, e vorrei che su questo punto il sottosegretario Giarda mi ascoltasse, perché so quanto egli sia sensibile alle cose che vengono dette con ragionevolezza e so anche quanto sia refrattario a sottoscrivere emendamenti privi di significato o addirittura, come in questo caso, provocatori.
Dopo una settimana di riflessione il Governo ha partorito... il topolino. Infatti quello che ci viene proposto è un emendamento che può essere definito in maniera pittoresca, così come hanno fatto alcuni colleghi (della serie, «non disturbate il manovratore», o in altre parole, «facciamo quello che ci pare; caro Parlamento, non venire a dettare norme comportamentali al Governo che si regolerà come meglio crede sulle maggiori entrate»).
È legittimo che il Governo chieda di regolarsi come meglio crede, è legittimo che non si pongano vincoli rigidi all'utilizzo delle entrate supplementari rispetto a quelle previste, ma non è legittimo che il Governo faccia di professione il millantatore e che con una mano faccia finta di concedere chissà quali benefici ai contribuenti mentre con l'altra, come sempre avviene, glieli toglie o glieli fa solo intravedere. Il Governo è recidivo in questo senso!
L'articolo 64 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, contiene una delle norme più inapplicate della storia della Repubblica italiana.
Il secondo comma dell'articolo 64 affermava: «Compatibilmente con la realizzazione degli obiettivi fissati dal piano di stabilità approvato dall'Unione europea per il triennio 1998-2000, la differenza tra la spesa per interesse sul debito pubblico, che risulterà a consuntivo nel 1998, e la spesa per lo stesso anno, che risulterà dalle previsioni contenute dalla relazione sulla stima del fabbisogno di cassa da presentare nel febbraio 1998, sarà nell'anno 1999 impiegata prioritariamente per la riduzione del prelievo tributario sui redditi». Questo articolo non è stato mai applicato. Il risparmio per interessi è stato di 11.000 miliardi.
Voi nel 1999 avete concesso zero lire degli 11.000 miliardi che per legge avrebbero dovuto essere restituiti ai contribuenti. State operando con lo stesso meccanismo di sottrarre la possibilità della restituzione delle maggiori entrate ai contribuenti, in base al quarto comma dell'articolo 1. È un fatto inaccettabile che


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noi stigmatizziamo; esso rappresenta l'ulteriore conferma di un esecutivo che intende semplicemente procedere nel solco già tracciato della rapina a mano armata dei contribuenti e nella restituzione solo virtuale di quanto viene sottratto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Giorgetti. Ne ha facoltà.

GIANCARLO GIORGETTI. Presidente, questa proposta del Governo deve essere, a mio avviso, contestata, perché ritengo sia metodologicamente scorretta. Se essa dovesse avere una finalità pedagogica, come il sottosegretario Giarda affermò in quest'aula la settimana scorsa, bisognerebbe cominciare a mettere i puntini sulle «i».
Innanzitutto, non si possono mettere nel calderone le maggiori entrate e le minori spese per dire che il tutto può finanziare la riduzione della pressione fiscale piuttosto che alimentare le spese, sia pure con nobili finalità come quelle destinate allo sviluppo economico o alle situazioni di emergenza economico-finanziaria.
Se risparmiamo sulle spese correnti, è legittimo, anzi auspicabile - considerati i periodici consigli del governatore della Banca d'Italia - destinare le somme a spese in conto capitale in termini di investimento. Allo stesso modo, i maggiori introiti, non semplicemente quelli derivanti dall'evasione fiscale, devono essere ricondotti alle diminuzioni delle entrate. Se, infatti, lo scopo dell'emendamento - inviterei il Governo ad una maggiore attenzione - è quello di ridurre la pressione fiscale, i maggiori introiti rispetto alle previsioni devono essere restituiti per conseguire l'obiettivo del mantenimento della pressione fiscale a livelli invariati. Il maggiore introito, se introdotto al bilancio dello Stato, aumenterebbe semplicemente la pressione fiscale.
Non è, dunque, assolutamente detto, anzi è matematicamente acclarato che la semplice restituzione dell'aumento del gettito derivante dall'evasione fiscale o meno contribuirebbe unicamente a mantenere invariata la pressione fiscale. Diverso sarebbe il discorso e l'obiettivo della riduzione laddove si prevedesse, in primo luogo, la restituzione del maggior gettito, comunque, con l'obiettivo di mantenere invariata la pressione fiscale; in secondo luogo, qualora si registrassero minori spese, esse sarebbero destinate alla riduzione della pressione fiscale. Di conseguenza, il testo dell'emendamento è assolutamente contraddittorio qualora si proponga la riduzione della pressione fiscale, restituendo il maggiore introito derivante dall'evasione fiscale. Al massimo si consentirebbe il mantenimento della pressione fiscale prospettica e programmatica prevista dal Governo; per ridurla sarebbe necessario intervenire sulle spese e destinarle alla riduzione delle entrate tributarie.

MARA MALAVENDA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A che titolo?

MARA MALAVENDA. Signor Presidente, vorrei innanzitutto intervenire sull'ordine dei lavori, perché oggi in aula c'è una tale confusione che non si riesce a seguire un bel niente...

PRESIDENTE. Allora interviene sull'ordine dei lavori in senso tecnico, onorevole Malavenda!

MARA MALAVENDA. Sull'ordine in senso tecnico, Presidente!

PRESIDENTE. Ha ragione. Aspetti un attimo, onorevole Malavenda.
Onorevole Armaroli, onorevole Manzione, onorevole Ostillio, vi dispiace? Onorevole Rivera!
Ha facoltà di parlare, onorevole Malavenda.

MARA MALAVENDA. Presidente, sembra che tutto questo brusio sia dovuto anche a lanci di agenzia. Io non faccio la


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politica di mestiere e quindi non partecipo ai capannelli nei corridoi, ma si dice che il Presidente del Consiglio si sia recato da Ciampi, che vi siano dei «capricci», dei problemi nella maggioranza. Se di questo si tratta e se ciò comporta che si continuino i lavori in questo clima, forse sarebbe meglio saperne di più, che il Presidente del Consiglio venisse qui a riferire di che cosa si tratta.

PRESIDENTE. Onorevole Boccia, la richiamo all'ordine per la prima volta.
Onorevole Stajano, la richiamo all'ordine per la prima volta.
Onorevole Testa, la richiamo all'ordine per la prima volta.
Onorevole Veltroni, onorevole Burlando, vi prego di prendere posto.
Onorevole Domenico Izzo, la richiamo all'ordine per la prima volta.

MARA MALAVENDA. Allora, se crisi c'è, se questo è l'argomento che interessa di più, si parli di crisi, tanto se ne discute sottovoce, si fanno bisbiglii, ma tutti parlano di questo. Mi pare che oggi la finanziaria sia un argomento a latere, che interessa poco. Io sono convinta che ci si prepari al solito teatrino (prima o dopo la finanziaria, crisi pilotata o meno) e che rispetto alla situazione ed all'andamento dei lavori sia molto più produttivo che il Presidente venga in quest'aula a riferire in merito a quello di cui tutti discutono, ma di cui sembra non si voglia parlare. Questo soprattutto per chiarezza non solo dell'Assemblea, ma di chi ci ascolta, dei cittadini, degli italiani che seguono in questo momento i nostri lavori.
Naturalmente mi riservo di intervenire nella discussione, ma aspetto una risposta che fornisca un minimo di chiarezza, doverosa, a proposito dell'argomento che ho posto.

PRESIDENTE. Onorevole Malavenda, la questione che lei ha sollevato è stata posta in precedenza da altri colleghi parlamentari, autorevoli responsabili di vari gruppi. Naturalmente attendiamo che si concluda il colloquio tra il Presidente del Consiglio ed il Presidente della Repubblica, dopodiché valuteremo la situazione e si potrà prendere contatto con il Presidente del Consiglio per vedere in che termini la Camera ed il Senato (io ovviamente parlo per la Camera) debbano essere informati.
Colleghi, dobbiamo passare ai voti...

MARA MALAVENDA. Presidente!

PRESIDENTE. Onorevole Malavenda, che succede? Lei ha finito di parlare, perché vuole prendere di nuovo la parola?

MARA MALAVENDA. Presidente, prima sono intervenuta sull'ordine, come lei ha detto tecnico, dei lavori.

PRESIDENTE. E adesso?

MARA MALAVENDA. Adesso voglio intervenire sull'argomento in discussione, ossia per dichiarazione di voto sull'emendamento del Governo.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Ha un minuto di tempo.
Onorevole Scozzari, la richiamo all'ordine per la prima volta.

MARA MALAVENDA. Se sono riuscita a seguire bene l'argomento in discussione, si tratta dell'emendamento del Governo relativo al comma 4 dell'articolo 1.
Si parla ancora di tasse, di entrate, di fisco. Voglio solo ricordare - l'avevo già fatto precedentemente e lo faccio nuovamente - che in questa sede Visco deve solamente decidersi a dirci come intenda far entrare nelle casse dello Stato i 350 mila miliardi di evasione fiscale che ci sono ogni anno. Bisogna smetterla di dire che quest'anno, negli ultimi sei mesi, c'è stato un recupero. Tutti sanno benissimo che le miserevoli cifre di questo recupero non vanno minimamente ad intaccare le grandi rendite, che si fermano alla soglia delle 500 mila lire e che oggi i grandi evasori - che rappresentano l'80-85 per cento del debito pubblico - sono quelli


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che le tasse ancora non le pagano e che non le pagheranno mai, perché sono coloro che vi controllano, che vi condizionano, che vi ricattano. È questo che deve dirci il ministro. Stiamo parlando di quelli che risparmiano ancora una volta, perché oggi, con l'accorpamento delle varie IRPEG, IRPEF, eccetera, con le DIT e le super-DIT, chi ci guadagna sono sempre loro, i grandi evasori, le rendite che vanno ben oltre le 500 mila lire.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Malavenda.

PIERO DINO GIARDA, Sottosegretario di Stato per il tesoro, il bilancio e la programmazione economica. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERO DINO GIARDA, Sottosegretario di Stato per il tesoro, il bilancio e la programmazione economica. Signor Presidente, farò un breve commento alle osservazioni svolte. Secondo la prima di tali osservazioni, l'articolo 1 sarebbe un «minestrone». Io intendo rivendicare, come originario della zona compresa tra i due affluenti del Po, il Ticino ed il Sesia, il fatto che in quelle zone il minestrone costituisce uno dei piatti più prelibati che le popolazioni riescano a prepararsi (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo, della Lega forza nord per l'indipendenza della Padania, dei Democratici-l'Ulivo e Comunista).
Il secondo punto riguarda l'articolo 64 della legge finanziaria approvata lo scorso anno e le conseguenti decisioni assunte dal Governo. Desidero ricordare, perché forse viene dimenticato, che l'ultima riduzione delle imposte approvata dal Parlamento della Repubblica risale alla legge finanziaria di dieci anni fa; infatti, nel 1989 venne disposta una significativa riduzione delle aliquote IRPEF.
Credo non vada dimenticato che gli impegni presi dai Governi sono quelli che si traducono in realizzazioni concrete; l'attuale Governo ha presentato un disegno di legge finanziaria nel quale, per l'anno prossimo, vengono disposte riduzioni delle imposte superiori a 10 mila miliardi. Penso che tale azione concreta prevalga su ogni impegno formale. D'altra parte, nei documenti di programmazione economico-finanziaria, il Governo ha assunto impegni seri e concreti, nel lungo periodo, nel senso di una riduzione delle imposte compatibile con la stabilità finanziaria. Si tratta di un impegno che il Governo ha mantenuto nel corso di quest'anno e che intende mantenere, naturalmente, anche per il futuro. Ciò risolve anche la questione relativa all'articolo 64 della legge n. 449 del 1998: è vero che gli interessi sono risultati più bassi del previsto, ma è altrettanto vero che il Governo ha disposto, per l'anno 2000, una riduzione delle imposte. Penso che ciò non vada dimenticato, indipendentemente dalla formulazione del comma 4 dell'articolo 1 del provvedimento in esame (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-l'Ulivo, dei Popolari e democratici-l'Ulivo, dei Democratici-l'Ulivo e Comunista).

ANTONIO MARZANO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO MARZANO. Signor Presidente, intervengo soltanto per una precisazione in ordine a quanto affermato dal sottosegretario Giarda: per buona memoria, nel 1994 la pressione fiscale nel nostro paese si è ridotta di due punti percentuali.

NICOLA BONO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NICOLA BONO. Signor Presidente, volevo soltanto prendere atto dell'evoluzione del sottosegretario Giarda, che da una norma di carattere pedagogico è passato ad una norma di carattere gastronomico.


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Detto questo, desidero sottolineare semplicemente, sottosegretario Giarda, che mi sono limitato a ricordare - su questo punto lei non ha risposto - che la riduzione prevista dalla legge finanziaria del 1998 era relativa all'anno 1999. Voi parlate sempre con i verbi coniugati al futuro, perché quelli coniugati al passato riguardano soltanto il prelievo tributario. Vedremo se in futuro verrà ridotta la pressione fiscale; tale riduzione sarà comunque inferiore a quanto prelevato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.86 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).

Onorevole Battaglia, la prego di prendere posto.

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (
Vedi votazioni).
(Presenti 387
Votanti 386
Astenuti 1
Maggioranza 194
Hanno votato
248
Hanno votato
no 138).

Gli emendamenti Molgora 1.5 e Teresio Delfino 1.2 s'intendono pertanto preclusi.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 394
Votanti 391
Astenuti 3
Maggioranza 196
Hanno votato
248
Hanno votato
no 143).

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